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Autore: VigilanzaCostante    16/05/2020    4 recensioni
Rose Weasley, la vitale, energica, permalosa e emotiva Rose, è malata. Cerca di farsi piccola piccola nel marasma dei suoi cugini per non essere vista, per non essere notata nel trambusto che sta vivendo.
Due occhi grigi però la seguono e la notano, e si accorgono del malessere che la sta schiacciando.
In un settimo anno diverso da come se lo erano immaginato, scoprono l'amore e il dolore.
[Il prologo di questa storia partecipa al contest "Chi ben comincia è a metà del prologo" di BessieB sul forum di EFP]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Capitolo 2
(In)comprensa e (in)controllabile follia
 
Scorpius non era abituato a non capire. Non era mai stato il più studioso e il più diligente dei suoi compagni, ma era intuitivo, logico e interessato. E questo, di solito, lo portava a carpire velocemente le cose e non lasciarsi sfuggire dettagli rilevanti. Ma sa, ne era ben consapevole, che qualcosa in quel preciso momento gli stava sfuggendo dalle mani. Che cosa, Dio, che cosa?
Una volta, anni prima, la madre gli aveva regalato una ricordella per evitare che durante il suo primo anno ad Hogwarts si dimenticasse di scriverle.
“Molto probabilmente sarai troppo preso tra le lezioni e gli amici, ma trova almeno un giorno a settimana per darmi tue notizie.”
Scorpius, ricordella o meno, non aveva saltato mai una lettera, non c’era stata mai una settimana in cui si fosse dimenticato. Era bello scrivere a sua madre, raccogliere tutte le idee e pensieri su un foglio di carta e spedirlo alla sua migliore confidente. L’atto in sé di scrivere lo aiutava a ragionare, a mettere in ordine le idee. Scorpius voleva e pretendeva da se stesso di essere pragmatico, conciso, in grado di arrivare al nocciolo delle questioni.
Ora, però, non poteva scrivere ad Astoria. Gli si strinse il cuore davanti a quell’ovvietà con cui doveva convivere da un bel po’ di tempo. Negli ultimi quattro anni era stato difficile trovare un punto fermo nei momenti di confusione totale. Scrivere al padre era fuori discussione, perché pur essendogli molto affezionato, non erano mai stati in grado di parlare a cuore aperto. Nessuna ricordella poteva aiutarlo ad arrivare a una soluzione, una risposta, quindi come fare?
Cosa stava succedendo a Rose? Certo, apparentemente era quella di sempre, maniaca del controllo, studiosa, vivace e sempre con la rispostaccia pronta. Ma c’era qualcosa che continuava a sconvolgere Scorpius tanto da farlo uscire di senno. E lui non era proprio abituato a farlo! Quando stava male, quando non era al meglio delle sue corde non lo reprimeva: però c’era sempre un velo di consapevolezza, di autocontrollo. Quasi sempre, ovviamente. Non era rimasto impassibile alla grave perdita che aveva subito, era un Serpeverde non un mostro dopotutto. Aveva sofferto molto, aveva visto esplodere le sue stesse emozioni, ma poi in qualche modo assurdo e inspiegabile aveva capito che doveva conviverci. Perdere una persona che ami è qualcosa che ti segna indelebilmente, ed è inutile fingere che si possa dimenticare. Non si può dimenticare, e non si deve farlo: bisogna imparare ad accettare che quella persona ti mancherà sempre.
E rivedere quella sofferenza dipinta sul volto di Rose mesi prima l’aveva scosso e gli aveva ricordato il dolore che la morte ti lascia impresso.
– Scorpius ti dai una mossa? –
Albus lo guardò con un cipiglio interrogativo, mollemente appoggiato allo stipite della porta del loro dormitorio. Una cosa che tutti adorano di Albus è il fatto che non insiste, non chiede, aspetta solo che tu sia pronto a parlare e a sfogarti.
Ma quello non era un discorso che di certo poteva iniziare così, dal nulla, prima di una doppia ora di Trasfigurazione e con la prospettiva di una giornata pesantissima.
Già se lo immaginava “Sai penso che tua cugina Rose abbia qualche problema. Come lo so? Ha qualcosa di diverso nello sguardo. Ora passami la marmellata”, probabilmente gli avrebbe riso in faccia. Quindi alzò le spalle e si affrettò verso l’uscita dalla sala comune in direzione della Sala Grande.
