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Autore: Misaki Starlyght    27/03/2020    1 recensioni
[IN REVISIONE - cap 1 di 20]
|| M e r t h u r || M a g i c A U || S c h o o l A U || C u r s e d A U || H a t e to L o v e || S l o w B o r n ||
Long ambientata ai giorni nostri. Cosa succederebbe se un Arthur ribelle e problematico e un Merlin apatico e solitario si incontrassero da adolescenti frequentando la stessa scuola? E cosa accadrebbe se la magia esistesse ancora e venisse praticata
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Balinor, Merlino, Morgana, Principe Artù, Uther | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessuna stagione
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*Morgana apri questa dannata porta!* iniziò ad urlare o meglio ululare, e a grattare la porta per farsi aprire. Ma nessuno venne in suo soccorso. Non voleva arrendersi. Fece il giro della tenuta per entrare dal giardino. Arrivato al cancello in ferro battuto tentò di infilarsi tra una sbarra e l’altra *Guarda cosa mi tocca fare!* Per un momento sembrò riuscirci infilando prima la testa e poi una zampa ma si rese presto conto di essersi incastrato, in quanto il suo busto risultava essere troppo grosso per i miseri centimetri che separavano le sbarre. Tentò di uscire ma una forza invisibile lo precedette, facendolo scivolare via dalle sbarre e spingendolo a qualche metro di distanza dalla cancellata, rotolando. *Ma che diavolo?* Si scrollò la polvere di dosso e si avvicinò di nuovo al cancello. Questa volta però infilò solo una zampa. Pochi secondi e di nuovo si sentì spingere via da una forza invisibile, rotolando per un paio di metri. *Stronza! Non ci posso credere. Lo ha fatto davvero.* Non sapeva cosa fare, ne dove andare. A casa non poteva tornare. In più stava morendo di fame. Era disperato.

Poi una idea gli attraversò la mente. Si diresse alla panetteria della piazza. *Tutti adorano i cani. Troverò sicuramente qualcuno disposto a darmi qualcosa da mangiare.* Fu umiliante anche solo pensarlo, ma sapeva di non avere scelta. Si sedette vicino all’entrata, sfoderando la sua faccia più tenera. Che a quanto pare non funzionò perché la gente più che avvicinarglisi, lo evitata con qualche brutta affermazione: “Non toccarlo, potrebbe avere le pulci o chissà cos’altro”, “è sicuramente un randagio. Meglio non avvicinarsi, potrebbe mordere.” *Amore per gli animali un corno!* Alla fine uscì il proprietario della panetteria. Un uomo basso e grassottello, con le mani e la divisa sporche di farina. -Vattene cagnaccio!! Mi spaventi i clienti!- gli urlò spingendolo via a colpi di scopa. Arthur gli ringhiò dietro arrabbiato mentre si allontanava. *Se solo sapesse che sono il figlio di Uther Pendragon me lo lancerebbe gratis il pane! Stronzo!*

Girò per i vicoli sperando di trovare del cibo. Incontrò un gatto vicino a dei cassonetti in cerca della colazione. *Vuoi vedere che forse ora posso parlare con altri animali?* Si avvicinò al gatto dal pelo grigio. *Ehi ciao. Scusa non è che sapresti dirmi dove posso trovare del cibo?* Il gatto scese dal cassonetto, ma invece di rispondergli, iniziò a soffiare minaccioso, sfoderando gli artigli affilati. Arthur non fece in tempo a scansarsi quello gli tirò una zampata, graffiandogli la faccia. Un ululato di dolore gli uscì dalla gola e batté la ritirata il più velocemente possibile.

*Grandioso. Non solo non mi capiscono gli esseri umani, ma anche gli altri animali. Non posso parlare con nessuno.* Tirò una zampata ad una lattina schiacciata per la frustrazione.

Al momento solo una persona può capirti…Merlin Emrys.

