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Autore: WhiteLight Girl    07/04/2020    1 recensioni
Papillon è stato sconfitto e Gabriel Agreste è in prigione; Marinette non ricorda come sia successo, né riesce a smettere di preoccuparsi per la sparizione improvvisa di Adrien. Con Chat Noir che le si rivolta contro e cerca di ucciderla, Maestro Fu irreperibile e la scatola dei Miraculous dispersa, Ladybug si ritrova da sola a cercare di capire cosa sia successo dopo che, durante la battaglia finale contro il suo peggior nemico, ha perso i sensi.
Genere: Angst, Dark, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Gabriel Agreste, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Plagg, Tikki
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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IL GIORNO IN CUI PAPILLON FU SCONFITTO - 5


Marinette scrisse per l’ennesima volta la voce “esorcismo” sul quaderno, non credeva che le potesse essere utile, né sapeva se un rito tradizione avrebbe davvero funzionato, ma era l’unica cosa che in quel momento aveva in mente e nonostante ciò non sapeva da dove cominciare. L’intera mattinata era trascorsa in silenzio, né lei né Alya avevano proferito parola, neppure quando avrebbero potuto lamentarsi insieme di quanto fossero difficili gli esercizi di matematica. Marinette realizzò solo all’ora di pranzo quanto il comportamento dell’amica quel giorno fosse stato insolito e si ripromise di rimediare alla sua mancanza al più presto, ma in quel momento la sua priorità era Chat Noir, l’unica cosa che avrebbe potuto distrarla, anche se solo per un po’, era la possibilità di trovare indizi su dove si trovasse Adrien, ma fino a quel momento voleva restare concentrata. Parte di lei continuava ad essere convinta che il ragazzo fosse rimasto bloccato in casa, nonostante quello che la polizia continuava a dire ai giornalisti.

Quando arrivò l’ora di pranzo e la campanella suonò molti dei compagni di classe uscirono dall’aula schiamazzando e urtandosi tra loro senza guardarsi indietro, in classe rimasero solo Alya, Nino e Rose, che finì con calma di mettere via le sue cose e fece loro un cenno di saluto prima di imboccare la porta come gli altri. Marinette era talmente immersa nei suoi pensieri che si accorse che Chloe la stava fissando solo quando sollevò il voltò per sgranchirsi il collo.

Allora la vide sbuffare e, al contrario di ciò che si sarebbe aspettata, incrociare le braccia senza dire nulla.

Sbatté le palpebre, Chloe non era mai stata sottile riguardo a quello che pensava delle persone ed era ben più facile che dicesse loro in faccia quello che le stava passando per la testa, piuttosto che restasse a lanciare occhiate simili.

Marinette inclinò il capo, cercando di capire cosa potesse significare o almeno per darle un segno di averla notata, ma Chloe si limitò ad arricciare il naso in una smorfia di disgusto e poi distolse lo sguardo solo per un secondo, agitando il capo quel tanto che bastava per fare oscillare la coda di cavallo dietro di sé. Poi tornò a guardarla, le braccia incrociate e le mani strette all’altezza dei gomiti.

«Si può sapere cosa c’è?» domandò allora Marinette. Non aveva tempo per preoccuparsi di decifrare messaggi in codice, allora lasciò cadere la penna sul quaderno e si alzò in piedi. «Si può sapere cosa vuoi?»

Chloe si abbandonò contro la sedia. «Sto cercando di capire come tu possa essere così anonima e poi fare quello che fai.»

«Nessuno è davvero anonimo, Chloe, abbiamo tutti i nostri punti di forza.» ribatté.

Ma lei non sembrava convinta, ancora la fissava con sufficienza da sotto le ciglia cariche di mascara.

«Tu non lo meriti.» la sentì dire.

«Come?» domandò.

Chloe sbuffò ancora. «Adrien. Non meriti lui e quello che prova per te.»

Marinette sbatté gli occhi, le gote accaldate mentre metabolizzava l’idea che la ragazza fosse convinta che lui fosse innamorato di lei.

«Che stai dicendo? Lui non prova nulla per me.» ribatté.

Chloe gonfiò le guance, batté il pugno sulla scrivania, era forse una delle poche volte in cui Marinette poteva dire di averle visto perdere davvero il controllo in modo diverso da un capriccio.

«Lo metti ancora in dubbio? Dopo tutte le volte che ha rischiato la vita per te durante gli scontri contro le Akuma?»

