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Autore: ValeDowney    07/05/2020    1 recensioni
"Una strana sensazione mi pervase per tutto il corpo. La morte dovrebbe essermi vicina eppure è come se qualcosa, o qualcuno, mi trattenesse. Perchè non mi lasciate andare? Ormai non ho più nulla per la quale combattere"
Una storia di redenzione. La vita di un uomo che, nel mondo magico, ha dovuto portare una maschera per nascondere il suo vero intento. Una "morte" che gli ha donato una seconda possibilità, in una donna che nasconde un misterioso passato
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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REDEMPTION



Capitolo II: Un' amicizia


Hogwarts 1976

 
“Largo! Largo! Fate largo!” urlava una ragazzina del terzo anno, facendosi strada tra la folla di studenti che imperversava tra i corridoi della scuola. Cercava di farsi sentire e inutilmente, come capitava spesso, non veniva nemmeno degnata di uno sguardo. O, almeno, la guardavano ma erano più sguardi schivi e fugaci.
Althea spintonò gli altri, cercando di passare tra loro e, finalmente e con fatica, raggiunse la scalinata principale. In fretta e furia corse su per le scale, arrivando al primo piano. Dopo essersi fermata, si piegò a riprendere fiato, ma, appena si rialzò, si ritrovò di fronte proprio l’unica persona che non avrebbe voluto incontrare in quel momento. Non almeno lì.
“Signorina Carter, finalmente si è degnata della sua presenza” disse.
“Professoressa McGranitt, io… ecco… io…” disse nervosamente Althea.
“Oh, la prego, non si agiti. Stavolta cos’è che l’ha trattenuta, tanto da perdersi la mia lezione su come trasformare un orologio in un fischietto?” domandò la professoressa.
“Ero alle serre per la lezione di Erbologia. Ho corso più che ho potuto per arrivare in tempo” rispose Althea.
“La mia lezione è finita circa dieci minuti fa. O quella di Erbologia è durata più del previsto, oppure lei si sarà persa come al solito. Le voglio ricordare che una delle regole fondamentali di questa scuola è la disciplina. Senza quella mi dice come, una volta uscita di qua, troverà lavoro? O magari, potrei sempre trasformarla in un orologio. Almeno inizierà ad arrivare puntuale alle lezioni. Da quanto detto dagli altri insegnanti, fa tardi anche con loro” spiegò la McGranitt.
“Non succederà più. Glielo assicuro” disse Althea.
“Lo spero. Almeno, nella mia materia, prende sempre ottimi voti. È una tra le più brave della classe, ma, se continuerà a far tardi alle lezioni, dovrò prendere dei provvedimenti e parlarne personalmente con il Preside. Ma, dopotutto, non sta a me decidere del suo fato” spiegò e, passandole accanto, se ne andò.
Althea l’osservò, lasciando andare un lungo respiro. Al momento non aveva lezioni, quindi si diresse verso i giardini.
Stava passeggiando verso il lago, quando si fermò. Vicino a quell’unico albero dove, normalmente, amava stare, Potter e i suoi amici stavano facendo levitare Piton. Quel povero ragazzo si trovava a mezz’aria e a testa in giù, con i pantaloni abbassati. I presenti ridevano, mentre Potter si beffeggiava di lui insieme al suo fedele gruppetto.
