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Autore: RosaRossa_99_    28/03/2020    1 recensioni
"Vado in camera mia…"
Dissi alzandomi dalla sedia
"È un invito?"
Lo guardai malamente
"Ti ringrazio per avermi fatto passare una 'splendida' mattinata"
Virgolettai 'splendida' con le dita, per poi girarmi e andarmene
"Vedrai il pranzo allora!"
Era assolutamente, estremamente odioso.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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Riaddormentarmi era al quanto impossibile e avevo ancora un’ora prima che la sveglia suonasse, quella chiamata mi aveva al quanto scossa, anche perché non mi aveva chiesto niente… aveva solo minacciato le persone a cui volevo bene. Avevo bisogno di schiarirmi le idee, capire cosa volesse da me, così mi alzai, scalciando le coperte, e mi vestii con il mio completo da corsa nero, indossando le scarpe, per poi scendere silenziosamente e uscire di casa.
Non appena aprii la porta, avvertii il venticello fresco accarezzarmi il volto, facendomi rabbrividire. Il tempo caldo stava cambiando, sostituendosi con il freddo secco.
Mi tirai su i capelli in una cosa stretta e infilai le Airpods, uscendo dal cancello e iniziando a correre. Passando davanti casa di Stef non potei fare a meno di girarmi a guardarla, notando il silenzio assoluto e le imposte del piano superiore tappate: stavano ancora dormendo tutti, e come biasimarli… era ancora l’alba. 
Aprii il cancello del residence, immettendomi nella strada e iniziando la mia corsa disperata, cercando di ordinare i fatti e gli avvenimenti dell’ultimo periodo.
Ormai conoscevo una mezza verità su Stef, la sua storia, o almeno una parte. Ero consapevole che non mi avesse detto tutto e che ci fossero molte cose ancora all’oscuro. 
Sapevo che suo padre era immischiato in faccende losche, coinvolgendo anche lui, e in qualche modo di tutto questo facevano parte anche Zayn e un carico. La polizia era dalla parte di Aron, rendendo tutto ancora più sospetto, e c’era anche sua madre… suo padre aveva commesso il suo assassinio quando lui era solo un bambino… e io mi ero appena andata ad impelagare in tutto quello, ma non me ne pentivo. Volevo davvero aiutare Stef, non lo avrei lasciato solo. Ma la chiamata di Zayn complicava tutto… perché ora sapevano che probabilmente io ero un qualcosa con cui ricattare Stef. Forse ora riuscivo a capire perché volesse allontanarmi a tutti i costi...
Non mi ero resa conto di quanto stessi correndo veloce, fin quando le mie gambe cedettero esauste, facendomi atterrare a terra in ginocchio. Riuscii ad atterrare sulle mani, evitando di finire con la faccia spalmata sul pietrisco della strada, e rimasi in quella posizione per qualche minuto, mentre le lacrime rigavano le mie guance e mille pensieri frullavano nella mia testa, togliendomi il fiato. Chiusi gli occhi, tappandomi le orecchie

“BASTA!”

Urlai. Probabilmente se qualcuno mi avrebbe visto non avrebbe pensato due volte ad etichettarmi come folle, e come dargli torto… 
Cercai di stabilizzare il respiro rotto dai singhiozzi e regolarizzare il mio battito cardiaco. Non potevo mostrare nessuna emozione a Stef, o avrebbe capito che era successo qualcosa. Così mi sollevai da terra, spolverando le ginocchia e guardando i palmi delle mani, leggermente scorticati dall’impatto con il terreno. Guardai il telefono, notando che oramai si erano fatte quasi le sei e mezza, e così ricominciai a correre verso casa. 
Ero arrivata a circa metà strada quando con la coda dell’occhio notai una macchina nera; avrebbe potuto essere normale, magari qualcuno che andava a lavoro, eppure questa si ostinava a non sorpassarmi, mantenendo un’andatura calma, andando esattamente al mio passo.
Sbiancai, non riuscendo a guardare chi ci fosse alla guida, ma a questo punto avevo le mie ipotesi. Non dovevo mostrare paura, non potevo farmi mettere i piedi in testa. Così mi fermai, non cercai di scappare, e probabilmente questa sarebbe stato una grandissimo sbaglio.
Anche la macchina si arrestò non appena giunse davanti a me e mi avvicinai cautamente, notando il finestrino oscurato abbassarsi lentamente e un ciuffo nero corvino farsi spazio nella visuale

