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Autore: EleAB98    08/04/2020    3 recensioni
(SERIE 1*) Hollywood U è una delle università più prestigiose della California.
Jane McMiller, ragazza ambiziosa dotata di grande talento, ha un sogno: diventare un'affermata regista. C'è solamente un ostacolo che s’interpone tra lei e il suo sogno. Thomas Hunt, infatti, il professore più in gamba dell'università, non le darà certo vita facile.
E come se non bastasse, la giovane ragazza si ritroverà, ancora una volta, a scegliere tra l'amore e la carriera.
Due mondi apparentemente inconciliabili, uniti da un filo sottile. Due mondi destinati a scontrarsi con la forza più misteriosa e allo stesso tempo più potente. La forza dell'amore.
Di un amore proibito che li sconvolgerà totalmente...
NOTA: Sono presenti delle citazioni tratte dal romanzo Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'Alunna e Il Professore'
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La mattina dopo, Jane si svegliò all’alba e si avviò con passo felpato verso l’università. Telecamera in spalla e un sorriso sul volto. Era questo tutto ciò di cui necessitava al fine di riprendere il maestoso paesaggio Hollywoodiano che si ergeva imponente di fronte la terrazza dell’università. Aveva bisogno di un perfetto e assoluto silenzio al fine di potersi concentrare sul corretto utilizzo della telecamera. In effetti, il suo cuore le aveva suggerito che fosse ormai giunto il momento di sperimentare le funzionalità di quel meraviglioso aggeggio.

Non appena accese la telecamera, la giovane fu avvolta dalla flebile luce dello schermo. Regolando poi la luminosità associata al contrasto che attorniava lo scenario paesaggistico, ancora ‘parzialmente addormentato’, riuscì finalmente a inquadrare la vetta più alta di Hollywood.
A un certo punto, però, nel bel mezzo della sua sperimentazione, sentì una voce fin troppo familiare rivolgerle una domanda.
 
“Vuole riprendere il paesaggio?”

Jane si voltò. Il professor Hunt si trovava a pochi passi da lei.

“Fossi in lei, angolerei la telecamera un poco più in basso e meno in alto.”

Jane sembrò non capire all’istante quanto il professore le aveva detto, ma la sorpresa derivante da quella brusca apparizione non le permise di ragionare lucidamente.

“Guardi... In questo modo.”

Quando Thomas si avvicinò ulteriormente a lei e armeggiò con delicatezza e altrettanta fermezza la sua telecamera, l’uomo sfiorò casualmente la mano di Jane. Fu un contatto davvero molto rapido, ma evidentemente non abbastanza leggero perché Jane non sussultasse silenziosamente a quel tocco.

Ogni singola volta che le capitava di sfiorare la mano di Thomas, i battiti del suo cuore acceleravano senza che lei potesse calmare nell’immediato quell’impeto tanto potente, quanto involontario. Dal canto suo, Thomas non sembrava aver perso la sua concentrazione e le mostrò con estrema chiarezza, ma senza parlare, la funzionalità della quale avrebbe dovuto usufruire.

“Adesso dovrebbe andar bene.” le disse infine. “Ci vediamo a lezione, signorina.”

“Ehm, sì certo... La ringrazio.” replicò la studentessa, ancora un po’ scossa da quell’incontro.

Ancora una volta, la ragazza era rimasta alquanto sorpresa dal comportamento del suo insegnante. Ma doveva ammettere che, dopo il suo intervento, il paesaggio appariva ancor più meraviglioso di quanto non lo fosse in realtà. O forse, era solo un’impressione.

Eppure, Jane si rese conto che quella ‘mini-lezione’ che il professore le aveva impartito le aveva fornito immediatamente tutti gli strumenti atti alla comprensione del corretto funzionamento della telecamera.
Dopo pochi istanti, la ragazza sentì una mano posarsi delicatamente sulla sua spalla. Jane si voltò di scatto, colta alla sprovvista.
 
