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Autore: Dira_    10/08/2009    17 recensioni
La guerra è ormai finita, Harry è un auror e sta per avere il suo secondo bambino.
Degli strani sogni e la misteriosa comparsa di un neonato decisamente particolare turbano la sua pace, tornando a scuotere la famiglia Potter sedici anni dopo, quando Tom, il bambino-che-è-stato-salvato, scoprirà che Hogwarts non solo nasconde misteri, venduti come leggende, ma anche il suo oscuro passato...
La nuova generazione dovrà affrontare misteri, intrighi, nuove amicizie e infine, l'amore.
“Essere amati ci protegge. È una cosa che ci resta dentro, nella pelle.”
Può davvero l’amore cambiare le carte che il destino ha messo in tavola?
[Next Generation]
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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- Questa storia fa parte della serie 'Doppelgaenger's Saga' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Capitolo I Capitolo I
 






I’m falling away with you

We can’t always say
In the cold light of day what’s true
Time will heal your wounds
I’ll see you through
(Falling Away, Evermore)
 



28 Agosto 2022

Devon, vicino a Ottery St. Catchpole, La Tana.
 
 
“Questo sarà un grande anno. Me lo sento.”
Albus Severus Potter, sedici anni, l’aveva decretato con tono profetico. 
Rose curvò le labbra in un sorrisetto.
“Non per frustrare i tuoi proclami Al, ma lo dici tutti gli anni.”
Il ragazzo si era alzato a sedere di scatto, sulla coperta a scacchi che divideva con la cugina. Erano stesi a guardar passare le nuvole nell’immenso prato di fronte alla Tana.
Aveva sedici anni Al, e si sentiva come se la vita fosse appena iniziata.

Cavolo, aveva sedici anni.
“Sì, ma questo è il nostro penultimo anno! Voglio dire, è importante!”
“Per i risultati dei G.U.F.O.?”
“Ma no!”
Rose corrugò le sopracciglia. “Allora pensi di diventare prefetto?”
“Ma che c’entra? Non ci penso neanche, proprio no! Mettere in punizione la gente, avere quella stupida spilla appiccicata al petto, proprio no…” borbottò arruffandosi i capelli, istintivamente imitando il fratello maggiore e il padre. Gesto Potter lo chiamava Ginny.

“Sei così… così…” rise lei. “Così poco Serpeverde!”
Al alzò gli occhi al cielo, buttandosi sulla coperta resa soffice dal manto erboso sottostante.
“Ho sempre detto che non sarei mai stato ambizioso. E anche sull’essere furbo, dovremmo riparlarne…”
“Beh, però sei intelligente…”
“Corvonero?”
“Hai ragione Al, non c’entri niente con gli eredi di Salazar.” Sospirò Rose teatrale. “Che destino infame, per Potter, il Serpeverde Incompreso.”  
Il ragazzo intrecciò le mani dietro la nuca. “Mmm… Sai, all’inizio la pensavo davvero così. Pensavo che sarebbe stato terrificante finire smistato lì… anche se papà mi aveva detto che sarebbe andato bene comunque e tutto il resto. Poi però…”
“Però?”
Non avevano mai affrontato quell’argomento, anche se ne avevano affrontati tanti. Il loro passatempo preferito era… beh, parlare. Un grado di confidenza pressochè assoluto.

Lei e il cugino potevano considerarsi a tutti gli effetti migliori amici. Anche se smistati in case diverse facevano tutto il possibile per trascorrere il proprio tempo assieme: in biblioteca, nel tempo libero, durante le lezioni che condividevano come Serpeverde e Grifondoro…
Al aveva sorriso, scuotendo la testa. “E’ una cosa stupida…”
“No, dai, dimmela! Ora sono curiosa!” Gli aveva picchiettato un dito sulla spalla, nascosta sotto una maglietta del fratello, di una taglia più grande. Al aveva sedici anni e ne dimostrava con molta buona volontà quindici. Gli Weasley erano tutti alti e ben piazzati come Ron o James, che svettava oltre i centottanta centimetri.

Al era più basso di lei.
Fenotipo Potter. Lo zio è più basso di zia Gin… ¹
Il ragazzo ridacchiò. “Mmmno. Magari un’altra volta. Comunque sia… Hai saputo di Teddy?”
“Che lui e Vic sono mostruosamente felici e blablabla…?” fece una smorfia. “Ogni singolo giorno da nonna Molly. Davvero, dovrebbe fondare un fan club.”
“Beh, è vero, sono una coppia fantastica.” Obbiettò Al facendo spallucce. “… ma non è questo.” Prese un’aria furba. “Ieri sera stavo andando a lavarmi i denti quando ho sentito zio Ron parlare con mio papà.”
Rose si era voltata, sostenendosi con un gomito, per guardarlo. “E..?”
“Pare che Teddy verrà ad insegnare a Hogwarts!” esclamò sorridendo. “Non è fantastico?”
Rose battè un paio di volte le palpebre, incredula: certo, Teddy aveva finito la scuola con il massimo sia nei G.U.F.O. che nei M.A.G.O. ed era dannatamente brillante – e sotto sotto aspirava a battere il suo record – ma… aveva solo ventiquattro anni!
Al sembrò averle letto nel pensiero, perché rise allegro.

