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Autore: bluebb    26/04/2020    1 recensioni
[presenza di OC] [future!fic] [next gen bnha] [segue la trama di Dazzling Blackout]
Dal testo:
“Ti aspettavi qualcosa di diverso dai nostri figli?” Todoroki gli porse la birra sfoggiando il sorriso più amaro della sua vita. E quello era già assurdo di per sé.
Bakugou afferrò la bottiglia e annuì, mentre si appoggiava al balcone e sbuffava.
“Ah sì? E che ti aspettavi?” Shoto conosceva già la risposta. La domanda era puramente di rito.
L’amico si unì alla sua amarezza “Che non avrebbero fatto i nostri stessi errori.” avvicinò la bottiglia alla sua, per brindare “A quanto pare certe cose non cambiano mai.”
FF ambientata nel futuro con protagonisti i figli di alcune ship del fandom. I personaggi principali di BNHA saranno comunque parecchio presenti durante tutta la narrazione.
Genere: Angst, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Nuovo personaggio, Shouto Todoroki
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Triangolo
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A skeleton in the closet.
 





La reazione era stata immediata. Si erano ritrovati tutti nella camera di Akihiro, che non era mai stato così tanto incline all’avere ospiti nei propri spazi personali.

Erano stati Ryo e Noburu a chiamare il gruppo studio di Kyoko, dicendo che Ichiro stava avendo un attacco di panico e quando gli altri avevano chiesto se ci fosse bisogno di chiamare l’infermiera Eri entrambi avevano risposto all’unisono con un sonoro “NO!” che avrebbe probabilmente fatto tremare i vetri.

Il perché di così tanta reticenza lo avevano capito appena arrivati in stanza di Todoroki, con Ichiro completamente paralizzato dalla paura e il cellulare ancora in mano. Il contenuto dell’articolo che aveva terrorizzato Midoriya faceva raggelare il sangue nelle vene. Kyoko dovette sedersi sul pavimento, perché le gambe avevano cominciato a tremarle.

L’articolo parlava di un Villain che gli eroi avevano tenuto nascosto per molto tempo, di cui non si conosceva né l’identità né il suo quirk. Si sapeva solo che al suo passaggio la gente impazziva e che nessuno riusciva a resistere al suo potere. Oltre a queste poche righe striminzite, con qualche speculazione complottistica sul perché nessuno degli eroi ne avesse mai parlato all’opinione pubblica, vi era allegato un video agghiacciante. Si vedeva Deku, l’eroe numero uno, il simbolo della pace, che attaccava Ground Zero, Shoto e Ereaserhead, completamente fuori di sé. Il video si concludeva con l’immagine di un logo: una di piovra viola stilizzata.

Iwao fu il primo a muoversi in quella stanza fin troppo affollata, si piegò sulle ginocchia, guardando Ichiro negli occhi e gli piantò entrambe le mani sulle spalle. A quel tocco l’amico parve riscuotersi, con i grandi occhi verdi spauriti che già ricominciavano a riempirsi di lacrime. “Ichiro devi stare calmo, sicuramente c’è una spiegazione logica a tutto.” e nel dirlo Iwao aveva cercato subito lo sguardo attento di Akihiro, in piedi accanto a loro. L’altro però si era tirato i capelli candidi indietro con la mano e iniziava a fissare il pavimento, con fare perplesso.

“Era questo che volevano nasconderci… Haru i nostri pensieri erano giusti.”

Il gemello, accanto a Noburu, ancora sulla soglia della stanza, si era subito fatto avanti e aveva annuito “Anche Bakugou sentiva che c’era qualcosa che non andava, ne parlavamo di sotto e-“

“Mio padre…” Ichiro deglutì, con la voce rotta dalla tensione “li ha attaccati, ha perforato la spalla di Zio Katsuki come se…”

“Ma non era in sé Ichiro!” lo scosse nuovamente Iwao, mentre anche Yukiko si sedeva accanto e lui sul letto, ormai senza bisogno di portare i grossi occhiali scuri “Tuo padre è il numero uno, è il più grande eroe degli ultimi anni, lui non… non farebbe mai del male ai suoi amici, ad altri eroi.”

“Iwao ha ragione.” tutti si voltarono a guardare Kyoko, ancora seduta contro la parete, con la testa nascosta dietro lo scudo di braccia e gambe “Deku non era in sé, le riprese lo mostrano chiaramente che ci fosse qualcosa che non andasse in lui… ma perché non ci hanno voluto dire nulla?” alzò leggermente la nuca, scuotendo la tesa.