James Potter. Orgoglioso; arrogante; intelligente; sempre sicuro di sé; cercatore della squadra di Quidditch dei Grifondoro e non perdeva occasione di stare al centro dell’attenzione. Insomma, era tutto ciò che una ragazza poteva desiderare e Althea lo detestava. Seppur lei e Piton fossero di due Case diverse e di due caratteri opposti, almeno avevano una cosa in comune: James Potter. Per qualche strana ragione a lei ignota, Piton era il suo bersaglio preferito. Lei non gli aveva mai fatto nulla. Ma Piton, invece… Da quello che sapeva, nemmeno lui gli aveva mai fatto qualcosa o, nel suo caso, probabile più c'entrasse quella ragazza dai capelli rossi e occhi verdi alla quale Piton stava sempre accanto. Forse Potter era geloso e voleva quella ragazza tutta per sé.
Proprio quella ragazza si avvicinò al gruppetto. La sentì implorare Potter di lasciar andare Piton e, seppur controvoglia, lo fece. Appena toccato terra, il Serpeverde si rimise i pantaloni mentre la ragazza si accostava a lui, ma la situazione non migliorò affatto. Dalla bocca di Piton uscì quell’unica frase che forse non avrebbe mai voluto dirle: “Non mi serve l’aiuto di una piccola, schifosa mezzosangue.”
Calò il silenzio, anche se alcuni studenti presenti sussurrarono tra di loro.
La ragazza trasalì. Poi, voltandosi e non aggiungendo altro, se ne andò, sotto lo sguardo degli altri. Piton rimase impassibile, mentre Potter sbraitò: “Chiedi scusa a Evans!” E gli puntò contro la bacchetta.
Di tutta risposta anche Piton, dopo essersi abbassato per prendere il libro, si voltò andandosene, passando accanto ad Althea. Questa, voltandosi e guardandolo, stava per aprire bocca, ma preferì starsene zitta, per paura di compromettere ancora di più la situazione. Dopotutto, lei e Piton non avevano mai parlato prima e dubitava fortemente che quella volta sarebbe stato diverso.
“Non finisce qua, Mocciousus! La pagherai!” urlò James e, insieme al fedele gruppetto, si dileguò, così come gli altri studenti ritornarono ai loro fatti.
Althea era rimasta lì. Nello stesso identico punto dove aveva assistito a quella scena. Non aveva osato compiere un solo passo ed intromettersi nella faccenda, ma difficilmente avrebbe dimenticato ciò a cui aveva assistito.
Aveva ancora il pomeriggio libero e di certo non l’avrebbe passato a starsene lì ferma. Si stava dirigendo verso l’albero, quando vide qualcosa accanto a dei cespugli. Si avvicinò e, dopo essersi guardata a destra e a sinistra assicurandosi che non vi fosse nessuno nei paraggi, si abbassò, prendendo in mano quell’oggetto: si trattava di una bacchetta.
L’osservò e intuì che doveva appartenere a Piton, non avendolo visto precedentemente usarla contro i suoi avversari. Rialzandosi, rientrò nel castello, cercandolo, non avendo però idea di dove si fosse recato. Avrebbe potuto chiedere ai suoi compagni Serpeverde, ma di certo non le avrebbero risposto con garbo. Poteva cercarlo in qualsiasi ala del castello, finendo sicuramente per girovagare anche dopo l’orario del coprifuoco.
Le possibilità scarseggiavano e, per il momento, decise di dirigersi in biblioteca. Magari, preparandosi in anticipo al prossimo compito di Trasfigurazione, avrebbe fatto bella figura davanti alla Mcgranitt, dimenticando anche la spiacevole scena alla quale aveva dovuto assistere precedentemente.
Raggiunse la biblioteca, mettendosi in uno degli angoli più nascosti tra gli scaffali. Era così intenta a leggere un libro appena preso che quasi non si accorse della persona che le si fermò accanto. Alzò lo sguardo e rimase senza parole: Severus Piton stava di fronte a lei e fu proprio lui a rompere il ghiaccio: “Posso sedermi qua?”