“Buongiorno tesoro! Sapevo che il mio consiglio “alzati e splendi” avrebbe dato i suoi frutti”

Serrai i pugni, cercando di mantenere la calma, e presi un profondo respiro prima di parlare

“Cosa cazzo vuoi”

Lui ghignò e i suoi occhi castani scrutarono il mio viso, ancora con gli occhi gonfi e rossi per il pianto di poco prima. Probabilmente cercava un qualche sentore di paura o sottomissione, ma trovò solo uno sguardo di marmo e impassibile, cosa che fece aumentare il suo sorriso perverso

“Smettila di giocare all’eroina e di impicciarti in cose che non ti riguardano, prima che qualcuno possa farsi male”

Strinsi ancora di più i pugni, conficcando le unghia nel palmo per mantenere il controllo, cosa non affatto semplice. Mi sarebbe proprio piaciuto fargli sparire quel sorrisetto dalla faccia a suon di pugni, almeno avrei messo in pratica il corso di Boxe che avevo fatto qualche anno prima…

“Non mi fai paura, Zayn”

Lui si avvicinò, sporgendosi dal finestrino e facendomi indietreggiare, colta dalla sorpresa

“Io credo proprio di si”

Sussurrò, a pochi passi dal mio volto, per poi ritornare nell’abitacolo della sua vettura

“Stai attenta a quel che fai. Non vorrei proprio rovinare il tuo bel faccino”

Serrai la mascella, mollando un calcio alla fiancata dell’auto e lasciando un’ammaccatura al quanto pronunciata

“Vaffanculo”

Sputai tra i denti, facendo scoppiare in una fragorosa risata Zayn

“Stef se l’è scelta proprio bene… non oso immaginare come sarai a letto… ci vediamo in giro, tesoro”

Fece l’occhiolino, per poi partire a tutto gas per la strada, e io alzai il dito medio, mandandolo ancora una volta a farsi fottere.
Fanculo le sue minacce, fanculo tutto. Avrei aiutato Stef, non importava il prezzo, anche a costo di sparire dal paese e cambiare identità. Papà magari mi avrebbe aiutato… lavorando in un certo senso per il governo avrebbe potuto conoscere qualcuno in grado di far sparire le sue tracce… o le nostre, insomma, chi volevo prendere in giro? Sicuramente non sarei rimasta lontana da lui, a non fare niente. E poi… un po' di brivido non ha mai ucciso nessuno, no?
Ricominciai a correre, spingendo oltre i miei limiti, arrivando in pochi minuti a casa. Feci doccia e shampoo e mi vestii di fretta, indossando un paio di jeans strappati sulle ginocchia, delle sneakers bianche e una blusa del medesimo colore, accompagnata da una giacchetta e da una borsa beige. Lasciai i capelli ancora umidi sciolti e scesi di corsa le scale, salutando mio padre, e uscii di casa, notando già la macchina di Stef davanti l’ingresso

“Ei”

Mi salutò lui con un bacio a stampo, che mi fece sorridere

“Ciao a te”

Ricambiai.
Arrivammo a scuola e dopo esserci salutati, andai alla ricerca di Kylie, non trovandola da nessuna parte. Le lezioni stavano per iniziare e mi ricordavo che avremmo avuto lezione insieme, così afferrai il telefono per chiamarla, ma non rispose. 
Un senso di ansia si fece spazio nello stomaco, stringendolo come una morsa. Corsi in bagno per sciacquarmi la faccia ma sentii dei pianti provenire da un cubicolo, così bussai

“Ei? Tutto bene?”ù

I singhiozzi cessarono 

“S-sophie?”

Riconobbi la voce spezzata

“Kylie?! Che è successo? Apri!”

La porta si sbloccò subito dopo, facendomi notare la mia amica seduta sulla tavolozza del gabinetto; grosse lacrime le cadevano dagli occhi. Mi affrettai ad entrare, richiudendomi la porta alle spalle, e l’abbracciai, accarezzandole i capelli per cercare di farla calmare

“Ei, ei. Che è successo?”

