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Autore: Alice_g1    11/05/2020    8 recensioni
« Akito? »
« Sì? »
« Te l'avevo detto che non sono maleducata. ».
Alzai una mano e, lasciandomi alle spalle quella stramba ragazza dai capelli rossi e gli occhi troppo grandi, le feci un cenno.
« E' troppo presto per dirlo Sana....ma é solo la mia opinione. »
« La tua opinione non interessa a nessuno. ».
Mi voltai di scatto, infilandomi tra i capelli l'ombrellino che mi aveva appena regalato e, nonostante la distanza, il suo sorriso lo vidi chiaro come il sole.
« Ti interesserà presto....ragazzina. ».
Una notte, un bar, due sconosciuti...Perché l'amore, a volte, ha solo bisogno di un attimo in più.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sana Kurata/Rossana Smith | Coppie: Sana/Akito
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Something in your eyes was so inviting.
Something in your smile was so exciting.
Something in my heart told me i must have you.

Strangers in the night two lonely people we were.
 
 

Mi sentivo a mille da quando avevo scoperto, il giorno precedente, di quello strano e maledettamente coincidente fenomeno lunare, gli esperti la definirono << Luna dei fiori>> e, visto il periodo, trovai quel nome assai incalzante.
Bevendo un espresso sulla terrazza del MBL Cafe, quasi mi strozzai nel leggere quella notizia sul quotidiano abbandonato vicino alla mia sedia.
Scrollai la testa, reprimendo una risata, se qualcuno mi avesse visto ridere da solo, avrebbe sicuramente chiamato qualcuno per farmi internare.
 
<< Stasera raggiungerà la fase di Luna piena e sarà una "Super luna", la quarta di quest'anno e l'ultima dell’anno. Il nostro satellite naturale si troverà a una distanza di "soli" 361.184 chilometri dalla Terra, contro una media di poco superiore ai 384mila chilometri. Questa "coincidenza" tra Luna piena e passaggio al perigeo (punto della sua orbita più vicino alla Terra), evento ormai popolarmente noto come " Super luna ", la farà apparire più grande e più luminosa del solito. La Super luna di giovedì è anche detta la "Luna dei Fiori", chiamata così dai nativi americani del nordest che nel mese di maggio la vedevano brillare sulle loro terre in piena fioritura. >>
 
Pensarla fu inevitabile, come inevitabile fu chiedermi se il pensiero di me, avesse sfiorato anche lei.
Avevo la presunzione di pensare che, la risposta, fosse un secco e sonoro sì.
Dal modo in cui mi aveva stretto a sé, mordendomi le labbra con una foga quasi disperata, non avrei facilmente creduto all’ipotesi che, quel contatto, era già svanito dalla sua mente.
Pagai il conto, lasciando una mancia alla ragazza che lavorava lì per pagarsi gli studi, lo sapevo perché Romi, questo era il suo nome, aveva pensato bene che, quell’informazione, fosse indispensabile per me.
“ Buona giornata Akito.”
Il solito sorriso, il medesimo ammiccamento che continuavo a fingere di non notare.
“ La sarà sicuramente Romi, buona giornata anche a te.”
Come avrebbe potuto non essere così, era venerdì…
Guardai in alto, l’orologio della piazza segnava un quarto alle sei, il che significava che fra poco più di tre ore l’avrei rivista.
Arrivando nell’ampio parcheggio, un pensiero mi colpì improvvisamente…il dannato libro!
Tornai indietro, cercando tra le vetrine, l’insegna di quel negozio esoterico che avevo scovato online.
Barcamenandomi fra i vari talismani e scacciapensieri che scendevano dal soffitto, raggiunsi la cassa, salutando la signora che, da dietro il bancone, era intenta a passare dell’incenso su delle rocce multicolore.
“ Ho ordinato un libro…il nome é Hayama.” Mormorai piano, cercando di apparire il più tranquillo possibile, mi vergognavo terribilmente di quell’acquisto, ma se volevo capire qualcosa di quella ragazzina stramba, batterla al suo stesso gioco, era l’unico modo.
“ Vado subito a prenderlo in magazzino signor Hayama.”
Tamburellai sul vetro del banco, guardandomi attorno come un ladro, se lei avesse potuto vedermi in quel momento, avrebbe riso a crepapelle, sbeffeggiandomi con fin troppo gusto.
“ Ecco qua.”
Afferrai il libro, nascondendolo sotto la giacca, mi sentivo come un  adolescente che aveva appena comprato la sua prima rivista porno.
“ Grazie.”
Se avessi potuto, avrei scelto la spedizione a domicilio, ma i tempi di consegna andavano ben oltre il mio tempo utile.
“ Potrebbe prestarmi una penna? ”
“ Certo.”
“ La ringrazio molto.”
Uscii da quel negozio assurdo, celando il più possibile il sacchettino che avevo fra le mani.
Non sapevo bene né come né quando, ma avrei trovato il sistema per fargliela pagare, dopotutto, se sarei stato costretto a leggere < Le dodici case di Sasportas: Volume per principianti. > un modo, l’avrei sicuramente trovato…
 