Ad Althea fu come se un fantasma le avesse appena chiesto di uscire. Si limitò ad annuire e Piton prese posto accanto a lei. Per la vergogna, la ragazza rimise lo sguardo sul libro. Di tanto in tanto, Piton l’osservava e sperava che la ragazza lo guardasse, invece lo stava completamente ignorando. Decise, quindi, di prendere nuovamente la parola: “Noto che vieni spesso qua. Da chi ti vuoi nascondere?”
Althea non rispose. Piton alzò gli occhi al soffitto, scuotendo negativamente la testa. Decise di andarsene ma, stavolta, fu proprio Althea a fermarlo: “No, ti prego, resta.”
I due si guardarono e Piton si risedette accanto a lei. Come prima, nessuno dei due disse qualcosa, ma poi fu Althea a parlare: “Questa è tua. L’ho trovata prima accanto all’albero in riva al lago.” E gli mostrò la bacchetta.
Piton la prese, rimettendola via. Poi, quasi come un sussurro, disse: “Grazie.”
Sul volto di Althea, seminascosto tra le pagine del libro, comparve un sorriso. Pur essendo un semplice “grazie”, per lei valeva molto. E, dopotutto, era stato proprio Severus ad avvicinarla e sedersi accanto. Un gesto che tra i due non c’era mai stato in quei tre anni che frequentava Hogwarts.
Piton osservò la copertina del libro, dicendo: “Non ci ho mai capito molto nella Trasfigurazione. Ho sempre preferito Pozioni e Difesa Contro le Arti Oscure. L’innata essenza nel poter creare un infuso in grado persino di porre un freno alla morte o un incantesimo con il quale poi controllare i tuoi nemici, facendoli soffrire a tuo piacimento. Ma a scuola è proibito a causa del troppo buonismo di Silente.”
“Non se lo fai di nascosto” disse Althea. Piton spostò lo sguardo su di lei, inarcando un sopracciglio. Poi disse: “Una Corvonero che trama alle spalle di Silente. Sicura di essere stata smistata nella Casa giusta?”
“È normale sentire dire queste cose, quando parli spesso con i fantasmi della scuola” disse Althea guardandolo.
“Nemmeno tu ami il contatto con le persone, vero?” disse Severus.
“In realtà sono loro che non amano la mia compagnia. Tu… sei il primo che voglia starmi accanto” disse Althea.
“Come mai non vorrebbero parlare con te? Io lo sto facendo e non mi pare di essere sopraffatto da qualche strano incantesimo o maledizione. Oppure, a mia insaputa, mi sto trasformando in qualcosa?” disse Piton e Althea sorrise. Il ragazzo aggiunse: “Finalmente sono riuscito a farti sorridere e, soprattutto, a distrarti da quel libro.”
“Trasfigurazione non è una distrazione. Si imparano un sacco di cose, ma è l’unica materia nella quale vado bene. Per il resto, sono una nullità totale. Se poi ci mettiamo di mezzo la mia mancanza di disciplina, mi dici che futuro possa avere?” spiegò Althea.
“Tanti maghi divenuti famosi non avevano disciplina. Uno, per esempio, è proprio Silente” disse Piton.
“E tu come lo sai?” gli chiese.
“Lo hai detto tu prima che si sentono un sacco di cose interessanti quando parli spesso con i fantasmi” rispose Piton, facendo un piccolo sorriso. Stavolta fu Althea ad alzare un sopracciglio. Poi Piton aggiunse: “Facciamo così: tu mi dai lezioni in Trasfigurazione e io ne do a te in Pozioni e Difesa Contro le Arti Oscure.”
“Davvero lo faresti?” domandò stupita.
“Non sono uno che ama ripetersi. Allora, accetti?” disse Piton.
Althea lo guardò. Poi chiuse il libro, si alzò e rispose: “Ci sto.” E gli mostrò la mano. Severus la guardò; riguardò Althea che gli sorrideva e, infine, gliela strinse.


