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Autore: Matagot    23/03/2020    3 recensioni
Lily Luna Potter era da sempre una piccola peste, [...] assomigliava violentemente alla madre [...] ed era, ad onor del vero, una bella ragazza di quindici anni, il cui aspetto angelico celava l’animo più pestifero che Hogwarts avesse avuto l’onore di ospitare dai tempi dei Malandrini.
[...]
Così crebbe Lily Potter: in mezzo ad una famiglia numerosa, per cui aveva imparato ad essere discreta;
attorniata da cugini e fratelli più grandi con caratteri decisamente forti, che le avevano insegnato a non tirarsi mai indietro e a non aver paura;
cresciuta da un Potter e una Weasley, cosa che le aveva permesso di sviluppare una grandissima curiosità per cose bizzarre o pericolose, un talento particolare nel cacciarsi nei guai e un’insaziabile e onnipresente voglia di torta di mele di nonna Molly.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Lily Luna Potter, Nuova generazione di streghe e maghi, Nuovo personaggio, Scorpius Malfoy | Coppie: Lily/Scorpius
Note: Lemon, Lime, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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CAPITOLO 6



Albus Potter, Caposcuola, Serpeverde, VII anno
 
Albus Potter si tolse il Mantello dell’Invisibilità appena varcato l’ingresso segreto alla Sala Comune di Serpeverde. L’orologio indicava le due di notte e, nonostante fosse un Caposcuola, nemmeno lui aveva il permesso di rientrare a quell’ora.

“Dimmi almeno che hai preso da mangiare, ucciderei per un panino con pomodoro e bacon.”

La voce di Scorpius lo fece sussultare, più per la sorpresa che per un vero e proprio spavento. Sorrise all’amico, mostrando il vassoio di vivande che era andato a recuperare poco prima nelle cucine. Albus Potter era sempre integerrimo, tranne quando aveva fame.
Si sedettero di fronte al camino, alle loro abituali poltrone, azzannando tramezzini e patatine. Nessuno dei due osò parlare per una decina di minuti, aspettando entrambi che l’altro iniziasse il discorso. Gli unici rumori udibili erano il crepitio del fuoco, la masticazione dei due e qualche saltuario miagolio di Ragù che tallonava Scorpius per ricevere un pezzettino di prosciutto.

“E così l’Amortentia profuma come mia sorella?”

Il tono casuale di Albus colpì in pieno Scorpius che, nonostante si aspettasse qualcosa del genere, sbiancò. Boccheggiò per qualche secondo, tentò di iniziare a parlare un paio di volte, ma ogni volta che era lì lì per farlo, cambiava idea. Non riusciva a decidere come riordinare i suoi pensieri per esprimerli al meglio. Albus era tutto per lui, la famiglia che lui si era scelto, il loro legame solido e fraterno aveva aiutato entrambi in momenti difficili e non c’era stato giorno in cui non si fossero cercati, anche solo per parlare del tempo. Una vita senza l’appoggio di Albus era impensabile per Malfoy, poiché non riusciva davvero ad immaginare come potesse essere e non avrebbe mai messo a repentaglio quel legame per delle sciocchezze come le ragazze.

Eppure Lily era divertente ed imprevedibile e lo faceva sentire bene, ne era attratto quasi magneticamente e non poteva fare a meno di guardarla se lei si trovava nella stessa stanza, sentiva questo bisogno dentro, nei polmoni, nelle viscere. Non capiva perché, non riusciva a trovare un senso logico all’effetto che lei scatenava in lui da qualche settimana e questo lo mandava fuori rotta, perso in un mare in tempesta su di una piccola bagnarola sgangherata.
Scorpius non aveva ancora capito come organizzare quest’impasse in pensieri di senso compiuto e lasciò che il silenzio parlasse per lui, perché il legame con Albus era talmente forte da intendersi sempre, anche senza parole, scuse o pretesti, riuscivano a comprendersi anche nel silenzio.

