Capitolo quarto
Jupiter and moons, knowledge and wisdom:
The demigods, their sons, came here to guide us
Jupiter and moons, mercy and compassion;
We'll explore another world...
It's time to leave: we can't wait anymore!
Jupiter and moons show me the way
Following my dream of Babylon
Jupiter and moon show me my fate
Will the sun arise?
(“Of Jupiter and moons” – Temperance)
Nick Fury si portò le
mani alla testa, già prevedendo un altro dibattito furioso, con scene di
disperazione, rabbia e litigi per decidere chi sarebbe andato a recuperare le
Gemme, quando e con chi… erano supereroi, sì, ma in certi momenti Fury si
sentiva come se stesse gestendo un bel gruppo di bimbetti della scuola materna!
Per fortuna questa volta le cose andarono meglio del previsto perché ricevette
un aiuto insperato: Stephen Strange si incaricò personalmente di formare i
gruppi per scongiurare il più possibile il famigerato paradosso temporale e…
beh, nessuno poteva protestare contro il parere
dell’esperto, no?
“Dovete tenere bene a
mente che chiunque di voi provocasse un paradosso temporale sarebbe colpevole
del collasso dell’intero universo e finirebbe per risultare molto più dannoso
di ciò che ha fatto Thanos stesso, perciò non potrò accettare obiezioni alle
mie scelte” esordì il Dottore, tanto per chiarire chi comandava in quel campo.
Gli Avengers si
scambiarono occhiate perplesse e alcuni sembravano già piuttosto scocciati per
quell’intromissione.
“Immagino che tu ti
inserirai in un gruppo fatto apposta per te, non è così, Dottore?” lo provocò
Tony che proprio non ce la faceva a stare zitto e a prendere ordini da qualcun
altro.
“Al contrario, io non
potrò partecipare affatto, sarei il primo a creare un paradosso temporale”
rispose a sorpresa Strange. “E, se io sono disposto ad accettare l’esclusione
per me stesso, voi dovrete essere pronti a fare lo stesso.”
“Vuoi dire che
qualcuno non farà il viaggio nel tempo?” domandò Peter Quill, seccato,
immaginando di essere il prossimo escluso. In fondo Strange gli aveva già detto
che non poteva tornare indietro sul pianeta Morag né a Vormir, per non creare
un collasso dell’universo cercando di salvare Gamora!
“I gruppi saranno
questi” disse Strange, ignorando la domanda di Star-Lord, “come avevo
anticipato, i Guardiani della Galassia accompagneranno Thor nel 2013 ad Asgard
per recuperare la Gemma della Realtà.”
“Ah” Quill era
rimasto spiazzato dal modo indiretto in cui Strange aveva risposto al suo
dubbio, tuttavia era contento di poter partecipare ad una delle spedizioni
insieme ai compagni di sempre.
“Sui pianeti Morag e
Vormir del 2014 andranno Natasha, Clint e Nebula che si sono offerti volontari
e Rhodes e Wanda li accompagneranno” disse poi il Dottore.
“Dottor Strange, non
sono d’accordo” protestò Visione, in tono pacato ma deciso. “Non posso lasciare
che Wanda partecipi ad una spedizione così pericolosa: deve permettermi di
andare con lei, oppure non le consentirò di partire.”
Lo sguardo di Strange
si posò sull’interlocutore, poi su Wanda che, accanto a lui, iniziava ad
agitarsi.
“Penso che tu
comprenda benissimo il motivo per il quale non posso lasciarti andare in
nessuna spedizione” disse all’androide. “Possiedi un frammento della Gemma
della Mente* e già di per sé questo
provocherebbe un paradosso temporale, inoltre il Thanos del 2014 potrebbe scoprire
che, in origine, la Gemma della Mente era interamente in tuo possesso e
ucciderti per prenderla. Non devo essere io a spiegarti le conseguenze, vero?”
