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Autore: Matagot    17/04/2020    2 recensioni
Hogwarts, 1995.
Cedric Diggory è morto al termine del Torneo Tremaghi, Voldemort è tornato e l'Ordine della Fenice è stato da poco ricostituito.
Il Ministero sta portando avanti una propaganda negazionista, a discapito di Harry Potter e Albus Silente, per evitare il panico collettivo che aveva colpito la popolazione magica una quindicina di anni prima. Lord Voldemort ha modo di agire nell'ombra, rimpolpare i propri ranghi e gettare le basi per la Seconda Guerra dei Maghi.
Ma un nuovo player è in agguato, la Plume Blanche sta per fare il suo ingresso nella Storia Moderna Inglese.
Genere: Azione, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Il trio protagonista, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
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“Mademoiselle Robin, grazie di aver accettato il mio invito. Si sieda pure.”
 
Olivia sollevò un sopracciglio. Si trovava nello studio del Preside, di fronte ad Albus Silente, Preside di Hogwarts, Ex Stregone Capo del Wizengamot, Ordine di Merlino Prima Classe, Supremo Pezzo Grosso, colui che ha sconfitto Gellert Grindelwald, che l’aveva chiamata con il suo effettivo cognome, pronunciato Robén, alla francese.

“Robin, signor preside. Si pronuncia Robin.”

Olivia sorrise gentilmente, per nascondere il turbine ansioso che quel richiamo alla sua vita passata le aveva generato dentro. Si accomodò sulla poltroncina in chintz indicatale dal preside e attese. Non aveva idea del perché fosse stata mandata a chiamare nel bel mezzo di una lezione di Difesa Contro le Arti Oscure, anche se si era rallegrata nell’osservare la reazione leziosa ma stizzita della professoressa Umbridge.

“Posso offrirle un ghiacciolo al limone?”

“Un cosa?”

“Un ghiacciolo al limone. È una prelibatezza Babbana e io ne vado matto.”

La ragazza declinò l’offerta. Iniziò ad avvertire le prime reazioni fisiologiche che avrebbero di lì a poco tradito il suo nervosismo, stava sudando freddo e nonostante i suoi sforzi per regolarizzare la respirazione, un orecchio allenato avrebbe distinto il lieve affanno.
 
Andiamo, scopri le carte, dimmi perché sono qui e come fai a sapere che sono francese.
 
“L’ho convocata nel mio ufficio per farle le mie condoglianze. Il Generale Moreau era una persona straordinaria, un eroe, ed è stata un’immensa perdita per il Mondo Magico, anche se i più non ne sono a conoscenza.”

Aveva tentato con tutte le sue forze, ma Olivia non riuscì più a sostenere lo sguardo del preside.
 
Non lasciarti sopraffare. I sentimenti non sono ammessi Olivia, ricomponiti!
 
Eppure non ci riuscì, le parole di Silente riecheggiavano prepotentemente nel suo cuore, poiché era esattamente ciò che lei pensava e sentirlo dire ad alta voce, sentir riconoscere il valore di un uomo che aveva dato la vita nel tentativo di evitare al mondo il ritorno del Signore Oscuro senza che nessuno ne sapesse nulla, l’aveva smossa.

“Temo di non capire a cosa stia alludendo.”

La voce era lievemente incrinata, ma si sforzò di reprimere il moto di disperazione che si agitava del suo petto e lottava per uscire.
Non aveva ancora pianto dalla notizia della morte di Christophe, non se l’era permessa e non avrebbe saputo come giustificarsi nel caso le avessero domandato il motivo. Non era riuscita a reprimere il pensiero costante rivolto a colui che l’aveva cresciuta, era come una presenza fissa nei suoi pensieri, un alone tetro che ricopriva le sue giornate. Si era sforzata di nascondere la cosa, ma anche i professori erano riusciti, per la prima volta a memoria d’uomo, a coglierla disattenta o impreparata, lei che da sempre si contendeva il titolo di So-Tutto-Io con Hermione Granger.

“Christophe non si era sbagliato dunque, lei, Olivia, è davvero forte come suo padre l’ha sempre descritta.”

Il tono che Silente aveva assunto era sì greve, ma aveva mantenuto la naturale gentilezza che il preside irradiava.

“Christophe non era mio padre.”

