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Autore: arashinosora5927    16/04/2020    1 recensioni
Lo stesso momento può essere vissuto in maniera completamente diversa da due persone o forse no
Welcome a tutti, questa è la prima delle mie storie che vedrà una nuova luce direttamente dal 2015 riscritta col mio stile e le mie capacità attuali, spero la apprezzerete.
Voglio dedicarla alla mia amica Marianna perché merita solo cose belle, ma soprattutto perché non sono ancora riuscita a trovarle il regalo che vorrebbe e nel frattempo le dedico questa storia sperando che le piaccia almeno quanto a me è piaciuto esplorarla e riscriverla.
[5927]
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hayato Gokudera, Tsunayoshi Sawada
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quel pomeriggio d'inverno Tsunayoshi stava camminando sotto la pioggia chiedendosi cosa lo avesse spinto a uscire di casa senza l'ombrello né il cappotto dal momento che quelle nuvole grigiastre alte nel cielo non preannunciavano niente di buono.
 
Era fradicio, non trovava un posto dove ripararsi né tanto meno si azzardava a correre perché con quelle scarpe di tela arancione sicuro sarebbe scivolato.
Svoltato l'angolo della strada, si ritrovò davanti una persona che conosceva bene.

“Gokudera-kun!”

“Juudaime!” urlò Gokudera riconoscendo il suo boss completamente zuppo. Lo prese immediatamente sottobraccio stando attento a tenere in linea l'ombrello per ripararlo.

“Siete molto lontano da casa" constatò.

"Sì ecco... io..."

Non posso dirgli che mi sono perso in una città piccola come Namimori... pensò imbarazzato il giovane boss.

"Juudaime?"

"Ah Gokudera-kun..." sussultò destato dai suoi pensieri.

"Ero uscito per cercare Lambo e I-Pin, mamma voleva che li riportassi a casa prima del temporale. Credevo fossero nei paraggi, ma mi sbagliavo."

"Quella dannata scemucca...mettere così in pericolo la vita del Decimo..."

Gokudera... sono io quello che non ha portato l'ombrello...e un po' di pioggia non ha mai ucciso nessuno...

"Ma non preoccupatevi, Decimo. Per fortuna ci siamo incontrati. Vi riporto io a casa..."

Tsuna sorrise, non sapeva esprimere a parole quanto gli fosse grato.

Mentre camminavano sulla strada di ritorno però iniziò a piovere molto più pesantemente al punto tale che dovettero fermarsi e cercare dove ripararsi.

"Conosco un posto, aspetteremo lì che smetta di piovere!” annunciò Gokudera.

Sorpreso, Tsuna lo seguì per una stradina stretta finché non raggiunsero un locale di ristoro che sembrava essere stato abbandonato; Tsuna lo dedusse dalla grande quantità di tavoli e sedie dall'aspetto rustico.
Il bancone era desolato, ma la luce si accendeva ancora.

Gokudera gli avvicinò una sedia, accennando un sorriso.
“Accomodatevi, Juudaime!”

Tsuna annuì e vi ci sedette, era più comoda di quanto sembrava.

“A breve inizierete a riscaldarvi, la luce produce calore a sufficienza” proseguì Gokudera con uno sguardo gentile.

I suoi occhi divennero dolci mentre nella sua mente si articolava un unico pensiero.
Come sei bello
Tsuna lo ringraziò con un sorriso, ignaro del complimento appena ricevuto.

“Vi prego di accettare il mio giaccone, vi terrà al caldo. Prima però dovreste togliervi il maglione e la camicia o vi ammalerete ugualmente" sulle ultime parole un filo di rossore colorò le sue guance incitandolo a sparire dietro al bancone.

Gokuder riemerse pochi secondi dopo con un asciugamano a cavalcioni sul braccio.

La vista era idilliaca: la sua cotta, il suo boss completamente bagnato, a torso nudo, seduto su una sedia con quel parka verde bottiglia tra le mani e lo sguardo spaesato.

Gokudera dovette fare appello a tutto il suo autocontrollo per porgergli con la massima serietà l'asciugamano al pari di un perfetto maggiordomo.

Tsuna lo ringraziò nuovamente iniziando ad asciugarsi strofinandosi il petto. Gokudera seguì ogni singolo movimento e si domandò seriamente perché non fosse nato asciugamano, sentì il bisogno di ingoiare a vuoto.

“J-Juudaime, posso asciugarvi i capelli?” chiese timidamente.

“Certo” rispose Tsuna sorridendogli amabilmente.

Amo questo sorriso... pensò Gokudera prendendo meccanicamente un altro asciugamano.
Quei capelli mai li aveva visti più arresi alla gravità e scombinati. Strofinò attentamente ogni zona finché praticamente asciutti non ripresero la solita forma.

