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Autore: Peppermint Lollipop    21/04/2020    2 recensioni
Affascinante com'un sogno possa cambiare la vita d'una persona, per quanto sfuggente ed impercettibile.
Spaventoso come mortali possano essere amaliati a segnare il loro destino da illusioni d'una sfuggente felicità.
E Regulus Arcturus Black ne sapeva qualcosa.
Oh, se lo sapeva.
Genere: Fantasy, Guerra, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: I Malandrini, Nuovo personaggio, Regulus Black, Serpeverde, Sirius Black
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Il forte odore di fumo quasi lo soffocava, provocandogli un forte fastidio alla gola. Sentiva la cenere infiltrarsi nelle sue narici, gli occhi bruciare. Eppure, il fuoco nella gola, il fumo che lo circondava, nulla era in confronto a quello che attanagliava la sua mente.
Un forte odore di carne bruciata alleggiava nell’aria notturna, quasi simile a quello d’un barbecue. Un paragone orridamente giusto, dato che effettivamente quello era definibile un barbecue umano.
Tre persone, due babbani ed una ragazza, loro figlia sanguemarcio. Erano i Johnson, una piccola famiglia babbana proveniente dall’Irlanda del sud, trasferitasi a Londra quando la figlia, oramai ventunenne, era stata scoperta una strega. La ricordava, quella ragazza. Certo, solamente per sentito dire, non gli sarebbe mai stato permesso l’avvicinarsi a gente del genere. Prima di lasciare Hoqwarts, due anni prima, giocava come portiere nella squadra di quiddich di corvonero, era un prefetto, e secondo il professor Lumacorno sarebbe potuta perfettamente diverinire ministro della magia più in là, od anche professoressa di incantesimi ad Hogwarts, in alternativa anche una giocatrice professionale di quiddich. E difatti, per quel che raccontava il professore di pozioni al suo Lumaclub, era stata presa come riserva dalla squadra londinese. La ricordava gentile, per il poco che ne ricordava e ben educata. Perché effettivamente chi continuava ad andare agli incontri del Lumaclub lo faceva giusto per gentilezza, o per esser raccomandato alle tante conoscenze famose di Lumacorno.
Ma adesso non avrebbe sicuramente più potuto far carriera.
Adesso, sotto il cupo bagliore d’uno spaventoso segno nel cielo, la sua intera vita era stata spazzata via. Perché quello non era un segno qualunque, no. Perché quello era il simbolo che i seguaci del signore oscuro si lasciavano alle spalle ogni qualvolta, quella serpe era simbolo di morte. S’era oramai perso ad osservare quell’orrido falò da una decina di minuti, divorato da quel suo velenoso senso di colpa, quando fu richiamato da quello che riconobbe dalla voce come Evan Rosier, suo compagno di casata.
Dovevano tornare fra le mura del castello di Hogwarts prima che qualcuno si accorgesse della loro mancanza. Per quanto Regulus fosse maggiorenne, e fra i mangiamorte da quasi due anni, era comunque uno studente, e raramente partecipava ad “operazioni”, anche perché per la maggiore inventava scuse per mancare.
 
-L’ordine della fenice è qui. Dobbiamo andarcene, Regulus.-
 
Il giovane storse il naso, al sol sentire il suo nome venir pronunciato dal moro. Non rispose, lo sguardo ancor fisso sull’abitazione in fiamme.
 
Mostro.
 
-Cos’è, Black? Sei in pena per la sanguemarcio e la sua famigliola di babbani?-
 
Ancora nessuna risposta da parte del corvino, quasi non lo stesse veramente ascoltando.
Ed effettivamente, il giovane era altrove con la testa.
 
Assassino.
 
Si obbligò a tacere, mordendosi l’interno guancia fin a sanguinare, tentando di mettere sù l’espressione più impassibile del suo repertorio, prima di rispondere.
 