 
In meno di due ore uscii di casa, ignorando, per l’ennesima volta, le battute sarcastiche del mio coinquilino, se fossi riuscito a conquistarla, Tsu avrebbe dovuto chiedermi scusa in ginocchio.
Ero in anticipo di quasi un’ora, ma non mi dispiacque, avevo ancora un po’ di tempo per finire la mia lettura.
Sfogliai distrattamente le pagine, soffermandomi solo sulle parti relative a Marte e Venere, infondo, il nostro primo bacio, era stato merito loro.
Quando l’orologio sul cruscotto segnò le otto e quarantacinque scesi dall’auto, incamminandomi verso il bar.
“ Akito.”
“ Ciao Kei…come va?”
“ Stasera sono in forma, penso vinceranno.”
Sorrisi, scuotendo la testa, se io e lei avevamo creato un nostro rituale, pensai che anche quel ragazzino, né stava già inventando uno anche per noi.
“ Birra?”
“ Dammene due….a portar via.”
Ammiccò, annuendo piano, forse Kei era più scaltro di quanto credessi.
“ Offre la casa! Stasera é la mia serata fortunata.” Asserii lanciando uno sguardo allo schermo della tv, se quella squadra di perdenti cronici aveva una possibilità, forse, potevo averla anch’io.
“ Salutami Sana.”
Sì…Kei era decisamente più scaltro di quanto credessi.
Strinsi le bottiglie fra le dita, aspettando il suo arrivo nel posto dove lei, aspettava sempre me.
“ Buona sera ombrellino rosa.”
“ Ragazzina maleducata.”
“ Lo senti?” disse alzando l’indice verso l’alto.
“ Cosa?” l’unico suono che si udiva, erano i nove rintocchi dell’orologio.
“ Ascolta bene.” Replicò, sorridendo beffarda e, girandosi di tre quarti, indicò la torre di fronte a me.
“ La torre?” chiesi non capendo le sue parole, era inutile…nessun libro del mondo mi avrebbe mai aiutato con quella matta.
“ Sono in perfetto orario.” Affermò schioccando la lingua contro i denti.
“ Ma che brava.” Risposi ironico, avvicinandomi a lei.
“ Dove mi porti ombrellino rosa?” domandò, spostando lo sguardo verso le due birre che tenevo in mano.
“ In un posto dove forse smetterai di chiamarmi così.”
“ Mm…non credo succederà, non in questo pianeta almeno.”
“ Vorrà dire che ti porterò sulla luna.” Le sussurrai all’orecchio, superandola.
 “ Andiamo?” esclamai aprendo la portiera dell’auto, di primo acchito il mio sarebbe sembrato un gesto romantico ma, in realtà, volevo godermi la sua faccia una volta che avrebbe notato cosa c’era sul sedile.
“ Un vero galantuomo…un po’ stronzo e vendicativo, ma pur sempre un signore.” Esclamò, guardando libro di astrologia sapientemente girato nella sua direzione.
“ Non ho resistito.”
“ Sei proprio bravo Akito.” Sibilò fra i denti, incrociando le mani sotto il seno, quanto mi piaceva il modo in cui lo faceva.
“ Lo so.”
Finsi di non notare il suo sorriso splendente e, accendendo il quadro, mi diressi verso la meta che aveva scelto per quella notte.
 
Il viaggio fino ad Asakusa fu silenzio ma piacevole, forse la mia opinione su di lei non era del tutto esatta, era una ragazzina rumorosa solo perché voleva esserlo.
“ Non salirò sulla torre ombrellino rosa.” Esordì improvvisamente, capendo dove la stavo portando.
“ Soffri di vertigini?”
“ No…ma é talmente banale la tua scelta che potrei svenire per terra.”
“ Magari sono un uomo banale.”
“ No.”
“ No cosa? Non sono un uomo banale?”
“ Non esiste che tu lo sia con me.”
“ Che significa?”
“ Mi piace l’astrologia, hai comprato uno stupido libro per dimostrarmi chissà che cosa e ora mi porti a vedere le stelle su una torre? Sei più banale della banalità.”
“ Volevo portarti in una discarica, ma sfortunatamente chiudeva alle otto.”
 “ Non osare portarmi su quella maledetta torre.”
“ E dove vorresti andare?”
“ Ovunque tranne dove porteresti qualsiasi altra donna per fare colpo.”
“ Sei fuori di testa.”
“ Continua a guidare Akito.”
“ Ma…”
“ Sono certa che sai fare di meglio.”
 