“Hey tranquilla, sono io!”
“Addison, mi hai spaventata!” esclamò lei. “Ero talmente concentrata nel riprendere il paesaggio che non mi sono nemmeno accorta del tuo arrivo... Scusami tanto.”
“Ma figurati! Anzi... Mi sembravi fossi molto occupata un attimo fa.”
“Cosa intendi dire?”

“Avanti, non fare la finta tonta... Ho visto come lo guardavi.” disse lei, in tono di scherno.

“Guardavo chi?”

“Il professor Hunt! E chi sennò?”

“Addi, finiscila!”

“Sono seria. E posso garantirti che nemmeno tu gli sei indifferente.”

“E da cosa lo avresti capito, se posso chiederlo?”

“Beh, non penso sia solito che un professore dia delle istruzioni a una studentessa al di fuori dell’orario scolastico. E poi, ho visto anche il suo sguardo. Ti ammirava da lontano, Jane... Fidati, il suo sguardo tradiva una certa emozione nei tuoi confronti.”

“Beh, mi dispiace deluderti amica mia, ma posso garantirti che io non sono che una semplice studentessa per lui.”
“Da come lo dici, sembra che la cosa ti dia fastidio.”

Jane spalancò gli occhi.

“A me? Ma stai scherzando? Non credo di aver mai conosciuto una persona più ostinata, fredda e sprezzante come lo è il professor Hun...”
“Signorine, potreste abbassare il tono della voce?” disse una donna, facendo capolino dalla porta antistante la terrazza.

“Ehm, ci scusi professoressa Singh, ci scusi tanto.” rispose Addison, mostrando un leggero imbarazzo.
“Senti,” disse poi, rivolgendosi a Jane “parliamone con calma davanti a un buon cappuccino. Ti va?”
Le due ragazze si avviarono verso la caffetteria della scuola. L’agitazione di Jane era fisicamente palpabile e Addison non riuscì a non notarlo.

“Allora, amica mia. Cominciamo dal principio... È successo qualcosa tra te e Hunt?”
“Perché me lo chiedi? Cosa potrebbe mai essere accaduto?” domandò lei, ancora restia nel confidarsi con la sua migliore amica.
“Avanti Jane, ti conosco. So benissimo che non sei preoccupata solamente per la questione di tuo fratello... Deve esserci dell’altro.”

“Senti Addi, Hunt mi ha solamente mostrato delle funzionalità della telecamera. Nient’altro.” insisté lei.
“E non poteva preoccuparsi di questo a lezione?”
“È così grave quello che ha fatto?” la rimbeccò Jane, simulando indifferenza.

“Non ho detto questo. Ma credo che il suo atteggiamento nei tuoi confronti sia molto strano. E credo lo sia stato sin dall’inizio... Tu lo saprai certamente meglio di me.”
“Su questo non posso darti torto.” sospirò l’altra, cercando di calmarsi.

“Sai, io sono arrivata all’università molto prima che Hunt salisse in terrazza e mi trovavo a pochi passi da voi, e... ho osservato tutta la scena. Inizialmente, ho notato che il tuo professore è rimasto immobile vicino alla porta che dà sul terrazzo per circa due minuti, visibilmente assorto nella contemplazione di quanto stavi facendo, come fosse ammaliato dalla tua figura. Soltanto dopo si è avvicinato a te, mostrandoti come utilizzare la telecamera.”

“Che cosa intendi dire con questo?”

“Intendo dire che tra voi due è accaduto qualcosa! Avanti, puoi dirmelo. Sono la tua migliore amica, non scordarlo.” disse Addison, cercando di rassicurarla.

Jane sospirò. Sapeva molto bene che Addison poteva mostrarsi ostinata tanto quanto lei, per cui sarebbe stato del tutto inutile evitare l’argomento.

“E va bene, ti dirò tutto... Io e lui ci siamo baciati. O meglio, è stato lui a farlo.”

“Wow! Non ci credo? Stai proprio parlando del professor Hunt?”