*Fanculo Morgana! Fanculo te e la tua stramaledetta magia del cazzo!*  Si accasciò affamato, frustrato e dolorante sotto un albero della piazza di Camelot. Con la zampa tentò di tastarsi il graffio sulla faccia. Bruciava da morire. *Arthur Pendragon, figlio di Uther Pendragon. Campione indiscusso della Giostra Medioevale alla Avalon High School, battuto da un gatto.* La giornata non poteva andare peggio di così. Da solo, affamato, senza un tetto sopra la testa e ferito.*Come se quell’idiota mi aiuterebbe se glielo chiedessi.* sbuffò affranto. Solo un idiota masochista aiuterebbe la persona che prima lo bullizzava. Tra tutte le persone che c’erano in Camelot, Morgana aveva scelto sicuramente quella che avrebbe preferito farlo morire di fame. E anche se ci avesse provato, cosa avrebbe mai potuto dirgli? *Ciao Merlin. Probabilmente non mi riconosci conciato così ma sono io, Arthur Pendragon. Ti ricordi me? Quello alto e biondo che ti picchia sempre dopo scuola. Sono stato trasformato in un lupo da quella strega di mia sorella. Assurdo vero? A quanto pare solo tu puoi capirmi. Non è che potresti ospitarmi a casa tua e darmi da mangiare?* Si sentì un idiota, e poi odiava Merlin. Il pensiero di dover vivere sotto il suo stesso tetto e farsi dare il mangiare da lui gli fece drizzare il pelo. *Meglio morire di fame che farsi aiutare da quello là. Sai che umiliazione se la gente lo scoprisse.* ma subito dopo il suo stomaco vuoto e affamato contestò la sua affermazione. *Ti odio.*

Anche se avesse solo “preso in considerazione l’idea” di chiedere aiuto a Merlin, restava il fatto che non avesse la minima idea di dove abitasse e Camelot non era certo un paese piccolo. Ripensò ai loro incontri, cercando di trovare degli indizi che potessero aiutare a trovarlo. Gli unici contatti che avevano erano durante le lezioni che avevano in comune e gli incontri dopo scuola. Sapeva che prendeva l’autobus perché lo vedeva salire e scendere all’andata e al ritorno. Questo poteva significare che abitasse più o meno lontano dal centro. Ma non lo aiutava a restringere il campo. C’erano centinaia di vie dentro Camelot, con altrettanti indirizzi diversi. Sarebbe stato come cercare un ago in un pagliaio. Sempre che non fosse morto di stenti prima di trovarlo, ovviamente. Cercò di ricordare se avesse visto qualche dettaglio particolare sul suo zaino, e gli venne in mente che attaccato come porta chiavi aveva la tessera di una biblioteca plastificata. Ma questo diceva solo che gli piaceva molto leggere. Lo zaino però era strano. Non era di marca e nemmeno nuovo. È vero che gli zaini hanno sempre un’aria vissuta, ma quello era mal ridotto sul serio. E ora che ci rifletteva bene, indossava sempre gli stessi vestiti. Quindi, o Merlin andava matto per uno stile da barbone, oppure non aveva abbastanza soldi per potersi permettere un guardaroba più nuovo. E le case con gli affitti più bassi si trovavano alla periferia del paese.

Non poteva essere certo delle sue deduzioni ma almeno aveva un punto di partenza da dove cominciare. Avrebbe dovuto controllare ogni singola casa, ma almeno un quartiere non era una cittadina intera. *Non posso credere che lo sto facendo sul serio.* Si alzò per iniziare ad incamminarsi quando l’orologio del campanile suonò mezzo dì. *Posso dire addio anche al pranzo.*

Raggiunse la periferia, ma solo quando calò la sera trovò finalmente la casa di Merlin. Non sapeva se esserne felice o preoccupato. L’aveva trovato ma resta il problema di dovergli parlare. E già si immaginava il fallimento più totale. Camminò avanti e indietro più volte dal nervoso, cercando di trovare le parole giuste, ma ogni tentativo sembrava peggio del primo. Alla fine a tarda sera si decise. Non aveva alcuna intenzione di passare la notte fuori al freddo, e poi avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di mettere qualcosa sotto ai denti. *O la va o la spacca! Sei un Pendragon, fatti valere!*

Si avvicinò alla porta, e grazie al suo udito sviluppato percepì che Merlin era in casa. Prese un paio di respiri profondi e con la zampa grattò un paio di volte sulla porta di legno, come a bussare. Sentì Merlin spostarsi nella casa e avvicinarsi alla porta. La serratura della porta scattò e si aprì. Arthur si ritrovò il moro sulla soglia con indosso un paio di pantaloni da tuta e una maglietta a mezze maniche blu.

