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Autore: unsensoaquestonome    30/04/2020    1 recensioni
Grace Barlow ha diciannove anni quando si arruola come infermiera dell'esercito per amore della patria e per, diciamocelo, scappare dalla sua famiglia. Quella che le si prospetta è una vita di servizio semplice e tranquilla, ed è esattamente quello che Grace si aspetta: non ha mai sognato in grande, ma tra i suoi piani ci sono un bel marito e la possibilità di invecchiare insieme a lui. Ma la vita non le ha mai chiesto cosa voleva. Siamo negli anni '40: la guerra in Europa si espande e, presto o tardi, questa piomberà sulla vita di Grace, mettendola davanti ad una realtà più grande di lei, davanti alla morte, alla vita, alla famiglia, all'amore.
Genere: Drammatico, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo tre

Sono passati tre giorni da quando io e le ragazzze abbiamo iniziato il nostro incarico. Finalmente siamo giunte alla fine di una settimana stressante e faticosa: non vedo l'ora di togliermi questa divisa di dosso.
"Ragazze, che ne dite di andare a cena fuori? Dobbiamo inaugurare questa prima settimana a Washington!" dice Rachel quando vede che siamo tutte nello spogliatoio a cambiarci.
Un coro di approvazione si alza tra di noi. E' proprio quello che ci voleva: un po' di relax, giusto per liberarci dalle fatiche della settimana. 
Prima di andare però dobbiamo fare una sosta a casa, per cambiarci e renderci belle. Io metto un semplice vestito scuro a cui accompagno un trucco leggero: non ho per niente voglia di agghindarmi. Ho solo voglia di divertirmi con le mie ragazze e non pensare a nient'altro. Decidiamo di andare in un ristorante non molto lontano; con un viaggio in taxi di qualche minuto siamo arrivate e il posto ci lascia a bocca aperta: è elegante, chic e molto affollato. Deve essere molto popolare da queste parti.
"Beh, non siamo state le uniche ad avere quest'idea" dico alzando gli occhi al cielo e facendo ridere tutte.
"Oh andiamo, sono sicura che troveremo un posto" esclama Evelyn facendosi avanti e andando a chiedere informazioni.
Si capisce che lei è quella positiva del gruppo? E in effetti aveva ragione: riusciamo a trovare un tavolo libero! Ci sediamo e ci gustiamo un pasto con i fiocchi, accompagnato dalla musica di sottofondo. L'atmosfera è delle migliori: ci sono persone che ballano sulla pista e chi si gode la cena al proprio tavolo, ma le risate non mancano a nessuno.
All'improvviso, Kate si mette a fare una specie di rullo di tamburi con le posate esclamando: "Evelyn ha una storia da raccontare!"
"Che storia?" chiediamo tutte insieme curiose.
Evy arrossisce e, dopo aver insistito un po', inizia a raccontarci quello che le è successo questa mattina: durante il turno delle visite ha incontrato un "affascinante pilota dell'esercito", parole sue, che le ha fatto la corte. Dice che l'ha conquistata con la sua parlantina impacciata e quando, con un ultimo gesto romantico, le ha detto che era bellissima, ha fatto breccia nel cuore della nostra Evy.
"Mi ha chiesto se volevo andare a cena con lui e alla fine ho detto di sì..." ci racconta arrossendo.
Ci mettiamo a ridere e scherzare e anche a prendere un po' in giro Evy: è così carina e cotta, decisamente cotta. Vorremmo tutte essere al suo posto e vivere un'avventura che ci faccia pensare meno al lavoro e più a noi stesse.
Finito di mangiare anche il dolce ci alziamo per fiondarci nella pista: balliamo a ritmo di jazz accompagnate da trombe e sassofoni. E' il momento più bello di questa settimana e a renderlo ancora più allettante è l'atmosfera che ci circonda: tutti ridono, tutti si divertono e nessuno parla di guerra, pensano tutti a ballare e a non pestare i piedi a nessuno. E io faccio altrettanto: faccio qualche giravolta intorno a Carrie e Rachel, saltello maldestramente con Betty e Barbara e improvviso qualche passo con Evelyn e Kate. 
All'improvviso Evy si ferma arrossendo e spalancando gli occhi, puntandoli alle mie spalle.
"Oh mio Dio, è lui..." dice con una vena di eccitazione nella voce.
Ovviamente noi, non preoccupandoci di farci notare, guardiamo tutte nella direzione da lei indicata e vediamo un gruppo di uomini in divisa vicino la zona bar.
