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Autore: Kifuru    17/04/2020    1 recensioni
Per secoli la sconfinata e bellissima Terra del Sole è stata sconvolta da una guerra sanguinosa, scatenata tra le due potenti nazioni fondatrici. Dopo lunghi decenni di morte e distruzione, venne costruito un immenso ed indistruttibile muro, con l'aiuto di misteriosi alchimisti, suddividendo effettivamente in due parti un intero continente. Per completare l'opera, gli alchimisti crearono un unico stretto passaggio nella maestosa muraglia, l'unico punto di contatto fra le due potenti nazioni in continuo conflitto fra di loro. La guerra ebbe fine, non cancellando però l'antico clima d'odio. Diverse generazioni dopo, due giovani, cresciuti con tradizioni ed abitudini diverse, affronteranno, nel corso di drammatiche avventure, la secolare rivalità mai morta tra i loro popoli.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 2
 
 
I GUARDIANI DI SANDOR
 
 
Cal Dreys si muoveva agile e silenzioso nella fitta boscaglia, seguito dai suoi due compagni di pattuglia. Il giovane Guardiano sapeva di essere ormai vicino all’obiettivo e in un momento così delicato era ben consapevole della pericolosità di ogni minimo errore. Non potevano rivelare la loro presenza prima dell’attacco, ne andava della vita delle ragazze prigioniere. Erano addestrati anche per gli inseguimenti da condurre silenziosamente e quella caccia durava ormai da quasi due settimane.

I Guardiani erano soldati non soltanto forti ed abili con le armi, ma anche veloci nel viaggiare ed estremamente preparati nella ricerca delle tracce del nemico. Le loro armature erano leggere e robuste al tempo stesso, fabbricate in modo da non appesantire i soldati molto spesso costretti a lunghi viaggi per le loro missioni. Anche in combattimento si rivelavano estremamente utili, per la robustezza e per non limitare la libertà di movimento di chi le indossava. Nei pettorali delle armature dei Guardiani era raffigurato l’emblema del Grande Lupo, la creatura leggendaria venerata in tutte le città Sandoriane.

Doveva essere quasi l’alba, ma non era mai facile stabilire l’esatto orario del giorno o della notte nei famigerati Boschi Notturni. In tutta Sandor era molto frequente sentire storie inquietanti riguardo quel posto. Racconti di spiriti maligni e di vecchie maledizioni.

Si trattava di una fitta rete di grandi alberi, vecchi e marci, circondati da una vegetazione rigogliosa e strana al tempo stesso, come se fosse afflitta da una qualche malattia. Non cresceva nulla di veramente bello e la fitta vegetazione, cresciuta a dismisura, aveva reso l’aria di quel posto sgradevole, marcia come ogni cosa che nasceva tra quegli alberi. Inoltre, il verde della foresta copriva veramente ogni cosa, impedendo la filtrazione anche del più flebile bagliore di luce.

Nel cuore della boscaglia c’era sempre un buio spettrale, alimentando sempre di più nel corso dei secoli la paura di quel posto e infatti erano decisamente pochi i viaggiatori che decidevano di intraprendere quel percorso. Solitamente gente con la coscienza sporca.

Il giovane Cal Dreys non aveva mai creduto a certe storie, probabilmente perché era stato cresciuto sotto la dolce ma sapiente guida di sua sorella maggiore Keila. Era convinto che ci fosse sempre una spiegazione logica e ciò valeva anche per la strana malattia che da secoli affliggeva quei boschi, ma quel giorno era un’altra la priorità. Forse, per quella missione così importante, l’oscurità inquietante dei Boschi Notturni poteva addirittura determinare la buona riuscita del piano.

< < Tra poco dovremo esserci > > sussurrò Cal ai suoi compagni < < Facciamo ancora più attenzione > >.

< < D’accordo > > rispose il giovane Jake Middle, il quale si spostava silenziosamente al pari dei suoi compagni. Era il migliore amico di Cal e nonostante la sua giovane età, era già famoso, tra i Guardiani, per la sua incredibile abilità con l’arco. Veniva anche preso scherzosamente in giro dai suoi compagni per la sua ferrea e incrollabile volontà di tenere lunghi i propri capelli neri, raccolti in una strana e lavorata coda.

L’altro ragazzo si chiamava Fero e per lui si trattava della prima vera missione come Guardiano. La loro perlustrazione, nell’oscurità del bosco, era durata ore e ore. L’ordine era di trovare l’esatta posizione dell’accampamento degli schiavisti. Questi ultimi avevano deciso di prendere la strada dei Boschi Notturni, sicuramente allo scopo di far perdere le loro tracce più facilmente.

