Capitolo 3
Primavera
«Jack! Basta, Jack!» gridò una ragazzina
dall’aspetto
di una tredicenne dai lunghi capelli castani e dagli occhi verdi come
le foglie
appena nate «Lasciami andare!» continuò,
cercando di liberarsi dalle braccia
che la tenevano stretta.
«Non
ci penso nemmeno» rispose lo Spirito dell’Inverno
«Non rovinerai tutti questi
mesi di duro lavoro»
L’altra
cercò di colpirlo con il suo bastone ricoperto di edera ma
senza successo «Devo
farlo, non può essere inverno per sempre»
«No,
la primavera non arriverà mia dolce Sue Bloom, non dopo il
mio incredibile attacco
del solletico ghiacciato» la minacciò con un
ghigno malvagio.
«No,
il solletico, no!» protestò la più
piccola per scoppiare, subito dopo, a ridere
senza ritegno.
«Perché ogni anno dev’essere la stessa
storia?» sbuffò Tara Heat infastidita,
guardandoli da lontano.
«Sei
troppo severa, mia cara» la riprese bonariamente un signore
di mezza età lì
vicino a lei, lisciandosi i baffi «Sue è la
più giovane di noi, Jack cerca di
non farla sentire troppo sola»
Lo Spirito dell’Estate portò gli occhi al cielo
«Sarà la più giovane ma, di sicuro, non
la più immatura…»
«Non è colpa mia se tu sei vecchia
dentro…» arrivò
lesto l’immaturo in questione, trascinandosi dietro
l’altra con la punta
ricurva del suo bastone «Sarà meglio la tua
ginnastica mattutina, pomeridiana e
serale»
Lei gonfiò le guance irritata «Bisogna stare in
forma, essere attivi, non possiamo lasciarci
andare…» ma guardando i suoi
compari, quasi si morse la lingua «Senza offesa,
Barry»
L’uomo dai capelli brizzolati guardò dapprima Tara
e il suo fisico scattante, poi quello asciutto di Jack e la magrezza
quasi
assoluta di Sue, infine portò lo sguardo sulla sua pancia
rotonda e alzò le
spalle «Non importa»
Lo Spirito dell’Inverno allungò una mano e, senza
troppi complimenti, mollò uno scappellotto alla sua
controparte stagionale «Una
campionessa di tatto…»
Tara s’infiammò, proprio come il suo cognome
suggeriva «Io ti uccido!»
«Ah!» la bloccò prontamente lui,
puntandole il
bastone contro il naso «Potrei stare qui a discutere sul
fatto che sono già
morto tanto tempo fa e che, quindi, non puoi uccidermi di nuovo oppure
potrei
dire che, essendo ognuno di noi uno spirito, nessuno può
“lasciarsi andare”, dato
che non mangiamo» la punzecchiò «Ma
questo non è il momento» si voltò verso
l’altro uomo, porgendogli la mano «Buon lavoro,
amico mio»
Barry Chestnut la prese con calore «Grazie, a
presto» e, una volta battuto a terra il suo corto bastone da
passeggio di
nocciolo, scomparve in una nube di foglie rosse e gialle.
«E buon lavoro anche a te, piccola principessa» si
rivolse,
quindi, a Sue «Mi raccomando, non trattare troppo male il mio
operato»
La ragazzina gli regalò un grosso sorriso «Non ti
preoccupare Jack, sarà una Primavera meravigliosa»
e se ne andò in una cascata
di petali bianchi.
«Frost!» un’ondata di calore intenso lo
travolse
«Adesso ti sciolgo!»
«Oh, cavolo»
Olaf inspirò a
fondo l’aria frizzante del mattino dal suo nasone di carota
«Lo senti, Freja?»
chiese alla sua piccola compagna di giochi «Questo
è profumo di primavera!»
Due treccine bionde ondeggiarono placide
all’annuire della testolina della loro proprietaria
«Sì, al giardino presto!