“Addi, abbassa la voce!” l’ammonì Jane.

“Ops... Scusami. È stata l’emozione.” rispose lei, tappandosi per un momento la bocca.

“Comunque sì... Proprio lui.”

“E dimmi un po’...” continuò l'altra “Cos’hai provato in quel momento?”

“Sai, ho provato una sensazione inspiegabile...” confessò Jane. “A dirla tutta, non ho mai provato qualcosa di simile prima d’ora.”

Addison sorrise.

“Ti è piaciuto, quindi... Ma non mi sembri molto entusiasta della cosa.”

“Come non lo è il professor Hunt...”

“Lui ha rinnegato i suoi sentimenti?”

“Hunt non prova niente per me, come io non provo niente per lui.” affermò Jane con convinzione. “Si è trattato soltanto di un errore. Il tutto è avvenuto in circostanze non naturali.”

“Intendi forse dire che ti ha baciato contro la tua volontà?”

“Non esattamente. Non so come sia successo ma, a un certo punto, Hunt si è avvicinato a me e, con estrema cautela, mi ha dato un bacio. E la cosa peggiore è che io mi sono lasciata andare a quel momento... Entrambi ci siamo lasciati andare, seppur per un breve istante. A seguito di quell’effimero momento, in effetti,  Hunt è tornato immediatamente in sé, profondendomi delle scuse.”

Addison rimase letteralmente senza parole.

“È davvero incredibile... Ma come diamine è potuto accadere?”

Jane le racconto brevemente la questione e l’amica ricostruì lo svolgimento dei fatti.

“Ho capito. Dunque, lui conosceva le tue difficili circostanze familiari... E ha pensato bene di consolarti in quel modo.”

“Esatto. E non posso che sentirmi a disagio, adesso... Dopo quanto accaduto, non ci guardiamo nemmeno più in faccia.”

“Beh, dalla terrazza non mi è sembrato affatto così.” sorrise l’amica.

“Ero alquanto sorpresa, cerca di capirmi.”

“E posso assicurati quanto lo fosse anche lui. Sicuramente non si aspettava di vederti all’università alle prime luci dell’alba.”

Lo sguardo di Jane si perse nel vuoto.

“Non capisco proprio cosa abbia in mente quel professore...  Abbiamo parlato qualche giorno fa nel suo ufficio della questione e mi sembra di aver capito che per lui quel bacio non ha significato proprio niente, però...”

“Però non sei sicura di credergli? Oppure vorresti dirmi che per te ha significato molto di più di quanto non voglia ammettere a te stessa? Ascoltami, Jane... Poco fa mi hai detto di non provare nulla nei suoi confronti, ma ancora prima mi hai detto di aver provato un’emozione nel momento in cui lui ti ha baciata. Non pensi che ciò sia un po’ strano? Insomma, scusami se te lo dico, ma quello che mi hai riferito non è molto chiaro...”

“Addi, lui è il mio professore!” replicò Jane. “E questo mi basta per capire che il resto non è contemplato.”

“Penserà sicuramente lo stesso nei tuoi riguardi. Fossi in te, però, starei attenta. Essendo un professore ha indubbio molta più esperienza di qualsiasi studente e potrebbe influenzare non poco le tue scelte. Pensandoci bene, non puoi nemmeno sapere se abbia magari costruito appositamente un piano per servirsi di te...”

“Che cosa vorresti dire?” domandò Jane con ingenuità.

“Intendo dire che tu hai talento. Un grande talento... E sono sicura che lui se ne sia accorto. Perciò stai molto attenta... Non farti ammaliare troppo dai suoi modi garbati e dalle sue manie da gentiluomo. Non fidarti troppo dei suoi consigli e cerca di trattarlo come un tuo pari. Con questo non dico che tu debba mancargli di rispetto, anzi. Devi essere semplicemente te stessa. Su questo non cambiare mai.”

“Hai ragione, anche se devo dire che finora non ha fatto altro che provocarmi, per lo meno in classe.”
rispose lei.

