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Autore: hikarigaoka    03/05/2020    1 recensioni
"Sei tu!"
"Sei sempre stato tu!"
[...]
Più passava il tempo, più lei si accorgeva che Tendou non era strambo, aveva solo il cuore al posto giusto.
Genere: Angst, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tendo Satori
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Guess Monster.


Volare è sempre stato uno dei desideri proibiti dell’uomo.
Quella sensazione dei tuoi piedi che fluttuano sopra al terreno, la pesantezza del tuo corpo che ti lascia e fare in modo che il vento faccia tutto il resto. Ma questo non era permesso agli uomini, rischiavano di avvicinarsi troppo al sole e di cadere come Icaro.
Sarebbe bello poter volare, vero?
Ma lei non ha voglia di volare.
Un tempo Yamashita amava volare, ma ora era tutto sfumato.
I suoi occhi vagano fuori dalla finestra della classe al terzo piano, la giornata è particolarmente soleggiata e non riesce ad aspettare per uscire.
Mentre guarda pigramente il cielo perfettamente azzurro, pensa ancora al volare e a quanto ne sia stanca.

“Perché sei qui?”

La ragazza volta lo sguardo ed incontra un paio di occhi che sembravano essere veramente stanchi.

“Che intendi?” gli chiede con voce neutrale.

“Dai su, è ovvio!” la incalza “perché sei qui in punizione?”

Oh giusto, è in punizione, se n’era quasi dimenticata.

“Perché sono una stupida e impulsiva stronza, e tu?”

“Perché sono uno stupido e impulsivo stronzo. E forse dovrei chiudere la bocca più spesso…”

E’ la prima volta per lei in punizione, di solito era una ragazza rispettosa e che seguiva le regole senza alcun tipo di problema, ma ogni tanto esplodere è necessario.

“Tu sei Yamashita, non è vero?”

“Sì, sono Yamashita”

“E’ facile riconoscere la migliore guardia tiratrice e schiacciatrice di pallacanestro della Shiratorizawa, ma non mi aspettavo di incontrarti qui!”

“Non mi definirei come la migliore guardia tiratrice e schiacciatrice”

Yamashita non vuole suonare come un’arrogante, è solo imbarazzata da tutte quelle attenzioni e quel ragazzo sembrava volesse dargliene molte.

“Oh avanti, nessuno riesce a fare tutti quei windmill* in una sola partita a parte te. Ti chiamano Aquila, dato che praticamente voli sul campo”

Le dita di lei picchiettano nervosamente sul banco di legno, i suoi occhi guardano insistentemente l’orologio, nella speranza che passino dieci minuti in due secondi in modo da far suonare la campanella in fretta ed evitare tutte quelle domande e affermazioni.
Ma forse spostare le attenzioni su un altro soggetto l’avrebbe aiutata di più che quel vecchio orologio.

“Tu sei Tendou Satori, giochi nella squadra di pallavolo, non è vero?”

Il ragazzo sussulta teatralmente a quell’improvvisa identificazione.

“Si! Sono il-”

“Guess Monster” lo interrompe bruscamente.

“Oh, lo sapevo che eri una mia segreta fan” scherza lui.

“Non sono una grande fan della pallavolo in generale, ma non mi dispiace”

“E allora perché vai alle partite se non sei così interessata? Per Wakatoshi-kun, ho indovinato?”

Un sorriso furbo si forma sul suo volto, convinto anche quella volta di essere riuscito a indovinare, ma Yamashita scuote la testa negativamente.

“Questa volta ti sbagli, vado per vedere Goshiki giocare”

“COSA? Sei la sua ragazza? E pensare che non me l’ha mai detto!”

“Non sono la sua ragazza, il fatto che siamo amici non implica necessariamente che siamo una coppia” risponde Yamashita, quasi offesa da quella supposizione.

“Oh, che delusione” sospira Tendou, ancora una volta con fare volutamente teatrale.

“Lo conosco da quando siamo nati, è un po’ come un fratellino minore per me”

Tendou non può fare a meno di sorridere, pensare a Goshiki come fratello minore è una cosa a cui è abituato da quando il suo kohai era entrato nella squadra, e trova buffo come non sia l’unico con questa visione nei suoi confronti.