Bisogna dare il buongiorno a tutti gli animali che si sono
risvegliati!» si
sistemò con cura la piccola sacca che aveva a tracolla
«Abbiamo anche un sacco
di provviste, saranno affamati!» agguantò rapida
la mano di legno del suo degno
compare e affermò decisa «Andiamo!»
Elsa sorrise bonaria, scrutandoli dall’alto della
balconata a cui era poggiata, sua nipote e il pupazzo che aveva creato
con la
magia erano due fiumi in piena impossibili da contenere ma avevano
decisamente
ragione: la primavera era nell’aria. La neve cominciava a
sciogliersi rivelando
sotto le sue coltri vivida erba verde, gli uccellini cantavano gioiosi
e il
sole cominciava ad essere più caldo. La giornata era
splendida e si stava
benissimo, l’inverno era terminato… Avrebbe
più rivisto Jack Frost?
Come
promesso, lo spirito era tornato qualche
volta a farle visita ma sempre per poco tempo, in quanto sospettava che
lui
aspettasse di trovarla sola, il che avveniva piuttosto raramente fra le
sue
mansioni di regina e i momenti che passava con la sua famiglia. Non
aveva ben
capito perché, a dir la verità, considerando che
nessun altro potesse vederlo…
che lo facesse per evitarle di farla passare per pazza a parlare col
nulla? In
effetti questo era plausibile. Passare il tempo con lui era piacevole,
la
faceva sentire rilassata: ancora non si era fatta un’idea
precisa di che tipo
fosse ma aveva cominciato a riconoscere i suoi interventi anche senza
vederlo
direttamente, in quei piccoli “incidenti” di ogni
giorno che aiutavano le
persone a superare la giornata con il sorriso o bambini sconosciuti a
far
partire battaglie di palle di neve come se fossero sempre stati grandi
amici.
Chissà…
«A cosa stai pensando?» l’arrivo di Anna
bloccò
le sue riflessioni.
La regina si rivolse alla sorella con un sorriso
«Niente di particolare, all’inverno che finisce e
alla primavera che comincia…»
le spiegò senza effettivamente mentire, non le aveva ancora
rivelato di quegli
incontri, aveva la netta sensazione che la principessa avrebbe
cominciato a
fare chissà quali viaggi mentali in merito «Ho
visto Freja e Olaf, erano pronti
a sfamare ogni animale uscito dal letargo»
«Oh cielo, e chi li ferma quei due?»
sospirò
l’altra «Sarebbero capaci di mettersi a sfamare
anche gli orsi ma,
fortuntatemente, non ce ne sono nel giardino del castello…
altrimenti li
sfamerebbero con loro stessi» sgranò gli occhi
«Oddio non ci sono orsi nel
giardino del castello, vero?»
A proposito di viaggi mentali… «No, non ci
sono…»
la rassicurò la maggiore, trattenendo una risata.
Anna tirò un sospiro di sollievo «Meno male.
Ascolta, fra poco Kristoff ci porterà tutti a vedere le
grandi cascate che sono
iniziate con lo scioglimento della neve. Vieni assieme a noi?»
Elsa scosse la testa «Mi farebbe davvero piacere
ma sai che non posso, abbiamo da organizzare la festa di fine inverno
per il
paese e la riapertura della pesca. Senza contare che, a breve,
cominceranno ad
arrivare i messi dei paesi vicini e io dovrò organizzare le
partenze dei
nostri…» sbuffò.
«Sai che potresti delegare, vero?»
assottigliò gli
occhi la minore, che non condivideva per niente la mole di lavoro di
cui la
sorella si faceva carico.
«Lo so ma non voglio» affermò risoluta
l’altra.
«Ho capito…» farla ragionare, a volte,
era
davvero impossibile: alzava quel muro e superarlo non era
più fattibile «Non
staremo via a lungo, appena torno vengo a darti una mano. Non accetto
un no
come risposta!» bloccò le sue proteste sul
nascere, prendendole le mani con le
sue «A dopo» le posò un lieve bacio
sulla guancia per saluto e si allontanò.
