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Autore: Fiamma Erin Gaunt    23/03/2020    12 recensioni
[STORIA A OC - ISCRIZIONI CHIUSE]
L'anno accademico 1978/1979 è un anno veramente particolare per Hogwarts. Nel mondo magico infuria la lotta tra i Mangiamorte e l'Ordine, ma all'interno della scuola i fratelli e le sorelle degli appartenenti alle due fazioni operano una divisione non meno netta e potenzialmente distruttiva.
Hogwarts riuscirà a non soccombere al conflitto che si svolge sia dentro che fuori dalle sue mura?
[NB: I Malandrini sono già diplomati, per cui appariranno (forse) solo in modo marginale nel corso della storia. In linea temporale ci troviamo all'ultimo anno di Regulus]
Genere: Generale, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Maghi fanfiction interattive, Mangiamorte, Nuovo personaggio, Ordine della Fenice, Regulus Black
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Capitolo 1

 

 

 

 

1 settembre 1978

Londra, Hogwarts Express

 

 

 

- Scrivici non appena arriverai a scuola, siamo curiosi di scoprire in che Casa finirai. Presta attenzione a quello che ti dice tua sorella e… -

Marlene alzò gli occhi al cielo, roteandoli al sentire le raccomandazioni con cui i suoi genitori stavano inondando le orecchie della povera Clarisse. Le sembrava quasi di essere tornata al primo anno, quando il discorso sul fare affidamento sui gemelli era toccato a lei. Come se poi i suoi fratelli, entrambi smistati a Grifondoro, l’avessero mai effettivamente tenuta d’occhio; questo salvo le poche volte in cui qualche ragazzo si era avvicinato a lei, ben inteso.

- Non stiamo partendo per la guerra -, sospirò alla fine, - perciò potete lasciarci prendere il treno senza alcuna preoccupazione. Clarisse starà benissimo, io e i miei amici vigileremo su di lei senza sosta, ora possiamo andare? –

Clarisse le rivolse un’occhiata preoccupata, mentre si facevano largo tra la folla di genitori intenti a salutare i figli, dirette verso la scaletta del treno.

- Vigilerai davvero su di me in continuazione? –

- Certo che no -, la rassicurò scompigliandole i capelli biondo rossicci, - ma dovevo pur dirlo se volevamo toglierci dai piedi mamma e papà, no? –

La sorellina annuì, sollevata, sorridendole mentre cercava di trascinare in avanti il suo baule.

Marlene si alzò in punta di piedi, alla ricerca di qualche faccia familiare. Finì con il perdere l’equilibrio, sbilanciandosi in avanti, e impattò contro una schiena alta e una folta chioma bionda.

Il ragazzo si voltò verso di lei, aprendosi in un sorriso smagliante quando la vide. L’imbarazzo, che inizialmente aveva assalito Marlene, svanì dal suo volto e in men che non si dica gettò le braccia attorno al collo del ragazzo e l’attirò a sé.

- Ciao, Arkell! –

Lo strinse in uno dei suoi celebri abbracci spaccaossa, ignorando le rimostranze di lui e le risatine di sua sorella.

- Ciao, Marley. Pensi che riuscirai a farmi tornare a respirare prima o poi? –

Sciolse la presa, continuando a sorridergli, poi gli indicò la sorella: - Lei è Clarisse, mia sorella, comincia il primo anno. –

Il Grifondoro le tese la mano, constatando il rossore che aveva preso possesso del volto leggermente paffuto dell’undicenne, - Piacere di conoscerti. –

Poi fece vagare lo sguardo sui loro bauli e aggiunse: - Permettete che vi dia una mano a portarli nello scompartimento? –

Mentre le due McKinnon annuivano, e il Grifondoro le precedeva facendo levitare i bagagli alla ricerca di uno scompartimento libero, Clarisse diede di gomito alla sorella.

- Marley… -

- Sì? –

- Tutti i ragazzi di Hogwarts sono belli come lui? –

Marlene proruppe nella sua solita risata imbarazzata e allontanò una ciocca dal volto: - Non tutti, Arkell è tra quelli che alzano decisamente la media. –

- Bene, allora spero di finire a Grifondoro come i gemelli. –

La Corvonero scosse il capo, ridendo della spontaneità del commento della più piccola, poi accompagnò Arkell fuori dallo scompartimento.

