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Autore: Voglioungufo    17/03/2020    2 recensioni
Raccolta di os, flash e drabble.
1: Obito non mangia e Naruto vuole capire perché approffittando del neurone che condivide con Sakura.
2: Sasuke torna a Konoha solo perché ha letteralmente bisogno di vesititi e qualcuno dovrebbe convincere Sai a tenere la bocca chiusa.
3: Forse Sakura dovrebbe smettere di metterci il cuore, ma come può restare indifferente davanti al sangue di una persona speciale?
[La raccolta pertecipa al "Corona Contest" indetto dal gruppo facebook Naruto Fanfiction Italia]
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Team 7
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti, Contesto generale/vago
Capitoli:
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Personaggio: Uchiha Sasuke
Prompts: Il nero sta bene con tutto
Altri personaggi: Uzumaki Naruto, Haruno Sakura, Sai.
Pairing:  //
Genere: Fluff, slice of life.
Verse: Canon.
Rating: Verde
Descrizione: Sasuke torna letteralmente a Konoha solo perché gli servono vestiti e qualcuno dovrebbe convincere Sai a tenere la bocca chiusa.

 

 

Catrame

 

 

Quando il bosco finisce per dare spazio alle alte mura, Sasuke si sente a casa.
È una sensazione strana, che ha da poco imparato a conoscere, aggrappandosi ai ricordi di quando correva via dall’Accademia per raggiungere il Distretto Uchiha e mostrare al suo nii-san tutto ciò che aveva studiato. Casa ha un retrogusto un po’ amaro che sta imparando solo ora a digerire, scoprendo che tutto sommato gli piace.
Imperturbabile raggiunge la grande porta d’entrata, mostra la sua targhetta identificativa ninja a Kotetsu e Izumu di guardia prima di poter mettere ufficialmente piede dentro il territorio di Konoha.
Cammina lento, senza fretta, nascosto nel suo mantello nero bruciacchiato, finché non arriva abbastanza lontano da non essere notato dai guardiani al cancello. Sospira rassegnato e conta.
Uno, due, tre…
Una sfocata figura arancione salta giù dal tetto più vicino e lo placca aggrappandosi con braccia e gambe al suo busto, facendogli quasi perdere l’equilibrio. Non cade solo perché sapeva sarebbe successo e ha concentrato sufficiente chakra nei piedi.
“Sas’ke!”
…No, decisamente non gli era mancata la voce squillante che grida il suo nome nelle orecchie. Assolutamente no.
“Dobe” ricambia più calmo, più rassegnato da quel placcaggio inevitabile. “Levati”.
Non lo ascolta – ovviamente, che ingenuo – ma in suo soccorso arriva una forza bruta che afferra il deficiente biondo per la collottola e lo costringe a mollare la presa come si fa con un cucciolo di labrador troppo affezionato al suo giocattolo.
(Sasuke rifiuta di considerarsi il giocattolo dell’Uzumaki).
“E dai, lascialo respirare” protesta Sakura facendo cadere Naruto a terra per la troppa forza impiegata. Invece rivolge il più caloroso dei sorrisi a Sasuke, unendo deliziata le mani al petto.
…E no, decisamente non gli erano mancati nemmeno gli occhi verdi socchiusi per la felicità. Assolutamente no.
“Bentornato” cinguetta Sakura.
Un cenno rigido come risposta può essere sufficiente.
Naruto si rimette in piedi, massaggiandosi il sedere dopo il brusco capitombolo. Ma non sembra arrabbiato, continua a sorridere con gli angoli della bocca che raggiungono ambo le orecchie.
“Che ci fai qui, teme? Non ci hai detto che tornavi! Ti aspettavamo per il compleanno di Sakura!”
…Giusto. Il compleanno di Sakura. Mentalmente prende nota di ricordarselo, su questo non può essere battuto da Naruto.
In ogni caso, per mettere in chiaro che la sua visita inaspettata non è spinta da nessun inutile sentimentalismo, ma da puro e pragmatico materialismo, alza i lembi del suo mantello maltrattato e bruciato, rivelando che anche gli abiti sotto non sono messi meglio.
“Mi servono dei vestiti nuovi” risponde laconico.
“Oh” commenta Naruto deluso.
“E non potevi comprarli in un paese più vicino, invece di tornare fin qui?”
Per un momento Sasuke ha dimenticato che è sempre stata Sakura quella con il neurone funzionante.
“La stoffa che usa Konoha è molto più resistente ai justu e anche molto più comoda da indossare” risponde mascherando il vero significato del suo arrivo.