Hans chiuse con
cura l’ultimo bottone dell’alta uniforme che aveva
indossato per l’occasione,
sporse leggermente il mento verso lo specchio che aveva di fronte e vi
passò
sopra un mano, pelo e contropelo: la rasatura era fresca e perfetta.
Non c’era
cosa alcuna che non andasse, era pronto per partire; perciò,
girata la maniglia
della porta della sua stanza, uscì.
«Padre» disse una volta giunto al cospetto del
sovrano delle Isole del Sud, intento a fornire gli ultimi ordini in
previsione
della partenza. Stava giusto intimando di usare estrema cautela nel
trattare
quello che doveva essere il regalo di riconciliazione per la regina di
Arendelle, non doveva rompersi per nessun motivo: né prima,
né dopo, né durante
il viaggio.
«Che c’è, figliolo?» gli
rispose leggermente
infastidito dall’interruzione, senza degnarlo di uno sguardo
vero e proprio.
«Sono pronto a salpare» lo informò con
tutta la
sicurezza di cui era capace.
«Salpare? E per dove, di grazia?» volle sapere il
genitore, inquadrandolo
realmente solo in quel momento «Tu non tornerai a
Nord»
«Ma padre…» protestò
l’altro «Sono stato io a
trovare questa soluzione, io a recuperare l’oggetto che ci
permetterà di avere
la nostra rivincita»
«E non sarai tu a metterla in atto»
tagliò corto
re Friederik che, con il figlio condivideva gli occhi verdi e i capelli
castani
ma non il fisico che a lui conferiva una mole imponente «Ho
sempre riposto
grandi speranze in te, Hans. La voglia di rivalsa sui tuoi fratelli ha
temprato
il tuo carattere e acceso la tua ambizione. Infatti, quando hai tentato
di
impadronirti del regno di Agnar, eliminandone in maniera
così astuta le figlie,
sono stato fiero. Alla fine, però, tu e
quell’idiota di Weselton non siete
stati in grado di avere successo, facendovi fregare da due ragazzine e
un
montanaro. Per non interrompere i rapporti con il regno ed evitare un
brusco
crollo della nostra economia, sono stato costretto a trasformare mio
figlio, un
principe, in uno spalatore di letame!»
Il tredicesimo figlio in questione gonfiò il
petto «E’ per questo che dovete mandare me, devo
riscattare il mio nome ed il
vostro, padre!»
Per la prima volta lo sguardo del sovrano si
rilassò «La tua sete di vendetta offusca la tua
mente: né la regina, né la
principessa accetterebbero di buon grado un’offerta di pace
fatta da te, non
dopo quello che hai fatto. Nemmeno mandare uno dei tuoi fratelli
sarebbe
sufficiente, per questo andrò io: la più alta
carica delle Isole del Sud andrà
a chiedere perdono per le tue malefatte e, se il tuo piano
andrà a buon fine,
il tuo nome sarà riabilitato e avrai il regno che
meriti»
Posato ad un
grande masso, Kristoff pizzicava placido le corde del suo mandolino,
mentre a
labbra chiuse ne accompagnava la melodia con un leggero mugolio. A
fianco a
lui, il suo fidato compare Sven brucava tranquillo la tenera erba
appena nata
mentre, poco più avanti, sua moglie, sua figlia e
l’innarestabile pupazzo di
neve guardavano estasiati le cascate che si erano formate al primo
sciogliersi
della neve. Lo sciabordio dell’acqua unito allo scintillio di
colori, quando
questa veniva attraversata dalla luce del sole, donavano al paesaggio
un
aspetto incantato. In compagnia della sua famiglia e accerchiato dalla
meraviglia della natura, il tagliatore di ghiaccio non avrebbe potuto
essere
più felice e rilassato.
Per questo non udì subito il ritmico avvicinarsi
di due paia di zoccoli ed anche il primo
«Principe!» gridato come richiamo non
attirò la sua attenzione.