"Grazie Gokudera-kun, adesso non bagnerò più il tuo cappotto."

È di questo che si stava preoccupando... pensò Gokudera commosso.

Tsuna era sul punto di mettersi la giacca di Gokudera quando questi non poté continuare a ignorare il fatto che anche i pantaloni erano fradici.

“Il Decimo non gradirebbe liberarsi di jeans tanto bagnati?” gli chiese rosso in viso facendosi coraggio.

Tsuna sussultò per un istante, ma decise di assecondare le parole di Gokudera: in effetti era fastidiosa la stoffa appiccicata alla pelle. Portò le mani alla vita sbottonandosi i pantaloni.

“Decimo, non preferireste un po' di privacy?” squittì immediatamente Gokudera vermiglio.

Tsuna lo guardò confuso.
“Perché mai Gokudera-kun? In fondo siamo due maschi, no?”

Hayato in quell'istante realizzò che Tsuna non poteva neanche immaginare i sentimenti che nutriva per lui.

Così innocente...  

Sentì il cuore letteralmente esplodergli nel petto e il calore concentrarsi sul suo viso.

“S-Sì, ma in qualità di vostro braccio destro..." cercò di giustificarsi.

“Ancora con questa storia? Sei un mio amico e in ogni caso quale sarebbe la differenza con l'ora di educazione fisica?”
Tsuna disse quelle parole ridacchiando, ma era evidente che anche lui si sentiva a disagio.

Che non posso resistere...

"Allora?" incalzò Tsuna iniziando a togliersi i pantaloni.

Gokudera si impose di chiudere gli occhi e scosse la testa.
"Nessuna..."

Tsuna indossò il giaccone, era la soluzione ideale. Lungo abbastanza da arrivare fino a oltre le ginocchia data la differenza di taglie, ma dal momento che si era rannicchiato il cappotto lo copriva da capo a piedi. Lo avrebbe senza dubbio riscaldato.

Gokudera riaprì gli occhi e davanti a quella vista ebbe quasi un arresto cardiaco.

È anche meglio di quanto immaginassi!

Quante volte aveva fantasticato su Tsuna con addosso un suo indumento che ovviamente gli sarebbe andato più grande di qualche taglia: il sorriso dolce e innocente stampato sul viso e quegli occhi che gli toglievano il fiato. Spesso se lo era immaginato nudo nella sua camicia, con la sua felpa a scuola, con la sua giacca a vento in una piovosa giornata d'inverno.

Il suo sogno proibito si stava realizzando davanti ai suoi occhi.
Trattenne il respiro, in fondo lo stava facendo per lui, non per se stesso.

Gokudera recuperò i vestiti che Tsuna aveva abbandonato a terra non curante e li dispose su un bancone.

Tsuna lo osservò mentre prendeva nuovi asciugamani chiudeva ogni indumento all'interno della stoffa spugnosa.

In questo modo si asciugheranno... sa così tante cose... pensò ammirandolo.

“Gokudera-kun” lo chiamò non appena gli sembrò aver finito facendogli segno di sedersi vicino a lui.

"Ho freddo!”

No, vi prego!

Gokudera prese posto sulla sedia adiacente. “Davvero? Credevo di aver risolto il problema in questo modo”.

"Lo credevo anche io, ma mi sono reso conto che ho ancora freddo. Non è che per caso ci sono delle coperte pesanti in questo posto?” rispose Tsuna innocente.

Non ci pensare neanche! pensò Gokudera rimproverando se stesso per l'idea che gli era passata per la testa.

"N-No, Juudaime, c'è un solo modo per riscaldarvi meglio” disse Gokudera avvampando.

“Cioè?"

“Calore corporeo!” rispose Gokudera tossendo imbarazzato per non farsi capire.

Egoista! si rimproverò per aver ceduto.

“Ma tu non hai freddo? Dal momento che il cappotto me lo sono preso io...”

“N-No sto benissimo finché il Decimo sta bene”.

"Grazie davvero, Gokudera-kun..." disse Tsuna leggermente imbarazzato abbracciandolo facendolo sussultare.

“J-Juudaime” esordì timidamente.

“Penso che sia più efficace se sono io ad abbracciarvi, perché vedete io non ho freddo e il secondo principio della termodinamica dice che dati due corpi a contatto il corpo più caldo cede calore a quello più freddo e non viceversa” completò abbassando la testa.

“Giusto Gokudera-kun, il principio di quello che hai detto tu è la soluzione” disse Tsuna sorridendogli.

“Allora permettetemi di essere la soluzione”

Gokudera lo prese in braccio, lasciò che si accomodasse sulle sue gambe e lo strinse forte in vita facendo aderire il proprio corpo al suo.