“I-il ristorante”

Cercò di parlare ma la voce era spezzata continuamente dal pianto

“Prendi un bel respiro, Ky, respira”

Cercai di tranquillizzarla

“I-il rist-torante ha preso f-fuoco. M-mio padre...”

La frase venne rotta da un ulteriore singhiozzo

“mio padre era dentro!”

Sbiancai di colpo, cercando di negare l’evidenza in tutti i modi. Zayn non poteva, non doveva

“Oddio...”

Sussurrai, abbracciandola più forte

“È in os-spedale… ha un ustion-ne di s-secondo grado su buona parte del braccio e della sc-chiena”

Tornai a respirare, non rendendomi conto di aver trattenuto l’aria. Avevo pensato al peggio

“Ma si riprenderà, Ky. Stai tranquilla, lui starà bene”

Lei annuì, stringendosi a me. Restammo così fin quando lei si calmò del tutto, per poi uscire dal cubicolo

“Scusami… ti ho fatto perdere la lezione...”

Sorrisi

“Per favore! Sai che è una noia mortale la Benson…”

Ridacchiai riferendomi alla professoressa di Scienze, e lei annuì

“In effetti...”

Uscimmo dal bagno, per recarci alla prossima lezione che avremmo avuto separate, e così ci salutammo per poi dirigerci nelle due direzioni opposte. 
Non appena raggiunsi la porta dell’aula, il mio cellulare cominciò a squillare, così lo estrassi dalla tasca leggendo l’anonimo e sapendo già a chi appartenesse quella chiamata

“Come sta il padre di Kylie?”

Serrai la mascella, allontanandomi dall’aula 

“Tu! Come hai potuto?!”

Lui ridacchiò al telefono, cantilenando 

“Ti avevo avvertito, piccola Sophie. Stai attenta, la prossima volta potrebbe non cavarsela con delle semplici bruciature. Magari potrei prendere di mira Kylie… forse così capiresti meglio”

“Non oser-”

“A presto, tesoro”

Non mi diede il tempo di rispondere che attaccò il telefono, lasciandomi con la rabbia ribollire nelle vene.

Erano passate ormai sei ore e la scuola era finita, così mi recai nel parcheggio in cerca di Stef, vedendolo non lontano da me, poggiato sul cofano della macchina intento a fumarsi una sigaretta.
Presi un respiro profondo mettendo su il sorriso più finto possibile, avvicinandomi. Non appena si accorse di me gettò la sigaretta a terra, incrociando le braccia e mettendo in evidenza i suoi muscoli e i suoi tatuaggi. Era proprio una bella visione, in grado di attirare l’attenzione di chiunque

“Ciao, splendore”

Mi salutò, mostrando una fossetta.
Mi avvicinai a lui, avvolgendo le braccia al suo collo e baciandolo. Lui ridacchiò, portando le sue mani sulla mia schiena, avvicinandomi di più a lui, e ricambiando il baci appassionato

“Ti fanno bene tutte queste ore di scuola vedo...”

Sussurrò sulle mie labbra con un ghigno, e io gli diedi un pugno sul braccio, facendolo ghignare ancora di più

“Sta zitto”

Mi diede un altro bacio, sta volta più calmo per poi staccarsi dalla macchina

“Andiamo”

Mi girai per entrare in macchina, ma prima di salire notai gli sguardi di puro shock dipinti sui volti degli altri ragazzi, in particolare potei bearmi dello sguardo di pura rabbia sulla faccia di Molly, così alzai una mano muovendo le dita per salutarla, cosa che le fece sbattere il piede a terra come se fosse stata una bambina e andarsene. Okay, forse ero stata leggermente stronza… ma una volta ogni tanto ci stava. E poi lei si sentiva la proprietaria del mondo intero, era divertente smontarle almeno una volta quella condizione.
Non appena chiusi lo sportello e mi girai a guardare Stef notai il suo sopracciglio alzato

“E quello cos’era?”

Alzò un angolo della bocca

“Quello cosa?”

Sbattei le ciglia innocentemente, cosa che lo fece ridere e scuotere la testa

“Sei incredibile, Sofia Fiore”

Disse in italiano, facendomi venire brividi lungo la colonna vertebrale. Era proprio sexy quando parlava un’altra lingua con il suo accento inglese.
Durante il tragitto pensai a quello che era successo al padre di Kylie e alla chiamata di Zayn… ormai ci ero dentro fino alla testa, non potevo fermarmi. Dovevo solo cercare di stare più attenta, continuare a investigare per conto mio senza farmi scoprire e trovare una situazione che potesse aiutare Stef.

