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Autore: PRISHILLA    08/05/2020    2 recensioni
L'ossessione che Harry Potter ha per Draco Malfoy sta portando i suoi amici all'esasperazione. Cosa succederà quando Ginny, stanca delle sue continue lamentele, deciderà di prendere in mano la situazione per dimostrargli una volta per tutte che Draco non è stato marchiato e che le sue sono solo paranoie?
Scopriamolo insieme che ne dite..? ^^
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Il trio protagonista | Coppie: Draco/Ginny
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Capitolo 17


Nella scuola le voci giravano in fretta, come già si sapeva molto bene, e non importava se fossero veritiere o meno, ognuno aveva una sua opinione, ognuno aveva sentito qualcosa e nessuno si poneva il problema di informarsi prima sulla veridicità di quello che sapeva.

A loro bastava lo scoop.

La mattina seguente infatti in ogni corridoio e ad ogni tavolata, correvano le voci più disparate su ciò che era accaduto a Draco Malfoy.

C'era chi diceva che anche lui era stato vittima, come gli altri di qualche scherzo maligno, e altri che dicevano che non si trattava sicuramente di scherzi, ma che Draco ne era comunque la vittima, altri ancora invece credevano fermamente che Malfoy non fosse proprio la vittima di niente.

In tutto questo Ginny, Hermione e Ron cercavano di mantenersi alla larga dalle chiacchiere: loro sapevano come erano andate le cose.

Per fortuna il professore non aveva denunciato Harry apertamente.

Dopo aver portato Draco in salvo lontano da occhi indiscreti, aveva convocato Harry nell'ufficio del preside. Una strigliata non gliel'avrebbe tolta nessuno, ma non presero provvedimenti che coinvolgessero la scuola o gli studenti. Era pericoloso in tempi come quelli esporsi troppo-

Piton aveva poi parlato con Draco in disparte domandandogli se fosse lui l'artefice di quegli “incidenti” che continuavano a susseguirsi, chiedendogli poi comunque di smettere quando il ragazzo non gli diede certezza.

Draco aveva convenuto che era meglio così, colse il silenzio come un'occasione, in questo modo non sarebbe entrato nel mirino delle attenzioni più del necessario e avrebbe potuto continuare il suo lavoro.

Per Harry le cose andarono diversamente.

Mentre per Draco tacere era stata una benedizione per Harry l'idea di continuare a fingere che tutto andasse bene era senza ombra di dubbio un'eresia. Era più che convinto che Draco tramasse qualcosa, in quel momento più che mai, e il fatto che Piton gli imponesse il silenzio gli andava anche bene, ma che anche Silente gli avesse detto di tacere ciò che era accaduto era un'assurdità intollerabile!

Lo aveva implorato di ascoltarlo, gli aveva elencato le sue motivazioni ma nulla di ciò che diceva sembrava interessare al preside che invece scuoteva il capo chiedendogli di non formulare quei pensieri, di non essere ostile a Malfoy, e che aveva frainteso certamente la situazione chiedendogli di credere nella buona fede del giovane.

-Ma professore sono certo che sia un mangiamorte!- continuò ad urlare fino allo sfinimento Harry, ma nessuno volle dargli retta.

Quando poi gli aveva domandato se davvero avesse capito la situazione il preside con molto garbo e tanta pacatezza gli rispose che molto probabilmente l'aveva capita anche meglio di lui.

Così il discorso fu chiuso e Harry messo a tacere

Dovette infine accettare le loro condizioni, tacere, e tornarsene a lezione con la coda tra le gambe.

Ginny intanto dovette fare i contini con i pettegolezzi. Draco era ricoverato e sarebbe rimasto in infermeria per tutta la giornata, mentre a lei toccavano le chiacchiere da corridoio e le risate di scherno.

Inutile dire che tutta la scuola aveva assistito alla scena pietosa di Ginny che correva dietro ad Harry che correva dietro a Draco.

In realtà i sostenitori convinti de “la Weasley ama Malfoy” avevano la loro opinione su come si erano svolti i fatti.

Sinceramente Ginny trovava che forse tra le tante questa era la più colorita e la più anticonvenzionale di tutte:

Dicevano che Harry aveva scoperto che Ginny stava con Draco e che aveva vendicato il suo onore, dandogliene di santa ragione al punto da farlo finire in infermeria. E non era tutto, dopo quello scontro Draco l'aveva lasciata per sempre e lei ora soffriva come un cane.

