Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Emma Black    28/04/2020    0 recensioni
Sappiamo che quelli che ci amano non muoiono mai veramente. Questa storia racconta quello che è successo a James e Lily una volta morti, come fanno a rimanere vicini alle persone che si sono lasciate indietro e come sanno quello che sta succedendo.
< lo tenne stretto tra le sue braccia, cercando di trasmettergli tutto il suo amore, perché era l'unica cosa che rimaneva ad entrambi, e tutto quello che non potevano permettersi di perdere >
Genere: Drammatico, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans | Coppie: James/Lily, Remus/Sirius
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Questo capitolo non segue del tutto la storia precedente. L'ho scritto per il compleanno di una mia amica, e mi ha dato il permesso di pubblicarlo. Non l'ho fatto subito perché speravo, nel frattempo, di riuscire a continuare la storia ma a causa di troppi impegni purtroppo non ci sono riuscita, così ho deciso di pubblicarlo ora. Se riuscirò a continuare la storia, allora lo modificherò e gli cambierò la posizione. Ma nel frattempo, buona lettura! Spero che vi piaccia come piace a me, per me ha un significato particolare.
Un abbraccio, Emma


Erano passati tanti anni da quando James e Lily erano morti, e in tutto quel tempo avevano continuato a osservare i loro cari dallo specchio, quel velo che separava loro dalle persone che più amavano, soprattutto dal loro figlio. All’inizio, il poterli vedere, così vicini da avere l’impressione di riuscire a toccarli ma così lontani per non poterlo fare, li aveva mandati fuori di testa. Le immagini trasmettevano un leggero bagliore, sembravano come proiettate su un lenzuolo, ma al tocco, la superficie era come quella di tutti gli specchi: dura, liscia e fredda. E non importava quanto ci battessero le mani, ma quella che poteva essere una porta solo se si apriva una connessione dall’altra parte, era una porta, appunto, solo in determinati momenti. E non erano mai loro a sceglierli.

Era capitato qualche tempo prima, quando Voldemort era tornato, riappropriandosi del suo corpo, e aveva provato di nuovo ad uccidere Harry. E sapevano che stavano per avere un contatto, nonostante questo sarebbe stato breve, con il loro bambino, anche se non erano in grado di spiegare il perché. Ma quando Harry si avvicinò a Voldemort con la bacchetta alzata, Lily prese la mano di James e mormorò “Prior Incantatio” proprio nel momento in cui la superficie dello specchio si dissolse e loro furono trasportati, come una luce, nel cimitero.

Dopo non successe più, ma entrambi speravano che quella non fosse stata l’ultima volta. Che nel mondo della magia, tutto era possibile.

Erano passati altri tre anni da quel momento, e benché sapessero già quello che avrebbero visto, il cuore non faceva altro che martellare. Strano, infondo, dato che i loro cuori non battevano più.

 

*

Dopo i primi giorni, dopo l’agonia passata a guardare i loro migliori amici fare una fine peggiore della morte, chi rinchiuso ingiustamente, chi da solo e lasciato a se stesso, chi torturato e costretto a vivere sulla via della pazzia, e aver visto il loro bambino venire affidato alle persone peggiori a cui potessero pensare, si erano abbracciati e avevano pianto a lungo, entrambi. James non era mai stato un uomo troppo virile, vestiva molto meglio i panni della primadonna, come lo prendeva sempre in giro Sirius, ma solo perché era una persona estremamente dolce. Ma, nonostante questo, non si era mai sentito troppo libero nel manifestare le sue emozioni, e quindi le lacrime, così apertamente a Lily, che era così forte e tenace. Dopotutto, come sosteneva Remus, era senza dubbio lei l’uomo della coppia. Ma era cambiato tutto. In quel posto, non potevano essere più trasparenti l’uno per l’altra. E se avevano dato prova di qualcosa, quel qualcosa era proprio l’amore che li teneva uniti, e ormai più niente avrebbe potuto cambiarlo.

Quando le lacrime si esaurirono, almeno per il momento, parlarono a lungo, e avevano accettato, anche se a volte non del tutto, che potevano essere solo degli spettatori, guardare da lontano e sperare che dall’altra parte riuscissero a sentire che in qualche modo non erano spariti del tutto, che c’era ancora qualcuno che li amava.

