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Autore: Alice_g1    03/05/2020    7 recensioni
« Akito? »
« Sì? »
« Te l'avevo detto che non sono maleducata. ».
Alzai una mano e, lasciandomi alle spalle quella stramba ragazza dai capelli rossi e gli occhi troppo grandi, le feci un cenno.
« E' troppo presto per dirlo Sana....ma é solo la mia opinione. »
« La tua opinione non interessa a nessuno. ».
Mi voltai di scatto, infilandomi tra i capelli l'ombrellino che mi aveva appena regalato e, nonostante la distanza, il suo sorriso lo vidi chiaro come il sole.
« Ti interesserà presto....ragazzina. ».
Una notte, un bar, due sconosciuti...Perché l'amore, a volte, ha solo bisogno di un attimo in più.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sana Kurata/Rossana Smith | Coppie: Sana/Akito
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Love was just a glance away
A warm embracing dance away and
Ever since that night we've been together
Lovers at first sight in love forever
It turned out so right for strangers in The night.
 
 
 
 
 
 
Entrai nel locale in perfetto orario, l’orologio situato sulla torre più alta della città,  scandiva i canonici nove rintocchi e mentre l’ultimo ding dong riempiva l’aria, mi sedetti al solito posto, ordinando la solita birra.
Un sorriso, questa volta più sincero, si dipinse sul suo volto da ragazzino impacciato ma solare.
“ Stanno giocando male…perderanno di nuovo.”
Scrollai la testa, ancora non aveva chiaro che di calcio non ne capivo nulla.
Il ragazzino sorrise ancora, pulendo il solito bicchiere con aria distratta, se la sua squadra del cuore era così scarsa, poteva sempre tifarne un'altra.
Guardai con la coda dell’occhio l’orario sul suo polso, notando che, anche la scelta del suo Casio in acciaio, rispecchiasse perfettamente la sua giovane età.
 
< Sono quasi certo che venerdì prossimo verso le nove la luna diventerà piena. >
 
Probabilmente era stato stupido da parte mia credere che si sarebbe presentata lì, per me che non ero mai stato un asso nelle conversazioni, quel mezzo appuntamento chiesto in modo così confuso, forse non l’aveva colto o, peggio ancora, non aveva voluto coglierlo.

< Ti sbagli….ci sarà un’eclissi a breve. >
 
Ed era stata la verità, il mercoledì successivo il cielo si scurii improvvisamente e, durante quel momento, invece di guardare l’eclissi, cercai lei tra la folla, nonostante ci fosse una possibilità su un milione di condividere quel momento insieme, ci sperai fino all’ultimo secondo, fino a quando il sole, riprese il comando sulla luna.
 
< Esci di nuovo? Allora il mio consiglio é stato utile. >
< Punto uno: il tuo non é stato un consiglio ma un ordine e, punto due, ho voglia di una birra. >
< Se lo dici tu Akito. >
< Vaffanculo Tsu. >
 
Raccontare al mio migliore amico il bisogno impellente di rivedere una stramba sconosciuta non era stato facile, anche se dal modo in cui mi sorrise, aprendo il frigo pieno zeppo di birre, sembrò bastargli come spiegazione.
 