Nulla alle orecchie della ragazza era mai suonato tanto ridicolo, assurdo, contorto e sbagliato.

Sapeva che appena la voce fosse arrivata a Draco avrebbe dato di matto. O avrebbe riso di gusto?

Per fortuna avevano fatto sgomberare l'area in fretta quel giorno nel bagno, altrimenti chi sa cosa avrebbero pensato vedendola in quello stato: sporca di sangue dalle scarpe alla gonna, senza contare le mani, bagnata fradicia e sconvolta.

Sicuramente avrebbero aggiunto qualche altra succulenta notizia al pettegolezzo che ora girava per quei maledetti corridoi.

“Sei già stata a trovare il tuo fidanzato Ginny?” le domandavano, oppure “Draco ti ha lasciata dopo essere stato ridotto in quello stato?”. Domande così stupide che Ginny doveva usare tutta la sua buona volontà per non rispondere.

-Vuoi che mettiamo una buona parola per te con Malfoy, Weasley?- le disse un ragazzetto del primo anno serpeverde mentre il gruppetto che lo seguiva ridacchiava.

Questa era proprio la goccia che faceva traboccare il vaso. Anche i bambini del primo anno ora? -Sparite!- gli urlò contro come una furia. Non fosse stato per Hermione lì accanto a lei a fermarla li avrebbe aggrediti di sicuro. -Ti rendi conto Hermione?- le disse sconvolta.

-Si, lo so, ma sta tranquilla tempo una settimana e avranno trovato altro su cui concentrarsi.

-Ma Herm... Draco che lascia me.- il viso contratto in una smorfia schifata. -Ma ti rendi conto?- le disse aprendo le braccia. -Devo assolutamente trovare il modo di smentire questa cosa e rigirarla in mio favore.- disse camminando più svelta verso la sala comune.

Hermione ridacchiò. Non sapeva se Ginny stesse provando in tutti i modi ad alleggerire i toni della situazione, o se davvero se l'era presa per le voci in cui era lei quella ad essere stata lasciata.

Per arrivare al quadro della Signora Grassa bisognava passare davanti al corridoio che conduceva ai sotterranei. Ginny si fermò in quel punto esatto che mesi prima li aveva visti parlare serenamente, quasi come due amici, quello che non sarebbero mai più stati da lì in avanti.

Si costrinse a stringere i denti e a dimenticare. Era tutto quello che poteva fare, dimenticare lui, il passato, la scommessa, le risate, i suoi occhi che la guardavano schernendola e le battutine che le rivolgeva per offenderla che però nell'ultimo periodo gli riuscivano piuttosto male...

Un sorriso amaro le si palesò sul viso senza poterlo fermare, senza riuscire a ricacciarlo indentro. Strinse le labbra forte per nascondere le sue emozioni al mondo, per nasconderle anche a se stessa, mentre in cuor suo, lì a quell'incrocio, gli diceva addio proprio quando un groppo le si andava formando in gola.

La mano di Hermione sulla sua la ridestò da quel torpore, le sorrise mentre le diceva “andiamo” con la sua voce calma e gentile.

La seguì per le scale ma salito il primo gradino notò che il corridoio non era isolato e che Zabini e Nott la fissavano. Ricambiò il loro sguardo stranita prima di essere richiamata ancora da Hermione.

-Le scale Ginny... sbrigati!- le urlò e rendendosi contro che stavano per cambiare direzione si affrettò. -Dai Ginny passerà.- le diceva mente insieme oltrepassavano il quadro e si ritrovavano in sala comune.

Lei le sorrise assicurandole che non c'era proprio nulla che doveva passarle, ma la sua serenità svanì nell'esatto momento in cui si ritrovò difronte gli occhi verdi di Harry. E la guardava.

Il sangue fluì così velocemente alla testa che per un attimo capì la furia cieca di Ron quando aveva i suoi cinque minuti. Tutto quello che voleva fare era andare lì e schiaffeggiarlo come se fosse l'ultima cosa che faceva al mondo.

-Ginny.- disse lui avanzando di un passo verso di lei.