 

Lily aveva provato a suggerire a James di controllare Peter. I Potter avevano detto che potevano osservare tutte le persone a cui avevano voluto bene o con cui avessero avuto un rapporto in vita. Lei voleva sapere dov’era quel traditore, dove si era nascosto e soprattutto se era alla ricerca di Harry. James tentennava, aveva detto che era troppo presto. Lui capiva le sue intenzioni, ma non era ancora pronto. Per adesso, la situazione era tranquilla. Terribile, ma tranquilla.

Ma c’era qualcun altro che Lily sentiva la necessità di controllare. Severus Piton. Era stato il suo migliore amico da quando aveva scoperto di poter fare cose fuori dal normale, cose che sua sorella non poteva fare, quella che ancora non sapeva fosse il primo segno di magia nei bambini. Era stato al suo fianco fino al quinto anno di Hogwarts, quando l’aveva chiamata “schifosa mezzosangue” davanti

a tutti, e lei aveva finalmente aperto gli occhi e capito che persona stesse diventando. Sapeva che si era unito alle file di Voldemort, ma non sapeva se avesse avuto qualcosa a che fare con quello che era successo a lei e a James, o se soprattutto era a conoscenza del doppio gioco di Peter.

Era consapevole, ovviamente, del cattivo sangue che c’era sempre stato tra i Malandrini e Piton, soprattutto tra lui e James, quindi aspettò un momento in cui lui non fosse accanto a lei e si avvicinò allo specchio. Subito si formò l’immagine di Severus che camminava in un prato, con il cappuccio del mantello tirato quasi fin sotto gli occhi. Lily si avvicinò fino a toccare lo specchio con il naso, ma comunque non vedeva la sua espressione. Era felice? Nervoso? Triste? O era forse sollevato? Era troppo buio per riuscire a capire qualcosa.

– Che cosa fai? –

La voce di James la fece sobbalzare sul posto, e automaticamente fece un passo indietro, mostrandogli involontariamente cosa stava facendo.

James… iniziò lei.

Sul serio?! sgranò gli occhi lui Mocciosus?

Non lo chiamavi più così! sbottò Lily. Sapeva che persona era, ma quel soprannome gli aveva peggiorato la vita, e portava a galla troppi brutti ricordi. Non l’aveva mai sopportato. Apparteneva a un tempo passato, un tempo in cui James era ancora il ragazzino arrogante che detestava.

Non pensi che non importi molto come lo chiamo ora come ora? si scaldò lui Voglio dire, pensi davvero che lui non c’entrasse niente con l’attacco di Voldemort? Mi odiava Lily! E ce l’aveva con te per esserti messa con me!

Non è vero!

Oh andiamo, lo sai che ti amava, ti ha sempre amata. È ora che tu te ne renda conto il suo tono non era arrabbiato, non più del dovuto almeno. Era stanco. Da come si strofinò i capelli, e sì, aveva tanti diversi modi di farlo, lei capì che era solo, enormemente distrutto.

Io non… non sapeva cosa dire. In fondo al suo cuore sapeva che esisteva un motivo serio se c’era tanto astio tra James e Severus. Era qualcosa di diverso dall’odio che c’era tra lui e Sirius. Piton disprezzava James. Era sempre stato troppo accanito perché fosse solo una distaccata e reciproca ostilità. Era geloso. Geloso, come dicevano i Babbani, da morire. Ma non aveva mai voluto accettarlo. Perché farlo voleva dire anche accettare la consapevolezza di aver spezzato il cuore di una persona a cui aveva voluto un gran bene, non importava tutto quello che era successo. Gli aveva voluto bene, e in fondo, in una parte che aveva fatto di tutto per nascondere, gliene voleva ancora. D’altronde, non si può scegliere a chi voler bene, come non si può scegliere chi amare. Succede e basta, devi solo essere abbastanza fortunato che sia la persona giusta per te.

 

I suoi pensieri furono interrotti da un lamento. James e Lily voltarono entrambi la testa di scatto. Proveniva dallo specchio. Piton non stava più camminando. Era seduto nello studio di Silente, che era in piedi davanti a lui con uno sguardo cupo.

