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Autore: Longriffiths    15/05/2020    3 recensioni
Ogni capitolo è leggibile a sé.
Raccolta di OS.
Tutti sono legati al numero corrispondente della raccolta di Flashfics dal quale derivano le tematiche del testo; Semper Amemus.
È preferibile leggere quei capitoli per comprendere meglio lo sviluppo delle trame.
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#1- Nemo propheta in patria; Nessuno è profeta nella sua patria. ⇝ {Crowley, Aziraphale, Gabriele.}
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#2- Nec sine te, nec tecum vivere possum. Non posso vivere né con te né senza di te. ⇝ {Aziraphale.}
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#3- Oderint dum metuant. Mi odino pure, purché mi temano. ⇝ {Lord Belzebù.}
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#4- Vivere est cogitare. Vivere è pensare. ⇝ {Anathema Device.}
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#5- Vivamus dum licet esse bene. Viviamo bene finché ci è concesso. ⇝ {Adam Young.}
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#6- Memento mori. Ricorda che devi morire. ⇝ {I quattro Cavalieri.}
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-'Ma, quindi, stiamo insieme o cosa?'-
Aziraphale, dopo una ventina di minuti di silenzio sollevò gli occhi su Crowley. 
Erano soliti fare così, dopo i loro incontri ravvicinati.
Si prendevano sempre il tempo di stare ognuno nei propri pensieri, per inglobare, smaltire e mettere in ordine i sentimenti che li avevano pervasi nel corso dell'amplesso, solitamente in uno stato apparente di sonno, e con le dita delle mani intrecciate.
Quel silenzio non era pesante, né inopportuno tutt'altro, quasi idilliaco.
Di norma erano le rispettive mani destre, posate o sull'addome del demone o sul petto dell'angelo. Dipendeva, naturalmente, dalla posizione in cui si trovavano una volta conclusi i loro speciali e lunghi momenti di amore fisico, in cui entrambi avevano trovato una stabilità ed una scioltezza maggiore rispetto ai primi tempi. Riuscivano a concedersi l'un l'altro con maggiore zelo, e l'imbarazzo era stato quasi smorzato del tutto.
Adesso, l'angelo era disteso di lungo sulla schiena del suo amante. Le mani sinistre messe l'una sull'altra sotto i loro corpi, e quelle destre strette tra loro sul cuscino all'altezza delle loro teste. Dopo otto mesi dalla mancata Apocalisse, e due dal loro primo bacio, che era stato poi l'origine della loro prima volta insieme in tutto e per tutto nella libreria del biondo, era stato proprio quest'ultimo a condurre il ritmo della frenetica danza. 

Crowley aveva inteso il suo tacito desiderio, quando si erano denudati a vicenda. Ma il demone aveva anche intuito, per quanto gli era stato possibile intendere quella creatura, dalla sua espressione e dall'adorabile modo in cui diveniva impacciato il suo angelo quando l'imbarazzo si appropriava di lui, che non glielo avrebbe mai detto esplicitamente. 
Ormai si comprendevano molto più a fondo di prima, avendo avuto la libertà di conoscersi sotto un punto di vista che in seimila anni era stato solo un'inattendibile concretezza, un'aspirazione irragiungibile.
Gli ci era voluta una leggera spinta per fargli uscire le parole di bocca. Nel senso che il demone aveva dovuto minacciare di non fare più l'amore con lui, se non gli avesse espresso verbalmente l'intenzione di volerlo sotto di sé, di dominare il ritmo personalmente, per quella volta. 
Non ricordava di aver mai visto Aziraphale boccheggiare tanto in cerca di parole come un pesce fuor d'acqua, colorato molto più tendente al viola che al rosso sulle gote. Alla fine però, sicuro che per niente al mondo avrebbe rinunciato a lui una volta provata quella meravigliosa esperienza coronata proprio con la persona amata, lo aveva convinto.
Aveva anche dovuto insistere a lungo, perché gli restasse steso addosso una volta raggiunto l'apice, facendogli presente che il suo peso non rappresentava un problema, e che fosse stato per lui, sarebbe potuto restargli addosso per l'eternità. 