C'è qualcosa di sbagliato! pensò Tsuna sussultando per un attimo, ma poi abbandonò la testa sulla sua spalla e chiuse gli occhi, mentre Gokudera iniziò a sfregare le mani sulla giacca dall'alto verso il basso e viceversa in modo da infondergli quanto più calore possibile.

È piacevole... si ritrovò a pensare Tsuna.
“Così va meglio...” disse riaprendo gli occhi.
"Il tuo corpo è caldo, Gokudera-kun"

Kami-sama.. pensò Gokudera mordendosi il labbro, quello era proprio un colpo basso.

Rimasero in quella posizione per una buona decina di minuti, in silenzio. Nonostante l'imbarazzo iniziale ora entrambi si sentivano tranquilli e a proprio agio.

Fu in quel momento che Gokudera pensò che fosse la sua occasione e che non doveva farsela scappare perché quando gli sarebbe ricapitata?

 Adesso o mai più!
 
“J-Juudaime, c'è una cosa che voglio dirvi...” disse Gokudera iniziando timidamente ad accarezzargli i capelli, sentì le guance infuocarsi.

“Prima te ne voglio dire una io, Gokudera-kun" lo interruppe Tsuna.

"Sono fortunato ad averti, sei una persona meravigliosa, la migliore che si possa desiderare accanto. È da un po' che ci penso, ma per me è difficile dirti una cosa simile... ecco sì...io... credo che... ecco io... credo che... tu sia più di un amico per me."

Juudaime...
La speranza data da quella piccola pausa che Tsuna fece accarezzò il fragile cuore di Gokudera.  

“Sei il mio migliore amico e voglio davvero che tu lo sia per sempre. Me lo puoi promettere, Gokudera-kun?”

Gokudera sentì il cuore andare in frantumi, la carezza si era rivelata un pugno.

 Benvenuto nella friendzone, Hayato.. pensò affranto.
 
 "Il v-vostro migliore amico?"
 
 “Sì, non mi consideri allo stesso modo?” domandò Tsuna allarmato.
 
 Mi vedi solo come il tuo boss?
 
“C-Certo, certo che è così!" ribatté Gokudera facendosi forza.

"Siete la cosa più bella della mia vita, sarà così per sempre” disse lasciando andare una lacrima solitaria, grato che Tsuna non potesse vederla.

Mi costringi ad avere un ruolo così importante quando io vorrei solo poterti chiamare amore pensò.

Tsuna strinse la sua mano e Gokudera guardò il collo nudo davanti ai suoi occhi, per un istante gli sembrò davvero di non riuscire a resistere a un simile invito, ma poi udì l'eco di quelle parole.

Migliore amico, questa era l'etichetta che Tsuna gli aveva messo addosso e per giunta non aveva intenzione di farla mutare.
Come aveva potuto pensare anche solo per un istante che le cose potessero essere diverse? Che Tsuna potesse sentirsi allo stesso modo? Adesso ogni fantasia era proibita, ogni pensiero impuro andava eliminato e quei sentimenti dovevano sparire perché c'era una richiesta ben precisa da soddisfare.

Quelle parole pronunciate così un attimo prima che si dichiarasse lo avevano spiazzato completamente, lame nel suo cuore, eppure si convinse che stringere Tsuna tra le braccia tenendolo per mano fosse già tantissimo.

“Comunque scusami se ti ho interrotto. Che volevi dirmi?” chiese Tsuna.

“Esattamente quello che avete detto voi!” rispose senza battere ciglio Gokudera sentendosi morire.

Bugiardo! Gli menti continuamente... si rimproverò, ma ormai non aveva senso cambiare le carte in tavola beccandosi un sonoro rifiuto.

 "Sono felice che ci sentiamo allo stesso modo" mormorò Tsuna, prese entrambe le mani di Gokudera e le strinse nelle proprie portandole all'altezza del ventre in un abbraccio più intenso.


"Che cosa è è questo posto dove mi hai portato?" domandò.

Gokudera lasciò andare un piccolo respiro, stringergli le mani sapendo il suo ruolo aveva tutto un altro sapore, un sapore amaro, ma il suo cuore osava emozionarsi ugualmente.

"Mah niente, Juudaime. Quando sono arrivato in Giappone non avevo ancora un posto dove stare e i proprietari di questo ristorante mi hanno ospitato per un po'. Lavoravo come lavapiatti" iniziò a raccontare.

Era arrivato a Namimori come un perfetto clandestino e senza un centesimo in tasca. Ricordava perfettamente che c'erano voluti mesi prima che potesse permettersi un appartamento.
Quel locale lo aveva accolto come la casa che non aveva mai avuto, quella che era un sentimento.
Nonostante avesse chiuso da più di due anni ormai Gokudera aveva continuato a usufruire di quel posto come appoggio, sul retro c'era persino un letto.