-Figurarsi. Mi chiedevo solo se il diseredato fosse qui con l’altra feccia. Onestamente non me ne sorprenderei.-
 
Soffiò il giovane, con un leggermente forzato veleno che contaminava la sua voce. Il diseredato, Sirius Black. Disgustoso com’un’espressione impassibile passasse come normale, in una situazione del genere. Li conosceva, per loro lo era. Come se una situazione del genere fosse normale com’il semplice bere un thé con un conoscente.
Lo disgustava.
Si disgustava.
 
Era esattamente come loro, lo stesso tipo di persona di merda. Era lui, il primo ad assumere un’espressione imparziale,
-...ssarti di lui. Black, mi stai ascoltando? Vuoi muovere quel culo o no?-
 
Il giovane nascose un sospiro pregno di frustrazione, si passò la mano fra i ricci neri come la pece, così da smuovere la poca polvere che era andata a posarsi su di essi.
 
-Come se avessi qualcun’altro a cui prestare attenzione, Rosier. Domani mattina ho un’allenamento, muoviamoci.-
 
Affermò il pallido giovane, quasi frettolosamente, tingendo il suo tono di voce d’una sintetica leggerezza. Falsità degna del migliore degli attori. Perché sì, il secondogenito della casata Black era null’altro che un falso. Falso per necessità, in un certo senso, ma comunque falso. Falso perché quella realtà lo aveva costretto, rinchiuso, limitato al mostrare solo ciò che gli altri vogliono vedere per sopravvivere. E di volte, si chiedeva il perché ancora continuasse a farlo, rispondendosi che lo faceva per la sua famiglia già spezzata, anche se in realtà, oramai gli veniva difficile continuare per loro. Lo cercava costantemente, un modo per evadere e liberarsi di tutte quelle catene a cui era legato. Non l’aveva mai trovato, un modo. O meglio, era sempre tornato indietro, c’era sempre un qualcosa che lo fermava. Un tempo, era stato suo fratello. A sedici anni, si era fatto marchiare lui al suo posto. Troppo ogiovane, ma l’unica scelta disponibile. Il signore oscuro aveva bisogno di un nuovo Black fra le sue schiere, e Sirius non sarebbe mai tornato indietro. Quindi, su Regulus era ricaduto l’onore d’essere il primogenito. Come se aver il diritto di rappresentare il proprio casato diventando un assassino terrorista potesse essere un onore. Anche se il suo orgoglio gli gridava di come il maggiore fosse un traditore, in cuor suo non poteva far altro che dargli ragione, per tutte quelle volte che gli aveva urlato di come i mangiamorte fossero assassini, biasimarlo perché aveva colto l’occassione di andarsene, e dopotutto, augurargli il meglio. Perché lui sì, quel dannatissimo bastardo era l’eroe che lui s’era rifiutato di essere.
Si strofinò gli occhi grigi come la cenere che ne riempiva il campo visivo, ed arrossati per colpa del fumo. La testa gli doleva, il bisogno di crollare lo consumava, ma dovette obbligarsi a tener la inscalfibile calma e quiete che sembrava caratterizzarlo.
Ed adesso, si ripeteva di dover continuare per la sua famiglia. Perché probabilmente non avrebbero sopportato il perdere un altro figlio, perché la loro vita sarebbe diventata un inferno, perché probabilmente avrebbero perso la fiducia del signore oscuro, sarebbero stati visti di cattivo occhio. Ed onestamente, anche se avrebbbe voluto evitare preferenze, lo faceva soprattutto per suo padre. Non che non gli importasse di sua madre, ovviamente, ma sua madre era tanto pazza che, tralasciando qualche frecciatina giusto per ricordarle dei due fallimenti a cui aveva dato vita, non avrebbero mai dubitato di lei. Suo padre era diverso. Oltre il semplice fatto che Regulus era effettivamente più legato al padre che alla madre, suo padre era semplicemente molto più freddo e riservato della madre, anche se al contempo meno severo. Era un uomo sveglio, ragionevole, calmo, ed in qualche modo assomigliava parecchio al suo figlio minore. Anche se, al contrario di entrambi i suoi figli, credeva fermamente negli ideali del signore oscuro, ed era tanto fedele quanto sua moglie. Ma era comunque riservato e molto simile a Regulus, e sarebbe stato sicuramente più sospettabile rispetto a com’era Walburga, la moglie di lui. Era comunque estraneo ai mangiamorte, o meglio, semplicemente aveva scelto liberamente di non unirsi a loro e diventare un curatore al San Mungo. Aveva proposto quel mestiere anche a suo figlio, prima che divenisse l’unico candidato per diventare un mangiamorte.
 