I tre giovani Guardiani, muniti di piccole torce di cristallo blu, raggiunsero un piccolo bivio lungo il sentiero principale del bosco. I cristalli blu venivano fabbricati e lavorati in varie parti della Terra del Sole ed erano l’oggetto principale di importanti e remunerative attività commerciali. Erano, infatti, numerose le proprietà di queste particolari pietre lavorate e tra i tanti modi, i cristalli blu potevano essere utilizzati come deboli torce. Incastonati in bastoni o qualsiasi altra cosa erano in grado di trasmettere una pallida luce blu, idonea, però, ad illuminare sufficientemente il cammino nell’oscurità. L'ideale per chi non voleva manifestare la propria presenza.

Le tracce conducevano verso la fine della foresta. Le voci degli uomini in fuga iniziarono ad essere udibili, sempre più forti ad ogni passo. Voci troppo sguaiate e allegre. Era evidente che gli schiavisti si sentivano al sicuro, lontani da ogni inseguitore a poche miglia dal Passo delle Ombre, che li avrebbe condotti verso i Regni di Frontiera.

Cal era calmo, pronto all’imminente primo vero contatto con i fuggitivi. Tra i tanti nemici dei Guardiani, gli schiavisti erano quelli che Cal odiava di più. Uomini di diversa provenienza, alcuni persino Litanesi, che si spostavano in gruppo, attaccando velocemente isolati villaggi, rapendo le ragazze più giovani, molto spesso persino le bambine. Anche in quell’occasione erano numerose le vittime innocenti, che quei bastardi si erano lasciati alle spalle. Per il perseguimento dei loro scopi, gli schiavisti avevano ucciso molte persone innocenti durante il loro cammino e la loro lunga fuga fino ai boschi.

Rapivano giovani ragazze da vendere fuori dai confini della Terra del Sole, nei famigerati Regni di Frontiera: terre senza legge, dove erano ammessi i peggiori traffici creati dall’avidità dell’uomo. Per il loro profitto quegli uomini non esitavano a condurre le povere sventurate verso un destino di schiavitù e sofferenza. Per tale ragione, un piccolo reparto di Guardiani di Portland si era subito mobilitato per dar loro la caccia.

Con il favore dell’oscurità della foresta, i tre Guardiani raggiunsero indisturbati la cima di una collina che si affacciava su una distesa pianeggiante, situata fuori dai Boschi Notturni, dove gli schiavisti avevano allestito il loro accampamento.

Protetti dalla fitta vegetazione, i tre Guardiani trovarono un buon punto di osservazione. Avevano percorso l’intero sentiero boscoso immersi nell’oscurità e ora finalmente la preda era a portata di mano.

Gli schiavisti avevano deciso di attraversare in fretta i Boschi Notturni, prima di fermarsi per la notte. Era già l’alba e il timore più grande dei tre esploratori era quello di non poterli attaccare subito, prima della loro possibile partenza. In quel caso sarebbero stati costretti ad un nuovo e lungo inseguimento.

< < Finalmente li abbiamo trovati. Ci sono volute due settimane di caccia ferrata > > mormorò Jake, osservando il campo nemico.

< < Come ci era stato detto da quei contadini, saranno più di venti uomini in quel campo > > disse Cal, il quale si stava sforzando di individuare l'esatta posizione della tenda delle prigioniere.

< < E’ già l’alba > > intervenne Fero < < Mi sembra strano che non si stiano preparando a partire > >.

< < Forse sono convinti di aver fatto perdere le loro tracce. Dopo aver attraversato così tante miglia senza cavalli, avranno deciso di riposare almeno per una giornata intera > > replicò Cal, arruffandosi i suoi ricci capelli bruni. Era una sua vecchia abitudine nei momenti di trepidante attesa.

< < Cal > > lo chiamò Jake all’improvviso. Indicò la zona centrale dell’accampamento. In particolare lo esortò ad osservare la voluminosa tenda sorvegliata da ben quattro uomini armati.

< < La tenda delle ragazze si trova nel cuore del loro campo. Non abbiamo alcuna possibilità di liberarle silenziosamente > > osservò Cal.

I tre continuarono ad osservare l’accampamento schiavista per un’ora intera, analizzando attentamente i movimenti degli uomini impegnati a festeggiare. Molti di loro erano già ubriachi fradici, cosa che avrebbe dato ai Guardiani un enorme vantaggio al momento dello scontro.

Ad un certo punto la loro attenzione venne catturata dagli spostamenti di un uomo massiccio, il più robusto della compagnia. Aveva lunghi capelli grigi e una folta barba nera, ma ciò che preoccupava di più era la sua ascia legata alla schiena. Cal aveva già visto armi di questo ed erano tristemente conosciute come spose della morte. Fronteggiare un uomo robusto, abile nel maneggiare un'arma di quel tipo, significava sfidare direttamente la morte.

< < Un’arma micidiale > > disse Cal più a sè stesso che ai compagni < < Con un solo colpo di quell’ascia quel tipo potrebbe fare a pezzi un uomo adulto. Le chiamano spose della morte > >.

< < Hai forse paura, Cal? > > chiese Fero sprezzante.

< < Soltanto un idiota non ne avrebbe > > ribattè il giovane, fissandolo dritto negli occhi.