“Penso che almeno tutti i figli dei diretti interessati avessimo il diritto di sapere le cose come stavano, invece di venirlo a scoprire da un video di un criminale su internet.” Haru aveva assunto il suo solito cipiglio piccato e adesso se ne stava con le mani in tasca e il viso contratto in una smorfia arrabbiata.

Kyoko si rimise in piedi, avvicinandosi a Midoriya “Ichiro, hai avvisato tua sorella?” Come risposta l’altro tirò su con il naso e scosse la testa, mentre Yukiko tentava di tranquillizzarlo passandogli vigorosamente la mano sul braccio per confortarlo. “Bene, chiamerò anche io dopo mio fratello. Per adesso è meglio se ragioniamo tra di noi cosa fare.”

“In che senso cosa fare?” Noburu, che tra tutti era quello con meno informazioni, sembrava il più perplesso tra i ragazzi “Ryo mi ha fatto un riassunto veloce della faccenda, ma non mi ha tenuto al corrente delle vostre intenzioni.”

“La situazione sembra più oscura e macabra del previsto.” Kyoko chiuse gli occhi, cercando di fare mente locale “Mio fratello Kei ed io volevamo raccogliere delle informazioni perché la storia ci puzzava, ma questo… è una questione che va al di là delle nostre supposizioni.”

“Dovremmo andare dai nostri genitori, io una spiegazione la pretendo.” Haru si fece avanti verso la ragazza, con il pugno chiuso lievemente alzato “Dobbiamo raccogliere informazioni per sapere come proteggerci.”

Kyoko annuì, stava già per cercare il numero del fratello nella rubrica – anche se già pensava che anche lui ne fosse al corrente – ma la mano di Ryo corse a fermarla.

“Ragazzi ma vi sentite? Raccogliere informazioni, uscire dalla scuola… sono azioni fin troppo avventate.” posò il suo sguardo su tutti i presenti, prima di staccare la presa dalla mano di Kyoko.

“Allora sentiamo, genio, che proponi di fare?” Haru, sempre più accigliato, gli era andato contro a muso duro, minaccioso.

“Tipo niente, genio. Queste sono indagini governative, non è un mistero da ragazzini. C’è anche mio padre dentro questa storia, sono preoccupato quanto voi, ma essere impulsivi non è l’azione giusta in questo momento.”

“Ryo ha ragione.” Akihiro mise una mano sulla spalla del fratello, cercando di allontanarlo dall’altro “La situazione sembra già pericolosa senza averne un quadro completo, io direi di andarci con calma. E poi, credo che i nostri genitori abbiano già un bel da fare, complicheremmo loro il lavoro se ci intromettessimo.”

Kyoko strinse i denti, mentre la sua presa sul telefono si faceva più forte “Loro hanno già il lavoro complicato… con Deku impossibilitato, questo tizio… il Mind Flayer…”

“Sicuramente staranno già cercando un modo per riportare l’Eroe Numero Uno in salute e pronto ad agire, mica se ne staranno con le mani in mano.” Ryo cercò Akihiro con lo sguardo, in cerca di approvazione.

“Sì ma se anche il simbolo della pace non ha potuto nulla contro di lui chi pensi possa-“

“Cosa? Pensi che noi, ragazzini senza nemmeno la licenza provvisoria, possano davvero salvare la situazione? Cerca di essere realista Kyoko!”

“I nostri genitori alla nostra età hanno-“ la ragazza lo guardò stupita, il tono di Ryo iniziava a non piacerle.

“I nostri genitori hanno fatto un sacco di mosse avventate quando erano al nostro posto e se sono vivi è perché sono stati fortunati oltre che bravi.” il ragazzo avanzò un passo verso di lei, con la voce che si alzava cercando di superare in volume la compagna di classe.

Lei fece per controbattere ma Ryo non gliene diede il tempo “Cosa Kyoko? Hai davvero la presunzione e l’arroganza di poter dire di essere meglio dei nostri genitori? Vuoi considerarti migliore dei Pro Hero? Fallo, accomodati pure. Io qui sto cercando, a differenza tua e di Haru, di trovare una soluzione che non ci metta nei guai.”

La ragazza allibì di fronte alle parole taglienti e prezzanti di Ryo. Sentì lo stomaco stringersi in una morsa e il cuore martellarle contro la gabbia toracica. Era… era questo quello che pensava? Che lei fosse presuntuosa e… arrogante? Abbassò lo sguardo, prima di andarsi a sedere in silenzio contro il pavimento, poggiata contro il letto di Midoriya.