“ Posso avere un’altra birra?” chiesi allungandogli sul bancone la prima ormai finita.
“ E anche un Gin Tonic.”
Sobbalzai, ma non le diedi la soddisfazione di girarmi indietro, era ritardo di un’ora.
“ Buona sera ombrellino rosa.”
“ Buona sera ragazzina maleducata che continua a esserlo.” Le risposi indicandole con un cenno, l’orologio a muro davanti a noi.
“ Non sono maleducata, ero solo curiosa.”
“ Curiosa?”
“ Di capire se staresti rimasto nonostante i miei sessantatré minuti di ritardo.”
La guardai a lungo e dal modo in cui mi sorrise, nascondendo una smorfia tremendamente soddisfatta, capii che non era arrivata in ritardo, si era solo nascosta aspettando il momento giusto.
“ Vuoi farmi credere che hai aspettato sessantatré minuti dietro un cespuglio?” le domandai con un pizzico di riluttanza, quella ragazza era folle!
“ Settantacinque in verità…ma chi li conta.” Borbottò alzando le spalle.
“ Tu sei fuori.”
“ Hai guardato l’eclissi?”
Sì….e l’ho fatto pensando a te.
“ Ero al lavoro.”
“ Peccato.”
Non so perché mentii così spudoratamente, sicuramente farle sapere che l’avevo pensata ogni giorno sarebbe stata la mossa vincente, invece quella menzogna uscii in modo così naturale, che non potei proprio fermala.
“ Io ti ho pensato invece.”
Invidiavo terribilmente il suo modo di vivere, in una frase tanto banale tutto il suo essere spontanea e senza filtri, arrivava forte e chiaro alle mie orecchie piene di pregiudizi e reticenze.
“ E cosa hai pensato?”
“ Che se ti avessi chiesto dell’eclissi, tu avresti risposto che l’avevi vista pensando a me.”
Mi maledii fino al midollo, ancora una volta mi ero comportato come un coglione che non diceva mai la verità.
Ti stavo prendendo in giro Sana, hai presente il dannato ombrellino che mi hai regalato? Beh…lo tengo sulla scrivania da quella notte.
“ Ti dai troppa importanza ragazzina maleducata.” Avevo sicuramente un deficit mentale, potevo essere più imbecille di così?
“ Per quanto ancora dovrò impegnarmi per farti smettere di chiamarmi così?” mugugnò battendo i piedi a terra.
“ E chi lo sa…” replicai bevendo un sorso di birra.
“ Sai che giorno é oggi?”
“ Venerdì? ” dissi con ovvietà, sapendo già che quella, era l’ultima fra le risposte giuste.
“ No.” Ribatté girando la cannuccia dentro il drink, “ oggi é il giorno in cui Marte si trova nella quinta casa.”
“ Cosa?”
“ Kei potresti portami delle patatine? Ho una fame.”
“ Certo Sana.”
Spostai lo sguardo su entrambi, più che disorientato dalle sue parole.
“ Si chiama Kei.” Accennando nella direzione del barista. “ Hai visto ombrellino rosa? Non sono così maleducata.”
Il fatto che lei, a differenza mia, fosse a conoscenza del suo nome, doveva farla sentire parecchio soddisfatta.
“ Sai il suo nome ed io no, hai vinto.”
“ Quindi ora non mi chiamerai più ragazzina maleducata?”
“ Ti sei tenuta in canna questa battuta per una settimana?”
“ Tra le altre cose…”
“ Mi dispiace Sana niente patatine, ma ho trovato del gelato.”
“ Evvai! ” esclamò felice, battendo le mani.
“ Se volevi le patatine perché sei felice del gelato? ”
“ Perché quando l’improbabile diventa probabile si apprezza di più.” Replicò portandosi il cucchiaino colmo di crema al pistacchio alla bocca.
“ Sei proprio strana.” Mormorai girando lo sguardo altrove, stringendo le gambe per nascondere qualcosa, che non potevo farle vedere.
“ Che cos’é questa cavolata delle case?” le chiesi cercando di distrarre il mio cervello e soprattutto il mio corpo.
“ Ma come? Non lo sai? ”
“ Se te lo chiedo…”
“ Sono certa che questa informazione era scritta in uno di quei libri che avresti dovuto comprare sabato.”
Alzai per un attimo il sopracciglio, quanto era complicato parlare con lei…
“ Sei proprio bravo.” Mugugnò, piantando con forza il cucchiaio nella coppetta di vetro.
Il suo tono tradiva una certa delusione, ma proprio non riuscivo a cogliere quel rimprovero.
Rimanemmo in silenzio per diversi minuti, le imprecazioni di Kei verso la tv,  riempivano la stanza.
Marte? La casa? Il libro?
Solo il fischio dell’arbitro, riaccese la fioca lampadina nella mia mente.
 
< Quando potrò alzare il mio voto? >
< Dipende. >
< Da cosa? >
< Dalle fasi lunari. >
< Allora domani comprerò un libro al riguardo. >

 
Mi mordicchiai un dito, ricordandomi di quel guanto di sfida che le lanciai più per provocazione che per altro, volevo disperatamente rivederla e avrei detto qualsiasi cosa per convincerla, per darle anche solo un banalissimo motivo per farla tornare qui.
 