-Ciao. E tu che ci fai qui?- Arthur deglutì a vuoto senza sapere cosa dire. Merlin si sporse dalla porta per vedere se ci fosse qualcuno in torno ma non vide nessuno, allora si inginocchiò davanti ad Arthur per fargli un carezza sulla testa. Fu una sensazione davvero strana per Arthur, essere sfiorato delle mani del moro. Era la prima volta. -Ti sei perso? O sei scappato?- Ancora non rispose. Merlin fece scivolare le mani dalla testa al collo di Arthur per capire se avesse un collare sotto tutto quel pelo. Ma nulla. -Niente collare. Forse sei un randagio.- *Non sono un randagio.* -Chi ha parlato?- chiese Merlin alzandosi in piedi di scatto, sentendo una voce rispondergli. *Io.* -Io chi? Se questo è uno scherzo non è divertente.- *Non è uno scherzo.* rispose Arthur *Sono io. In basso. Il cane.* -Si certo, molto divertente. Chiunque tu sia ti conviene andartene o chiamo la polizia!- *Sono veramente io, idiota!* Merlin si girò a guardare il lupo questa volta. -Ma cosa?- *Sì. Io parlo. E tu puoi sentirmi.* -No, non è possibile. Non sta accadendo.- rispose il moro, che stava iniziando a capire la verità. *Si invece. Sta accadendo eccome. E credimi la cosa non piace nemmeno a me.*

Come un fulmine Merlin, scattò in casa chiudendo la porta dietro di sé. *Hei! Merlin aspetta! Ti devo parlare! Apri la porta!* -Come fai a conoscere il mio nome? Chi sei tu? Chiese Merlin in preda all’ansia. Possibile che fosse il suo cervello a tirargli un brutto tiro. Era peggiorato a tal punto da avere perfino le allucinazioni? *Sono io. Arthur. Pendragon.* - Questo è impossibile!- E non un allucinazione qualsiasi. Bensì un lupo, con la voce di Arthur.

*Lo so che sembra assurdo! Anche io non riesco ancora a crederci. Eri ero nel mio corpo, e sta mattina mi sono svegliato così.* -E sentiamo come avresti fatto?- Forse se assecondava l’allucinazione poi se ne sarebbe andata. *È stata mia sorella Morgana. A quanto pare è una strega e insieme a quelle antipatiche delle sue amiche mi hanno fatto un incantesimo con la magia. Mi hanno trasformato in questo cane e a quanto pare solo tu puoi capirmi.* Non credeva sarebbe stato così facile dirlo. *Mi hai sentito?* -S..si…- *Ottimo. Ora puoi aprire la porta?* Non sapeva dire se aprendo la porta l’allucinazione se ne sarebbe andata o meno. Ma temeva anche di renderla permanente. Come se il gesto di aprire potesse significare un’entrata definitiva, e non era sicuro di voler vedere un’allucinazione a forma di Arthur girare per casa sua. -No.- Non voleva rischiare. *Cosa? Come no? Merlin apri questa porta!* iniziò a gridare il Pendragon grattando la porta. Non era venuto fin li per avere un NO come risposta. -Vattene!- *Non fatto tutta la strada a piedi fin qui, per andarmene via a mani vuote. Apri questa dannata porta!!* -NO!- Urlò Merlin tappandosi le orecchie per non ascoltarlo. Finchè la voce di un vicino urlante attirò la sua attenzione. -Fate tacere quel maledetto cane!!- Perfino Arthur si zittì.