“Già, forse sarà il più giovane professore di Hogwarts!”
Rose inspirò incredula. “Davvero… sarebbe una notizia pazzesca se fosse vera.”
“Lo è! Ammetto che le orecchie oblunghe a volte hanno qualche problemino di ricezione ma…”
“Al, hai origliato!”
“Ehi, ehi. All’inizio ho ascoltato per caso. Poi, quando hanno chiuso la porta del salotto, beh… ero curioso, dopotutto si parlava di Ted.”

“E porti sempre delle orecchie oblunghe nelle tasche del pigiama?”
Al sorrise sibillino, senza rispondere.
Ted era l’eroe dell’ultima generazione Weasley. Tutti volevano bene a Ted. Era come un fratello maggiore collettivo: gentile, spiritoso, divertente, non perdeva mai la pazienza. Ed era pure un metamorfomago. Era perfetto. E poi stava con Victoire. La bella Victoire dai lunghi capelli color lino e le labbra come fragole mature, e la pelle di pesca e…
Blablabla.
Era stata la prima cotta di metà ragazzi del suo anno. Alcuni la ricordavano ancora con nostalgia.

Rose si accigliò. “Non sta bene ascoltare. Sei proprio un Serpeverde!” lo rimbrottò senza troppa convinzione.
“Ah, lo sono solo quando fa comodo a te però, eh!” rise senza arrabbiarsi.

Dopo cinque anni di crisi esistenziali, aveva deciso che in fondo non gli dispiaceva vestire i colori verde-argento: aveva conosciuto un sacco di persone in gamba là dentro, ed avevano una squadra di Quidditch strepitosa, da annali, guidata da Michel Zabini, il miglior capitano e cacciatore da vent’anni a quella parte.
E poi c’era Tom.
Chissà che sta facendo… si starà annoiando a morte in quel posto con le case tutte uguali…

Beh, gli sta bene!  
Rose prese un filo d’erba tra le dita, posandoselo sulle labbra pensierosa.
“Certo che è strano…” lo riportò al discorso. “Credi che l’abbia chiamato il preside Vitius²?”
“Certo, chi altri?”
“Non so, non credevo volesse fare cambiamenti nel personale docente… e cambiamenti così grossi, poi.”
“Sì, ma hai presente il professor Facheux?” aveva fatto una smorfia. “Un totale incompetente. Te l’avevo detto che non sarebbe tornato dal suo ‘congedo temporaneo’, no?”
La cattedra di Difesa delle Arti Oscure, dopo la morte di Piton, sembrava aver perso la sua triste fama, e per un certo tempo era stata occupata da un ex-auror, Torrent. Poi, quando l’uomo era andato in pensione, il posto era stato assegnato in volata ad un nervoso docente trasferitosi da Beaux-Batons. Con l’aggiunta di un disastroso accento inglese il pover’uomo era stato in grado di reggere a malapena un anno scolastico, prima di un tracollo nervoso.

Ad esso, bisognava ammetterlo, avevano fortemente contribuito James e i gemelli Lorcan e Lysander Scamandro. Mente di James e muscoli degli Scamandro.
Un incubo per qualsiasi professore che non fosse un veterano dai nervi saldi.
E addio Professore…
“E di questo dovremo ringraziare Jamie e quei due.” Commentò infatti Rose. “Sono insopportabili, uno parla e l’altro sta sempre zitto. E non riesci a capire chi dei due parli di volta in volta. Quel poveretto è un miracolo che non sia finito vita natural durante al San Mungo.”
“Comunque non ridurranno così Teddy, questo è sicuro. O dovranno vedersela con me.” Decretò Al alzandosi in piedi, con piglio deciso.
Rose sorrise appena mordicchiando il filo d’erba: difficilmente un tipetto gracilino come Al avrebbe fermato quei tre grossi idioti… i gemelli da soli superavano la stazza e il peso specifico di un dorsorugoso norvegese.

“Non credo che ci sia bisogno che tu lo protegga… Ted è l’unico essere vivente sulla faccia della terra a cui Jamie dà retta, oltre a zia Gin…”
Il ragazzo annuì. “Sì, questo è vero. Magari questa è la volta buona che Jamie impara qualcosa su un banco di scuola!”
Risero assieme, prima di stendersi di nuovo sulla coperta, sonnolenti e beati. Stava per finire l’estate, e la loro unica preoccupazione era lasciar sgocciolare via il tempo che gli rimaneva.