Rimase ferma sulla soglia, la porta scorrevole chiusa quasi del tutto, e sondò gli occhi castani del ragazzo: - Raggiungi il resto della tua squadra? –

- Già. Ti inviterei a trascorrere il viaggio con me, ma immagino che sarebbe un po’… -

- Strano? Già -, concluse per lui, - ma non preoccuparti. Amelia e Benjamin dovrebbero arrivare tra poco, immagino siano ancora impegnati nella ricerca di Hestia. –

Arkell tamburellò appena contro lo stipite della porta, poi si decide a domandarle: - Magari ci vediamo dopo il banchetto? –

Quella sì che era un’ottima idea, specialmente dato che avevano passato l’intera estate a scriversi e a uscire insieme ogni qualvolta fosse possibile. Non era nulla d’ufficiale, ma la sua indole curiosa moriva dalla voglia di essere soddisfatta e scoprire, finalmente, se tra lei e Arkell potesse esserci qualcosa di più.

- Mi sembra perfetto – assicurò.

Lo vide lanciare un’occhiata al corridoio, trovandolo vuoto, per poi chinarsi a sfiorarle le labbra con le sue.

- Ci vediamo dopo. –

 

 

 

Valya si lasciò ricadere su uno dei sedili dello scompartimento, che lei e i suoi amici avevano faticosamente conquistato, e lanciò un’occhiata incredula alla quantità di dolciumi che affollavano il tavolino posto al centro.

Riversati sulla superficie lignea, c’erano infatti dolci di ogni genere e sorta, sia comprati dal carrello che quelli portati da Adam e Shari. Guardandoli da fuori tutti si sarebbero domandanti cosa potesse accomunare due Serpeverde e due Tassorosso, specialmente se si considerava che non condividevano neppure il medesimo Stato di sangue, eppure quella quantità industriale di zuccheri era la risposta più ovvia.

Si erano incontrati per la prima volta durante il viaggio sull’Espresso del primo anno, quando si erano tutti accalcati attorno al carrello ed era nata una vera e propria diatriba per decidere a chi spettasse l’ultimo pacchetto di Cioccorane. Alla fine avevano deciso, di comune accordo e motivati perlopiù dall’enorme quantità di cibarie che avrebbero messo insieme se si fossero riuniti, di occupare il medesimo scompartimento.

Avevano passato il viaggio mangiucchiando dolci e conversare era venuto loro talmente naturale, che si erano accorti di cosa avessero fatto solo quando il fischiare dell’Espresso aveva annunciato loro di essere giunti in prossimità di Hogwarts. Il fatto che il Cappello Parlante li avesse smistati in coppia nelle rispettive Case, poi, aveva finito con il cementificare il rapporto che si era instaurato.

Così Shari e Adam avevano finito con il passare molto tempo insieme, approfittando del tempo libero per sgattaiolare nelle cucine di Tassorosso e mettersi ai fornelli per produrre leccornie dolci di ogni genere; lei ed Hector, invece, si erano avvicinati quando Valya aveva compreso esattamente che tipo di famiglia ci fosse alle spalle del ragazzo. Essendo una Nata Babbana, infatti, non aveva la minima idea di chi fossero i Macnair né di quale fosse la loro reputazione all’interno del mondo magico.

Le erano bastate poche insinuazioni per capire che erano ferventi sostenitori di Colui-Che-Non-Doveva-Essere-Nominato.

Eppure Hector non aveva mai dato dimostrazione di essere troppo toccato dal suo essere una Sanguesporco, come l’avevano etichettata molti dei suoi compagni di Casa, e non si era scomposto minimamente quando il Cappello Parlante l’aveva assegnata a Serpeverde.

Probabilmente c’entrava il fatto che, tra i membri verde argento, entrambi venissero guardati di sottecchi: lui perché era una delusione, lei perché disonorava l’intera Casa con la sua sola presenza.

Sì, di sicuro era stato quello che li aveva spinti a cercare la compagnia reciproca e il fatto che Adam e Shari li accettassero senza pregiudizi aveva cementato automaticamente l’esistenza del quartetto.

Ed ora eccoli lì, alle prese con l’ennesima discussione dolciaria.

