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Autore: Red1701    27/04/2020    1 recensioni
Sono abituati a combatte con edifici in fiamme, lo fanno per lavoro tutti i giorni.
Lo fanno come caserma, come squadra, come compagni. Insieme.
Ma se uno di loro rimane intrappolato da solo, allora è tutto un altro paio di maniche.
[SasuSaku as always]
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura, Shikamaru/Ino
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Second part.




Trovarono Ino e Hinata nella sala d’attesa del piano di terapia intensiva.
«Allora come sta?» chiese il comandante.
«Ha un polmone perforato e quell’asta è troppo vicino al cuore»
La bionda non aggiunse nient’altro e quel poco bastava. Avevano capito tutti quanto la situazione fosse grave, e si sentivano schifosamente impotenti perché l’unica cosa che potevano fare era stare lì ad aspettare.
Il moro, rimasto dietro a tutti in uno stato catatonico, si era improvvisamente svegliato e come una furia era andato muso a muso con il suo migliore amico.
«Era dietro di te, come è potuto succedere?» non aveva urlato, ma avevo usato quel tono di voce che suo padre usava con lui o al lavoro quando era arrabbiato. Ed aveva imparato che era decisamente più spaventoso quando parlava così.
«Non lo so, teme, non so cosa sia successo»
«Come è possibile, l’avrai vista andarsene»
Il biondo scosse la testa. Non aveva davvero la più pallida idea di come la ragazza si fosse allontanata così velocemente senza sentirla.
Lo guardò con il peggior sguardo omicida che aveva nel repertorio e tirò un pugno alla colonna alla sua destra, ad un paio di centimetri dalla testa di Naruto. Lasciò quella stanza per raggiungere le scale antincendio esterne.
Si tolse la cintura con la radio e si lasciò cadere a terra con essa. Da dove si trovava riusciva a vedere i tetti dei palazzi di fronte e vedeva anche l’enorme nube nera che veniva sicuramente dall’incendio da cui si erano allontanati.
Il telefono nella sua tasca iniziò a vibrare e lo estrasse per vedere chi era; non aveva nessuna voglia di parlare con qualcuno, e gli unici che voleva sentire erano ad una porta di distanza da lui. Quando però vide il nome accettò la chiamata portandosi il cellulare lentamente all’orecchio.
«Ho saputo dell’incendio. State bene?»
Itachi faceva parte della squadra dell’intelligence della città, e le loro caserme collaboravano da anni per qualsiasi problema. Non ci aveva messo molto a sapere che la 17 era intervenuta e che a quanto pare qualcuno non era uscito con le proprie gambe, e quando il suo partner Kisame gli aveva detto che era quella ragazza coi capelli rosa aveva preso in mano il telefono al volo per sapere come stavano. Anche lui conosceva Sakura da quando era nata, ma sapeva che il fratello fosse legato a lei in un modo molto speciale.
Sasuke fece un respiro profondo e cercò di mandar giù quel nodo che aveva in gola perché nonostante fosse già crollato davanti agli altri non se la sentiva proprio di piangere, ma la voce preoccupata di suo fratello aveva sicuramente ammorbidito ulteriormente la sua corazza.
«Non so cosa sia successo. Io ero già fuori» sussurrò in risposta portandosi la mano libera nei capelli
«L’hanno già visitata?»
Voleva con tutto sé stesso esser da parte al fratello e consolarlo, ma stava lavorando proprio a quel caso e la voglia di scoprire di chi fosse la colpa per fargliela pagare era più forte di qualsiasi cosa.
«È sotto ai ferri. Io...»
«Lo so, otouto. Lo so.» Non se l’era sentita di lasciargli finire la frase perché sapeva benissimo quanto Sakura fosse importante per lui.
«Chiamami per qualsiasi cosa, ok?»