“Ryo ha ragione Kyoko…” si intromise Ichiro, spezzando il silenzio tombale che si era appena creato “Come dici tu, se… se anche mio padre è finito in quelle condizioni… noi non abbiamo alcuna speranza di poter migliorare la situazione.” sembrava essersi calmato, nonostante la voce gli tremasse ancora, ma Kyoko non osava alzare lo sguardo su di lui, né su chiunque altro in quella camera.

“Quindi che facciamo?” Noburu fece nuovamente capolino tra Haru e Ryo, impacciato.

“Niente.” sentenziò Kyoko, con tono distaccato e meccanico “Ci teniamo questo incontro per noi, non ditelo a nessuno della nostra classe, ci manca solo che Takara e Emi si mettano a ficcanasare in affari che non gli competono. Se le cose dovessero mettersi male, più male di così, beh…”

“Ritorneremo a parlarne.” concluse Akihiro “Concordo con Bakugou, evitiamo di coinvolgere altra gente in questa storia, siamo già tutti abbastanza provati.” schioccò un’occhiata apprensiva verso Ichiro, che adesso lo guardava con gli occhi gonfi di pianto.

Uscite dalla stanza, Yukiko e Kyoko si incamminarono verso le loro stanze al quarto piano. La prima osservava l’amica accanto a sé, che era diventata improvvisamente silenziosa e triste.

“Sai, non devi prendertela troppo per Ryo, era preoccupato e spaventato per quello che stava succedendo, voleva solo evitare che facessimo qualcosa di sbagliato. Quello che ha detto… sicuramente non lo pensa davvero.”

“C-certo.” si imbronciò Kyoko “È solo che non si era mai rivolto a me in questo modo… è stato strano, ecco.” in realtà più che strano, Ryo le era sembrato aggressivo e lei c’era rimasta male, così male da non sapere nemmeno come controbattere. Lei, che di solito aveva sempre la risposta pronta.

“Vuoi venire da me? Potremmo prendere un tè prima di scendere a cena e parlarne.” disse Yukiko, ormai sulla soglia della propria camera.

“No, perdonami Yu, ma preferisco riposare… è stata una giornata lunga e non so nemmeno se ho tutta questa voglia di cenare o di vedere gli altri.”

L’amica annuì e le sorrise placidamente, prima di entrare in camera e augurarle la buonanotte.

Kyoko si gettò sul letto, di faccia, mentre si lasciava andare in un lungo e rumoroso sospiro. Sentiva la testa che le scoppiava, voleva solo prendere qualcosa per farsi passare il mal di testa e mettersi a letto, cercando di dimenticare tutta quella giornata. Il nodo allo stomaco non accennava a sciogliersi e le parole dell’amico d’infanzia le rimbombavano nella mente, insieme al suo viso. Un misto di sfacciataggine e cattiveria. Si sentiva tradita.

Sentì il telefono vibrare sul materasso. Alzò la testa quanto bastasse per scorgere il nome sul display e si rianimò leggermente. Suo fratello Kei aveva deciso di chiamarla prima che potesse farlo lei.

Il mal di testa poteva aspettare.
 

 
- - -
 

La prima settimana era stata un inferno. La diffusione di quel video aveva generato danni pari a quelli di un uragano e Deku non accennava a svegliarsi.

La stampa le stava addosso: a lei, a Katsuki, a Shoto, a Ochaco, a chiunque in generale avesse mai lavorato o avuto contatti con l’Eroe Numero Uno. Sia l’ispettore Kimura che Aizawa dovettero rilasciare molte dichiarazioni e interviste per calmare l’opinione pubblica. Tutti, nessuno escluso, volevano la testa di qualcuno su una picca per quel segreto tenuto all’oscuro per così tanti anni.

Kimiko era ormai priva di uscire di casa che veniva letteralmente inseguita da folle di giornalisti alla ricerca di uno scoop da scrivere. Ormai preferiva lavorare da casa, si faceva portare persino la spesa a domicilio e usciva solo per pattugliare o se Kimura la chiamava per qualcosa in merito alle indagini. Tutto il resto del tempo lo passava in casa, in ufficio per l’esattezza, accanto a Katsuki.

Si trovavano in guai grossi, non solo con l’opinione pubblica, ma anche con le indagini e soprattutto con i loro figli. Avevano fatto un errore tenendo loro nascosta la verità su quella faccenda, ma loro pensavano di fare del bene tenendoli lontani, senza dare loro troppe preoccupazioni. Erano robe da eroi. Rogne da eroi.