“No” concordò
Visione. “Va bene, non parteciperò alla spedizione, ma non posso lasciare che
vi partecipi Wanda.”
“Ma io…” obiettò la
ragazza, subito interrotta da Strange.
“Se volete discutere
di questo, vi pregherei di ritirarvi in un’altra stanza” disse, sapendo bene
che ci sarebbero state altre proteste non appena avesse parlato della terza
spedizione. Visione e Wanda avrebbero dovuto risolvere i loro problemi in
privato… “Però fate in fretta, gli altri non possono aspettare voi per
partire.”
Mentre Visione
accompagnava Wanda in un’altra stanza, tranquillo ma deciso a usare tutto ciò
che poteva pur di impedirle di recarsi su Morag e Vormir (anche a farle perdere
temporaneamente i sensi, se necessario), il Dottor Strange si preparò
all’ultima bordata di fischi e contestazioni.
“Per concludere, l’ultima
spedizione sarà quella che tornerà nella New York del 2012 per recuperare le
ultime tre Gemme. Ad essa parteciperanno Rogers, Stark, Banner, Lang e Wilson.”
Nick Fury non riuscì
a trattenere un sorrisetto sarcastico: se fosse stato lui a pronunciare quelle
parole sarebbe venuto giù l’intero quartier generale degli Avengers ma, visto
che era stato Strange a farlo, la prima reazione era stata un totale e pauroso
silenzio.
Poi, inevitabilmente,
c’erano state le proteste…
“Strange, non pensare
nemmeno a lasciarmi fuori da questa missione!” esclamò Bucky. “Ne ho abbastanza
di sentirmi escluso dagli Avengers per un motivo o per l’altro. So quello che
ho fatto e non potrò mai perdonarmelo, ma proprio per questo voglio rimediare a
tutti i costi e, per farlo, devo combattere al fianco di Steve. Non potrai
impedirmelo!”
Il tono poteva anche
sottintendere una vaga minaccia, ma Strange non era il tipo da spaventarsi,
anzi mantenne la sua posizione ancor più decisamente di prima.
“Quello che dici è
giusto, Barnes, comprendo il tuo bisogno di rimediare al male che hai fatto ed
è questo il motivo per cui ti renderai conto che, per farlo, dovrai rimanere
qui” disse, calmo e pacato come sempre. “Capisci, vero, che la tua presenza in
uno qualsiasi di quegli anni, che sia il 2012, il 2013 o il 2014 creerebbe un
paradosso temporale gravissimo?”
Bucky stava per
ribattere nuovamente, poi un pensiero parve attraversargli la mente e lo
bloccò. Il giovane vacillò leggermente prima di trovare la forza di replicare
alle parole del Dottore.
“In quegli anni io
ero… il Soldato d’Inverno. E’ questo il paradosso temporale” mormorò.
Lo sguardo di Strange
su di lui si fece a un tempo malinconico e orgoglioso, come quello di un padre
che avesse visto il figlio comprendere una dura lezione.
“Sapevo che avresti
compreso, Barnes” approvò. “Credimi se ti dico che capisco benissimo quello che
provi, anch’io vorrei partecipare a una delle spedizioni ma non potrò, proprio
come te. La mia presenza causerebbe un collasso totale dell’universo.”
“E’ meglio così,
Buck, davvero” gli disse Steve, cercando di consolarlo da quella delusione. “Io
e gli altri dovremo incontrare il direttore dello S.H.I.E.L.D. di allora… e tu
sai benissimo che in realtà si trattava di una copertura per l’Hydra. Sarà più
facile per me fingere con loro sapendo che tu sei qui, al sicuro, e che non
potranno mai più farti del male.”
Bucky fece un
sorrisetto storto. Gli bruciava doversene restare al quartier generale, ma allo
stesso tempo sapeva benissimo che sia Steve sia Strange avevano perfettamente
ragione.