Ecco, ci era riuscita, si era ripresa. Era riuscita a domare il lutto struggente e si era ricomposta, anche se la voce mancava della naturale calma.

“Converrà però con me che l’appellativo padre non è diritto esclusivo di chi ci ha generati, Mademoiselle Robin.”

“Professore, perché sono qui?”

Gli occhi azzurri di Silente scintillarono da dietro gli occhiali a mezzaluna.

“Lei non è sola, Olivia, volevo farglielo sapere. Ho avuto modo di conoscere Christophe una trentina d’anni orsono e abbiamo avuto modo di godere della reciproca collaborazione, anche se non è cosa nota. Posso affermare con molto orgoglio di aver trovato in lui una persona leale, un mago coraggioso e capace, un amico.”

Olivia scrutò Silente con aria incuriosita. Christophe non le aveva mai parlato di lui.

“Non ne sia sorpresa, mademoiselle. È il destino degli uomini straordinari di ogni epoca di incontrarsi, perché riconoscono che insieme possono generare più cose buone nel mondo che da soli. Io e Christophe abbiamo condiviso molte battaglie e altrettante vittorie e, data la nostra amicizia di lunga data, quando mi chiese di accettarla nella mia Scuola come membro inattivo della Squadra Speciale Thestral, ho acconsentito. Sapevo che non avrebbe mai permesso che la sua adorata figlia frequentasse una scuola senza la protezione di qualcuno che lui reputava degno e fui onorato di constatare quanta fiducia avesse riposto in me.”

Nulla poté fermare il pianto di Olivia, nulla. Niente di ciò che aveva appreso durante il addestramento speciale riuscì a reprimere l’ondata di affetto misto a perdita che la fece annegare in un silenzioso e composto pianto. Si era chiesta più e più volte come mai Christophe l’avesse spedita in un altro Stato, lontano da lui e dalla casa in cui era cresciuta, affibbiandola alle cure di una famiglia di fiducia e creandole una nuova identità ad hoc. Si era anche chiesta se l’affetto che lei provava fosse a senso unico, se lui avesse preso a cuor leggero l’eventualità di dirle semplicemente addio più di quattro anni prima, se cancellare la sua identità francese per appioppargliene una inglese fosse stato facile. Da quando si era stanziata nel Wiltshire, qualche mese prima di iniziare a frequentare Hogwarts, non lo aveva più rivisto. Aveva ricevuto qualche messaggio cifrato da Guillaume e qualche regalo fatto arrivare in sicurezza per Natale e per il suo compleanno, ma Olivia non aveva più rivisto il Generale Moreau, il suo cipiglio severo o i baffi curati che tremolavano quando mangiava.

Eppure Christophe l’aveva nuovamente sorpresa. Qualcuno incaricato da suo padre aveva vegliato su di lei in quegli anni, qualcuno che ora sedeva di fronte a lei.

Silente aveva volontariamente fatto una pausa per permettere alla ragazza di metabolizzare tutte le informazioni e riuscire a sfogare parte del dolore che aveva incessantemente represso per tutta la scorsa settimana.

“L’ho convocata qui perché era volontà di Christophe farle avere una lettera nel caso lui non fosse riuscito a portare a termine il suo compito. Colgo l’occasione anche per ricordarle che un aiuto verrà sempre dato a Hogwarts, a chi lo richiederà. Combattiamo la stessa battaglia e nell’unità noi ci riscopriamo più forti, Olivia, lo ricordi sempre.”
 
Pensa.
Prima di sbugiardarti ancora di più, devi appurare questa storia. Christophe non mi ha mai parlato di Silente. Quella lettera è davvero stata scritta da lui? E se fosse una trappola?
Certo, la PB e Silente si schieravano, parlando di ideale, dalla stessa parte, ma poteva davvero fidarsi?
 
“Se non ha domande, le lascerò il resto dell’ora libera così potrà leggere gli ultimi pensieri di Christophe, tanto non credo che si perderebbe una lezione spettacolare di Difesa Contro le Arti Oscure.”

Olivia si soffiò il naso prima di sollevare nuovamente lo sguardo verso il preside e vedere che aveva lasciato una busta di fronte a lei. Le afferrò con mani tremanti, accarezzando la pergamena come se fosse il viso del Generale Moreau, con morbidezza e affetto. Represse l’impulso di portarsela al petto e stringerla, cosa che si sarebbe concessa di fare solamente in privato.
 
