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Autore: _Misaki_    11/04/2020    10 recensioni
Ogni cuore ha la sua storia. Ogni storia la sua canzone.
Genere: Romantico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Señorita #7
 
 
 
Ooh, you know I love it when you call me señorita
I wish it wasn't so damn hard to leave ya
But every touch is ooh la la la
It's true, la la la
Ooh, I should be running

Ooh, you keep me coming for you
“Señorita”, Camila Cabello e Shawn Mendes –
 
 
 
   Il tramonto che illuminava la stanza non faceva che rendere il tutto più romantico. Come quella sera in cui si erano conosciuti, in uno splendido hotel in riva al mare. Da fuori poteva sembrare una conquistatrice spietata, una bellissima donna spregiudicata senza un minimo di pudore, ma non era così. Una coscienza ce l’aveva anche lei. Lo sapeva benissimo cosa era venuto a fare a casa sua. Era lì per dirle che a breve si sarebbe sposato. E sapeva anche quello che avrebbe dovuto fare: congratularsi e mandarlo via. Più facile a dirsi che a farsi. La sua presenza la stava facendo impazzire, quel fisico scolpito, più bello di quando si erano conosciuti all’epoca. Si era lasciato crescere il pizzetto. Anche se agli amici non piaceva, lei trovava che gli donasse un’aria ancora più mascolina.
   Si conoscevano da due anni ormai. All’epoca nessuno dei due cercava una storia seria. Quella sera, in vacanza ognuno con i propri amici, si erano visti e l’attrazione era stata fatale. Da quel momento era cominciata una storia di incontri definiti sotto nessun nome. Non le importava di avere un fidanzato. A dire il vero non le importava nemmeno che fosse lui o un altro l’uomo con cui andava a letto. Si era sempre definita una donna libera, se ne infischiava di ogni pregiudizio. Però con lui era tutta un’altra musica, lo percepiva nel profondo che erano simili, per questo non aveva mai desiderato una storia definita da una noiosa etichetta. Senza il gusto del rischio tutto sarebbe naufragato. Quando poi lui si era fidanzato gli incontri clandestini si erano diradati, ma ogni volta che litigava con la ragazza tornava da lei. La migliore confidente a cui affidare le proprie angosce per vederle affogare in un attimo sotto a baci più bollenti di un liquore. Andava fiera di questo suo modo di essere. Che senso aveva prendere la vita troppo seriamente, meglio godersela.
   A volte le passavano comunque alcuni dubbi per la testa. Aveva paura che lui la stesse sfruttando, di essere solo un ripiego e cose del genere. Ma appena arrivava una sua chiamata questi pensieri sparivano. Bastava la sua voce a farglielo desiderare, il modo in cui la chiamava a mandarla in estasi. In fondo era lui quello fidanzato, se stava bene a lui perché avrebbe dovuto tirarsi indietro lei. Anzi, il fatto che fuggisse dalla sua ragazza per raggiungere lei rendeva il tutto più eccitante. Però non le andava nemmeno di definirsi la sua amante. Lei si sentiva libera, non era di nessuno. Piuttosto preferiva chiamare la loro relazione amicizia, un po’ particolare ma comunque amicizia. Avevano gli stessi gusti se così si può dire.
   Poi però lui era arrivato a darle la notizia del matrimonio. Non aveva idea che fosse diventato quel tipo di persona. Era sicura che fosse come lei, spregiudicato, amante del rischio, mai pronto a sistemarsi sul serio. Insomma, fino a un attimo fa nessuno meglio di lui la capiva. Entrambi sapevano quanto era inebriante il profumo della trasgressione. Se non fossero stati così affiatati, andare a letto con lui sarebbe stato esattamente come andare a letto con chiunque altro, invece le dava qualcosa di più. Si sentiva come se fossero partners in crime. Non ne aveva idea di cosa lo avesse spinto a uniformarsi al resto dell’umanità per vivere una vita noiosa. Però rispettava la sua decisione. Se questo era quello che voleva, lei non avrebbe dovuto fare altro che tenere a freno i propri istinti e aspettare pazientemente che lui la salutasse e uscisse da quella porta.
   Lui si alzò dalla sedia e si diresse verso l’uscita. Lei lo accompagnò. Erano troppo vicini. Poteva respirare appieno l’odore del profumo che si era messo addosso, così intenso, così familiare. Poteva vedersi riflessa nei suoi occhi, immersa nella luce aranciata degli ultimi attimi del tramonto.  E poteva sentire il suo respiro sfiorarle la pelle, bianca come la luna. Le sarebbe bastato un movimento minimo per toccarlo, ma non osava farlo. Probabilmente erano passati solo pochi secondi, ma bastavano a essere percepiti come una tortura inesorabile. Lo sguardo di lui, così penetrante, lo riconosceva. Se lo sentiva, anche lui la voleva. Anche lui voleva farlo di nuovo. Quel pensiero iniziò a ripetersi nella sua testa come un mantra.
   «Lo so che lo vuoi anche tu.» senza volerlo lo trasformò in parola.
   Non ebbe il tempo di giustificarsi, di dire che non era così spregiudicata e che le parole le erano sfuggite contro il suo volere. In un attimo lui la afferrò per i fianchi, avvicinandola con le sue mani grandi. La strinse forte a sé e la baciò con tutta la passione che aveva in corpo. Lei lasciò che le braccia seguissero l’istinto, percorrendo con sicurezza il suo petto e stringendosi intorno al suo collo. Sentì che la stava per sollevare da terra e strinse saldamente le gambe intorno alla sua vita, lasciandosi portare su quel letto che entrambi conoscevano fin troppo bene. Il sole era calato, la luna e le stelle potevano assistere a tutto attraverso quella finestra aperta, ma non c’era tempo per chiudere le tende. Non avrebbe sprecato nemmeno un secondo, nemmeno un bacio, nemmeno un sospiro. Ci avrebbe provato ancora a essere una brava persona, ma non questa volta, non con lui.
  
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