“Comunque, non ti sembra di esagerare un po’? Come potrebbe un regista affermato come lui servirsi di una sua studentessa? A quale scopo, poi?”

L'amica ci rifletté per qualche secondo, cercando una possibile spiegazione.

“Beh, da un po’ di tempo sembra sia caduto nell’anonimato, magari  è alla ricerca di emozioni nuove... Inoltre, lo scopo presunto può saperlo soltanto lui. Non sto dicendo che lui non provi qualcosa per te, sebbene tu ti ostini a negarlo...”

“Addison, ascolta...”

“Ascoltami tu invece...” ribadì lei. “Ciò che c’è o non c’è tra voi due deve avere senz’altro una spiegazione... Magari si tratta di una semplice attrazione; un’attrazione che lui – a quanto pare - sa benissimo di esercitare nei tuoi confronti e che potrebbe sfruttare per servirsi delle tue potenzialità. In fondo, sei la migliore studentessa del suo corso.”

Jane reagì con sconcerto. Non riusciva a credere alle sue orecchie.

“Cosa? E questo dove lo avresti visto?”
“Non hai esaminato i questionari pubblicati online? Tra tutti gli studenti del suo corso, tu sei quella che ha la media migliore.”

“Ma davvero? Ironia della sorte, prossimamente dovrò partecipare a un corso di recupero.” rispose Jane con aria sardonica. “Ho preso un C- nell’ultimo test. E se non riuscirò a recuperare a tempo debito, addio Festival del Cinema.”

“Allora, non ti resta che concentrare le tue energie su questo. Ma ricorda: il primato lo detieni sempre tu.”
“Per ora.” rispose Jane ridacchiando. “Comunque ti ringrazio per tutti i consigli che mi hai regalato. Ne farò tesoro. Ma soprattutto, non mi lascerò più influenzare dal modo di agire del professor Hunt... In me non possono affatto regnare confusione e nervosismo.”

“Bravissima, così mi piaci. Ma adesso andiamo... Si sta facendo tardi. Non vorrai beccarti l’ennesima ramanzina da parte del professor Hunt!”
“Questo mai!” sentenziò Jane, avviandosi con il sorriso verso l’università.
 

 
***

 
“Esigo immediatamente una spiegazione!”

Priya spalancò la porta dell’ufficio di Hunt, alquanto irritato da quell’irruzione.

“Priya, quante volte ti ho detto di bussare prima di entrare?” bofonchiò il professore, regalandole un'occhiataccia.
 
“Scusami tanto... Ma non mi sembra che tu stia facendo qualcosa di importante. Mi sbaglio?”

“Senti, non ho affatto voglia di discutere. Piuttosto, dimmi che cosa ti ha spinto a venire qui.”
“Qui fuori, sulla terrazza... Due studentesse stavano parlando di te.”

Thomas spalancò gli occhi.

“Da quando in qua ti metti a spiare le conversazioni altrui? Cosa hai sentito esattamente?”

“Non le stavo affatto spiando.” replicò lei, infastidita ”Le ho sorprese per puro caso. A quanto sembra, quelle ragazze stavano parlando di te. E pensa che una delle due è la mia studentessa.”

“E con questo?” rispose Hunt. “Noi professori siamo costantemente assoggettati alle critiche da parte degli studenti. Dovresti saperlo.”

“Non si tratta solo di questo.” insisté la donna.

“E di cosa allora? Parla, santo cielo!” esclamò Hunt, esasperato dalle continue insistenze di Priya.
“Si può sapere cosa ti prende? Ultimamente sei così scontroso...”

“Forse perché tutti non fanno altro che farmi pressioni riguardo la partecipazione a quel maledetto Festival!” sbottò lui. “Lennard, Malcom... Il tuo adorato Wilson...”

“Contano su di te, è normale.”

Hunt le rivolse uno sguardo tagliente.

