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Autore: LazySoul    30/03/2020    1 recensioni
[Terzo libro della serie "Mai scommettere col nemico", si consiglia la lettura dei due libri precedenti]
Trama:
Hermione Granger è tornata a scuola.
Il mondo magico non è più lo stesso dopo l'ultima guerra, quella contro Voldemort, che ha portato morte e sofferenza nei cuori di molti studenti di Hogwarts.
Hermione però non è sola, ha i suoi amici, oltre a Draco Malfoy, il ragazzo di cui è innamorata.
Non è facile però tornare alla solita e tranquilla routine scolastica.
Non lo è per Hermione, ma non lo è soprattutto per Pansy Parkinson, che sembra essersi allontanata molto dai suoi amici Serpeverde dopo lo scontro della settimana precedente, impedendo a chiunque di avvicinarsi più del dovuto.
Per non parlare di Luna e Blaise, ora una coppia a tutti gli effetti, sempre pronti a condividere la loro saggezza dando preziosi consigli a Daphne Greengrass e Padma Patil, che sembrano continuare a rincorrersi senza mai trovarsi.
Saranno vere le voci che girano? Bellatrix Lestrange vuole davvero vendicare la morte di Voldemort o sono solo pettegolezzi privi di fondamento?
Buona lettura ;)
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Il Secondo Trio (Neville, Ginny, Luna), Il trio protagonista, Padma Patil, Serpeverde | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Mai Scommettere col Nemico'
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11. Where am I?



·≈· DRACO'S POV·≈·



 

La prima cosa che percepii appena ripresi i sensi fu dolore.

Un dolore così lancinante che desiderai tornare nello stato d'incoscienza in cui mi ero trovato fino a pochi secondi prima.

La testa mi pulsava come se si trovasse all'interno di una morsa che ogni pochi secondi si chiudeva un po' di più, comprimendomi dolorosamente le tempie.

Percepivo delle voci, indistinte, lontane, che però non riuscivano a superare il rumore del mio cuore che batteva come impazzito, assordandomi i timpani.

Avevo in bocca un sapore orribile, la gola secca e l'odore di legno marcio che m'invadeva le narici.

Un conato di vomito mi fece rotolare sul fianco, sputai della bile.

Mi sembrava di avere la gola a fuoco.

Udii chiaramente dei passi, lo spostamento d'aria. Qualcuno si era avvicinato al mio corpo riverso a terra, in mezzo alla polvere.

«É vivo?», sentii una voce maschile chiedere, una voce che mi sembrava di aver già sentito, anche se non avrei saputo dire quando e dove.

«Sì, per il momento».

La seconda voce era più familiare e un campanello di allarme si accese nella mia mente nell'udirla.

Bellatrix Lestrange.

«Non rimarrà privo di sensi a lungo, dobbiamo...», la voce di mia zia si affievolì fino a scomparire, sovrastata dal rombare del mio cuore e il rantolare del mio respiro.

Basandomi sull'olfatto e l'udito non avrei saputo dire dove mi trovavo... Non avrei saputo dire nemmeno quanto tempo ero rimasto incosciente.

Ricordavo Hermione, il bacio che mi aveva dato prima di correre a cercare aiuto. 

Dalla situazione in cui mi trovavo, ero abbastanza certo che non fosse riuscita a raggiungere nessuno in tempo. 

Avrei voluto aprire gli occhi, ma continuavo a percepire la vicinanza di mia zia e dell'uomo che non ero riuscito a identificare. Temevo che, aprendo gli occhi, avrei svelato a entrambi di non essere più completamente addormentato. Sapevo cosa mi sarei dovuto aspettare in tal caso dalla mia amorevole zietta: torture e altro dolore.

Continuai quindi a tenere gli occhi chiusi, cercando di regolarizzare il più possibile il mio respiro spezzato dalle fitte di dolore.

«Non capisco», disse l'uomo, il cui tono brusco quasi ringhiante, mi fece venire la pelle d'oca.

In quel momento lo riconobbi: Mulciber. 

«Dovevi introdurti nel castello per uccidere Potter», continuò l'uomo, la cui voce sembrava farsi sempre più tonante: «Ora torni con tuo nipote...»

«Zitto», disse con tono tagliente Bellatrix Lestrange: «So qual era il piano, pensi che sia facile trovare Harry Potter da solo? Draco mi ha scoperto mentre cercavo di introdurmi nello studio del Preside»

«Della Preside», la corresse Mulciber.

Zia Bella rise: «Giusto, dimentico sempre che quella vecchia scopa della McGranitt ora è la Preside».

Ci furono alcuni attimi di silenzio: «Potremmo usare questa situazione a nostro vantaggio», disse Lestrange: «Ci metteranno ore prima di rendersi conto della mancanza di Draco, abbastanza tempo per elaborare un nuovo piano».

Mulciber emise un suono gutturale che sembrava voler sottolineare la sua titubanza, ma non osò controbattere.

Il dolore che provavo alla testa, sembrava peggiorare a ogni secondo che passava, ma dovevo vedere il lato positivo di tutta quella faccenda: zia Bella non sapeva che Hermione si trovava con me poco prima che venissi rapito, e che quindi con molto probabilità tutta la scuola già sapeva quello che era successo.