Era evidente che tra i due non scorresse buon sangue e come al solito era Jake colui cercava di calmare gli animi, anche se egli stesso non provava alcuna simpatia per il novellino, il quale più di una volta durante quel viaggio si era dimostrato troppo presuntuoso, soprattutto considerando il fatto di trovarsi alla sua prima vera missione come Guardiano.

< < D’accordo calmiamoci > > disse a voce bassa Jake < < Paura o no, non possiamo sgominare l’intera banda da soli. Dobbiamo tornare a fare rapporto al Sergente Carter > >.

< < Cosa? > > chiese Fero, per nulla convinto < < Ma noi siamo Guardiani. Dobbiamo combattere > >.

< < Venti contro tre > > osservò beffardo Cal < < Sopravvaluti le tue abilità, Fero > >.

< < Abbiamo l’ordine di tornare a fare rapporto, Fero > > esclamò Jake, troncando la discussione < < Non preoccuparti, lo scontro è rimandato di qualche ora, ma combatteremo presto. La cosa più importante adesso è che gli schiavisti si sentano al sicuro, fuori da qualsiasi inseguimento > >.

< < Abbiamo tempo, ma dobbiamo stare attenti. Non possiamo permettere che partano. Il Passo delle Ombre è molto vicino > > intervenne Cal < < Potremo attaccarli con gli altri al calar della sera. Non scordate che la nostra priorità è la salvezza di tutte le ragazze > >.

< < Bene > > convenne Jake, cominciandosi ad allontanare dalla propria postazione < < Andiamo, non abbiamo più niente da fare qui > >.

Cal Dreys stava per seguire l’amico, quando nuovamente si ritrovò ad osservare le mosse dell’uomo con l’ascia. Mentre scherzosamente si scambiava insulti e bestemmie con i compagni, lo schiavista a torso nudo si avvicinò alla grande tenda, sotto i commenti divertiti delle guardie all’entrata. Cal si sentì quasi sopraffatto dall’orrore, mentre la mano impugnò automaticamente l’elsa della spada. Anche Fero aveva visto la scena e per la prima volta sembrava profondamente turbato.

< < Maledetto > > sibilò Cal, accecato da un'improvvisa furia omicida. Nonostante provasse solo disgusto e orrore nell’atto di uccidere, in quel momento egli desiderava realmente la morte di quello schiavista. Le ragazze rapite erano troppo giovani, nel pieno della loro innocenza. Stavano per subire una terribile esperienza e i tre giovani Guardiani non potevano impedirlo.

Fu determinante l’intervento silenzioso di Jake. Posò una mano sulla schiena dell’amico. Quest’ultimo tremava letteralmente per la rabbia.

< < Non possiamo fare niente amico mio. Almeno non adesso > > gli disse con calma Jake, sperando di convincerlo < < Oltre ad essere uccisi, causeremmo anche la morte di quelle sventurate. Non le farà del male, quei bastardi tengono troppo al loro profitto > >.

< < Andiamo > > ringhiò infine Cal, il quale aveva già deciso chi avrebbe cercato durante il futuro ed inevitabile scontro.


I tre giovani Guardiani si immersero nuovamente nell’oscurità della foresta senza proferire parola, allontanandosi sempre di più dal campo nemico. Si incamminarono velocemente in direzione del punto di raccolta. Fortunatamente trovarono in breve tempo il sentiero principale del bosco, dal quale iniziarono una rapida corsa, illuminando il cammino con i loro cristalli. Cal, in particolare, rischiò più di una volta di distanziare eccessivamente i propri compagni.

Dopo ben due ore di cammino, finalmente raggiunsero una piccola radura nel folto bosco. C’era una grossa roccia, completamente invasa da muschio e piante di diverso tipo cresciute a dismisura. La compagnia degli otto Guardiani, in attesa dei tre giovani esploratori, aveva acceso un piccolo fuoco sotto una piccola rientranza del grosso macigno. Il vento era a loro favore e non c’era il rischio che l’odore potesse rivelare agli schiavisti la loro presenza in quei boschi.

Il Sergente Timothy Carter attendeva i suoi giovani esploratori seduto sui resti di un vecchio tronco, mentre fumava la sua solita pipa. Era un uomo di mezz’età, uno dei veterani dei Guardiani Sandoriani, rispettato come un uomo forte, leale e sincero. La sua filosofia di comando in ogni missione era sempre la stessa: combattere sempre insieme ai propri uomini. Nessuno veniva mai lasciato indietro con lui al comando.

In realtà, proprio questa sua attitudine a difendere sempre i propri sottoposti era stata probabilmente la principale causa che gli aveva impedito una rapida scalata nella gerarchia militare dei Guardiani. Ma egli non aveva mai avuto pretese di quel tipo e per questo veniva rispettato e stimato, soprattutto da giovani come Cal o Jake.

Il Sergente Carter aveva perso un occhio durante le guerre contro i popoli del Grande Mare, ma era rimasto ugualmente un abile combattente, maestro con la spada e con il pesante scudo raffigurante l’immagine del Grande Lupo.