“ Sono un bugiardo del cazzo.”
“ Lo sei davvero.” Confermò pasticciando quel gelato che oramai aveva l’aspetto di un bordo verdastro.
“ L’ho fatto a fin di bene.”
“ E cioè? ”
“ La verità?”
“ Se sei capace di dirla…”
“ Volevo darti un motivo per tornare qui.”
Guardala negli occhi mentre quella spaventosa ma inventabile realtà usciva dalle mie labbra non era per niente facile, ma non potevo permettere che questa, almeno questa, lei la catalogasse come una falsità.
“ E chi ti dice che non sarei tornata a prescindere?”
“ Lo avresti fatto?”
“ Si…mi piacciono i drink che prepara Kei.”
Sorrisi, rassegnato all’idea che sentirmi dire determinate cose, non era fattibile nemmeno quella notte.
“ Marte é nella quinta casa e quando questo avviene, se anche Venere si trova nella stessa congiunzione, succedono cose…divertenti.”
“ Divertenti? In che senso?”
“ Le librarie sono aperte domani…”
“ Comprerò un maledetto libro di astrologia okay?”
“ Bene.”
“ Bene.” Quanto era testarda accidenti.
“ Facciamo un gioco?” mi chiese improvvisamente, ridendo come una bambina, i suoi continui sbalzi di umore e di conversazioni, mi facevano venire mal di testa.
“ Che gioco?”
“ Conosci John Bradshaw?”
“ Dovrei?”
“ E’ uno psicologo americano…secondo lui esistono quaranta domande scomode che una persona deve fare quando vuole conoscerne un'altra.”
“ Non possiamo semplicemente parlare?”
“ Ma così é più divertente.”
“ E va bene” sbuffai alzando gli occhi al cielo.
“ Qual è la prima impressione che hai avuto di me?” chiese incuriosita, avvicinandosi a me.
“ Vuoi una brutta verità o una bella bugia?” chiesi a mio volta, accorciando la distanza tra i nostri corpi.
“ Sorprendimi.”
“ Che eri una zotica con un bel visino.”
“ Immagino che questa sia la bella bugia.”
“ Forse…” mormorai dondolando sulla sedia, un sorriso aperto a un palmo dal mio viso, l’incisivo laterale destro leggermente sbeccato.
“ Qual é la parte del tuo corpo che ti piace di più?”
“ Non posso dirtelo.” Mormorai lascivo, guardandole la bocca.
“ Qual è la tua opinione sull’infedeltà? Sei mai stato infedele? ” aggiunse ignorando il mio giochino provocatorio.
“ Non ho mai tradito, ma non lo escludo.”
“ E perché?”
“ Perché penso che delle volte le persone facciano delle cose senza pensarci troppo.”
“ Sono abbastanza d’accordo.”
“ Prossima domanda? ”
“ Ne ho solo un'altra.”
“ Spara.”
“ Perché mi hai aspettato per sessantatré minuti?”
“ Sono quasi convinto che questa non sia una domanda di Bradshaw.” Obiettai abbassando lo sguardo verso il bancone, essere messo l’angolo, soprattutto quando si parlava di sentimenti, mi metteva sempre a disagio.
“ E tu che ne sai? Non hai mai letto i suoi test.”
“ Mi sembra un test un po’ troppo preciso.”
“ Mi rispondi?”
“ Posso evitarlo?”
“ Certo che puoi…vorrei che non lo facessi però.”
“ Okay…ma posso dirti un'altra cosa.”
“ Un'altra cosa?”
“ Mh mh.”
“ Lo sai?” esclamò piegandosi in basso nel tentativo di guardarmi negli occhi “ Non credo di volerla sapere.”
“ Perché?”
“ Perchè a quanto pare posso evitarlo.” Scimmiottando la mia risposta.
“ Me lo merito.” Costatai tra il divertito e l’offeso.
 “ Ovvio che sì.” Puntualizzò, raccogliendo con un dito il pistacchio che si era depositato nei bordi.
Non avevo mai desiderato tanto mangiare un gelato in vita mia…
“ Che ti prende?” mi chiese leccandosi via la crema dall’unghia smaltata, questa volta rossa e non bordeaux come la scorsa settimana.
“ Vuoi una brutta verità o una bella bugia?” l’occasione era troppo ghiotta per non approfittarsene almeno un po’.
“ Credo che opterò per la brutta verità.” Sorrisi, grattandomi il mento fresco di rasatura.
“ La brutta verità é che mi ritrovo a invidiare un gelato.” Buttai lì quella frase, tenendomi ben nascosto dentro il fatto che le avrei dato la solita risposta anche nel caso avesse optato per una bella bugia.
“ Due doppi sensi in meno di venti minuti, mi congratulo con te.”
“ Ti dispiace?” per quanto mi riguardava poteva aggiungerne anche un terzo alla sua stupida lista.
“ Sta a te capirlo.”
“ Cazzo, ho una voglia matta di baciarti.”
“ Okay.”
“ Okay? Questa é la tua risposta?”
“ Dovrei dirti che ne ho voglia anch’io?” gracchiò, controllando che la sua manicure fosse ancora perfetta.
“ Solo se lo pensi.”
“ Se lo dicessi ad alta voce non sarebbe più un pensiero Akito.”
“ Sei insopportabile porca puttana.”
“ Ciò non toglie che hai voglia di baciarmi.”
“ Almeno per dieci secondi avresti la bocca chiusa.”
“ Tecnicamente se tu mi baciassi in modo passionale, avrei la tua lingua in bocca e quindi…le tue parole non hanno senso.”
“ Ritiro tutto okay? Non ho più nessuna voglia di toccarti.”