“Non ti fa stare male?”

“Cosa?”

“Essere chiamato Guess Monster”

Il rosso viene colto alla sprovvista da quella domanda inaspettata.
Nessuno gli aveva mai chiesto come si sentisse nei confronti del suo soprannome e non ci pensava mai spesso.
Mentre lui si perde a pensarci su, Yamashita ne approfitta per rimuginare.
Tendou Satori è strambo, addirittura fuori di testa.
Insomma sì, diciamo che è anche simpatico, ma hai visto che occhi? Non fa un po’ paura?
Ma poi non si sa mai cosa gli passi per la testa, non ti sembra uno che fissa troppo la gente? Mah, per lo meno è bravo a pallavolo ed è il migliore amico di Ushijima, ma io me ne starei alla larga.
Queste sono le poche cose che Yamashita aveva avuto modo di sentire su Tendou Satori in giro per la scuola. Non credeva che nessuno lo odiasse veramente, veniva solo guardato con estrema circospezione, ma quei commenti non erano positivi.
La gente è certo più strana di lui, visto che quando il centrale entrava in campo tutti quanti immediatamente cambiavano idea, dedicandogli interi cori ed incitazioni, pensando anche solo nel momento di una sua azione che “in fin dei conti è figo”.
Lo guarda meglio, cerca di capire che cosa ha suscitato quelle reazioni da parte dei suoi coetanei e realizza che non ci capisce veramente nulla.
Non lo aveva mai guardato da vicino, di solito lo vedeva correre in giro per il campo da pallavolo bloccando un’azione avversaria dopo l’altra.
Yamashita lo guarda bene e pensa che Tendou sia...peculiare, ma non in modo spiacevole.
I suoi occhi sono grandi, o semichiusi o sgranati, nessuna via di mezzo, e gli danno l’aria di uno che non dorme da almeno un mese, ma sono naturali, quindi sono forse frutto della genetica.
Il suo sorriso ha perennemente una nota di malizia, come se potesse venire a conoscenza dei tuoi segreti più profondi solo con un breve sguardo.
Yamashita realizza che le piacciono i suoi capelli, sono di un colore rosso vivo, e la capigliatura tirata all’indietro gli dona un’aria vagamente selvaggia e fuori dal comune.
E’ alto, ma questo lo aveva già notato durante una delle partite, e i capelli certo contribuivano.
Chissà che cos’è che suscita nella gente tutta quella sfiducia, quella prudenza nei suoi confronti, non riesce proprio a venire a capo di quel mistero.
Ecco, Tendou Satori sembrava diverso, e forse era questo a insospettire la gente, ma comunque sente di non capire.
Dopotutto, non nega che lo trovi anche attraente, in una maniera strana.
Non è mai stata il tipo da negare la sua attrazione verso qualcuno, è sempre stata onesta con sé stessa e se pensava che qualcuno fosse affascinante o bello non se lo negava, perché non c’era niente di sbagliato nel farlo, ma ha sempre preferito tenersi quei pensieri per sé.

“Mi piace essere chiamato Guess Monster, è minaccioso ed è bello quando gli avversari mi temono, significa che sto giocando meglio di loro”

“Non credo mi piacerebbe se le persone mi chiamassero mostro, non sarebbe meglio qualcos’altro? Tipo, che so...Guess God?”

Tendou la guarda per qualche secondo interdetto, per poi scoppiare in una fragorosa risata, totalmente sgraziata, Yamashita non crede di aver mai sentito una risata del genere, ma la trova contagiosa visto che un piccolo sorriso divertito si forma sul suo volto.

“Hey, sono seria” dice in leggero imbarazzo, visto che il ragazzo non sembra voglia smettere di ridere.