“Questa cosa è tutto un enorme casino.”

“Tranquillo Scorp.  Per me è ok. Lily è ok. Tu sei ok.”

Si guardarono e improvvisamente e tutto fu chiaro.
Scorpius non aveva letto nello sguardo di Albus la collera per il tradimento, anzi, Potter aveva fatto un inaspettato cenno di assenso con il capo e a Scorpius bastò. Come a voler ulteriormente rassicurare l’amico sulla veridicità del suo animo, Albus allungò il braccio e batté un paio di pacche sulla spalla a Scorpius, com’erano soliti fare terminata ogni partita di Quidditch o dopo ogni esame.

“Vedi solo di non coinvolgermi quando litigate. E non ti dico nemmeno che se la farai soffrire ti gonfierò di botte, perché Lily probabilmente sarebbe ben più efficacie di me nello sterminare qualcuno.”

“Al, frena gli Ippogrifi. Non credo che succederà mai, io e Lily, intendo.”

Albus inarcò sorpreso il sopracciglio destro. Sapeva che Scorpius non gli avrebbe mai mentito, non ci sarebbe riuscito, così come lui a parti invertite, e aveva colto un palese velo di rimpianto nella voce di Malfoy quando si era costretto a pronunciare le ultime parole. Guardò l’amico e vedendolo abbattuto, evitò di infierire chiedendo ulteriori dettagli.

“Allora te lo dico per un eventuale futuro.”

“Olivia mi ha tirato uno schiaffone in Sala Grande, davanti a tutti.”

“Immaginavo. Ti ha cercato tutta sera, sembrava fuori di testa, tipo una Veela incazzata. Pensavo che aveste già chiarito il tutto.”

Scorpius sospirò, imbronciando le labbra. Aveva lo sguardo di chi è colpevole e si è poi pentito. Si stava perdendo nei suoi pensieri, facendo ritorno con la mente a quella peccaminosa sera di fine luglio sulle rive del fiume Avon, finché il gatto fulvo non si balzò sulle ginocchia per acciambellarsi addosso al suo padrone, riscuotendolo.

“Penso che le parlerò uno di questi giorni. Ma tu invece? Mi dici perché sei tornato così tardi?”

Albus ghignò soddisfatto al ricordo della sua serata.
 
**

Cassandra Goldstein, Prefetto, Corvonero, V anno
 
 
“Dobbiamo convenire su un gesto tattico per farmi capire che devo levarmi dalle pluffe se tu e Hugo volete sbaciucchiarvi, ok?”

Cassandra e Lily erano in biblioteca a ripassare per il test di Divinazione che avrebbero avuto da lì a qualche giorno e per questo erano costrette a sussurrare. Alla piccola provocazione della Grifondoro, Cassie le aveva lanciato un’occhiataccia severa, scatenando l’ilarità dell’amica.

“E invece tu? Sei sparita per un po’ ieri sera ed è da stamattina che sei meno adrenalinica del normale.”

Le lanciò un’occhiata di sbieco. Lily si era morsa il labbro inferiore e aveva affilato lo sguardo, seppur mantenendolo su un punto indefinito della pergamena che doveva leggere. Le sopracciglia aggrottate lasciarono intendere alla Corvonero che aveva osato troppo.

“Se non vuoi dirmelo non farlo, non ti obbligo.”

Le ultime parole furono bisbigliate velocemente, per anticipare eventuali rimostranze. Ormai conosceva talmente bene Lily che sapeva che metterla alle strette non serviva a nulla se non a farla irrigidire sempre di più, ‘come un Occamy chiuso in una scatola di fiammiferi’ diceva Hugo. Palesare l’interesse e poi rimarcarle che non era obbligata a confidarsi, con tono noncurante, era l’unico modo per far sentire Lily libera di parlare, perché lei era decisamente una persona riservata e si sarebbe affatturata le orecchie perché si trasformassero in vasi da notte piuttosto che rivelare i suoi segreti controvoglia.

