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Autore: Voglioungufo    16/03/2020    2 recensioni
Raccolta di os, flash e drabble.
1: Obito non mangia e Naruto vuole capire perché approffittando del neurone che condivide con Sakura.
2: Sasuke torna a Konoha solo perché ha letteralmente bisogno di vesititi e qualcuno dovrebbe convincere Sai a tenere la bocca chiusa.
3: Forse Sakura dovrebbe smettere di metterci il cuore, ma come può restare indifferente davanti al sangue di una persona speciale?
[La raccolta pertecipa al "Corona Contest" indetto dal gruppo facebook Naruto Fanfiction Italia]
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Team 7
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti, Contesto generale/vago
Capitoli:
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La raccolta partecipa al Corona contest del gruppo facebook «Naruto Fanfiction Italia».

 
Bene, prontissima per affrontare questa sfida! Non avendo la più pallida idea dei prossimi prompt e dei personaggi, non ho assolutamente idea di come sarà questa raccolta :D Ovviamente voglio provare a tenere un filo conduttore (canonverse post 699) ma non dico niente, che se mi compare Zabuza tra i personaggi mica so come farlo resuscitare.
Quindi, godiamoci come viene! Sappiamo solo che sarà una raccolta di One-shot, flashfic e drabble (sì, insomma, nemmeno quello ho chiaro).
So solo che sono già riuscita a infilare l’Obinaru 8)
 
Spero di creare qualcosa di decente <3
Hatta
 
 
Personaggio: Uzumaki Naruto
Prompts: “Che lo mangi quello?”
Altri personaggi: Haruno Sakura e Uchiha Obito.
Pairing: Obito/Naruto.
Genere: Fluff, slice of life, comico.
Verse: Canon.
Rating: Verde
Descrizione: Obito non mangia e Naruto cerca di capire perché approfittando del neurone che condivide con Sakura.

 

 

Normalità non proprio normale

 

 

 
Inizia tutto così:
“Che lo finisci quello?”
Per il resto, è una normalissima serata al centro di Konoha. La via è trafficata come suo solito dall’andirivieni di civili e shinobi, bambini che saltano sui tetti per tornare a casa prima del coprifuoco e le lanterne dei locali sono accese a illuminare la notte insieme ai lampioni. Naruto ha ancora una volta dimenticato di fare la spesa, perciò per sopperire al frigorifero vuoto ha deciso di invitare Obito da Ichiraku, perché non c’è niente di meglio del ramen dopo una lunga giornata.
Prende le sue solite ciotole, spazzolandole con adorazione e mille complimenti al cuoco, chiacchierando con il suo accompagnatore di cose futili, le prime che gli passano per la mente. Obito ascolta, attento e divertito dalla foga con cui mangia e parla. Ha la solita espressione un po’ corrucciata, come se si sentisse allo scoperto, la stessa che ha ogni volta che Naruto lo trascina fuori dalla loro casa, dalla prigione che si è auto-imposto. Lentamente, però, si sta sciogliendo nel chiacchierare anche con Ichiraku e la figlia; anche questo tutto nella norma.
Naruto ha finito la sua terza tazza di ramen – e ancora, niente di straordinario – quando si accorge che Obito è ancora alla prima, mezza piena, e che trastulla con le bacchette immerse nel liquido senza raccogliere la soba.
“Che finisci quello?” chiede allora, già allungato per prenderlo.
Ovviamente per quanto Sasuke sottolinei il contrario, lui è una persona educata, quindi aspetta che Obito gli dia il permesso prima di fiondarsi sulla quarta tazza di ramen e, onestamente, anche questo è nella norma. Cosa che con una risata grossa sottolinea Ichiraku:
“Poco appetito come al solito, eh?” commenta.
Le orecchie di Obito si accendono di rosso all’osservazione ma sorride, un po’ nervoso e imbarazzato. Fa spallucce, come a dire: sono fatto così.
Ma a ben pensarci, non è la prima volta che succede una scena del genere. Mentre inghiotte il brodo rimasto, Naruto ricorda un’infinità di altre volte in cui Obito non ha mai finito la sua ciotola di ramen.
Ma non si tratta solo del ramen! Anche a casa non finisce mai nulla di quello che ha sul piatto quando cucina Naruto. E, okay, magari può c’entrare la sua scarsa capacità culinaria, ma c’è anche da dire che quando cucina Obito si fa sempre delle porzioni minuscole per sé. Oppure quando vanno a mangiare la carne grigliata con gli altri, anche lì lo vede prendere solo qualche boccone. O durante le missioni… anche se si sforza Naruto non ricorda di averlo mai visto prendere le sue barrette energetiche.
Il fatto che Obito mangi pochissimo è una normalità.
Ma questo non può essere normale, dattebayo!
 