L’unico che avesse mai rischiato la vita per lei, realizzò Marinette, era Chat Noir. Chat Noir che la evitava da quando le ombre l’avevano preso, che aveva consegnato alla giustizia Papillon da solo, che non si era fermato a spiegarle come fosse finito lo scontro, ma che l’aveva riportata a casa e medicata mentre era priva di sensi. Chat Noir con i suoi capelli biondi, gli occhi verdi ed il sorriso sbarazzino. Chat Noir che aveva cercato di farle capire di essere innamorato di lei in ogni modo. Chloe parlava di Adrien come se fosse lui.

Sentì una mano sfiorarle la spalla e si voltò, trovando Alya in piedi al suo fianco.

«Sei Ladybug.» disse, gli occhi sgranati.

Dischiuse le labbra per negare, ma prima che potesse farlo Chloe si alzò e lasciò la stanza, lasciando lei, Alya e Nino da soli. Sospirò, il fiato corto e il cuore che le batteva forte nel petto, colse la domanda negli occhi di Nino, ma invece che sviarlo, improvvisamente travolta dalla stanchezza, gli rispose con un cenno del capo. Ebbe l’impressione che nulla l’avesse mai svuotata tanto quanto quella confessione.

Il giorno in cui Papillon fu sconfitto:

«Stringiti a me.» disse Chat Noir a Ladybug, trascinandola con sé nel punto in cui Papillon era scomparso. La la afferrò per la vita e la premette contro di sé, intenzionato a non perdere la presa o lasciarle scelta. Strizzò gli occhi, avvertendo le mattonelle muoversi sotto i loro piedi. La pedana cominciò a scendere mentre i due, aggrappati l’uno all’altra, si tenevano in equilibrio per non entrare in contatto con le pareti di pietra che avvolgevano quel piccolo passaggio angusto.

Chat Noir riaprì gli occhi solo quando avvertì l’aria attorno a loro cambiare. Non aveva mai provato a immaginare come fosse il covo di Papillon, ma in un certo senso trovò perfetto, nella sua ovvietà, il fatto che fosse pieno di farfalle lucenti pronte a divenire Akuma.

Non vide suo padre in tempo, però, e lui lo colse di sorpresa strappandogli dalle braccia Ladybug.

Le farfalle arrivano subito dopo, si aggrapparono ai suoi capelli, alle sue orecchie, quasi come se cercassero di spingerlo indietro e tenerlo impegnato.

Sentì Ladybug sussultare alcuni metri più in là, avrebbe voluto raggiungerla, aiutarla, riuscire a vedere dove fosse Papillon in quel momento per poterlo colpire e costringerlo a richiamare le sue farfalle. Tese una mano verso la compagna, piegò l'altro braccio per ripararsi gli occhi e con le palpebre semichiuse cerco di avanzare attraverso quel frullare d’ali insistente. Agitò la mano, colpì le farfalle più vicine spingendole via, ma più ne allontanava più sembravano arrivarne altre.

Da dove venivano? Erano sempre state lì? Come aveva fatto a non accorgersene in tutto quel tempo? forse era solo stato troppo distratto per poter notare ciò che gli accadeva attorno, oppure suo padre era semplicemente stato troppo bravo a nascondersi.

«Ladybug!» disse.

La senti chiamarlo a sua volta.

«Arrivo!» le rispose.

Non riusciva a pensare di affrontare suo padre, ma tutto quello che aveva in mente era proteggere lei da lui. Una nuvola più consistente di farfalle gli avvolse il capo, fu allora che senti Ladybug strillare. Con una manata più decisa usò il bastone per colpire tutte le farfalle che poteva, cerco l'amica con lo sguardo e la trovò, a suo parere, troppo vicina Papillon. Scattò in avanti per raggiungerla, mentre l'uomo tendeva ancora la mano verso di lei, che tirò fuori il suo yo-yo e lo fece roteare davanti a sé per usarlo come scudo. La vide indietreggiare.

«Smettila! gli ordinò Chat Noir. Fu quasi tentato di chiamarlo papà, pur di provare a convincerlo a dargli ascolto, ma il timore della reazione che avrebbe avuto Ladybug e glielo impedì.

Lanciò il bastone contro l’uomo e quello si conficcò nel pavimento davanti a Ladybug, lei ne approfitto per fare un salto indietro; le farfalle ancora la assediavano ma avevano lasciato uno spazio libero là dove lo yo-yo roteava.

«Dobbiamo prendere la sua spilla!» la sentì dire.

Sapeva che aveva ragione, che non aveva bisogno di combattere il suo padre se fosse riuscito a togliergli il Miraculous. Una volta che fosse rimasto senza sarebbe stato un semplice umano facile da costringere alla resa e mandare in prigione. Annuì, anche se non era certo che lei potesse vederlo. Avanzò verso di loro, ma tentennò quando vide Papillon piegarsi in avanti e prendere il suo bastone.

