Capitolo 1
"Signore e
signori, ecco a voi Aki Blues!"
Non so quante volte ho sentito questa frase. Da quando sono diventata famosa,
ogni sera, ogni concerto, ogni tour, questa frase apriva lo spettacolo. Era
sempre tutto uguale: entravo in scena, mi esibivo con circa quindici canzoni e
poi sparivo dietro le quinte. Il mio primo album stava scalando le classifiche
ed era secondo solo all'ultimo della mia band preferita, in altre parole i Jonas
Brothers. Quei tre ragazzi mi avevano sempre ispirato moltissimo e sognavo
di poterli incontrare un giorno.
"Buonanotte a tutti! Siete grandiosi!"
E così un altro concerto era finito. Rientrai nel backstage e ignorai il mio
manager, diretta nel mio camerino. Avevo voglia di farmi una doccia e, a dir la
verità, puzzavo anche.
- Aki? Perché hai ancora le auricolari? - Kathy, il
mio agente, era entrata nella stanza e, con la sua voce dolce come il miele, mi
aveva scostato i capelli biondi e mossi e aveva tirato fuori le auricolari
dalle mie orecchie. Sbuffai. Era un po' come una sorella maggiore per me e a
volte rompeva i cosiddetti quanto una sorella maggiore. Anche se, sinceramente,
non potevo saperlo. Ero figlia unica. A volte mi sentivo un po' sola in tour.
Per fortuna ormai era finito. Mi misi una tuta e mi feci accompagnare a casa
mia da Kathy. Salutai svelta mio padre, chiesi come
andava la gravidanza a mia madre e mi diressi in camera mia. L'unica cosa che
desideravo fare era dormire. Senza neanche levarmi i vestiti, mi buttai a letto
e lì rimasi fino alle 11:00 del giorno dopo, quando la suoneria del mio
cellulare che avevo stupidamente lasciato acceso mi annunciò l'arrivo di una
chiamata. Risposi pigramente, desiderando di distruggere il telefonino e
imprecando sottovoce.
- Pronto? - sbadigliai.
- Parlo con Aki Blues? - chiese una voce sconosciuta, o almeno adesso che ero
mezza addormentata.
- Così si dice - risposi, senza un briciolo di entusiasmo più di prima.
- Sono Joe Jonas dei Jonas Brothers e sono felice di dirle, o bellissima
fanciulla, che mi ha conquistato completamente al concerto di ieri sera! -
esclamò una voce già più riconoscibile di prima.
- C-cosa? - domandai, tirandomi a sedere sul letto.
Ora sì che ero completamente sveglia.
- Ci hai conquistato tutti! - proclamò un'altra voce.
- Certo che sì! La tua voce è davvero fantastica! - aggiunse una voce ancora
diversa. Ma quanti diavolo erano dall'altra parte del telefono?
- D-dite sul serio? - non avevo ancora ben capito chi
fossero gli altri due, ma ero comunque felice.
- Certo! Che ne dici di incontrarci da Starbucks? - ipotizzò la terza voce.
- No, Nick, non ci lascerebbero un attimo di pace! E poi non ho voglia di
travestirmi! - lo riprese la seconda voce. Se la prima era di Joe e la terza di
Nick -quanto lo amavo- la seconda non poteva essere che di Kevin!
- Ma voi siete... i Jonas Brothers al completo! Non ci credo! - urlai,
saltellando come una matta sul letto.
- Ops! Ci siamo dimenticati le presentazioni!
- Io mi sono presentato!
- Ma come faceva a sapere che eravamo noi?
Joe e Nick stavano discutendo animatamente ed io mi divertivo ad ascoltarli.
- Va bene ma adesso finitela! Stiamo facendo di nuovo
una figuraccia! Ha capito chi siamo, possiamo andare avanti? - li ammonì Kevin.
- Sì, mamma. - rispose Joe, che probabilmente aveva ricevuto uno scappellotto
perché lo sentii lamentarsi.