“Sono onorato di essere chiamato Dio dalla capitana della squadra di pallacanestro”

“Non ho detto che sei un dio, dico solo che sarebbe più carino di monster

“Troppo tardi, mi hai già fatto arrossire”

Anche Tendou prende tempo per guardarla meglio.
Fa sempre così, ha sempre trovato divertente osservare le persone in ogni loro dettaglio, capire che cosa le passasse per la testa, come faceva nel campo da pallavolo.
Guardando Yamashita, lui capisce due cose.
La prima: Yamashita è illeggibile.
La seconda: Yamashita è intrigante.
Yamashita, solo un nome, Aquila, capitana della squadra di pallacanestro femminile della Shiratorizawa, guardia tiratrice.
Yamashita è proprio bella, ma sembra sempre così seria! E’ una un po’ sulle sue, ma i suoi amici ne parlano sempre così bene.
E poi hai visto come gioca, e che schiacciate? Non ho mai visto nessuno saltare in quel modo, ma per lei esiste la gravità? Lo credo che la gente la chiama Aquila, quella vola.
Certo però, che invidia! Bella, brava a pallacanestro, ottimi voti, e anche se è riservata gli amici non le mancano, c’è qualcosa che non vada in lei?
Mah, che fortuna, vorrei proprio conoscerla!
Ciò che la gente pensa di Yamashita è in netto contrasto con le opinioni su di lui, ma non gliene può fregar di meno.
E’ sicuramente una delle ragazze più discusse, c’è chi la ama e chi la detesta, sentimento che più che altro viene da quelle ragazze invidiose che desiderano avere un talento come lei, perché l’età per averne uno per loro è già finita.
Ma comunque lui la guarda e pensa che sia difficile da leggere, può solo soffermarsi sul suo aspetto fisico.
E’ indubbiamente bella, come dicono tutti.
Il taglio degli occhi è affilato come la lama di una katana, e il colore delle sue iridi è di un nero profondo come quello dei suoi capelli.
Tendou realizza che gli piacciono i suoi capelli. Arrivano appena fino alle spalle, sembrano morbidi e il modo in cui cadono perfettamente dritti sulle sue spalle è quasi ipnotizzante.
Il suo sorriso è timido ma sincero, esprime i suoi sentimenti ma senza esagerare.
E’ un po’ più alta della ragazza giapponese media, ma le ci vuole ancora molto per raggiungerlo.
Aveva già notato in precedenza il suo corpo tonico e allenato durante qualche partita di pallacanestro, ma non gli sembra il caso di rimirarlo ora.

“E a te? Ti piace essere chiamata Aquila?” le domanda, rigirando l’argomento

“E’ carino, le mie compagne di squadra mi chiamano così perché si fidano di me” gli risponde, pensandoci un po’ su.

“Eeeee anche perché sei probabilmente l’unico essere umano sulla Terra che vola in quel modo” aggiunge lui, con un sorrisino complice.

“Non è che volo veramente…” sussurra, leggermente in imbarazzo per le attenzioni che era tornato a rivolgerle.

“Fidati, la differenza tra saltare così in alto e volare è veramente sottile”

“Se insisti”

Il silenzio domina la classe di nuovo, e Yamashita si chiede come Tendou sarebbe riuscito a romperlo come aveva fatto prima.

“Non hai risposto alla mia domanda, comunque”

Un sorriso furbo si forma sul volto del ragazzo, mentre sprofonda nella rigida sedia di legno e appoggia scompostamente i piedi sul banco, oscillando avanti e indietro in maniera talmente precaria che Yamashita se lo visualizza con il culo per terra.

“Te lo dico se prima me lo dici tu” ribatte, lo stesso sorriso furbo di lui sul suo bel viso.

“Okay capitano, se lo desideri…

Semplicemente ogni tanto non penso quando parlo e potrei aver risposto male al preside”

“Che gli hai detto?”

“Niente, mi aveva convocato per uno di quei colloqui sul futuro e il lavoro sai...quelle robe tipo “e la pallavolo? Vuoi diventare giocatore professionista? Hai talento sai, Washijo lo dice sempre, e sei anche molto intelligente, però sei un po’ scostante con lo studio, insomma, a un test prendi il massimo e nell’altro lasci in bianco”
Te lo dico capitano, non avevo ascoltato neanche una parola, avevo la testa da un’altra parte, e allora gli ho detto “eh vabbé amico che ci possiamo fare?” e poi gli ho chiesto se quello fosse un parrucchino. Non mi ha risposto, quindi credo che la risposta sia scontata”

Yamashita si schiaffa la mano sulla bocca, in un tentativo poco vano di contenere la risata, e Tendou sorride perché pensa che sia una risata carina.