Tsuna si trovò a perdersi nei suoi pensieri, Gokudera aveva rotto almeno cinque piatti quella volta al ristorante di Yamamoto, non riusciva proprio a figurarselo. Inoltre se qualcuno si era dovuto prendere cura di lui in che condizioni era arrivato Gokudera in Giappone?

Tsuna sentì una stretta allo stomaco e gli accarezzò il dorso di una mano con il pollice.

"E come mai eri per strada?" domandò.

“Tornavo da lavoro” rispose Gokudera senza mostrare emozioni.

“Tu lavori?"

 “Sì"
 
La mia famiglia non mi manda niente da anni, mi hanno dimenticato come se non fossi mai esistito il giorno stesso in cui sono scappato di casa. Nessuno è mai venuto a recuperarmi da quelle strade buie e pericolose e nessuno voleva accogliermi in casa senza qualcosa in cambio... senza lavori sporchi che mi rendessero utile...

"Dato che non siete ancora succeduto al Nono ufficialmente non ho accesso al mio stipendio da mafioso" disse cercando di scacciare dalla testa quei ricordi dolorosi.

"Abbiamo uno stipendio?"

"Sì"

"Non ne avevo idea..."

"Lavoro al kombini per arrotondare."

Vorrei essere già boss per aiutarlo... pensò Tsuna, aveva la sensazione che la situazione fosse molto peggiore di come Gokudera ne stava parlando e che gli stesse nascondendo qualcosa perché ormai aveva imparato che Gokudera non voleva mostrarglisi debole.

Che vado a pensare? Io non sarò mai il Decimo dei Vongola!

"Se hai bisogno di qualcosa..." provò a dire.

Lo sai che puoi contare su di me

"No Juudaime, sono a posto..."

"Però io voglio aiutarti."

Fate già così tanto per me. Vivo di emozioni che non sapete di darmi... pensò Gokudera, non voleva continuare ad alimentarle nonostante sarebbe rimasto in quella posizione per sempre.

“Juudaime, i vostri vestiti dovrebbero essersi asciugati" disse cambiando argomento sperando che Tsuna non se ne rendesse conto.

Lo fece alzare così da potersi alzare a propria volta e andò a controllare situazione.

"Sì, sono asciutti. Potete rivestirvi."

Tsuna sentì immediatamente la mancanza di quel calore che aveva percepito nel profondo, come se Gokudera non avesse scaldato solo il suo corpo, ma la sua anima.

“Grazie Gokudera-kun."

Però mi dispiace toglierla, questa giacca era davvero confortevole e mi ero abituato al tuo calore

"Ha smesso di piovere?" domandò Tsuna spogliandosi del cappotto porgendoglielo.

Gokudera gli porse i suoi vestiti in un rapido scambio così che i suoi occhi non si perdessero a contemplare.

Si avvicinò alla finestra indossando nuovamente il suo cappotto.

Ha il vostro profumo... pensò guardando fuori vedendo chiaramente alcuni raggi solare filtrare tra le nuvole.

"Sembrerebbe di sì..." rispose voltandosi. Tsuna si era già rivestito completamente.

Gokudera si rimproverò nuovamente per aver sperato che così non fosse e stringendosi nel cappotto si avvicinò alla porta e la aprì.

"Dopo di voi" disse invitando Tsuna a uscire. Richiuse la porta dopo aver preso l'ombrello e a Tsuna non poté sfuggire il fatto che non ci fosse chiave a impedire ai ladri di entrare e rubare tutto. C'era anche da dire però che più di qualche asciugamano probabilmente non avrebbero trovato.

Tsuna aveva notato come Gokudera aveva evitato l'argomento aiuto economico, doveva essere un tasto dolente e voleva approfondire la questione.

"Posso venire a lavoro con te uno di questi giorni?" chiese mentre si camminavano verso casa sua.

“Certamente, ne sarei onorato” rispose Gokudera senza pensarci.

"Gokudera-kun?"

"Sì?"

"Ti va di rimanere a cena? Lo sai per mia madre non è un problema una persona in più e a me farebbe piacere..." propose Tsuna.

Non voglio farti pena... non voglio pesarti addosso... pensò Gokudera con rabbia vedendosi costretto a rifiutare per ben due motivi.

"Come se avessi accettato, Juudaime. Facciamo un'altra volta?" chiese gentilmente sforzandosi di sorridere. Aveva fretta di tornare a casa per poter esprimere il dolore che stava provando.

"D'accordo."

Tsuna non insistette ulteriormente e quando arrivarono davanti alla porta della sua casa si salutarono.

Sentiva che avevano condiviso qualcosa di speciale, ma che lo avevano vissuto in maniera completamente diversa.
   
 
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