- Che ne dici se veniamo a casa tua? O preferisci venire da noi? - mi propose
Nick.
- N-non lo so. Come volete voi. - balbettai di
rimando.
- Allora vieni a casa nostra nel pomeriggio? - disse Kevin a mo' di proposta.
- Sarebbe fantastico. - risposi.
- Ci vediamo dopo! - esclamarono all'unisono, mentre io, ridendo, chiudevo la
chiamata.
Mi preparai velocemente e indossai un top monospalla
stile vintage e dei jeans blu aderenti. Misi le mie Convence
arancioni come alcune sfumature del top e lasciai sciolti i capelli, tranne
alcune ciocche, che raccolsi in piccole treccine e codini. Decisi di mettermi
anche un po' di lucidalabbra trasparente e dell'ombretto rosa pesca con un
leggero strato di mascara. Quando mio padre mi vide, mi interrogò subito su
dove stessi andando, con chi sarei stata e quando sarei ritornata. Risposi con
la pura verità e feci tacere papà (ho fatto la rima! XD nda).
Andai in moto fino a casa di Kathy e, insieme a lei,
pranzai in un ristorante lì vicino. Mentre aspettavo che lei finisse la sua
insalata, arrivata anni dopo la mia ordinazione, guardavo nervosamente
l'orologio deforme appeso al muro. Le mie gambe fremevano e le mani non sembravano
intenzionate a smettere di tremare. Ma perché il tempo doveva passare così
lentamente?
- Aki. - Kathy aveva mezzo avocado in bocca quando mi
vide così agitata.
- Sì? - risposi, senza fermare il movimento frenetico del mio corpo o guardarla
un secondo in faccia.
- Che hai? E non dire "niente" perché non me la dai a bere. -
continuò.
La guardai dritta in faccia e calmai il tremore.
- Stamattina ho ricevuto una chiamata dai Jonas Brothers e mi hanno chiesto di
incontrarci a casa loro. - raccontai, in un margine di due secondi, e poi
tornai all'attività precendente.
Non seppi che faccia aveva fatto, ma solo che rimase zitta come volevo per il
resto del suo pranzo. Quando uscimmo dal ristorante, notai uno splendido sole
estivo. Lo sentivo, la giornata di oggi sarebbe stata fantastica. Kathy mi convinse ad andare in sala registrazioni, anche se
non ne avevo nessuna voglia, e passammo due ore buone a scrivere una nuova
canzone. Alle 15:30 controllai il mio orologio e decisi che avevo aspettato fin
troppo. Mollai Kathy alla sala registrazioni senza
alcun mezzo per tornare a casa e mi diressi all'abitazione dei tre ragazzi che
rappresentavano la mia ragione di vita. Davanti al vialetto della loro
bellissima villa, aspettai a scendere dalla moto. Non ero sicura di voler
andare. Ogni cellula del mio corpo sprizzava elettricità al solo pensarci.
Rimisi n moto e indossai il casco. Sarei di sicuro svenuta davanti a loro e non
volevo fare brutte figure. Stavo per ripartire quando una bellissima voce fermò
il mio intento.
- Aki? Aki! Ragazzi è arrivata! - Nicholas Jerry Jonas, l'oggetto principale
dei miei sogni, era in attesa del mio arrivo? Mi tolsi velocemente il casco e
controllai dov'era. Si stava pericolosamente sporgendo da una finestra del
secondo piano e agitava la mano nella mia direzione. Il mio cuore saltò qualche
battito. Oh mamma, quanto era bello! Il sole gli illuminava i meravigliosi
riccioli e il suo sorriso mi diede un filo di sicurezza in più. Mi decisi
finalmente a scendere dalla moto e levarmi il giubbotto di pelle e i guanti.
Quando ebbi sistemato tutto, presi un profondo e lunghissimo respiro e mi
decisi a girarmi. E quello che mi ritrovai davanti non me lo aspettavo per
niente. Frankie Jonas mi guardava e aveva stampato in faccia un sorriso che gli
andava da un orecchio all'altro.