-L’armadio svanitore è sempre nello stesso posto?-
 
Chiese il corvino improvvisamente, dopo un paio di minuti di silenzio, passati a camminare nella boscaia che circondava la casa in fiamme. Il fruscio dei loro piedi era fin ad allora l’unico rumore che li aveva accompagnati fin là, anche se entrambi i due giovani erano consapevole che a breve i rumori proenienti da quel luogo sarebbero mutati in suoni raccapriccianti. Entrambi sapevano come lì almeno altre due persone avrebbero perso la vita, ed almeno il triplo ne sarebbero rimaste ferite. Era un’idea a cui vi si doveva abituare, rassegnare. Dopo tutto, erano all’inizio della guerra magica più disastrosa e sanguinosa di sempre. Erano consapevoli di essere in guerra, per quanto non si sarebbero mai aspettati sarebbe stata una guerra sanguinosa. Sarebbe stata una guerra veloce, semplice. Maghi contro babbani, la vittoria era schiacciante. Nulla di più falso.
 
-Ovviamente è sempre lì. Non vedo perché spostarlo, quel posto è più che sicuro.-
 
Rispose spiccio l’altro, camminando a passo spedito. Non gli rivolse nemmeno uno sguardo, limitandosi a continuare a camminare a passo spedito, quasi raggiunta la passaporta che li avrebbe portati al famigerato armadio. Probabilmente, anche il moro era un po’ pensoso, cosa leggibile nel suo viso un poco cupo. Per quanto decisamente uno svitato, era comunque un essere umano. E Regulus non poteva far altro che compatirlo, per quanto fosse sciocco, immorale e narcisista. In quella battaglia vi era anche il padre del giovane moretto dagli occhi acquosi, ed era anche normale che quest’ultimo fosse almeno un minimo preoccupato. Per quanto Evan Rosier potesse sembrare uno dei mangiamorte più giovani e spietati, era null’altro che un arrogante moccioso spaventato. Sarebbe passato dalla parte dell’ordine se mai loro sarebbero stati in vantaggio, o si sarebbe giustificato in qualche modo una volta tutto finito. Ovviamente, sempre che fosse riuscito a sopravvivere fin a quel momento.
Quasi gli venne voglia di regalargli qualche parola di conforto, ma nel caso di Evan Rosier avrebbe perfino peggiorato la situazione. Esageratamente orgoglioso, se il corvino gli avesse anche velatamente fatto presente il tutto, l’altro non avrebbe fatto altro che arrabbiarsi, per il semplice essser stato considerato tanto debole da piangersi adosso. Era fatto così, questo Regulus lo sapeva, per quanto non avesse un rapporto molto stretto con lui.
Ma non gli era difficile intuire lo stato d’animo delle persone, anche se difficilmente riusciva a capirne il perché, o come agire per consolare una persona.
Ed anche se avesse voluto parlare, un suono assordante lo avrebbe in ogni caso zittito.
Non riusciva a capire cosa effettivamente avesse causato quel suono agghiacciante, sapeva solo che fù forte tanto da far fermare entrambi sul posto. Un freddo friccicore gli attraversò la schiena, facendolo quasi tremare. Si scambiarono uno sguardo eloquiente, entrambi consapevoli di ciò ch’era successo. E consapevoli che non potevano più permettersi di continuare con calma il loro percorso, perché lo scontro era oramai iniziato.
I due procedettero a passo più svelto nella boscaglia, senza più guardarsi indietro od esitare, come sottofondo i rumori provenienti dallo scontro ormai scoppiato ai piedi dell’edificio in fiamme.
Fu davanti ad un grosso salice che il maggiore si fermò, tendendo la mano olivastra per bloccare anche il corvino Black. Il moro si guardò attorno furtivo, probabilmente alla nervosa ricerca di qualcosa. Infine, tirò fuori la bacchetta in salice e fece un veloce incantesimo, attirando a sé una strana moneta. Non era una moneta del loro mondo, no. Ma all’apparenza non era nemmeno il pound babbano. Non che gli interessasse, era stata scelta proprio perché passava inosservata. Il moro l’afferrò, per poi tendere la mano aperta verso il corvino che lo affiancava. Lui sospirò, esitando un attimo, per poi stringere la mano dell’altro.
 