"Avanti Evy, devi essere più specifica" la canzona teneramente Barbara.
"Ok, giratevi non guardate. E' quello castano che sta parlando con il barista" 
Come se non l'avesse detto, ci giriamo di scatto senza neanche aspettare che finisca la frase e puntiamo gli occhi sull'uomo che Evy ha brevemente descritto. Sembra davvero un affascinante pilota: è alto e ben composto, e dal suo sguardo e dal modo con cui si guarda intorno riflette molta sicurezza. 
"Evy hai proprio fatto centro!" le dico ridendo, mentre le sue guance di nuovo si colorano di un rosso acceso.
"Devi andare a parlargli!" le dice Carrie spingendola fuori dal nostro piccolo cerchio, verso il pilota.
"Cosa? Che dici?" chiede nervosamente.
"Sì, e magari digli di presentarci i suoi amici" come sempre Barbara non perde un colpo.
"Ok, facciamo così: ritorniamo al tavolo, Evelyn la mettiamo verso l'esterno e aspettiamo che il suo pilota si accorga di lei..." 
"E poi quando verrà a salutarti gli dirai di aggiungersi a noi con i suoi amici!" finisco la frase di Carrie, prendendo Evelyn per un braccio e portandola di nuovo verso il tavolo.
Come al solito, abbiamo fatto centro: non passano nemmeno dieci minuti che lui si accorge di lei ed inizia a camminare nella nostra direzione.
"Ragazze, sta arrivando" dice Betty facendo finta di niente e mantenendo un sorriso.
"Tra tre, due, uno..." inizio a contare scherzosamente.
"Evelyn, ciao..." la voce profonda e risoluta proviene dalle mie spalle, mentre vedo Evy seduta davanti a me che guarda in un punto preciso dietro di me.
"Miles, che sorpresa vederti qua" lo saluta Evelyn, fingendo spudoratamente di non averlo adocchiato già da un po'.
Io e le ragazze guardiamo estasiate il loro piccolo momento: sembra che lui non si sia accorto di nessun altro se non di lei. 
"Loro sono le mie amiche: Grace, Carrie, Kate, Barbara, Rachel e Betty" 
"Salve..." diciamo all'unisono.
"Oh, anch'io sono con degli amici... magari potreste unirvi a noi... se vi va" propone il pilota, stavolta guardandoci tutte.
Io e le ragazze facciamo finta di pensarci, anche se sappiamo che la risposta è palese. E' così divertente. 
"Perchè no?" alla fine ci alziamo e ci incamminiamo al loro tavolo, guidate da Miles.
"G, guarda quanti sono" mi sussurra ad un orecchio Carrie, estasiata dalla vista di tutti quegli uomini in divisa.
"Abbiamo l'imbarazzo della scelta stasera" mi dice Barbara nell'altro orecchio.
Mi viene da ridere: siamo davvero così disperate? No, in realtà vogliamo solo divertirci e spassarcela, senza pensare più a niente, e perchè no, magari anche in compagnia degli uomini che ora ci scrutano attentamente mentre ci avviciniamo al loro tavolo.
"Ragazzi lei è Evelyn... e loro sono le sue amiche" ci presenta Miles facendo cenno ai suoi amici.
Iniziamo a salutarli e a presentarci una ad una, finchè i miei occhi non incontrano quelli famigliari di un soldato che avevo incontrato qualche giorno prima.
"Ci rivediamo tenente" mi dice con un piccolo sorriso.
E' il ragazzo che mi aveva salutato. Wow, che bel modo di ricordarmelo. 
"Salve" rispondo diligentemente, ricambiando il suo sorriso.
In poco tempo incominciamo a ridere e scherzare come se fossimo tutti grandi amici e ci conoscessimo da sempre: è questo che avevamo aspettato per tutta la serata. Evelyn e Miles si sono presto appartati, e nel frattempo anche Barbara e Kate si sono avvicinate a due piloti, due bei biondi che si assomigliano talmente tanto da sembrare fratelli. Io invece? Me la sto godendo davvero, in fondo mi accontento con poco: sono rimasta insieme a Carrie e Rachel al tavolo con altri tre piloti, il ragazzo che avevo visitato qualche giorno prima compreso. Ci vorrà poco perchè le mie amiche conquistino qualcuno con le loro risate contagiose e i loro sguardi ammiccanti e, con tanto di cappello, io faccio il tifo per loro.
"Vado al bar a prendermi un drink, volete qualcosa?" chiedo, non appena noto che siamo rimasti io e il tenente che mi aveva salutato ad intralciare i momenti di intimità che Carrie e Rachel stavano cercando di costruirsi con le loro nuove conquiste.