Cassandra lasciò qualche momento all’amica per riflettere e intanto afferrò il diario dei sogni della Grifondoro per iniziare ad interpretarne qualcuno. Iniziò a sfogliare L’Oracolo dei Sogni fino a trovare ‘serpente’, ‘mela caduta’ e altri soggetti salienti del sogno scritto dall’amica, annotando tutto su un foglio di pergamena. Tenne lo sguardo fisso sui libri anche quando Lily iniziò a raccontarle della scena all’interno dell’Aula Studio e dell’intrusione di Albus, che aveva decisamente spezzato un momento singolare. Cassandra sollevò un sopracciglio indagatore e si azzardò a lanciare uno sguardo alla ragazza.

“Quindi sei triste perché Albus vi ha interrotti? Volevi avere più tempo con Malfoy, per finire quello che avete iniziato ad Hogsmeade?”

Cassandra sapeva che Lily non sarebbe riuscita a mentirle a domande dirette.

“Dai, piantala di dire stupidate. Non lo so perché sono triste, davvero. Boh, poi quando tu e Hugo siete spariti è successa una cosa strana, questa mi puzza davvero.”

Cassandra affilò lo sguardo e la invitò silenziosamente a continuare e Lily non poté più trattenersi, raccontò tutto esattamente come se lo era rivissuta almeno un migliaio volte durante la notte.
Olivia Parker, Caposcuola, Corvonero, VII anno

Lily la sera prima era rientrata in Sala Grande decisamente euforica e sghignazzante a causa del superalcolico, cosa che non destò sospetti perché in effetti la giovane Potter non era mai troppo seria, e aveva iniziato a cercare i suoi due amici, senza trovarli. Non ci volle una sfera di cristallo per immaginare come potessero essersi evolute le circostanze, quindi non si preoccupò troppo, anzi non si preoccupò affatto. Mancava più di un’ora al coprifuoco, la festa era fantastica, la colonna sonora giusta e le decorazioni pazzesche, nulla avrebbe potuto rovinare un Halloween del genere.

La musica iniziò a farle vibrare la cassa toracica e si abbandonò al ritmo dei bassi, ancheggiando in modo sgraziato in un angolo poco illuminato della Sala Grande. Sentì una mano sulla vita e una che intrecciava le dita con le sue, rise e aprì gli occhi. Scorpius l’aveva afferrata, voleva ballare con lei mentre condividevano l’euforia del cicchetto che avevano bevuto insieme. Il Serpeverde era molto diverso dal solito, il viso non aveva paura di incresparsi animato da varie emozioni, aveva i capelli leggermente scarmigliati e stava decisamente sfidando Lily a chi ballasse in modo più ingombrante. Ridevano e ballavano dinamici, dimentichi di dove fossero o di chi fossero, come se la gioia del momento andasse semplicemente vissuta senza pensieri.
Si erano avvicinati a loro altri ragazzi, amici dei due, unendosi alle rocambolesche danze, tra cui un compiaciuto Jasper Nott.

“Sei uno spettacolo amico, cos’avete bevuto?”

Jasper si era avvicinato a Scorpius con aria malandrina e non si stupì quando Malfoy rispose semplicemente facendo un cenno verso Lily, per poi tentare di fare il moonwalk.
Il buio della Sala Grande celava la scena di questa gioia incontrollata ai più, ma la cosa non sfuggì agli occhi di una certa Caposcuola che, ormai intrisa di isteria fino alla punta dei capelli, brancò con un braccio Scorpius e lo strattonò in modo che la guardasse negli occhi, allontanandolo da Lily quel tanto che bastava per non essere uditi.

“Malfoy, adesso io e te parliamo, smettila di evitarmi!”