Il fratello minore mugugnò in risposta incapace di emettere un altro suono senza scoppiare in lacrime. Chiuse la telefonata e rimase con la testa tra le ginocchia per un’eternità.
Dopo ore sentì la porta alla sua destra aprirsi e qualcuno si sedette a terra da parte a lui.
«È colpa mia, l’ho persa di vista»
Naruto era nello stesso stato emotivo dell’amico. Si dava la colpa di quello che le era successo in quanto era il tenente e doveva essere l’ultimo ad uscire da lì. Ma la sua migliore amica era ad un passo da lui, e neanche nei suoi peggiori incubi avrebbe mai immaginato una cosa del genere.
«No, dobe»
A mente fredda Sasuke l’aveva capito da solo che aveva reagito così solamente perché provava qualcosa e non perché il biondo avesse fatto un pessimo lavoro.
«Io dovevo stare ultimo»
Alzò lo sguardo dal pavimento e guardò in volto l’amico che con la testa appoggiata alla parete dietro di lui aveva gli occhi chiusi e righe chiare sulle guance sporche di fuliggine e polvere. Gli appoggiò una mano sulla spalla proprio come aveva fatto l’altro alcune ore prima.
«Naruto, non è colpa tua»
Questo rimase con gli occhi chiusi e lui si mise a fissare il cielo tinto di rosso della loro città. Sakura era in quella sala operatoria da quasi cinque ore e lui stava decisamente per impazzire.
«Tenenti, hanno appena portato Haruno in terapia intensiva»
I due si alzarono di fretta e raggiunsero gli altri nell’atrio dove ad attenderli c’era anche il dottor Kamado.
«È stata un’operazione piuttosto complicata. Abbiamo dovuto estrarre la barra con una lentezza quasi snervante visto la posizione e il fatto che avesse perso tutto quel sangue non ci ha aiutati. Dormirà per ancora ventiquattro ore in cui la monitoreremo e se le supera senza problemi allora l’unico ostacolo che le si porrà di fronte è la riabilitazione, ma per ora è stabile.»
Tutti gli uomini della caserma 17 si lasciarono andare ad un piccolo momento di gioia, e il comandante appoggiò la sua mano sulla spalla del tenente della squadra 7.
«Ha la pelle dura, non si farà battere da un’asta di ferro» gli disse in un sorriso sfigurato dalle cicatrici.
«Ora torniamo in caserma. Il vostro turno è finito da un pezzo e tutti voi avete bisogno di tornare a casa a riposarvi» sentenziò l’Hatake
 
Quando tornarono in caserma fecero tutti una doccia veloce per poter tornare a casa al più presto. Era stata una giornata lunga e pesante, e l’idea di dormire per i due giorni di riposo che avevano prima di rientrare al prossimo turno era l’unica cosa che occupava la mente di Shikamaru.
Uscì dalla doccia avvolto nell’accappatoio e si lasciò andare sulla panchina di fronte al suo armadietto. Faceva il vigile del fuoco da dieci anni, ma una cosa del genere non l’aveva mai vissuta.
«Ehi Shika» il paramedico biondo gli incrociò le braccia sul petto da dietro e lo strinse in un lieve abbraccio. Stavano insieme dal liceo e si erano sposati un paio d’anni prima, quando ancora Ino lavorava in un’altra caserma ed era riuscita a farsi trasferire in quella del fidanzato per avere una vita più facile con gli stessi turni.
Si crogiolò nell’abbraccio per alcuni minuti e poi si alzò per vestirsi ed uscire da lì.
«Dimmi che possiamo dormire fino al prossimo turno» le chiese mentre si metteva il borsone sulle spalle. Lei intrecciò la mano alla sua e rise nonostante fosse stanca morta e avesse l’umore sottoterra.
«Ho intenzione di uscire solo per andare a trovare Sakura appena mi chiamano dall’ospedale per dirmi che è sveglia, il resto del tempo lo passiamo sicuramente a letto»
Salutarono i colleghi e sfrecciarono a casa nella loro macchina.
