Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Cida    14/04/2020    20 recensioni
Regole vecchie di secoli ed una studiata crudele vendetta riusciranno ad impedire a due spiriti affini di incontrasi, imparare a conoscersi e, perché no, ad amarsi?
Nota *Non tiene conto degli avvenimenti di Frozen 2*
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Ciclo delle Stagioni'
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Capitolo 3

Primavera

 

    «Jack! Basta, Jack!» gridò una ragazzina dall’aspetto di una tredicenne dai lunghi capelli castani e dagli occhi verdi come le foglie appena nate «Lasciami andare!» continuò, cercando di liberarsi dalle braccia che la tenevano stretta.
«Non ci penso nemmeno» rispose lo Spirito dell’Inverno «Non rovinerai tutti questi mesi di duro lavoro»
L’altra cercò di colpirlo con il suo bastone ricoperto di edera ma senza successo «Devo farlo, non può essere inverno per sempre»
«No, la primavera non arriverà mia dolce Sue Bloom, non dopo il mio incredibile attacco del solletico ghiacciato» la minacciò con un ghigno malvagio.
«No, il solletico, no!» protestò la più piccola per scoppiare, subito dopo, a ridere senza ritegno.
«Perché ogni anno dev’essere la stessa storia?» sbuffò Tara Heat infastidita, guardandoli da lontano.
«Sei troppo severa, mia cara» la riprese bonariamente un signore di mezza età lì vicino a lei, lisciandosi i baffi «Sue è la più giovane di noi, Jack cerca di non farla sentire troppo sola» 
Lo Spirito dell’Estate portò gli occhi al cielo «Sarà la più giovane ma, di sicuro, non la più immatura…»
«Non è colpa mia se tu sei vecchia dentro…» arrivò lesto l’immaturo in questione, trascinandosi dietro l’altra con la punta ricurva del suo bastone «Sarà meglio la tua ginnastica mattutina, pomeridiana e serale»
Lei gonfiò le guance irritata «Bisogna stare in forma, essere attivi, non possiamo lasciarci andare…» ma guardando i suoi compari, quasi si morse la lingua «Senza offesa, Barry»
L’uomo dai capelli brizzolati guardò dapprima Tara e il suo fisico scattante, poi quello asciutto di Jack e la magrezza quasi assoluta di Sue, infine portò lo sguardo sulla sua pancia rotonda e alzò le spalle «Non importa»
Lo Spirito dell’Inverno allungò una mano e, senza troppi complimenti, mollò uno scappellotto alla sua controparte stagionale «Una campionessa di tatto…»
Tara s’infiammò, proprio come il suo cognome suggeriva «Io ti uccido!»
«Ah!» la bloccò prontamente lui, puntandole il bastone contro il naso «Potrei stare qui a discutere sul fatto che sono già morto tanto tempo fa e che, quindi, non puoi uccidermi di nuovo oppure potrei dire che, essendo ognuno di noi uno spirito, nessuno può “lasciarsi andare”, dato che non mangiamo» la punzecchiò «Ma questo non è il momento» si voltò verso l’altro uomo, porgendogli la mano «Buon lavoro, amico mio»
Barry Chestnut la prese con calore «Grazie, a presto» e, una volta battuto a terra il suo corto bastone da passeggio di nocciolo, scomparve in una nube di foglie rosse e gialle.
«E buon lavoro anche a te, piccola principessa» si rivolse, quindi, a Sue «Mi raccomando, non trattare troppo male il mio operato»
La ragazzina gli regalò un grosso sorriso «Non ti preoccupare Jack, sarà una Primavera meravigliosa» e se ne andò in una cascata di petali bianchi.
«Frost!» un’ondata di calore intenso lo travolse «Adesso ti sciolgo!»
«Oh, cavolo»

 