“Ed è anche normale che Wilson e il suo socio si mettano a frugare tra le mie cose?”

“Non ti seguo...”

“Wilson e Stone sono entrati nel mio ufficio alla ricerca di non so cosa...”

La donna lo guardò incredula. Non poteva crederci.

“Ne hai per caso le prove?”
“Non c’è bisogno di alcuna prova. Lo so è basta.”

“D’accordo.” rispose lei, con insolita calma. “In ogni caso, tu sei un grande regista... Sarebbe davvero un peccato non partecipare al Festival.”

“Ci mancavi soltanto tu da aggiungere alla lista dei miei ‘presunti’ sostenitori.” sospirò Hunt. “Ma ti confesso che ci sto pensando seriamente.”

D’un tratto, gli occhi della donna si illuminarono.

“Dici sul serio?”

“Sì. Ma ho urgente bisogno di elaborare un piano di lavoro che mi possa fornire la motivazione giusta. D’altronde, non ho scelta. Sembra che Lennard Jones non aspetti altro che una mia risposta.”

“Ti capisco. So che farai la scelta giusta. Quanto alle due studentesse...”

“Ancora con questa storia?” la rimbeccò Thomas, ormai completamente spazientito.

“Sembra che una di loro abbia avuto a che fare con te. È la verità?” insisté l'insegnante, scrutando il suo sguardo.

“Cosa?”

“Insomma, questa ragazza ti ha dipinto come un uomo estremamente ostinato, freddo e sprezzante. Sono state queste le sue esatte parole. Hai per caso avuto uno scontro con quella studentessa?”

Hunt scosse la testa, scacciando immediatamente l’immagine di quel bacio nella sua mente.

“Quella ragazza farebbe meglio a concentrarsi sui suoi affari e sulla sua vita professionale. E io ho un metodo infallibile affinché ciò accada.”

“Che cosa intendi dire con questo?”

“Intendo dire che capirà ben presto con chi ha a che fare. Nel frattempo, mi limiterò a riflettere sull’elaborazione del mio prossimo soggetto cinematografico. Dovrò servirmi di qualsiasi arma a mia disposizione. D’altronde, si sa che il fine giustifica i mezzi.”

 
***

 
Quella notte, a seguito della discussione con Hunt, Priya non riusciva proprio a dormire. Continuava a rigirarsi nel letto, cercando inutilmente di prendere sonno. D’un tratto, una flebile voce le sussurrò nell’orecchio:

“Amore, che hai? C’è qualcosa che ti preoccupa?”

Priya si voltò. Lo sguardo di Jack sembrava insolitamente dolce. Ancora una volta, l’uomo era riuscito a comprendere i suoi turbamenti senza che ne parlasse.

“Nulla di così importante.” si limitò a dire lei. In quel momento, non aveva affatto voglia di parlare di Hunt.
“Vieni qui.”

La donna si avvicinò a Wilson e i due si strinsero in un abbraccio.

“Puoi fidarti di me.” le sussurrò poi, dandole un bacio sulla fronte.

Proprio in quel momento, colta da una profonda tranquillità, la donna chiuse gli occhi, abbandonandosi a quella sensazione ormai conosciuta ma, allo stesso tempo, completamente nuova al suo cuore, calmatosi improvvisamente da quel senso di agitazione che l'aveva pervasa.

La mattina seguente, il minimo che Priya potesse ricevere fu una sostanziosa colazione a letto completa di tutto: spremuta d’arancia, cappuccino e cornetto coniugato a una gustosissima marmellata di fragole. La donna lo guardò con aria sorpresa.

“Jack... Non dovevi disturbarti, ti ringrazio!”
“Sai che farei qualsiasi cosa per te.” rispose lui, rubandole un bacio.
“Lo so. Ma se non ti sbrighi farai tardi al lavoro... Mi sbaglio?”
“Hai ragione. Ma, che tu lo voglia o meno, mi rimane ancora del tempo da dedicare a te. Dormito bene? Questa notte, mi sei parsa molto agitata.”