James era chiuso in casa ad imprecare sui proprio compiti invece, pensò malignamente Al, godendosi gli ultimi tiepidi raggi del sole.
“E Thomas?” chiese Rose dopo qualche breve minuto di silenzio.
“Tom? E’ rimasto a casa dei suoi. Merlino solo sa perché gli piace tanto annoiarsi là.” Borbottò.
L’ultima lettera, nonché l’unica di tutta l’estate, era stata scritta di fretta, in insufficiente risposta alla sua, che era stata lunga, dettagliata, allegra.

 
‘Ciao Al. Qui va tutto bene, a parte il caldo fastidioso che affligge Little Whinging. Sono molto preso dalla lettura di alcuni libri. Mi dispiace ma non credo potrò venire alla Tana  quest’estate. Mi sono dato una scaletta precisa e so che  se venissi da voi  sarebbe completamente stravolta. Salutami gli zii e Lily.
Ci vediamo a Settembre, a Diagon Alley.
Thomas.


 
Totalmente insufficiente. Bocciato, bocciato su tutta la linea!
La cugina vedendolo adombrarsi di colpo – il viso di Al era una pagina ben scritta in lettere leggibili, stampatello puro – tentò di porre rimedio con la logica.
“Ci sono i suoi genitori… forse lo fa per delicatezza nei loro confronti. Dopotutto non li vede che d’estate.”
“I suoi genitori per la barba di un Thestral!” sbottò. “Mi ha dato buca perché voleva leggere. Ti pare una cosa normale? Leggere. Dei libri!” sibilò stizzito.
Rose ci pensò un attimo. “E non poteva leggerli qui?”
“No, perché Sua Maestà pensava che sarebbe stato disturbato! Come se passassimo tutto il tempo ad urlare e correre scompostamente per casa!”
“…Al?”
“Seh?”
“James lo fa. Continuamente.”
Il ragazzo sbuffò sonoramente guardando ostile una coccinella che si era posata sulla punta della sua scarpa da ginnastica. “Lo so… Jamie è un casinista nato. Però mi è puzzata tanto di scusa… Io… ci tenevo a passare l’estare con voi due.”
Rose gli sorrise, passandogli un braccio attorno alle spalle: Al adorava Thomas. Dio solo sapeva perché, personalmente lo riteneva… inquietante. E insopportabilmente saccente, anche. 

Non che fosse maleducato o sfacciato come Jamie. Anzi. Era sempre cortese e corretto con tutti. Ma lei preferiva comunque lo scapestrato James, al controllato Tom.
Non che l’avesse mai fatto capire a Al: sarebbe stato terribile per lui dover dividere tra loro due il suo affetto, così spontaneo e fiducioso.
Meglio evitare…  
“Al, Tom è un misantropo patologico.” Lo consolò infatti. “Non credo fosse per te, ma piuttosto credo volesse evitare Jamie e i gemelli…”
In quanto migliori amici di James, gli Scamandro avevano accesso libero alla tana. E poi abitavano giusto giusto a mezz’ora di scopa da lì.

“Sì, ma spesso sono fuori con la scopa e…”
“E poi c’è Lily.”

“Lily è adorabile!” protestò vivacemente. Stravedeva per la sorellina. Aveva quattordici anni ed era la cosa più carina e graziosa che avesse mai visto.
Cosa, insomma… ragazza. Non che riuscisse a considerarla tale. Come diceva sempre Jam, era loro sorella. Esulava dalla concezione propriamente muliebre.

“Lily lo chiama Tommy.”
“.. e lui odia essere chiamato così.”
“Eggià…”
Al sospirò. “Verrà comunque a comprare il necessario per la scuola con noi. Almeno questo…”
“Anche perché non ce lo vedo suo padre a mettere piede a Diagon Alley per accompagnarlo.” Replicò scherzosa. “Il signor Dursley sembra sempre comportarsi come se avesse un ungaro spinato in casa quando andiamo a fargli visita…”
Al fece una smorfia. “In un certo senso. Credo che abbia avuto delle brutte esperienze con il mondo magico, anche se papà non mi ha mai voluto spiegare quali.” Si alzò in piedi, spazzolandosi i jeans dall’erba. “E’ quasi ora di cena, dai andiamo…”
Rose annuì, imitandolo e piegando la coperta ordinatamente, mettendosela sottobraccio.
“Ti prego, dimmi che non ci sono i gemelli…”
“… Posso provarci, ma… sono sicuro che vorresti la verità, Rosie.” Mormorò serio “Io la vorrei.”
“… Oh, dannazione.” Sbuffò “Non li sopporto. Sono così… così…”
Gemelli?” suggerì facendola ridere. “Ehy, ti capisco. Presi singolarmente sono tollerabili. Ma assieme a James sono metifici.”

Rose raccolse i capelli – color miele di castagno, e ne andava molto fiera – in una coda sommaria. Sfoderò un sorriso che ad Al ricordò molto quello di zia Herm, quando trovava un cavillo legale e riusciva a dimostrare i diritti dei suoi assistiti magici.
“Se mi mettono di nuovo una caccabomba sotto la sedia giuro su Morgana che li schianto.”
Al sorrise tra sé e sé, seguendola.
Ognuno ha la famiglia che si merita… Ed io sono davvero fortunato.
 