< < Finalmente siete tornati > > li salutò il sergente Carter, con il suo solito tono di voce burbero < < Eravamo stufi di aspettarvi > >.

< < Forse i cuccioli si sono smarriti nella foresta > > ridacchiò un altro Guardiano, suscitando altre risate da parte degli altri compagni.

< < A differenza vostra ci siamo dati da fare questa notte, specie di pagliacci > > scherzò Cal, mentre insieme agli altri due ragazzi si sedette sull’erba insieme al resto della truppa.

< < Piantatela > > ruggì Carter, anche se era divertito < < Non vedo l’ora di andarmene da questa orrida foresta. Che notizie portate, mocciosi? > >.

< < La tua previsione era corretta, Sergente > > rispose Cal, tornando serio. Era arrivato il momento dello scontro.  Adesso tutta la compagnia era ben attenta al resoconto dell’esplorazione dei tre ragazzi.

< < Gli schiavisti si sono accampati poco fuori dai confini di questi boschi > > intervenne Jake, il quale si stava servendo con una tazza di caffè fumante.

< < Saranno almeno una ventina di uomini armati, sergente > > aggiunse Cal < < Tengono le ragazze nel cuore dell’accampamento, nella tenda più grande costantemente sorvegliata. Non c’è modo di liberarle senza farci scoprire. Dovremo combattere > >.

< < Si sentono molto sicuri di loro se hanno deciso di non proseguire oggi la loro fuga. Adesso abbiamo la concreta possibilità di sorprenderli e liberare quelle poverette > > osservò Carter, dopo una forte tirata dalla sua pipa.

< < I rapimenti sono avvenuti in villaggi poco lontani dalla città di Merovia, Sergente > > disse Cal, mentre ripensava nuovamente all’uomo con l’ascia < < Per centinaia di miglia sono fuggiti lungo le pianure verso il fiume Niur. Sono stanchi e sicuri di avercela fatta > >.

< < Se non avessero distrutto il ponte, li avremmo raggiunti anche prima. Abbiamo perso troppo tempo a cercare un guado sicuro > > aggiunse Carter, quasi ringhiando.

< < Maledetti schiavisti > > sibilò uno dei Guardiani seduti intorno al fuoco.

< < Tuttavia > > continuò il Sergente < < Si sono illusi di aver fatto perdere le loro tracce inoltrandosi tra i Boschi Notturni. Il loro più grande errore è stato proprio quello di non aver proseguito la fuga > >.

< < Purtroppo non è solamente per la stanchezza che si sono fermati, Sergente > > aggiunse Cal lanciandogli un’occhiata emblematica. Provava un profondo senso di disgusto e orrore al pensiero delle giovani ragazze in balia di quelle belve.

< < La pagheranno, ragazzo. Te lo posso assicurare > >.

< < Allora è meglio muoverci subito, Sergente > > intervenne Filius, il Guardiano secondo in comando. Aveva il grado di caporale ed era molto abile nell’utilizzo della lancia.

< < Partiremo tra qualche ora. Abbiamo bisogno di riposo per combattere al meglio e questo vale soprattutto per voi tre > > esclamò il Sergente Carter, spiazzando tutti, primo fra tutti lo stesso Cal, impaziente di andare a liberare le prigioniere.

< < Siamo inferiori di numero, Cal > > disse con calma, notando l’agitazione del ragazzo < < Abbiamo bisogno di voi al massimo della vostra forza. Avete passato tutta la notte in bianco cercando le tracce di quelle carogne. Voi tre riposerete tre ore e non ammetto repliche in proposito > >.

Jake non si sognava certo di protestare. Era sempre stato più disciplinato di Cal e inoltre non si poteva discutere la logica del loro comandante. Quando si trattava di combattere, il riposo costituiva una parte importante, forse quella determinante per la sopravvivenza in battaglia. Dall’altro lato, Fero non aveva minimamente partecipato alla discussione, probabilmente per il timore che si venisse a sapere il suo tentativo di coprirsi di gloria, anche a costo di sacrificare la vita delle ragazze.

Come ordinato dal sergente, i Guardiani lasciarono ai loro giovani compagni il tempo per riposare dopo le fatiche della scorsa notte. Jake e Fero si addormentarono quasi subito. Cal, invece, che non aveva nemmeno toccato cibo, stava disteso ad osservare gli alberi opprimenti dei Boschi Notturni, incapace di dormire in attesa della partenza. Nonostante la fatica per la caccia della notte scorsa, l’animo del giovane era troppo tormentato e niente in quel momento avrebbe potuto conciliargli il sonno.

Fu un’attesa interminabile per Cal. Con la spada abbandonata al suo fianco, sentiva i preparativi degli altri Guardiani, tutti ormai pronti allo scontro. Ad un certo punto decise di alzarsi. I suoi compagni di esplorazione dormivano ancora, anche se non propriamente in modo sereno. In particolare Fero sembrava agitarsi molto nel sonno.