**
 
 
Caro William,

Anche voi mi mancate molto, davvero.
Sono lieta di aiutarti nell’organizzazione della festa a sorpresa per Chris di ritorno dal triangolo delle Bermuda, ti prego di farmi avere il prima possibile il denaro per acquistare ogni genere di decorazione, provvederò a fare compere a fine Settembre, durante il primo sabato ad Hogsmeade. Non vedo l’ora di acquistare anche qualche scherzo nel negozio di Zonko, dicono che sia una forza, è sempre pieno!
Per quel che concerne la mia vita amorosa, ti invito a starne fuori, Serpeverde o Grifondoro che sia l’oggetto delle mie mire, o dovrai vedertela con me durante le vacanze di Natale!
Quest’anno risulta davvero pesante, dopo solo una settimana siamo sommersi di compiti ed esercitazioni da fare, i professori non stanno lesinando sul carico di lavoro, ho come la sensazione di aver bisogno di due cervelli ogni tanto, perché uno sicuramente non basta.
Ah, sono stata convocata nell’ufficio del preside, ma nulla di grave. Ti prego, non dirlo alla mamma!

Ti penso e ti voglio bene
Tua sorella
Olivia
 
 
La ragazza rilesse un paio di volte la lettera, tentando di vedere più in là delle solite ciance da quindicenne che battibecca col fratello e giunse alla conclusione che nessuno ci avrebbe ricavato nulla di particolare.
Aveva trascorso tutta la notte a pensare, scribacchiare e modificare la risposta alla lettera di Guillaume per comunicargli le sue necessità in modo che potessero essere cifrate nelle risposte di senso compiuto ai quesiti della precedente missiva. Il Prefetto Lisa Turpin, sua compagna di dormitorio, era scesa un paio di volte in Sala Comune a controllare che non si fosse addormentata sul divano e invitandola a ritirarsi a letto, minacciandola anche di toglierle dei punti in quanto stava infrangendo il coprifuoco, ma nulla aveva smosso Olivia. Lisa si era poi arresa e, dopo aver appurato che Olivia non avesse intenzioni alcune se non quella di stare tranquillamente a scrivere una lettera senza disturbare la sua compagna di stanza, andò definitivamente a dormire.
Quando Olivia terminò di scrivere stava ormai albeggiando e decise di salire alla Guferia per consegnare la lettera ad Archibald, il barbagianni che aveva ricevuto come dono di compleanno due anni prima da Guillaume.

“Signorina, faccia attenzione, ho sentito che Pix vuole scaraventare il mezzobusto di Paracelso addosso alla prossima persona che si addentrerà in quel corridoio. Ho sentito mentre lo definiva ‘uno spasso assicurato’ per la vittima. Strano senso dell’umorismo che ha quel Poltergeist.”

Nick-Quasi-Senza-Testa, fantasma di Grifondoro, le si era parato davanti per salvarla dall’infausto scherzo di Pix.

“Grazie mille Sir Nicholas, mi ha salvata da un triste destino.”

Olivia gli rivolse un genuino sorriso prima di imboccare la via più lunga per raggiungere la Guferia.
Appena entrata Archie volò giù da un trespolo, e si posò sulla sua spalla, becchettandola affettuosamente. Lei lo accarezzò con affetto, prima di allungargli un biscottino gufico.

“Ciao Archie bello, anche tu mi sei mancato.”

Archibald bubolò compiaciuto e si allungò verso la mano che lo accarezzava come fosse stato un gatto.

“Ho una consegna per te, però torna presto e non farmi stare in pensiero, intesi?”

Archie si fece legare docilmente la pergamena sigillata prima di spiccare il volo. Lei lo guardò allontanarsi e ben presto divenne un puntino bianco e beige stagliato contro il cielo sereno di quella mattina. Un Thestral volò leggiadro nel chiarore mattutino. Lei li vedeva, li vedeva da sempre, da prima che Christophe l’accogliesse. Christophe.