Scandì ogni parola con rabbia, i suoi occhi neri erano una pozza di puro odio che riluceva grazie la tenue illuminazione delle candele. Aveva le mani strette a pugno, gli occhi spalancati e la mascella rigida, poteva quasi sembrare una discendente della preside tanto era impettita. Scorpius, lievemente alterato nelle percezioni, non parve rendersi conto dei sentimenti di Olivia Parker e fu così che le scoppiò a ridere in faccia, incapace di contenere l’euforia. La cosa non fece che aizzare l’ira della Corvonero, che strinse sempre di più le labbra, quasi non si potevano più scorgere. L’aria si insozzò di tensione.

“Sei solo l’ennesimo idiota, non puoi fare finta che quest'estate non sia mai esistita, stronzo!”

Tutto fu fulmineo, il colpo fu udito distintamente ben prima che qualcuno potesse intendere cosa sarebbe successo. Lei schiaffeggiò forte il biondino e poi corse verso l’uscita, con le lacrime che lottavano per iniziare a scorrere. Il gruppo di amici, vedendo la scena appena accaduta poco distante, si zittì un attimo. Scorpius era attonito, con una mano portata laddove la ragazza l’aveva colpito, sotto lo strato di trucco magico doveva ormai essersi formata una cinquina purpurea in netto contrasto con il candore della sua carnagione. Aveva la bocca spalancata, esattamente come i suoi occhi, tutto esprimeva incredulità, ma mai delineata quanto quella dei ragazzi intorno a lui. Olivia Parker era sempre stata una ragazza severa, ma mai violenta o preda delle sue emozioni.

“Te l’ho detto anche la scorsa estate che non è stata la tua miglior pensata. Vado a vedere come sta.”

Jasper Nott scosse la testa mentre sussurrava le parole all’amico prima di sparire alla ricerca della Parker.
A Scorpius, di seguire Olivia, non era nemmeno balzato in mente. I suoi occhi si fiondarono rapidi alla ricerca di una certa ragazza dai capelli rossi, che lo stava osservando attonita. Lei aveva sentito, come avevano sentito anche i ragazzi intorno a lei, la musica non aveva coperto le parole urlate con rabbia, e comunque la scena doveva essere stata abbastanza eloquente. Scorpius osò fare un passo verso la ragazza, il cui volto era una maschera di amarezza mutato prontamente in uno stiracchiato sorriso di circostanza, con gli occhi fiochi inchiodati a quelli del Serpeverde. Rimasero un secondo lungo una vita a fissarsi, prima che lei si girasse per raggiungere uno dei tavoli delle bevande. Fu allora che Scorpius si risvegliò da quel torpore melancolico.

“Ti posso spiegare.”

Il suo sussurro era esitante, come se avesse paura di spezzare lo stato simil-catatonico in cui Lily versava.

“So di non avere una media impeccabile come la tua, ma sono abbastanza dotata da aver capito, Malfoy. Ora scusa, ho degli scherzi da fare, anche se non all’altezza di quelli che riesci a fare tu.”

Il tono di Lily era piatto, privo di qualsiasi oscillazione di tono o colore, in netto contrasto con l’acidità delle frasi pronunciate. Aveva gli occhi estremamente lucidi, ma non si premurò di nascondere quella debolezza, non stavolta. Indossava come una maschera da rabbiosa guerriera ferita e Scorpius seppe che non ci sarebbe stato nulla da fare. Quelle parole gli bruciarono dentro, in una parte indefinita all’altezza del petto e lo logorarono ben più dello schiaffo, della vergogna e della colpa che provava.
 
**


Lily Potter, Grifondoro, V anno
 
 
“Sicuramente c’è qualcosa tra lui e la Parker e io non ho intenzione di essere trattata come la seconda scelta di nessuno.”