Inizia un periodo di appostamento.
È arrivato il momento di mettere in atto tutto ciò che gli ha insegnato Kakashi nelle tecniche investigative. Prima di diagnosticare che, sì, Obito mangia poco e quel che mangia lo fa a sforzo, deve avere sufficienti prove a suo favore. Quindi comincia a spiarlo ai pasti.
Dopo due settimane, può essere sicuro che: uno, Obito non fa colazione, al massimo condivide il caffè con Kakashi quando è alla Torre dell’Hokage; due, se è da solo non pranza e cena proprio; tre, quando è in compagnia trova sempre scuse per poter diminuire le porzioni; quattro, non accetta mai spunti extra durante la giornata.
In pratica, a parte i rari casi dove è con altre persone, Obito sopravvive con l’aria.
La realizzazione lo fa restare in silenzio per dieci minuti, un tale record che Kurama inizia a scuoterlo preoccupato.
Il fatto è che è lui a essere preoccupato, dattebayo! Obito è un ninja, uno stupido ninja che passa il tempo ad allenarsi, con una resistenza incredibile e che copre tantissime missioni. Dove trova l’energia per farlo? Perché non mangia? Com’è possibile che, con tutto quello che fa nella giornata, non abbia fame? Come?!
L’ansia raggiunge picchi tali che deve condividere la notizia con qualcuno.
La prima persona che gli viene in mente è Sakura e si rende conto che forse è la scelta migliore. La ragazza non è solo la sua migliore amica, è anche un medico. Se le spiega la situazione magari può fare degli esami a Obito per assicurarsi che sia tutto okay, che non sia in procinto di morire affamato.
Insomma, non può perdere il suo ragazzo perché si rifiuta di mangiare. Non lo accetta.
 
Sakura non gli crede. Forse un po’ è anche colpa sua, che quando prova a spiegarle la situazione è confusionario come suo solito e si perde pezzi per strada che ricorda dopo e allora li aggiunge aprendo parentesi che…
Insomma, Sakura si scoccia e prova a mandarlo via, visto che deve lavorare. Naruto allora le racconta di quando non ha finito la sua ciotola a Ichiraku e di come non finisca mai le ciotole di Ichiraku.
“Forse semplicemente non gli piace il ramen” gli fa notare con una vena che pulsa sull’ampia fronte.
“A tutti piace il ramen!” perde il punto del discorso troppo offeso dal suggerimento.
“A Sasuke no”.
“Ma che c’entra? Il teme è un Uchiha”.
“E Obito cos’è?”
“…”
Accetta il punto di vista, ma non lo condivide.
“Obito è un Uchiha diverso” spiega e Sakura fa davvero fatica a non ricordargli che il dramma scorre nelle vene di Obito come in tutti gli Uchiha che hanno conosciuto, che ha iniziato una strage dopo che era stato ferito emotivamente come tutti gli Uchiha che hanno conosciuto, che è un dannato Uchiha fatto e finito e con lo sharingan e le ciglia curate.
“In ogni caso, non è solo il ramen!” si ricorda il vero argomento Naruto e inizia a elencare contando sulle dita: “Non mangia la carne, non mangia i dango, non mangia gli onigiri, non mangia il sushi, non mangia il sekihan e…”
“Okay, okay” lo interrompe Sakura sentendo che le sta per venire il mal di testa. “Naruto, quello che dici non può essere vero e ti spiego perché: Obito sta bene. Se non mangiasse da due settimane in modo completo come dici il suo metabolismo non riuscirebbe a stare dietro alle sue attività quotidiane!”
“È questo il problema” esulta finalmente Naruto. “Com’è possibile? Forse è malato, ha qualcosa di strano, sta per morire... Sakura-chan, devi assolutamente fargli degli esami” si lagna.
Sospira e conta fino a dieci.
“Non posso fargli degli esami”, dice lenta per fargli entrare tutto nella zucca vuota, “senza un motivo serio”.
“Te l’ho appena dato il motivo serio!” protesta indignato. “N-o-n m-a-n-g-i-a” sillaba sputacchiando.
“E io ti ripeto che è impossibile”.
Naruto sembra sul punto di mettersi a gridare contro il cielo e Sakura vorrebbe evitare visto che si trovano dentro un ospedale dove dovrebbe regnare la pace. Fortunatamente, prima che si decida a tirargli un cazzotto sulla zucca, Naruto si riprende da solo.
“Allora vieni con me” propone serio, le braccia incrociate. “Vieni a cena da noi oggi. E anche domani osserverai Obito insieme a me. Ti dimostrerò che non mangia!”
Onestamente, Sakura non ha nessuna voglia di spiare un paranoico come Obito che è pure provvisto di sharingan ipnotico, è una missione suicida ed è sorpresa che Naruto sia riuscito a farlo per due settimana senza finire affettato da degli shuriken volanti. Ma Naruto allo stesso tempo ha quell’espressione. Quella dannata espressione che fa ogni molta che si mette qualcosa in testa e niente al mondo gli farà cambiare idea, nossignore.
In questi casi può fare solo una cosa: sospirare e seguirlo nella speranza di limitare i danni.
 