Impossibile…

Pochi secondi dopo, Merlin aprì la porta con la faccia sconvolta. -Tu sei vero.- disse il moro guardando Arthur dall’alto della sua statura. *Già.* Fece un respiro profondo. -E sei Arthur Pendragon.- *Esatto.* Altro respiro. -E sei stato trasformato in un lupo da tua sorella.- *Corretto.* -Tutto questo non ha senso. La magia non esiste.- *Questo era quello che credevo anche io ma…eccomi qua. Sorpresa!* -Ok…supponiamo che io creda a quello che dici. Perché riusciresti a parlare solo con me?- *Forse perché o mia sorella ha una malattia mentale non dichiarata o è davvero una sadica stronza che si diverte nel torturarmi. Non hai idea di quello che ho passato oggi.* -Mi stai dicendo che lo ha fatto…perché voleva liberarsi di te?- *Cosa? No! Non lo farebbe mai…almeno…credo…* -Beh…ti ha trasformato in un lupo. Mi pare piuttosto ovvio.- *Non è questo il punto. Lei mi ha detto che solo tu puoi aiutarmi a tornare come prima. Ha detto qualcosa a proposito del mio vero me stesso, ma non ho idea di cosa voglia dir..* Non fece in tempo a finire la frase che Merlin chiuse la porta un'altra volta.

*Hei aspetta! Merlin! Che fai? Torna qui. Apri la porta!*  -Scordatelo! Se sono l’unico a poterti aiutare, non lo farò.- -Sei ingiusto! Hai visto in che stato sono. Non posso restare così a vita! Apri la porta!* -No! Vattene! Vai a casa o in qualunque altro posto. Io non ti aiuterò. Perché dovrei farlo? Tu non aiuti mai nessuno. Sei solo un bullo molto ricco che si diverte nel tormentare gli altri. Forse è per questo che tua sorella lo ha fatto. E forse te la meriti per davvero questa punizione.- Quelle parole ferirono Arthur come coltelli. Fu duro ascoltarle ma, non poteva negare la loro veridicità. *Non posso tornare a casa. L’incantesimo me lo impedisce. Non ho un posto dove andare.* -Non è un mio problema.* concluse Merlin dietro la porta e il biondo non seppe più cosa fare. Stanco, affamato e sconfortato attraversò la strada raggiungendo la fermata dell’autobus. Almeno lì avrebbe avuto il riparo del tetto in plastica e la luce del lampione. Non poteva fare altro. Aveva fallito. Qualunque fossero state le intenzioni di sua sorella, buone o cattive. Sarebbe rimasto un lupo per sempre.

Merlin si appoggiò con la schiena alla porta e si fece scivolare per terra. Era esausto e…non sapeva definire altro. Era invaso da mille emozioni diverse. Non sapeva definire cosa fosse appena successo tanto era stata assurda la situazione. Ammise di sentirsi appagato nell’avergli detto quelle parole. Arthur era veramente uno stronzo di prima categoria. Si meritava quello che gli era capitato. Chissà che magari, avrebbe imparato un po’ di umiltà prima di torn… -Merda.-

Solo in quel momento si rese conto che se Arthur fosse rimasto un lupo per sempre, lui non avrebbe più avuto il suo sedativo giornaliero. Si era ripromesso di resistere per tre mesi, sapendo che dopo le vacanze estive avrebbero ripreso i loro incontri. Ma con la nuova situazione che si prospettava d’avanti, voleva dire buttare nel cesso la sua unica possibilità. Gli sudarono le mani e un brivido di terrore gli percorse la schiena al solo pensiero di dover tornare alla vita di prima. -Merda.-

Si cambiò le scarpe è uscì di corsa sperando di riuscire a trovarlo. Camminò per qualche metro e lo trovò rannicchiato alla fermata dell’autobus. -Non credo che passerà qualcuno tanto presto.- Arthur alzò il muso sentendo la voce di Merlin *Cosa?* chiese confuso. *Oh…già…* rispose, capendo dopo a cosa si riferisse. *Che cosa ci fai qui? Credevo che non volessi aiutare uno bullo ricco e stronzo.* -È vero. Ma ho cambiato idea.- *Perché?* -Diciamo solo che sono in debito.- *In debito con chi?* -Questo non ti riguarda.- *Come non mi riguarda? Sono io quello che….* -Vuoi entrare in casa sì o no?- *Sì.* Non se lo fece ripetere due volte. -Allora seguimi.-  gli disse incamminandosi verso casa con Arthur al seguito.
  
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