Per quanto insopportabile, cafona e completamente pazza, perfino il suo modo di insultarmi mi piaceva da impazzire.
Più banale della banalità, Tzk, era solo un modo come un altro per farle capire che, nonostante il suo modo di essere era al limite del paradossale, non riuscivo a fare a meno di immaginarla nella mia vita.
In uno scatto repentino si girò verso di me, incrociando le gambe sul sedile.
“ Quando sono nata c’era?”
“ Cosa?”
“ Opzione uno: Quando sono nata c’era la neve.
“ Opzione due: Quando sono nata c’era uno ostetrica che si chiamava Misako.”
“ Opzione tre: Quando sono nata c’era luna in sagittario.”
 
Le dedicai uno sguardo sconvolto, soffermandomi meno di quanto avrei voluto sulla sua bocca leggermente bagnata.
 
“ Tre.” Risposi senza pensarci nemmeno un secondo, l’immagine delle sue labbra aveva cancellato ogni altro pensiero.
Un pugno secco e preciso mi colpì sulla spalla, facendomi perdere per un attimo il controllo del volante.
“ Ma che cazzo fai?” sbraitai fulminandola con lo sguardo.
“ Sei talmente coglione da credere che siccome mi piace l’astrologia io sappia che cazzo succedeva nel cielo quando sono nata.” 
“ Più banale della banalità.” Esclamai arcigno, massaggiandomi la spalla.
“ Lo sei davvero.”
“ Al diavolo.”
“ Domanda numero due.”
“ Ancora?”
“ Sì….ancora.”
Sbuffai, cercando alla svelta un maledetto posto dove portarla.
“ Quando avevo dieci anni il mio film preferito era?”
“ Fammi indovinare…Psyco?”
“ Opzione uno: Cenerentola.”
“ Opzione due: Che fine ha fatto Baby Jane?.”
“ Opzione tre: Casablanca.”
 
Cercare di capire i suoi gusti era un’impresa ai limiti dell’impossibile, immaginandola a quell’età, l’unica fotografia che vidi fu quella di una bambinetta scalmanata e capricciosa che voleva essere come Ingrid Bergman.
 
“ Tre.”
 
Questa volta, invece che un pugno, mi beccai uno schiaffone sulla testa.
 
“ La pianti?”
“ Quale bambina di dieci anni guarda Casablanca?…cristo Akito.”
“ Vuoi farmi credere che era Cenerentola?”
“ Ovvio che sì.”
 
Mi passai una mano sul viso, esasperato e a corto di parole.
 
“ Ultima possibilità.”
“ Ma come…é già finito? Adoro questo gioco.” Replicai velenoso come mai ero stato in vita mia.
 
“ Da tre anni lavoro in un…?”
“ Manicomio criminale?”
“ Taci! Opzione uno : Lavoro in un negozio di vestiti.
“ Opzione due: Commessa in una libreria di articoli esoterici.
“ Opzione tre: Segretaria in uno studio dentistico.”
 
“ Considerando che sei fuori di testa e, probabilmente useresti il gas anestetizzante per farti una risata…Scelgo la numero uno.”
 
Il suo fisico slanciato e sensuale sarebbe stato l’amo perfetto per i clienti di sesso maschile, con me, avrebbe sicuramente funzionato.
Il suo silenzio m’inquietò non poco, o ci avevo preso, o stavo per ricevere una testa in bocca.
 
“ Ho vinto?” chiesi con cautela, cercando di capire dove, il prossimo colpo, mi avrebbe centrato.
 
“ Lavoro in una libreria di articoli esoterici.” Mormorò guardando fuori dal finestrino.
Scoppiai a ridere, battendo una mano sul volante.
“ Sei seria?” domandai, incapace di smettere di ridermela di gusto.
“ Sì.”
“ Miss banale più della banalità ama gli astrologia e lavora in un negozio di magia?”
“ Fottiti.”
“ E’ troppo divertente.”
“ Ah ah divertente…sono l’emblema di tutti i cliché del mondo, la tizia strana che lavora in un posto strano.”
“ Giuro su Dio che é la cosa più spassosa che abbia mai sentito in vita mia.”
“ Immagino.” Commentò in tono tagliente, la sua linguaccia pungente mi eccitava da morire.
“ Dai ragazzina non te la prende, posso accettare il fatto che tu sia così schifosamente banale.”
Ero sicuro che avrei trovato un modo per fargliela pagare, ma mai e poi mai avrei pensato che quella palla, me l’avrebbe servita così velocemente.
“ Sei uno stronzo.”
“ Lo sai che questa affermazione avvalora solo la mia tesi?”
“ E cioè?”
“ La ragazza che s’innamora dello stronzo, quanti film hanno fatto al riguardo? Duecento?”
“ Vaffanculo Akito.”
Mi morsi il labbro, nascondendo l’ennesimo brivido che mi procurava metterla a disagio e, continuai la mia corsa verso l’ignoto, fra le strade della città.
“ Sarai felice adesso.” Sibilò a denti stretti e, guardandola di sottecchi, strinsi la presa sul volante, la sua immagine sopra di me che compieva quel gesto, soffocando il piacere, accorciò lo spazio utile dentro i miei pantaloni.
“ No nel modo in cui vorrei.” Ribattei, consapevole che, quel doppio senso, l’avrei colto solo io.
Guidai a vuoto per una buona mezzora. Trovare il posto perfetto sarebbe stata un impresa, al diavolo lei e le sue teorie contorte.
Il click del gancio di sicurezza della sua cintura mi ridestò dai miei pensieri, la vidi armeggiare con l’autoradio, estraendo dalla sua borsetta una chiavetta usb.
“ Dimmi un numero da uno a venti.”
“ Dodici.” Risposi di getto, curioso di conoscere i suoi sicuramente strambi gusti musicali.
 