-Come osi?- gli chiese tirandosi indietro. Non voleva si avvicinasse. -Come osi pronunciare il mio nome con quella leggerezza!?-

-Dai Ginny non fare così... hai visto anche tu che avevo ragione.- si giustificò lui.

-Draco è quasi morto a causa tua!- urlò lei in preda ad una crisi di nervi. Sentiva le mani tremare.

Hermione probabilmente si era accorta della cosa, ed avendo già assistito ad una delle sue crisi di nervi, cercò di mettersi in mezzo e calmare le acque. -Dai ragazzi, parliamone con calma... adesso ci sediamo e...-

-Ti rendi almeno conto di quello che hai fatto?- gli domandò senza neanche darele ascolto.

-Ti rendi conto che tu continui a difenderlo anche dopo l'evidenza.-

-Quale evidenza Harry? Non mi pare tu l'abbia visto nell'atto!- era esasperata da quelle continue accuse. Lui non lo conosceva affatto!

E lei?

Cercò di scacciare quell'ultimo pensiero, non era il momento e non aveva la voglia di avere a che fare con la sua coscienza.

-E' un Malfoy, Ginny, quando te lo devi mettere in quella zucca!?- adesso anche Harry urlava.

Un gruppetto di ragazzine, del secondo forse terzo anno, aveva fatto la sua comparsa saltellando allegramente nella sala, fermandosi di colpo dopo aver sentito le urla. Hermione e Ron si guardarono con uno sguardo complice, entrambi sapevano che dovevano fermarli altrimenti sarebbero bastati minuti prima che altre voci girassero, o peggio, prima che uno di quei due dicesse qualcosa di cui si sarebbe pentito in seguito.

-E tu quando lo capirai che non mi importa nulla del suo cognome! Non mi importa di chi sia suo padre, non mi importa a quale casa appartenga o se a te piaccia o meno, non mi importa Harry Potter se lui non è un tuo amico o se non lo approvi!- urlò Ginny prima che nessuno dei due potesse far nulla per fermarla.

Ron riuscì però a cacciare le ragazze in qualche modo prima di complicare ulteriormente la situazione e Hermione riuscì a far abbassare la voce a Ginny che ormai urlava così tanto da sentire le spine in gola e si affogava mentre parlava per l'agitazione.

-Lui non è un assassino Harry.- ne era certa, Draco non avrebbe mai potuto essere un assassino. -Io so che è innocente.- lo disse con un filo di voce, soffocando la voglia matta di piangere. Ma non volle farlo davanti a loro. -Tu non hai nessun diritto di...- non riuscì a finire la frase perché sapeva benissimo che un'altra parola e non sarebbe più riuscita a trattenersi. Ingoiò il vuoto per ricacciare giù le sue emozioni.

-Ginny.- disse Harry abbassando anche lui i toni. Lei sembrava stavolta, e in effetti lo era, e restava pur sempre una sua cara amica. Non voleva vederla così. -E' tutta colpa sua se stai così.- pensò ad alta voce.

-No, è colpa tua.- lo corresse scandalizzata al pensiero che non se ne rendesse proprio conto. -Harry potevi ucciderlo. Questo volevi?- Harry non rispose, si limitò a stringere le labbra che tremavano. -Come avrei potuto vivere io sapendo che un mio amico aveva ucciso...- si fermò incerta su come continuare la frase.

Lui sollevò un sopracciglio guardandola con sospetto. -Chi Ginny?- disse avvicinandosi. -Il tuo ragazzo?- le chiese mentre lei strabuzzava gli occhi. -Sono vere le voci Gin? Stai con Malfoy adesso?-

Tutti gli sguardi erano su di lei, sentiva la pressione di essere sotto torchio, messa alle strette, ma allo stesso tempo non aveva paura di lui, ne delle chiacchiere. -No.- gli rispose semplicemente. -Un mio amico.- gli disse. -Innocente fino a prova contraria.- aggiunse scansando Harry con un braccio per farsi largo e allontanarsi da lui.

Salì le scale in fretta e una volta sul pianerottolo si voltò verso di lui. -E Harry...- lo richiamò vedendolo voltarsi verso di lei stancamente. -Non ti avrei mai perdonato...- ammise con tutto il cuore. Sapeva che era così, lo sentiva nelle vene, se fosse malauguratamente morto, per lei, anche Harry lo sarebbe stato.