Bakugou ormai passava, come anche lei d'altronde, intere giornate al telefono con Shoto o con il resto del gruppo, nella speranza di trovare una pista, qualcosa che non fosse già stato detto o scritto ma sembrava tutto estremamente inutile. Tutti i tentativi portavano ad un punto morto. E ad ogni vicolo cieco che incontravano, la calma di Katsuki si assottigliava sempre di più.

Sei giorni dopo l’incidente di Deku, la domenica, Kimiko si ritrovò sul letto, con in mano uno degli ennesimi fascicoli che ormai si portava dietro pure quando andava a farsi la doccia. Sospirò, prima di posare il plico sul comodino e mettersi comoda, fissando il soffitto. Si sentiva come se cinquemila elefanti le fossero passati lungo tutto il corpo.
Sentì la porta della camera da letto prima aprirsi e poi richiudersi. Poco dopo Katsuki scalzò le coperte con malagrazia e si abbandonò contro il cuscino, stremato. Non aveva nemmeno più il tempo di farsi la barba e una leggera peluria ispida stava iniziando a incorniciargli la mandibola.

Si voltò verso di lei e poco dopo si mosse, cingendole i fianchi con un braccio e tirandosela addosso. Rimase immobile, con il viso nell’incavo del suo collo, stringendola in quell’abbraccio tenero.

Kimiko prese ad accarezzargli la nuca, mentre posava un leggero bacio sulla fronte del marito “Sei stanco?”

“Come mai prima d’ora.” avvertì la sua voce vibrare contro la sua pelle “Questo merda di caso ci manderà tutti al manicomio.” alzò lo sguardo su di lei, Kimiko poté notare bene le occhiaie spesse sotto gli occhi di Katsuki “Forse avevi ragione quando hai detto che ti preoccupavi per la nostra salute mentale.”

“Già… dai, non crucciarti troppo, la stampa si calmerà, sai come sono fatti giornalisti. Tra qualche giorno la notizia comincerà a scemare e noi potremo tornare a vivere normalmente.”

“Nella speranza che il nostro uomo non faccia impazzire qualche altro eroe.” Bakugou appoggiò il mento sul petto di Kimiko, lo sguardo perso tra i suoi infiniti pensieri. Aveva assunto il solito broncio pronunciato che non lo abbandonava mai e Nishimura non poté fare a meno di pensare che, nonostante avesse trentacinque anni, Katsuki in alcune cose non era cambiato per niente.

“Domani pensavo di passare alla U.A., sai, per parlare con Monoma di Kyoko. Con questa scusa passo a salutare sia lei che Kei. Che ne pensi?”

Katsuki si mosse, sovrastandola leggermente per poterla guardare negli occhi. Le rivolse un ghigno sbilenco dovuto alla stanchezza “Mi sembra una buona idea.” rimase a fissarla per un po’, in silenzio “Sai cosa mi piacerebbe fare prima di andare a dormire?” chiese, la mano che iniziava a sfiorare lieve il petto e l’addome della donna.

“Mh, non sarai troppo stanco per queste cose?” la mano di Kimiko andò ad accarezzargli il collo, prima di soffermarsi a giocherellare con un ciuffo di capelli dietro la nuca.

Il ghigno di Katsuki si fece più affilato “Potrei stupirti.” soffiò, prima di gettarsi sulle labbra della moglie.
 

 
- - -
 

Qualcosa non andava. E non riguardava la vicenda del Mind Flayer e di Deku, anzi, quella le sembrava pura routine.

La stranezza riguardava ben altro. I suoi compagni di classe avevano iniziato a comportarsi in modo strano da quando quella storia era saltata fuori. Da un lato poteva darsi come spiegazione che alcuni erano i figli dei diretti interessati, era logico che si comportassero come degli stralunati. Ma gli altri? Iwao e Noburu per esempio erano fin troppo seri e pensierosi e Yukiko, che di solito stava tranquilla ma allegra, seguiva sempre Kyoko con fare mogio.

Che fossero tutti in pena per le condizioni del Simbolo della Pace? Lo era un po’ anche lei, ma sua madre le aveva assicurato che loro eroi avevano tutto sotto controllo e che Deku sarebbe ritornato sulla scena il prima possibile. D’altronde sua madre era stata una collega di Amethyst Lady, la madre di quella mezza tazza di Kyoko, sicuramente doveva aver preso le informazioni attendibili da lei.

