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Autore: Vittoria94    30/03/2020    2 recensioni
Questa storia è ambientata nella Londra vittoriana di fine Ottocento. Essa narra le avventure della famiglia Crafthole tra intrighi, misteri, amori e amicizie. Tutto condito da un pizzico di ironia.
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Età vittoriana/Inghilterra, Il Novecento
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                                                                  CAPITOLO VI
                                                        "Verità dal passato"
Il giorno seguente Emily si recò al convento di Santa Clara per parlare con sua zia Florence. Bussò alla porta e le venne dato il permesso di entrare e di incontrarla.
-Chi è che bussa?- chiese Florence, mentre stava pregando in ginocchio davanti al suo letto.
-È permesso?- chiese Emily.
-Emily! Cosa ci fai qui?- chiese la suora, incredula.
-Sono venuta qui per dirti che ieri sera la nonna si è sentita male.-
-Oh, no. E ora come sta?- disse Florence, preoccupata.
-Ora sta meglio. Sta riposando. Ma il dottore ha detto che ciò è stato causato da qualche stress.- disse Emily.
-Stress? Che tipo di stress?-
-Non saprei, però la nonna si è sentita male dopo averti fatto visita, per consegnarti l'invito del mio matrimonio.-
-Ah, ora capisco...-
-Cosa vi siete dette?- domandò la ragazza, mentre si sedette sul letto.
-Abbiamo avuto una piccola discussione...- rispose la suora.
-A proposito di cosa?-
-Eventi successi anni fa. Ma tu non puoi saperne nulla, visto che non eri neanche nata. A meno che i nonni non te l'abbiano raccontato.-
-No, i nonni non me ne hanno mai parlato.-
-Posso immaginare il perché.- disse Florence, abbassando la testa.
Emily, allora, disse:-Ascolta, zia: non so cosa sia successo tra te ed i nonni ma credo che, essendo la loro figlia, dovresti venire a trovarli e star loro vicino. Sopratutto ora che la nonna sta male.-
La suora non rispose. Allora la ragazza continuò:-Io, purtroppo, non ho avuto la possibilità di stare con i miei genitori, né quando stavano bene né quando stavano male.- disse la ragazza con le lacrime agli occhi e aggiunse:-Invece, tu che hai questa fortuna, sfruttala. E cerca di riallacciare i rapporti con loro.-
Florence si commosse ed abbracciò la nipote per consolarla:- Oh, piccola mia...-
Dopo poco Emily salutò la zia e andò via. Florence rifletté molto su quello che le disse la ragazza, tanto che la notte non riuscì a chiudere occhio.
La ragazza, una volta tornata a casa, scrisse sul suo diario:
                                                                                                                       Londra, 2 aprile 1897
"Caro diario,
ieri la nonna, Flora ed io siamo andate a consegnare gli inviti per il mio matrimonio. Ci siamo recate anche al convento di Santa Clara, dove vive mia zia Florence: è entrata solo la nonna per darle l'invito, però ne è riuscita triste. Una volta tornate a casa, è svenuta. Sono molto preoccupata per lei, anche se il medico dice che non c'è nulla da temere, solo non deve subire ulteriori stress. Il giorno dopo sono tornata al convento ed ho parlato con mia zia, raccontandole quello che era successo alla nonna, di venirla a trovare e di riallacciare i rapporti con i nonni. Chissà come si risolverà questa situazione."
-Emily, c'è una visita per te.- disse Flora alla ragazza, affacciandosi alla porta della sua stanza.
-Chi è?-
-Meglio che tu venga a vederla personalmente.-
-Va bene, arrivo subito.- disse Emily, chiudendo il diario e si avviava verso la porta.
Arrivata in salotto, la ragazza vide zia Florence in piedi davanti al divano ad aspettarla, con una valigia vicino.
-Zia! Che ci fai qui?-
-Ho pensato a quello che mi hai detto. Hai ragione...dopotutto siete la mia famiglia e non voglio allontanarmi da voi. Ed è per questo che ho deciso di lasciare il convento e tornare a vivere qui.-
-Davvero?-
-Certo.- disse Florence sorridendo, mentre abbracciava Emily.
-Che bella notizia che mi hai dato, zia! Sono contenta della decisione che hai preso.-
-Sì, anch'io ne sono felice! Ma ora vorrei vedere la nonna. Dov'è?-
-È nella sua stanza. Sono convinta che le farà molto piacere vederti e sapere che tornerai a vivere qui.-
Così Emily e Florence si recarono nella stanza di Margaret: la trovarono a letto a leggere un libro.