Crowley aprì gli occhi serpenteschi di scatto al suono della sua voce, girando maggiormente il collo per poter guardare il suo amante dritto in faccia. 
Era una domanda lecita, dato il fatto che effettivamente non si erano ancora mai confessati il loro amore come una qualunque altra coppia di creature divine o di esseri umani, non si erano mai chiesti a vicenda di uscire per un appuntamento reale, inteso come un incontro a scopo romantico, e non si erano mai premurati di fissare un'eventuale data da festeggiare ad ogni anno passato, come un'importante ricorrenza.
Ma era anche una domanda stupida, siccome ormai si vedevano quasi ogni giorno, si addormentavano spesso insieme di notte, e si assicuravano di far sapere all'altro luogo e tempistiche di ogni spostamento.
Ma confessarsi apertamente di essersi innamorati dell'altro, mai. Come se fosse futile dirlo ad alta voce, dato che i loro occhi si parlavano, e probabilmente lo sapevano già. Come se fosse superfluo, dopo tutto ciò che avevano passato.
Come se fosse una cosa da poter rimandare.
Finire invece a letto, a terra, su una sedia, su una nuvola, o a ribaltarsi come due circensi in volo lontano da occhi indiscreti, quasi sempre invece.
C'era da dire che il sentimento era nato forse secoli addietro, sempre represso fino a quel momento, e ne avevano di tempo da recuperare.

Per tutta quella serie di motivi, Crowley non sapeva esattamente cosa e come rispondere, ma se c'era una cosa che rendeva quanto più vicino al nervoso Aziraphale, quella era non rispondere alle sue domande. E rovinare un momento come quello, non era nelle corde di nessuno dei due.
Non da quando avevano affrontato per la prima e l'ultima volta l'argomento, agli inizi di gennaio. 
'Sai, ho sempre desiderato festeggiare San Valentino in termini di usanze umane!'. Crowley si era massaggiato le tempie con aria affranta rovesciando gli occhi al cielo, e si era voltato dall'altro lato senza replicare.
Aziraphale si era immediatamente accorto del disagio e della poca propensione del demone a tenere conto di frivolezze del genere. Non era proprio l'idea standard di partner romantico. Passionale, sì, non romantico.
L'angelo aveva smesso di curarsi della faccenda esattamente come lui, facendosi bastare la relazione che stavano intrattenendo. 
Ma sentiva ora che era proprio arrivato il momento di darle un nome. 

-'Beh, angelo, stai dormendo nel mio letto. Hai idea di quante persone lo abbiano fatto? Fatti una domanda, e datti una risposta.'-
-'Ma io non voglio saperlo!'-
 
Crowley sbuffò divertito, mettendosi supino per incontrare il volto etereo del biondo, posandogli un bacio sulla punta del naso. Sapeva di avere al massimo dieci secondi prima dell'inizio di uno sproloquio sulla sua innata insensibilità di trattare certi argomenti, se non avesse smentito l'ambiguità delle sue stesse parole.
-'Guarda che intendevo nessuno oltre a te, sciocco di un angelo. Voleva dire di sì.'-
-'Oh..'-


Il sorriso tornò a rendere più splendente il volto di Aziraphale, sollevato più che contento di quella presa di coscienza. Non era sicuro che quella risposta valesse a dire che nessuno fosse entrato in quel letto anche se non per dormire, ma scacciò ogni sorta di pensiero negativo e si limitò ad accoccolarsi sul petto del suo demone, pur sapendo quanto a lui desse fastidio un contatto a pelle troppo prolungato. Sapeva anche però che non gli avrebbe mai negato di starsene così dopo aver fatto l'amore con lui, che era anche l'unico momento in cui lui si lasciava abbracciare. 
Lui, sosteneva che non era propriamente approfittarsi, e per quieto vivere, Crowley fingeva di credere alla sua rettitudine morale, divertito dalla sua affermazione.
Erano così da un po'.
L'uno stava assorbendo e concretizzando una minima sembianza dell'altro. Era diventato inutile, da quando si erano scambiati per la seconda volta, negare che ci fosse in entrambi un po' della natura opposta. 
Si limitavano quindi semplicemente a non farsi presente a vicenda quella piccola chiosa, ma loro malgrado, amavano punzecchiarsi quando assumevano un atteggiamento diverso da quello che era sempre stato il loro modo di essere.