Verso la fine del racconto, la voce di Lily era sfumata in una veritiera replica di quello atona della sera prima. Non era più combattiva, lo spirito le si era smorzato a forza delle lacrime silenziose che le avevano imbevuto gli occhi la notte prima e solo l’abile incantesimo di camuffamento che si era gettata sopra alle borse scure aveva evitato lo sconforto dell’essere sbugiardata. Odiava sentirsi così ferita, così come odiava l’essere vulnerabile alle azioni di un ragazzo che, forse qualche mese prima, non le avrebbe fatto né caldo né freddo e anzi, avrebbe riso dei pettegolezzi che si sarebbero diffusi a vista d’occhio dopo lo schiaffo ricevuto.

“Magari era solo un fraintendimento. Forse lei lo aveva pescato a fare qualcosa che non avrebbe dovuto, che ne so, magari aveva infranto qualche regola.”

“No. Gli avrebbe tolto dei punti, non gli avrebbe stampato una cinquina in piena faccia.”

La Corvonero si stava scervellando così da trovare una soluzione a quel rompicapo che pareva portare solamente ad un’unica via, ma non ne volle sapere di demordere, nonostante le altre opzioni risultassero claudicanti. Usò i suoi toni più dolci per provare a confutare ancora una volta l’accusa a Malfoy.

“Forse avresti dovuto ascoltarlo. Probabilmente le cose non sono come sembrano o si sarebbe risparmiato anche di parlarti subito dopo.”

Tentò di suonare incoraggiante, ma lo sguardo truce che le arrivò in risposta non lasciava nessuno spiraglio di redenzione per il Serpeverde. Cassandra guardò la sua amica e capì che l’unica cosa che poteva fare ora era distrarla dal suo cuore spezzato.

“Eh niente Lils, mi toccherà cruciarlo durante una delle mie ronde da Prefetto. Se vuoi lo ammazzo eh, però penso che non ti andrebbe di venirmi a trovare ad Azkaban.”

Lily abbozzò ad un sorrisetto, prima di rispondere.

“Credi che mi faranno entrare con una valanga di Fuochi d’Artificio Freddi del Dott. Filibuster con innesco ad acqua? Sarebbe pazzesco spararli in faccia ad uno di quei dannati Dissennatori.”

A Cassandra questo bastò per considerare il suo tentativo di distrarre l’amica come una vittoria con boccino preso per un soffio e si premurò di sventolarle sotto il naso il diario dei sogni e il libro di Divinazione. Evitò accuratamente di riferirle l’interpretazione del sogno che Lily aveva fatto qualche giorno prima, dicendole di non essere stata in grado di capirlo. Inveendo contro la Cooman e la sua dannata materia da troll, Lily iniziò a cercare gli elementi del sogno di Cassandra, mentre quest’ultima nascondeva un piccolo pezzetto di pergamena che recava le seguenti parole:

SERPENTE: conflitto tra ragione ed istinto
CHE STRISCIA: pulsioni sessuali represse
SU UNA MELA CADUTA: situazioni mature non considerate
CHE POI SI RIEMPIE DI VERMI: delusione, raggiro

 
**

Persephone Zabini, Serpeverde, VII anno
 
 Albus si trovava nella sezione di Antiche Rune della biblioteca scolastica, ma ad un tratto decise che la traduzione di un brano che descriveva la lavorazione del pellame di Zhouwu non era interessante quanto la scena che gli si parava di fronte. Jasper era a qualche tavolo da lui, intento a scopiazzare malamente l’intero paragrafo di un libro di Difesa Contro le Arti Oscure sugli Aswang, sperando invano che la professoressa non si sarebbe accorta della cosa. Persephone si era avvicinata a lui con aria da seduttrice a caccia e gli fece qualche moina di rito: sbatté le ciglia, rise silenziosamente buttando indietro i lunghi capelli e gli poggiò casualmente la mano su un ginocchio. Jasper deglutì, facendo sobbalzare il pomo d’Adamo, per poi concedere alla ragazza la sua piena attenzione, oltre che uno sguardo di pura adorazione. Lo scambio di battute parve breve e, come era arrivata, la Zabini si volatilizzò. Jasper, ancora rintronato da quell’improvviso cambio di atteggiamento nei suoi confronti, si spostò al tavolo dell’amico.