“Io di sicuro non
riuscirei a fingere con loro e li farei a pezzi… Tutto sommato è meglio che
resti ben lontano da loro” commentò con un’ironia amara. Steve avrebbe voluto
abbracciarlo, ma non poteva farlo davanti a tutti, così si limitò a stringergli
affettuosamente il braccio… ovviamente non quello di vibranio!
“E io perché non
posso partecipare? Signor Stark, voglio venire anch’io nella New York del 2012
con lei e gli altri! Dottor Strange, perché pensa che io non sarei utile in
quella spedizione? Io non…”
Peter avrebbe
continuato a protestare per altri venti minuti, ma Strange lo bloccò subito.
“Ragazzo, dimmi solo
una cosa: quanti anni avevi, tu, nel 2012?”
“Beh, avevo quasi
undici anni quando ci fu l’attacco a New York, ricordo che facevo l’ultimo anno
delle scuole elementari e…” si interruppe vedendo che Tony alzava gli occhi al
cielo in un gesto che gli aveva visto fare molte volte e che, in genere, non
prometteva nulla di buono. “Cosa c’è, signor Stark?”
“Ti sei appena
risposto da solo, non te ne sei accorto?” ribatté Stark. “Se non è un paradosso
temporale questo…”
“Il Peter Parker del
2012 era ancora un bambino e non esisteva nemmeno
l’idea di un Avenger di nome Spiderman” soggiunse Strange, divertito suo
malgrado. “Sarebbe probabilmente il paradosso temporale peggiore di tutti.”
Era vero e, con tutta
la buona volontà di questo mondo, Peter non poteva proprio continuare a
sollevare obiezioni. In fondo non poteva dare la colpa a nessuno se non era poi
così tanto che era al mondo e, soprattutto, se erano solo pochissimi anni che
era diventato l’amichevole Spiderman di
quartiere…
Una volta decisi i
gruppi, tutto accadde rapidamente. Gli Avengers scelti per il viaggio nel tempo
partirono per recuperare le Gemme e gli altri rimasero al quartier generale.
Con ogni probabilità non ci sarebbe stato molto tempo per lamentarsi ancora
visto che, se tutto fosse andato bene, la missione nel tempo reale non sarebbe durata più di qualche minuto.
Visione e Wanda erano
nella loro stanza, ma Bucky continuava a girare intorno a Strange, fissandolo
con uno sguardo che, provenendo da chi era stato il Soldato d’Inverno, non era
poi molto rassicurante.
“Tu sai già cosa
dovrà succedere, non è vero?” gli domandò alla fine.
“Sì, ma se lo dico
non accadrà” rispose lo stregone.
“Posso sapere,
almeno, se Steve tornerà… sano e salvo?” insisté Barnes, a disagio. In realtà
voleva che Strange lo rassicurasse sul fatto che a Steve non sarebbe accaduto
nulla di male, si sentiva inutile, proprio lui che per tanta parte della sua
vita normale si era preso cura del
compagno e adesso non poteva essere al suo fianco. Ma, in qualche oscuro modo,
il pensiero di Steve in un non meglio precisato passato gli aveva provocato un brivido. In quel passato Steve
avrebbe incontrato agenti dell’Hydra che si spacciavano per agenti dello
S.H.I.E.L.D. ed era quello il motivo per cui lui non aveva potuto andarci, ma
come avrebbe reagito Steve ritrovandoseli davanti? Bucky sapeva bene come
avrebbe reagito lui: non sarebbe
riuscito a trattenersi, avrebbe cercato di farli a pezzi e quindi Strange era
stato saggio a impedirgli di unirsi alla spedizione, ma Steve? Certo, Steve
sapeva controllarsi, sapeva quando era il momento di mantenersi lucidi e con i
nervi saldi, eppure… qualche anno prima, quando aveva visto anche lui i filmati
che mostravano i test e gli esperimenti effettuati dall’Hydra sul suo Bucky, ne
era rimasto sconvolto **. Steve era
un uomo buono, gentile, generoso, ma era anche il testardo piccoletto di Brooklyn che non sopportava i bulli e che era
disposto a farsi pestare a sangue pur di non darla vinta. Solo pochi anni prima
aveva abbandonato gli Avengers e si era messo contro il Governo americano (lui,
Captain America!), in opposizione agli Accordi di Sokovia, e aveva fatto tutto
questo per lui. Come avrebbe potuto comportarsi trovandosi di fronte gli uomini
che avevano fatto tanto male al suo compagno?