Mangiavano velocemente qualcosa e Scorpius non staccò gli occhi dal tavolo di Grifondoro per cercare di capire cosa stia facendo Rose, ma lei non c’era. Forse sarà in ritardo?
Per sua sfortuna, o fortuna dato che quel pensiero gli sta occupando fin troppo tempo, la lezione di Trasfigurazione la condividevano con i Tassorosso. Ma poi ci sarebbero state due ore di pozioni con la casata rosso-oro, e quindi questo significava incontrarla. Capitava a volte, gli anni precedenti, di sedersi vicini a Pozioni. La rossa non era mai stata un asso in quella materia che, guarda caso, era la preferita di Scorpius. Certo, era sempre stata comunque brava, ottimi voti e nella teoria eccellente, ma le era sempre mancato quell’intuito e quella propensione per l’arte delle pozioni che invece aveva sempre affascinato il rampollo di casa Malfoy. Scorpius accettava di darle una mano se lei gli dava una mano in Aritmanzia.
La prima lezione della giornata passava con una lentezza esasperante; cercava anche di stare attento, prendendo qualche appunto, ma poi distoglieva lo sguardo e si perdeva nei suoi pensieri. Albus, vicino a lui, agitava la bacchetta con fare annoiato. Sorrise, perché Albus era tanto bravo a fare quello a cui non importava niente di nulla, ma poi ci teneva a uscire dignitosamente ogni anno, ci teneva al suo futuro e alle sue ambizioni.
- Al, quindi gli allenamenti come pensi stiano andando? –
Il moro non giocava a Quidditch, ma faceva la telecronaca ad ogni partita. Era sempre divertente perché con quel suo tono apparentemente disinteressato e le battutine sarcastiche irritava ogni sacrosanta volta la preside e i professori. Un bel cambiamento rispetto alla telecronaca di Fred Jr di qualche anno prima, sempre condita di esultanze e schiamazzi. Un cambiamento apprezzato da tutti i Serpeverde, e anche da qualcuno meno esuberante delle altre casate. Aveva sempre avuto, comunque, il privilegio di assistere agli allenamenti della loro squadra, a maggior ragione ora che l’amico Noah Zabini era diventato capitano.
– Mi sembra bene, ma quei due nuovi battitori non mi convincono, grossi sì ma poco astuti e grotteschi nel colpire. Non mi è mai piaciuta questa tecnica rozza. –
Continuavano a chiacchierare sottovoce per far passare il tempo, ben attenti a non farsi beccare del professor Jenkins, che camminava tra i banchi spingendoli ad esercitarsi. Ma Scorpius era impaziente di dirigersi verso i Sotterranei.
 
Arrivati nell’aula, tetra come al suo solito, Scorpius era sollevato nel vedere una testa riccia e rossa in una bancata vuota. Stava tenendo occupati due posti e Scorpius era contento che questa piccola abitudine fosse rimasta immutata. Si sedette senza chiedere il permesso e Albus lo seguì, tirando fuori il libro mentre lascia cadere a terra la borsa.
– Chi ti ha detto che stavo tenendo il posto a te, Malfoy? –
Sbigottito, e un po’ deluso, fece per prendere le sue cose quando lei si mise a ridacchiare.
– Per la barba di Merlino, Malfoy! Stavo scherzando, da quando prendi così sul serio quello che dico? –
Un’espressione che Albus poi definì “da pesce lesso” si dipinse sul volto di Scopius, che non si riusciva a capacitare di come non avesse colto l’ironia e la provocazione nel tono di Rose. Che diavolo gli stava succedendo? Weasley si stava comportando normalmente e lui come ha reagito? Rendendo le cose strane. Questo non era per niente giusto.
– Cercavo di farti sentire in colpa rossa, e credo di esserci pure riuscito. –
Il loro battibecco fu interrotto dall’arrivo della professoressa Thibauld, una donna magrolina e quasi rachitica di circa 55 anni, i capelli biondo topo fino alle spalle e anelli che le adornavano le mani. Era una donna molto preparata, ma quasi isterica nella sua intransigenza. O avevi la sua più assoluta stima, oppure il suo disprezzo. Una parola sbagliata durante le sue sporadiche interrogazioni significava farla uscire di testa.