Fu grato di essere venuto a capo del suo tormento. 
Stavano insieme, erano una coppia fissa. 
Si trattenne dal desiderio di piangere che gli scoppiò nel petto, solo perché non aveva voglia di suscitare nel suo demone nessun tipo di inutile preoccupazione. Aspettò che si addormentasse beandosi delle sue carezze nei capelli, a testa bassa, per asciugarsi gli occhi che aveva lasciato andare prima di assopirsi accanto a lui.
Lo amava, e tanto, ma non riusciva a dirglielo, e si odiava per questo. 

                                                                                                      ° ° ° ° ° ° ° ° ° 

Piovve quella notte.  
Aziraphale cadde in un profondo sonno senza sogni. Era completamente immobile, e respirava in modo strano perfino per uno che abita un corpo normale da seimila anni, e di respirare non avrebbe neanche bisogno in realtà. Tutti elementi che turbarono Crowley, sveglio e completamente cosciente. 
Non ebbe però lo stomaco di scuoterlo solo per accertarsi che stesse bene, sembrava così tranquillo che sarebbe stato un peccato destarlo dal sonno.
Di solito i fulmini e i boati dei tuoni lo rilassavano a morte, invece quella sera era tutto abbastanza inquietante, perfino l'appartamento così singolare che tanto amava, e aveva scelto proprio per l'invitante oscurità. Aleggiava un'atmosfera troppo cupa, e sembrava essere in balia non di un brutto presentimento, ma di quello che gli umani chiamavano sesto senso. Non quello del film del 1999 che gli era piaciuto tanto. 
Era un senso di allarme, di apprensione.

                               ° ° ° ° ° ° ° ° ° 

'Tutto bene, caro? Mi sono svegliato e tu non c'eri.' 
'Già, ero a.. bere. Torna a dormire, angelo.' 


L'incontro con Gabriele lo aveva stordito.
Doveva aspettarselo prima o poi, erano pur sempre dieci interi mesi che non avevano contatti con nessuna delle sedi, se non per ordinarie commissioni, e nessuno dei delegati dei due Poli si era fatto vivo.
Li stavano lasciando in pace, come promesso.
O almeno lo avevano fatto fino a quel momento.

Se avesse avuto delle fiamme infernali con sé gliele avrebbe sicuramente gettate contro, e da molto tempo. 
Aveva sempre odiato il modo spocchioso in cui quell'essere parlava agli altri, di come parlava a lui, prima e dopo la caduta.
Aziraphale non lo aveva mai conosciuto prima di quel singolare incontro sulla muraglia intorno all'Eden, ma Gabriele sì. Se lo ricordava bene, com'era avere a che fare con lui anche in Paradiso, quando era un'anima buona e priva di sentimenti grigi, ma l'intolleranza era sempre stata una parte di lui, e quell'Arcangelo la faceva emergere come acqua fresca da una fontana. 
Troppo supponente, anche per uno che adorava a dir poco essere al centro dell'attenzione. 