-Sì? Avanti. È aperto.- rispose la donna.
-Nonna, come stai?-
-Sto meglio mia cara, per fortuna.-
-Senti, c'è una persona che è venuta a farti visita-
-Davvero? E chi?- chiese Margaret incuriosita.
-Puoi entrare.- disse Emily, guardando la porta della camera da letto. Poco dopo entrò una figura in abito scuro: Margaret non credeva ai suoi occhi.
-Florence!- esclamò incredula ed aggiunse:-Cosa ci fai qui?-
-Sono venuta a trovarti e a dirti una cosa molto importante.-
-Certo, cara. Accomodati. Cosa devi dirmi?-
-Ho deciso di lasciare  il convento e tornare a vivere qui. Sempre che tu e papà me lo permettiate, s'intende.-
-Ma certo! Non pensavo che saresti tornata, ma ne sono felicissima!- disse Margaret sorridendo.
-Allora dobbiamo festeggiare.- disse Emily abbracciando la nonna e la zia.
-Sì, e per cominciare ti regalerò un bellissimo abito! Forza, andiamo!- esclamò Margaret, mentre cercava di alzarsi dal letto, ma s'indebolì. Così Florence ed Emily l'aiutarono a rimettersi a letto.
-Nonna, forse è meglio che non vieni. Sei ancora debole.-
-Sì, Emily ha ragione. Devi riposarti.-
-Lo so, ma voglio accompagnarvi! Sono stufa di stare in questo letto senza far niente.- disse Margaret, imbronciata.
-Sì, ma non puoi rischiare. Ti ricordi cosa ti ha detto il medico?-
-Sì, mi ricordo...allora prendete questi soldi e andate a comprarvi qualcosa.- disse Margaret, prendendo dei soldi dalla sua borsa.
-Mamma! Ma non sono un po' troppi?- domandò Florence sbalordita.
-No, no assolutamente. Vi serviranno, vedrai.- disse la nonna.
-Oh, beh...grazie, allora! Dirò a Flora di portarti qualcosa di buono da mangiare, così ti riprenderai un po'.-
-Grazie, cara. Divertitevi!-
Emily e Florence uscirono ed andarono un po' in giro per il mercato e per i vari negozi sparsi per la città.
-Guarda, zia! Lì dietro c'è la bottega di Darleen, la sarta che ha cucito tutti i vestiti miei e di John sin da quando eravamo piccoli. Magari potremmo farti fare un vestito molto elegante, su misura.-
-Beh, penso che sia un'ottima idea.- rispose Florence, sorridendo.
Così le due donne entrarono nella bottega, che era stracolmo di stoffe, abiti, nastri e tessuti tanto da perdercisi dentro.
-Salve! Desiderate?- chiese Darleen, la sarta.
-Darleen!-
-Oh! Emily, cara! Cosa ci fai qui? Ti serve un abito?-
-In realtà sì, però non è per me.-
-Ah, no? E per chi è, allora?- chiese la sarta, stupita.
-Per lei.- disse Emily, indicando la zia.
-Per la suora lì in fondo?-
-Sì, lei. Te la presento: mia zia Florence. Zia, lei è Darleen la nostra sarta di fiducia.-
-Lieta di conoscerla, suor Florence.- disse la sarta.
-Piacere mio, signora.-
-Allora...vuole che le faccia una tonaca su misura oppure un cappuccio nuovo?-
-No, no si è ritirata dal convento. E visto che lascerà i voti, vorrei che le confezionassi un bell'abito su misura.-
-Oh, sì certamente! Sono qui apposta! Seguitemi, ora vi farò vedere un po' di tessuti e stoffe così mi direte quale vi piace di più.-
-Certo. Molte grazie.-
-Ecco: questi sono alcuni dei tessuti più pregiati che abbiamo.- disse Darleen e aggiunse:-Questo turchese viene dalla Turchia, mentre questo rosa di seta dalla Cina. Poi c'è quello verde che proviene dalla Francia e quello rosso dall'Italia. Questo, invece...- ma Florence la fermò, dicendole:-Sono tutti molto belli e, soprattutto, molto costosi. Ma io non posso permettermeli.-
-Ma zia. Non puoi continuare ad indossare l'abito da suora.- disse la ragazza.
