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Autore: Fre Angel    11/05/2020    0 recensioni
Cristina ha perso la nonna da poco. Si sente smarrita, persa, ma continua la sua vita come se nulla fosse. Un giorno incontra Ginevra, una ragazza misteriosa che sembra leggerle nel pensiero. Come se si trovasse davanti a uno specchio, grazie all'amicizia con Ginevra, Cristina riuscirà a capire meglio se stessa e conoscerà un mondo fantastico, dove tutto è collegato con tutto, e nulla accade per caso.
Genere: Fantasy, Generale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le risultò difficile non pensare all’incontro. Si fece la doccia, sistemò l’appartamento, lavò i piatti del pranzo e della colazione, ma la sua mente era sempre concentrata a ricordare l’incontro, arricchendolo ogni volta con dettagli maggiori. Quanto possono essere inaffidabili i ricordi, se dopo poche ore la mente comincia già a manipolarli? Lo aveva letto da qualche parte: i ricordi non sono mai esatti, ecco perché non si affida appieno su di essi. Ma c’è qualcosa che proprio non la fa smettere di pensare a Ginevra: la luce attorno a lei. Non era dovuta al sole che era già sparito all’orizzonte, né ai fari delle macchine, avendo alle spalle una zona totalmente pedonale. Lei vedeva una luce luminosa e bianca attorno alla ragazza. O almeno così credeva.      
Si mise seduta davanti alla tv, ma nessun programma la interessava in modo particolare. Dopo la Pandemia era cambiato anche il palinsesto televisivo e lei era più invogliata ad accendere l’apparecchio che per dieci anni aveva tenuto sempre spento. Quando ebbe fine l’età dei cartoni animati, non si era mai appassionata a nessuna trasmissione in generale: o erano troppo superficiali, o era zeppa di persone urlanti che pensavano di sapere ogni cosa. Lei non sopportava tutto ciò, così la accendeva solo per vedere documentari o vecchi film. Ma dopo la Pandemia, i programmi trash e di pseudo inchiesta avevano lasciato il posto a più documentari, e programmi ben fatti, dove anche la leggerezza era diventata arte. Era bello seguire la televisione, sia per la moltitudine di canali di qualità, sia perché a farla erano finalmente persone giovani e preparate, con la mente aperta e pronti a parlare di qualunque cosa, senza cedere a facili giudizi o polemiche. Nonostante la buona intenzione di non pensare all’incontro, a ciò che aveva visto, e alla ragazza che non era mai uscita dalla sua testa, spense la televisione dopo pochi minuti, e si mise a fare una breve ricerca su internet, sperando che Google la aiutasse a trovare almeno il cognome di Ginevra, così sarebbe stato più semplice cercarla sui social. Non ebbe nessun risultato utile e si andò a preparare una cioccolata calda per lo sconforto. Evidentemente l’unico modo per sapere qualcosa di Ginevra era chiamarla, cosa che voleva assolutamente evitare.
Si mise seduta sul divano sotto la finestra, bevve un sorso di cioccolata dalla sua tazza, portando le ginocchia al petto e ruotando il busto in direzione della finestra dove poteva ammirare il rosso mattone dei tetti di Roma che dava risalto al marmo bianco dell’Altare della Patria, maestoso come sempre. Era il punto che più preferiva dell’appartamento, ecco perché aveva obbligato la nonna a mettere il divano proprio lì, e sua nonna l’aveva accontentata, come sempre.
Posò la tazza sul tavolino e si stiracchiò, distendendosi pigramente su quel morbido divano giallo. Guardò il soffitto, era accesa solo la lampada arancione che proiettava ombre a ogni angolo del salottino. Sua nonna le aveva lasciato l’appartamento di via Margutta: una cucina, due bagni, due salotti e due camere da letto. Era il suo preferito, l’unico bene materiale a cui non avrebbe voluto rinunciare per nulla al mondo. Aveva passato lì tutta la sua vita, e continuava a respirare l’aria di infanzia e adolescenza; a volte le sembrava anche di sentire i passi leggeri di sua nonna alle prime luci dell’alba. Non doveva piangere, anche se tutto attorno a lei era fermo e in ombra, anche se era sola in casa e nessuno sarebbe mai venuto a conoscenza delle sue lacrime. Non doveva piangere.
Ripensò al numero di telefono ricevuto da una sconosciuta, perché quel pensiero non riusciva ad andare via dalla sua testa? Cos’era la luce bianca attorno a lei, ma soprattutto: era reale?       
“Qual è il tuo sogno?” Cominciò a piangere: di sogni, ormai, non ne aveva più.

   
 
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