<< Sometimes you twist
Always insist that you know a way
Should I let go now
Would I even know how to anyway. >>
 
 
 
 
Sorrisi, riconoscendo già dall’attacco, il pezzo di Benjamin Orr.
Stay the Night 1
Appunto per il futuro, depennare un altro pregiudizio dalla mia lista.
“ Almeno sulla musica hai orecchio.”
“ Lo so.” Accompagnò quell’affermazione mostrandomi un elegantissimo dito medio.
“ Che signora.”
Non riuscii a cogliere la risposta, sicuramente acida che mi buttò addosso, a differenza del suo corpo che, lentamente, si chinava in avanti per appoggiare la testa contro il finestrino.
 
 
<< Stay the night
Trying so hard to hold onto you
Can you show me how
If I seem cautious
Maybe I'm lost
Can you show me now
And all that matters. >>
 
 
 
Le parole di Orr accesero in me un’idea, idea sicuramente malsana, ma che sospettavo che lei, avrebbe trovato geniale.
Feci inversione di marcia, puntando con sicurezza verso la zona periferica di Taito.
La musica continuava ad andare e, anche il pezzo successivo, rientrava, con non poca sorpresa, nelle mie corde.
Scesi lungo la statale, immettendomi nella corsia di sinistra, lanciandole qualche occhiata per captare una reazione.
“ Sapevo che avresti potuto fare di meglio ombrellino rosa.”
Commentò senza muoversi di un millimetro, anche se continuava a guardare fuori, il mio sguardo su di lei, lo aveva sicuramente sentito.
Parcheggiai l’auto dentro un magazzino abbandonato, appoggiando le mani sul volante.
“ E’ assolutamente e schifosamente perfetto Akito.” Annunciò, guardandosi intorno con un sorriso soddisfatto.
“ Scendiamo? ”
La vidi annuire, afferrando le due bottiglie di birra che giacevano ai suoi piedi.
“ Non é perfetto?” mi chiese nuovamente, sedendosi sul cofano. La sua voce riecheggiò fra le mura, in un eco lontano e quasi distorto.
“ Il sogno di ogni donna suppongo.”
“ Sei così scontato Akito.”
Lasciai andare quella frase, cogliendo solo il suono ovattato che le sue parole producevano e, parandomi davanti a lei, le spostai una cioccia di capelli dal viso, il suo neo, era esattamente dove lo ricordavo.
“ Opzione uno: Lavoro per un azienda di marketing.
Opzione due: Ho un negozio di abiti sportivi.
Opzione tre: Sono un giovane e brillante avvocato penalista.”
 
“ Mh…fammi pensare! Non hai l’aspetto di uno che s’intende di sport, anche se chiaramente passi molto tempo in palestra, la tua macchina é mediamente costosa e vesti in modo elegante ma non pretenzioso…Opzione uno.”
 
“ Sbagliato.” Replicai guardandola dall’alto verso il basso.
 
“ Quando andavo al liceo persi la verginità durante una festa.
Opzione uno: Camera dei genitori.”
Opzione due: Piscina sul retro.
Opzione tre: Bagno degli ospiti.”
 