Credevo che lei l’avrebbe protetta… le avevo detto quali erano i piani dell’Oscuro Signore. Le avevo detto di nasconderli tutti…” mormorò. Quando alzò lo sguardo, Lily poté vedergli il viso, ed ebbe la conferma di quello che aveva detto James. Lui l’amava. Era devastato. Per un momento non sentì nemmeno quello che gli disse Silente, persa a fissare quei freddi occhi neri come la pece, ma quando sentì parlare di suo figlio ritornò presente a se stessa.

Ha i suoi occhi” stava dicendo il preside ricordi la forma e il colore degli occhi di Lily Evans, non è vero?”

NO!” urlò Piton. Lei gelò. Perduta… morta… Vorrei essere morto io…” Lily si girò a guardare James. Lui non stava guardando Piton, ma lei.

Se amavi Lily Evans, se davvero l’amavi, allora la tua strada è tracciata. Sai come e perché è morta. Fa’ che non sia stato invano. Aiutami a proteggere il figlio di Lily.”

 

Non ha bisogno di protezione. Il Signore Oscuro se n’è andato.”

Il Signore Oscuro tornerà e Harry Potter sarà in enorme pericolo.”

Queste parole attirarono l’attenzione di James, che levò gli occhi dalla moglie e riprese a guardare lo specchio, terrorizzato.

Molto bene” rispose Piton “Ma non lo dica mai a nessuno! Non posso sopportare… soprattutto il figlio di Potter…” James rise, senza traccia di felicità voglio la sua parola!”

Vuoi la mia parola, Severus, che non rivelerò mai la parte migliore di te?”

L’immagine si dissolse. Non avevano bisogno di vedere altro, per ora. Severus sapeva. Sapeva tutto, era andato da Silente, ma non aveva cercato di avvertire lei. Anche se non avrebbe potuto, e lei ne era conscia, dato che erano nascosti, questo non toglieva il fatto che lui era a conoscenza di tutto, e in qualche modo ne aveva preso parte. E stava per dire a James che aveva ragione, stava per scusarsi, quando lui la anticipò, esprimendo il contrario di quello che pensava lei.

Ha cercato di proteggerti… lei alzò lo sguardo verso di lui. Lui, che nonostante tutto, non era ancora arrabbiato. Quel ragazzo, quell’uomo, riusciva sempre a sorprenderla.

Come fai a non essere arrabbiato?

Lo sono rispose, facendo un passo verso di lei ma non con lui.

Con chi allora?

Con Voldemort, con il mondo, con Silente, che evidentemente sa più cose di quelle che ha l’accortezza di dire fece una pausa ma non posso essere arrabbiato con Piton per aver cercato di proteggere la donna che entrambi amiamo.

Ma…

Aspetta disse lui prendendole la mano fammi parlare. Piton non mi è mai piaciuto e non mi piacerà mai. Ho sempre pensato che fosse una persona pericolosa anche quando eravamo piccoli ed era il tuo migliore amico. Non ho mai capito cosa tu trovassi in lui, lo sai. Ma l’unica cosa buona della sua vita eri tu, e anche se questo non l’ha fermato dall’unirsi a Voldemort, anche se il bene che ti voleva non era abbastanza forte per contrastare la smania di potere, lui ha cercato di proteggerti. Non era il modo migliore, forse, ma non ti potevi aspettare da lui di più di quello che ha fatto. Anche se credevi di conoscerlo, lui non si è mai comportato con il mondo nello stesso modo come si comportava con te, Lily. Ti amava, e quello che è successo gli darà la forza e la rabbia necessaria per fare meglio in futuro. È l’unica cosa che possiamo sperare. –

Evidentemente disse lei entrambi abbiamo voluto bene a persone che si sono dimostrate diverse da quello che pensavamo che fossero, chi in un modo e chi in un altro.

 

*

Erano passati sedici anni da quel momento, e in quel preciso istante si stava svolgendo la battaglia finale a Hogwarts. In quegli anni James aveva avuto il coraggio di controllare Peter, e di esprimere tutto il disgusto per quello che era stato uno dei suoi migliori amici.

Avevano continuato ad osservare Piton, e sapevano tutto quello che Silente aveva taciuto. Avevano anche passato del tempo con lui, ed entrambi non avevano mancato di dirgliene quattro.

Sirius era riuscito a passare quel poco tempo che bastava con Harry per fargli capire come sarebbe stato avere un padre che lo amava, prima di essere portato via. E Remus era appena morto, ucciso durante la battaglia.