Scorpius, e tutto sommato anche Rose, avevano sempre avuto la sua approvazione. Ma la donna odiava Albus. Il segreto con la professoressa era mostrarsi continuamente interessati, rispondere, chiedere, e il menefreghismo del giovane Potter non aveva di certo avuto riscontri positivi in quell’aula. Il che era un peccato perché la materia non gli dispiaceva affatto.
– Buongiorno ragazzi. Dato che la scorsa settimana abbiamo finito la parte teorica di questo argomento, direi che è ora di concentrarsi sulla pratica. Le pozioni curative sono tremendamente difficili – fa una pausa scrutando da sotto gli occhiali da lettura tutta la classe – e non tutti saranno in grado di prepararle. Non per niente questo è un corso M.A.G.O, ed è fondamentale soprattutto per chi vuole intraprendere la carriera di Guaritore. –
Rose a queste parole sospirò, perché quella era sempre stata la sua più grande aspirazione. Ma allo stesso tempo si rendeva conto di essere molto più portata per altre materie, come Antiche Rune o Trasfigurazione. Per questo, nonostante l’orgoglio, aveva accettato anni prima l’aiuto di Scorpius. Lui e il suo essere un suo degno rivale l’avevano spinta a dare il meglio di sé stessa anche in quella materia così ostica.
– Iniziamo oggi, comunque, con una pozione di difficoltà media: l’essenza di dittamo. C’è qualcuno che ne conosce gli effetti? –
– Guarisce istantaneamente le bruciature e cicatrizza rapidamente tagli e abrasioni. Tre gocce su una ferita aperta sono in grado di fermare l’emorragia e creare uno strato sottile di pelle nuova –
– Splendido, 10 punti a Grifondoro signorina Weasley – sorride con quel sorriso inquietante in direzione della rossa – E a cosa dobbiamo stare attenti? –
– L’essenza di dittamo è altamente infiammabile professoressa, quindi deve essere tenuta lontano dalle fiamme e dalle fonti di calore. Bisogna aggiungere pochi altri ingredienti al dittamo, ma l’olio essenziale è estremamente raro da trovare –
– E ora 10 punti a Serpeverde, per il signor Malfoy. Voi due non vi smentite mai, eh? –
I due diretti interessati ringraziarano con finta umiltà la donna, per poi guardarsi di sottecchi e scambiarsi uno sguardo d’intesa. Una sensazione di calore irradiò il petto di Rose che, soddisfatta, pensò che qualcosa allora non era cambiato. La vita andava avanti, le persone non la trattavano con le pinze, anche se sentiva che per lei tutto era mutato. E quella parvenza di normalità che Scorpius continuava a darle era qualcosa che era ben decisa a tenere stretta. Sempre in un ambito prettamente professionale, ovviamente.
Iniziarono a preparare ognuno la propria pozione, cercando di seguire le istruzioni del libro, anche se la professoressa aveva sempre sottolineato che quelle indicazioni erano approssimative e che preparare una pozione non era come preparare una torta, bisogna metterci logica e impegno.
Procedettero quasi in un silenzio religioso: Scorpius concentrato, Rose indaffarata nel cercare di mantenere una sorta di ordine nella sua postazione confusionaria e Albus intento a tagliuzzare.
Ben presto la pozione di Scorpius assunse il colore marrone previsto, e un ghigno soddisfatto alleggiò sul suo viso. Rose stava cercando di mescolare, ma gli tremava la mano in maniera vistosa. Il volto era fin troppo pallido a causa del calore emanato dai loro calderoni, sembrava sul punto di mollare la presa e lasciarsi cadere.
– Rose, ti senti bene? –, le chiese Albus con una nota di preoccupazione nella voce.
– Io... sì, ho solo mal di testa perché ho dormito troppo poco, vado a prendere un antidoto in infermeria – pres la borsa mettendovi dentro le proprie ose alla rinfusa e poi andò traballante ad avvisare la professoressa.
Malfoy fece per alzarsi e seguirla, magari sorreggerla, chiederle cosa le stesse succedendo ed evitare che si sentisse peggio. Ma qualcosa lo bloccava, perché non era suo compito e soprattutto suo diritto, Rose aveva la sua vita e la sua privacy. E poi perché mai avrebbe dovuto confidarsi con lui? Si voltò verso Albus, sperando che lui la raggiungesse, che in quanto cugino e amico si preoccupasse di seguirla. Ma sembrava indeciso anche lui.