Trattandosi ormai di una missione (e di una questione di principio) Naruto si impegna. Con una scusa licenzia i suoi tre adorabili genin, poi si dirige a casa con un libro di ricette sotto braccio. Ha intenzione di preparare una cena spettacolare, degna del Clan Akimichi, del Paese della Forchetta, da livello Hokage, nuniken grado S… insomma, una cena che nessuno può rifiutare.
Si chiude in cucina con dieci kage bushin pronto ad aiutarlo e si prepara a produrre piatti di alta qualità.
Quando Obito torna, nella casa che condividono c’è un invitate profumo che fa venire l’acquolina in bocca solo annusarlo. Ma non sembra fare effetto sull’uomo, anzi con lieve preoccupazione si dirige alla cucina.
In un primo momento resta sconvolto dalla quantità dei piatti sul tavolo della cucina, dal loro aspetto impeccabile. Poi alza gli occhi sul ragazzo, ancora intento a fare polpettine di riso.
“Naruto?” chiede esitante.
“Oh, sei tornato” cinguetta prima di dargli un bacio a stampo sulle labbra.
Obito è troppo frastornato per poter reagire, continua a guardare tutti quei piatti sempre più preoccupato.
“Sono tutti per noi?” domanda.
“No, no!” lo rassicura ridendo, celando nel sorriso l’attenzione con cui l’osserva. “Ho invitato a Sakura da noi”.
Rassicurato, Obito ricambia il sorriso. “Oh, Sakura e…?”
“No, solo Sakura” conferma.
L’espressione atterrita torna sul volto dell’ex-nuniken, come se per lui sia più facile affrontare l’intera Alleanza Shinobi che tutti quei piatti.
Non commenta nulla, però, e quando l’ospite arriva si siede a tavola senza protestare al piatto che gli viene messo davanti.
Sakura chiacchiera allegra, raccontando i continui problemi dell’ospedale, come però il reparto pediatrico che sta costruendo con Ino stia andando alla grande, apparentemente concentrata solo su Naruto. In realtà i suoi occhi verdi continuano a cadere su Obito, che sembra approfittare della conversazione come scusa per non mangiare. In effetti muove più la bocca per intromettersi e parlare, che per masticare.
Ma non è disposta a dare ragione a Naruto. Le brucia già troppo ammettere che sia un cuoco migliore di lei, non può cedere anche sull’assenza di appetito di Obito.
“Obito” chiama con voce stucchevole, “hai assaggiato questo sashimi? Te lo consiglio, prendine un po’!” E inizia a riempirgli il piatto.
Obito, che a malapena ha toccato la sua seconda porzione, scuote la testa.
“Sì, li ho assaggiati. Non serve, mangiali pure tu” assicura.
Ma sia Sakura  che Naruto sanno che in realtà non ha toccato un solo sashimi. A essere onesti, sta tentennando nella porzione di soba da troppo tempo senza portarsi nulla alla bocca. Allora interviene Naruto, porgendo quella domanda che in due settimane è ormai diventata una cantilena:
“Quello non lo mangi più?”
Un sorriso imbarazzato disegna sulle labbra dell’Uchiha e scuote la testa.
“Lo vuoi tu?” domanda speranzoso, quasi sperasse che qualcuno gli tolga quel cibo da davanti.
Rassegnato, Naruto si allunga a prenderlo. Sakura abbassa lo sguardo sul tavolo, rendendosi conto che le porzioni destinate per Obito sono quasi tutte lì.
Non ha praticamente toccato cibo.
 