“ Ovviamente nella camera dei genitori.”
“ Sbagliato.”
“ Davvero?”
“ Sì…ultima possibilità.”
“ Sono pronta.”
Posai le mani sul cofano, avvicinandomi al suo viso contratto in una smorfia maliziosa.
“ Ho conosciuto una donna che mi eccita da impazzire.
Opzione uno: io la bacio perché non penso ad altro da tutta la sera.
Opzione due: lei mi bacia perché pensa la stessa cosa che penso io.
Opzione tre: Nessuno bacia nessuno perché sarebbe più banale della banalità.”
Le sue gambe corsero a stringere i miei fianchi, bloccandomi una morsa fatta di pelle, cotone e sangue.
“ Decisamente la tre.” Esclamò, strusciandosi lentamente contro le mie costole.
“ Decisamente la tre.” Replicai, passandomi la lingua sui denti.
“ Sarebbe più banale della banalità.” Incalzò, aumentando la sua stretta.
“ Così scontato da far schifo.”
“ Il cofano della tua auto é troppo liscio…sto scivolando.”
In uno scatto repentino me la tirai addosso, nemmeno l’aria avrebbe potuto passare a quella distanza, un piccolo gemito, scivolò fuori dalla sua bocca socchiusa.
“ Che stai aspettando ombrellino rosa?”
“ Che la voglia diventi bisogno.” Riportandole, con non poca soddisfazione, il medesimo discorso che mi fece il venerdì precedente.
“ Lo senti?” mi chiese lasciva, i suoi occhi cioccolato erano più scuri e dilatati del solito.
“ Io sento tutto.”
“ E cosa senti esattamente?” ansimò, respirando a fatica.
Avere il dominio era più dura di quanto pensassi.
“ Tutto.” Incalzai, scandendo ogni singola sillaba mentre le mie mani, mosse da volontà propria, percorrevano la cucitura interna dei suoi leggins.
“ Ti piacciono i miei pantaloni?”
“ Sono del settore.” Mormorai, spostando le dita verso il suo ginocchio.
“ E’ cotone traspirante.” Aggiunsi, tastandone il tessuto.
“ Allora ne comprerò un altro paio.” Tremò, contorcendosi su se stessa.
“ Attenta a non scivolare.” Guardare il suo corpo in allerta stava diventando insopportabilmente doloroso.
“ Non credo mi lasceresti cadere.”
“ Né sei certa?”
“ Al novanta per cent…”
La tentazione fu troppo forte e la spinsi giù, lasciandola precipitare verso il basso, afferrandola per il sedere pochi centimetri prima che cadesse al suolo.
Cacciò un urlo che rimbombò tra i vari scatoloni abbandonati e usurati sugli scaffali, quel suono, decretò la mia sconfitta...
“ Salvata in extremis.”
“ Sei un bastardo.”
“ Lo so.”
In uno scatto denso di mille emozioni la ributtai sul cofano, baciandola con una foga esasperante e violenta, le sue unghie piantate nel cranio, le sue gambe incrociate al mio corpo per sostenersi.
“ Questa volta é colpa di Venere?” le chiesi, succhiandole il labbro inferiore.
“ Sta zitto.” Ansimò, rimpossessandosi della mia lingua, ogni sospiro, ogni gemito, ogni suono prodotto dallo strusciare dei nostri vestiti, si perdeva nell’aria, riconsegnandomelo indietro in una vibrazione che mi pulsava fin dentro le vene.
Toglierle quell’inutile paio di calzoni fu così tremendamente facile, che non avrei potuto fermarmi nemmeno se l’avessi voluto.
Accarezzai, graffiai e pizzicai le sue gambe centimetro per centimetro, senza mai staccare gli occhi dal suo viso.
Era così bello guardarla in balia delle mie mani…
Mi feci spazio in lei, baciandola a pochi millimetri dal punto più caldo del suo corpo, le fitte si espandevano dal mio basso ventre come coltelli, non avrei retto ancora per molto, dovevo averla.
“ Akito.” Il mio nome sulla sua bocca sapeva tremendamente di disperazione, io per primo, ero sull’orlo del precipizio.
Non ci pensai un secondo di più e mi rialzai, bloccando con le mie ginocchia le sue, mai e poi l’avrei lasciata cadere.
Sbottonai in un secondo la fibbia della cintura e, il suono metallico, tintinnò attorno a noi, arrivando fino alle sue orecchie.
Il sorriso che le incurvò le labbra, fu l’unica risposta che desideravo sentire.
Al diavolo le congetture, al diavolo il fatto che erano a malapena tre le cose che conoscevo di lei, al diavolo le banalità più banali, non avevo mai bramato così tanto il piacere di una donna.
Slacciando uno a uno i bottoni della sua camicetta, notai che aveva un tatuaggio sul costato.
La costellazione dei pesci si estendeva verso l’alto, sfiorando il bordo del suo reggiseno in pezzo nero…alla fine, comprare quello stupido libro, era servito a qualcosa.
Sana doveva essere nata fra la venti di febbraio e il venti marzo, avrei dovuto ricordarmi di chiederglielo.
La guardai un ultima volta e, finalmente, entrai dentro di lei.
Gemetti per quel contatto così intimo e agognato, più spingevo a fondo, più i suoi ansiti mi bucavano lo stomaco.
Nemmeno fra un milione di anni avrei immaginato che possederla in un magazzino, fosse la cosa più perfetta che potesse capitarmi.
Più lei reclamava quel contatto, più l’eco prodotto dalle nostre azioni, mi fomentava a dismisura.
Puntellò i gomiti sulla carrozzeria, capendo subito che desiderasse un mio bacio.
Le guance arrossate, i lunghi capelli bagnati e leggermente arricciati dal sudore, le labbra rosse dai troppi morsi, Dio…era bellissima.
Continuai a spingere senza sosta, il suo corpo tremava a ogni colpo e la macchina dondolava sotto il peso della nostra folle passione.
Riuscii a togliermi appena in tempo per evitare l’inevitabile.
Per quanto avessi sperato che questo accadesse, non avevo portato nessuna protezione con me.
Lasciai andare un lungo sospiro nell’incavo del suo collo, felice di sentire che, profumava ancora di pesca…
Rimanemmo in silenzio per diversi minuti, ma non era uno di quei silenzi pesanti o imbarazzanti, era solo il momento di bearci di quella nuova e stranissima consapevolezza.
“ Voglio farti sentire una canzone.”
Saltando giù dal cofano, aprii la portiera, girando la chiave ancora inserita nel quadro.
Il suono della chitarra dilagò e, come nel caso di stay the night, riconobbi subito l’artista in questione.
 