< < Sei proprio impaziente, ragazzo > > sbottò Carter, vedendolo in piedi < < Ti ho osservato. Non hai mangiato nulla da quando sei tornato. Mi aspetto che tu provveda al più presto > >.
< < Lo farò, sergente > > replicò Cal, mentre si servì con alcune gallette di riso. Ne mangiò a mala pena una.

< < Il tramonto è vicino > > disse il comandante < < Siamo pronti a partire. Quanto impiegheremo per arrivare al loro campo, Cal? > >.

< < Con un buon passo, dovremmo raggiungerli in meno di due ore, Sergente. Possiamo iniziare l’attacco dalla collina che abbiamo usato come punto di osservazione > >.

< < Mi sembra una buona idea > > convenne il militare, mentre svegliava con deboli calci i due Guardiani distesi.

< < Ascoltate tutti > > ordinò il sergente, quando tutti i suoi uomini erano ormai pronti a partire < < L’attacco inizierà al mio comando. Ricordate che dobbiamo assolutamente salvare quelle poverette. Nessuna di loro dovrà morire durante lo scontro. Per tale ragione, i nostri tre arcieri resteranno al coperto, almeno all’inizio. Le prime frecce saranno quelle determinanti. Dovrete colpire gli uomini di guardia alla tenda delle prigioniere. In seguito dovremo creare un perimetro intorno alla tenda per mettere in sicurezza le ragazze > >.

< < Non mancheremo i bersagli, signore > > disse Jake, mettendosi a tracolla la sua infallibile e micidiale arma.

< < Se riusciremo a mettere in sicurezza il perimetro della tenda, potremo combattere molto meglio. Ricordate che oltre ad essere dei bastardi rapitori di ragazze, sono anche spietati assassini > > aggiunse il Sergente.

< < Sono almeno quindici le vittime che hanno seminato durante le loro scorrerie > > ricordò Cal, mentre si allacciava intorno alla vita il cinturone con la spada. Accanto a lui, Fero sembrava sul punto di voler rimettere tutto quanto aveva appena mangiato.

< < Combatteremo per uccidere > > esclamò il Sergente Carter, osservando con assoluta serietà i volti dei suoi uomini < < Ma chiunque si arrenda dovrà essere risparmiato. Eventuali prigionieri li porteremo con noi fino a Merovia, dove verranno processati. Mi sono spiegato? > >.

Cal non poteva essere più d’accordo. Non avrebbe mai potuto uccidere un uomo disarmato. Durante gli ultimi due anni, i suoi primi come Guardiano Sandoriano, il giovane dai capelli ricci e bruni aveva tolto la vita solo in combattimento, rispettando sempre il proprio compito di difesa della pace e del più debole. Un Guardiano combatte solo quando è strettamente necessario. Per difendere, mai per offendere.

Il gruppo di undici Guardiani si incamminò lungo il sentiero principale dei Boschi Notturni. Procedevano uno dietro l’altro, silenziosi come ombre. Nel buio perenne e totale di quella foresta, sembravano inquietanti spettri portatori di morte. Logicamente i capifila erano i tre giovani esploratori, i quali, sicuri della strada da prendere, guidarono il resto della truppa lontano dal sentiero, una volta giunti al bivio. Si inoltrarono sempre di più nella fittissima vegetazione del bosco, salendo in cima alla collina.

Persero un po’ più tempo del previsto a causa dei tanti ostacoli della natura, ma alla fine, verso le prime ore della sera i Guardiani Sandoriani raggiunsero il punto di osservazione scelto dai tre ragazzi. Gli schiavisti avevano già acceso diversi fuochi da campo e la grande tenda al centro dell’accampamento era sempre sorvegliata da quattro uomini disposti su tutti i lati di essa.

< < Sergente > > sussurrò Jake, avvicinandosi silenziosamente a lui. Gli indicò un piccolo passaggio alla loro sinistra tra la vegetazione. Sembrava discendere la collina, fino a condurre fuori dal fitto bosco a pochi metri dal campo schiavista.

< < Possiamo passare da lì > >.

Carter annuì, scambiando dei gesti di comprensione con tutti i suoi compagni.

< < Ricordate > > disse piano, rivolgendosi direttamente a Jake e agli altri due arcieri < < Togliete subito di mezzo gli uomini di guardia alla tenda. Aspettate il mio comando > >.
Tutti i Guardiani restarono abbassati coperti da cespugli e alberi.

Cal combatte con la propria paura. Era forte, come in ogni battaglia alla quale era stato costretto a partecipare, ma aveva il grande vantaggio di mantenerlo vigile. Pensò a Keila, al suo desiderio di riabbracciarla e alle ragazze che meritavano di tornare dai propri cari. Impugnò con forza l’elsa della sua spada.