Ed il tempo da lì in poi passò quasi impercettibile, per forza dell’abitudine e della poca attenzione che il corvino prestò al percorso, tanto che semplicemente lo sapeva a memoria.
Ed inoltre, i suoi pensieri erano decisamente rivolti altrove. Oramai abituato a passaporte e smaterializzazione, la passaporta lo lasciò giusto un poco scombussolato, com’era normale fosse. Il cupo negozio di Magie sinister dove la passaporta li aveva portati non era nulla di speciale, o perlomeno non per Regulus, che lo conosceva come le sue stesse tasche. Il proprietario, scorbutico come sempre, non si degnò nemmeno di salutarli, iniziando invece a blaterare sul come il loro ritardo non gli avesse concesso di aprire il negozio in precedenza come aveva programmato. I due, stanchi del sentirlo parlare, lo interrupero salutandolo con un veloce cenno, e sparendo nell’armadio svanitore. Rietrati fra le mura del castello continuarono il loro percorso insieme fino alla sala comune, dove Regulus lo congedò con un distaccato e veloce saluto, prima di allontanarsi in direzione del suo dormitorio.
Entrato nella sua stanza, non fece altro che chiudere la porta dietro di sé, rimanendo comunque fermo all’entrata.
Sospirò pesantemente, lasciando scivolare la schiena lungo la parete, per finire a sedersi raggomitolato sul pavimento freddo. E portò le mani fra i ricci neri come la pece, il respiro pesante, quei suoi occhi grigi com’il ghiaccio umidi come nessuno avrebbe mai pensato potessero essere.
Perché Regulus Arcturus Black, era tutt’altro che fragile. Perché il pallido giovane era, doveva, essere un figlio ed un uomo degno del suo casato. E da bravo Black, gli era vietato mostrarsi debole, anche quando avrebbe desiderato urlare. Dopotutto, era grato gli avessero impartito quell’insegnamento, perché gli aveva concesso qualche anno in più da vivere.
 
I Black non piangono.
 
 
 
 
Angolino autrice-
 
Buongiorno, popolo di efp!
Eccomi tornata da voi con il primo capitolo di questa storia parecchio inusuale, ed a proposito, come siete finit* qui?
Fatemi indovinare, vagavate per efp alla ricerca di una storia lemon, possibilmente con il belloccio Draco Malfoy come protagonista, e per scelta della sorte vi siete ritrovati questa storia sotto il naso.
Inizialmente avete arricciato il naso, sorpresi dal semplice fatto che ci siano ancora persone a far storie su quel personaggio apparentemente dimenticato da dio, di cui ricordate il nome giusto perché un qualsiasi Dio, o Dea, di una qualsiasi religione e la carissima zia Row sono stati impietositi dalla sua breve storia strappa lacrime.
Infine, un po’ perché incuriositi da quel personaggio dimenticato da dio, un po’ perché impietosito dalla totale assenza di recensioni nella storia, avete deciso di dargli una chance.
Perché in realtà non avevate nulla da fare, soprattutto se la state leggendo nel famigerato periodo della quaratena. Magari ci sarà anche qualcuno di voi che è effettivamente interessato al nostro “piccolo” Regulus, ma sono sicura di aver fatto centro per almeno uno di voi!
Comunque, tralasciando gli scherzi, sono felice siate arrivati a leggere fin qui, e sarei ancora più felice se mi lasciaste una piccola recensione. Detto ciò vi lascio in attesa, od in caso, stiate leggendo dopo, al prossimo capitolo!
 
-Ariel
   
 
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