"Ti accompagno" dice il tenente, forse intuendo le mie intenzioni.
Gli rispondo con un sorriso e un timido "grazie". E' tutto così imbarazzante, ma non per la sua presenza, assolutamente, più perchè mi sto letteralmente sforzando, ma non riesco a ricordarmi il suo nome. E l'ha anche detto mentre si presentava alle mie amiche: come ho fatto a perdermelo?
"Non mi aspettavo di rivederla così presto, tenente" mi dice interrompendo i miei pensieri.
"Si aspettava di rivedermi, perchè?" gli chiedo sfacciatamente mentre ci avviciniamo al bancone.
"Beh, per le visite finali, in ospedale..."
"Oh, certo" rispondo imbarazzata.
E' ovvio, a che stavo pensando? Forse dovrei smetterla di tirare la corda, dovrei smetterla di provarci così spudoratamente, tanto non ne sono capace, finirò solo per fare una figuraccia.
"Lo speravo più che altro" mi dice con un piccolo sorriso e scuotendo la testa.
Un sorriso si apre spontaneamente nelle mie labbra e comincio a credere di aver scampato la brutta figura.
"Davvero?" 
Mi guarda annuendo piano con la testa. 
"Cosa prende?" mi chiede mentre fa un cenno al barista richiamando la sua attenzione.
"Un martini, grazie"
Un silenzio imbarazzante cala tra di noi mentre il barista prepara le nostre bevande. Ok, cosa devo fare? Qual è il prossimo passo? Mi sto innervosendo, non ho la più pallida idea di che cosa parlare: non riesco a pensare a niente. Del tempo? No, decisamente no.
"E' da tanto che è a Washington?" mi chiede, forse capendo che non sono molto brava a conversare. Decisamente pessima.
"Oh no, sono qui da una settimana circa, solo per lavoro" rispondo prendendo un sorso dal mio bicchiere.
"E di dove è?" 
"New Orleans, lei?"
"Io vengo da Nashville, nel Tennessee" mi risponde, mentre sorseggia il suo drink.
E di nuovo caliamo nel silenzio: la musica che fino a prima era piacevole ora sembra solo rendere ancora più assordante questo silenzio tra di noi. Forse mi sto facendo troppe aspettative, ed è questo che mi blocca dall'avere una normale conversazione tra adulti. Cerco di sciogliermi e rilassarmi, anche con l'aiuto del drink, quando gli chiedo:
"Cosa l'ha portata a fare il pilota, tenente?"
"Penso di averlo avuto nel sangue fin da piccolo: ho sempre amato volare. Era il mio destino e quando ne ho avuto la possibilità mi sono arruolato... e ho avuto la possibilità di farlo con il mio migliore amico" mi dice indicando sulla pista il pilota con cui sta ballando Evelyn.
"E di lei invece che mi dice? Cosa l'ha portata a fare l'infermiera?"
"Non lo so in realtà: volevo essere d'aiuto, contare qualcosa per qualcuno. Non sono nata con questa vocazione nel sangue ma alla fine mi ci sono ritrovata" 
"Per esperienza posso dirle che è un'ottima infiermiera"
"Grazie per la sua sincerità tenente" gli sorrido.
"Dammi pure del tu" mi dice facendomi un cenno con la testa.
"Certo..." ci sono cascata diamine.
Ora si è accorto che non mi ricordo come si chiama.
"Non si ricorda il mio nome" mi dice guardandomi con gli occhi assottigliati, facendo finta di essere indignato e spalancando la bocca scherzosamente.
"Anche tu puoi darmi del tu" dico, cercando di sviare la questione.
"Lo farò Grace, ma tu continui a non sapere come mi chiamo" dice questa volta con una grassa risata.
"Ti ho incontrato più di una settimana fa e poi stavo lavorando, non posso permettermi di famigliarizzare con i miei pazienti" gli spiego, cercando di tirarmi fuori da questa situazione tanto scomoda quanto imbarazzante.
"Va bene, va bene, ma sappi che mi ritengo offeso, Grace" dice scherzosamente, marcando di proposito il mio nome.
"Ora me lo dici?" gli chiedo bonariamente lanciandogli uno sguardo di scuse.
"E' Jo"
"Ma certo sì: Jo, Jonathan!" 
"Joseph"
"Ok, forse è meglio se sto zitta" dico finendo con un sorso il mio martini.
Entrambi scoppiamo in una risata che mi lascia senza fiato.