- Vi rendete conto che abbiamo cibo in abbondanza per tutto il treno, vero? –

Shari annuì, mangiucchiando una Cioccorana.

- Abbiamo ripulito la signora del carrello prima che arrivasse chiunque altro. –

- Quindi -, constatò lentamente la Serpeverde, - perché questi due testoni discutono su quei biscotti? –

Hector si voltò verso di lei, approfittando della sua rapidità per sottrarre l’ultimo rimasto da sotto il naso di Adam, e glielo mostrò: - Chiaramente non ti rendi conto di che razza di prelibatezza siano. –

- No -, ammise sorniona, - ma mi rendo perfettamente conto che se i Mangiamorte cominciassero a distribuire biscotti vi unireste subito a loro. –

Shari scoppiò a ridere davanti alle espressioni indignate dei due ragazzi, dandole man forte: - Sarebbero i primi della fila. –

- Insinuate forse che i dolciumi possano comprare la nostra morale? – chiese Adam, inarcando un sopracciglio, fintamente indignato.

Nello stesso momento, Hector prese un morso del biscotto, masticandolo lentamente per godersi il più possibile la sensazione burrosa della sua consistenza contro la lingua, e scherzò: - Stiamo parlando di biscotti in generale o di questi in particolare? –

- Biscotti in generale. –

- Ah… no, allora no. –

Le risate invasero lo scompartimento.

Tornare a Hogwarts era bello, considerò Valya, li aiutava a mantenere la mente lontana da tutto quello che stava accadendo fuori dalle alte mura del castello.

Dava loro qualche attimo di respiro dopo un’estate a dir poco infernale.

 

 

 

Quando Alys aprì la porta scorrevole dello scompartimento, annaspando sotto il peso della sua copia del Settimanale del Quidditch, il mantello ripiegato della divisa e la scorta di cibarie, trovò due dei suoi migliori amici stravaccati sui rispettivi sedili.

Condividevano un articolo sul nuovo set di mazze da Battitori, corredate di lucido per i pomelli d’ottone, panni e quant’altro; erano così presi dalla lettura che la degnarono di un’occhiata solo quando sbuffò.

- Comodi, mi raccomando, che non vi passi per la testa di darmi una mano. –

Alphard alzò lo sguardo dal giornale, sollevandosi quanto bastava per toglierle di mano i dolci, e la invitò ad accomodarsi davanti a loro.

- Grazie, a quanto pare c’è ancora qualcuno che possiede un minimo di galanteria. –

- Galanteria? Eppure sono sicuro di averti sentita ripetere, diverse volte quest’estate a onor del vero, che non sei una di quelle stupide ragazzine che non si prendono cura di se stesse perché temono di rompersi un’unghia. Se vuoi la parità dei sessi, bambolina, devi accettare sia il bello che il brutto della situazione – replicò, sentendosi chiamare in causa, condendo il tutto con il suo solito sorrisetto sornione.

Alys fece svettare in aria il medio, mimando un bacio a mezz’aria, cosa che fece scoppiare a ridere Alphard ed estese anche il sorrisetto di Antonin.

- Ma che gesti sconsiderati, bambolina. Una signorina come si deve non dovrebbe mai fare cose del genere; cosa direbbe tua madre se venisse a… -

Non riuscì a finire la frase, perché una Cioccorana lo centrò in piena fronte.

- La prossima volta ti tiro una scarpa – lo ammonì.

- Che minaccia scioccante. –

- Non la provocherei oltre -, intervenne Alphard, - perché sono sicuro che lo farebbe. –

Per nulla impressionato, Antonin si allungò sul tavolino e afferrò una manciata di liquirizie.

Mentre ne scartava una, Alphard lanciò un’occhiata al suo orologio da tasca.

- Come mai ci hai messo così tanto per prendere qualche dolce? –

Il bel volto di Alys si rabbuiò come se avesse fatto la domanda peggiore della sua vita. Eppure non riusciva a capire cosa ci fosse che non andava.

- Macnair e la sua banda di disadattati socialmente inetti hanno preso d’assalto il carrello dei dolci. Ci hanno messo una vita, così la fila è rallentata all’inverosimile – replicò, facendo schioccare la lingua con fare stizzito.