Mi mancavate, stronzi.
Dal sorriso eloquente che sta facendo Naruto, quello simile a una volpe che ha appena preparato un tranello, non deve esserci riuscito molto bene.
“Quindi andiamo a fare shopping?” propone invece Sakura illuminandosi.
Io vado a fare shopping” precisa.
“E noi veniamo con te!” soggiunge Naruto allacciando un braccio attorno alle sue spalle. Sasuke registra appena l’invasione di spazio personale senza protestare. Se lo scrolla solo di dosso e inizia a muoversi verso il Distretto degli Uchiha. Non si stupisce che Naruto e Sakura lo seguano subito, come una mamma oca e i suoi pulcini, come se ci fosse un cordone che li tiene uniti e quando uno tira trascina gli altri con sé.
Sospira e prova a isolarsi dall’istantaneo chiacchiericcio, da tutti i gossip che i due gli stanno raccontando a ritmo incalzante. No, non gli interessa di sapere di Shikamaru e Temari. Che Konohamaru ha superato gli esami chūnin (chi diavolo è Konohamaru?). Che ultimamente Lee va troppo spesso a Suna perché siano solo missioni. Della figlia di Asuma-sensei che diventa sempre più bella. Di Kakashi che come Hokage fa proprio schifo e forse quella di nominarlo non è stata l’idea del secolo visto che è Obito che fa tutto il lavoro noioso.
Però registra con affetto, senza farsi vedere, nello scoprire che Naruto ha iniziato a seguire una squadra di piccoli genin e che Sakura ha aperto un ospedale pediatrico. Quello, forse, gli interessa.
In qualche modo, riescono anche a convincerlo a parlare.
“E tu, Sasuke? Che hai fatto? Dove sei stato?”
Prima sono monosillabi, poi risposte dirette e secche e infine la lingua si scioglie e inizia anche a lui a parlare dei posti strani che ha visto, delle persone che ha incontrato, di chi ha provato a ucciderlo e chi invece è stato stranamente gentile di lui.
“I miei vestiti sono stati bruciati da alcuni ex scagnozzi di Orochimaru. A quanto pare non apprezzano che sia tornato un ninja di Konoha”.
È un po’ l’effetto negativo della pace che si sta creando: piccoli villaggi si agitano e il numero di nuniken aumenta esponenzialmente. Ma oggi non ci vogliono pensare, perché oggi è tornato Sasuke e vogliono solo esserne felici.
Al Distretto Uchiha le cose sono sempre uguali: è vuoto e Sasuke è l’unica anima che si ostina ad abitarci quando torna a Konoha. Appoggia i suoi pochissimi bagagli – è abituato a viaggiare leggero – e poi esce di nuovo, con il borsello pieno di soldi e l’intenzione di sostituire i vestiti sporchi il prima possibile. Sakura e Naruto continuano a seguirlo come due pulcini allegri e cinguettanti.
Vorrebbe sentirsi molto più infastidito di così.
Durante la strada, però, il fastidio arriva sul serio e si presenta nella forma del suo sostituto, del quale nemmeno ricorda il nome
“Oh, Sai!”
Ecco, giusto: Sai. Un nome insulso e insipido quanto la faccia di questo presunto sostituto. Come se qualcuno potesse davvero credere di prendere il suo posto negli spazi tra Naruto e Sakura. Nella triade, lui non è previsto.
Per questo vorrebbe sfoderare Kusanagi quando Naruto avvolge caloroso un braccio attorno a lui e Sakura lo invita a fare shopping con loro.
Sai gli rivolge uno sguardo incuriosito, gli occhi opachi terribilmente simili a quelli di un pesce palla, hanno la stessa luce intelligente secondo lui.
“Cosa ti serve?” chiede.
“Vestiti”.
“Che genere di vestiti?”
“Da viaggio”.
“Perché? Parti di nuovo?”
“Sì.”
“Perché non resti?”
Sasuke tira un lungo e profondo respiro dal naso e si chiede perché in primo luogo stia rispondendo alle domande di questo patetico sostituto. Decreta che nella lista delle persone che non sopporta si trova al secondo posto, subito dietro Uchiha Obito – non c’è verso che possa sopportarlo anche dopo un milione di anni – e prima di Yamanaka Ino – contatto umano assolutamente non richiesto e voluto e parla decisamente troppo. Interessante far sapere che nella lista continua a esserci, nonostante la sua prematura dipartita, Uchiha Shisui: non gli ha mai perdonato che gli portasse via il fratello quando erano bambini.
Riprende a camminare e ora alla fila di persone che lo segue come paperelle se n’è aggiunta un’altra, tutta sgradita.
Spera solo di sbrigare presto le faccende.
 