Il secondo superò la barriera del suo
estraniamento ma decise di ignorarlo comunque, dopo tutto era un
principe
quello che cercavano, non certo lui.
La cavalcatura in arrivo si fermò e un lieve
fruscio fu testimone di un uomo che scese di sella e di due stivali che
toccavano il terreno, poi un colpo di tosse «Principe
Kristoff!»
Il biondo trasecolò così tanto che, quasi, fece
volare il suo strumento «Principe Krist… Oh,
certo, sono io!» realizzò,
finalmente, sotto lo sguardo perplesso di colui che aveva di fronte: un
messo
reale.
Prima ancora che i due potessero scambiare le
prime parole, Freja proruppe fra loro battendo teatralmente i denti e
imitando
alla perfezione le movenze di un non morto «Guarda
papà, anche io ho la testa
congelata, come Olaf!» disse, scoppiando in una risata
argentina.
Anna le sorrise bonaria, raggiungendoli «Te
l’avevo detto che, se l’avessi bevuta,
l’acqua sarebbe stata davvero fredda.
Oh…» fece, poi, vedendo che il marito non era solo
«Abbiamo visite»
L’uomo in uniforme, vedendola, si portò
sull’attenti e la salutò con un inchino formale
«Principessa…»
«Che cosa vi porta qui?» gli chiese lei gentile.
«Ho una lettera per la regina, vostra sorella, ma
dato che siete qui e il luogo di provenienza, ho pensato fosse meglio
fargliela
avere tramite voi, temo sia di una certa importanza» e, con
un altro inchino,
porse loro un incartamento con entrambe le mani.
Kristoff lo prese «Perché, da dove
arriva?» e,
mentre i suoi occhi e quelli della sua consorte si sgranavano davanti
al rosso
sigillo in ceralacca di un grifone fra le lettere I e S, il messo
rispose
«Dalle Isole del Sud»
Elsa
tamburellava irritata le dita sul cornicione del piccolo terrazzo del
suo
studio: la conversazione avuta poco prima con Anna e Kristoff
l’aveva lasciata
interdetta, che diavolo voleva da loro il re delle Isole del Sud?
Il tagliatore
di ghiaccio, che al solo pensiero di Hans ancora diventava di pessimo
umore,
non era riuscito molto a mascherare il suo nervosismo. La sorella,
nonostante
l’evidente stupore, aveva cercato di essere più
conciliante: era vero che, dopo
la punizione esemplare del principe, i rapporti fra i regni avevano
continuato
ad esistere ma, ovviamente, non erano più nei toni sereni
precedenti al
tentativo di usurpazione. Per cui perché non avrebbe potuto
essere realmente un
tentativo di riappacificazione come scritto nella lettera?
Logicamente
aveva senso ma l’ultimo dei suoi figli aveva dimostrato di
essere freddo e
spietato dopo aver recitato così bene la parte di una
persona premurosa,
preoccupata, innamorata… Non si sentiva di abbandonarsi
completamente ai timori
del cognato ma nemmeno avrebbe abbassato la guardia, no davvero.
Un leggero
bussare di legno sul muro lì accanto bloccò i
ticchettii nervosi della sua
mano, voltandosi alla sua sinistra trovò lo Spirito
dell’Inverno in piedi sul
cornicione «Buon pomeriggio» lo salutò
con un leggero sorriso «Non ero sicura
che vi avrei rivisto»
Lui si sedette
senza troppi complimenti «Buon pomeriggio a voi»
ricambiò divertito «Per via
della Primavera? Diciamo che ho un pochino più di tempo
libero, nonostante ci
sia sempre qualche ricaduta da portare avanti» e,
così dicendo, mosse il
braccio libero facendo partire una folata di vento gelido che
investì un povero
fattorino lì sotto, il quale starnutì
violentemente rischiando di far cadere
tutto ciò che aveva in mano, per il gran divertimento di
alcuni bimbi lì a
fianco.
«Siete
tremendo» lo rimproverò la regina, incrociando le
braccia ma senza riuscire a
tenere un’espressione del tutto seria.