Le ore che pensava di avere a disposizione per riorganizzarsi, non erano probabilmente altro che una manciata di minuti.

O almeno così speravo.

Quando sentii i loro passi allontanarsi e il forte rumore di una porta chiudersi, provai un moto di sollievo e mi arrischiai a socchiudere lentamente gli occhi.

L'ambiente in cui mi trovavo era angusto, sporco e malamente illuminato. 

Nel mio campo visivo potevo vedere il pavimento coperto da uno spesso strato di polvere, le gambe di quella che dedussi essere una sedia e una porta socchiusa che sembrava dare su una rampa di scale.

L'unica fonte di luce sembrava provenire da una finestrella dai vetri anneriti, le voci concitate di Bellatrix e Mulciber giungevano invece da un luogo indistinto alle mie spalle.

Per non rischiare di attirare la loro attenzione, decisi di rimare immobile, mentre spostavo lo sguardo alla mia destra e sinistra, alla ricerca di qualcosa, qualsiasi cosa che potesse farmi capire dove mi trovavo.

Le pareti erano spoglie, ad abbellirle si potevano vedere solo spesse ragnatele e profonde crepe nell'intonaco. Di fronte a me, oltre ad una sedia, c'era un tavolino le cui gambe tarlate sembravano rimanere in piedi per miracolo e un mobile antico le cui ante aperte mostravano altre ragnatele e un topo morto.

Tornai a concentrarmi sulla finestrella, nella speranza di scorgervi qualcosa di distintivo che avrebbe potuto aiutarmi; ma tutto quello che potevo vedere era il cielo plumbeo.

Presi un profondo respiro e mossi lentamente prima una e poi l'altra gamba, ignorando il forte dolore alle tempie e le fitte alle costole.
Constatai di non avere niente di rotto,  e sospirai di sollievo.

Cercai con la mano tremante di tastare le mie tasche, alla ricerca della mia bacchetta, ma non riuscii a trovarla da nessuna parte, così mi arresi al fatto di essere disarmato e inerme.

Mentre osservavo la porta socchiusa che dava sulle scale, calde lacrime amare mi bagnarono le guance. Se solo fossi stato meno debole, meno dolorante... avrei potuto raggiungere la via di fuga che mi si presentava a pochi passi e lasciarmi alle spalle quella stanza inquietante, Mulciber e zia Bella.

Sentendo un rumore non bene identificato chiusi gli occhi per qualche secondo, nel timore che i miei carcerieri stessero tornando. Quando realizzai che quello che sentivo era il rumore di vestiti che sfregavano contro il legno, capii che non ero solo in quella stanza delle torture.
Arrischiai un'occhiata veloce alle mie spalle e provai sollievo nel vedere la professoressa Bing che, malgrado la debolezza, stava cercando di raggiungermi, strisciando tra la sporcizia.

«Stai bene?», chiese con un filo di voce la donna, osservandomi con sguardo terrorizzato.

Annuii, senza sapere bene perché lo feci. Di sicuro non stavo bene, perché le avevo mentito?

Un rumore di passi in avvicinamento, mi fece tornare nella posizione fetale in cui mi trovavo fino a pochi secondi prima, con gli occhi chiusi e il volto premuto contro la polvere.

«Oh, no, professoressa, se ne vuole già andare?», chiese con tono cantilenante zia Bella: «Temo di non poterglielo permettere», aggiunse.

«Crucio!»

Sussultai all'urlo rabbioso di Mulciber, per poi immobilizzarmi, terrorizzato all'idea che uno o entrambi i miei rapitori avessero visto il mio movimento involontario.

Restai senza fiato ad ascoltare le urla della donna a pochi passi da me, per quelle che mi parvero ore: sentivo i suoi movimenti convulsi, il modo in cui digrignava i denti e le risate isteriche di mia zia Bella.

Dopo un paio di maledizioni Cruciatus, calò il silenzio nella stanza.

«É svenuta», si lamentò l'uomo.

«Controllali, torno subito», disse Bellatrix.

Sentii i passi di zia Bella allontanarsi e scendere delle scale.

Mi chiesi dove fosse diretta.

Un forte colpo alla bassa schiena mi fece gemere di dolore.

Mulciber doveva avermi tirato un calcio.

Cercai di usare tutte le doti recitative in mio possesso per far credere al Mangiamorte di essere ancora svenuto, rimanendo immobile il più possibile.

Sentii l'uomo sputare a terra, poi dopo qualche secondo di silenzio udii i suoi passi dirigersi verso la stanza in cui, poco prima, aveva conferito con zia Bella.

Socchiusi piano gli occhi.

La porta che dava sulla rampa di scale ora era completamente aperta.

Avrei voluto avere la mia bacchetta; così da potermi difendere dai miei rapitori, ma doveva essere rimasta nel castello, dove mi era caduta.

Chiusi nuovamente gli occhi e scacciai i pensieri amari, deciso a non lasciarmi abbattere, non quando ancora non era finita.