Era sola, il silenzio era interrotto dai pigolii e i fischi dei rapaci addormentati sopra di lei, la mattina era serena e Olivia si concesse di perdersi nei ricordi che la legavano indissolubilmente a Christophe Moreau e viverne il lutto a pieno. Non aveva ancora avuto la forza di leggere la lettera che Silente le aveva consegnato il pomeriggio precedente, ci aveva provato, ma non era pronta, doveva abbandonarsi alla sua disperazione e vivere la perdita nella sua interezza o non sarebbe mai riuscita ad andare avanti senza esplodere e sbugiardare lei e tutta l’organizzazione segreta.

Era rimasta così, immobile a perdersi nello schiarirsi di un nuovo giorno, lasciando che le lacrime scorressero silenziose a delineare i suoi zigomi alti, quando avvertì un suono di passi avvicinarsi.

La manica della sua felpa corse veloce ad asciugare il volto e, con un lungo sospiro, tentò di ricomporsi.

“Eccoti qui.”

Sbiancò. Si voltò istintivamente per controllare a chi appartenesse quella voce.

“Cercavi me?”

Ma Harry Potter non stava parlando con lei, a discapito di ciò che si era immaginata. Vide la sua civetta delle nevi posata sulla sua spalla, lui che le dava un buffetto sulla testa con sguardo amorevole e comprese il malinteso.

“Oh! Ciao Olivia. Non pensavo di trovare qualcuno qui su così presto.”

Aveva il respiro accelerato, come se avesse corso a perdifiato per arrivare in cima alla torre il prima possibile e nulla sul suo volto pareva voler nascondere la sorpresa di trovarla lì. Lui legò velocemente una lettere alla zampa della sua fedele Edvige, prima di avvicinarsi ad una delle grosse finestre della guferia e augurarle buon volo.

“Ciao. Già, mi sono appena ricordata che oggi è il compleanno di mio fratello, ho spedito una lettera in fretta e furia.”

La ragazza evitò lo sguardo del Grifondoro e mosse qualche passo per raggiungere la scalinata. Sapeva di avere ancora gli occhi lucidi e non voleva attirare l’attenzione su di sé in quel momento.

“Ho capito. Bella giornata vero?”

Lui aveva accennato con il mento verso l’enorme finestra a cui era affacciata solo qualche attimo prima. La curiosità prese il sopravvento e non poté fare a meno di osservarlo.
Durante i quattro anni precedenti aveva avuto modo di parlare con Potter, se per parlare si potesse intendere qualche battuta spiccia mentre raggiungeva Hermione Granger per discutere di un libro o alcuni convenevoli durante le lezioni che Corvonero e Grifondoro condividevano, ma questo era quanto. Conosceva la storia e tutte le avventure che il ragazzo aveva vissuto tramite qualche racconto di Hermione, ma non si erano mai effettivamente rivolti la parola.
 
Plot twist. Pensa veloce, petite lapine.
 
“Condizioni perfette per il Quidditch, immagino. Non so, non sono molto brava a volare.”

Tentò di abbozzare un sorriso, incoraggiandolo a continuare la conversazione. Guillaume sarebbe stato trepidante, le avrebbe sicuramente detto di sfruttare l’occasione e continuare la conversazione, magari tentando di coltivare un’amicizia. D’altronde si trovavano sullo stesso fronte, poteva rivelarsi fondamentale avere un qualche tipo di rapporto di fiducia con lui.

“Già, non vedo l’ora di allenarmi con la nuova squadra, è tutta settimana che non esco.”

“Ah già, la punizione vero? Sei stato coraggioso a tenerle testa. Certo, un po’ avventato, ma hai fegato, Potter.”

Si morse subito la lingua, non era riuscita a tener per sé quella frecciatina sull’avventatezza di Harry e probabilmente il suo maledetto orgoglio da Grifondoro stereotipato lo avrebbe indotto a vedere solo il lato accusatorio di quello che voleva essere un complimento.
 
Guarda come me la sono giocata male, probabilmente dovevo mostrarmi adorante, una cheerleader. Ora si sentirà attaccato e giudicato, perché tanto tutti lo stanno attaccando e giudicando al momento. Bella pensata Ollie.

Difatti, Harry la stava scrutando con un’espressione di difficile interpretazione, mentre si grattava nervosamente l’avambraccio sinistro da sopra la tunica. Che la volesse picchiare alla Babbana? Sapeva come difendersi con e senza bacchetta, ma non le sembrava il modo migliore per farsi un alleato.
Olivia stava per scusarsi con Harry, ma fu interrotta da un tonfo forte. La porta si spalancò con velocità inaudita e in un battibaleno furono raggiunti da Gazza, il custode. Pareva essersi precipitato lì in fretta e furia, dato che aveva la chioma scompigliata, il fiatone e un lieve strato di sudore ad imperlargli la fronte.