 
****
 

 
Privet Drive, Little Whinging, Londra.
Il giorno prima, ora di cena.  
 
Mentre il sole stava lentamente scomparendo all’orizzonte del parchetto rugginoso accanto a casa sua, Thomas restava.
Gli piaceva vedere la notte mangiarsi il tramonto.

Inoltre c’era il non trascurabile particolare che a quell’ora il parco era deserto, diversamente dal resto del giorno, saturo di adolescenti che ciondolavano vicino alla altalene a bere e fumare e giovani madri che portavano il pupo all’aria aperta sperando di farlo smettere di dar sfogo ai polmoni.
Tra poco sarebbe comunque tornato a casa. Gli ultimi bagliori di luce scarlatta illuminavano le pagine fresche di stampa, ma presto sarebbe stato impossibile intellegire qualche riga di quel romanzo americano.
Quello che sembrava un romanzo americano.

In realtà l’aveva trasfigurato, assieme a molti altri, prima dell’inizio delle vacanze estive, in cui era proibito come da regolamento esercitare la magia.
Un’incredibile seccatura…
Ma utile. L’idea di una sanzione non lo solleticava più di tanto, mentre il desiderio di prendere con sé la bacchetta era sempre forte. Le due cose si equivalevano: Tom si portava dietro la bacchetta, nella tasca dei jeans, ma si imponeva di non tirarla fuori, solo perché un paio di pre-puberi infastidivano le sue letture.
Non che li avrebbe schiantati. Si sarebbe limitato ad un Repello Babbanum³.
Delizioso…
Comunque il problema non si poneva. Gli era proibito, e il padre stesso l’aveva diffidato da compiere incantesimi a casa.
Tom sorrise appena, all’idea che potesse metterlo in punizione, come paventato: cosa mai avrebbe potuto fargli? Aveva sedici anni, quasi diciassette (tra tre mesi) e non poteva certo sculacciarlo. E per quanto riguardava confinarlo in camera…

Lui adorava rimanere in camera, con un ottimo impianto climatizzato e pile di libri trasfigurati.
Era stata sua madre, Robin, ad imporgli di uscire di casa, anche solo per ‘prendere una boccata d’aria fresca’.
Tralasciando il fatto che la temperatura di quell’estate sfiorava quasi quella di un microonde in funzione…
Ecco perché si trovava in quel parchetto dimenticato dal comune senso civico, dalle panchine rose dalla ruggine e piene di scritte fallocratiche.
Chiuse il libro, alzandosi dalla panchina. Gli ultimi raggi di sole si erano spenti, era ora di tornare a casa.
Si incamminò lentamente, fissandosi la punta delle scarpe da ginnastica. Si ricordò che era un modo di fare tipico di Al: era difficile vederlo con la testa alzata. Sembrava sempre trovare profondamente interessante la conformazione dei suoi piedi.
Era arrabbiato con lui, Al.
Infuriato, a dir poco, dall’ultima lettera che gli aveva spedito.
Più che altro un biglietto, strettamente legato alla zampa del gufo di casa Potter-Weasley, Edwig.

 
 Crepa.
Con sinceri saluti.
Al.
 

Albus aveva un senso dell’umorismo tutto Serpeverde, Tom ne era certo, e segretamente ne era divertito, e persino un po’ soddisfatto.
Era arrabbiato perché aveva declinato l’invito alla Tana. Palese come il sole.

Tom sospirò risalendo la strada asfaltata di Privet Drive, dove poche macchine dimostravano il fatto che fossero tutti in villeggiatura. Tutti tranne la sua famiglia. Suo padre aveva dei casi su cui doveva lavorare, e sua madre aveva centinaia di associazioni di volontariato a cui collaborare, mostrando il suo brio australiano.
Vern e Alicia invece scappavano a Londra non appena ne avevano l’occasione, con la loro allegra combriccola di borghesi travestiti da ragazzi dell’East End.
A volte si trovava ad invidiarli un po’. Se non altro vedevano qualcosa di diverso che quelle orrende casette quadrate da mattina a sera.
Poi si ricordava qual’era la loro serata tipo: club e centinaia di sterline spese in cocktail pessimi. Allora tornava soddisfatto a rintanarsi in camera, aspettando Hogwarts.
Solo ad Hogwarts Thomas si sentiva bene. A casa.
Ad Hogwarts era Thomas Oltre Ogni Previsione, il Ragazzo Immagine di Serpeverde, secondo solo a Zabini, Quello Che i Professori Notano e Stimano.
Era in parole povere, se stesso.
Nel mondo Babbano invece era Tom Dudley, il fratello strampalato di Alicia e Vern. Quello che si poteva ammirare leggere al parchetto, con gli occhi incollati alle pagine e talvolta musica nelle orecchie – doveva pur neutralizzare i petulanti mocciosi delle altalene in qualche modo, non ricorrendo alla magia. Quello dark.