Carter lanciò una rapida occhiata a Jake, il quale rispose incoccando una freccia nel proprio arco con movimenti lenti e silenziosi. Il ragazzo trovò un piccolo spiraglio tra le foglie e con estrema calma prese la mira, aspettando pazientemente l’ordine del proprio comandante. Il bersaglio era lo schiavista di guardia all’entrata della tenda. Era affiancato da un altro uomo, il quale sarebbe diventato immediatamente il secondo bersaglio.

L’arco era teso al massimo, la freccia pronta ad essere scagliata e Jake era calmo, concentrato in una fredda determinazione.

< < ORA > >.

La freccia partì in un mortale viaggio quasi contemporaneamente all’urlo del Sergente Carter. Il dardo sibilò per pochi attimi fino a trapassare la gola della prima guardia. L’uomo emise un terribile rantolo, prima di cadere a terra soffocato dal proprio sangue. Gli schiavisti ci misero alcuni secondi a capire cosa fosse successo.

 Nel frattempo gli altri due Guardiani arcieri ebbero il tempo di uccidere altri due uomini di guardia. Il quarto si gettò a terra in preda al panico.

< < ALLE ARMI, UOMINI > > gridò l’uomo con l’ascia. Cal comprese che era proprio lui il capo della compagnia di schiavisti.

< < Guardiani Sandoriani > > tuonò il sergente Timothy Carter < < CARICA > >.

Urlando ferocemente, i Guardiani invasero il campo schiavista compatti e agguerriti. Solo alcuni degli schiavisti ebbe il tempo di armarsi, limitando la loro forza numerica.

Cal si gettò nello scontro dimenticando ogni paura. Si lanciò contro un uomo armato di un pesante spadone che impugnava a due mani. Lo schiavista provò a tagliarlo letteralmente in due. La spada di Cal, sebbene ben bilanciata, non avrebbe potuto bloccare quel fendente.

Di conseguenza, il giovane Guardiano fece l’unica cosa possibile: nello slancio della corsa si gettò a terra, facendo una piccola capriola per poter poi attaccare immediatamente il nemico. Il fendente di quest’ultimo andò a vuoto nell’aria, mentre contemporaneamente Cal gli mozzò una gamba con la spada. L’uomo crollò urlando a terra, mentre il sangue macchiò l’erba fresca della sera.

Cal non ebbe il tempo di finire il nemico agonizzante. Un altro schiavista lo caricò con furia. Questa volta il nemico era munito di una mazza chiodata che agitava con estrema velocità. Il giovane usò la spada per difendersi, duellando furiosamente con l’avversario. Entrambi urlavano selvaggiamente nella foga del duello.

Intorno a loro la battaglia infuriava. Il sergente Carter aveva già scudo e spada completamente insanguinati. Con un terribile colpo di scudo aprì una terribile ferita sulla tempia di nemico. Grazie a ciò, Carter poté violare facilmente la difesa dell’avversario, trapassandogli il torso nudo con la spada. Nessuno degli schiavisti aveva potuto indossare un’armatura. Molti di loro mordevano già il terreno, uccisi o feriti gravemente da orrente ferite.

L’uomo con l’ascia, però, si stava rivelando il più pericoloso. Con un colpo della sua terribile arma, aveva spaccato il cuore di un Guardiano, uccidendolo all’istante. L’ascia aveva trapassato facilmente l’armatura del soldato.

Nel frattempo Cal continuava il suo duello. Le sue abilità di spadaccino erano notevoli e dopo numerosi scambi finalmente riuscì ad avere ragione del proprio nemico. Con un micidiale fendente a sventaglio tagliò mortalmente la gola dello schiavista.

Il giovane Guardiano ebbe il tempo di osservare il campo di battaglia. Con sollievo vide ben quattro Guardiani a difesa della tenda delle prigioniere. Gli schiavisti non avrebbero potuto utilizzarle come ostaggio o peggio non avrebbero potuto vendicarsi su di loro. Lo scontro stava per finire in favore dei Guardiani. Cal si aggirò tra i resti del campo schiavista semi distrutto e fu allora che Cal lo vide.

Il capo degli schiavisti ebbe il tempo di uccidere un altro Guardiano, prima che Cal si gettasse coraggiosamente su di lui. Il giovane soldato provò a sorprendere subito l’avversario, ma il suo colpo di spada si infranse sul manico di metallo dell’ascia, che l’uomo dimostrò di saper maneggiare alla perfezione anche in difesa. Quest’ultimo passò all’attacco immediatamente, facendo sibilare pericolosamente l’ascia sporca di sangue. Cal deviò l’attacco con la spada, ma fu costretto a scoprirsi e infatti non riuscì a evitare il terribile pugno che lo fece letteralmente volare all’indietro per un paio di metri.

Perse la propria spada mentre cadeva pesantemente a terra. Il ragazzo sentì un liquido caldo scorrergli lungo la guancia destra. La vista era annebbiata, al punto da non poter vedere la prossima mossa dell’avversario. Fu solo il suo istinto di sopravvivenza a salvarlo.

