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Autore: Dida77    31/03/2020    3 recensioni
Questa sarà una raccolta di storie nate così, un po' per caso, tra le pagine del gruppo Facebook
"Chris&Seb... Stucky is the way!" e pubblicate a gentile richiesta.
Sono storie senza un filo comune, ma scritte seguendo l'ispirazione del momento.
Avete presente quando una storia picchia in testa e non vi lascia in pace fino a quando non l'avete scritta?
Ecco... proprio quella cosa lì.
Enjoy it.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Steve Rogers
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella mattina Steve si era alzato presto come al solito. La corsa mattutina era diventata una consuetudine alla quale, però, Bucky non aveva mai ceduto. "Non ho assolutamente nessuna intenzione di alzarmi all'alba per venire a correre" gli rispondeva tutte le volte che lui faceva un tentativo per andare a correre insieme. Così lui si alzava, mentre il compagno si faceva ancora un'ora e mezza di sonno, rannicchiato tra le coperte e i cuscini che portavano ancora il loro odore.

Ma quella era una giornata speciale e Steve si era fermato al loro forno preferito per comprare i croissant appena sfornati, prima di risalire le scale e farsi una doccia. "Due croissant, Carlo, alla crema" aveva ordinato. "Anzi no, facciamo tre." Per una volta poteva assecondare la golosità del compagno, pensò con il sorriso sulle labbra: era la giornata giusta per essere indulgenti.

Una volta salite le scale, aprì la porta facendo attenzione a non fare rumore e si diresse verso il bagno nel modo più silenzioso possibile.

Aveva ancora l'accappatoio addosso quando si affacciò alla porta di camera. Bucky dormiva ancora, ma Steve sapeva che era ormai una questione di minuti prima che si svegliasse. Da lì all'alzarsi, però, c'era molta differenza. Bucky poteva rimanere per ore intere a oziare sotto le coperte e in mezzo ai cuscini godendosi le lenzuola di raso di cotone che anche Steve aveva iniziato ad apprezzare una volta arrivato nel ventunesimo secolo. Scosse la testa sorridendo tra sé e si mosse verso la cucina per preparare il caffè.

"Bucky..." lo chiamò sotto voce alcuni minuti dopo, mentre appoggiava il vassoio con le due tazze di caffè e i croissant sul comodino dal suo lato del letto. Un mugolio indistinto si alzò dal cuscino, però senza essere seguito un qualche movimento che facesse pensare che Bucky si stesse veramente svegliando. Gli appoggiò allora la mano sulla guancia, muovendola piano in una carezza dolce che, a prima vista, contrastava con la forza proveniente da quella montagna di muscoli che era diventato. "Mio bel raggio di sole..." sussurrò. "Amore della mia vita..." continuò muovendo piano il pollice contro la guancia ispida.

"Steve, che stupido" rispose finalmente Bucky, arrossendo a quelle parole particolarmente sdolcinate che Steve non era solito pronunciare nemmeno al buio tra le lenzuola.

"Buon compleanno Bucky" continuò Steve sdraiandosi anche lui sul letto, abbracciandolo da dietro e depositandogli un leggero bacio sulla tempia.

"Ohh... già il mio compleanno... è il primo da dopo il trattamento di Shuri." Rispose voltandosi verso Steve e abbracciandolo stretto. "Me ne ero completamente dimenticato, sai?" Le ultime parole vennero pronunciate contro il petto del compagno, come se quasi si vergognasse di averle pronunciate.

"Per fortuna me ne sono ricordato io." La voce di Steve non aveva modificato il proprio tono, come se in fondo fosse normale dimenticarsi del proprio compleanno. "Ho comprato anche i croissant da Carlo's." Continuò indicando i croissant sfornati da poco che riempivano l'aria della camera di un odore paradisiaco mescolato insieme a quello del caffè.

Bucky si sentiva ancora un pesce fuor d'acqua, ma non riusciva a rimanere triste in situazioni come quelle, in cui Steve lo abbracciava e lo guardava come se fosse la cosa più importante del mondo. A dir la verità, con Steve vicino riusciva a non farsi sopraffare dai pensieri negativi, con lui accanto la speranza di una vita normale albergava sicura nel suo petto e scaldava le sue giornate. Quindi fece un bel respiro e sorrise all'amore della sua vita.

Fecero colazione a letto, contravvenendo alle regole ferree di Steve che permettevano di mangiare solo in cucina, facendo piani per quella giornata di inizio primavera. "Ah dimenticavo..." disse alla fine Steve con l'aria di chi non si era dimenticato affatto. "Il tuo regalo."

Gli porse una semplice busta che Bucky prese in mano titubante e guardò con una certa cautela. "Su, forza... aprila..." Lo incitò il compagno con un sorriso. Dopo qualche secondo ancora di incertezza, tirò un profondo respiro e la aprì tirandone fuori una lettera.

"E' per Fury..." l'espressione di Bucky nel leggere il destinatario della lettera fu quasi comica.

"Su avanti, leggila..."

Per un attimo Steve avrebbe voluto avere il cellulare a portata di mano per riprendere le espressioni sul volto di Bucky mentre leggeva il suo "regalo di compleanno". Ma forse fu meglio così e godersi il momento. In fondo si sentiva ancora un ragazzo nato a Brooklyn nel 1918 e il suo rapporto con la tecnologia era ancora conflittuale. Quando Bucky rialzò la testa guardandolo con aria interrogativa, la sua bocca formava una "O" quasi perfetta.

"Ma queste..."

"... sono le mie dimissioni dagli Avengers. Hai capito benissimo."

"Non capisco, Steve."

"E' già qualche mese che ci penso. Non ti ho detto niente perché sapevo che se te lo avessi detto ti saresti sentito in colpa anche per questo, perché avresti pensato che lo facevo solo per te." Bucky provò a parlare, ma Steve gli appoggiò dolcemente un dito sulle labbra. "No, fammi finire... Ed è vero, lo faccio per te, ma non nel senso che pensi tu. Lo faccio perché in questi cento anni ti ho perso così tante volte... tante volte ho pensato che non ti avrei mai più rivisto o abbracciato... e adesso che siamo di nuovo qui, insieme, non voglio perdermi tutto questo. Non ho più voglia di combattere Buck, l'ho fatto per tanto, troppo tempo. E anche tu. E' tempo di farla finita con questa vita... io non voglio più partire la mattina per una missione domandandomi se la sera torneremo a casa vivi e incolumi. Non voglio più fare questa vita. Ho solo voglia di andarmene via, con te. Magari in quel cottage nel Vermont che il pazzo di Tony ci ha regalato un paio di anni fa. Cosa ne pensi?" Le ultime parole uscirono titubanti dalle labbra di Steve, mentre guardava Bucky con aria interrogativa, tutto ad un tratto preoccupato per quella che poteva essere la reazione del compagno.

Bucky rimase impassibile per una manciata di secondi, una faccia "da spia" che niente faceva trapelare dei pensieri che si agitavano nella sua testa.

Poi, ad un tratto, un sorriso luminoso come il sole gli si allargò sulle labbra, dando ufficialmente il via alla loro nuova vita insieme. 
   
 
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