“Sta' tranquillo, non è niente.” lo rassicurò la donna, bevendo nel frattempo il suo cappuccino.
“Ne sei sicura?” insisté Jack, accarezzandole la guancia.
“Assolutamente. La mia agitazione non aveva nulla a che vedere con quanto accaduto tra noi ieri sera.”
“Questo mi rallegra.” rispose l’uomo, stingendole la mano. “E mi conforta, devo ammetterlo. Una parte di me credeva ancora che il tuo cuore non fosse completamente libero... Non so se mi spiego.”

La donna sorrise.

“Ti capisco... E lo credevo anch’io. Ma sono felice di rispondere che, grazie a te, sto a poco a poco recuperando la fiducia in me stessa.”

“Sai, non posso che confermare quanto hai appena detto. Sono felice di godere del privilegio di trascorrere del tempo con te. Ma adesso devo andare... Come hai detto tu, il mio socio non potrebbe mai perdonare un mio eventuale ritardo...”

“Ti riferisci a Malcom?”

“Proprio lui. Mi aspetta in ufficio per sbrigare delle pratiche alquanto importanti.”

“Allora, ti converrà non farlo attendere! Ci vediamo più tardi.”

Scambiandosi un ultimo saluto, Wilson si preparò in fretta e furia, fece colazione e uscì di casa. Chissà quali sorprese gli avrebbe riservato quella giornata.

 
***

 
Ancora con la testa sopra il cuscino, Priya continuava a pensare a Wilson e alla serata trascorsa in sua compagnia. Il tutto era accaduto inaspettatamente, eppure la donna si sentiva davvero felice. In effetti, nonostante l’ansia l’avesse pervasa nel cuore della notte, avere Wilson accanto riuscì a instillare in lei un’istantanea tranquillità.

In fondo, Thomas era un uomo estremamente serio e diligente. Non avrebbe mai potuto avere a che fare con una ragazzina, per giunta molto più giovane di lui. Perciò, a seguito di un’ulteriore riflessione, la donna si convinse di aver sentito male e che si fosse trattato soltanto di un’insulsa congettura elaborata da due studentesse ancora profondamente immature.

 
***

 
Pochi minuti dopo, Wilson raggiunse l’ufficio di Stone. Non appena vi entrò, il collega si accorse immediatamente di un particolare. Jack appariva cambiato: del suo solito nervosismo, neanche l’ombra.

“Hey amico, che cosa ti è successo? Ti vedo particolarmente sereno oggi.”

“Amico mio, credo di essere ringiovanito di almeno dieci anni. Priya è una donna fantastica.”

“Adesso capisco.” sorrise Stone, guardandolo con leggera malizia. “A quanto pare, avete trascorso una bella serata.”

“Bellissima.” confermò lui, senza scendere in ulteriori dettagli.

“Wow.” rispose Jack, ancora incredulo da quell’inaspettata rivelazione. “Non ti starai innamorando di lei?”

Wilson lo guardò di sbieco.

“Chi, io? Ma per favore. Ce ne vuole per far innamorare un tipo come me. Ho amato una e una sola volta nella vita. Ho amato esclusivamente...”

Stone lo interruppe.

“Tranquillo, so benissimo a chi ti riferisci. Ma sbaglio o è accaduto molto tempo fa? Ormai è una storia morta e sepolta.”

“Hai ragione amico, hai ragione...” annuì Wilson. “Ma ora parliamo di affari. Tutta questa melensaggine mi sta facendo venire il mal di stomaco.”

“Concordo. Allora, quanto agli archivi, è tutto apposto. Ma c’è una notizia bomba che potrebbe interessarti.”

“Avanti, non tenermi sulle spine.” disse Jack, spalancando gli occhi.

“Non ci crederai ma, contro ogni mia previsione, sono riuscito a posticipare di un mese il Festival del Cinema.”

Wilson si sedette sulla scrivania. Era sbalordito.

