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Autore: Fiamma Erin Gaunt    04/04/2020    14 recensioni
[STORIA A OC - ISCRIZIONI CHIUSE]
L'anno accademico 1978/1979 è un anno veramente particolare per Hogwarts. Nel mondo magico infuria la lotta tra i Mangiamorte e l'Ordine, ma all'interno della scuola i fratelli e le sorelle degli appartenenti alle due fazioni operano una divisione non meno netta e potenzialmente distruttiva.
Hogwarts riuscirà a non soccombere al conflitto che si svolge sia dentro che fuori dalle sue mura?
[NB: I Malandrini sono già diplomati, per cui appariranno (forse) solo in modo marginale nel corso della storia. In linea temporale ci troviamo all'ultimo anno di Regulus]
Genere: Generale, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Maghi fanfiction interattive, Mangiamorte, Nuovo personaggio, Ordine della Fenice, Regulus Black
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Capitolo 2

 

 

 

 

1 settembre 1978, ore 21.00,

Sala Comune di Serpeverde

 

 

 

Alphard era impegnato in una partita a Sparaschiocco contro Regulus quando accadde. Per un attimo si domandò se non se lo fosse semplicemente immaginato, ma dubitava seriamente che la sua mente potesse partorire un pensiero tanto agghiacciante in una tranquilla serata d’inizio anno come quella.

Così lanciò un’occhiata in direzione del resto dei suoi compagni, deciso ad appurare se fosse stato l’unico a percepire le avvisaglie o se fosse una condizione tristemente diffusa.

Hector e Valya se ne stavano in disparte nell’angolo opposto al loro e continuavano a far finta che non stesse accadendo nulla, ma questo non voleva dire nulla. Quei due erano sempre insieme e nessuno degli altri Serpeverde si era mai impegnato davvero affinchè le cose assumessero una piega diversa.

Si voltò verso il tavolino circolare in vetro dove Aletha e Nathan si sfidavano a suon di scacchi magici, sotto lo sguardo attento di Lyra che moderava la sfida in veste di arbitro. Forse era solo una sua impressione, ma l’erede dei Greengrass sembrava essersi improvvisamente irrigidito e dubitava che c’entrasse con il fatto che il cavallo della Prewett aveva appena divorato il suo alfiere.

Cercò lo sguardo di Regulus per avere una conferma ai suoi sospetti e, dal modo in cui i suoi occhi grigi guizzarono verso la rampa della scala a chiocciola che conduceva al dormitorio femminile, capì di averci visto lungo.

Persino Barty, mollemente abbandonato sulla poltroncina vicino al camino, parve improvvisamente essere all’erta.

I segnali c’erano tutti, eppure l’inizio dell’Apocalisse sopraggiunse in modo inaspettato e repentino, cogliendo l’intera Casa di sorpresa. 

Rhaenyra uscì da dietro la porta in noce, l’espressione furiosa mentre agitava un rotolo di pergamena a mezz’aria, marciando dritta verso il cugino.

- Cuginetta – l’accolse Nathan, cercando di stemperare un po’ di quell’espressione battagliera con un sorrisone smagliante.

- Non provare nemmeno a chiamarmi cuginetta -, lo bloccò sbattendogli la pergamena davanti, - non prima che tu mi dica cos’è questo. Perché sono sicura che non possa essere il mio tema sugli Ippogrifi da cui volevi “prendere spunto”, vero? –

La faccia di Nathan era semplicemente uno spasso.

O almeno lo sarebbe stata se Alphard non avesse temuto che, mettendosi a ridere, le ire della Nott si sarebbero riversate su di lui.

Lo sguardo del biondo vagava dal cipiglio furibondo della cugina al rotolo e mezzo di pergamena, un tempo accuratamente scritto, sul quale faceva bella mostra di sé una macchia di inchiostro. Era ovvio che sì, quello era proprio l’ormai impresentabile tema di Rhaenyra.

- Potrebbe esserci stato un incidente di percorso –, ammise Nathan, - e per accidentali, e assolutamente non direttamente imputabili a me, circostanze… il tema ha avuto un piccolo danno collaterale. –

- La tua faccia avrà un piccolo danno collaterale, assolutamente non imputabile alla maledizione con la quale ti colpirò, se il mio tema non torna nelle condizioni originali entro la lezione di domani – replicò, imitandone il tono.