Quando si sentiva catalogare così, rischiava sempre una crisi convulsa di risa.
E una strage a colpi di stupeficium, ovviamente.
Tom odiava l’estate. La odiava, perché lo portava via da Hogwarts e dal suo mondo.
Aprì il cancello del giardinetto, entrando nel vialetto perfettamente lastricato di casa. Sua madre amava il giardinaggio quanto sua nonna. Se non altro in quello si erano trovate.
Per il resto si detestavano cordialmente.
Entrò in casa, driblando abilmente la cucina, sapendo che molto probabilmente i suoi erano lì. Non aveva intenzione… o per meglio dire, voglia, di ascoltare le loro lamentele su come impiegava male il proprio tempo.
Era sicuro che lo dicessero per il suo bene. Ma era comunque seccante.
La stessa idea, anche se per diversi motivi, sembrava averla avuta la sorella minore, con cui quasi si scontrò per le scale.
Indossava degli shorts arancioni fluo e una maglietta lunga, al ginocchio, con scritte che Tom trovò difficile decifrare. Eppure aveva ottimi voti anche in Antiche Rune.
“Ehy Tom…” strascicò Alicia.
“Ehy Alicia…” replicò urbanamente il ragazzo. “Esci?” si informò per cortesia.

La quindicenne alzò gli occhi al cielo.
“Sicuro Tommy. Che altro dovrei fare? Restare qui a crepare di noia?”
Tom.” La corresse. “In ogni caso non so… era solo per chiedere.”
“A volte fai domande così banali…”
“Forse mi piace sentire risposte banali.” Ironizzò con un sorrisetto. “Papà lo sa?”
“Ah, non fare il bacchettone…” sbirciò il libro che teneva sottobraccio. “Cummings?”
“Dovrebbe, sì.”
La ragazzina gli lanciò un’occhiata in tralice, intuendo. “… Come fai a…?”
Thomas sorrise: aveva una tiepida predilezione per Alicia. Vernon, che aveva quattordici anni e qualche chilo in troppo, era troppo… stupido.

Non c’era altro modo per definirlo.
Dicevano che fosse carino, e avesse un bel viso. Ma Tom lo trovava lento e arrogante.
Alicia aveva preso da sua madre.

“Come faccio a trasformare un libro di storia della magia in un classico del novecento?” le tirò leggermente una ciocca di capelli. “Sicura di volerlo sapere?”
Alicia arrossì. “Sei proprio uno stronzo Tom!” esclamò dandogli una spinta e uscendo.

Il ragazzo ridacchiò, ma smise quando vide la mole del padre stagliarsi sulla porta.
“Tom, avete ancora litigato?” Sembrava trovarlo del tutto normale. Era un po’ seccato, ma non molto. Probabilmente era stanco.

“Non proprio. Alicia esce, comunque.”
“Sì, lo so. Va con Loren e Mitch a Londra…” sembrava trovare normale anche quello.
Non era un cattivo padre, Dudley. Non essendo davvero suo figlio poteva guardare le cose, doveva ammetterlo, con sufficiente distacco.
Non era un cattivo padre, adorava la sua famiglia, e faceva il possibile per esserci. Era solo assente. Dopo che la ditta del padre aveva fallito, a causa della recessione di una quindicina di anni prima, Dudley era stato aiutato da un’amico di famiglia ad entrare in uno studio legale.

E forse non era stato proprio un favore, vista la mole di lavoro che gli veniva quotidianamente assegnata.
“E tu cosa fai?” Chiese l’uomo.
“Rimango a casa? Come sempre.” Concluse con un’alzata di spalle.

Dudley sbuffò appena. “Non vai con loro? Mi sentirei più sicuro.”
“Non mi piace il caos della City. E poi senza bacchetta sono inoffensivo come un bambino…” lo stuzzicò. L’uomo prevedibilmente impallidì, e poi arrossì.

Si controllava meglio, gli aveva confidato una volta zio Harry, da quando viveva con loro.
Probabilmente aveva imparato a convivere con il fatto che era un babbano.
“Tom, lo sai come funzionano le cose qui. Non voglio sentir parlare di magia.”
“Ma io sono un mago.” Rincarò.  

“E noi no. Va’ a lavarti le mani, è pronto a tavola piuttosto.” Concluse l’uomo definitivo, rientrando dentro senza dargli diritto di replica.
Tom serrò le labbra, ma salì in camera, disattendendo l’ordine: doveva prima rispondere alla lettera di Al. Poco importava fosse più che altro una stizzita dichiarazione di guerra.
Conosceva Mister Al Potter da una vita. Era arrabbiato, ma gli sarebbe passata in fretta.
Si sedette alla scrivania, tirando fuori penna e calamaio. Kafka, la sua cornacchia, avrebbe potuto tranquillamente portare anche un messaggio scritto dal pc di Vern, ma a lui piacevano i metodi tradizionali.