"Va bene, forza, ricominciamo da capo..." 
Lo guardo confusa non capendo cosa intende.
"Salve bella ragazza, sono Jo" mi dice porgendomi la mano.
"Piacere Grace" gli dico stringendogli la mano e trattenendo una risata.
"Cosa ci fa una bella ragazza come te qui?" mi chiede facendo finta di niente e guardandosi intorno.
"Ero alla ricerca di qualche bel ragazzo che mi facesse compagnia" gli rispondi reggendo il gioco.
"Credo sia la tua serata fortunata" si avvicina a me appoggiandosi al bancone.
"Ne sei così sicuro?" gli chiedo avvicinandomi a mia volta.
Ok, cosa sta succedendo? Mi piace, qualunque cosa sia. Mi guarda con un sorriso sfrontato e di sfida: 
"Pronta a vivere la serata più bella della tua vita?"
Lo guardo confusa ma allo stesso tempo interessata mentre mi porge una mano.
"Ti assicuro che non te ne pentirai Grace..." mi dice, cercando di rassicurarmi.
"Sarà meglio per te" dico sorridendo ricambiando il suo sguardo provocatorio.
Mi porta fino alla porta del locale e stranamente nessun dubbio mi passa per la testa: perchè mi sto fidando così? Usciamo e il freddo serale della città mi travolge. Non parliamo mentre mi fa passare in mezzo alla folla, sempre tenendo salda la mia mano nella sua. Arriviamo ad un piccolo vicolo buio e, ancora, nessun campanello d'allarme si accende in me: quanto sono ingenua? Arriviamo alla fine del vicolo dove davanti a noi si staglia un grande giardino, impossibile da notare da lontano
"Dove mi hai portato?" gli chiedo guardando estasiata il bellissimo giardino dal cancello che ci separa da questo. 
"Non ne ho idea..." mi dice guardandomi con un sorriso mozzafiato mostrandomi i denti e guardandosi intorno.
Scuote energicamente il cancello, che però sembra non volersi aprire.
"Ho visto questo posto mentre andavo al ristorante e mi sembrava perfetto per te" mi dice mentre continua a cercare un modo per aprire quella barriera di ferro.
"Avevi previsto tutto?" gli chiedo mentre faccio qualche passo per ammirare, anche se da lontano, le meravigliose piante che adornano il giardino.
Deve essere un parchetto privato, di qualche villa prestigiosa: anche nel buio riesco a vedere i colori vividi del glicine e dei fiori di ciliegio. La mia percezione si concentra sul profumo inebriante dei fiori freschi sbocciati: con una mano tocco il freddo del ferro, scorgendo tra le grate dei boccioli non ancora sbocciati.
"A dire il vero sto improvvisando un po'" mi risponde risvegliandomi dai miei pensieri.
Ridiamo insieme nello stesso momento in cui, dopo un ultimo strattone, il cancello si apre.
"Sei sicuro..." inizio timorosa.
"Certo! Ne varrà la pena" mi interrompe confortandomi.
Entriamo e il giardino è bellissimo: quel che riuscivo a vedere da fuori non è niente rispetto a quello che ho davanti. Gli alberi alti fanno da contorno a prati pieni di fiori che ancora devono sbocciare, e il tutto è messo in modo circolare, così da incorniciare una piccola panchina posta sotto la chioma di una grande quercia.
"E' stupendo" è l'unica cosa che riesco a dire.
Sento Jo deglutire nervosamente dietro di me.
"Speravo che ti piacesse" mi dice rasserenato.
"Beh, è perfetto" gli dico girandomi verso di lui con un sorriso radioso.
Mi fisso nei suoi occhi e non potrebbere essere un momento migliore. Ad un tratto mi sento colmare dal suo sguardo sereno e risoluto: un mare di emozioni che nemmeno io saprei spiegare, mi travolge. Non ho mai provato niente di simile per nessun altro e mi sento rapita: possibile che due occhi scuri e teneri possano far cadere tutte le mie certezze? Possibile che una persona sola possa ridurmi in questo modo? I nostri sguardi continuano a non lasciarsi e io mi sento incatenata a lui. I rumori della città si rifanno vivi nelle mie orecchie e mi riportano alla realtà: avevo perso la concezione del tempo. Abbasso subito imbarazzata gli occhi alle mie scarpe. Mi sento impacciata, quasi sbagliata: non so cosa fare, non so come comportarmi. Ma ci pensa Jo a guidarmi: mi prende il mento lentamente, riportando i miei occhi ai suoi. E poi mi bacia. Sento di volare, di spiccare il volo e salire in alto verso l'infinito e fare mille capriole. Niente mi disturba mentre con le labbra tremanti accolgo la sua dolce lingua che mi accarezza e mi manda ondate di piacere che raggiungono ogni punto del mio corpo. Non c'è più niente, nessuno: ci siamo solo noi, legati da questo nostro momento che vorrei non finisca mai. Quando ci separiamo per riprendere fiato, mi accarezza delicatamente una guancia.