Una minaccia da non prendere sotto gamba visto che, cugino o meno, Rhaenyra non avrebbe mai faticato per riparare al danno infertole da un’altra persona.

- Nessun problema -, confermò Nathan tornando a sorridere davanti alla prospettiva di veder rinviata di qualche ora la sua esecuzione, - sono certo che Barty saprà aiutarmi. –

Il diretto interessato fece capolino da dietro lo schienale della poltrona, inarcando un sopracciglio.

Alphard era abbastanza sicuro che Crouch avrebbe mandato al diavolo l’amico, dichiarando di avere di meglio da fare del rimediare ai suoi pasticci, e invece rimane sorpreso per la seconda volta nel giro di pochi minuti.

Barty studiò appena la pergamena e poi cercò lo sguardo di Rhaenyra.

- Nessun problema -, le garantì, - posso sistemartela. –

Quello sì che era proprio un primo giorno strano, considerò quando la calma venne ripristinata e potè tornare alla sua partita, ma del resto quell’anno sembrava riservare novità rilevanti sia dentro che fuori Hogwarts.

 

 

 

Valya diede di gomito ad Hector, indicandogli con un cenno del capo il fratello minore del ragazzo. Orpheus era stato Smistato in Serpeverde appena un paio d’ore prima, ma a quanto sembrava aveva già individuato un paio di coetanei con cui passare il tempo.

- Sembra che non perda tempo – osservò.

Hector seguì il suo sguardo, soffermandosi sui volti di alcuni figli di personalità legate al Signore Oscuro, e s’incupì leggermente.

Se lui era considerato una delusione, una femminuccia delicata, dal padre allora era altrettanto vero che Orpheus aveva ereditato in pieno l’aggressiva spietatezza paterna.

- Almeno uno dei Macnair fa quello che la famiglia si aspetta da lui. –

L’amica gli sfiorò la mano, stringendola con delicatezza, e asserì: - Non devi mai vergognarti di non essere come ti vorrebbe lui. Sei meglio del prototipo di figlio a cui ambisce tuo padre, non è certo un disonore. E quanto a Orpheus… magari per lui c’è ancora tempo. Forse, lontano da casa, avrai modo di far valere un po’ la tua opinione. –

Scosse il capo, una smorfia amara impressa sulle labbra sottili.

Non c’era verso di riuscire a convincere il suo fratellino. Lui era davvero convinto che quello che usciva dalle labbra del padre fosse la verità assoluta.

E il fatto che Hector passasse tutto il suo tempo con due Tassorosso e con una Nata Babbana non faceva che renderlo meno degno di emulazione da parte del fratellino. Se poi avesse saputo che il Capello Parlante era stato seriamente tentato di mandarlo proprio a Tassorosso… beh, avrebbe avuto la conferma che ciò che diceva il padre fosse vero.

Era una femminuccia, non un modello da imitare.

- Vorrei che fosse così semplice, Valya, ma non credo che riuscirò a convincerlo. –

Sospirò, chiudendo il giornale che aveva sulle gambe, e fece per alzarsi dal divano.

- Credo che sia meglio se vado a dormire, domani si ricomincia con le lezioni e ho il sospetto che saranno più toste del solito. –

- Va bene -, mormorò lei di rimando facendo per alzarsi a sua volta, - credo che me ne andrò anche io. Dubito che qui sia rimasto molto da fare per me. –

 

 

 

 

 

*

 

 

 

Sala Comune di Grifondoro, ore 22.00

 

 

 

Alys smise di far muovere le miniature dei giocatori sul piccolo campo da Quidditch portatile che aveva acquistato quell’estate e rivolse un’occhiata ai componenti in carne e ossa della sua squadra.

Arkell e Morgana erano concentrati, così come il loro Cercatore, ma l’ultimo membro della squadra d’attacco e il loro Portiere erano tutti presi dal commentare come l’estate fosse stata generosa con una Grifondoro del quinto anno.

La stessa, in effetti, che aveva attirato le attenzioni di Alther durante il viaggio in treno.

C’era poco da fare, gli adolescenti maschi erano un caso perso, completamente in balia degli ormoni; ci avrebbe pensato lei a rimetterli in riga.

Afferrò una boccetta d’inchiostro e la tirò contro i due malcapitati, facendo seguire subito dopo anche il calamaio.