“Falso allarme, non vuole ancora dei figli da me, ma prima o poi mi implorerà.”

Si lasciò cadere con poca grazia su una sedia, che grattò sul pavimento causandogli un’occhiata ammonitrice di Madama Pince.

“Come mai questo agguato da Basilisco?”

Albus non mosse nemmeno gli occhi dal dizionario runico mentre rivolgeva la domanda all’amico, diligente com’era sempre stato.

“Credevo che avesse notato il mio nuovo taglio di capelli, che per inciso è una vera bomba, ma era solo interessata a scoprire come mai Olivia ha mollato uno schiaffo a Scorp. Ho fatto finta di non saperne nulla, ovviamente.”

“Hai fatto bene, Jas. Brutta storia comunque, pensavo che Scorpius le avesse già parlato a riguardo.”

“Sai, dopo sono andato a controllare come stava e un po’ abbiamo parlato. Non si è rassegnata, nonostante lui le abbia spiegato che è stato tutto un errore e che si è pentito. Sai, in realtà faceva un po’ pena, ho tentato di consolarla, ma sembrava a pezzi.”

Albus inarcò un sopracciglio divertito, vedere Jasper che si preoccupava di qualcuno all’infuori della sua stretta cerchia di amici era davvero insolito. Se era vero che Jasper Nott, mosso da compassione, aveva tentato di confortare la Caposcuola, voleva dire che per tutti c’era effettivamente speranza di crescere. Annuì all’affermazione dell’amico prima di rispondergli.

“Sì, stamattina non aveva un aspetto riposato quando la preside ci ha fatto presente che capisce perfettamente il nostro bisogno di socializzare a quest’età, ma che non si aspettava che entrambi i Caposcuola sparissero ad una certa ora.”

Jasper scartò un pacchetto di Gelatine Tutti i Gusti+1. Osservava sornione l’amico, aspettandosi che questo proseguisse con il racconto. Le occhiaie di Albus lasciavano presagire un tardo rientro nei Dormitori, ben oltre quello consentito agli studenti, probabilmente era stato a zonzo sotto quel maledetto mantello che gli permetteva di infrangere qualsiasi regola, ma che Albus utilizzava solo per sgattaiolare alle cucine e farsi riempire le tasche di pasticcini e tramezzini dagli Elfi Domestici. Evidentemente, il perfetto Caposcuola Potter non era poi così intoccabile.

“Mi dirai mai dove sei stato ieri sera?”

Ma mentre Jasper cercava di mettere alle strette l’amico, Madama Pince iniziò a dar di matto per la presenza di cibo vicino ai suoi preziosi libri e lo cacciò dalla biblioteca a colpi di scopa sugli stinchi. Nott, veloce come un fulmine, raccolse alla bell’e meglio i suoi compiti e fuggì dalle maniere forti della bibliotecaria.

Albus era riuscito, come al solito, a farla franca.
**

Scorpius Malfoy, Serpeverde, VII anno
 
La pioggia batteva incessante e aveva ingrigito ogni cosa, tanto che guardando verso il parco scolastico, gli studenti non avrebbero potuto credere che quell’erba sarebbe ritornata col tempo ad un verde vivo. Le nuvole lasciavano filtrare qualche lieve spiraglio di luce, ma nel primo pomeriggio il buio stava iniziando a calare tanto fitto che nel castello ben presto si sarebbero accese le torce.
Terminati i compiti, Lily era corsa al dormitorio per recuperare la scopa e indossare la divisa invernale di Quidditch. Aveva chiesto al cugino di accompagnarla al campo, ma lui aveva rifiutato deciso, poiché aveva intenzione di andare a trovare Cassandra e colse l’occasione per sconsigliare a Lily di volare con quel tempo, ma lei sembrava non interessarsi delle condizioni climatiche. Nulla era meglio che un bel volo per calmare i nervi, glielo aveva sempre ripetuto suo padre dopo ogni screzio che Lily aveva con la madre, per questo aveva afferrato la sua Fulgurea X, manico di scopa ricevuto come dono di compleanno l’anno prima, e si era incamminata.
Uscendo dal buco del ritratto, incespicò in qualcuno che aveva avuto la brillante idea di piazzarsi davanti all’uscita del dormitorio.