<< I heard she sang a good song
I heard she had a style and so I came to see her.
To listen for a while.
2 >>
 
 
 
Annuii piano, complimentandomi silenziosamente per la sua scelta musicale.
Il fatto che scelse la versione di Sinatra e non quella più nota e mainstream, me la fece apprezzare ancora di più.

 
<< Strummin' my pain with her fingers
Singin' my life with her words
Killing me softly with her song.

Killing me softly with her song. >>
 
 

“ Suoni la chitarra? ” le chiesi mentre faceva forza sui palmi per risalire sul cofano.
“ Cosa?”
“ La canzone…parla di questo.”
“ Davvero?” domandò sinceramente incuriosita.
“ Sì…parla di una donna che suona il brano del…” mi bloccai a mezz’aria, notando lo stupore nei suoi occhi.
“ Ma almeno li ascolti i testi?”
“ Mi piaceva il suono delle parole.” Borbottò, facendo spallucce.
“ Sei assurda.”
“ Ciononostante ti eccito da impazzire.”
“ Oh sì.” Sorridemmo entrambi, godendoci le ultime note che uscivano dallo stereo.
“ Killing me softly, mh…senti come suona bene.”
“ A differenza tua conosco molto bene questa canzone.”
Mi dedicò una linguaccia, bevendo l’ultimo sorso di birra e, cercando anche la mia, mi accorsi che nel trambusto del nostro amplesso, era caduta a terra, rovesciandosi sul pavimento.
“ Che sfiga.”
“ Cosa?”
“ La mia birra…si é rovesciata.”
“ Hai sete?”
“ Un po’ ”
Con uno scatto improvviso, la sua bocca fu sulla mia.
Sgranai per un attimo gli occhi, non aspettandomi un bacio in quel momento, anche se, dovevo ammettere che quel contatto a tradimento, non mi dispiaceva per niente.
“ Meglio?” mi chiese ad un palmo dal viso.
“ Direi di sì.” Le risposi maliziosamente, leccando via le gocce di birra che quel tocco avevano depositato sulla mia carne.
“ Lo vedi ombrellino rosa? Bisogna sempre essere positivi.”
“ Ah sì?”
“ Se tu mi avessi portato dove volevi portarmi, nulla di tutto questo sarebbe successo…per non parlare del fatto che, se avessi avuto ancora la tua birra, non avresti potuto usufruire di un mio bacio.”
“ Sei proprio brava lo sai?”
“ A fare cosa?”
“ A giustificare ogni tua azione.”
“ Preferisco definirlo pensiero positivo…sai, il karma e quelle cose lì.”
“ E quelle cose lì.” Ripetei sbeffeggiandola in noto dolce.
“ Dai pessimista! Andiamo a cercarti una birra.”
Saltammo giù dal cofano, caricandoci le bottiglie in macchina e, accendendo l’auto, posai una mano sulla sua gamba intrecciando le mie dita nelle sue.
“ E questo cosa significa?” mi chiese guardando prima me e poi la sua coscia.
“ Non posso toccarti?”
“ Non se lo fai come un coglione innamorato.”
“ Possibile che devi sindacare su tutto?” sbottai al limite della psicosi.
“ Devi giurarmi una cosa.” Asserri balzando in avanti, costringendomi a guardarla negli occhi.
“ Potrei riavere indietro la mia faccia?”
“ Akito devi giurarmelo.” Replicò alzando la voce di un’ottava, le sue unghie, graffiavano dolorosamente la mia mascella.
 “ Cosa? Che cazzo devo giurarti? ” urlai spingendole via la mano.
“ Che non diventeremo mai una fottuta coppietta da cenette fuori e film sul divano.”
“ Tu sei malata.”
“ Giuramelo.”
“ Ma…”
“ Non voglio essere un cazzo di cliché ambulante, ho fatto sesso con te perché mi hai portato in un magazzino di merda, cristo noi…noi dobbiamo essere diversi.”
“ Diversi come?” era la conversazione più assurda che avessi mai avuto nella mia vita.
“ Giuramelo e basta Akito.”
“ Va bene, okay, va bene! Ti giuro che non ti porterò mai a cena né al cinema, non ti regalerò mai dei fiori per il tuo compleanno, che per inciso non so nemmeno quand’é e continuerò a comprarti birre da quattro soldi, scopandoti in magazzini e discariche pubbliche…contenta? ”
“ Ottimo…ti ringrazio.” Sospirò sollevata, baciandomi la mano per poi tornare seduta e composta sul seggiolino.
“ Dio.”
“ Andiamo a trovare Kei?” mi chiese con un sorriso dolcissimo che la fece sembrare ancora più psicopatica.
“ E andiamo.”
Facemmo il viaggio di ritorno nel più totale silenzio, più ci pensavo e più non capivo perché, quella squinternata da manicomio, fosse già diventata così importante nella mia vita, impedendomi categoricamente, di mandarla a quel paese.
“ Raccontami del tuo più grande amore.”
“ Non né ho mai avuto uno.” Replicai monotono, guardando la strada davanti a me.
“ Non ti sei mai innamorato?”
“ C’é stata una volta, Nyoko…mi ero quasi convinto che fosse quella giusta, ma poi ho capito che era solo sicurezza.”
“ Sicurezza?”
“ Una vita lineare, una donna che mi aspettava a casa, un letto sempre caldo…non era amore.”