“Va bene, facciamogli questi esami” sospira Sakura.
Come promesso, ha seguito l’amico nel suo spionaggio e ha potuto costatare di persona come Obito sia sopravvissuto tutta la giornata con un caffè per arrivare alla sera, dove ha condiviso a sforzo un dango con Genma.
Nient’altro.
Naruto esulta per aver avuto ragione, ma poi la preoccupazione torna subito ad aggredirlo. Ora che ha anche la conferma di Sakura che questo non è normale, è più in ansia che mai.
Con una scusa, convince Obito ad andare in ospedale. Si inventa di certi esami che tutti gli shinobi devono sostenere ogni sette anni, blaterando che è arrivato anche il suo momento di farli.
Ovviamente Obito fa notare perplesso che Kakashi non gli ha mai parlato di qualcosa del genere. Naruto dissipa il dubbio con noncuranza.
“Sai com’è fatto il nostro Rokudaime, se lo sarà dimenticato”.
Fortunatamente Obito è ancora troppo confuso dalla nuova versione di Kakashi – così diversa da quella a cui era abituato  da bambino – per contestare che per quanto svogliato non si sarebbe mai dimenticato qualcosa del genere. Al massimo avrebbe fatto finta di dimenticarlo.
In ogni caso, si sottopone a tutti i test medici senza protestare, molto più tranquillo di Naruto che scalpita in sala d’attesa.
Quando Sakura gli porta i risultati è così convinto che ci sia qualcosa di sbagliato che è già pronto a prendere a pugni la morte stessa, a correre dall’altra parte del mondo ninja per trovare qualcosa che possa salvare per la quarta volta Obito da morte certa.
Invece: “È tutto okay”.
La mascella di Naruto quasi tocca terra da quanto spalanca la bocca.
“Ma in che senso?”
Senza spazientirsi, Sakura gli piazza davanti la cartella con tutti i risultati. Sono solo numeri, grafici ed ecografie che Naruto riesce a interpretare quanto interpreta i quadri di Sai.
“Quindi?”
“È tutto in regola!” picchietta Sakura sui grafici con una penna, l’espressione esasperata come le fosse impensabile credere che qualcuno non sappia leggere una cartella medica. “Non c’è un solo valore fuori posto nel suo organismo. Tutte le vitamine, il peso, il valore del sangue, del colesterolo… È perfetto da far schifo” termina.
Corruccia la fronte. “Com’è possibile?”
“Onestamente, non ne ho idea” ammette. Con un sospiro, mostra l’immagine con il chakra di Obito. “Certe scansioni sono davvero difficili da fare per via dell’interferenza delle cellule di Hashirama, ma… sta bene. Anzi, ha delle riserve di chakra mostruose, non come le tue e quelle di Sasuke, ma quasi”.
Quasi è comunque tantissimo e Naruto sa che uno dei modi per tenerle così elevate è avere un buon equilibrio fisico, dove la nutrizione ha un ruolo quasi fondamentale. Non a caso fin da bambino Kakashi-sensei lo inseguiva perché mangiasse anche le verdure.
“E ora che faccio?” si lagna. È certo che Sakura abbia la spiegazione, del gruppo è Sakura quella intelligente.
Infatti non lo lascia a bocca asciutta.
“Parlagli”.
Sbatte le palpebre. “E cosa gli dico?”
Sakura si sta mordendo pensierosa il labbro inferiore con gli incisivi. Nel suo camice da medico e la coda sembra molto più grande di lui, è quasi difficile che sia la stessa Sakura-chan dei suoi tempi da genin.
“Obito sta bene a livello fisico. Ma a livello… emotivo?”
Ora è sempre più confuso. “Stiamo… bene?”
Si chiede se deve dirle del sesso grandioso. Probabilmente no, l’unica volta che ha provato a parlarne con Sasuke ha quasi rischiato di essere trafitto al petto da un chidori per la seconda volta nella sua vita. Non vuole rischiare di beccarsi un pugno da Sakura, quindi tace.
La ragazza, intanto, sospira.
“Mangiare non ci serve solo per il nostro fabbisogno calorico, ma anche… come conforto. Mangiare i cibi che amiamo ci fa stare emotivamente bene”.
Naruto annuisce, nella sua mente la sensazione paradisiaca ogni volta che si scola una tazza di ramen.
“Forse Obito si sta punendo” considera Sakura esitando. “Forse… è un suo modo per torturarsi. Resistere alla fame, togliersi i suoi piatti preferiti… così per pagare quello che ha fatto”.
La forza di quella congettura lo colpisce come un calcio di Rock Lee. Si siede su una delle sedie della sala d’attesa e guarda il nulla preoccupato.
Perché ha senso. Obito è un Uchiha, come gli ha ricordato Sakura, l’autodistruzione è iscritta nel suo DNA. Senza contare tutte le volte che fa riferimento a come non stia pagando abbastanza per le se colpe. Quante volte ha dovuto scuoterlo perché diceva di meritare la condanna capitale?
Non è così assurdo. Si impone di non mangiare per pagare la sua colpa. È qualcosa in perfetto stile Uchiha.
“Devo parlargli!” risolve.
Sakura annuisce. “Sì, è quello che ho detto” puntualizza.
“Grazie, Sakura-chan!” grida prima di sparire dalla sala d’attesa.
 