“Condividi dei cromosomi con i troll o ti impegni per essere così geniale?”

La rabbia repressa da tutta la giornata aveva modellato quelle parole e non le interessava nemmeno su chi fosse inciampata, doveva assolutamente fiondarsi al campo o probabilmente avrebbe cruciato le persone intorno a lei anche solo perché osavano respirare.

“Ti stavo aspettando.”

Fu come un montante preso sul diaframma, quella voce aveva lo stesso tono supplicante della sera prima parve essere la miccia che incendiò Lily, che d’un tratto parve ben più alta e minacciosa del suo solito metro e sessanta, di solito buffo se paragonata all’altezza di Scorpius Malfoy. Il volto di Lily, indurito dalla bile, divenne quasi dello stesso colore dei capelli.

“Non ho tempo per te, ma Olivia so che ne ha.”

La risposta, sputata fuori con indignazione, avvilì il Serpeverde. Era decisamente consapevole che quella rabbia era tutta frutto di un enorme fraintendimento a causa sua, ma non trovava la maniera di spiegarsi.

“Lily, ti prego, tu devi ascoltarmi, non è come sembra.”

“No Malfoy, io non ti devo proprio nulla. Perché continui ad annoiarmi? Non devi proprio spiegarmi niente.”

“Lo sai perché devo.”

Lui aveva bisbigliato quell’ammissione di colpa, rendendo tutto improvvisamente intimo. Non seppe nemmeno lui perché si sentisse così in dovere di redimersi, ma il ricordo di ciò che era successo nell’aula studio era martellante nella sua mente e non aveva intenzione di sciupare tutto. Nessuno dei due aveva accennato a quei momenti condivisi prima di allora e fu forse questo a bloccare Lily. Lei inspirò, con rabbia crescente, prima di rispondere.

“Pensavo di essere io quella con il dono per gli scherzi, ma anche tu hai talento, un bel tiro mancino da donnaiolo, ma io non sono una tacca. Ora, ti prego, lasciami andare.”

Lei girò i tacchi e iniziò a camminare spedita lungo il corridoio, ogni passo risuonava come un tamburo di guerra. Lui la guardò svoltare l’angolo, con la scopa in spalla e si ripromise di non lasciar correre questa volta. Era fermo, deciso, lei si sarebbe potuta arrabbiare tanto da cruciarlo, ma almeno l’avrebbe fatto conoscendo la sua versione.
Nel giro di quindici minuti Scorpius era riuscito in modo forsennato a recuperare la sua scopa da dormitori e si stava fiondando sotto la pioggia, deciso a confrontarsi con la rossa.

Lily volava con rabbia, aveva un che di rapace nel modo in cui cambiava traiettoria e si lanciava in picchiate da mozzare il fiato. Aveva eseguito un Impervio sul viso, perché le gocce di pioggia evitavano gli occhi corrucciati, inzuppando però il resto della testa e del corpo.  Aveva un’espressione rabbiosa e concentrata mentre volava veloce con in mano la piccola mazza da battitore. Un bolide, liberato sicuramente dalla ragazza, cambiò improvvisamente direzione e puntò dritto con il suo petto, pronto a disarcionarla. Lei lo respinse con rabbia, urlando per la forza che aveva dato al suo colpo. Il bolide fu sbalzato via, dandole qualche secondo di tregua prima di rigirarsi e tentare un nuovo attacco, ma Lily era pronta, gli occhi bruciavano ancora della rabbia che non vedeva l’ora di sbattere via a suon di mazzate. La costituzione minuta di lei le aveva fatto prendere qualche botta e ogni volta che colpiva, si vedeva il corpo in tensione oscillare per l’impatto, ma a livello tecnico non le si poteva dire niente, evidentemente era vero che a casa Potter le partite in famiglia erano un’abitudine ben radicata.