Erano le due e non riuscivo a prendere sonno, mi giravo e rigiravo nel letto, troppo presa dai miei pensieri. E questo restare sveglia mi fece sentire dei suoni provenienti dall’esterno, così mi alzai incuriosita, sbirciando dalla finestra e notando Stef sulla porta di casa sua dirigersi alla macchina. Cosa stava facendo a quell’ora? 
Non persi tempo, infilando un leggigns e una felpa con cappuccio neri, correndo al piano di sotto silenziosamente dirigendomi verso il boxe. Quando stavo per entrare in macchina, notai la moto di mio padre e sorrisi tra me e me. Con quella di sicuro sarei passata più inosservata e avrei potuto pedinarlo meglio, così senza pensarci un secondo di più infilai il casco integrale, saltando sul sellino e accendendo la moto, sentendo l’adrenalina a mille, e uscendo dalla villa e dal residence. 
Vidi in lontananza la sua macchina viaggiare ad una velocità sostenuta, e così feci rombare la moto iniziando il mio pedinamento, mantenendo una certa distanza.
Probabilmente se si fosse accorto di essere seguito sarebbe stato un bel problema, ma a mio vantaggio andava il fatto che lui non sapesse dell’esistenza della mia moto, e il casco copriva il mio volto, rendendomi irriconoscibile.

Dopo circa venti minuti la sua macchina entrò in un’area industriale al quanto mal ridotta, rallentando e fermandosi dinanzi un capannone dismesso e decadente.
Certo che avevano proprio una passione per le cose vecchie e rotte…
Posteggiai la moto dietro un muro lì vicino, nascosta ad occhi indiscreti, e dopo essermi tolta il casco mi feci strada avvicinandomi cautamente all’ingresso del capannone, dove avevo visto Stef. 
Vi entrai facendo scorrere lo sguardo a destra e sinistra, per poi seguire le voci nascondendomi dietro delle casse e delle scatole depositate in un angolo. 
Mi sporsi, assicurandomi di non essere vista, notando uno di quei ragazzi che avevo visto già alla serra prendere da un furgone nero dei grossi container in legno con delle cifre e numeri stampati in grassetto sui lati, aiutato da un altro che non seppi riconoscere

“Sono tutte?”

Stef entrò nella mia visuale di spalle. Era teso, lo potevo notare dalle tensione accumulata sulla sua schiena 

“Si sono tutte”

Lui annuì, avvicinandosi ad un contenitore già scaricato e togliendo il coperchio, sporgendosi e controllandone il contenuto.
Da questa posizione non ero in grado di vedere cosa ci fosse all’interno e la mia curiosità mi stava divorando viva, così cercai di sporgermi ancora di più, ma mi bloccai sentendo la voce di Zayn

“Come sta la ragazzina?”

Notai i pugni si Stef serrarsi fino a far diventare le nocche bianche

“Lasciala fuori da tutto questo”

La sua voce uscì severa cupa

“Oh, ma il problema non sono io… è lei che continua ad impicciarsi in cose che non la riguardano. Non è vero, tesoro?”

Il respiro mi si mozzò in gola, non poteva avermi visto, ma quando notai il suo sguardo puntato sul mio nascondiglio cambiai idea. Merda 

“Avanti, Sophie. Che ne dici di uscire da là? Oppure preferisci che venga a prenderti con la forza?”

Strinsi i pugni, uscendo lentamente allo scoperto, e subito mi scontrai con gli occhi estremamente arrabbiati di Stef

“Sofia, cosa cazzo ci fai qui?!”

Parlò a denti stretti, ed io mandai giù il grumo formatosi in gola, bloccandomi sul posto. Stef si girò, puntando il suo sguardo su Zayn

“Sono tutte, ora noi ce ne andiamo”

Fece per avvicinarsi a me, ma Zayn scosse la testa divertito, portandosi una mano dietro la schiena ed estraendone una pistola. Sgranai gli occhi a quella vista e lanciai un urlo non appena la puntò verso di me, premendo sul grilletto.
   
 
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