-Emily, ha proprio ragione signorina Florence.-
-E poi per il costo non devi preoccuparti. La nonna ci ha dato i soldi proprio per comprarci delle cose nuove, specialmente per te.-
Florence, ci pensò un po' su e poi disse:-Avete ragione! Allora le dirò come vorrei che fosse il mio abito.-
-Sono tutta orecchie!- disse la sarta, avvicinandosi a Florence. Quest'ultima le descrisse l'abito che le sarebbe piaciuto indossare e Darleen se lo appuntó accuratamente.
-Bene! Allora prenderò subito le misure.- e, detto ciò, tirò fuori il metro da sarta mentre faceva salire Florence su di uno sgabello.
-Susanne! Anne! Venite qui! Dovete aiutarmi a prendere le misure per un abito.-
-Eccoci, mamma!- dissero in coro le figlie della sarta.
-Forza, aiutatemi.-
Dopo qualche ora, Florence ed Emily si avvicinarono al bancone del negozio aspettando che arrivasse Darleen per chiederle quando si sarebbe potuto ritirare il vestito. Fatto ciò, le due donne si avviarono verso casa.
 Entrando in salotto incontrarono Horace: quest'ultimo, vedendo la figlia, non fece una piega. Il suo volto rimase serio e severo. Lo stesso fece anche Florence.
Emily, allora, disse:-Nonno, sai che zia Florence lascerà il convento e tornerà a vivere qui con noi?-
-Ah!- esclamò Horace.
-Sì! Prima che uscissimo l'ha detto anche alla nonna e ne è rimasta felicissima. Non sei contento anche tu?- gli chiese Emily, sorridendo.
Horace disse:- Se voleva rimanere qui, non sarebbe dovuta andarsene.-
-Ma adesso è tornata. E finalmente, dopo tanti anni, staremo di nuovo tutti insieme.-
-Sono convinto che abbia sbagliato dal principio. Non doveva fare quello che ha fatto.- disse il nonno, alzandosi dalla poltrona per andare nel suo studio.
-E sarebbe?- chiese Florence, severamente.
L'anziano si fermò, si girò e guardò la figlia senza dire nulla.
-Se ho fatto quello che ho fatto, è perché avevo dei motivi! Ottimi motivi! E tu lo sai bene!-
-Quindi mi stai incolpando?-
-Certo! E' solo colpa della tua testardaggine!-
-Finiscila, per favore!-
-Finirla?- disse Florence avvicinandosi al padre e aggiunse:-Ho passato tanti anni dentro quel convento. E non l'avrei fatto se tu non mi avessi obbligata a sposare Leroy!-
-L'ho fatto per il tuo bene! Volevo solo che fossi felice, che ti sistemassi e che formassi una famiglia! È forse sbagliato desiderare il meglio per i propri figli?- disse Horace, ad alta voce e aggiunse:-Per anni la nostra famiglia ha dovuto sopportare i pettegolezzi e le maldicenze della gente, a causa di quello che succedette!-
-Ma obbligandomi a sposare una persona che a malapena conoscevo e che non amavo, non mi avrebbe mai reso felice!- ribattè Florence.
-Basta! Non voglio più sentirti! Se vuoi rimanere qui, fallo. Io, però, non ti perdonerò mai!- disse Horace andandosene di sopra.
Emily rimase impietrita ad assistere alla discussione tra il nonno e la zia: non disse una parola e, quando vide che le acque si erano calmate, andò dalla zia, per farsi raccontare tutta la storia.
-Zia? Posso chiederti una cosa?- chiese timidamente la ragazza.
-Dimmi, cara.-
-Perchè ti sei rinchiusa in convento?-
-A questo punto, è giusto che anche tu conosca questa storia. Tutto ebbe inizio 20 anni fa, quando il nonno e la nonna decisero di farmi sposare un uomo che non conoscevo, ma che aveva una posizione sociale invidiabile. Io non ero assolutamente innamorata di lui e non lo conoscevo neanche. Così parlai con i nonni per far cambiare loro idea. Con la nonna ci riuscii, ma col nonno...beh, lo avrai capito. Comunque...arrivò il giorno delle nozze e tutto era pronto: la chiesa, l'abito, gli invitati, la musica...-
-E poi cosa accadde?- chiese incuriosita Emily.