Kafka gracchiò dalla sua grossa gabbia, pretendendo cibo e attenzioni. Era un animale testardo, irritabile, ma fedele. L’aveva scovata in fondo ad un negozio di animali a Diagon Alley, invenduta per via di una certa tendenza a beccare i potenziali giovani acquirenti. Era nera, grossa, con due lucidi occhi color ossidiana. Se ne era innamorato a prima vista. Le sue dita un po’ meno.
Ci aveva messo un po’ per addomesticarla, ma adesso era fedele e diligente.
“Smettila. Ti darò da mangiare quando avrò finito qui.” Le concesse prendendo la carta e cominciando a scrivere.
Gracchiò di nuovo.
“Non ho intenzione di ascoltarti.” Sapeva che era intelligente. Infatti smise.
Le rivolse un sorrisetto obliquo. “Dovresti ringraziarmi, ti farò persino sgranchire le ali stasera… anche se certo, dovrai dividere la gabbia con Edwig poi.”
Kafka sbattè le ali, stizzita.
“Stavo scherzando. Fa’ come preferisci, come al solito…”
Kafka beccò le sbarre metalliche, in assenso. O forse no. Forse le aveva semplicemente beccate. Sbuffò, concentrandosi sulla lettera.

Mi metto persino a parlare con un uccello dandogli capacità di ragionamento, qualità prettamente umana… decisamente devo tornare alla socialità.
Ma non lo sfiorò il rimpianto di non essere andato alla Tana.
Quel posto non faceva per lui, esattamente come Privet Drive. Non tollerava Jamie, malsopportava Rose e per finire odiava trovarsi il piatto ricolmo di cibo.
Ed i ‘Tommy’ erano ancora più frequenti.
Solo per Al ne sarebbe valso la pena… ma era comunque troppo poco per sorbirsi un’estate di scherzi da parte degli Scamandro.
Si fermò, indeciso su cosa scrivere. Poi fece un mezzo sorriso, terminando in pochi istanti il biglietto. Asciugò l’inchiosto con la carta assorbente ed imbustò la lettera.
“TOM, LA CENA!” sentì dalle scale la madre. La ignorò, aprendo la gabbia e facendosi salire Kafka sul braccio, coperto preventivamente da una maglietta a maniche lunghe arrotolata.
“Alla Tana. Consegnala solo ad Al.” Specificò, divertito all’idea che fosse James l’addetto alla corrispondenza in quel periodo. L’avrebbe sicuramente beccato. “… e fa presto.”
Si vergognò non appena ebbe pronunciato quella frase, anche se l’unico spettatore che aveva era una cornacchia.

Al dopotutto poteva aver già dimenticarlo la sua lettera. Aveva Rose, e un sacco di cose da fare, come tuffarsi in un lago melmoso, cavalcare scope traballanti e lanciare gnomi in aria.
Aprì la finestra, facendola volare via.  
LA CENA, TOM! SCENDI O DEVO FARLA SALIRE CON UNA CARRUCOLA?!”
Tom sospirò aprendo la porta. “Arrivo mamma.” disse con voce sufficientemente alta per essere udito, ma senza urlare.
Se fossimo ad Hogwarts basterebbe un Wingardium Leviosa.

 
 
 
****
 


28 Agosto 2021

Devon, La Tana.
 
“Questa reincarnazione di Goblin mi ha morso!” urlò James tenendosi un dito gonfio e rosso, mentre Kafka sbatteva le ali soddisfatta, appollaiata sopra il lampadario del salotto.
“Oh per la barba di Merlino, Jamie! L’avrai sicuramente afferrata male!” lo rimbrottò nonna Molly. “Forza, cara, scendi giù.”
L’uccello non si mosse di un millimetro.

“Testadura come il suo padrone…” sibilò il diciassettenne, succhiandosi l’indice offeso.
Rose ridacchiò, seduta trai cuscini del divano. I gemelli se erano andati senza troppi incidenti una ventina di minuti prima. Ed erano stati immediatamente rimpiazzati dalla cornacchia di Thomas.

In questa casa non ci si annoia mai…
“C’è poco da ridere! Quella bestiaccia è infernale!”
Rose sorrise sottile. “Non esagerare adesso Jam. Lo sai benissimo che Kafka si fa solo prendere da Al. Non si fiderà delle tue manacce…”

“Le mie manacce, ti ricordo, cara la mia Rosie, ci hanno fatto vincere la Coppa delle Case due anni fa.”
La ragazza alzò gli occhi al cielo. “Per quanto vuoi ancora ammorbarci con questa storia?”
“Finchè non verrà capito che Malfoy è la scelta più cretina che si potesse fare…” replicò salace, mentre Molly fissava la cornacchia, domandandosi se avrebbe dovuto usare un’incantesimo di appello per tirarla giù dal lampadario.

“Malfoy è stato scelto ad unanimità, mi risulta. Perché non ti metti l’anima in pace, Jam?”
“Perché è Malfoy.”
“Sei ridicolo.”