Sasuke non aveva neanche asciugato i capelli che era già pronto con le chiavi della sua Impala in mano a tornare in ospedale. Era contento di aver preso la sua di macchina piuttosto che la Jeep della ragazza per recarsi al lavoro all’inizio del turno perché non aveva la voglia di litigare con il cambio automatico, aveva bisogno di sentire il rombo del motore della sua macchina mentre la faceva andare su di giri per cambiare le marce.
Uscì dalla caserma senza aspettare Naruto e si ritrovò il fratello appoggiato alla sua auto che lo aspettava. Non si spiegò come ma finì abbracciato a lui come facevano da piccoli.
«Nii-san» sussurrò
«Andrà tutto bene, otouto. Dopotutto è Sakura»
«Appunto, è Sakura»
Sciolsero l’abbraccio che il più piccolo aveva gli occhi lucidi. Era davvero sollevato di avere qualcuno al suo fianco a cui potersi appoggiare in quel momento.
«So che vorresti andare in ospedale, ma vai a casa a dormire. Sei uno straccio, e non sei utile a nessuno quando sei così nervoso»
«No. Devo andare da lei»
Lo sguardo torvo del maggiore gli fece rivelare il vero motivo per cui non voleva andare a casa.
«Non voglio, lì dentro tutto sa di lei»
«Sasuke, non è morta. Vai a casa a dormire, appena ti svegli domani la raggiungi»
Gli picchiò indice e medio sulla fronte come al solito e lì capì che doveva desistere ed ascoltarlo.
Se l’era trovata come coinquilina quasi per caso, mesi dopo aver archiviato i baci e la notte di sesso. Lei era stata buttata fuori casa da quell’idiota del padrone del palazzo in cui viveva e lui aveva bisogno di un coinquilino con cui dividere l’enorme loft che aveva affittato. Naruto non l’aveva preso in considerazione neanche per scherzo perché sapeva bene quanto fosse rumoroso e disordinato, e quando si trovò la ragazza sulla soglia della porta con due enormi borsoni e uno sguardo da cucciolo abbandonato capì che in fondo lei era un’ottima idea. Si conoscevano da sempre, avevano le camere ai due lati opposti dell’appartamento e avevano gli stessi turni di lavoro.
Era capitato una sola volta da quando convivevano che erano finiti a letto insieme, di nuovo, ma entrambi diedero la colpa al troppo alcool bevuto alla festa di compleanno di Naruto. In realtà nessuno dei due aveva bevuto così tanto da non sapere cosa stessero facendo, l’avevano solo usata come scusa e avevano fatto di finta di nulla.
Certo, il fatto che la mattina dopo si fossero trovati nello stesso letto e dopo dei baci poco casti erano finiti nuovamente a fare sesso era la prova lampante che erano ben consapevoli di essere attratti l’uno dall’altra, ma nei giorni successivi fecero finta di nulla e nascosero i loro sentimenti sotto l’unico, gigantesco, tappeto presente in casa.
Aprì la porta e il profumo di lei gli investì le narici con la stessa forza di un pugno alla bocca dello stomaco. Lasciò il borsone a terra e si diresse in camera sua, sul suo letto, sperando di addormentarsi al più presto per poter ricaricare le batterie ed andare dalla ragazza al più presto.
 
«Cazzo» esclamò al risveglio guardando la sveglia.
Non era mai stato uno che dormiva tanto e non pensava neanche di riuscire a chiudere gli occhi visto tutte le cose che aveva in mente, ma si svegliò che ormai erano le due di pomeriggio.
Si infilò la prima maglietta a maniche corte che aveva trovato nell’armadio, i jeans e le stesse scarpe abbandonate al lato del letto la sera prima ed uscì di casa facendo le scale di corsa.
Arrivò in ospedale mezz’ora dopo essersi svegliato e si fermò a comprare un caffè prima di salire in reparto.
