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Autore: fradurso    03/05/2020    0 recensioni
Si era lasciata trasportare dai ricordi.
Questa era la parte peggiore dell’avere la vista, I ricordi agli occhi di Sibilla non erano dei flash.
Ogni volta era come tornare indietro nel tempo; ricordava ogni parola, ogni battito di ciglia, ogni respiro.
Sibilla non era brava a guardare al futuro, ma per Dio se era brava a guardare al passato.
Certo se avesse avuto una vita felice, come quella delle famiglie nei programmi tv babbani che le piaceva tanto guardare, ricordare cosi vividamente non sarebbe stato poi così terribile.
Ma la vita di Sibilla era tutt’altro che semplice, figuriamoci felice.
Era per questo che beveva, lo sherry la aiutava a rendere quei ricordi poco nitidi, proprio come quelli di tutti gli altri.
Ma tutto ha un prezzo, per far sì che i suoi ricordi fossero sfocati, anche il presente doveva esserlo e per quel che valeva anche il futuro.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Minerva McGranitt, Severus Piton, Sibilla Cooman
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Severus non ne poteva più di aspettare.
La sua voglia di fare visita alla Cooman era sotto zero e se lei avesse tardato ad aprire la porta ancora un altro minuto, lui avrebbe girato i tacchi e sarebbe ritornato nei sotterranei.
Al diavolo le minacce di Minerva.
Fece per andarsene quando di scatto vide la porta aprirsi. Le sue narici furono pervase da un forte odore di incenso e profumi vari che gli fecero storcere il naso.
La Cooman era solita tenere accese nelle sue stanze almeno 5 candele, diverse per profumazione.
Affermava che aiutavano il suo occhio interiore. In altre parole, erano un modo in più per tenere lontano qualsiasi visitatore.
La sua voglia di rimanere a fare “due chiacchere” con la pazzoide scese a -100.
Impaziente di portare a termine l’infausto compito Severus cercò di assumere un atteggiamento quanto più irritante possibile squadrandola dall’alto al basso. Sibilla però pareva intenta a osservargli le scarpe.
Aveva un’espressione a dir poco paurosa.
Forse cercava di apparire serena, ma il sorriso forzato e le sopracciglia innalzate davano l’impressione che si stesse sforzando per… beh era chiaro per cosa.
Era ovvio che non si aspettava una visita dal temuto pozionista, a giudicare dallo sguardo attendeva qualcuno di molto basso. Filius? No, molto probabilmente un elfo domestico.
E data l’espressione della Cooman, mandato da qualcuno che si “preoccupava” per lei, Minerva. Altro che occhio interiore.
Nonostante Severus odiasse l’occlumanzia, credeva fermamente che sarebbe stato un veggente più capace di lei.

A Sibilla bastarono pochi secondi per capire che quella sera non avrebbe ricevuto un altro piatto ricolmo di cibo.
Sapeva benissimo a chi appartenevano quelle scarpe.
Forse avrebbe fatto meglio a ritrarsi nelle sue stanze e chiudere la porta a chiave.
Se avesse saputo, avrebbe fatto finta di dormire o di piangere, l’ultima opzione avrebbe di certo dissuaso Piton a rimanere anche un solo minuto di più.
Si sentiva il suo sguardo inquisitore addosso e contrariamente a qualsiasi aspettativa decise di alzare gli occhi e sembrare quanto più sicura di sé quanto le era possibile indossando un pigiama che le lasciava le spalle scoperte.
Il danno era fatto, tanto valeva continuare quel teatrino.
Magari se si fosse mostrata abbastanza in forma e rigenerata non avrebbero più sentito il bisogno di farle quelle visite a dir poco penose.
Ad essere onesta era incuriosita dalla visita.
Il professore aveva reso abbastanza chiaro il suo fastidio nel ritrovarsi a dovere scambiare due parole con lei.
Chissà quali minacce lo avevano spinto a raggiungere la torre nord del castello e chissà quali parole di conforto era stato costretto ad imparare a memoria per poi recitare.
Lui continuava a guardarla fissa negli occhi.
Era un giochetto che faceva con tutti. Piton era sempre l’ultimo a distogliere lo sguardo.
Non che fossero in molti ad avventurarsi a parlare con lui, figuriamoci a guardarlo fisso negli occhi.
Girava voce tra gli studenti che i suoi occhi neri come la pece erano come gli occhi di Medusa, chiunque incrociava il suo sguardo finiva istantaneamente pietrificato.
Sibilla poteva affermare che, in un certo senso, era vero.
Era pietrificata, aspettava la prossima mossa di Piton come una gazzella aspetta l’attacco di un leone.
Consapevole di essere spacciata.
Questa volta però non era impaurita, solo rassegnata.
Poi accadde qualcosa di bizzarro.
Fu lui a distogliere lo sguardo e lei lo guardò stranita.
Non aveva ancora pronunciato una parola. Sibilla era ben consapevole del perché.
Voleva farla sentire a disagio cosi che lei avesse rifiutato ogni sua visita futura, se mai ce ne sarebbero state.
La strategia di Piton avrebbe funzionato in giorni normali, ma Sibilla era troppo stanca per sentirsi in imbarazzo, tutto quello che voleva era ritornare al suo amato pianoforte.
Lui sembrava averci preso gusto a squadrarla da capo a piedi con fare sprezzante e quando i suoi occhi ritornarono al viso di lei, lo vide alzare un sopracciglio divertito.
La veggente decise a quel punto di rompere il silenzio.
Sapeva bene che lui le avrebbe concesso due misere parole di “conforto” e il desiderio di ritornare alla musica combinato con i ricordi di nuovi spartiti le diedero il coraggio necessario per iniziare la conversazione.