“Sarò ridicolo, ma neanche a te è particolarmente simpatico.”
“La simpatia non c’entra con il fatto che è un ottimo capitano per Grifondoro.”

“Non sa reggersi su una scopa!”
“Durante l’ultima partita ha parato una pluffa tenendosi in bilico con una sola mano…”
“Solo fortuna!”
“Santo Godric…” concluse Rose con un lento sospiro. Diverbi verbali del genere con James erano la norma, infatti nonna Molly neanche li stava considerando. Erano solo loro tre, in salotto, fortunatamente, o la lite sarebbe presto degenerata se malaguratamente fossero stati presenti Lorcan e Lysander.

James le scoccò un’occhiataccia, affondando pesantemente sulla poltrona preferita di Nonno Arthur, ora occupato nel capanno degli attrezzi con un forno a micromaree.
Microonde ovviamente.
“Mettiamola così, Rosie. Se ti dicessi che sei ridicola quando Malfoy prende voti migliori di te a pozioni, o risponde prima di te ad una lezione di trasfigurazione e tu ti ci incazzi… Te la prenderesti?”
“E’ una cosa diversa.” Ribattè, con un lampo battagliero nello sguardo. “Che sia un buon capitano è un dato di fatto. Che sia più bravo di me a scuola è tutto da dimostrare.”

“Non sei corretta!” saltò su James.
“Invece sì. Non fraintendermi, io non sopporto Scorpius. Se dipendesse da me prenderei a calci nel sedere il suo culetto aristocratico da mattina e sera…”
“Ma?”
“Ma è bravo a Quidditch, e non ha comprato né il suo posto da portiere, né la sua candidatura a capitano. È semplicemente bravo.” Terminò. “Per quanto poco mi faccia piacere ammetterlo…” aggiunse vedendolo adombrarsi.

Il cugino e Malfoy erano la piena esplicazione della decennale rivalità Malfoy-Weasley, con una poco opportuna aggiunta Potter. Il risultato era che in campo collaboravano, ma fuori si sarebbero presi a pugni in ogni singolo angolo della scuola.
Si voltarono di scatto quando sentirono lo strillo stizzito della nonna che, tentando di afferrare la cornacchia appena presa con un accio, era stata prevedibilmente beccata.
Albie! Ti prego, smettila di ignorare la lettera di Thomas, prima che stacchi qualche dito di famiglia!” urlò Molly.
Si sentì un rumore di passi e Al si palesò dalle scale, imbronciato.

“Smettila di fare il muso, fratellino… Quella dannata bestiaccia rischia di restare appollaiata lassù finchè non dovremo impagliarla.” Sogghignò James.
Al sbuffò. “Vieni bella…” disse semplicemente e l’uccello planò dolcemente per aggrapparsi alla sua spalla. Molly sospirò.
“Immagino di non dover preparare la gabbia anche per lei…” Sembrava stizzita, ma di fronte ad Albus era la più mite e accomodante delle nonne.
Al sorrise. “No, nonna. Starà sotto il tetto, come al solito. A lei piace così.”
“Solo uno scoppiato come Tommy poteva prendersi un uccello che mangia cadaveri.” Commentò James una volta che Al ebbe lasciato al stanza. “Seriamente, un corvo.”

“Cornacchia, a dire il vero… e comunque credo sia onnivora. E sono carcasse di piccoli animali, non cadaveri di esseri umani. Sei il solito esagerato.”
“Rosie… sai che intendevo. Perché diavolo non si è preso un gufo o una civetta?” borbottò passandosi una mano trai capelli. “O chessò, una puffola pigmea.”
“… Ce lo vedi Tom con una Puffola?”
L’altro sghignazzò, scuotendo la testa, divertito enormemente dall’immagine.
Rose scrollò le spalle. “Appunto. Tom è fatto così.”

James fece schioccare la lingua, afferrando una cioccorana e scartandola. Se la infilò in bocca prima che potesse anche solo accennare ad un salto.
“E’ proprio un Serpeverde, quello lì.”
Rose non replicò stavolta.

****


Al corse nella camera sotto il tetto, che divideva con il fratello e il cugino Hugo, entrambi non presenti al momento. Il primo probabilmente stava ancora parlando male di Malfoy, e di quanto fosse folle la sua nomina a Capitano. L’altro era nella rimessa con il nonno, entrambi presi a carpire il segreto di manufatti babbani.
La cornacchia gli beccò gentilmente l’orecchio. Al rise.
“Hai fame, eh? Dal Surrey al Devon… Bel viaggio.” Prese una manciata di semi di zucca, di cui Hugo era ghiotto e che lasciava sempre sul comodino in una ciotola, e li porse all’uccello che li beccò avidamente.