“ Decisamente no.”
“ E tu?”
“ Sì…sono stata innamorata.”
Quelle parole rimasero sospese nell’aria, nonostante il pensiero che il suo cuore potesse ancora appartenere a un altro mi faceva bruciare le budella, non indagai oltre.
Se c’era una cosa che sapevo fare bene, era non porre domande a chi non voleva dare risposte.
Entrammo nel locale di Kei che ci accolse con un grande sorriso, la sua squadra, finalmente, aveva vinto.
Rimanemmo a parlare del più e del meno, offrendoci, nonostante il mio disappunto, un giro di drink.
“ Hai qualcosa per me?” gli chiesi sporgendomi oltre il bancone.
“ Due sacchi pieni.” Ribatté alzando la spazzatura in modo che potessi vederla.
“ Urrà.”
Mi diressi verso l’uscita, sentendo, come la volta precedente, i suoi occhi su di me.
Contai i soliti e ridicoli dodici passi, trovandola, come prevedibile, appoggiata al suo muro preferito.
“ Allora?” le chiesi anticipandola, dopotutto, quella era una notte tutta alla rovescia.
“ Qualche anno fa stavo con un ragazzo, si chiamava Hiroto e…io ero pazzamente innamorata di lui.”
“ Il termine pazzamente ti si addice molto.”
“ Una volta ero molto diversa.” Commentò alzando le spalle.
“ Diversa come?” io non riuscivo ad immaginarla in nessun altro modo.
“ Era una ragazza cliché.”
Annuii, captando al volo dove volesse andare a parare.
“ Ero la classica persona che amava i fiori, le passeggiate, i film romantici.”
“ E poi che é successo?”
“ E’ successo che Hiroto ha capito che era sicurezza e non amore.”
“ Quindi ti sei trasformata in una matta che offende i baristi e abborda gli sconosciuti?”
“ Ho sofferto molto per Hiroto, ma poi ho capito che essere diversi da speranza.”
“ Che vuoi dire?”
“ La me di un tempo non sarebbe mai andata in un bar da sola, avrebbe bevuto un bicchiere con le sue amiche, chiacchierando di sterili e inutili pettegolezzi da quartiere e poi, si sarebbe rifugiata nel suo appartamento, comprato con lo stipendio da segretaria di uno studio dentistico.”
“ Quindi tutta quella sceneggiata in macchina sulle opzioni era una balla?”
“ Volevo solo capire chi eri.”
“ E chi sono secondo te?”
“ Un uomo regolare che vorrebbe non esserlo.”
“ Potrei diventare come te?”
“ Ma così saremmo uguali.”
“ Fidati…non sarei mai uguale a te.”
“ E non pensi che sia questo il motivo per cui ogni venerdì sei qui?”
“ Io…”
“ Quando ci siamo conosciuti tu mi hai zittito con Kei, mi hai definito una…cafona maleducata? ”
“ Lo sei stata.”
“ Ed é proprio per questo che mi piaci da impazzire.”
“ Perché ti ho detto che eri una cafona maleducata?”
“ Perché ti é importato farmelo sapere.”
Mi avvicinai a lei, accarezzandole lentamente il viso.
“ Ti ho mentito prima.”
“ A che proposito?”
“ Io non voglio giurarti che non ti porterò mai a cena, che non avrò il desiderio di portarti al cinema o regalarti un mazzo di fiori in una giornata senza senso e soprattutto, non voglio prometterti che non muoio dalla voglia di fare l’amore con te fra le mie lenzuola.”
“ Non farmi questo Akito.”
“ Perché?”
“ Perché non voglio perderti.”
La guardai a lungo, il suo sguardo mal celava la paura, aveva davvero paura che io sarei stato un altro Hiroto.
 “ Aspettami un attimo qui.”
 Corsi verso l’auto con il cuore che batteva a mille, tutto quello che avevo pensato di lei, si era rivelato essere un enorme blob di pregiudizi e strafottenza.
Lei non era stramba, aveva solo paura della vita.
Afferrai il libro che avevo comprato, sorridendo come un idiota che si stava lentamente fregando con le sue stesse mani.
“ Akito quel libro…”
“ Zitta.” La ammonì dolcemente, allungandolo nella sua direzione.
“ Aprilo.”
Sbuffò esasperata, portandosi una ciocca di capelli dietro il collo.
“ Leggi.”
Mi guardò in modo greve, aprendo la copertina rigida blu notte.
“ Ho perso tre giorni a cercare un fottuto libro per svitati, vergognandomi fino al midollo all’idea di dover spendere i miei soldi in questo modo.
Tengo da quasi tre settimane i tuoi ridicoli ombrellini rosa sulla scrivania, sorridendo ogni volta che ci passo davanti.
Ho guardato l’eclissi, sperando che tu fossi in mezzo alla folla, desiderando ardentemente di guardarla insieme a te.
Ho letto interi capitoli su Marte e Venere solo per poter capire se quel bacio, era solo merito loro e, ora che finalmente é arrivato il nostro giorno, ti farò una battuta pessima sulla luna perché già so, che questo stupido modo di chiamarmi, tu non lo avresti abbandonato se non in altro pianeta.
Ps: Fingerò di non notare quanto tu sia bella mentre sorridi leggendo queste parole.”
 