Naruto si è preparato il discorso. L’ha provato e riprovato macinando chilometri in soggiorno. Ha perfino evocato un paio di cloni per assicurarsi di averlo ben in testa.
“Vai alla grande, capo” gli hanno assicurato prima di sparire in una nuvola di fumo.
Soddisfatto annuisce a se stesso. Sarà una pacata discussione tra due uomini maturi.
Obito torna dalla Torre dell’Hokage che è ormai è scesa la sera. Naruto è seduto sul divano, che batte il piede nervoso incapace di stare fermo. Nota subito il suo essere sulle spine e dopo essersi tolto in giubbotto antiproiettile si siede al suo fianco.
“Va tutto bene?”
Naruto resta in silenzio un secondo, cercando di ricordare quale fosse l’inizio del suo discorso.
“Obito, perché non mangi?!”
…E tanti saluti al discorso.
Obito sussulta sbigottito alla domanda diretta, brusca, anche un po’ disperata. Inizia anche a lui a muovere una gamba nervoso.
“Ma che dici? Io mangio…”
“Non è vero!” sbotta fissandolo negli occhi. “Non fai mai colazione e quando sei da solo non pranzi! E a cena mangi solo lo stretto necessario e sembri costretto a farlo! Perché non mangi? Cosa sta succedendo? Stai cercando di ucciderti? Vuoi punirti? Ti prego dimmi perché” piagnucola.
Il lungo silenzio da parte dell’Uchiha aumenta solo di più la sua apprensione. Lo sta guardando come se cercasse una via di fuga, nervoso e combattuto. Non vuole che svincoli con una bugia, che cerchi di minimizzare il problema come fa ogni dannatissima volta. Quindi lo prende per mano e lo fissa serio, con lo sguardo che con il tempo ha capito essere letale per l’altro.
“Dimmi cosa sta succedendo”.
La resistenza continua solo un secondo, ma poi abbassa le spalle vinto e distoglie lo sguardo.
“Io non ho bisogno di mangiare. Nemmeno di bere” ammette.
Naruto ha bisogno di qualche secondo per accertare la frase, ma anche quando la fa non la capisce.
“Ma questo è impossibile” protesta. “Tutti hanno bisogno di mangiare per sopravvivere”.
Il sorriso amaro che stira le labbra dell’uomo gli fa stringere il cuore, lascia che sciolga la presa delle loro mani per arrotolarsi la manica della maglia jonin fino al gomito. Con l’indice e il medio pizzica la pelle bianca trapiantata.
“Più della metà del mio corpo è composta da cellule di Hashirama” mormora. “Questo mi rende più simile a uno Zetsu che un essere umano. E come uno Zetsu non mi serve mangiare o bere per sopravvivere”.
Naruto lo guarda con tanto di occhi, sconvolto.
“Tu non… mangi?”
Sospira. “Posso mangiare, se mi sforzo. Ma non è qualcosa che il mio organismo ha bisogno. Per questo se posso evito” ammette. “Per lo stesso motivo non faccio nemmeno la cacca” aggiunge sperando di stemprare la situazione tesa.