Nella quiete del suo letto, stretto tra le braccia di Aziraphale avrebbe solo dovuto chiudere le palpebre e abbandonarsi, strafottendosene come al solito, di quel che gli venisse detto da un angelo diverso dal suo.
Ed invece continuava a rimuginare principalmente nell'intento di scoprire per quale assurdo motivo fosse rimasto zitto, mentre un perfetto idiota con manie di protagonismo, ma così abbastanza bravo nel nasconderle sotto un sorriso tirato e un vestito elegante, gli diceva di dover rinunciare al proprio fidanzato. Accusandolo addirittura di sporcare la sua fedina, penalizzare il suo ruolo nel disegno divino, rischiare di farlo escludere o bandire dal suo luogo d'origine.
Una cosa però era vera.
Prima o poi, l'angelo sarebbe dovuto tornare in Paradiso, per una qualsiasi motivazione. Per essere assegnato come Custode di qualcuno, per esempio tra i tanti doveri di quelle creature, e la sua persona sarebbe stata vista sotto un'altra luce se etichettato come l'angelo che se la intendeva di proposito con uno dell'opposizione. 
Stare insieme a un demone, non era sotto un certo aspetto, come appoggiare, come amare il male, e andare contro tutti i principi del Creatore e le responsabilità che gli erano state affidate e che lui aveva preso, ovvero, combatterlo?

Non era qualcosa che si vedeva tutti i giorni, un demone che rifletteva sul beneficio del dubbio, e si concedeva di chiedersi se fosse davvero il caso di fare un passo indietro per il bene del prossimo.
Quello era l'esatto contrario dell'atteggiamento che avrebbe dovuto esercitare un malvagio come lui. 
Non che gli fosse mai piaciuto essere stato sbattuto all'Inferno. Ma la sua natura era quella, l'aveva sempre appoggiata, l'aveva sempre accolta, volta a suo vantaggio, usata.
Per causare il male, per combinare guai. 
Di fatto, era sempre stato solo l'Armageddon la sua unica riluttanza.
Se avesse avuto una qualsiasi possibilità di tornare nei cieli, lo avrebbe fatto. 
E sicuramente, non avrebbe mai voluto che un angelo, nemmeno un odioso bastardo come Gabriele, potesse perdere il proprio posto e finire come lui, specie se quell'angelo teneva particolarmente ad essere chi era.
Figurarsi quello che aveva accanto a sé.
Dovette ammettere per un attimo però, che Gabriele all'Inferno avrebbe fatto concorrenza a Belzebù. 
Indemoniato, avrebbe fatto la sua figura.
E lo poteva affermare dal fatto che avendolo conosciuto anche ai piani alti, sapeva che lui riteneva i richiami solo una perdita di tempo, e l'unico modus operandi dell'inferno che approvava, erano le punizioni immediate da parte di chi deviava gli ordini.
Gabriele odiava i demoni, talmente tanto che avrebbe fatto di tutto perché nessun altro collega si ritrovasse con quelle bestie nere, anche andare a parlare direttamente con uno di loro per avvertirlo che faceva sul serio.

Era venuto in casa sua senza chiedere neanche il permesso di accomodarsi, a minacciarlo nel vero senso della parola di scegliere al posto di Dio quale fosse la fine meno dolorosa per Aziraphale.
Se la loro relazione o la sua natura angelica.

Gabriele lo aveva sbattuto nelle fiamme eterne credendolo Aziraphale, e se c'era qualcosa di peggio dell'estinzione, quella era la Caduta.
Si figurò per un attimo dinanzi ai suoi occhi come uno dei lampi che incombevano all'esterno, l'immagine del suo amato incorniciato da enormi, tenebrose, oscure ali nere come la pece.

Non trattenne l'impulso di allontanarsi da lì.
Non reggeva quei pensieri, non riusciva a restare lucido, non riusciva neanche a respirare.
Non si prese nemmeno la briga di scegliere un calice in cui versarsi il Sangue di Giuda, bevendone direttamente dalla bottiglia, e staccandosi dall'estremità del collo di essa solo dopo averne ingerito metà del contenuto. 
Certo, lui era perfettamente al corrente di quanto inusuale e sbagliata, da qualunque punto di vista la si guardasse fosse la loro relazione clandestina. Ma il suo benedetto Dio era la definizione vivente di amore, che male poteva esserci nell'essere innamorati tra loro, se invece di farsi guerra, facevano l'amore.
Sempre che lo fossero davvero.
Innamorati. 