Nonostante lo stordimento, Cal si gettò di lato e lo fece un attimo prima del mortale colpo d’ascia che si infranse sul terreno. Lo schiavista impiegò qualche secondo a estrarre l’arma dall’erba e il giovane guerriero ne approfittò. Vincendo il dolore per il terribile pugno di prima, Cal sguainò il coltello e come una furia si gettò addosso allo schiavista. Ne seguì una terribile lotta fisica, che il giovane non avrebbe potuto reggere a lungo. La forza bruta del nemico era veramente eccessiva per lui.

Disperatamente Cal si districò dalle braccia dello schiavista, le quali per poco non gli spezzarono la schiena. Sfruttando la temporanea libertà di movimento, Cal lo accoltellò ferocemente all’addome. Tirò fuori il coltello e immediatamente lo colpì una seconda volta. Restando incredibilmente in piedi, l’uomo gli afferrò il polso con entrambe le mani insanguinate. Mani che sembravano tenaglie.

< < Maledetto moccioso > > ringhiò a pochi passi dal viso di Cal < < Ci avete massacrati per quelle luride cagne. Ma tu morirai prima di me > >.

< < Siete soltanto dei maledetti assassini > > sibilò il ragazzo, intrappolato nella presa dello schiavista.

Cal provò a liberarsi, mentre l’uomo stringeva pericolosamente il suo polso. Il giovane provò a colpirlo ripetutamente con la mano libera, ma lo schiavista era ormai preda di una furia implacabile. Desiderava soltanto uccidere il giovane Guardiano prima di morire.

Ruggendo come una belva il capo dei rapitori scagliò nuovamente all’indietro il ragazzo con un altro pugno anche se molto più debole. Rimase miracolosamente in piedi con il coltello ancora conficcato nell’addome.

Il giovane Guardiano si trovò di nuovo steso sull’erba fresca a pochi passi da uno dei fuochi da campo. Davanti a lui il capo degli schiavisti si strappò con forza il coltello, gettandolo a terra. Si avvicinò al ragazzo, dimenticandosi dell’ascia piantata sull’erba, mentre continuava a perdere sangue dalle ferite inferte dal ragazzo.

Senza avere il tempo di reagire, Cal si ritrovò schiacciato a terra dal nemico, il quale questa volta lo afferrò per la gola con tutta la forza che aveva in corpo. Strinse sempre di più e il giovane Guardiano si sentì prossimo alla morte.

< < Car..o.gna > > rantolò il ragazzo, prima di iniziare a perdere conoscenza.

Il suo ultimo pensiero prima di svenire fu per l’amata sorella.
 
 
                                                                                                                       -------------------------------------


 
Quando Cal riprese parzialmente i sensi, vide soltanto il cielo stellato della notte. Per alcuni secondi fece fatica a ricordare gli ultimi eventi. Vagamente sentiva delle voci intorno a lui, ma ancora erano lontane, troppo lontane per udirle.

< < Cal…….. mi senti? > >.

Qualcuno lo sollevò delicatamente mettendolo a sedere. Gradualmente il ragazzo riprese a respirare regolarmente, tossendo e sputando persino del sangue. Dopo qualche minuto riuscì a mettere a fuoco la realtà intorno a sé. Accanto a lui c’era Jake con una mano poggiata amichevolmente sulla sua spalla.

< < Questa volta ci sei andato vicino, Cal > > disse il giovane arciere < < Quel pazzo ti ha quasi strangolato > >.

< < Che diavolo > > esclamò Cal, mentre l’amico l’aiutava a rialzarsi.

A pochi passi da lui c’era il cadavere a faccia in giù del capo schiavista. Era ben visibile la freccia che gli aveva trapassato la faccia all’altezza della nuca.

< < Ancora una volta ti ho salvato le chiappe, amico mio > > disse Jake, dando all’amico una leggera pacca sulla schiena.

< < E ancora una volta ti ringrazio, Jake. Quel bestione era incrollabile > > rispose Cal, facendo un debole sorriso.

< < Tua sorella mi avrebbe letteralmente fatto a pezzi se ti avesse ucciso. Ti ho salvato anche nel mio interesse > >.

< < Meglio così > > sbottò lui, prima di tornare improvvisamente serio.

 < < Le ragazze? > >.

< < Sono libere, puoi stare tranquillo. Sono sconvolte, come è normale che sia, ma stanno tutte bene > > lo tranquillizzò l’amico.

Finalmente Cal poté tirare un grosso sospiro di sollievo. La loro missione era compiuta, presto avrebbero riportato quelle ragazze alle loro case. I due ragazzi si aggirarono tra i resti del campo schiavista in cerca del Sergente Carter. Cal recuperò la spada sporca di sangue che aveva perduto durante la terribile lotta.

Lo trovarono subito insieme agli altri compagni. Il comandante del reparto stava aiutando i suoi uomini a disporre tre corpi uno accanto all’altro. Quando li vide, un pallido sorriso si fece largo sul suo volto stanco, sporco di sangue e visibilmente addolorato per la perdita di tre uomini coraggiosi.

