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Autore: Esca_    23/03/2020    1 recensioni
Hermione vide Joyce, se stessa, e un nuovo risvolto della sua vita, positivo o negativo che fosse. Holden.
Era pericoloso, lo sapeva, ma avrebbe potuto aiutarla ad andare avanti.
Andare oltre Ron e Michael, oltre tutto ciò che aveva scritto e che si portava dentro. Oltre tutto ciò che nemmeno lei sapeva di avere dentro di sé.
Nonostante tutto, però, era pur sempre Malfoy, serpe o furetto che fosse.
E lei, poi, era una Grifondoro come mai lo era stata prima. Fiera e testarda come sempre, mai disposta ad abbassare la testa.
Forse, però, questa volta sarebbe stata costretta a farlo.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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CAPITOLO XIV - BACI DI LUNA

Con il corpo scosso da singhiozzi silenziosi, Hermione si lasciò attrarre da Draco sulla spalla buona, accasciandosi su di lui. La paura per Bellatrix, per la Foresta Proibita e per la ferita che peggiorava emersero all’improvviso e le tolsero il respiro, schiacciandola in tutta la loro gravità.
Stretta fra le braccia di Draco, Hermione strinse gli occhi e si aggrappò alla camicia spiegazzata che l’accoglieva. Ascoltò il suo respiro e si concentrò sulle sue mani sottili, che adesso le accarezzavano i capelli con dolcezza.
Era davvero Draco a stringerla?
E lei, come faceva a stare lì docile fra le stesse braccia che l’avevano respinta poco prima?
Non lo sapeva e non le importava, ecco tutto.
In quel momento niente le sembrava importante, se c’era lui a respirare contro di lei.
Dal canto suo, Draco sembrava perso nei suoi stessi pensieri mentre si appoggiava ad Hermione.
Le diede un bacio leggero fra i capelli e continuò a stringerla, grato nonostante tutto di conoscere quella nuova parte di lei. Non gli era mai sembrata tanto fragile come in quel momento, con il buio che incombeva su di loro e le sue sole braccia a proteggerla.
Si sentì invadere da una nuvola di vaniglia ed erba fresca, la Mezzosangue che si rannicchiava sempre più e lui che si sarebbe scavato il petto pur di averla più vicino.
Dopo un tempo infinito, sentì lentamente le lacrime scemare e i loro respiri sincronizzarsi. Quando aprì gli occhi per guardarla, avvertì un colpo sordo al cuore. Per un secondo pensò che, non fosse stato per lui, lei sarebbe già sparita via.
O era il contrario?
Quando lei alzò la testa per guardarlo, a Draco sembrò che il Serpeverde non fosse mai esistito.
Come poteva risponderle male, se lei lo guardava con quegli occhi enormi?
I due si fissarono per pochi secondi, cercando l’uno la forza per staccarsi da quell’abbraccio, l’altra per tenerlo lì per sempre.
Draco le sfiorò il naso, facendola sorridere lievemente.
«Usciremo di qui e impiccheremo quella matta di mia zia, te lo prometto.»
«Non serve la corda, lo farò con le mie stesse mani.»
Rimasero per qualche altro minuto lì a ridacchiare stancamente, seduti sull’erba.
Draco lanciò un’occhiata al cielo. La poca luce del giorno che li aveva accolti ormai era sparita del tutto e sapevano bene entrambi che cosa significava.
Avrebbero dovuto trascorrere la notte lì, con niente di più delle loro bacchette.
Stendendosi sull’erba, Hermione prese coraggio e parlò, tornando nei panni della Grifondoro.
«Draco, appena farà giorno dovremo capire dove siamo. E devo trovare una cura per la tua spalla.»
Il ragazzo sospirò, stringendo i denti per il dolore che non lo abbandonava.
«Lo so, Mezzosangue. Fammi un favore, però. Non farmici pensare. L’idea di doverti proteggere con un braccio solo dai Centauri mi preoccupa già abbastanza.»
Rimasero in silenzio così, l’uno accanto all’altro. Non parlarono per dei minuti o delle ore, fingendo di dormire in attesa che parlasse l’altro. Ora che il buio li proteggeva, non c’erano più loro due. Erano finiti in uno spazio sicuro che non conosceva Hogwarts, le sue casate e i Mangiamorte. Hermione sfiorò le dita di Draco con le sue in modo quasi impercettibile, chiedendosi se stesse dormendo.
In una muta risposta, si voltò verso di lei e rimasero a guardarsi.
Nessuno dei due osava parlare. Le parole avevano già rovinato troppo, tra di loro.
La luce chiara della Luna li illuminava quel tanto che bastava per sapere dove cercarsi in quella radura. Draco ripensò velocemente a una settimana prima, quando lui non conosceva ancora Joyce  o la sua proprietaria e non sapeva cosa mancasse nella sua vita. Le sfiorò una guancia, perso fra la paura sorda che li circondava e quel sentimento nuovo che gli aveva stravolto la vita.
La guardò un’ultima volta negli occhi e una parte di lui si spaventò al pensiero che non gli sarebbe mai bastato. Le sussurrò una sola parola, quasi in una richiesta dolorosa, sperando che lei la ascoltasse.
«Joyce.»
Chiuse brevemente gli occhi quando Hermione ricambiò la carezza, ma li spalancò al sentire la sua voce, rimanendo col respiro mozzato.
«Holden.»
Grato di quella muta accettazione nella sua vita, Draco la baciò lievemente, sapendo quanto fosse importante quel secondo primo bacio.
Labbra contro labbra, entrambi misero finalmente da parte quell’orgoglio pesante come un macigno che li schiacciava ad ogni sguardo, pronto a ricordare quanto fosse sbagliato quel nuovo amore nato fra le pagine.
Quella sera, però, non importava. C’erano solo loro due.
Hermione e Draco.
Joyce e Holden.