Non le sbriga presto. Naruto e Sakura hanno preso troppo a cuore il suo bisogno di vestiti. Sono entrati in sette negozi diversi, per ogni negozio Sasuke ha comprato almeno tre capi di abbigliamento. In ogni dannato negozio Naruto ha provato a rifilargli qualcosa di arancione e assolutamente antiestetico. La cosa è un po’ degenerata quando Sakura gli ha proposto un paio di gomitiere rosa.
In entrambi i casi è inorridito e si è trattenuto a fatica dal stringere la mani nel sigillo del katon e bruciare quelle cose che qualcuno aveva osato proporre vendere. Sono ninja, dannazione, devono mimetizzarsi: perché usare colori così sgargianti?!
Naruto protesta indignato quando escono dal negozio, dicendogli che ogni tanto potrebbe anche accettare i loro regali. Cerca manforte dell’amica, ma Sakura scrolla le spalle e finge di non esserci rimasta troppo male. Peccato che ormai Sasuke la conosca troppo bene per accorgersene.
“Erano rosa e arancioni” si giustifica, come se bastassero i colori a spiegare il problema della faccenda.
“Non hai nemmeno accettato il kunai! I tuoi sono tutti scheggiati.”
“Il manico era arancione” tiene il punto Sasuke.
“E delle protezioni sono utili…”
“Erano rosa!”
“Il rosa e l’arancione sono due colori difficili da abbinare”.
Cala il silenzio, l’attenzione dei tre viene calamitata da Sai che continua a camminare pensieroso, come se non avesse parlato.
“Cosa?” chiede Sakura.
Il ragazzo sbatte le palpebre.
“Oh, l’ho letto in un libro. Arancione e rosa sono colori difficili da abbinare” ripete. “Non stanno bene praticamente con niente”.
 “Ma io ho i capelli rosa…” mormora Sakura.
Sasuke comincia a sospettare che Sai sia masochista quando sorride spensierato e un po’ plasticoso alla ragazza.
“Infatti Ino dice sempre che ti vesti…”
Non riesce a finire la frase perché Naruto si aggrappa all’amico in una salvataggio in estremo, la mano a tappare la bocca con enfasi.
Bene!” strepita mentre Sai mugugna e prova a liberarsi. “Che ti vesti bene! E sei brava, proprio perché il rosa è un colore difficile da abbinare”.
Sai riesce a liberarsi.
“Veramente volevo dire che si veste male”.
“Sai, no!”
“Come ti permetti?!”
Annoiato, Sasuke conferma la propria ipotesi sul masochismo del proprio sostituto. Forse in quello si assomigliano, ma lui ha di certo più classe nel farsi male da solo.
 
Quattro negozi dopo, Sakura e Naruto sono soddisfatti, ritengono che Sasuke abbia abbastanza vestiti per affrontare il mondo e Sai ha un bernoccolo che spunta tra i sottilissimi capelli neri. Nel frattempo, il sole ha iniziato a tramontare oltre la cresta delle mura.
“Che dite? Avviso gli altri e facciamo una grigliata?” propone Naruto.
“No” prova Sasuke.
“È una bellissima idea!” lo sovrasta Sakura e la sua protesta viene persa nella progettazione della serata.
Non prova nemmeno a mettersi in mezzo o provare a dissuaderli, sa già come finirà, e preferisce deprimersi in se stesso all’idea di dover incontrare persone rumorose, incapaci di farsi gli affari propri e che divideranno l’attenzione di Naruto e Sakura da lui.
Si lasciano con la promessa di rivedersi in gruppo poco dopo, per festeggiare meglio il ritorno Sasuke. Non sembrano accorgersi che Sasuke non vuole festeggiare, ma va bene così.
Fa la strada di ritorno rassegnato, finché non arrivare davanti al negozio dove è iniziata quella piccola discussione che ha procurato un bernoccolo a Sai. È vuoto per l’ora tarda, ma anche aperto. Osserva tentennante la vetrina per qualche secondo prima di decidersi ed entrare per un ultimo acquisto. Il tutto dura che qualche minuto, poi è di nuovo per strada a raggiungere il suo Distretto.
Non fa caso alla casa che dopo anni puzza ancora di sangue e fantasmi, l’abitudine gli ha insegnato a passare oltre senza soffermarsi sui punti dove dovrebbero esserci ancora macchie di sangue. Raggiunge la sua camera e getta finalmente il mantello sporco, usurato e bruciato. È stato un ottimo compagno di viaggio, ma ha fatto la sua vita ed è ora di sostituirlo.
Indossa gli abiti nuovi in modo meticoloso, ormai diventato pratico a farlo con un braccio solo. Maglietta nera, pantaloni neri, un guanto nero, scarpe nere e infine il mantello nero, che lo copre dal collo alle caviglie come una campana di catrame.
Osservandosi allo specchio Sasuke pensa che in fondo sembra davvero fatto di catrame, con i suoi capelli neri a coprirgli il viso e l’unico occhio del medesimo colore.
Catrame tranne…
Scosta il mantello che si apre davanti, mostrando il polsino rosa al braccio e il manico del kunai arancione che sbuca all’occorrenza dalla cintura. Il suo mantello nero li nasconde agli occhi di tutti, ma sotto quel catrame ci sono due colori: arancione per attaccare ciò che lo ferisce, rosa per proteggere le sue ferite.
Nella sua mente risuonano le parole fastidiose di Sai.
“L’ho letto in un libro. Il rosa e l’arancione sono colori difficili da abbinare”.
Sasuke guarda con soddisfazione come, alla faccia sua, quei due oggetti colorati stiano perfettamente bene con lui. Fa un sorriso di superiorità, il mantello che torna a coprirlo come una corazza.
A quanto pare in quel libro non era specificato che il nero sta bene con tutto. Anche con il rosa e l’arancione.
 

 

   
 
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