Lasciò i ragazzi a fissare il pianerottolo vuoto con sguardi attoniti.

Si lanciò sul letto afferrando il cuscino e sprofondando il viso al suo interno urlando per liberarsi da quel peso sullo stomaco che non l'abbandonava mai.

Draco non poteva essere un assassino. Lo conosceva abbastanza da negarlo con tutte le sue forze. Era tante cose, ma non un assassino.

Era il ragazzo che le aveva scritto gli appunti di pozioni quella mattina in cui tutti gli altri erano a Hogsmade.

Ricordava benissimo di aver strappato la pagina e di averla ripiegata con cura conservandola nel cassetto del comodino accanto al letto. Ogni tanto li aveva anche riletti, così, giusto per osservare la sua calligrafia, così perfetta e precisa, non una sbavatura. E ricordava quel momento in cui, per un attimo solo, aveva creduto che la baciasse proprio lì, sul prato verde sotto il sole tiepido, se non fossero rientrati gli studenti...

Ed era quello che le aveva curato gli occhi dall'allergia in punizione quella volta nell'aula di Piton.

Era stato così delicato che ricordava benissimo di aver avuto i brividi, anche se la cosa era durata poco perché all'epoca erano ancora ai ferri corti.

Rise ripensando a tutte le volte che avevano litigato in quegli anni, e a tutti i loro litigi di quell'ultimo periodo decisamente diversi in tutto, dai soggetti delle loro discussioni agli insulti che si propinavano.

I loro discorsi “civili” in biblioteca e di quella volta che, dimentica di tutti, gli aveva illuminato il campo a da quidditch a giorno per aiutarlo a catturare il boccino!

Rise ancora di quel momento di quello che sembrava essere tanto tempo prima.

Il sorriso si spense immediatamente da suo viso, le labbra tremarono e avvertì un calore crescente tra il naso e gli occhi.

Draco era quello che usciva sempre dal suo dormitorio alla stessa ora, quello che si recava in Sala Grande dove faceva sempre la stessa colazione: -Un caffè con poco latte, due zollette di zucchero e un cucchiaino di miele.- ripeté dando voce ai suoi pensieri. -Probabilmente nel tentativo di addolcirsi la vita...- disse prendendo a piangere senza volerlo, tentando di fermarsi, ritrovandosi a ridere di se stessa che da qualche tempo aveva la lacrima facile.

Draco era quello che dopo averlo bevuto il suo caffè, sorseggiandolo con così tanta lentezza da farle tornare il sonno, si alzava pronto per cominciare la sua giornata di studio.


Ricordò che quella volta sul prato lo aveva paragonato ad Hermione facendolo infuriare. Era per quella ragione che adesso aveva i suoi appunti.

Draco era quel topo di biblioteca che l'aveva costretta a cambiare i suoi orari, le aveva modificato lo stile di vita, senza però riuscire a migliorarle i voti scolastici. Era quello che in un'ora doveva finire tutti i compiti altrimenti per lui erano guai...

Era quello che non era mai mancato ad un allenamento, che era sempre presente a lezione, che andava a dormire presto.

Non riusciva a spiegarselo ma, la vita di Draco Malfoy era: -Una vera noia.- rise ancora tra le lacrime mentre quei ricordi affioravano nella sua mente incontrollabili susseguendosi come in un bel film, che aveva per tema le confidenze fatte a vicenda, i piccoli momenti di intimità, l'aiutarsi l'un latra, e forse un'amicizia che aveva tutti i presupposti per nascere ma che era stata stroncata bruscamente da una forza superiore alle sue capacità.

Avrebbe dato qualunque cosa per tornare indietro, ma non poteva, poteva solo andare avanti.




Ginny era stata esortata più volte a darsi una mossa, era tardi e doveva sbrigarsi se voleva riuscire a fare colazione prima delle lezioni, ma non aveva voglia di affrettarsi, aveva voluto solo starsene nel letto nel dolce far nulla finché fu davvero tardi e solo a quel punto si era decisa ad alzarsi e a darsi una sistemata.

Si vestì di mala voglia, si pettinò proprio perché doveva farlo se non avesse voluto piangere dopo per i grovigli che avrebbe dovuto sciogliere. Aveva sempre avuto i capelli sottili e si annodavano che era una bellezza...