Lui lo era di sicuro, lo sentiva, perché era l'unico sentimento che lo faceva stare bene e non lo aveva mai provato per nessun'altra persona. 
Anche se non glielo aveva mai detto, di amarlo.
Non ancora, non ci era riuscito.
E neanche se l'era sentito dire, ancora.
 
Nessuno dei due aveva smesso di operare per conto del loro impiego. Crowley non aveva mai fatto volare un uccellino dalle ali spezzate come Aziraphale non aveva mai fatto appassire un fiore, la loro relazione non poteva essere tanto tossica, se non dava riscontri negativi ai loro Signori, e alla loro influenza sugli umani.
Ad interrompere il flusso di quel maledetto filo logico dei suoi pensieri era stato il biondo, ignaro che l'Arcangelo Gabriele fosse stato in quella stessa casa solo un'ora prima, che lo avesse miracolato affinché non si svegliasse per poter parlare a quattr'occhi con il demone, e intimargli di lasciarlo prima che potesse andare incontro a orribili conseguenze.
Erano stati scoperti, e quel piccolo segreto sarebbe rimasto soltanto tra loro tre, se la falla del piano divino, come aveva definito la loro relazione sentimentale, fosse stata chiusa di spontanea volontà.

-'Crowley, mio caro, adesso bevi anche di notte?'-
-'Come se non lo avessi mai fatto..'-
 
Il biondo si avvicinò al suo amante, recuperando quel recipiente di vetro dalle sue mani molto dolcemente. Allungò una mano verso il suo viso, ma quello si ritrasse mettendosi a sedere, a mani giunte sotto il mento, con i gomiti sulle ginocchia.
-'Perfino per essere te ti stai comportando in modo strano. Davvero, mi stai preoccupando.'-
-'Ti preoccupi troppo in fretta.'-
-'C'è qualcosa che ti tiene sveglio?'- 

Annuì quasi impercettibilmente.
Le pupille allungate rivolte verso il pavimento. 
'Vorrei tanto dirtelo, angioletto mio, ma complicherei tutto.' Fu il suo pensiero, quando Aziraphale s'inginocchiò dinanzi a lui. 
Quanto avrebbe voluto dirglielo.
Gli balenò la malsana idea di sfogliare ogni suo volume, in cielo e in terra, che potesse dargli una minima possibilità di parlare con Dio, senza dover spiegare niente al suo amato. 
Se Aziraphale avesse saputo, avrebbe potuto compiere qualcosa di cui poi si sarebbe pentito, invece che separarsi da lui. Dopotutto un'esistenza di Luce, eterna, santa, sarebbe stata ugualmente vuota senza Crowley. 
E questo, il demone non lo avrebbe permesso.
Non avrebbe nemmeno potuto chiedergli di metterlo in contatto con il Creatore, senza dirgli il perché.
Sarebbe stato un po' come chiedergli nuovamente dell'Acqua Santa, e il Dio in questione solo sapeva come si era sentito guardando la sua faccia nel leggere quelle due parole. Era letteralmente in trappola. 
Doveva solo pensare, lucidamente, da solo.
Da solo era qualcosa che Aziraphale non aveva esattamente in mente, e anziché sollevargli un po' il morale, la sua insistenza ed incapacità a lasciargli tempo e spazio quando aveva bisogno di stare in pace senza sentire neanche il rumore del vento, gli diede sui nervi già abbastanza esposti.
-'Ti posso rendere un po' più piacevole, e meno stressante la veglia?'- 
-'Sì, vorrei che te ne tornassi a dormire.'-

Aziraphale sgranò leggermente gli occhi senza neanche controllare gli impulsi. Era per certo il fatto che Crowley avesse colto il tono lascivo che non sarebbe dovuto appartenere a un angelo, e di sicuro, non si aspettava una reazione simile.
-'Se avessi voluto dormire da solo, me ne sarei stato a casa mia.'-
-'E allora vattene, perché non ho intenzione di dormire.'-
-'Bene, resto sveglio con te.'-
-'Ma io non voglio che resti con me. Ho bisogno di stare  solo, Aziraphale.'-
-'La mia compagnia è talmente soffocante, che hai bisogno di ubriacarti per sopportarmi?!'-