I loro gemiti le annunciarono che entrambi i colpi erano andati a segno.

- Ahia -, protestò Johnson, - ma ti ha dato di volta il cervello? –

- Perché ci hai colpiti? – gli diede man forte Finnigan.

- Tanto per cominciare, se foste stati attenti, non vi avrei colpiti -, replicò guardandoli in cagnesco, - e poi, se vi foste allenati durante l’estate come vi avevo detto di fare, avreste potuto afferrarli… e invece avete i riflessi di una coppia di lumache cornute ubriache! –

- Ma… -

- Se provi a protestare ancora, Finnigan, ti giuro che al prossimo allenamento ti tiro un Bolide in testa. –

- Fossi in te le darei ascolto -, intervenne Arkell cercando di soffocare l’ilarità nella sua voce, - perché se perdiamo la prima partita di campionato potrebbe compiere una strage. –

- E io le darei man forte – aggiunse Morgana.

Le due bionde si scambiarono un cinque a mezz’aria, ignorando i lamenti del resto dei componenti della squadra.

Erano le uniche due ragazze della formazione, da quando l’anno precedente Mary MacDonald si era diplomata, e toccava a loro tenere in riga quel branco di disastrati adolescenti.

Quell’anno avrebbero anche dovuto condurre le selezioni per trovare un nuovo Cacciatore che occupasse il posto reso vacante da Mary, perché il loro sostituto copriva già la prima parte della stagione, che Arkell non avrebbe potuto disputare visto che ancora non si era ripreso dall’infortunio dello scorso giugno.

Insomma era tutto un gran casino, sospirò Alys, e ovviamente la McGranitt aveva pensato bene di lasciare a lei l’eredità di tutto quel casino.

- Ma è tardi, Alys… non puoi pretendere che seguiamo ogni parola. –

Certo, figurarsi se non provavano a buttarla sulla carta della pietà. Tuttavia avrebbe dovuto darsi una calmata o avrebbe fatto fuori metà squadra prima ancora del primo allenamento.

- Va bene, ne riparliamo domani -, decise alla fine, - alle quattro puntuali al campo da Quidditch. –

 

 

 

Morgana si lasciò ricadere sul letto a baldacchino, osservando i letti nell’angolo che erano rimasti deserti.

- Certo che è strano essere qui quando tanti altri non sono tornati a Hogwarts. –

Alys fece capolino dal pigiama rosso e oro, gettando indietro le onde bionde, puntando gli occhi chiari sulla compagna.

Quell’anno molti studenti avevano deciso di continuare a studiare a casa, sostenendo in futuro gli esami da privatisti, troppo spaventati all’idea di lasciare le loro famiglie.

- Sì, è strano, c’è molta più tranquillità… però è un silenzio surreale, che lascia intendere che ci sia qualcosa che non va. –

Morgana si tormentò nervosamente l’orlo di una manica, prima di decidersi a proseguire la conversazione.

Le cose erano cambiate in modo drastico nel corso degli ultimi anni, ma era assurdo pensare di doversi comportare in modo diverso con Alys.

- E le tue vacanze come sono andate? –

- Al solito -, replicò la Travers, - una noia mortale. Ho visto poco mio fratello. –

Il rapporto tra Alys ed Eric era sempre stato quantomeno controverso. Da un certo punto di vista erano legati come solo un fratello e una sorella avrebbero potuto essere, ma dall’altro erano diversi come il giorno e la notte.

I Travers erano una famiglia Purosangue piuttosto rispettabile, esattamente come i Lancaster, ma le idee di Eric erano decisamente orientate verso estremismi che nessuna delle due famiglie aveva abbracciato.

Ovviamente i genitori di Alys non avevano né condannato né appoggiato la scelta del figlio, si erano limitati ad accettarla, e questo aveva gettato delle ombre su quali fossero le loro posizioni.

Morgana, in tanti anni, non aveva nemmeno capito con chiarezza quali fossero le idee dell’amica.

Dopotutto la vedeva sempre insieme ad Antonin, Alther e Alphard, persone che all’apparenza avevano punti alquanto eterogenei sulla questione. Pertanto essere sicuri di quale parte avrebbe scelto dopo il diploma era quasi impossibile.