Ora erano tutti in quella stanza. Lily, James, Sirius e Remus, l’uno accanto all’altro, com’era sempre stato e come sarebbe sempre dovuto essere, e guardavano tutti in silenzio lo specchio, mentre Harry entrava nello studio del preside e tirava fuori il pensatoio. Anche Piton era appena morto. Nel momento in cui aveva chiuso per sempre gli occhi, Lily si era girata verso la porta, quasi aspettandosi di vederlo entrare, ma non era successo.

 

 

Nonostante sapevano tutto quello che Harry avrebbe visto, avrebbero preferito che succedesse in un modo diverso.

 

Come se ci fosse una telecamera dietro gli occhiali del ragazzo, entrarono anche loro nei ricordi di Severus.

Videro lui e Lily da bambini, troppo piccoli per capire cosa fosse l’amore, ma il desiderio negli occhi del piccolo Piton era già evidente. Nonostante l’ascia di guerra ormai abbandonata da tempo, James non riuscì a trattenere una smorfia, seguito a ruota da Sirius, che l’ascia non l’aveva mai abbandonata.

Li videro un po’ più grandi, salire sul primo treno che li avrebbe portati ad Hogwarts, e subito dopo lo smistamento, che li costrinse a sedere ai lati opposti della sala, inconsapevoli che quello era il primo degli eventi che li avrebbe portati al presente.

Sirius rise con gusto quando videro una Lily quindicenne sostenere di sapere benissimo che James Potter fosse un arrogante, ma si fermò quando la scena si trasformò nel pomeriggio successivo ad uno degli esami dei G.U.F.O., dove Piton, stanco di essere sempre la preda preferita per gli scherzi dei Malandrini, insultò Lily senza rendersi conto di quello che stava facendo.

I tre ragazzi proruppero in quelli che sarebbero stati di certo insulti di un certo livello, se Lily non li avesse fermati con un’occhiataccia, quando sentirono Piton dire “… mediocre, arrogante come suo padre, ribelle a ogni regola, compiaciuto di scoprirsi famoso, avido di attenzione e impertinente…”

Sospirarono, quando Silente, conscio che sarebbe comunque morto per la maledizione che aveva iniziato a diffondersi dentro di lui a causa dell’anello, chiese a Severus di ucciderlo per poter ottenere la fiducia di Voldemort. Remus, che non lo sapeva, si portò le mani davanti al viso, asciugandosi una lacrima. Subito dopo che era arrivato, l’avevano avvertito che Piton aveva fatto il doppio gioco con Voldemort, che era dalla loro parte e aveva protetto Harry nei suoi anni di scuola, e anche dopo, ma non erano riusciti a raccontargli tutto perché stava succedendo troppo in fretta.

E rabbrividirono quando l’immagine si trasformò in quella che più temevano. Era il sesto anno di Harry, Piton sedeva immobile nello studio del preside mentre questo camminava attorno a lui. “Harry non deve sapere fino all’ultimo, finché non sarà necessario, altrimenti come potrebbe avere la forza di fare ciò che deve essere fatto?”

– Oh Harry… – mormorò Lily.

– Cosa? – chiese Remus – Cosa deve essere fatto? Di che sta parlando? –

– Ora ci arriva, Lunastorta, è inutile che te lo spieghiamo noi – gli disse Sirius stringendogli la mano.

“Devi rivelargli che la notte in cui Lord Voldemort andò a Godric’s Hollow per uccidere Harry, e Lily interpose la propria vita tra di loro come uno scudo” stava continuando Silente “l’Anatema che Uccide gli rimbalzò addosso. In quell’istante, un frammento dell’anima di Voldemort fu violentemente separato e si agganciò alla sola cosa vivente che riuscì a trovare: Harry stesso. Oh, c’è un motivo per cui Harry può parlare con i serpenti, c’è un motivo per cui può guardare nella mente di Lord Voltemort. Una parte di Voldemort vive dentro di lui, e finché quel frammento di anima resta aggrappato a Harry e da lui protetto, Lord Voldemort non può morire”.

– Per Merlino, no! – urlò Remus, che anche se non era a conoscenza di tutto come gli altri, aveva già capito tutto, come sempre.