Quando decise che era sufficientemente in ordine scese le scale, sempre con molta calma, e si avviò per i corridoi semi deserti della scuola.

Se non avesse fatto in tempo a mangiare tanto meglio, non aveva fame.

Si fermò davanti ad una delle finestre del corridoio, proprio fuori al grande portone che portava alla Sala Grande. Il sole splendeva, ma non era sufficiente a riscaldare l'aria che era invece fredda e pungente. Rabbrividì stringendosi nelle spalle, ma si avvicinò ugualmente al vetro e vi posò una mano sopra. Sotto di lei il giardino incriminato che adesso era un manto candido ma che allora era verde e rigoglioso.

Levò la mano solo perché le si stavano congelando le dita. Le guardò, erano arrossate, sorrise...

Il mondo andava avanti come nulla fosse, ne la guerra ne tanto meno i suoi stupidi problemi avrebbero fermato il tempo dallo scorrere regolare. La vita andava avanti per tutti, in un modo o in un altro.

Chi sa se Draco sta meglio, si ritrovò a pensare.

E sorrise ancora perché a quanto pareva non poteva proprio fare a meno di pensare a lui e di preoccuparsi. Era davvero una stupida. Tutto il coraggio e la perseveranza dei Grifondoro non erano abbastanza da farle dimenticare...

-Ehi Weasley.- una voce a pochi passi da lei la desto dai suoi pensieri e si voltò strabuzzando gli occhi. Era Draco.

No, in realtà non era stato lui a parlarle, la voce era quella di Zabini. Non gli rispose, cosa poteva volere da lei..?

-Devi essere davvero impazzita come dicono per il dolore della vostra rottura, se adesso sorridi da sola nei corridoi.- rise mentre la guardava e Nott sogghignava della stupidità dell'amico.

Udì la voce di Draco dirgli di stare zitto, ma con un filo di voce al punto che, se non ci fosse stato un silenzio tombale in quel momento, non lo avrebbe udito affatto.

Lei però non rispose neanche, troppo presa dalle sensazioni contrastati che le battagliavano in corpo.

Guardava lui, ed era felice, perché era vivo, perché le era difronte in piedi e integro, perché si era ripreso bene. Ed era inquieta, perché non sapeva cosa dire, cosa fare, se parlargli o se aspettare.

Lui non la guardava.

Venivano verso di lei a passo lento e strascinato, come erano soliti fare, e lei invece ferma alla finestra aspettava ansiosa di ricevere un segnale, di vedere un movimento qualunque che la incitasse, spronasse a fare qualcosa o a dire qualcosa. Ma era gelido, come la lastra di vetro che le aveva arrossato la mano.

Si rendeva perfettamente conto di star facendo la figura dell'imbecille davanti agli altri due, perché non li guardava, non rispondeva, non toglieva gli occhi di dosso a Draco Malfoy che la ignorava completamente, come succedeva tempo addietro quando si rivolgevano a malapena la parola.

Ma non le importava. Tutto quello che voleva era un segnale, un cenno qualsiasi che le facesse capire che c'erano ancora speranze di un riavvicinamento, un riavvicinamento qualsiasi, le sarebbe bastato anche semplicemente un salutarsi nei corridoi, in onore dei ricordi che li legavano.

Era ad un passo da lei, il momento era giunto, e passato.

Draco le era passato oltre, superandola come se non ci fosse stata neppure, lo sguardo serio fisso davanti a se, non un battito di ciglia.

-Ci vediamo Weasley!- la salutò Zabini invece voltandosi su se stesso per guardarla camminando un po' all'indietro sorridente come al solito, un po' svampito. Nonostante tutto la fece sorridere e lo salutò con la mano per gentilezza mentre dentro si sentiva uno straccio.

Quindi era così.

Questo era l'epilogo di tutto, la fine di quello strano rapporto, la gomma che doveva servirle per cancellare tutto e andare oltre, come aveva fatto lui.

Abbassò lo sguardo mentre le labbra si ammusavano involontariamente e per riuscire a tenerle ferme al loro posto prendeva a mordicchiarle. Gli occhi lucidi.

Si appoggiò al davanzale, sconfitta.

Allora era così che stavano le cose.

Eppure, non poteva negare la gioia che aveva provato nel rivederlo, vivo e vegeto. Sorrise ancora finalmente libera da quel broncio che le imbruttiva il viso.