“Ma non mi dire... Come ci sei riuscito?”

“Mi sono bastate un paio di conoscenze e qualche trucchetto del mestiere per convincere gli organizzatori a posticipare il Festival in virtù della partecipazione di un influente regista di cui però non ho rivelato il nome.”
rispose lui, assai compiaciuto.
“Stai parlando di Hunt, non è così? Credi ancora che possa parteciparvi?”

“Ovviamente sì, mi riferisco a lui. Non ne sono sicuro, ma qualcosa mi dice che Hunt sia cambiato negli ultimi tempi.”

“Ti riferisci forse a quanto abbiamo letto sul suo diario?”

“Esatto. Hunt potrebbe anche sfruttare questo episodio della sua vita attuale e magari trasporlo nel suo prossimo film. Oppure potrebbe trarre ispirazione da un qualsiasi altro accadimento della sua vita. Chi può dirlo...”

“In ogni caso, ciò non toglie che Hunt debba comunque sbrigarsi a fornire una risposta definitiva al riguardo. Il signor Lennard gli ha già palesato le sue disposizioni.”

“Disposizioni alquanto pressanti che lo stanno facendo letteralmente impazzire.” precisò Stone. “Pensa che ieri l’ho addirittura sorpreso a vagare nel giardino della Hollywood U senza meta per qualche minuto, per poi sedersi sulla panchina a fissare come un ebete la terrazza. Poi sono arrivato io.”

“E cosa gli hai detto?”

“Gli ho detto che merita di concedersi un’altra occasione. E forse l’ho convinto.”

“Dici sul serio? In caso affermativo, sarebbe una notizia a dir poco fantastica.”

“Lo credo. Chiunque aspetta di vedere Hunt di nuovo all’opera.”

“Già, chiunque... Ma non un uomo qualunque aspetta con ansia di assaporare la sua spietata vendetta.”
 

 
***

 
Quella mattina, non appena Thomas si alzò dal letto, ebbe l’impulso di recarsi in cucina per bere un bicchiere di birra. Ovviamente, non era solito bere alcolici durante l’ora di colazione, ma l’uomo aveva urgente bisogno di schiarirsi le idee. Nella sua testa gli risuonavano di continuo le parole di Stone, nonostante il giorno prima avesse invano tentato di non pensarci:
 
“Non si faccia scappare questa occasione. Come le ho già detto, potrebbe essere l’ultima.”
 
Hunt trangugiò avidamente il bicchiere di birra. In un lampo, il suo sguardo si perse nel vuoto. D’un tratto, il telefono squillò, ridestandolo da quella condizione di uomo che aveva appena passato l’ennesima notte in bianco.

“Pronto? Salve Lennard, che piacere sentirla.”
“Mi dispiace non poter dire lo stesso.” sentenziò Jones con aria neutrale.

Il tono di Thomas si tinse di una leggera preoccupazione.

“Qualche problema?”

“È lei il problema, mio caro Hunt. Qui in ufficio sono tutti in fermento per la sua scelta.” confidò Lennard. “Partecipa o no a questo benedetto Festival? Le ricordo che non manca poi molto alla decisione finale.”

“Ne sono consapevole, signor direttore... Ma le prometto che riceverà mie notizie quanto prima.”

“Lo spero proprio.”

“Mi dia una settimana di tempo e la richiamerò.”

“Perfetto.” concluse Jones, recuperando il sorriso. “Attenderò con ansia la sua risposta. Qualcosa mi dice che non ne resterò affatto deluso. A risentirci.”

Lennard riagganciò immediatamente e Hunt si preparò per andare al lavoro. Odiava essere in ritardo.
Non appena uscì di casa, però, Thomas trovò un bigliettino attaccato alla porta.
 
“Ti ringrazio molto per ieri sera. È stata una bellissima serata.”
Firmato, B.
 
Scuotendo la testa, Thomas strappò il biglietto e se lo mise in tasca.

Aveva ben altro a cui pensare.
   
 
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