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    Olaf inspirò a fondo l’aria frizzante del mattino dal suo nasone di carota «Lo senti, Freja?» chiese alla sua piccola compagna di giochi «Questo è profumo di primavera!»
Due treccine bionde ondeggiarono placide all’annuire della testolina della loro proprietaria «Sì, al giardino presto! Bisogna dare il buongiorno a tutti gli animali che si sono risvegliati!» si sistemò con cura la piccola sacca che aveva a tracolla «Abbiamo anche un sacco di provviste, saranno affamati!» agguantò rapida la mano di legno del suo degno compare e affermò decisa «Andiamo!»
Elsa sorrise bonaria, scrutandoli dall’alto della balconata a cui era poggiata, sua nipote e il pupazzo che aveva creato con la magia erano due fiumi in piena impossibili da contenere ma avevano decisamente ragione: la primavera era nell’aria. La neve cominciava a sciogliersi rivelando sotto le sue coltri vivida erba verde, gli uccellini cantavano gioiosi e il sole cominciava ad essere più caldo. La giornata era splendida e si stava benissimo, l’inverno era terminato… Avrebbe più rivisto Jack Frost?
Come promesso, lo spirito era tornato qualche volta a farle visita ma sempre per poco tempo, in quanto sospettava che lui aspettasse di trovarla sola, il che avveniva piuttosto raramente fra le sue mansioni di regina e i momenti che passava con la sua famiglia. Non aveva ben capito perché, a dir la verità, considerando che nessun altro potesse vederlo… che lo facesse per evitarle di farla passare per pazza a parlare col nulla? In effetti questo era plausibile. Passare il tempo con lui era piacevole, la faceva sentire rilassata: ancora non si era fatta un’idea precisa di che tipo fosse ma aveva cominciato a riconoscere i suoi interventi anche senza vederlo direttamente, in quei piccoli “incidenti” di ogni giorno che aiutavano le persone a superare la giornata con il sorriso o bambini sconosciuti a far partire battaglie di palle di neve come se fossero sempre stati grandi amici. Chissà…
«A cosa stai pensando?» l’arrivo di Anna bloccò le sue riflessioni.
La regina si rivolse alla sorella con un sorriso «Niente di particolare, all’inverno che finisce e alla primavera che comincia…» le spiegò senza effettivamente mentire, non le aveva ancora rivelato di quegli incontri, aveva la netta sensazione che la principessa avrebbe cominciato a fare chissà quali viaggi mentali in merito «Ho visto Freja e Olaf, erano pronti a sfamare ogni animale uscito dal letargo»
«Oh cielo, e chi li ferma quei due?» sospirò l’altra «Sarebbero capaci di mettersi a sfamare anche gli orsi ma, fortuntatemente, non ce ne sono nel giardino del castello… altrimenti li sfamerebbero con loro stessi» sgranò gli occhi «Oddio non ci sono orsi nel giardino del castello, vero?»
A proposito di viaggi mentali… «No, non ci sono…» la rassicurò la maggiore, trattenendo una risata.
Anna tirò un sospiro di sollievo «Meno male. Ascolta, fra poco Kristoff ci porterà tutti a vedere le grandi cascate che sono iniziate con lo scioglimento della neve. Vieni assieme a noi?»
Elsa scosse la testa «Mi farebbe davvero piacere ma sai che non posso, abbiamo da organizzare la festa di fine inverno per il paese e la riapertura della pesca. Senza contare che, a breve, cominceranno ad arrivare i messi dei paesi vicini e io dovrò organizzare le partenze dei nostri…» sbuffò.
«Sai che potresti delegare, vero?» assottigliò gli occhi la minore, che non condivideva per niente la mole di lavoro di cui la sorella si faceva carico.
«Lo so ma non voglio» affermò risoluta l’altra.
«Ho capito…» farla ragionare, a volte, era davvero impossibile: alzava quel muro e superarlo non era più fattibile «Non staremo via a lungo, appena torno vengo a darti una mano. Non accetto un no come risposta!» bloccò le sue proteste sul nascere, prendendole le mani con le sue «A dopo» le posò un lieve bacio sulla guancia per saluto e si allontanò.

 

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    Hans chiuse con cura l’ultimo bottone dell’alta uniforme che aveva indossato per l’occasione, sporse leggermente il mento verso lo specchio che aveva di fronte e vi passò sopra un mano, pelo e contropelo: la rasatura era fresca e perfetta. Non c’era cosa alcuna che non andasse, era pronto per partire; perciò, girata la maniglia della porta della sua stanza, uscì.
«Padre» disse una volta giunto al cospetto del sovrano delle Isole del Sud, intento a fornire gli ultimi ordini in previsione della partenza. Stava giusto intimando di usare estrema cautela nel trattare quello che doveva essere il regalo di riconciliazione per la regina di Arendelle, non doveva rompersi per nessun motivo: né prima, né dopo, né durante il viaggio.
«Che c’è, figliolo?» gli rispose leggermente infastidito dall’interruzione, senza degnarlo di uno sguardo vero e proprio.
«Sono pronto a salpare» lo informò con tutta la sicurezza di cui era capace.
«Salpare? E per dove, di grazia?» volle sapere il genitore, inquadrandolo realmente solo in quel momento «Tu non tornerai a Nord»
«Ma padre…» protestò l’altro «Sono stato io a trovare questa soluzione, io a recuperare l’oggetto che ci permetterà di avere la nostra rivincita»
«E non sarai tu a metterla in atto» tagliò corto re Friederik che, con il figlio condivideva gli occhi verdi e i capelli castani ma non il fisico che a lui conferiva una mole imponente «Ho sempre riposto grandi speranze in te, Hans. La voglia di rivalsa sui tuoi fratelli ha temprato il tuo carattere e acceso la tua ambizione. Infatti, quando hai tentato di impadronirti del regno di Agnar, eliminandone in maniera così astuta le figlie, sono stato fiero. Alla fine, però, tu e quell’idiota di Weselton non siete stati in grado di avere successo, facendovi fregare da due ragazzine e un montanaro. Per non interrompere i rapporti con il regno ed evitare un brusco crollo della nostra economia, sono stato costretto a trasformare mio figlio, un principe, in uno spalatore di letame!»
Il tredicesimo figlio in questione gonfiò il petto «E’ per questo che dovete mandare me, devo riscattare il mio nome ed il vostro, padre!»
Per la prima volta lo sguardo del sovrano si rilassò «La tua sete di vendetta offusca la tua mente: né la regina, né la principessa accetterebbero di buon grado un’offerta di pace fatta da te, non dopo quello che hai fatto. Nemmeno mandare uno dei tuoi fratelli sarebbe sufficiente, per questo andrò io: la più alta carica delle Isole del Sud andrà a chiedere perdono per le tue malefatte e, se il tuo piano andrà a buon fine, il tuo nome sarà riabilitato e avrai il regno che meriti»