 
San Mungo – presente

 
Althea guardava in silenzio quell’uomo e lui guardava lei nello stesso modo. Poi disse: “Althea?” La donna inarcò un sopracciglio, ma rimase in silenzio. L’uomo si guardò intorno e aggiunse: “Dove mi trovo?”
“Al San Mungo, ma deve cercare di non muoversi troppo” rispose lei.
“Una volta non mi parlavi in modo così formale” disse l’uomo.
“Una volta eravamo anche amici” disse lei. Lui la riguardò. Poi domandò: “Come mai così tanto interesse nei miei confronti?”
“È compito mio curare ogni singolo paziente che viene portato qua e cercare di non farlo morire” rispose Althea.
“A quanto ho capito, dopo che avrai finito con me, avrai terminato anche la tua carriera da guaritrice. È così che mi ripaghi dopo tutto quello che ho fatto per te quando eravamo ad Hogwarts? Ti ho resa la più brava della classe in Pozioni” spiegò.
“Erano altri tempi dove ancora non mi avevi voltato le spalle. Hai tradito la nostra amicizia” disse Althea.
“Credi che continuare a rinfacciarmi il passato possa farmi bene? Non sai quanto abbia sofferto” disse lui, cercando almeno di sedersi.
Althea lo aiutò e, per un attimo, i loro sguardi si soffermarono l’uno su quello dell’altra. Poi la donna si schiarì la voce e, mentre metteva a posto la flebo, lui disse: “Grazie.”
“Mi ringrazierai quando sarai fuori pericolo. Il veleno di quel serpente ti ha quasi ucciso. Agisce molto in fretta, ma stranamente qualcosa deve aver fermato, anche solo per poco, il suo effetto” spiegò Althea.
“Sono un uomo dalle mille risorse” disse lui.
“Lo sei sempre stato… Severus” disse la donna, quasi come un sussurro. Da quando si era svegliato, lei stranamente non lo aveva ancora chiamato per nome.
Althea si spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, per poi dire: “Devo andare. Ho… qualcosa di molto urgente da fare” e si allontanò dal letto.
“Ti ho fatto soffrire così tanto che non vuoi più starmi accanto?” le chiese.
Althea si fermò e, voltando lo sguardo, rispose: “Non sai quanto.” Ed uscì dalla stanza. Severus abbassò il capo. Non era mai stata sua intenzione farla soffrire, ma doveva. Per proteggerla.
Erano tempi in cui lui si trovava su una sottile linea. Fra due fazioni da seguire, ma con il solo scopo di proteggere – e far proteggere – le persone a lui care, soprattutto Lily… e Althea. Quella Corvonero che gli era sempre stata accanto, rischiando anche la sua vita. Adorava la sua compagnia e gli aveva quasi fatto dimenticare l’assenza di Lily. Ma amava la sua amica d’infanzia e aveva giurato a Silente che avrebbe fatto di tutto pur di salvarla, anche allontanando da sé Althea.
Ma non avrebbe mai immaginato di farla soffrire molto. E se tra loro due c’era sempre stato qualcosa di più di una semplice amicizia?
Scosse negativamente la testa. Lui amava Lily, seppur lei aveva scelto Potter. Althea era stata considerata una buona e cara amica, anche se, sotto sotto, quella Corvonero l’aveva sempre reso felice. Cosa nella quale, invece, Lily non era mai riuscita del tutto. Era vivo e quella seconda possibilità che gli era stata concessa poteva utilizzarla per rimediare all’errore commesso.





Note dell'autrice: Ed eccomi qua. Come va? Vi sta piacendo la storia? Ed Althea? Ed il suo (per ora) "rapporto" con Severus? Come promesso ecco il secondo capitolo, ma mi dispiace non essere riuscita ad aggiornare prima. Grazie a chi ha pazientito; a chi ha messo tra i preferiti e seguiti la storia; chi ha recensito il primo capitolo. Grazie infinite. Vale molto per me. Molto
Grazie alla mia carissima amica Lucia
Vi auguro una bellissima nottata, miei cari maghi e streghe ed al prossimo capitolo (che cercherò di aggiornare il più preso possibile)
E ricordate: "Fatto il Misfatto"
Un grosso abbraccio virtuale da Valentina



 
  
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