- Mi dispiace, so quanto siete legati. –

- Non offenderti, Morgana, ma non mi va di parlarne. Né di Eric né di quello che succede fuori dal castello – tagliò corto all’improvviso.

- Certo – mormorò, osservandola infilarsi sotto le coperte e sciogliere i legacci delle tende, - ti lascio tranquilla allora… buonanotte. –

- Notte. –

 

 

 

*

 

 

 

2 settembre 1978, ore 7.30,

Sala Comune di Corvonero

 

 

 

Hestia picchiettò contro la porta del loro bagno personale, sforzandosi di sovrastare il rumore infernale che Marlene, chiusa lì dentro da più di mezz’ora, stava facendo. Era una vera fortuna che lei fosse sempre la prima tra le due ad appropriarsi del bagno, perché se fosse dipeso dall’amica si poteva essere sicuri che non sarebbero mai riuscite ad arrivare in orario a una lezione.

- Marley, è tardi! –

- Cinque minuti. –

- Hai detto cinque minuti un quarto d’ora fa -, le ricordò, - e se mi perdo la colazione per colpa tua… -

Non riuscì a terminare la minaccia, perché la porta venne spalancata e Marlene fece la sua comparsa. La oltrepassò, sorridendole allegramente, e afferrò la tracolla che aveva abbandonato ai piedi del letto.

- Sono pronta, non serve minacciarmi. –

Personalmente Hestia dubitava seriamente che, se non le avesse messo fretta e avesse condito il tutto con qualche minaccia, Marlene si sarebbe davvero sbrigata; però decise di sorvolare e si limitò a seguirla giù per la rampa della scala a chiocciola, fino a raggiungere la Sala Comune di Corvonero.

Benjy era già lì ad aspettarle, appoggiato a una delle colonne di marmo, e s’illuminò quando le vide arrivare.

- Cominciavo a darvi per disperse. –

- Lo so, pulcino -, replicò Hestia scompigliandogli affettuosamente le sottili ciocche bionde, - ma prova a indovinare di chi sia la colpa. –

- Marlene ha monopolizzato il bagno come al solito? –

- Ovviamente, ho quasi dovuto buttare giù la porta a suon di Bombarda per convincerla a darsi una mossa. –

- Non è affatto vero -, protestò indignata la bionda, - smettetela di farmi passare per una ritardataria cronica. –

Hestia e Benjy si scambiarono un’occhiata complice, poi il ragazzo asserì: - Marley tu sei una ritardataria cronica, anni di scuola hanno abbondantemente confermato la cosa. –

Gonfiò le guance, ricordando un buffo criceto infuriato, e mise le mani sui fianchi con espressione seria.

- Benjamin Franklyn Fenwick, sappi che sono profondamente delusa da questo tuo atteggiamento. I biondi devono sempre essere coalizzati gli uni con gli altri, è una legge di natura! –

- Ma davvero -, rise, - e chi l’ha deciso? –

Alzò il mento, imitando una di quelle espressioni arroganti che aveva visto spesso sfoggiare da Antonin Dolohov o da Barty Crouch.

Peccato solo che, nel suo caso, non fosse minimamente convincente né tantomeno capace di intimorire nessuno.

- Io ovviamente. –

- Bene, signora della lega dei biondi, ma che ne dici se mentre tu e Benjy decidete il vostro statuto ci incamminiamo verso la Sala Grande? Avrei una certa fame. –

Benjamin annuì alle parole di Hestia, per poi prendere sottobraccio entrambe le amiche e indirizzarle fuori dal passaggio segreto e poi lungo le rampe di scale che li avrebbero condotti alla tanto agognata colazione.

 

 

 

Alther diede di gomito ad Antonin mentre abbandonavano la torre di Corvonero e s’incamminavano verso la rampa di scale.

Ancora assonnato, il ragazzo soffocò uno sbadiglio e si voltò verso la direzione che gli era stata indicata dall’amico.

Alys li attendeva, appoggiata alla balaustra, e aveva un’aria addormentata esattamente quanto lui.

- Ciao, scricciolo – la salutò Alther, ricevendo in cambio un bofonchio intraducibile.

Si voltò verso Antonin, perplesso: - Tu hai capito cosa ha detto? –

La scrollata di spalle di lui gli disse che no, non era stato il solo a non riuscire ad afferrare cosa l’amica avesse voluto comunicare con quel verso gutturale.