“Quindi, quando arriva il momento, il ragazzo deve morire?” stava chiedendo Piton.

“Si, si” rispose Silente “deve morire”

“Lo ha tenuto in vita perché muoia nel momento opportuno” affermò basito “lo ha allevato come una bestia da macello!”

“Non dirmi ora, che ti sei affezionato al ragazzo”

Severus tirò fuori la bacchetta, rivolgendo al vecchio preside lo stesso sguardo sdegnato che aveva sempre rivolto ai Malandrini, per poi pronunciare “Expecto Patronum”.                                                   

 

Una cerva d’argento fuoriuscì dalla punta della bacchetta. Il suo Patronus aveva la stessa forma di quello di Lily. Tutti e sei rimasero a guardarla volteggiare nello studio del preside fino a che non si dissolse fuori dalla finestra. Al che Silente si voltò a guardare il suo vecchio alunno, con gli occhi pieni di lacrime, esclamando “Lily… dopo tutto questo tempo?” e Piton, serio in volto, come se con quelle parole stesse recitando l’unica promessa che non avrebbe mai spezzato, e l’unica cosa che gli dava la forza di continuare a lottare, rispose “Sempre”.

 

James strinse la mano di Lily, che piangeva come la prima volta che aveva sentito quelle parole, sapendo comunque che non era finita.

“Quindi quando arriva il momento” ripeté Severus “il ragazzo deve morire?”

“Si” rispose ancora Silente “e deve essere Voldemort stesso a farlo. È fondamentale.”

–NO! – urlò Remus – Ma cosa… Silente… –

– Remus… – cercò di calmarlo Sirius, anche se provava la stessa rabbia incontenibile che provava lui, e quando aveva sentito per la prima volta quelle parole aveva reagito in modo molto peggiore.

– Cosa?! – sbottò Remus allontanandolo – Sapeva tutto quanto! Harry ha sofferto abbastanza per più di una vita, la sua esistenza non può essere dettata da questo inaccettabile e terribile destino! Che vita ha avuto? Ha conosciuto solitudine, rabbia e distruzione… –

– Si – lo interruppe James, spostandosi davanti a lui – ma ha conosciuto anche l’amicizia, l’amore e la famiglia, anche grazie a te Luna.–

– Ma… –

– Credi che io sia felice di questo? Credi che io e Lily non siamo distrutti da quello a cui sta per andare incontro nostro figlio? – gli chiese indicando Lily dietro di se, con ancora gli occhi pieni di lacrime ma la testa alta, a riprova della guerriera che era – Mi rifiuto di accettare che sia questa la fine di tutto. Non è ancora finita.–

 

– Esattamente – disse una voce dietro di loro. Tutti e quattro si voltarono di scatto, riconoscendola.

In mezzo al salotto, così silenzioso che non l’avevano sentito entrare, c’era un uomo alto e magro, con i capelli lunghi e neri, gli occhi neri, il naso adunco e la carnagione olivastra, vestito completamente di nero, tanto che sembrava, adesso come vent’anni prima, un grande pipistrello. Piton.

– Sev… – mormorò Lily, una parte di lei che voleva corrergli incontro ma incapace di muoversi.

– Ciao Lils – le disse lui con la voce più dolce che i ragazzi gli avessero mai sentito – Mi dispiace… e allungò un braccio come a volerla toccare, ma poi, ripensandoci, chiuse la mano in un pugno e la lasciò cadere al suo fianco Arriverà il momento per poter parlare, ma non adesso. –

– Perché, che succede adesso? – gli chiese irato Sirius, che non l’aveva comunque mai perdonato.

– Come ha detto Potter, Black – gli rispose Piton, ritornando quello di sempre – Non è ancora finita. Silente mi ha mandato a chiamarvi – fece una pausa, cercando di controllare il suo tono ormai fisso sulle stesse note cupe da troppo tempo – Harry vi aspetta.–

E quelle furono le uniche parole che avevano bisogno di sentire. James e Lily avrebbero avuto ancora un’occasione per poter fare da genitori al loro bambino, che bambino più non era, e Remus e Sirius avrebbero potuto essere al loro fianco, come la famiglia che avrebbero sempre dovuto essere. Harry, il ragazzo che è sopravvissuto, aveva bisogno di loro per l’ultima volta.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Emma Black