«Perché non
ammettete la verità?» le chiese Jack con la sua
solita aria irriverente «Sono
divertente»
«Non credo che
quel povero ragazzo la pensi allo stesso modo»
Lo spirito
sventolò una mano con noncuranza «Non si
ammalerà, non temete. Comunque dubito
fortemente sia solo la preoccupazione per il vostro valletto a darvi
un’aria così
cupa: quali pensieri vi turbano a questo modo?»
Elsa sospirò
«I soliti pensieri da regina: il re delle Isole del Sud ha in
programma diverse
visite formali qui al Nord e all’inizio dell’Estate
sarà il nostro turno»
L’altro
fischiò «Addirittura il sovrano in persona. Avete
paura di scatenare un
incidente diplomatico nel caso doveste rifiutare l’invito a
sposare uno dei
suoi numerosi figli?»
«Chi vi dice
che rifiuterei?» gli rispose seria, alzando un sopracciglio:
l’espressione di
lui fu talmente chiara che lei fu certa, nel caso avesse avuto di
fronte un
essere umano, sarebbe arrossito violentemente, represse a stento un
sorriso di
soddisfazione «Comunque solo il fatto di venirmi a proporre
una cosa del genere
scatenerebbe un incidente diplomatico»
«In
che senso?» cercò di ricomporsi lui,
sinceramente incuriosito.
La bionda si stupì «Quindi non sapete proprio
tutto di tutti…» lo vide scuotere la testa in
segno di diniego «Per farla
breve, l’ultimo figlio, Hans, venne ad Arendelle per la mia
incoronazione nel
periodo in cui, sì, insomma, congelai tutto il
regno…» spiegò con un leggero
imbarazzo «Prima cercò di sposare mia sorella e
poi, quando veramente lei aveva
bisogno del suo aiuto, la lasciò a morire e cercò
di uccidere anche me»
concluse, sapientemente glissando sul perché sua sorella
fosse in pericolo di
vita.
«Quando si dice un ragazzo d’oro»
commentò Jack
con una smorfia «Vostra sorella non si sarà fatta
irretire dalla proposta di
matrimonio, spero»
«Non tocchiamo questo tasto, per favore…»
«Oddio, lo fece!» esclamò lui,
scoppiando a
ridere subito dopo.
«Non prendete in giro mia sorella: era giovane e
molto sola… noi non… non passavamo molto tempo
assieme allora, non ne passavamo
affatto»
Il riso sul volto dello spirito si trasformò in
un sorriso bonario «Non la sto prendendo in giro, vostra
sorella semplicemente
sognava il vero amore… che poi, mi pare, abbia
trovato… anche se non nel
principe che si aspettava»
«Sì…»
A quel punto, lui scese rapido dal cornicione e
le si avvicinò, guardandola negli occhi «E voi,
invece, cos’è che sognate?»
Presa in contropiede, Elsa non riuscì ad evitare
di arrossire leggermente «Io…»
«Vostrà maesta, scusate
l’intrusione…» la chiamò
un valletto sull’uscio della porta dello studio, catturandone
l’attenzione
«Sono arrivati i collaboratori per l’organizzazione
della festa di fine
inverno, attendono vostre istruzioni»
La regina si rigirò verso Jack dispiaciuta, ma
quello scosse la testa «Non temete, andate pure, avremo modo
di vederci ancora»
e, prima che lei potesse rispondergli così da passare per
strana agli occhi
dell’uomo che la stava aspettando, se ne andò.
Insomma, eccoci qui alla fine del capitolo tre.
Prendo un angolino di questo spazio per ringraziare evil 65 per aver speso un po' del suo tempo a lasciarmi le sue impressioni, mi ha fatto davvero piacere. Come promesso, anche le altre stagioni sono state presentate.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e chiunque vorrà lasciarmi le sue impressioni sarà ben accetto :)
Anche questa volta vi lascio un piccolo bonus track in attesa del prossimo capitolo: Di somme e palle di neve.
Alla prossima
Cida