- Ah. –

Ed ecco anche spiegata l’assenza della consueta piuma di zucchero alla cannella, che Alys si gustava durante ogni singolo viaggio sull’Espresso, e di qui il suo conseguente malumore.

- Spero che diventino delle palle di brufoli e ciccia, dovrebbero rotolare in giro per il castello e io potrei prenderli a calci per i corridoi. Così sì che imparerebbero a non rubarmi… -

Antonin si alzò in piedi a metà del suo sproloquio, uscendo dallo scompartimento senza una parola.

I due si scambiarono un’occhiata perplessa, che venne ripagata quando il Corvonero fece ritorno poco dopo.

Stringeva in mano una Piuma di zucchero alla cannella.

La porse ad Alys, che lo guardò con tanto d’occhi.

- Ecco fatto. –

- Sei andato a rubargliela? Oppure li hai minacciati? – chiese, incredulo, Alphard.

- Ma per che razza di troglodita mi avete preso -, sbuffò Antonin di rimando, - gliel’ho semplicemente chiesta. Specificando che un’Alys sul piede di guerra per tutto il viaggio in treno avrebbe messo sul piede di guerra me. Hanno considerato l’eventualità e me l’hanno ceduta senza troppe storie. –

- Quindi sì -, considerò la ragazza, - li hai minacciati. –

- Mangia la tua stupida Piuma o la butto via. –

- Va bene -, succhiò la piuma assaporandone l’aroma di cannella, - ma posso fare una domanda che non riguarda né le minacce né te in particolare? –

- Dov’è Alther? –

I due ragazzi si scambiarono un’occhiata complice, che ebbe il potere di far alzare le mani ad Alys.

- Come non detto, non lo voglio sapere, voglio vivere nella più beata ignoranza. –

 

 

 

Un urlo squarciò il silenzio del corridoio vicino al loro scompartimento. Era decisamente femminile e oltremodo furioso.

E davvero molto, sospettosamente, familiare.

Hestia rivolse un’occhiata eloquente all’indirizzo di Benjamin e Marlene.

- Sono io o quella era decisamente la voce di Amelia? –

- Difficile dirlo da qui -, considerò Marlene, - ma da come l’ultima parola ha preso un’inclinazione verso l’alto sembrerebbe proprio di sì. –

Benjamin si alzò, facendo scorrere la porta dello scompartimento e sporgendosi per vedere cosa stesse accadendo.

Vide che anche altri studenti, a pochi metri di distanza da loro, avevano fatto la stessa identica cosa.

Audrey e Jade incrociarono il suo sguardo, di ritorno dal bagno delle ragazze, e rallentarono fino a fermarsi alla sua altezza.

- Credo che Amelia stia per uccidere Rosenroth – asserì Jade, giocherellando disinvolta con una ciocca di lunghi capelli biondi.

- Il che, di per sé, non sarebbe questa gran perdita -, le venne dietro Audrey, - ma forse è meglio se provate a calmarla. Ci avrei parlato io, ma anche se siamo nella stessa Casa dubito di avere abbastanza ascendente da calmarla. –

Marlene fece capolino da dietro l’amico, domandando: - È davvero messa così male? –

- Fuori dalla grazia di Tosca -, confermò la rossa, - non credo di averla mai vista così. –

Prima ancora che potesse assicurare che ci avrebbero pensato loro, Hestia afferrò sia lei che Benjy per un braccio e li tirò con sé verso la direzione delle urla.

Non riusciva a sentire cosa stesse dicendo Rosenroth, ma conoscendolo era sicuramente qualche replica beffarda che contribuiva a mandare ancora più il sangue al cervello ad Amelia, ma in compenso sentì chiaramente quello che Jade disse all’amica: - Uffa, avremmo potuto fare finta di nulla, Amelia Bones che Schianta qualcuno non è uno spettacolo che si vede tutti i giorni. –

 

 

 

Alther osservò il piccolo drappello in avvicinamento con un sorrisetto sfrontato sul viso. Hestia Jones guidava la delegazione, o per meglio dire trascinava gli altri due, con uno sguardo battagliero.

- Guarda, sta arrivando la cavalleria, Bones. –

- Te la do io la cavalleria, razza di deficiente – sbuffò Hestia, spintonandolo mentre si avvicinava all’amica.