La missione fallisce miseramente.
“Ma perché… perché non me lo hai mai detto? Perché ti sforzi di mangiare?”
Ora Obito sembra imbarazzarsi, le orecchie diventano subito rosse.
“Per fingere che sia tutto… normale” mormora. “Se non mangiassi significherebbe riconoscere che non sono più un uomo, è come se tornassi a essere… Tobi”. Lo guarda. “Ti ho promesso di essere Obito e… Obito mangia e beve come tutte le persone”.
Naruto prova a resistere. Corruccia le sopracciglia, aggrotta la fronte, contrae lo sguardo e stringe le labbra. Poi si getta contro il petto dell’uomo, sprofondando in un abbraccio come un koala.
“Credevo stessi cercando di ammazzarti!” lo insulta con il naso che cola.
Obito la giusta prontezza per accusare il colpo e ricambiare la stretta. Passa la mano sui capelli biondi, cercando di tranquillizzarlo.
“Guarda, dopo il terzo tentativo fallito mi sono rassegnato a vivere” scherza e come risposta riceve un pugno poco convinto.
“Perché non mi hai detto niente?!” protesta. “Ero preoccupato a morte! Non hai idea… dell’ansia… pensavo volessi punirti… Perché non lo hai detto a nessuno?”
Capisce che non è il caso di continuare con il sarcasmo. A quanto pare ha fatto prendere un vero spaventato a Naruto e comincia a rendersi conto che tenere quel particolare nascosto a tutti non è stato geniale.
“Mi dispiace” mormora rafforzando l’abbraccio.
“Sei un idiota” lo insulta, ma accetta l’abbraccio. “A saperlo prima… Non ti avrei mai fatto mangiare tutto quel ramen”.
“Be’, il ramen è buono” tenta di minimizzare e suo malgrado Naruto si ricorda uno dei motivo per cui lo ama.
“Il ramen è buonissimo e mi dispiace tantissimo che tu non abbia bisogno di mangiarlo” si lagna. “Direi che questa punizione deve bastarti e avanzarti”.
La risata di Obito fa vibrare il suo petto e scuote Naruto come un piccolo terremoto. Ascoltandola si sente a casa e ha l’effetto di tranquillizzarlo, quasi si sente stupido per la preoccupazione che l’ha investito.
Il momento viene interrotto dallo stomaco di Naruto, a ricordare che lui invece ha ancora bisogno di mangiare, soprattutto dopo la montagna russa di emozioni che ha appena provato.
“Non ho cucinato niente” si ricorda depresso. Non ha voglia di mettersi ai fornelli.
“Ichiraku?” propone quindi Obito.
“Ma tu non mangi” osserva.
Gli bacia la fronte, la forma del sorriso che preme sulla pelle.
“Vuol dire che mangerei anche la mia parte”.
E tutto sommato va bene così, perché questa è sempre stata la loro normalità.
 

 

 

 

 

   
 
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