Strizzò gli occhi, come avrebbe fatto adesso a riprenderselo? Poteva contare sul fatto che essendo suo figlio non gli avrebbe fatto del male se si fosse avvicinato? Quanto sarebbe stato difficile, per lui, sfilargli il Miraculous dal dito? Certo sarebbe stato meno facile che strappare una collana dal collo di una persona.

Si diede lo slancio, puntando dritto contro di lui, ma proprio in quel momento lo vede voltarsi e rilanciargli il suo bastone. Non se l'aspettava, quindi sollevò le braccia per difendersi e lo afferrò malamente dopo che gli ebbe colpito il gomito. Lo fece roteare in mano ed esclamò: «Smettila, non capisco cosa vuoi ottenere, ma qualunque cosa sia non puoi permetterti di andare in giro ad utilizzare la gente per riuscirci!

«Non diresti così se sapessi la verità.» ribatté l’uomo.

Ladybug approfittò di quel momento di distrazione per farsi avanti, gli afferrò il polso con lo yoyo.

«Chat Noir!» chiamò.

Allora lui si sporse in avanti, quasi riuscì a sfiorare la spilla, ma suo padre lo spinse via facendolo finire per terra e rigirò la mano per afferrare il filo dello yo-yo di ladybug strattonandola e costringendola ad avvicinarsi. Poi piegò l’altro braccio e le strinse la mano attorno al collo.

«Ora, ragazzo», disse Papillon. «Forse è il momento di renderti partecipe, allora vedrai che tutto andrà bene e tu potrai capire.»

Chat Noir deglutì col cuore in gola, fece un passo in avanti ma le farfalle sciamarono in gruppo verso le sue caviglie e gli fecero perdere lo slancio, per quanto il ragazzo provasse ad affrontarle e ad attraversare quell’ostacolo era peggio che cercare di nuotare controcorrente.

Ladybug strinse le mani al polso di Papillon, cercando di fargli allentare la presa, gli occhi sottili, spaventati, i capelli impigliati nelle dita dell’uomo che la stava strangolando, le labbra dischiuse nel tentativo di catturare più aria possibile.

«Lasciala andare!» gridò Chat Noir.

«Di lei non mi importa.» replicò Papillon.

«Allora ti prego, lasciala andare!» supplicò ancora, la voce rotta e le lacrime intrappolate nell’angolo dell’occhio.

Papillon non allentò la presa, Ladybug iniziò ad agitarsi, a sbattere i pugni, mentre Chat Noir si tendeva verso di lei e veniva prontamente respinto indietro dalle farfalle.

Poi Chat Noir smise di cercare di attraversare il muro di farfalle, richiamò invece il suo cataclisma e lo usò contro di loro, ignorando con un senso di nausea l’ansia ed il senso di disgusto che derivava dal suono di quelle ali che sfrigolavano e crepitavano a contatto con la sua energia distruttiva. Le farfalle più vicine morirono così, le altre si scostarono quel tanto che bastava per aprirgli un varco.

Fu quello il momento in cui Ladybug smise di lottare, in cui Papillon allungò le dita e le sfilò gli orecchini, quando Chat Noir fu abbastanza vicino l’uomo gli gettò addosso la ragazza e, prima che potesse rendersene conto, aveva teso le braccia per afferrarla.

La luce della trasformazione si esaurì proprio mentre la ragazza rimbalzava contro il suo petto, e si ritrovò a stringere a sé, protettivo, Marinette Dupain-Cheng.

Chat Noir si lasciò cadere in ginocchio, Papillon aveva preso entrambi gli orecchini, il Kwami della coccinella, inerme quanto la portatrice del suo Miraculous, giaceva inerme a pochi metri da loro.



Ciao, ci tenevo a chiedervi come state, spero davvero che stiate bene e che stiate riuscendo a passare questa quarantena senza soffrirne troppo. Spero che, in ogni caso, questo capitolo vi abbia fatto passare una piacevole mezz’ora.
Purtroppo avevo scritto questa parte di fanfiction già da un po’ e, a causa di diversi impegni di studio, probabilmente non la continuerò almeno per un po’. Può darsi che ve lo avessi già accennato, ho una memoria terribile, nel dubbio io ve lo scrivo comunque.
Vi ringrazio per essere arrivati a questo punto, vi ricordo che la fanfiction è anche su Wattpad, che sulla mia pagina Instagram (WhiteLight_Girl) trovate diverse Fanart di Miraculous e altro e vi invito, se ne avete voglia, a supportare la mia scrittura con un commento e/condividendo le mie fanfiction a coloro a cui potrebbero interessare. Spero di risentirvi presto, non posso che augurarvi di stare bene, ora più che mai <3

   
 
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