Amelia aveva il bel viso rosso per la rabbia, teneva le mani strette a pugno, e sembrava davvero starsi facendo violenza pur di non mettere mano alla bacchetta e cancellare una volta per tutte quell’espressione dal volto del Corvonero.

Hestia le prese il volto tra le mani, costringendola a smettere di guardare verso Alther e focalizzarsi solo su di lei.

- Amy, che succede? –

- Succede che lo ammazzo –, decretò, - o me lo togli da davanti o lo faccio volare giù dal treno. –

Bene, a quanto sembrava Rosenroth aveva esagerato più del solito.

Lo fronteggiò a brutto muso, puntandogli contro un dito.

- Cosa le hai fatto? –

- Assolutamente nulla -, replicò sgranando gli occhi, - sono innocente. –

Certo, lui era innocente e lei era mago Merlino.

Parve leggerle nel pensiero, perché abbozzò un sorrisetto malandrino: - Cioè, magari non proprio innocente, ma in questo particolare caso non ho combinato nulla di male. –

A giudicare dallo stato dei suoi abiti, spiegazzati come se qualcuno si fosse ricomposto in fretta e furia, e dal rossetto che gli macchiava il collo dubitava seriamente che non avesse fatto nulla.

Questo, però, non giustificava la sparata di Amelia.

- Signor innocente dei miei stivali, levati dai piedi – decretò alla fine, prendendo sottobraccio Amelia e portandola via.

Quando furono abbastanza lontane da essere certe che nessun altro le ascoltasse, Hestia si arrischiò a chiedere: - Cosa è successo? –

- L’ho beccato con una Grifondoro del quinto anno, nell’anticamera del bagno delle ragazze del terzo scompartimento, e quando ho fatto valere la mia posizione di Prefetto abbiamo cominciato a discutere come al solito. Solo che poi lui… -

- Lui? –

- Mi ha chiesto se volessi rovinare il rientro a scuola anche a lui oltre che ad Alphard – ammise, a voce bassa, gli occhi azzurri improvvisamente lucidi.

Amelia e Alphard Shafiq erano usciti insieme per quasi tutto l’anno prima, avevano rotto un paio di giorni prima che finisse la scuola, e tutti e due erano usciti decisamente a pezzi dalla storia.

Non dubitava che Alphard ne soffrisse, specialmente perché la rottura non era dipesa da lui, ma sapeva che anche Amelia si sentiva uno schifo per come erano andate a finire le cose tra loro.

Insomma, Rosenroth aveva colpito sui tasti giusti per scuoterla.

- Ora capisco perché volevi buttarlo giù dal treno in corsa, probabilmente l’avrei fatto anche io. –

 

 

 

Nathan rientrò nello scompartimento, rispondendo alle mute domande negli occhi dei suoi compagni di Casa.

- Rosenroth e la Bones che discutevano come al solito – rivelò.

- Sai che novità. Mi domando ancora cosa abbia detto il cervello a Shafiq quando ha deciso di mettersi insieme a quella -, considerò Barty da sopra il tema di Storia della magia che stava finendo di ricontrollare, - ha delle manie da despota non indifferenti. –

Regulus replicò, inarcando un sopracciglio e sfoggiando il migliore dei suoi sorrisetti sghembi: - Senti da chi viene la predica. –

Barty sgranò gli occhi, palesemente indignato: - Io non sono un despota, diglielo Nat! –

- Per l’appunto… -

Nathan tossicchiò, soffocando una risata, guadagnandosi un’occhiataccia dal suo migliore amico.

- Beh, Regulus non ha certo tutti i torti. Insomma, non è che tu sia la persona più accomodante a Hogwarts… o sul resto della Terra, per quanto ne so. –

Mentre il ragazzo boccheggiava, all’evidente ricerca di una replica che ponesse fine a tutta quella storia, Regulus e Nathan continuarono a dare sfogo alla loro ilarità.

Alla fine si limitò a puntare un dito contro Nathan, agitandolo in un’imitazione che a tutti loro ricordò spaventosamente Bartemius Crouch senior: - Si può sapere da che parte stai? –

- Io sono neutrale, proprio come la Svizzera. –

- Non provarci nemmeno. E per quanto riguarda te, Reg… il despota rinuncia a correggerti il tema e da oggi entra in sciopero – concluse, abbandonando il foglio sulle gambe del giovane Black.