“AHA!”

Il suo tono non lasciava presagire nulla di buono, gli occhi lampeggiavano avidi verso Harry, come se pregustassero di già la punizione corporale che avrebbe voluto infliggergli, catene e appendici corporee appese, cose del genere.
Gli puntò il dito indice contro, come se l’avesse colto in flagrante nell’atto di infrangere ogni singola legge magica.

“Ho ricevuto una soffiata, vuoi spedire un grosso ordine di Caccabombe!”

Harry incrociò le braccia e scrutò il custode, mentre Olivia inarcava un sopracciglio, totalmente perplessa. Gazza non pareva nemmeno averla notata, tanto era sicuro della colpevolezza del Grifondoro.

“Chi le ha detto che sto ordinando delle Caccabombe?”

Nel tono di voce di Harry non vi era traccia di sfida o arroganza, ma fu tenace nel tener testa al vecchio Magonò.
 
Quindi ci vuole ben più di un’accusa nei suoi confronti mossa da un superiore per spaventare Potter. In effetti, poteva arrivarci anche Gazza, dopo la notizia del teatrino inquisitorio che il Wizengamot ha messo su contro di lui quest’estate.
 
“Ho i miei informatori. Ora consegnami la roba che stai spedendo.”

Olivia sbarrò gli occhi incredula. Le labbra si incurvarono in una smorfia sdegnata e stava per ribattere acida, quando Harry la precedette.

 “Non posso, è partita.”

 “Partita? E come faccio a sapere che non ce l’hai in tasca?”

L’espressione di Gazza era imbestialita, ogni ruga contratta in una maschera d’odio, odio che sudava anche dal tono di voce che stava iniziando ad usare.

“Perché l’ho visto io.”

L’ossimoro tra il volto angelico della brava ragazza, studiosa e diligente, in contrapposizione al tono fermo e perentorio della sua voce, quasi militaresco, lasciarono Gazza in un dubbioso limbo per qualche attimo.

“Tu hai visto…?”

“Sì, esatto. L’ho visto.”

Aveva inconsapevolmente assunto un tono imperioso, come quello che era solita sentire da bambina dagli addestratori quando le impartivano duri comandi durante gli allenamenti. Il Magonò sembrò sul punto di esplodere dalla furia, ormai convinto di aver fallito nella sua missione.

“Se sento una sola zaffata di Caccabombe…”

Il custode lasciò aleggiare le parole nell’aria fresca del mattino, una vuota minaccia nel vento, prima di lasciare la torre con passo pesante e tempestoso.

“Quello non era un ordine di Caccabombe, o sbaglio?”

Olivia aveva ripreso il suo cipiglio perplesso, mentre continuava a lanciare occhiate fino a dove un secondo prima c’era la figura di Gazza.

“No, chissà come mai ne era convinto. Forse Malfoy gli ha fatto una finta soffiata per cercare di mettermi nei guai.”
 
Potter, andiamo, ti prego! Certo, non sei un Corvonero, ma mi hanno detto che eri più sveglio di quel che sembravi.
 
“Io non conosco Malfoy, ma non credo che lui sia interessato a leggere la tua corrispondenza.”

Aveva tentato di mantenere un tono neutro, anche se l’unica cosa che avrebbe voluto fare era condividere con lui i suoi sospetti. Le sue parole sembrarono mettere in moto un qualche tipo di ragionamento confuso negli occhi del Grifondoro, ragionamento che sembrava essere ancora in corso quando si ritrovarono al bivio dopo la scalinata.

“Beh, io vado da questa parte. Grazie per prima.”

“A tua disposizione, se Gazza dovesse ancora accusarti ingiustamente.”
 
Il sorriso che Harry Potter le concesse era incerto e luminoso quanto il sole in quella tiepida mattina di settembre.
 
**
 
Guillaume sbatté violentemente il pugno sulla scrivania dell’ormai ex ufficio di Christophe Moreau, ora sostituito da un giovane pedante, altezzoso e dai modi pomposi.