"Ne è valsa la pena?" mi sussurra sulle labbra ancora bagnate.
"Oh sì" gli rispondo sorridendo e, per la prima volta, prendendo l'iniziativa.
Soffochiamo una risata in un altro bacio impetuoso, ma allo stesso tempo estremamente delicato. Appoggia la sua fronte alla mia, guardandomi di nuovo: per nulla al mondo, ora, vorrei distogliere il mio sguardo dal suo. Aveva ragione: sto vivendo la serata più bella della mia vita.

***
 
"Ragazze che serata!" esclama Kate appena varchiamo la soglia di casa.
"Evy come possiamo ringraziarti?" le chiede Barbara che non riesce a smettere di saltellare dalla felicità.
Direi che è stata una serata proficua per tutte. Le ragazze si sono date da fare e nessuna è rimasta senza compagnia: la serata perfetta, piena di emozioni che abbiamo la fortuna di condividere tra di noi. Scoppiamo tutte a ridere mentre andiamo in camera a cambiarci. E' quasi l'una di notte, ma nonostante questo la stanchezza non si fa sentire. 
"Abbiamo tante cose da raccontarci!" esclama Betty.
Un coro di "uh" si propaga nella stanza: anche Betty, la più seria tra di noi, è riuscita a rilassarsi e a godersi la serata. Le sue guance si colorano di un rosso acceso mentre si copre il viso con le mani.
"Sapete chi ci deve delle spiegazioni?" chiede Rachel, creando della suspense.
"Grace!" finisce la frase.
Tutti gli sguardi finisco immediatamente su di me. Stranamente non arrossisco, anzi, non vedo l'ora di raccontare tutto, ma proprio tutto alle mie amiche. Le guardo mentre un sorriso si allarga sulle mie labbra.
"Vero, sei scomparsa per tutta la sera" mi dice Carrie ammiccando.
"Diciamo che ho trovato una buona compagnia" dico mordendomi un labbro.
"Oh avanti, dicci tutto" mi sprona Evelyn prendendomi per un braccio e scuotendomi leggermente.
Le ragazze si riuniscono in un piccolo cerchio intorno a me: mi siedo sul pavimento con le spalle poggiate al mio letto, mentre le altre mi seguono. Carrie, seduta alla mia destra, mi prende una mano tra le sue guardandomi con attesa.
"Sono stata con Jo...  e credo che mi piaccia un pochino" dico abbassando lo sguardo al pavimento al ricordo degli eventi successi meno di un'ora prima.
Dirlo ad alta voce mi fa un insolito effetto. Soprattutto è davvero strano: può una serata sola con un uomo appena incontrato farmi perdere la testa? Forse sto correndo troppo, in fondo è stata solo una serata e un bacio... qualche bacio. 
"E' stata la serata perfetta: volevo che non finisse mai. E lui è stato così gentile, dolce... non potevo chiedere di meglio" comincio a raccontare sognante.
Continuiamo a parlare di quei soldati tutta la notte, come delle ragazzine alle prese con le prime cotte... e non è forse così, per me? Joseph Myers. Mi emoziono al solo pensiero. Nessuno mi era mai entrato in testa come lui, è tutto così nuovo per me. Sono davvero felice ma allo stesso tempo ho un po' di paura: e se questo fosse solo nella mia testa e per lui non sono altro che una ragazza con cui ha parlato per una sera e basta? Di nuovo questa paura, quella che mi ha sempre fermata dall'andare avanti, dal buttarmi sulle situazioni: paura di non essere ricambiata, paura di essere umiliata con i miei sentimenti. Più che altro, non vorrei fare la figura di quella che ha preso un colpo di fulmine, quando in realtà quella sera il cielo era sereno. Non lo sopporterei. Ma per ora non posso farci niente, devo solo aspettare e vedere se le cose si evolveranno in qualche modo. Non l'ho mai fatto, ma questa volta ci spero tanto. Non posso far altro che addormentarmi, pensando e ripensando a quegli occhi scuri e dolci che mi hanno incantata per tutta la serata, e che continuano a farlo nei miei pensieri.
   
 
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