Roteò gli occhi al cielo.

- Certo che passare le prime ore del mattino in vostra compagnia è sempre elettrizzante e intellettualmente stimolante. –

Il pestone che ricevette sul piede dalla Grifondoro lo fece trasalire. Imprecò tra i denti, massaggiandosi il punto colpito, e le rivolse un’occhiataccia.

- Antonin, rimetti in riga il tuo cucciolo. –

Alys tentò di colpirlo di nuovo, ma questa volta se l’aspettava e riuscì ad evitare il buffetto dietro al collo.

Quella ragazza era sempre così maledettamente suscettibile e solo Antonin riusciva a convincerla a darsi una calmata e tornare nei ranghi.

Eppure in quel particolare frangente sembrava che non gli importasse particolarmente d’intervenire in suo aiuto.

- Antonin?! –

L’amico li osservò in silenzio per qualche secondo, per poi limitarsi a fare spallucce e pronunciare una sola parola.

- Caffè. –

Bene.

Finchè non avesse fatto il pieno di caffeina sarebbe stato del tutto inutile, pensò sconsolato, e pertanto gli toccava rassegnarsi a sopportare il malumore mattutino di Alys finchè non fossero arrivati in Sala Grande.

Accelerò il passo e, quando raggiunsero il pianterreno, quasi rischiò di impattare contro la figura alta e snella di Regulus Black.

Il Serpeverde era, infatti, appoggiato alla balaustra della rampa di scale e sembrava in attesa proprio di loro. Sorrise con fare indulgente, schivandolo all’ultimo istante.

La sua presenza parve riscuotere Antonin dal suo stato di torpore mattutino e persino Alys mormorò un saluto.

Regulus parve sondarli con quelle sue iridi grigio pallido, poi accennò con il capo in direzione del lato opposto del pianterreno.

C’era un corridoio stretto, decisamente riservato, dove nessuno avrebbe potuto interrompere la loro conversazione e tantomeno avrebbe potuto origliare senza che se ne accorgessero.

- Hai un minuto? –

- Anche due -, assicurò Antonin prima di voltarsi verso Alther, - ci vediamo più tardi. –

Lui e Alys li osservarono allontanarsi.

Vagamente seccato dall’idea di essere stato piantato in asso senza una spiegazione, Alther si rivolse alla ragazza.

- Qual è il super potere di Regulus, che gli permette di riuscire a svegliarvi e di convincervi a parlare in una lingua comprensibile al genere umano anche di lunedì mattina alle otto? –

- A parte il fatto che è un Black ed è oggettivamente molto sexy? –

- Dubito che Antonin lo consideri sexy – le fece notare.

- Lui magari no -, ammise ridendo, - ma ciò non toglie che lo sia. E poi so che si sono scritti parecchio durante l’estate… perché, Rosenroth, sei geloso? –

Geloso, lui?

Questa poi, come se avesse qualcosa da invidiare a Regulus Black.

Sbuffò incredulo.

- Ma fammi il favore. –

 

 

 

*

 

 

 

Storia della magia, ore 9.00

 

 

 

Lyra soffocò uno sbadiglio.

Storia della magia era sempre stata una delle materie più soporifere dell’intero percorso accademico di Hogwarts e le sembrava a dir poco illegale pensare di far iniziare un lunedì mattina con una doppia ora di Ruf.

Si voltò verso Aletha, che sonnecchiava con la testa poggiata su un braccio.

- Mi ricordi perché non abbiamo mollato questa stupida materia?

- Perché Rhae ha deciso di continuare a seguirla e, grazie al suo aiuto, riusciamo sempre a guadagnare degli ottimi voti con il minimo sforzo. –

In effetti c’era da dire che almeno due persone in quell’aula seguivano la lezione senza battere ciglio. Anzi, prendevano persino appunti in modo febbrile.

Seduti al banco davanti al loro, Rhaenyra e Barty tenevano la testa china sul foglio e la alzavano solo per dare uno sguardo agli appunti dell’una o dell’altro nel caso in cui si fossero persi qualcosa.