-Ginny.- conosceva quella voce, era Harry.

-Tutto bene?- chiese Hermione con premura.

Quando alzò lo sguardo sorrideva ancora, un sorriso triste ma pieno di dolcezza, al punto che gli altri la guardarono senza più parlare, guardando i suoi occhi sorridenti riempirsi di lacrime.

-Si.- le rispose con la bocca impastata. -E' vivo.- continuò con naturalezza facendo spallucce mentre le lacrime scivolavano via da sole dagli occhi e lei le asciugava con gesti spicci, con poca grazia, pulendosi le mani sulla gonna, senza che quel sorriso raggiante le lasciasse mai il viso.

Forse ai loro occhi poteva sembrare una matta, ma una parte di se era felice davvero, e non aveva più voglia di essere triste, voleva essere felice per lui, voleva essere felice anche se il suo corpo reagiva diversamente.

-Non fateci caso.- disse parlando delle lacrime. Rise ancora. -Non so perché continuano ad uscire.-

Ron pensieroso e silenzioso come non mai fece l'unica cosa che sentiva di fare: l'abbracciò stretta.

Non lo faceva spesso, anzi negli umili anni era capitato così di rado che non ricordava quando era stata l'ultima volta che lo avesse fatto. Un gesto così gentile da farla commuovere, ma nessuno lo notò perché tanto già piangeva.

Nascose il viso nel suo petto e stette li per un po' rassicurata da quel profumo che sapeva di famiglia, si sicurezza, di felicità.

Ron era sempre stato il suo fratello preferito, ma non glielo avrebbe mai detto. Era quello con cui giocava da piccola, quello a cui rubava la scopa per farsi un giro di nascosto, quello a cui faceva gli scherzi più brutti perché sapeva che l'avrebbe sempre perdonata.

E nonostante tutto lui era lì per lei mentre piangeva a dirotto per quello che era il suo peggior nemico in quella scuola, per il ragazzo che gli aveva reso la vita un inferno, che lo aveva chiamato nei modi più coloriti e che aveva fatto lo stesso con lei.

Non la stava giudicando, almeno non in quel frangente, e sapeva che almeno per il momento era salva dalle strigliate. Volle approfittarne.

Suonò la campana che annunciava l'inizio delle lezioni, dovevano affrettarsi a lasciare quel corridoio che in un attimo sarebbe stato pieno di studenti.

-Andiamo Gin datti una ripulita e corri a lezione.- le disse lui guardandola gentile. Lei sorrise ed annuì.

Si separano e Ginny cercò il bagno prima di dirigersi a lezione come le aveva detto il fratello.





Ron si era sentito ferito nel profondo dall'evidente dolore che Ginny stava provando. Aveva provato a chiedere spiegazioni a Hermione ma lei era una tomba, gli aveva detto che ne sapeva quanto lui, ma era ovvio mentisse. La cosa gli dava un po' fastidio, ma le era grato per l'amicizia che aveva dimostrato alla sua sorellina.

Seduto al banco di trasfigurazioni non riusciva a concentrarsi sulle lezioni per quanto era affollata la sua mente.

Voltò lo sguardo di lato, Malfoy era seduto qualche banco più in là.

Maledetto.

Ron sentiva già la rabbia risalirgli il canale, ma si impose di restare seduto paziente e di ignorarlo.

Ma come poteva farlo per la miseriaccia!

Si muoveva nel banco come se avesse avuto le pulci e non potesse stare fermo, in realtà il suo corpo fremeva per avere vendetta per sua sorella.

La povera Ginny era distrutta, la vedeva giorno dopo giorno sempre più esile, più vacua. Non era la solita ragazzina saltellante di gioia che era sempre stata. Quando entrava lei in una stanza entrava il sole, ma adesso...

Tutto per lui? Malfoy valeva le sue lacrime?

Più ci pensava più non poteva capacitarsene. Come diamine erano arrivati a quel punto?

Lei diceva che lui era suo amico, ma per Ron quell'atteggiamento non era quello di un buon amico. E come poteva esserlo? Quello era Malfoy per Merlino, Ginny!

Si prese la testa tra le mani incapace di far acquietare la sua mente.