Questo bastò a cancellare le espressioni divertite dalle facce dei due Serpeverde. Barty seguiva dodici materie, tutte rigorosamente con il massimo dei voti, ed era solo merito suo se anche loro due avevano potuto mantenere una media alta anche nelle materie in cui di per sé non brillavano.

- Dai, Barty… non fare così – provò Regulus, conciliante.

Per tutta risposta, Crouch si lasciò ricadere contro lo schienale del suo sedile e incrociò le braccia al petto, guardandoli dall’alto in basso con supponenza.

Prima o poi li avrebbe davvero ricominciati ad aiutare, dopotutto erano i suoi migliori amici, ma vederli ingoiare l’orgoglio per un po’ sarebbe stato un toccasana per il suo ego.

Insomma, se la stava godendo un sacco.

- Ah, adesso vi appellate al mio buon cuore? Peccato, i despoti non ne hanno uno. –

- Lo sai che senza di te saremmo persi – gli diede man forte Nathan.

- Vedremo -, sentenziò alla fine, - adesso lasciatemi andare alla riunione. –

Uscì dallo scompartimento, ignorando le moine che quei due avevano preso a urlargli dietro per convincerlo del loro sincero pentimento, e bussò piano contro la vetrata di quello in cui si trovavano Rhaenyra e le sue amiche.

Quando gli venne accordato il permesso di entrare, Barty fece capolino e notò all’istante il silenzio in cui era precipitata Lyra Selwyn.

Per quale motivo quella ragazza, nell’arco dei vari anni di scuola, continuasse a fare delle scene come quelle tutte le volte in cui la incontrava non riusciva proprio a capirlo.

- Barty -, salutò Aletha allegramente, - come mai Regulus e Nathan ti urlano dietro cose tipo “mio signore e padrone” o “magnifico rampollo”? –

Liquidò il tutto con un gesto della mano.

- Perché tu e Rhae avete due cugini che hanno dei seri problemi mentali. –

Il sorriso sulle labbra di Aletha si allargò ancora di più: - E pensa che Regulus è l’erede che è venuto meglio. –

- Appunto, immaginati gli altri. –

Le ragazze vennero scosse dalle risate. Poi Rhaenyra si alzò in piedi e accennò all’ora.

- Vogliamo andare alla riunione? –

- Naturalmente. –

Barty si fece da parte, permettendole di uscire per prima e di precederlo lungo l’angusto corridoio.

Quando giunsero a metà corridoio si decise a domandare: - Posso chiederti una cosa, Rhae? –

La ragazza si fermò, voltandosi a guardarlo, incuriosita.

- Certo. –

- Come mai la Selwyn non apre bocca quando ci sono io? –

- Forse dovresti chiederlo a lei… ovviamente conosco il motivo, ma non credo che spetti a me dirtelo. –

Tipica sorellanza femminile, un muro praticamente impossibile da sfondare, specialmente se la detentrice del segreto era Rhaenyra.

Dopo aver ripreso a camminare, ormai in procinto di varcare l’ingresso della carrozza dei Prefetti e dei Caposcuola, tentò un altro approccio.

- Non mi dai nemmeno un indizio? –

Rhaenyra allungò una mano, risistemandogli il nodo della cravatta verde e argento, e si soffermò appena in corrispondenza del primo bottone della camicia.

La pressione della sua mano sul suo petto era gentile, ma la scintilla nelle sue iridi di ghiaccio era a dir poco malandrina.

- Sono sicura che ci arriverai, dopotutto sei tremendamente intelligente, no? –

Interruppe il contatto, voltandosi in una sventagliata di onde corvine che gli portarono il suo profumo alle narici, poi spalancò la porta e interruppe la loro conversazione.

Barty rimase a guardarla per un paio di secondi, interdetto, prima di seguirla all’interno.

Mah, ragazze… chi le capiva era bravo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Non ho dedicato moltissimo spazio a tutti gli OC, ma prometto che già dal prossimo capitolo dedicherò più tempo a chi in questo è apparso di meno. Per il resto, spero che il capitolo vi sia piaciuto.

A presto.

Baci,

Fiamma

  
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