– È solo un mal di testa… Rose odierebbe che la seguissi per una cosa del genere, se la sa cavare da sola. – Ed ecco di nuovo l’Albus che non voleva invadere la privacy e che voleva stare a un passo da possibili problemi, niente da fare.
Ha ragione, è solo un mal di testa. E perché mai me ne sto interessando così tanto?
 
***
 
Rose, però, dopo aver visto la porta chiudersi dietro di lei, non si diresse verso l’infermeria e vagò un po’ per i corridoi in modo confusionario. Era quasi ora di pranzo e avrebbe potuto mangiare qualcosa; non si ricordava nemmeno quando era stata l’ultima volta che aveva mangiato, forse a pranzo il giorno prima, o a colazione addirittura. Ma sentiva di star sbagliando tecnica, digiunare non era la cosa giusta perché la indeboliva e rendeva tutto troppo visibile.
Le sembrava di sentire ancora addosso a sé gli occhi inquisitori di Scorpius, e non poteva permettere che qualcuno se ne accorgesse. Né lui, né Albus, né nessun altro.  
Al pensiero dei suoi genitori inorridì, non poteva dar loro quel dispiacere. Avevano già fin troppi problemi tra di loro e Rose doveva essere leggiadra nella sua esistenza, camminare a passi scalzi senza appesantirli. Doveva continuare a essere invisibile in quello che stava facendo, e non presentarsi ai pasti non era la mossa giusta per riuscirci.
Doveva mettere sotto i denti qualcosa, poco ma abbastanza da mantenersi in piedi.
Passò in rassegna i cibi che avrebbero potuto esserci nel banchetto del pranzo. I carboidrati erano esclusi: niente pane, né pasta, sarebbe stato meglio evitare anche carne rossa. Quell’estate aveva preso in prestito da una biblioteca babbana il libro di una nota nutrizionista. L’aveva tenuto con sé, lanciando di nascosto un confundus alla bibliotecaria e, in quel momento, per lei valeva oro.
Petto di pollo, 110 kcal per 100 grammi. Bene, quindi mangiandone solo un po’ avrebbe ingerito al massimo sulle 70 kcal ad occhio e croce. Poi verdure, carote. Ma sapeva che era raro trovare verdure non condite e cibi specifici, a meno che non li si richiedava
Ma certo, come non ci ho pensato prima?
Per quel pranzo avrebbe cercato di arrangiarsi in modo approssimativo, sbocconcellando qualcosa senza esagerare, per riprendere le forze. Poi il pomeriggio avrebbe stilato una dieta, seguendo qualche consiglio di quel libro ma riducendo le dosi. Riducendo molto le dosi. Poi non dovrebbe essere troppo difficile convincere gli elfi, con quella riverenza che le riservavano da sempre per il solo fatto che era figlia di Hermione Granger.  
Si rilassò un po’, anche se il vuoto di stomaco sembrava inghiottirla. Aspettò che arrivasse l’ora di pranzo e sperò di riuscire a non cedere davanti a quelle succulente pietanze. Non poteva permettersi di tradirsi in questo modo, di crollare e mostrare di essere debole. Lei non era debole, e il controllo che aveva sulla situazione lo stava dimostrando in modo limpido. Aveva tutto nelle sue mani, stava dimagrendo e non stava assolutamente esagerando ed era lei a voler non mangiare, ed era lei a riuscirci.
Che soddisfazione quando, la sera prima, le sue compagne di dormitorio avevano notato, con una certa invidia, che era dimagrita. Ascoltando quei complimenti Rose era arrossita, aveva fatto finta di cambiare discorso e di non accettare le adulazioni, ma dentro di lei una vocina si era fatta sempre più insistente, sempre più potente, fino a trasformarsi in un forte ruggito.
Sì che sei dimagrita, ma non basta, non ancora, non fermarti.
Quella vocina odiosa, che la perseguitava con un’insistenza agghiacciante, non la lasciava nemmeno gioire delle sue vittorie. Non era abbastanza, era inutile arrendersi adesso.