Sembra un’amazzone.

Lei notò con la coda dell’occhio una figura avvicinarsi e non fu difficile riconoscere la chioma bionda del Serpeverde. Lanciò un grido rabbioso nel colpire l’ultimo attacco della palla, fu violenta, come se la sua intenzione fosse quella di frantumare il bolide e non solo di deviarlo. Malfoy si accorse che lei aveva intenzionalmente scagliato il bolide verso di lui, ma fu pronto a scansarlo salendo di quota con la scopa.

“Sarò felicissimo di farmi disarcionare da te, ma prima devi ascoltarmi.”

Lei colpì l’ennesima volta, sempre sparando contro a Scorpius la palla. Lily stava tremando dal freddo, le vene sulle braccia ormai erano visibili e in rilievo, lo sforzo era enorme, i suoi muscoli ormai avevano iniziato a produrre acido lattico ed era palese che, zuppa e stanca, iniziava ad accusare la fiacchezza fisica, ma lo spirito non era ancora stato domato, bruciava come il ringhio di un felino ferito. Scorpius scartò più volte il bolide, era abituato a gestirli durante le partite di Quidditch dato che il battitore, tra i due, era lui. Cercava di avvicinarsi in volo a lei, schivando i suoi attacchi e non ci volle molto per arrivare ad un paio di metri da Lily.

“Non posso obbligarti a non essere incazzata con me, ma almeno devi sapere cos’è successo.”

Tentò per l’ennesima volta e lei, per la prima volta nei venti minuti in cui aveva provato a massacrarlo, si fermò per scrutarlo in viso. Sembrava ponderare le sue scelte e, nonostante il viso tradisse tutto il suo disappunto, annuì come per accordargli il permesso di parlare. Scorpius fece per iniziare, ma Lily non riuscì ad ascoltare nessuna delle parole. Spalancò gli occhi, d’un tratto vigile e conscia di ciò che sarebbe successo da lì a poco. Con la coda dell’occhio aveva infatti notato una palla scura che si stava dirigendo inarrestabile verso il Serpeverde, sorprendendolo alle spalle.

“LEVATI MALFOY, LEVATI!”

Il bolide, probabilmente esagitato dalla combattività che Lily gli aveva riservato per una generosa mezz’ora, aveva deciso di virare e colpire di netto Malfoy sulla nuca. Lui non fece in tempo a realizzare nulla, vide Lily con espressione stranamente preoccupata, ma non riuscì a sentire cosa avesse detto a causa della pioggia. La stava ancora guardando quando un tonfo sordo risuonò nonostante lo sfrigolio della pioggia. Il dolore che provò Scorpius in quel momento fu immenso perché inaspettato, ma ben presto passò, come i pensieri e la concezione di dove si trovasse. Si sentì senza peso, come se fosse stato in grado di volare senza scopa. Chiuse gli occhi senza volerlo e tutto divenne inodore, impalpabile e buio.

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Angolo Autrice
Ciao a tutti!
Scusatemi per l'assenza, ma nel periodo che stiamo vivendo al momento ho davvero poco tempo libero, il lavoro mi prende gran parte della giornata e quando arrivo a casa sono davvero distrutta, quindi non riesco ad essere costante come vorrei nello scrivere.
Spero comunque che i vari capitoli continuino a piacervi e vi ringrazio, perché se continuo a scrivere anche quando sono esausta è per tutte le belle cose che mi avete scritto, che sono al momento davvero una boccata di gioia.

Baci a tutti
Matagot


 
   
 
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