Dal canto suo, Lyra apprezzava quella lezione anche solo per il fatto che le dava la possibilità di osservare Crouch senza farsi notare da lui. Quella mattina, sotto la luce che filtrava dalle finestre, i suoi capelli solitamente castano chiaro apparivano decisamente più chiari; probabilmente era merito del sole estivo, che li aveva fatti schiarire e tendere al biondo e aveva messo in evidenza le chiarissime efelidi che gli decoravano il setto nasale e gli zigomi.

Fatto sta che le sembrava persino più attraente di quanto non fosse stato l’anno precedente.

- Se continui a fissarlo in quel modo lo consumerai. –

Il commento proveniente dal banco dietro al suo la fece sussultare.

Si voltò quanto bastava per osservare le iridi grigio chiaro di Regulus che brillavano per il divertimento.

Arrossì come un peperone.

- Non so di cosa tu stia parlando, Reg. –

- Ovviamente -, le sorrise accondiscendente, - allora immagino stessi guardando Ruf con quell’aria sognante. –

- Io… -

Fu Aletha a venire in suo soccorso, voltandosi per zittire il cugino.

- Reg smettila di cercare di metterla in imbarazzo – lo redarguì.

- Non era mia intenzione. Volevo solo esortarla a darsi una mossa, se le piace proprio così tanto, perché Rhae mi ha detto che si è reso conto del suo strano comportamento. –

Quelle parole la fecero avvampare ancora di più.

Era davvero così evidente?

- Tu e Nathan potreste rendervi utili per una buona volta e intercedere per lei -, insistè Aletha, - almeno saprebbe cosa aspettarsi prima di decidere se esporsi o meno. –

Regulus rivolse un’occhiata al compagno di banco.

- Che dici, ci imbarchiamo in questa impresa? –

Il sorriso complice di Nathan preannunciò la sua conferma: - Sarà un piacere fare da Cupido per miss Selwyn. –

A questo punto Lyra dubitava seriamente di essere mai stata più rossa di così in vita sua, roba da gareggiare tranquillamente con la chioma di Aletha.

- Non ce ne è proprio bisogno… - provò a protestare, ma venne tacitata dall’amica.

- Certo che ce ne è bisogno, almeno potrai metterti l’anima in pace una volta per tutte. –

 

 

 

Audrey rivolse un’occhiata incuriosita a Morgana, che aveva ormai rinunciato a seguire Ruf e si limitava a riassumere il capitolo del libro che aveva davanti.

- Di cosa credi che stiano parlottando quei quattro? –

La Grifondoro alzò appena lo sguardo, puntandolo sul gruppo di Serpeverde, e poi fece spallucce.

- Non ne ho idea. Teoricamente dovresti dirmelo tu, dopotutto sei tu quella che viene invitata ai loro eventi. –

Già, peccato solo che non avesse un gran rapporto con nessuno di loro.

Cioè, conosceva abbastanza bene Regulus ed era piacevole chiacchierare con lui durante quei noiosi ricevimenti, ma non si era mai avvicinata tanto da entrare nella sua cerchia di frequentazioni. Quel ruolo era spettato a Damon, suo fratello, che era pappa e ciccia con Rosier, Travers e Wilkes.

- Forse si tratta di Lyra -, disse alla fine, - e della sua cotta per Barty. –

Non che ne avesse mai avuto una conferma esplicita, ma la timida e riservata Serpeverde diventava ancora più chiusa e introversa quando si trovava ad essere nelle vicinanze di Crouch. Se non erano quelli i segnali di un interesse romantico allora Audrey non avrebbe proprio saputo dire quali fossero.

- Come possa piacerle Crouch rimane un mistero per me -, asserì Morgana, - quel borioso imbecille è sempre convinto di essere il migliore in tutto. –

La Tassorosso sorrise davanti all’ostilità nella voce dell’amica.

Solitamente Morgana non era un tipo conflittuale, tendeva ad andare abbastanza d’accordo con chi la circondava, ma fin dal loro primo anno era stato chiaro che la competizione tra lei e Barty sarebbe stata sempre accesa e oltremodo serrata.

Entrambi erano Purosangue, Battitori ed eccellenti studenti; Barty era riuscito a superarla solo nel farsi ammettere al Lumaclub e nel conquistare il titolo di Caposcuola.

A Morgana non era importato molto di nessuna delle due conquiste di per sé, ma l’idea che Crouch se ne andasse in giro come un galletto impettito le mandava il sangue al cervello.

- L’amore e i suoi misteri – sentenziò Audrey.