Crowley si alzò dalla sedia, e così fece anche l'angelo. Fronteggiarsi era un parolone, siccome dato che il demone superava la sua controparte di almeno quindici centimetri in altezza, ma non per questo la sua presenza era meno imponente.
-'Perché sei stato d'accordo al patto di comprendere e non discutere bisogni e necessità dell'altro, se quando ti chiedo di lasciarmi solo ti appiccichi di più, e ti arrabbi anche se ti esprimo una volontà mia?'-

Erano una coppia fissa.
Come tutte le coppie fisse, litigavano.

-'Beh non pensavo fosse sottinteso nel patto il cacciarmi di casa dopo avermici portato apposta per quello, e pensavo di essere più utile per te di una bottiglia di alcol per alleviare le tue pene.. ma tu non ci parli con me delle cose che ti fanno male!'- 
-'Forse ci sssono pene per me troppo grandi perché tu possssa alleviarle, e poi non ti ho cacciato!'-
-'Mi hai detto prima di tornarmene a dormire e poi di andarmene a casa! Ti stai comportando come..'-
-'Come un demone?! Come quello che sono, come una persona orribile.'-
-'Io non ho detto questo!'-

-'No, certo, però hai detto praticamente che mi ssservi, per non dire che ti uso per sesssso, che tengo di più al vino che a te, e che..-'-
Aziraphale annaspò. Non aveva mai scorto quella luce negli occhi che tanto amava.
Non comprendeva, non concepiva la ragione di quella sfuriata nei suoi confronti, né perché Crowley affermasse convinto che non poteva far niente per aiutarlo a sopperire i suoi mali.

-'Lascia perdere, dimentica quello che ho detto, è evidente che niente è come dovrebbe essere, e qualsiasi cosa dirò la userai contro di me.'-
Crowley respirò a fondo, annuendo risoluto. 
-'Anche io credo che la cosa ci sia sfuggita di mano. Come sssempre d'altronde, quando ci frequentiamo troppo a lungo nello stesso periodo. Forse qualche altro decennio senza vederci schiarirà le idee, dopotutto hai tutta l'eternità per insssultarmi ancora un po'.'-

Fu questione di cinque minuti.
Cinque minuti in cui il tempo si fermò, e Aziraphale sperimentò la condizione psichica umana di depersonalizzazione. 
Non distinse la sua posizione rispetto alla stanza, i passi di Crowley, il fatto che aveva aperto la porta d'entrata, ed era andato via sulla sua Bentley. Non distinse il rumore del motore, non distinse il silenzio, la solitudine. 
-'Io.. intendevo dire che niente è come dovrebbe essere in questa conversazione..'-
Mormorò afflitto, tra le lacrime copiose.
Ma solo quando Crowley aveva già svoltato il vicolo.

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*Il Sangue di Giuda è un vino rosso, e tra l'altro è il preferito in assoluto della sottoscritta.
Non mi date una bottiglia di Sangue di Giuda perché sarei capace di berla tutta da sola.
Ne esiste anche uno che si chiama Lacryma Christi, ovvero Lacrime di Cristo, non mi pagano per dirlo ma non trovo vini più azzeccati da far bere a questi due xD

EHM-- giuro che mi hanno suggerito loro di farli litigare. Un po' di sano Angst, ah, che bellezza. Oddio non è vero, ma ogni tanto mi ci vuole.
Mi perdonerete, ma è un dato di fatto che ognuno di noi ci mette del proprio in ogni personaggio, e il mio Aziraphale è estremamente emotivo! Secondo me è una caratteristica molto angelica che hanno anche gli esseri umani, piangere o sentire il nodo in gola anche se due bambini si tengono la mano o si danno un bacino, credo che la sensibilità sia la condizione più pura che abbiamo in affinità con Dio, si può fingere l'amore, ma non la commozione, se ti viene da piangere i segnali si notano xD 
A presto!
   
 
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