- Ciao! Tu sei Aki, vero? Io ti ammiro moltissimo! Mi piaci davvero tanto! - la
sua adorabile voce mi fece sorridere.
Stavo per rispondere al suo accogliente saluto, quando qualcuno lo sollevò
sopra la sua testa.
- Eh no, Frankie! L'ho vista prima io! - Joe stava strapazzando il fratellino
di solletico, sempre tenendolo con i piedi lontani dalla terra. Denise Jonas,
loro madre, arrivò in soccorso del più piccolo e ammonì il maggiore il quale
fece spallucce con un sorrisetto idiota. Denise rientrò in casa per chiamare
Nick e Kevin. Joe rimase con me e fece gli onori di casa.
- Beh, conosci tutta la famiglia probabilmente. Vuoi fare un giro per la casa?
- annuii, incapace di usare la voce.
Quel posto era senza dubbio fantastico. Molto sofisticato e spazioso. Magari
avessi avuto io una villa del genere. Per discrezione, Joe non mi fece vedere
le loro stanze. Poi mi spiegò che in realtà era perché erano in disordine. In
questo eravamo uguali identici. Non sarei mai stata in grado di dirglielo se
non fosse stato così simpatizzante. Con lui era facile lasciarsi andare. Quando
ebbe finito con il suo giro turistico, mi chiesi dove fossero i suoi fratelli.
Quando girai le spalle, mi rispose da sola. Erano lì, esattamente davanti a me,
così belli che non sembravano veri. Nick poi sembrava un angelo che era stato
regalato molto generosamente al mondo dei mortali. Ed era a pochi metri da me,
in carne ed ossa! Persa com’ero nei miei pensieri, inciampai nei miei
stessi passi, cadendo a terra in maniera leggermente imbarazzante. Anche se
tutti e tre i fratelli si erano mossi per prendermi, l’atterraggio fu il più
imbarazzante della mia vita. Scatenai una reazione a domino, cascando su Nick,
che fece cascare Joe, che fece cascare Kevin. Perfetto! Ero praticamente
sdraiata sul mio idolo maschile e chiedevo scusa come un idiota! Mi sentii
morire per l’imbarazzo e desiderai di non essere mai entrata in quella
bellissima casa. Loro furono gentilissimi a dirmi che era tutto a posto, ma
sapevo, o almeno credevo, che, non appena mi giravo, si mettevano a lamentarsi
su quanto fossi stupida. Però il resto del pomeriggio trascorse
tranquillo. Mi diedero anche un soprannome: A.D. Aki Danger. Almeno qualcosa in
comune con Joe ce l’avevo. Quando tornai a casa mia, con i loro numeri salvati
nella rubrica del mio telefonino, mi chiesi perché avevano organizzato questo
incontro. Attesi fino al giorno dopo, quando, torturata dal pensiero di questa
domanda, mi decisi a mandar loro un messaggino.
” Perché volevate incontrarmi? A.D.”
Il testo dell’sms era pronto, ora dovevo solo decidere a chi dei tre inviarlo.
Optai per Joe, con il quale avevo legato un po’ di più che con gli altri due.
Nick, non avrei mai avuto il coraggio. Kevin, non mi sembrava il tipo di ragazzo
che sta dietro ad un cellulare, neanche il suo.
Quando ebbi pigiato “Invio”, mi misi a cercare la risposta alla mia domanda. E
questa arrivò poco dopo, sotto forma di sms.
”Perché volevamo conoscerti. Stavamo addirittura pensando di darti qualche
consiglio, se vuoi, per il tuo prossimo album. Danger”
Wow! Volevano conoscermi! E darmi musicalmente una mano! WOOOOOOOOOOOOOOW!
Passai tutto il resto della giornata a canticchiare felice come un bambino
davanti ai regali di Natale.
Continua…