Ma non era nemmeno davvero questo a stranirla, quanto più un dettaglio all’apparenza insignificante ma che in realtà sembrava nascondere molto di più: Kyoko Bakugou e Ryo Shinso non si parlavano. Era iniziato tutto circa una settimana prima, quando i due amici inseparabili avevano smesso di parlarsi in classe, nei dormitori si evitavano, a mensa non si sedevano più allo stesso tavolo e le loro interazioni si limitavano solo durante esercitazioni pratiche quando capitavano nella stessa squadra.

Una vera tragedia pensò Takara con un sorrisetto sarcastico sulle labbra. Era a mensa, al solito tavolo con Emi e un paio di ragazze della loro classe, quelle che non avevano fraternizzato con Kyoko e la sua cricca.

“È il momento di fare la tua mossa Emi.” disse, picchiettando le dita di una mano su quelle dell’altra, con fare diabolico. L’amica però non sembrava ascoltarla: aveva gli occhi puntati sul tavolo di Ryo, con le bacchette a mezz’aria. Le schioccò le dita davanti agli occhi “Oi, smetti di fissarlo con fare adorante per un attimo e ascoltami.”

“S-scusa Takara, mi ero solo distratta un attimo.” Emi era tornata a fissare il suo piatto di soba, mentre ricominciava a prenderne un po’ e continuare a mangiare. La sua migliore amica era cotta di Ryo dall’inizio delle medie ma, a causa della sua abissale timidezza, non era mai riuscita ad interagire davvero con lui, se non per frazioni di pochi secondi. E per quanto Takara cercasse di aiutarla in tutti i modi, c’era un fattore che rendeva tutto ancora più difficile. Quell’odiosissimo fattore era proprio Kyoko, che non si staccava mai da lui insieme a Yukiko. Chissà quante volte le aveva messe in cattiva luce con Ryo durante le medie.

Peccato che il loro rapporto si fosse raffreddato così all’improvviso, un vero peccato.

“Visto che quella merdina di Bakugou e Ryo sembrano non essere più amiconi per la pelle, forse è giunto il momento giusto per farti avanti Emi.” un ghignò malizioso prese posizione sul viso di Takara, mentre l’amica spalancava gli occhi e diventava del colore di un pomodoro.

“N-no, a-assolutamente no, è fuori d-discussione.” la balbuzie momentanea non la rendeva lontanamente credibile “E poi n-non saprei nemmeno c-come avvicinarmi a lui, non ho scuse credibili.” abbassò lo sguardo, affranta.

“Oh,” cominciò Takara, con un tono che già lasciava presagire il tutto “per quello posso pensarci io.” sollevò letteralmente Emi per un braccio, trascinandola verso l’altro lato della mensa, proprio dove Ryo si era appena alzato dal suo tavolo per andarsene.

“Takara, no, aspetta.” disse Emi, in un disperato tentativo di fermarla o di staccarsi dalla sua presa.

“Shinso!” lo chiamò e Takara sentì l’amica subito dietro di lei irrigidirsi fino a divenire quasi di marmo.

“Ojiro… dimmi.” Ryo le osservava incuriosito, gli occhi leggermente assottigliati.

“Sai, Emi qui sta avendo dei problemi con gli esercizi di matematica e, visto che tu sei il più bravo della classe per quella materia, mi chiedevo se potessi darle una mano. Te lo voleva chiedere lei ma è una ragazza molto timida e credeva di darti fastidio.”

Ryo sembrò passare dall’iniziale curiosità ad un’espressione più neutra, ma per nulla ostile “Mh beh, certo, non c’è problema.”

“Perfetto allora!” più che una risposta allegra, quello di Takara era proprio un mezzo urletto di pura gioia, mentre il suo sguardo si soffermava vagamente alla sua sinistra e incrociava gli occhi grandi e sbigottiti di Kyoko “Vi lascio soli.” disse, prima di rivolgere un ultimo sorriso a Ryo e allontanarsi con fare vittorioso.
 
 
 
 

Angolo autrice

Io lo so che questo capitolo sembra un miscuglio tra Stranger Things e Mean Girls, ma è uscito così e mi ritengo soddisfatta del risultato.

Sarebbe stato strano che tutti i ragazzi, nessuno escluso, fossero stati d’accordo sul da farsi. Ricordiamo che Iida tirò un cazzotto in faccia Midoriya per la questione “Salvataggio Bakugou”.

Quindi andiamo avanti così, verso nuove scoperte investigative e drammi adolescenziali.

Ci vediamo nel prossimo capitolo: Math problems & Hidden clues.

Hang in there

-bluebb
   
 
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