-Signor Weasley ha qualcosa che vorrebbe condividere con la classe?- le chiese la McGranitt stufa di vederlo muoversi in continuazione e di sentirgli fare quelli che sembravano dei ringhi sommessi.

Ron sobbalzò sulla sedia e divenne rosso come i suoi capelli quando la professoressa lo interpellò. -No, no.- disse lasciandosi scivolare sulla sedia nel tentativo di nascondersi sotto il banco quanto più possibile. Non era il caso di esporre i suoi pensieri alla classe.

La campana lo salvò da quella situazione spiacevole. Gli studenti si alzarono di fretta e uscirono di corsa dall'aula.

Ron fece lo stesso ma con molta più lentezza.

-Allora qual'è il problema?- gli chiese la professoressa ora che i ragazzi erano usciti tutti.

-Non c'è nulla che non vada professoressa, ho solo troppi pensieri.- abbozzò un sorriso mentre lei gli diceva che per qualunque cosa poteva contare su di lei, che sarebbe stata un'ottima ascoltatrice.

Gliene fu grato, ma le disse che non c'era davvero nulla che non andasse, mentendole ancora, ma non poteva certo andare a dire ad un professore che il suo problema era che Malfoy non voleva più essere amico di su sorella! Per Merlino che assurdità! Scosse il capo violentemente per ripulire la mente da quei pensieri degradanti.

Più ci pensava più quella situazione gli sembrava paradossale.

Si grattò frustrato la testa.

Alzando lo sguardo lo vide...

Ogni fibra del suo essere tremò.

Era nel corridoio con i suoi amici al seguito. Avrebbe tanto voluto andare da lui e prenderlo a pugni, lì, in quello stesso momento!

Ma sapeva che avrebbe aggravato la situazione, che avrebbe imbarazzato Ginny e che non glielo avrebbe perdonato.

Per fortuna qualche mese prima si era tolto la soddisfazione di picchiarlo, anche se a quanto pareva allora era ingiustificato.

Tanto meglio, pensò, vale per quelli che non ti posso dare ora.

Decise di andare in classe, aveva lezione, ma era deciso a non oltrepassarlo senza quantomeno urtargli contro. E così fece, dandogli una spallata degna di essere ricordata, passando oltre come nulla fosse senza neanche scusarsi o voltarsi.

-Cos'è lenticchia non ci vedi più?- sentì la sua voce alle sue spalle.

Si fermò pensando a cosa era meglio fare. Sapeva che avrebbe dovuto semplicemente lasciar correre.

-Il gatto della zannuta ti ha mangiato la lingua?- rise insieme al suo gruppetto, e Ron non ci vide più.

Si voltò nella sua direzione avanzando svelto verso di lui che non si mosse e lo afferrò per il bavero della camicia spingendolo contro il muro sollevandolo quasi da terra.

-Senti un po' tu...- gli ringhiò contro.

-Cosa Weasley?- lo vide esitare un attimo, e poi riprendere. -Cosa dovrei sentire?- gli chiese con quell'aria da innocentino che Ron non riusciva a sopportare.

Lo spinse ancora contro il muro facendogli urtare la schiena, ma Malfoy non sembrava avesse paura di lui quella volta, il ghigno sul suo viso non andava via.

Ora che lo aveva tra le mani non sapeva che fare.

-Fallo... Avanti...- lo istigava con quel sorrisetto beffardo. Ma Ron non poteva farlo, non poteva neanche sputargli addosso il suo odio senza far sentire a tutta la scuola che il motivo di tutto quello era Ginny, figuriamoci se poteva picchiarlo.

Allora cosa diamine avrebbe dovuto fare?

Si guardarono dritto negli occhi per un tempo indefinibile. Ron vide quegli occhi grigi tradire un velo di malinconia rispetto al ghigno che lo rendeva spavaldo.

Draco lo stava guardando senza più proferire parola, attendeva che fosse lui a muoversi per primo.
Non cercava neanche di reagire o scappare. Era impassibile, attendeva e basta.

Ma Ron non poteva.

Lo lasciò andare sospirando sonoramente mentre si voltava e lo lasciava lì senza più degnarlo di uno sguardo. Doveva allontanarsi prima di dire o fare qualcosa di cui si sarebbe pentito.

Alle sue spalle gli sghignazzi dei serpeverde che avevano assistito divertiti alla scena.

 

  
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