“ Permaloso.”
“ Come ti pare.” Sibilai tra i denti, pentendomi amaramente di averle dato, ancora una volta, quel potere su di me.
“ Sei così sexy quando ti arrabbi.”
“ Fottiti.” Ringhiai fregandomene altamente dell’educazione e delle buone maniere da tenere con una signora, di signore in ogni caso, non ne vedevo nemmeno l’ombra.
“ Hey ombrellino rosa?”
“ Che vuoi?”
“ Ora sì che avrei voglia di baciarti.”
La ignorai bellamente, non sopportavo le prese per il culo, tanto meno da una ragazza appena conosciuta, certo, Sana era bellissima ed io morivo dalla voglia di lei, ma avevo pur sempre una dignità.
“ Mi prendi per il culo?” le chiesi guardandola dritta negli occhi.
“ No.” Rispose senza remore, potevo veramente crederle? Mi sembrava così brava a giocare con me che non sapevo se prostrarmi ai suoi piedi o piantarla lì e andarmene.
“ Mi piace sapere che non mi capisci.” Asserii con convinzione, giocherellando con un tovagliolo “ Le persone sono sempre così scontate.”
“ Se il tuo timore é quello di essere uguali agli altri non temere, non ho mai conosciuto una squinternata come te.”
“ Grazie.” Nel suo tono non c’era nessuna ombra di risentimento, era veramente felice di quell’offesa.
“ Prego.”
“ La partita é quasi finita.” Aggiunse guardando i minuti che scorrevano sullo schermo.
Inghiottii l’aria, consapevole che quelle parole, avevano un solo e unico significato, il nostro tempo era ormai finito.
“ Kei? ”
“ Sì? ” rispose spostando lo sguardo dalla tv, per posarlo su di me.
“ Mi chiamo Akito e…passami la spazzatura.”
M’incamminai verso l’uscita, sentendo il suo sguardo perforarmi la schiena e mentalmente cominciai a contare i nostri canonici dodici passi.
L’aria era più mite della volta precedente, le strade però, erano ancora deserte.
“ Allora? ”
Sorrisi, girandomi a rallentatore e, mentre sperai di trovarla nella stessa posizione, mi meravigliai di quanto mi facesse felice vederla nel solito punto.
Questa volta però, nessun quiz sui suoi nei o cicatrici, solo un desiderio martellante di seguire il mio istinto.
In tre lunghe e spedite falcate le fui davanti, l’odore di pesca era rimasto lo stesso, eravamo noi ad essere cambiati.
“ Allora?” incalzò spostando la testa di lato “ Nessun dettaglio nuovo? Nessuno studio anatomico? Nessun…”
“ Sta zitta.”
Registrai a malapena il suo sguardo maliziosamente divertito e la spinsi ancora di più contro il muro, baciandola in un impeto di disperata frenesia.
Le sue mani corsero tra i miei capelli, dandomi accesso alla sua lingua che sapeva di gin e pistacchio, un connubio talmente assurdo, da essere fottutamente perfetto.
Le afferrai una gamba e, portandomela su un fianco, le graffiai una coscia coperta da dei jeans che avrei odiato su qualunque altra donna, al di fuori di lei.
“ E’ tutta colpa di Marte.” Mormorò gemendo forte sulla mia bocca e anche se continuavo a non capire le sue parole, ringraziai mentalmente qualunque pianeta, satellite o universo esistente per averci regalato quel momento.
La baciai finché il respiro mi consentii di farlo, fino a quando la mascella iniziò a farmi male, reclamando un attimo di tregua che mai e poi mai, avrei voluto concedergli.
Lasciai la presa, ma senza allontanarmi di un centimetro, non ci sarei riuscito nemmeno volendo.
“ Ti ho detto una bugia prima.” Il respiro rotto, le labbra arrosate, “ c’era ancora una domanda che dovevo farti.”
Rimasi in ascolto, cercando dentro di me mille e una scusa per convincerla a venire a casa mia “ Pensi che io sia la tua anima gemella o non l’hai ancora trovata?”
“ Ti ho aspettato per sessantatré minuti ragazzina maleducata.”
“ Non é una risposta.”
“ Eccome se la é…ragazzina maleducata.”
“ Buonanotte Akito.” Bisbigliò liberandosi dalla trappola creata dai nostri corpi e, superandomi, cercò le chiavi dell’auto.
“ Il conto l’ho pagato io…devi decisamente rivedere le norme del galateo ombrellino rosa.”
“ Spiegami la storia di Marte.”
“ Guarda nella giacca.”
“ Come riesci a infilarmi le cose in tasca senza che me ne accorga? Sei una ladra? ”
“ Forse…puoi sempre scoprirlo venerdì prossimo alle nove.”
“ Voglio vederti prima di venerdì.”
“ Lo vuoi davvero?”
“ Sì.”
“ Succederà…ma non prima che la voglia diventi bisogno.”
“ Ti ho detto una bugia prima.” Esclamai prima di vederla chiudere la portiera.
“ Lo so…ero nella folla.”
“ Co…”
“ Buona notte Akito.”
Rimasi fermo, guardandola sparire a tutta velocità tra le strade di Tokyo.
Quella notte, prima di rientrare nel mio appartamento, camminai a lungo, arrivando fino alla zona portuale, dove alcuni pescherecci erano già al lavoro.
 