Steve aveva fatto
tanto per lui… avrebbe rischiato di compromettere una missione così importante?
Bucky non se lo
sarebbe mai perdonato.
“Barnes, il Capitano
ha dimostrato più volte di sapersi mantenere lucido anche nelle situazioni più
gravi” disse Strange, rispondendo alla sua domanda senza rispondere veramente.
“Se non ne fossi stato più che certo, avrei impedito anche a lui di partecipare
alla spedizione nel 2012.”
“Grazie” mormorò
Bucky, prima di lasciare la stanza.
Aveva capito. Strange
non poteva rivelare niente prima che accadesse, perché avrebbe rischiato di
compromettere la riuscita di tutto il piano, ma gli aveva detto abbastanza da
rassicurarlo.
Steve sarebbe rimasto
lucido e freddo di fronte agli agenti dell’Hydra e avrebbe compiuto il suo
dovere, sarebbe tornato con le Gemme e… sì, mancava sicuramente pochissimo
tempo al suo ritorno e a quello degli altri Avengers. Forse era addirittura
questione di secondi…
Peter si avvicinò
timidamente allo stregone.
“Lei ha risposto alla
domanda di Barnes, può rispondere anche alla mia?” chiese, con un filo di voce.
“Anche il signor Stark tornerà sano e salvo?”
Strange sapeva che
quel momento sarebbe arrivato. Poteva solo cercare di prendere tempo, quella era davvero una domanda alla quale
non poteva rispondere.
“Non hai bisogno
della mia risposta, tra pochi secondi saranno tutti qui e potrai vederlo con i
tuoi occhi” disse, cercando di evitare lo sguardo del ragazzo. “Anzi, credo che
stiano già tornando. Tuttavia dovrai tenerti pronto, perché non saranno i soli
a tornare dal passato… e questo sarà il momento in cui anche noi entreremo in
azione per aiutarli.”
“Allora ci sarà una
battaglia!” esclamò Peter, senza sapere se si sentiva più emozionato o
preoccupato.
“Sì, ma non saremo
soli. Saremo in tanti, saremo uniti. Adesso basta con le domande e prepariamoci
all’azione” tagliò corto lo stregone.
Sì, lui aveva
previsto tutto e sapeva perfettamente quello che sarebbe dovuto succedere. Lo
sapeva ormai da quasi due anni e sapeva che quella
era l’unica possibilità di far ritornare le persone scomparse, distruggere
Thanos e il suo esercito e salvare il mondo.
Era la sola
possibilità di vittoria nei quattordici milioni e seicentocinquemila scenari
che lui aveva previsto, ma nessuno avrebbe dovuto saperlo, altrimenti non
sarebbe mai accaduto e Thanos avrebbe prevalso.
Lui era l’unico
depositario di quel segreto e aveva accettato di esserne custode per tutto quel
tempo.
Il momento della
verità era ormai giunto.
FINE
* Qui mi autocito,
perciò se volete sapere perché Visione non è stato ucciso da Thanos e perché
possiede ancora un frammento della Gemma della Mente dovete leggere la mia long
fic ispirata a Infinity War: “Yo contigo tu conmigo”” xD
** Mi autocito di nuovo: la scena in cui Steve e gli
altri Avengers vedono i vecchi filmati girati dall’Hydra per documentare gli
esperimenti sulla forza e la resistenza del Soldato d’Inverno si trova in una
mia OS del 2015 intitolata “Undivided”.