 

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    Posato ad un grande masso, Kristoff pizzicava placido le corde del suo mandolino, mentre a labbra chiuse ne accompagnava la melodia con un leggero mugolio. A fianco a lui, il suo fidato compare Sven brucava tranquillo la tenera erba appena nata mentre, poco più avanti, sua moglie, sua figlia e l’innarestabile pupazzo di neve guardavano estasiati le cascate che si erano formate al primo sciogliersi della neve. Lo sciabordio dell’acqua unito allo scintillio di colori, quando questa veniva attraversata dalla luce del sole, donavano al paesaggio un aspetto incantato. In compagnia della sua famiglia e accerchiato dalla meraviglia della natura, il tagliatore di ghiaccio non avrebbe potuto essere più felice e rilassato.
Per questo non udì subito il ritmico avvicinarsi di due paia di zoccoli ed anche il primo «Principe!» gridato come richiamo non attirò la sua attenzione.
Il secondo superò la barriera del suo estraniamento ma decise di ignorarlo comunque, dopo tutto era un principe quello che cercavano, non certo lui.
La cavalcatura in arrivo si fermò e un lieve fruscio fu testimone di un uomo che scese di sella e di due stivali che toccavano il terreno, poi un colpo di tosse «Principe Kristoff!»
Il biondo trasecolò così tanto che, quasi, fece volare il suo strumento «Principe Krist… Oh, certo, sono io!» realizzò, finalmente, sotto lo sguardo perplesso di colui che aveva di fronte: un messo reale.
Prima ancora che i due potessero scambiare le prime parole, Freja proruppe fra loro battendo teatralmente i denti e imitando alla perfezione le movenze di un non morto «Guarda papà, anche io ho la testa congelata, come Olaf!» disse, scoppiando in una risata argentina.
Anna le sorrise bonaria, raggiungendoli «Te l’avevo detto che, se l’avessi bevuta, l’acqua sarebbe stata davvero fredda. Oh…» fece, poi, vedendo che il marito non era solo «Abbiamo visite»
L’uomo in uniforme, vedendola, si portò sull’attenti e la salutò con un inchino formale «Principessa…»
«Che cosa vi porta qui?» gli chiese lei gentile.
«Ho una lettera per la regina, vostra sorella, ma dato che siete qui e il luogo di provenienza, ho pensato fosse meglio fargliela avere tramite voi, temo sia di una certa importanza» e, con un altro inchino, porse loro un incartamento con entrambe le mani.
Kristoff lo prese «Perché, da dove arriva?» e, mentre i suoi occhi e quelli della sua consorte si sgranavano davanti al rosso sigillo in ceralacca di un grifone fra le lettere I e S, il messo rispose «Dalle Isole del Sud»

 