-Durante la cerimonia invece di rispondere "Sì, lo voglio.", scappai fuori dalla chiesa. Mi rifugiai nel convento di Santa Clara, dove venni accolta e dove rimasi per i 20 anni che seguirono. Fino a ieri.-
-E perché non ti sei mai più fatta vedere? Perché non sei mai venuta a trovarci?-
-Beh...sai, il rapporto col nonno si deteriorò immediatamente e lui e la nonna si vergognavano di quello che era successo: non si facevano vedere tanto in giro e non frequentavano più feste ed amici. Così decisi che era meglio non farmi vedere per un po'. Poi, però, tra gli impegni del convento, i giorni sono diventati settimane, le settimane sono diventate mesi e i mesi sono diventati anni...-
-Ora capisco tutto. Sai, a me è successa la stessa cosa. Solo che ora che conosco meglio Austin, sono felice e non vedo l'ora che arrivi il giorno delle nozze!-
-Sono contenta per te. Io, invece, non mi pento di non essermi sposata con quell'uomo, anzi ne sono felice! Quando entrai in convento mi ripromisi che, se un giorno fossi uscita, mi sarei sposata solo per amore: e così sarà!- disse Florence, decisa.
-Mi pare un'ottima cosa. Senti, vorrei farti conoscere Austin: mi accompagneresti a casa sua, qualche volta?-
-Certo, cara. Non vedo l'ora di conoscerlo.- disse la zia, sorridendo.
Nel frattempo che l'abito di Florence fu pronto, Margaret le consigliò di indossare uno degli abiti di Constance, la defunta madre di Emily e John.
Così Florence si recò in soffitta con la nipote e, insieme, aprirono un vecchio baule pieno di abiti, gioielli e tutto ciò che era appartenuto alla donna.
Quasi si commossero davanti a quegli oggetti e, poco dopo, Florence trovò un abito azzurro. Decise di provarlo davanti ad uno specchio: le stava davvero molto bene.
-Fa un certo effetto rivedere questi abiti e questi oggetti...- disse la zia, mentre si sistemava.
-Posso immaginarlo...che donna era la mamma?-
-Constance era davvero una brava donna. Era molto buona, allegra, solare, a tratti testarda: un po' come te.- sorrise Florence, guardando la giovane. E continuó:-Come puoi vedere da tutta questa roba, era anche una donna che ci teneva ad essere sempre elegante, precisa ed impeccabile nell'abbigliamento.-
-Doveva essere una donna meravigliosa...-
-Sì, lo era. Tutti lo pensavano. Anche mio fratello Louis. Tant'è che fu folgorato dalla sua bellezza e dal suo carattere.-
-Dopo quanto tempo si sono sposati?-
-Subito!-
-Subito?-
-Sì. Tuo padre l'amava da impazzire e non voleva aspettare un attimo in più, prima di farla diventare sua moglie.-
-Wow!- esclamò Emily.
Florence, vedendo la faccia della nipote, rise. Poi tornó seria e disse:-Poi è nato tuo fratello e, dopo, un paio d'anni sei arrivata tu.-
-Zia, i nonni mi hanno sempre raccontato che la mamma è morta dandomi alla luce. È vero?-
-Purtroppo sì. Devi sapere che tua madre era molto cagionevole di salute. Dopo aver partorito John, ebbe delle complicazioni, che indebolirino ulteriormente il suo stato di salute.-
-Capisco. Poverina...mi manca tanto.- disse la ragazza e poi aggiunse:-Mentre papà è morto a causa di una caduta da cavallo.-
-Caduta da cavallo?- chiese Florence, stupita.
Emily annuì. Florence pensò che fosse arrivato il momento di dirle la verità sulla morte del padre. Così le si avvicinò e cominciò a raccontarle tutto.
-Tesoro, ascolta: in realtà tuo padre non è morto così.- disse la donna.
-No?-
-No. Dunque...la nostra famiglia amava moltissimo tua madre: i nonni la accettarono come una figlia. Ma lo stesso non si può dire della famiglia di tua madre.-
-In che senso?-
-I suoi genitori non vedevano tuo padre di buon'occhio: lo ritenevano uno scapestrato e spendaccione che stava solo illudendo la loro amata figlia e che voleva mettere le mani sul loro patrimonio.-
-Davvero?-
-Sì. Una volta che tua madre morì, loro chiusero tutti i già precari rapporti con tuo padre e con noi.-
-Non ci credo...ma questo cosa c'entra con la morte di papà?-
-Ora ti spiego: qualche tempo dopo il funerale di Constance, tuo padre si recò dai tuoi nonni materni a Liverpool: voleva parlare con loro e cercare di risolvere le diatribe che andavano avanti da tempo, ormai. Tuo nonno Albert, però, non voleva saperne: nessuno di noi avrebbe potuto immaginare cosa sarebbe successo quel giorno...- e qui Florence cominciò a commuoversi. Emily la abbracciò, commuovendosi anch'essa.