- Misteri incomprensibili. –

Si scambiarono un’occhiata complice prima di scoppiare a ridere.

 

 

 

*

 

 

 

Aula di Pozioni, ore 11.00

 

 

 

Adam scosse il capo davanti allo spettacolo desolante che era rimasto da ripulire. Aveva avuto la pessima idea di permettere a Shari di dare un apporto consistente alla pozione che avrebbero dovuto realizzare e, inutile dirlo, la ragazza aveva finito con il far esplodere il calderone.

Per un attimo aveva creduto che Alys Travers, seduta accanto a loro e raggiunta da alcuni schizzi, avrebbe finito con il mettere mano alla bacchetta e Schiantare entrambi, ma l’intervento di Lumacorno era stato decisivo per sedare la probabile rissa.

La Grifondoro era stata mandata a ripulirsi, provvista di una giustificazione che le avrebbe permesso di arrivare un po’ più tardi alla lezione di Incantesimi, e Adam e Shari erano stati costretti a trattenersi per ripulire tutto.

- Giuro che non ho la minima idea di cosa possa essere andato storto -, mormorò desolata l’amica, - io ho seguito passo passo tutto quello che c’era scritto sulla lavagna. –

- Lo so – le assicurò.

Sapendo delle difficoltà di Shari, Adam l’aveva seguita con attenzione e ne aveva studiato ogni singolo movimento.

Non riusciva nemmeno lui a capire cosa potesse essere andato storto.

- Deve essere una sorta di congiura contro di me -, continuò, - perché non è possibile che io faccia esplodere sempre tutto. –

La voce di Amelia, rientrata in aula per recuperare il libro che aveva dimenticato sul suo banco, giunse in loro soccorso: - Hai usato quel tagliere per poggiare la polvere di artiglio di drago? –

- Sì, perché? –

- C’è del pulviscolo in un angolo. Immagino che la polvere vi sia entrata in contatto. –

Adam esaminò il tagliere a sua volta, individuando ciò a cui faceva riferimento la ragazza.

Ne prelevò una piccola quantità e l’annusò con fare circospetto.

Polvere di ricciocorno schiattoso.

Altamente infiammabile se combinata all’artiglio di drago.

Era incredibile che una piccola particella di sostanza in più avesse combinato un tale disastro.

- Amelia ha ragione, ecco svelato il mistero. –

La Bones mise mano alla bacchetta e, sotto gli sguardi perplessi dei due, annunciò: - Vi darò una mano a ripulire. –

- Non preoccuparti… - fece per assicurare Shari, ma venne bellamente ignorata.

- Non possiamo rischiare che Tassorosso perda altri punti perché voi due siete arrivati in ritardo. Inoltre, risolvere tutto alla Babbana vi farà impiegare dieci volte il tempo che ci metteremmo con un semplice colpo di bacchetta. –

Come a voler dare loro una dimostrazione, puntò la bacchetta contro il pavimento: - Gratta e netta. –

Seguendone l’esempio, entrambi i ragazzi produssero a loro volta l’incanto e riuscirono finalmente a liberarsi di quella poltiglia assolutamente disgustosa.

Quando ebbero terminato e furono usciti dai sotterranei, Adam le rivolse un sorriso riconoscente.

- Grazie per l’aiuto. –

- Di nulla, tra compagni di Casa dobbiamo aiutarci. –

Poi li lasciò lì, allungando il passo per raggiungere in fretta e furia l’aula di Antiche Rune.

Voltò l’angolo e finì con lo scontrarsi con un fisico tonico e decisamente maschile. Barcollò indietro, venendo sorretta da una presa decisa, e si ritrovò a fissare gli occhi chiari di Alphard.

- Io… scusami – mormorò Amelia, per poi scappare via.

Doveva proprio mettere quanta più distanza possibile tra loro due.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve!

Scusate se ci ho messo un po’ per aggiornare, ma sono stata molto presa dalle video lezioni universitarie e questo capitolo mi ha impegnata parecchio (essendo formato da ben quattordici pagine di Word). Spero che ne sia valsa l’attesa. Inoltre vorrei porvi la prima domanda:

- in vista della prima partita di campionato, per chi tiferà il vostro OC: Serpeverde o Grifondoro?

Per ora è tutto.

Buon weekend.

Baci,

Fiamma

  
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