Piton aveva anche un’altra regola, non parlava molto, ma quando sapeva di doverlo fare era sempre il primo ad aprire bocca.
L’aveva squadrata bene.
Con solo quella veste addosso sembrava più magra del solito.
Le occhiaie erano sempre al loro posto e i capelli. I capelli erano diversi.
Se li era tagliati. il pozionista suppose strappandoseli per la frustrazione.
Nonostante tutto almeno così sembrava meno “una scopa con troppa immaginazione” come l’aveva descritta gentilmente Minerva.
Al ricordo alzò un sopracciglio divertito.
Quando il suo sguardo ritornò agli occhi di lei, non sembrava spaventata.
Aveva un’aria stanca e allo stesso tempo viva, come se fosse impaziente di fare qualcosa.
La vide prendere un respiro e prepararsi a dire qualcosa, ma lui la interruppe.
<< Sibilla >> le disse senza muovere un muscolo.
<< Severus >>.
Come sempre l’aveva preceduta, avrebbe dovuto ricordarlo.
Se c’è da parlare la prima e l’ultima parola vanno sempre a lui.
<< A cosa devo la tua visita?>>. Gli chiese lei con tono pacato. come se non lo sapesse già.
<< Forse sarebbe più opportuno dire, a chi devi questa visita? >> le rispose lui.
Sibilla sapeva che c’era dell’altro e rimase in silenzio.
<< Minerva mi ha… persuaso a venire a farti visita. Ho acconsentito a 2 domande. Non sei tenuta a rispondere, anzi se tu non lo facessi mi faresti un grande favore >>. Piton cercò di essere quanto più conciso possibile.
Non era stato scortese e per di più era riuscito a contenersi dal dire “anche perché le tue risposte mi interesserebbero poco”.
Sibilla non lo ascoltava, si sentiva stanca e nonostante indossasse gli occhiali la sua vista si era fatto sempre più annebbiata.
Una fetta di pollo arrosto non le avrebbe fatto così male dopotutto.
Severus le aveva detto qualcosa riguardante Minerva, forse gli aveva chiesto di farle visita, si probabilmente era cosi. Sibilla cercò di sforzarsi ma non sentiva più nulla, solo un rumore sordo che le faceva scoppiare la testa.
Era stata all’in piedi per troppo tempo. Tutto iniziava a girare intorno a lei, si senti cadere ma si aggrappò allo stipite della porta.
Cercò di raggiungere la poltrona sistemata all’interno delle stanze e vi si accasciò.

Tutto quello che doveva fare era rispondergli che aveva capito, lui le avrebbe fatto quelle due domande e si sarebbe volatilizzato.
Non si era curato di guardarla mentre le esponeva ciò che doveva fare e solo quando ebbe finito di parlare si accorse che lei non era più davanti a lui.
Cercava di raggiungere una poltrona barcollando.
Era ubriaca ne era certo. Questo lo fece infuriare ancora di più.
Avrebbe voluto girare i tacchi, sbattere la porta della torre e ritornare alle sue amate pozioni. Ma prima di fare ciò le avrebbe impartito una lezioncina, l’avrebbe fatta sentire un disastro.
Dopo tutto quello che era accaduto, dopo che Silente le aveva concesso di rimanere nel castello, perdonando quel suo stato pietoso lei continuava a bere.
Per un attimo Piton vide suo padre al posto di Sibilla.
Le si avvicino e squadrandola le disse << Vedo che non impari mai >>.
Finalmente poteva lasciare quel manicomio per sempre.
Si girò di scatto e fece per allontanarsi quando lei disse qualcosa.
<< Non sono ubriaca >>.





Dopo un'infinità di tempo finalmente eccomi qui! Spero tanto che il capitolo,pur essendo cortino rispetto agli altri, vi sia piaciuto.
La storia, in realtà, è già completa, aspetto solo di ricevere un po' più di "feedback" per postarla tutta.
Quindi se siete curiosi di conoscere le sorti dei personaggi e soprattutto se la storia vi è piaciuta, lasciate una recensione!
-much love, Fra
   
 
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