Poco dopo la donna riprese la storia e disse:I genitori di Constance erano profondamente addolorati e colpiti dalla perdita della loro cara figlia, così come lo eravamo noi. Fu così che, in preda ad un attacco d'ira nei confronti di tuo padre, Albert lo attaccò fisicamente per poi...-
-Per poi?-
-Per poi sparargli.-
Emily diventó bianca in volto e rimase a bocca aperta al solo pensiero che, suo padre, fosse morto in quella tragica maniera. Florence volle abbracciarla, ma la ragazza corse via piangendo. La zia la seguì. Emily arrivò in salotto, dove si trovavano Horace e Margaret e li accusò di non averle mai detto la verità.
-Siete dei bugiardi!- esclamò Emiy, piangendo in ginocchio.
Dietro di lei arrivò subito Florence, che l'abbracció.
I nonni si guardarono e le chiesero a cosa si riferisse.
-Tesoro, cosa succede?- chiese Margaret, avvicinandola.
-Non ti avvicinare!- la fulminó la ragazza.
L'anziana donna rimase allibita da quelle parole e si fermó.
A questo punto intervenne Horace, che disse:-Emily, si può sapere a cosa ti stai riferendo?-
-In tutti questi anni mi avete sempre raccontato che mio padre fosse morto a causa di una caduta da cavallo. Invece ora scopro che è stato assassinato. Dal suocero, per giunta!-
I due anziani impallidirono. Horace guardó Florence con un viso così scuro, che la poverina si geló.
-Florence! Scommetto che c'entri tu in tutta questa storia!- tuonó l'anziano.
La zia non rispose e l'uomo continuò, dicendo:-Perché le hai raccontato tutto ciò? Non era ancora pronta a sapere la verità!- e sbatté i pugni sulla poltrona su cui era seduto.
Nessuno emise un fiato e Horace continuò, rivolgendosi ad Emily, cambiando tono:-Emily, ascolta...io e tua nonna abbiamo deciso di non dirti la verità, perché non eri ancora pronta e una cosa del genere ti avrebbe solo fatto soffrire di più.-
-Lo abbiamo fatto solo per proteggerti.- disse Margaret.
A quel punto entrò John in salotto: per tutto il tempo era rimasto per le scale, nascosto da tutti, ad ascoltare. Egli disse:-Emily...io lo sapevo già, ma non potevo dirti nulla. Ti avrei reso soltanto partecipe di un dolore atroce. Anche per me è stato difficile capirlo e ho avuto una reazione molto brutta, all'inizio. Fidati: lo hanno fatto davvero per proteggerti.-
Emily, allora, si sollevò da terra aiutata dalla zia: alzò la testa e, con gli occhi pieni di lacrime, fissò tutti i presenti. Dopodiché abbracciò forte il fratello e si commossero insieme.
Quando gli animi si calmarono, Horace decise di vuotare il sacco. Così si pulì gli occhiali e iniziò a raccontare tutto. Terminò, dicendo:-...e questo è quello che è successo.-
-Ma quell'uomo, Albert, che fine ha fatto?- chiese Emily.
-Fu condannato per omicidio e venne imprigionato. Morì in carcere.-
-E sua moglie?-
-Lei rimase da sola. Credo sia morta qualche anno fa.- disse il nonno, accarezzandosi la folta barba grigia.
-E come si chiamava?- chiese la ragazza.
-Si chiamava Emily. Proprio come te.- disse Margaret, mentre posava la tazza di thé sul tavolino.
-Ah...-
-Tua madre era molto affezionata ai suoi genitori. Poi è successo quello che è successo, purtroppo...-
-Sono felice di non averli mai conosciuti.- disse Emily e si alzò dal divano per andarsene nella sua stanza.
Tutto era passato: ora che sapeva la verità si sentiva meglio, anche se questa era molto difficile da sopportare. Purtroppo Margaret ne risentì molto e, poco dopo, svenne.
Subito venne chiamato il dottor Schultz che si precipitò e la visitò.
-Dottore, come sta?- chiese Florence.
-Se continua così, potrebbe abbandonarci presto. Mi ero fortemente raccomandato di non farle subire ulteriori stress.- disse con tono serio.
-Ha ragione, dottore...-
-Ad ogni modo, verrò a visitarla ogni giorno per tutta la settimana.- e detto ciò, si congedò.
Nel frattempo Emily raccontó tutto al suo fedele diario e a Flora.
-...e questa è tutta la verità.