Sarei riuscito a salvarmi, Hermione doveva aver avvisato la McGranitt ormai e...

Hermione.

L'avrei rivista?

Avrei avuto di nuovo occasione di scorgere i suoi sorrisi, di sentire la sua voce, di baciare le sue labbra?

Avevamo passato troppo poco tempo insieme e quelle poche settimane erano state stravolte da litigi, guerre e incomprensioni. Quando avremmo potuto avere finalmente la pace che ci meritavamo? Il dolce far niente, oltre ad amarci, a cui agognavo con tutto me stesso?

Probabilmente non avremmo mai ottenuto una pace simile.

La monotonia non avrebbe mai fatto parte della nostra relazione, non quando bastava un nonnulla per litigare, non quando era necessario un suo semplice sguardo per farmi sentire più vivo che mai.

Sentii scricchiolare le scale e un brivido mi attraversò la schiena.

Zia Bella era già di ritorno?

Tenni gli occhi chiusi, per sicurezza e continuai a mantenere sempre la solita posizione fetale sul pavimento; non volevo rischiare di ottenere la stessa cortesia che era stata elargita poco prima alla professoressa Bing o di ricevere altri calci.

Sentii Mulciber borbottare qualcosa nella stanza accanto, poi altri scricchiolii dalle scale.

Il quasi totale silenzio venne spezzato da una voce maschile a pochi passi da me: «Expelliamus!»

Udii chiaramente Mulciber imprecare nella stanza accanto, poi una mano calda percorse il mio viso sporco con una dolcezza che riconobbi all'istante: «Draco?»

Aprii gli occhi, incontrando quelli scuri di Hermione.

«Incarceramus!», urlò Ron Weasley, la bacchetta puntata contro quello che immaginai essere Mulciber.

«Hermione», riuscii a sussurrare con la voce carica di sollievo: «Come hai fatto a trovarmi?»

«Ti spiegherò quando saremo al sicuro», disse lei, sistemandomi i capelli dietro alle orecchie, un dolce sorriso a illuminarle il viso.

«Posso avere un bacio?», le chiesi, facendo allargare il suo sorriso.

«Dopo potrai avere tutti i baci che vuoi», sussurrò, prima di alzarsi per controllare il polso della professoressa Bing, che si trovava riversa accanto a me.

«É debole», disse al rosso, mentre lui riemergeva dalla stanza accanto, con la bacchetta in mano, pronto a difendersi.

«Dov'è Lestrange?», mi chiese il ragazzo, guardandosi intorno con aria concentrata: «Ci sono altri Mangiamorte?»

«É uscita poco fa, non so dove sia andata. Io ho visto solo loro due».

Il rosso annuì, scrutandomi attentamente: «Tu stai bene?»

Io e il rosso non eravamo propriamente diventati amici, il nostro rapporto si basava sulla tolleranza reciproca, per questo mi stupii della sincera preoccupazione che scorsi sui suoi lineamenti tesi.

«Sì, nulla che Madama Chips non possa sistemare», lo rassicurai, facendo forza sulle braccia per sollevarmi a sedere.

Lo sguardo mi si oscuro per qualche istante e temetti di svenire, poi sentii un rumore di passi concitati.

Mi portai una mano alla testa, respirando profondamente. 

Sentii le braccia di Hermione circondarmi da dietro, il suo petto a sostenere il mio capo dolorante, così da impedirmi di cadere di nuovo tra la polvere.

«Non sforzarti, Draco».

«Sta arrivando qualcuno», sussurrò Weasley.

Altri passi concitati, scricchiolii lungo la rampa di scale.

«Mulciber! Non abbiamo tempo, dobbiamo...»

L'urlò di mia zia venne spezzato dall'incantesimo di disarmo lanciato da Weasley.

Sentii una fitta alla testa, un urlo e la stretta di Hermione aumentare intorno a me.

Quando i puntini neri che mi oscuravano la vista scomparvero, vidi Bellatrix Lestrange a terra, avvolta e immobilizzata da strette corde robuste, i suoi occhi scuri vagavano nervosi per la stanza.

Più cercava di divincolarsi, più le funi la stringevano.

«Dobbiamo avvisare gli altri», disse Hermione, ottenendo un gesto di assenso dal rosso: «Mando un Patronus».

«Andrà tutto bene, Draco», mi sussurrò la ragazza contro la tempia: «Ti amo», aggiunse, aumentando la stretta intorno al mio corpo.

«Ti amo anche io».








 

****

Ciao a tutt*!

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che abbiate tempo e voglia di lasciare qualche recensione per dirmi cosa ne pensate!

Sembra che anche questa volta i nostri protagonisti siano riusciti a salvare la situazione, cosa ne pensate?

Il prossimo capitolo sarà o dal punto di vista di Pansy o da quello di Daphne (ancora devo decidere), ma se avete preferenze al riguardo fatemi sapere!

Vi auguro una buona giornata e mi raccomando: rimanete a casa ❤️

Un bacio,

LazySoul

 

P.S. Nel caso qualcuno fosse interessato, può seguirmi su Instagram, il mio nome è LazySoul_EFP

 
  
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