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Autore: LaRagazzaDelleMargherite    10/08/2009    1 recensioni
Severus Piton, tutti i momenti di dolore dopo la perdita di Lily. Da viva. E da morta.
Genere: Triste, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lily Evans, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Terzo Capitolo: L’ombra di Peter Pan

Era trascorso un anno da quella sera in cui il cuore di Severus fu spezzato per sempre.
Un anno in cui la sua anima era stata oscurata, un anno in cui lui era definitivamente passato nel buio, un anno di solitudine, un anno di dolore, di rammarico, di paure.
Un anno in cui la medaglia aveva cambiato faccia.
Lavorava come servo del Signore Oscuro, aveva anche ricevuto il Marchio. Si sentiva forte, e potente.
Ma non sapeva dove aveva lasciato la vera forza in realtà.
Accadde una notte di Settembre, pochi mesi dopo che aveva finito la scuola. Girava per Diagon Alley quando si trovò davanti alla tipografia. Diede una sbirciata senza troppo interesse all’omino che stava lavorando ancora al suo interno. Un colpo di vento spalancò la porta e alcuni bigliettini color sabbia svolazzarono per la strada, prima che l’uomo potesse recuperarli e chiudere la porta. Severus si era nascosto in un vicolo. Un bigliettino gli finì sotto la scarpa e lo raccolse con noncuranza.
Volle morire.
Anzi, nemmeno la morte sarebbe bastata a far cessare quel dolore infinitamente atroce che gli divorava il petto come fuoco.
Era un biglietto semplice.

 

James Potter  &  Lily Evans

 Sono lieti di invitarvi alle loro nozze,
che si terranno il giorno 25 Settembre 1977,
alla Chiesa di Saint Martin-in-the-Fields

Londra.

 

Non poteva essere vero. No no e poi no. Perché? Perché maledizione?
Lasciò cadere il biglietto e si diresse verso Nocturne Alley. Aveva affittato una stanza in uno squallido albergo. La cameriera che incrociò in corridoio gli chiese se desiderasse qualcosa. Lui la fissò. Aveva i capelli rossi, come i suoi, anche se gli occhi erano di un verde diverso.
La donna, credendo che lui la stesse ammirando per la bellezza, lo guardò sottecchi ammiccando.
Severus la prese per il braccio facendogli cadere tutte le cose che aveva in mano e la baciò, trascinandola nella sua stanza.
La poveretta tentò di divincolarsi all’inizio, ma lui le mise una mano sotto la gonna e lei tacque.
Ogni suo gesto era carico di violenza, una violenza mista alla rabbia che non aveva mai provato. Ogni colpo con cui entrava in lei era una ferita al suo cuore distrutto, ogni gemito un ricordo di tempi più felici.
Quella notte Severus si spogliò della sua anima. A che serviva adesso?
E mentre faceva questo ripensò a quella volta, in quel prato, quando Lily giocava ancora con lui.
Un pomeriggio che i genitori di lui non c’erano, Sev portò nella sua casa Lily. Guardarono Peter Pan.
Dopo uscirono nel prato e lei raccolse dei fiori.

“Sev, facciamo finta che questo sia il mazzo di fiori con cui mi sposerò? Dai vieni qui, mi devi accompagnare all’altare!”
Lui sorrise e la prese sottobraccio.
“Lily ma chi è che ti aspetta per sposarti?”
Lei lo guardò per un secondo. Poi sgranò gli occhi e si staccò dal suo braccio.
“Hai ragione! Tu mi devi aspettare là non qui! Lo sposo non accompagna mai la sposa all’altare! Come sono sbadata!”
Severus a quelle parole era arrossito, e qualcosa si agitò forsennatamente nel suo petto.
“Davvero tu sposeresti uno come me?”
“Certo Sev, io voglio sposare te quando saremo grandi. Come potrei vivere senza te?”

E le parole risuonavano nelle sue orecchie quella notte. Ancora e ancora.
Avrebbe voluto custodire quei momenti per sempre. Avrebbe voluto restare bambino per godere della sua innocente compagnia. Ma lui non si chiamava Peter. Lei era Lily, non Wendy. Loro erano diventati grandi, e i vecchi sogni, le vecchie promesse si erano allontanate.
Di quei bambini era rimasta solo l’ombra.
Un’ombra dietro cui Severus si nascose per sempre.
Da quel giorno lui non esistè più completamente.
E quel 25 Settembre, nascosto dietro una tenda, Severus Piton morì di sua spontanea volontà.

 

I miei cieli sono ottone la mia terra ferro la mia luna una zolla di argilla
Il mio sole peste che bruciaa mezzogiorno e vapore di morte nella notte.

[ William Blake, "Enion's Second Lament", Vala - or the four Zoas ]

 

   
 
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