Gli slegò la lettera dalla zampa, lasciando che si appollaiasse sul davanzale e la aprì, buttandosi sul letto senza neanche togliersi le scarpe. Dentro la busta c'era poco più di un biglietto.
Qualsiasi cosa ci sia scritta che vada a farsi fottere. Ci ha piantato in asso, che diavolo… e per dei libri.
Scorse le uniche due righe e si impose di non sorridere, né mostrare approvazione. Era persino più corta.

 
Faccio ammenda.
Cavallo in C6
Thomas

 
… Finì per piegare le labbra in un sorriso sinceramente divertito e rassegnato.
Si alzò, andando alla scacchiera magica, ferma da due mesi, cioè dall’ultima partita che avevano dovuto interrompere prima che suo padre riaccompagnasse Tom dai genitori, dopo due soli giorni di pernottamento alla tana.
Gli aveva promesso che l’avrebbero ripresa. Si mise dal lato di Thomas.
“Cavallo il C6.” Ordinò, e quello venne prontamente spazzato via dalla sua torre.
La partita era conclusa. Tom aveva lasciato il suo re privo di protezioni.
“Scacco matto…” mormorò con un sorriso, ridacchiando.

Era insopportabile quando riusciva a farsi perdonare.
 

****
 

Note
1 – Harry, almeno nell’adattamento cinematografico, è leggermente più basso di Ginny. Non ci è dato sapere se abbiano mantenuto quelle proporzioni, ma conoscendo la famiglia Weasley mi piace pensare di sì, e che Al abbia preso dal padre.
2 – La McGrannit è andata in pensione nel 2017. Essendo stato suo vice il professor Vitius mi è sembrato sensato promuoverlo a preside.
3 – Repello Babbanum : è un incantesimo usato per respingere i babbani dai luoghi frequentati da maghi (Es. Hogwarts). Quando sono nelle vicinanze, ricordano di aver dimenticato di fare qualcosa e si allontanano.
4 – East End è un quartiere malfamato alla periferia di Londra. Con il termine City invece si intende il centro di Londra.
5 – Kafka in cieco significa ‘corvo’. E Thomas, essendo cresciuto trai babbani e essendo un divoratore di libri, è abbastanza probabile conosca Francis Kafka Quindi… lo so, sono tremendamente banale. :P

Per le recensioni:
Marty McGonnagal: Beh, non che Dudley mi stia propriamente simpatico. Diciamo che capisco le sue ragioni. E andando avanti nella storia le capirai anche tu. Diversamente da Vernon, che era un'autentica figura negativa, senza nessun tratto buono, mi piacerebbe farlo con un po' più di sfumature. In fondo è stato l'unico a ringraziare sinceramente Harry per tutte le volte che ha parato loro il culo.
Natalia: Precisamente quello che intendo io su Dudley. Il rapporto tra Dudley e Thomas, suo figlio adottivo non è negativo quanto lo era quello tra Harry e Vernon, chiaro e delineato. Dudley vuole bene a Thomas, anche se non lo capisce. Penso sia più o meno la stessa cosa che se si trovasse un figlio gay. XD Tom sto cercando di costruirlo invece pezzo per pezzo, con calma. Anche se è cresciuto in un nucleo familiare che lo ha amato, rimane il fatto che non si sa esattamente da chi e ome sia venuto al mondo, nè per quale motivo. 
Pietro90: Grazie mille per i complimenti. Per uno scrittore in erba il più bel complimento che gli possa essere fatto, è appunto, dirgli che il proprio racconto ha una struttura che regge, e per uno scrittore di fan-fic che è riuscito a rendere l'originale. Thanks! Se hai qualcosa in cantiere dovresti assolutamente provare a postarla! Anche solo come esercizio. Te ne parla una che scrive da quando aveva dodici anni :P Tom... beh, Tom aspetta e vedrai! Dopotutto Thomas è un nome comunissimo anche trai babbani. Potrebbe averglielo dato  Dudley senza sapere delle sue implicazioni magiche, no? ;)

Per quanto riguarda il discorso delle immagini… vi ho dati i nostri ragazzi che erano ancora bambini, ora beccatevi gli adolescenti! XD

Thomas è Tom Sturridge. Chiunque lo conosca sa che è stato abusato in ogni fandom del pianeta, spesso pure un po’ a sproposito. Personalmente riesco a vederlo male come probabile Al. Con quella faccia a stronzetto Serpeverde è impossibile.
Albus è stato un travaglio, ma alla fine ho scelto Logan Lerman(no, non quello di House MD U_U) per la sua faccina pulita. Non so chi diavolo sia, ma penso gli rassomigli. Ditemi voi.
James è semplicemente Matt Melchovicz in Mean Creek. Non riesco ad immaginarmelo diverso.
Per Rose invece mi sono fatta aiutare dal fandom e Danielle Panebaker è perfetta.
Jamie
Thomas
Al
Rose
Per gli altri, come Scorpius, i gemelli Scamandro e Ted, beh… li ho, (lo so, sono malata. È estate, perdonatemi.) ma bisogna aspettare la loro apparizione. :P
Ted comunque è uno strafigo. XD
  
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