-Oh, Emily...che cosa triste.- disse la cameriera, commuovendosi e abbracciando l'amica.
-Sì, è vero. Ma sono contenta di averlo saputo.-
-Hai ragione.- disse Flora.
Qualche giorno più tardi, Emily e Florence si recarono da Austin: la ragazza ci teneva tanto a farlo conoscere alla zia.
-Chi è?-
-Sono Emily Crafthole.- disse la ragazza alla cameriera dei Berry.  
-Oh, buongiorno signorina Crafthole!-
-Buongiorno Joanna. Le presento mia zia Florence.-
-Molto piacere, signora.- disse la cameriera, accennando un piccolo inchino.
-In realtà, signorina.- disse Emily, sorridendo.
-Oh! Scusatemi! Non lo sapevo. Prego, accomodatevi. Vi stanno aspettando?-
-Sì, avevo avvisato il signorino Berry, qualche giorno fa. -
-Bene, allora ve lo chiamo subito.- disse la cameriera, dirigendosi verso l'altra stanza.
-Emily! Finalmente siete arrivate!- disse Austin, abbracciando la fidanzata.
-Lei è mia zia Florence, quella di cui ti ho parlato nella lettera.-
-Incantato, signorina Crafthole.- disse il ragazzo, baciandole la mano.
-È un piacere conoscervi.- disse Florence, sorridendo.
-Bene! Allora direi di accomodarci, così parleremo un po' e prenderemo qualcosa da stuzzicare.-
Joanna arrivò col carrello del thè stracarico di dolci e pasticcini e una grande teiera fumante.
-Grazie, Joanna.- disse il ragazzo e aggiunse:-Prego, prendete pure.- offrendo un pasticcino alle due signorine. Intanto la cameriera serviva il thé a tutti.
-Grazie, molto gentile.- disse Florence.
-Mmm! Sono squisiti, Joanna. Ma li hai fatti tu?- disse Emily, assaggiando un dolcetto.
-Sì, signorina Crafthole.- rispose la cameriera.
-Dovresti aprire una pasticceria, sai?-
-Molte grazie, signorina. Sono contenta che vi piacciano.-
-Puoi andare Joanna. Grazie.-
-Sì, signorino Berry.- disse la cameriera, andandosene verso la cucina.
Qualche ora più tardi, tra una chiacchiera ed un pasticcino, Emily e Florence dovettero salutare Austin per tornare a casa. Durante il viaggio di ritorno la ragazza chiese alla zia cosa ne pensasse del suo fidanzato ed ella rispose che le piaceva molto e che era il tipo giusto per sua nipote.
Qualche giorno più tardi Emily e Florence tornarono da Darleen per ritirare l’abito.
-Eccoci qui.-
-Signorine Crafthole. Siete arrivate appena in tempo. Ho finito proprio ora di confezionare l’abito.- disse la sarta, entrando dal retrobottega.
-Benissimo. Vorrei provarlo, se non vi spiace.- disse Florence.
-Certo. Prego, da questa parte.-
L’abito era magnifico e Florence era contenta di averne uno così bello, dopo aver indossato per 20 anni sempre lo stesso.
-Oh, e inoltre vi ho confezionato anche un cappello con le piume. Indossatelo: è molto di moda ed è in tinta con il vostro abito.- disse la sarta, porgendo il cappello alla donna.
-Wow! Zia, stai veramente benissimo.- disse Emily.
-Già, mi sta davvero bene. Ma se c’è anche il cappello, il prezzo aumenterà.-
-Oh, no signorina Florence! Il cappello è un supplemento assolutamente gratuito. È un mio personale omaggio.-
-Davvero?- chiese incredula la donna.
-Certo!-
-Beh, allora grazie tante signora Darleen.- disse Florence.
Poco dopo le tre donne si avvicinarono al bancone per pagare.
-Quanto vi devo?-
-Dunque...- disse la sarta, mentre faceva dei conti e aggiunse:-L’abito viene 830 sterline.-
-830 sterline?- disse Florence, rimanendo a bocca aperta.
-Beh, è un abito confezionato con le migliori stoffe.- ribatté la sarta.
-Giusto...allora tenete.- disse la donna mentre porgeva i soldi a Darleen.
-Grazie, signorina Florence. Arrivederci.- disse la sarta sorridendo e rientrando nel retrobottega. Tornate a casa, Emily e Florence fecero vedere l’abito ed il cappello a Margaret, che rimase molto contenta: era felice di riavere di nuovo l’amata figlia accanto a sé.

 
   
 
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