< < Sono felice che stiate bene, ragazzi > > disse Carter, osservando attentamente le loro condizioni.

< < Il capo schiavista è morto, Sergente > > annunciò Jake.

< < La vittoria ci è costata cara. Prima di morire, quel bastardo ha ucciso tre dei nostri > > commentò cupamente Cal.

Carter annuì pensieroso. Sul campo di battaglia erano rimasti uccisi più di venti schiavisti.

< < Dove sono le ragazze, Sergente? > > chiese Cal.

< < Ho ordinato ad un paio di uomini di allontanarle da qui. Hanno sofferto abbastanza e ho voluto risparmiare loro la vista di così tanti morti. Solo tre schiavisti hanno optato per la fuga. Si sono diretti verso il Passo delle Ombre, ma non ho alcuna intenzione di inseguirli > >.

< < Abbiamo perso tre valorosi Guardiani > > aggiunse il Sergente, non mascherando minimamente il proprio dolore. Ogni volta che perdeva un uomo soffriva terribilmente, arrivando a dubitare persino delle proprie capacità come comandante di un reparto di Guardiani Sandoriani.

< < Non è colpa vostra, Sergente > > esclamò Cal, guardandolo negli occhi < < Noi combattiamo per una causa giusta. I nostri compagni sono morti per difendere delle ragazze innocenti. Non esiste una causa migliore di questa > >.

< < Hai ragione, Cal > > convenne il militare, poggiando una mano sulla spalla del ragazzo. Era felice nel vedere quanto fosse maturato quel giovane soldato e ne fu orgoglioso, perché anch’egli aveva partecipato attivamente al suo addestramento.

< < Seppelliamo i morti, ragazzi. Non vedo l’ora di tornare a Portland > > ordinò il Sergente Carter.

< < Ma Sergente > > intervenne Fero con vigore < < Non vorrete permettere che i nostri morti vengano seppelliti insieme a quelli degli schiavisti > >.

< < Falla finita, Fero > > sbottò Carter < < Non possiamo fare altrimenti e ricordati che tutti i morti meritano rispetto > >.

Il giovane Guardiano arrossì risentito. Durante il combattimento si era improvvisamente bloccato. La paura gli impedì qualsiasi movimento e solo grazie all’intervento di un suo compagno non era rimasto ucciso.

Per oltre un’ora i Guardiani rimasti si affrettarono a dare degna sepoltura alle tante vittime della battaglia. Si raccolsero in preghiera di fronte alle tombe dei tre compagni caduti, scavate sull’erba fresca in un luogo tranquillo di fronte all’entrata per i Boschi Notturni. Tutti i Guardiani della missione erano partiti dal comando di Portland e una volta tornati in città si sarebbero tenute le cerimonie e i rituali in onore delle vittime. Inoltre, era previsto un forte riconoscimento in denaro per le famiglie dei caduti.

I Guardiani cominciarono il loro ritorno, entrando nuovamente nell’oscurità dei Boschi Notturni. Raggiunsero in breve i due guerrieri che avevano scortato le ragazze liberate lontano dal loro campo di prigionia. Le prigioniere liberate stavano sedute poggiate sui vecchi tronchi del bosco. Alcune di loro sembravano morte dentro, altre incredule di essere state salvate da un destino terribile.
Una ragazzina era letteralmente paralizzata dall’orrore. Si era stretta le ginocchia tra le braccia nel tentativo di smettere di tremare. Cal non osava immaginare quali pene avesse subito. Poteva avere al massimo una decina d’anni e tra le ragazze che erano state rapite era sicuramente la più giovane.

Il Guardiano si avvicinò cauto senza spaventarla. Lei lo guardò terrorizzata, incapace in quel momento di fidarsi di un altro essere umano. Le accarezzò piano una guancia, asciugando una lacrima solitaria.

< < Non avere paura > > sussurrò lui sperando di tranquillizzarla < < Ti riporterò a casa. E’ tutto finito, te lo giuro > >.

< < Quegli uomini hanno ucciso i miei genitori e……… l-loro mi hanno….. > > disse piano la ragazzina.

< < Come ti chiami? > > domandò Cal con voce dolce.

< < Mi chiamo Pauline > > rispose la bambina tremando.

< < Presto tornerai a vivere Pauline. Nessuno ti farà più del male. E’ una promessa > >.

La ragazza sembrò ancora combattuta, ma alla fine accettò la mano del ragazzo. Cal l’aiutò ad alzarsi.

Dopo averla coperta con il proprio mantello, la circondò con un braccio in modo protettivo e rassicurante. La ragazza si appoggiò quasi involontariamente a quel caldo abbraccio.
Insieme al resto della truppa si incamminarono verso casa. Lontano il più possibile dalla tragedia che si era appena consumata.
 
 
FINE DEL CAPITOLO
 
 
 
 
 
  
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