«Ciao Sasuke»
L’infermiera Mariko lo salutò. Si conoscevano da anni a forza di entrare ed uscire da lì per numerosi motivi, ed era contento che ci fosse lei a controllare Sakura.
Si abbandonò sul divanetto della sala d’attesa nella speranza che qualcuno gli disse qualcosa ma per le due ore successive nessuno venne ad aggiornarlo. Approfittò di un momento per scendere al bar e comprarsi un altro caffè e quando varcò nuovamente le porte della terapia intensiva, Mariko gli fece un sorriso enorme.
«Si è svegliata. Vuole te» gli disse, e lui non se lo fece ripetere due volte. Corse verso la sua camera e aprì la porta per vederla.
Le si avvicinò piano, abbandonò il caffè sul tavolino lì vicino e intrecciò la sua mano a quella bianca latte della ragazza.
«Sono contento che tu sia tornata» le disse quasi sussurrando, per paura che tutto quello fosse un sogno.
«E lasciarti solo? Neanche per idea» gli rispose alzando un angolo della bocca in un mezzo sorriso. Era stanchissima, ma vederlo comparire sulla soglia della sua stanza d’ospedale l’aveva davvero riempita di gioia.
Le si avvicinò e le depositò un lungo bacio sulla fronte lasciando così andare tutta la paura accumulata in quei due giorni.
«Si può sapere cosa avevi in mente?» le chiese mentre prendeva posto sulla sedia al suo lato.
«Avevo sentito delle urla e sono tornata indietro per vedere se c’era qualcuno. Quando il palazzo ha iniziato a tremare ormai le macerie mi avevano bloccata, e il resto penso che tu lo sappia»
«Perché non hai avvisato Naruto?»
Non si stupì delle sue parole, dopotutto quella ragazza era forse uno dei migliori vigili del fuoco dell’intera città e non l’aveva mai vista tirarsi indietro di fronte a niente e nessuno.
«Non c’era tempo» gli rispose alzano un angolo della bocca come a giustificarsi di quello che aveva combinato.
«Non provare mai più fare una cosa del genere» le disse quasi ringhiando, perché sapeva che non avrebbe sopportato un altro gesto del genere ma lasciarsi davvero andare davanti a lei era una cosa che per qualche motivo non voleva fare.
Lei in risposta aggrottò le sopracciglia; una frase del genere non se l’aspettava e Sasuke riuscì a leggerglielo in volto. Strinse forte le palpebre e quando le aprì nuovamente Sakura si accorse che aveva gli occhi lucidi.
«Ehi» gli disse stringendogli la mano. Si passò il dorso della mano sugli occhi per cercare di tornare il freddo Uchiha che tutti conoscevano.
«Non provare mai più a farmi una cosa del genere» sussurrò dopo minuti in completo silenzio, e fu lei quella che si trovò con le lacrime agli occhi.
«Scusa, Sasuke»
Si alzò da quella sedia improvvisamente troppo scomoda e troppo lontana e le si sedette di fianco sul letto per poi stringersela al petto.
Dio quanto le era mancato il suo profumo.
Nessuno dei due aveva più il bisogno di dire nient’altro.
 
Quando dopo ore Naruto entrò nella camera spalancando la porta si beccò la peggior occhiataccia che il moro avesse nel repertorio.
Sakura si era addormentata stretta a lui, e non aveva intenzione di lasciarla neanche per idea.
«Sta bene?» sussurrò il biondo avvicinandosi al letto e guardando il volto rilassato della sua migliore amica.
Sasuke annuì semplicemente.
«Chiamami quando si sveglia» gli disse prima di uscire e chiudersi la porta alle spalle.
Voleva parlare con lei e farle un milione di domande, ma in quel momento si trovava nel posto più sicuro al mondo.
Per parlare avrebbero avuto tutto il tempo.
   
 
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