Draco camminava per i corridoi vuoti di Hogwarts. Dirigendosi in Sala Grande, si chiedeva quando avrebbe visto di nuovo la Mezzosangue, o quando avrebbero avuto un’altra occasione da soli. In sala, però, lo aspettava solo un corvo nero che zampettava fra i tavoli imbanditi.
«Ancora tu, maledetto uccellaccio?»
«Draco, sei tu?»
Ironicamente, Draco sobbalzò al sentire Hermione parlare non più dal corvo, ma da qualche punto dietro di lui. I due si guardarono confusi per qualche secondo, senza
sapere bene chi stesse sognando l’altro.

Draco aprì la bocca per risponderle, solo per rendersi conto che non ci riusciva. Portandosi una mano alla gola, guardò confusamente Hermione e ripeté il suo nome, ma non un suono usciva dalle sue labbra. Hermione mosse un passo verso di lui, ma si bloccò nella sua stessa posizione. Come in un film muto, entrambi si osservarono muovere le labbra e gridare, ma la sala rimaneva silenziosa, eccetto per i loro passi che si avvicinavano.
Ormai l’uno di fronte all’altro, si scambiarono carezze preoccupate sul viso e sulle spalle, un po’ per sapere se fossero veri, un po’ per paura di rimanere soli.
Draco si accorse che il corvo era sparito, dimenticando un’unica piuma nera sul tavolo. Lasciando brevemente la mano di Hermione, si allungò per raccoglierla. Sottili venature viola si diramavano dalla radice alla punta e risplendevano alla luce del pomeriggio. Voltandosi per farle vedere ad Hermione, Draco ebbe giusto il tempo di notare il suo urlo muto che cadde a terra con un tonfo.
Il suo corpo aveva preso fuoco ed era accecato dal dolore. Contratto a terra dai crampi, Draco urlò più forte che poteva, ma il dolore era troppo. Si portò le mani sul viso per proteggersi da quel panico sconosciuto, solo per vedere che le striature viola gli avevano invaso ogni centimetro di pelle. Draco urlò ancora più forte.
Poi, non vide più nulla.

Draco si alzò di scatto sul busto emettendo un lamento basso e soffocato. Affondando le mani nell’erba, registrò a poco a poco il sole alto nel cielo, gli alberi, la radura ed Hermione stesa accanto a lui. Una fitta alla spalla gli ricordò un altro dettaglio. Le sottili striature viola erano arrivate al gomito e si stavano facendo strada verso la mano sinistra.
Si voltò verso Hermione e la vide ancora ferma nel sogno. Un urlo muto rivolto al corpo di Draco, gli occhi serrati e le braccia raccolte attorno alla giacca. Draco la scosse violentemente, rendendosi conto con sollievo che riusciva finalmente a parlare.
«Mezzosangue, svegliati. Era solo un incubo.»
Ancora con gli occhi chiusi, Hermione si mosse lentamente. Si aggrappò alla mano di Draco e la strinse con forza, tremando e trascinandolo con sé al suolo. Bloccato a terra, il Serpeverde alzò faticosamente la mano sinistra per scuoterla, digrignando i denti ad ogni scarica di dolore.
Continuò ad accarezzarle lentamente i capelli e a sussurrare il suo nome nella speranza di calmarla. 
Dopo qualche minuto, Hermione spalancò gli occhi e lo cercò con lo sguardo, abbracciandolo prima che lui potesse dire qualcosa. Affondò la testa nella sua spalla, soffocata dai singhiozzi e dalla paura.
«Draco ho fatto un sogno orribile, non puoi immaginare. Non riuscivamo a parlare ed eri pieno di cose viola sul corpo e poi morivi davanti ai miei occhi ed io rimanevo lì
a guardarti e non potevo fare nulla!»

«Lo so, Granger. C’ero anch’io.»
Hermione si staccò dall’abbraccio per chiedergli spiegazioni, ma impallidì quando lo guardò finalmente in faccia. Gli spostò delicatamente il volto e osservo il pomo d’Adamo, deglutendo faticosamente.
«Draco, le cose viola. Sono su tutto il collo.»
Lui impallidì a sua volta, al pensiero di chissà quale maledizione lo stava infestando.
Prese un respiro profondo e si guardò intorno. La paura per Bellatrix, per Hermione e per quella malattia sconosciuta lo stavano soffocando, ma non le avrebbe mai permesso di morire in quella foresta per colpa sua.
Stringendo la mano di Hermione, si fece forza e si alzò in piedi, sperando che lei non si rendesse conto della sua debolezza.
«Mezzosangue, ascoltami. Io sto bene, quindi adesso inizieremo a camminare e non ci fermeremo finché non saremo tornati ad Hogwarts, capito?»
Con un moto d’orgoglio nell’animo, vide Hermione trasformarsi in un batter d’occhio, mettendo da parte la ragazzina spaventata e trasformandosi subito nella Grifondoro spericolata, la stessa che aveva salvato il mondo magico almeno tre volte.
«Va bene, ma se inizierai a star male ci fermeremo e mi farai dare un’occhiata a quel maleficio.»
Draco annuì in silenzio, sentendo spuntare un sorrisetto malizioso, il primo dopo molti giorni.
I due si guardarono un’ultima volta negli occhi.

Mano nella mano, poi, si inoltrarono nella Foresta Proibita.

  
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