“Ce n’est pas possible!” 1

La voce era animata da un fervore indignato, atteggiamento piuttosto insolito per il calmo e riflessivo del Tenente Generale Boulevardier. Percorreva l’ufficio per il lato lungo ormai da un paio di volte, con passi nervosi e scattanti.

“Tenente Generale, la prego, si calmi.”

“Calmarmi? Lei è ridicolo, non so che meccanismi ha unto per occupare quella poltrona!”

Arnaud Renard accennò ad un sorriso compiaciuto. Con estrema lentezza unì i polpastrelli delle sue mani, portandole davanti al suo petto, mentre con i gomiti poggiati sulla scrivania, ne rimarcava il possesso.

“Guillaume, mi dispiace, so che perdere il tuo Double deve essere stato devastante e non sono qui a giudicare la condotta sconveniente che avete tenuto, ma probabilmente ora saresti più lucido se non vi foste abbandonati a quella storiella d’amore da quattro soldi che tenevate tanto segreta. Il Generale Moreau è stato un grande uomo e un grande agente segreto, ma questa è un’organizzazione governativa di massimo livello e non possiamo stare qui a farci le trecce mentre piangiamo i nostri cari.”

Se Guillaume fosse stato colpito con una Maledizione Cruciatus, probabilmente avrebbe sofferto di meno, perché tutto in quella frase era atto a sbeffeggiarlo, a partire dal rimarcare la morte di Christophe fino alla svalutazione del loro amore.

“Sono quindi qui ad invitarla nuovamente a prendere un periodo di congedo a tempo indeterminato. Ogni tre mesi le verrà eseguito un test psico-fisico per stabilire se effettivamente lei è in grado di lavorare, anche senza guidare l’Intelligence de La PB, ma fino a che i suoi risultati non eguaglieranno quelli antecedenti alla morte di Christophe Moreau, può coltivare qualsiasi hobby lei abbia.”

Guillaume Boulevardier lanciò un grido rabbioso e straziante, prima di picchiare nuovamente il pugno sulla scrivania ora appartenente al Generale Renard e lasciare in fretta e furia quell’ufficio che tanto aveva amato.
Arnaud arricciò le labbra sottili in un sorriso compiaciuto. Con qualche colpo di bacchetta fece sparire ogni decorazione appartenente al precedente proprietario. Si soffermò velocemente su una semplice cornice in argento, posta sulla scrivania. Conteneva una fotografia in bianco e nero ritraente una bimbetta di non più di quattro anni, con un paio di trecce disordinate che le correvano lunga la linea sottile del collo. Rideva gaiamente nel rincorrere e tentare di scoppiare grossi palloncini galleggianti, probabilmente Gomme Bolle Drooble.

“Evanesco!”

La fotografia scomparve. Arnaud si trovò a contemplare il suo viso all’interno del vetro vuoto, una replica sbiadita, il cameo del più giovane Generale d’Armate che la PB avesse mai avuto.

Quanti sacrifici, quante azioni desolanti e quante decisioni crudeli aveva dovuto prendere, ma finalmente era riuscito a compiere il suo destino, la politica internazionale francese sarebbe cambiata a breve.

Finalmente, con tutti gli agenti della Squadra Speciale Thestral fuori combattimento, Christophe Moreau morto in battaglia e Guillaume Boulevardier fuori dai giochi, La PB poteva finalmente abbracciare una nuova era, l’era di una nuova squadra speciale, gli Ankou. 2

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*
1. Non è possibile!
2. Nella mitologia bretone, l'Ankou è la personificazione della morte. Viene rappresentato come uno scheletro che indossa un cappello a falde larghe, armato di falce. Analogamente al Gramo, si crede che lo si incontri poco prima della propria dipartita.

Ciao a tutti!

Beh, che dire? Silente era informato di tutto, ma ce ne stupiamo davvero? D'altronde in gioventù ha viaggiato sicuramente in Francia (dove ha anche incontrato e lavorato con Nicholas Flamel), quindi era del tutto plausibile che conoscesse il Generale Christophe Moreau e
La PB.

Grazie a tutti coloro che mi hanno recensito o scritto, siete come il sorriso che Harry rivolge a Olivia dopo che lei lo ha salvato da Gazza.
Alla prossima!

 
   
 
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