< Spiegami la storia di Marte.>
< Guarda nella giacca. >
 
Scrollai la testa, frugando nella tasca.
Un altro ombrellino rosa e un foglietto stropicciato che profumava di pesca.
Aprii lentamente i quarti angoli in cui era stato piegato, scoprendo che in realtà, quel pezzo di carta, era la pagina di un libro.
 
<< Marte è la forza attiva. Venere rappresenta la donna, la femminilità, il sentimento, il modo di amare e di donarsi agli altri, la bellezza, il gusto estetico, la predisposizione a ricevere ciò che viene offerto.
Le Case Astrologiche più gettonate per una forte intesa sessuale sono la quinta e l’ottava.
Affinché tra due persone ci sia una forte attrazione sessuale, l’ideale sarebbe trovare l’aspetto di congiunzione tra Marte di lui e Venere di lei. L’attrazione è forte, magica, perché lui si sente attratto fisicamente e catturato dalla bellezza di lei, che lo ama (anche sessualmente) nel modo che gli provoca più piacere. Lei si sente sedotta e conquistata da lui, che la fa sentire completa. >>
 
 
< Sai che giorno é oggi? >
< Venerdì? >
< Oggi é il giorno in cui Marte si trova nella quinta casa. >
 
“ Che stronza! ”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Mie care ciao!
Mi avete chiesto in tantissime di continuare questa One shot e, siccome io in primis non riuscivo a togliermela dalla testa, eccoci qua.
Non chiedetemi perché abbia sviluppato questa ossessione per l’astrologia, forse la quarantena inizia a giocare brutti scherzi, ma qualunque sia la ragione, ho amato scrivere ogni singola parola.
Vi mando un grosso bacio, augurandomi che questa piccola sorpresa vi possa rendere felici =)
Sempre vostra.
Alice.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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