“Tu COSA?” esclama incredula.

“Non volevo fare lo stronzo, ma ogni tanto mi capita, non penso...e tu che hai combinato?”

Yamashita smette di ridere e il suo sorriso sparisce un pochino, il suo sguardo diventa dubbioso e insolitamente insicuro.

“Oh oh, qualcuno l’ha fatta grossa” dice Tendou con malizia.

“Sì, come ho detto prima, sono una stupida e impulsiva stronza”

“E va bene Aquila, spara!”

Yamashita giocherella nervosamente con la penna e la picchietta due volte sul banco, pensando a come buttare giù in maniera decente la storia della sua misteriosa punizione.
Decide finalmente di confidarsi con quel ragazzo, le stava simpatico per qualche motivo e non ci vedeva nulla di male, per altro non sembrava estraneo agli avvenimenti stravaganti.

“Stavo camminando per il corridoio della scuola dopo pranzo, era vuoto e c’era solo un gruppo di ragazze, una di loro urlava ferocemente ad un’altra mentre le sue amiche ridevano.
Ho sentito la prima gridare cose orribili all’altra, veramente meschine, era insopportabile, la insultava e tutte le altre se ne stavano lì a ridere.
Quella poveretta non aveva il coraggio di rispondere o di agire, se ne stava messa all’angolo in silenzio e non tentava nemmeno di rispondere.
Allora ho preso l’iniziativa e ho mollato un pugno in faccia alla stronza che la stava maltrattando per chissà quale motivo…le ho quasi rotto il naso”

Tendou sta in silenzio, non prende la parola forse per la prima volta. I suoi occhi già grandi sono ora sgranati, increduli, e smette di far oscillare la sedia avanti e indietro.
Yamashita distoglie lo sguardo, arrossendo e maledicendosi perché aveva deciso di aprirsi con una persona che a malapena conosceva e che ora penserà che lei è una ragazza violenta, che non si sa fare gli affari suoi e che piuttosto che parlare preferisce alzare le mani, una psicotica.

“Tu...tu hai mollato un pugno una bulla?” le chiede in un sussurro il rosso, ancora incredulo.

Queste sono le uniche parole che dice, niente più e niente meno, e Yamashita annuisce in silenzio.
La campanella della scuola suona rumorosamente e l’orologio segna finalmente la fine dell’ora di punizione.
Tendou si alza e cammina verso l’uscita della classe, lo zaino che pende dalla sua spalla pronto ad andarsene, mentre Yamashita rimane seduta lì al suo banco, non volendo muoversi finché non se ne sarebbe andato.
Si sentiva in imbarazzo e un po’ patetica, perché glielo aveva detto?
La sua faccia aveva comunicato ogni tipo di inquietudine, ma lei è fatta così, troppo impulsiva.

“Yamashita”

Sorprendentemente, Tendou parla di nuovo quel giorno ma lei non vuole guardarlo negli occhi. Non vuole sentirsi giudicata.

“Sei proprio cazzuta”

Detto ciò, Tendou se ne va con un sorriso.

*Il windmill è uno stile di schiacciata molto comune nella pallacanestro. Si effettua eseguendo nella fase di volo, prima di concludere la schiacciata, un movimento circolare del braccio (o delle braccia) che tiene il pallone. Prevede diverse varianti compreso il "Windmill-360" o il "Rock the Baby".
Note autrice:
Ciao a tutti!
Ho deciso di pubblicare questa fanfiction abbastanza di getto, ma le idee le avevo nella testa da un po'
Non sarà una storia lunga, ma spero che comunque vi trasmetta qualcosa!
Potete trovarla anche sul mio Wattpad "Hikarigaouka"
A presto!

 

   
 
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