“ Sei proprio bravo ombrellino rosa.”
“ Non devi temere ragazzina maleducata, non ho nessuna intenzione di diventare come gli altri.”
“ Me lo prometti?”
“ A patto che tu venga a cena con me domani sera.”
“ Okay, ma…ognuno paga per sé e se oserai prendermi la mano ti butti giù tutti i denti.”
“ Vieni a casa con me?”
“ No.” Sorrisi…era davvero più banale della banalità.
“ Posso almeno aver il bacio della buonanotte?”
“ Hai capito una sola parola di quello che ti ho detto Akito?”
“ Sì…é solo che la tua faccia imbronciata mi eccita da morire.”
“ Buonanotte ombrellino rosa.”
La guardai mentre si allontanava, stringendo forte a sé, il libro le avevo appena regalato.
“ Hey.” Le urlai dietro, facendola bloccare in mezzo alla strada.
“ Dov’é il mio ombrellino rosa?”
“ Secondo te?”
Tastai la giacca, sentendone la consistenza legnosa contro l’anca, quella consapevolezza, mi fece sentire al sicuro.
“ Ti ho detto una bugia prima.”
“ A che proposito?”
“ La playlist…non conosco nessuno di quei cantanti, volevo solo dimostrarti che non sono più banale della banalità.”
“ Domani sera alle otto…ci incontriamo qui? ”
“ Come ti pare.”
“ Un’ultima cosa.”
“ Cosa?”
“ Anche tu mi piaci da impazzire.”
 
 
 
 
 
 
  
Carissime, eccomi tornata da voi.
Lo so che avrei dovuto smetterla con questa dannata storiella, ma ormai questi due si sono impossessati del mio corpo =(
Giuro che mi sto impegnando affinché il prossimo capitolo di The Weeding Date esca presto allo scoperto, ma trovare le parole giuste, é molto peggio di quanto pensassi.
Spero che nel frattempo, il continuo di questa storiella, perdoni almeno un pochino i miei blocchi mentali.
Vi mando un grosso bacio
Augurandovi una serata e splendida settimana.
Vi voglio bene.
Alice.
 
Ps: Vi lascio i link per ascoltare le due canzoni che ho inserito qui sopra, anche se penso ( e spero ahahaha) che conosciate perfettamente i due geni che mi hanno ispirato =)
  1.  https://www.youtube.com/watch?v=9JciBwqKWR4
  2. https://www.youtube.com/watch?v=8tbP3f3i03E
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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