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    Elsa tamburellava irritata le dita sul cornicione del piccolo terrazzo del suo studio: la conversazione avuta poco prima con Anna e Kristoff l’aveva lasciata interdetta, che diavolo voleva da loro il re delle Isole del Sud?
Il tagliatore di ghiaccio, che al solo pensiero di Hans ancora diventava di pessimo umore, non era riuscito molto a mascherare il suo nervosismo. La sorella, nonostante l’evidente stupore, aveva cercato di essere più conciliante: era vero che, dopo la punizione esemplare del principe, i rapporti fra i regni avevano continuato ad esistere ma, ovviamente, non erano più nei toni sereni precedenti al tentativo di usurpazione. Per cui perché non avrebbe potuto essere realmente un tentativo di riappacificazione come scritto nella lettera?
Logicamente aveva senso ma l’ultimo dei suoi figli aveva dimostrato di essere freddo e spietato dopo aver recitato così bene la parte di una persona premurosa, preoccupata, innamorata… Non si sentiva di abbandonarsi completamente ai timori del cognato ma nemmeno avrebbe abbassato la guardia, no davvero.
Un leggero bussare di legno sul muro lì accanto bloccò i ticchettii nervosi della sua mano, voltandosi alla sua sinistra trovò lo Spirito dell’Inverno in piedi sul cornicione «Buon pomeriggio» lo salutò con un leggero sorriso «Non ero sicura che vi avrei rivisto»
Lui si sedette senza troppi complimenti «Buon pomeriggio a voi» ricambiò divertito «Per via della Primavera? Diciamo che ho un pochino più di tempo libero, nonostante ci sia sempre qualche ricaduta da portare avanti» e, così dicendo, mosse il braccio libero facendo partire una folata di vento gelido che investì un povero fattorino lì sotto, il quale starnutì violentemente rischiando di far cadere tutto ciò che aveva in mano, per il gran divertimento di alcuni bimbi lì a fianco.
«Siete tremendo» lo rimproverò la regina, incrociando le braccia ma senza riuscire a tenere un’espressione del tutto seria.
«Perché non ammettete la verità?» le chiese Jack con la sua solita aria irriverente «Sono divertente»
«Non credo che quel povero ragazzo la pensi allo stesso modo»
Lo spirito sventolò una mano con noncuranza «Non si ammalerà, non temete. Comunque dubito fortemente sia solo la preoccupazione per il vostro valletto a darvi un’aria così cupa: quali pensieri vi turbano a questo modo?»
Elsa sospirò «I soliti pensieri da regina: il re delle Isole del Sud ha in programma diverse visite formali qui al Nord e all’inizio dell’Estate sarà il nostro turno»
L’altro fischiò «Addirittura il sovrano in persona. Avete paura di scatenare un incidente diplomatico nel caso doveste rifiutare l’invito a sposare uno dei suoi numerosi figli?»
«Chi vi dice che rifiuterei?» gli rispose seria, alzando un sopracciglio: l’espressione di lui fu talmente chiara che lei fu certa, nel caso avesse avuto di fronte un essere umano, sarebbe arrossito violentemente, represse a stento un sorriso di soddisfazione «Comunque solo il fatto di venirmi a proporre una cosa del genere scatenerebbe un incidente diplomatico»
«In che senso?» cercò di ricomporsi lui, sinceramente incuriosito.
La bionda si stupì «Quindi non sapete proprio tutto di tutti…» lo vide scuotere la testa in segno di diniego «Per farla breve, l’ultimo figlio, Hans, venne ad Arendelle per la mia incoronazione nel periodo in cui, sì, insomma, congelai tutto il regno…» spiegò con un leggero imbarazzo «Prima cercò di sposare mia sorella e poi, quando veramente lei aveva bisogno del suo aiuto, la lasciò a morire e cercò di uccidere anche me» concluse, sapientemente glissando sul perché sua sorella fosse in pericolo di vita.
«Quando si dice un ragazzo d’oro» commentò Jack con una smorfia «Vostra sorella non si sarà fatta irretire dalla proposta di matrimonio, spero»
«Non tocchiamo questo tasto, per favore…»
«Oddio, lo fece!» esclamò lui, scoppiando a ridere subito dopo.
«Non prendete in giro mia sorella: era giovane e molto sola… noi non… non passavamo molto tempo assieme allora, non ne passavamo affatto»
Il riso sul volto dello spirito si trasformò in un sorriso bonario «Non la sto prendendo in giro, vostra sorella semplicemente sognava il vero amore… che poi, mi pare, abbia trovato… anche se non nel principe che si aspettava»
«Sì…»
A quel punto, lui scese rapido dal cornicione e le si avvicinò, guardandola negli occhi «E voi, invece, cos’è che sognate?»
Presa in contropiede, Elsa non riuscì ad evitare di arrossire leggermente «Io…»
«Vostrà maesta, scusate l’intrusione…» la chiamò un valletto sull’uscio della porta dello studio, catturandone l’attenzione «Sono arrivati i collaboratori per l’organizzazione della festa di fine inverno, attendono vostre istruzioni»
La regina si rigirò verso Jack dispiaciuta, ma quello scosse la testa «Non temete, andate pure, avremo modo di vederci ancora» e, prima che lei potesse rispondergli così da passare per strana agli occhi dell’uomo che la stava aspettando, se ne andò.


 

Insomma, eccoci qui alla fine del capitolo tre.
Prendo un angolino di questo spazio per ringraziare evil 65 per aver speso un po' del suo tempo a lasciarmi le sue impressioni, mi ha fatto davvero piacere. Come promesso, anche le altre stagioni sono state presentate.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e chiunque vorrà lasciarmi le sue impressioni sarà ben accetto :)
Anche questa volta vi lascio un piccolo bonus track in attesa del prossimo capitolo: Di somme e palle di neve.
Alla prossima
Cida

 
  
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