Si rese conto di essere arrivata davanti alla Sala Grande, dopo aver camminato e vagato per una mezz’oretta, e si diresse all’interno consapevole di essere da sola. Era più facile mangiare se nessuno la stava guardando, era più facile dosare le porzioni e far sparire gli avanzi. Ma allo stesso tempo avrebbe voluto che quegli occhi sospettosi si rendessero conto che lei mangiava e che non stava tramando assolutamente nulla.
Non doveva sapere, nessuno doveva sapere.
 
***

Scorpius era sempre stato un tipo mattiniero, soprattutto durante il fine settimana. Era bello svegliarsi mentre tutti dormivano e avere tempo per pensare, o fare colazione con calma, o a volte una passeggiata. Quel sabato, pur essendo ottobre inoltrato e faceva decisamente freddo, aveva voglia di volare. Fece attenzione a non svegliare i suoi compagni di stanza ed uscì furtivo, con l’adrenalina nelle vene e la voglia di sfogarsi.
Troppi pensieri, troppo stress, troppi impegni. E quella sera, poi, avrebbe avuto la ronda con Rose e la cosa gli diede un senso di eccitazione e ansia allo stesso tempo.
Volare era proprio quello che gli serviva, lo sapeva mentre sentiva l’aria scompigliargli i capelli e sferzargli il viso. Era una sensazione impagabile, che nessun altro sport o attività riusciva a restituirgli. I pensieri e la sua incessante voglia di capire si annullavano nel momento in cui era in aria, facendo virate e poi innalzandosi di nuovo verso il cielo.
Era veloce e scattante, ed era consapevole di non cavarsela male. Pur essendo bravo anche in altre cose, volare era l’unica cosa che lo completava; quando era sopra a un manico di scopa tutto gli sembrava al posto giusto. Era l’unica cosa che davvero gli veniva naturale, senza raccapezzarsi, ragionare, razionalizzare. Nel volo era istintivo... istintivo come Rose.
Certo, quella dannata Weasley ultimamente è fin troppo presente nei miei pensieri, mi sembra di vederla ovunque.
Ma in effetti Rose era proprio lì. Non in aria, ma sul campo da Quidditch, e sembrava non averlo visto. Stava facendo riscaldamento a terra e non era vestita con la tenuta da gioco. Scorpius non vedeva da nessuna parte la scopa: stava correndo, con ritmo regolare, intorno al campo. In sette anni Scorpius non aveva mai visto Rose correre. E tantomeno non l’aveva mai vista sveglia il sabato mattina prima delle 10 pronta per andare ad Hogsmeade. Si vedeva che era stanca, che aveva fatto troppi giri rispetto a quanto era abituata e il suo viso era rosso e teso, come se non ne potesse più di continuare a fare quello che stava attualmente facendo.
Scorpius si rese conto di essere completamente immobile, fisso sulla scopa, come un allocco. Aveva paura che muovendosi o continuando a volare lei si accorgesse di lui, e non voleva che lei lo facesse, non voleva che guardando in alto riconoscesse i colori verde-argento in lontananza. Non voleva metterla a disagio perché era chiaro, chiaro come la luce del sole, che Rose non stesse facendo qualcosa che riteneva piacevole e si stava sforzando da morire.
Non ce la fece più a spiarla in quel modo, sentendosi quasi sporco nell’invadere la sua privacy, ma non voleva neanche scendere e riporre via tutto. Quindi continuò a volare, stavolta consapevole che lei doveva averlo notato. Fece finta che lei non ci fosse e tentò di acchiappare il boccino che aveva liberato prima per darsi un po’ di sprint.
Quando poi abbassò la testa per cercarla, Rose era sparita. Sospirò affranto, incapace di dare un senso a tutto quello che gli saltava all’occhio e cercando di ripetersi che non erano affari suoi, che doveva smetterla di vedere del marcio in cene saltate e innocui mal di testa, ma non riusciva ad abbandonare quella situazione sgradevole. Rose sembrava malata.
Quel pensiero lo perseguitò per tutto il giorno, gli si affacciò alla mente mentre si avviava verso Mielanda insieme ad Albus, e poi quando incontrarò gli altri Weasley ai Tre Manici di Scopa. Rose era l’unica assente, “sta studiando” a detta di Lily e Hugo.
Arrivata l’ora della ronda ormai non ne poteva più di Rose, dei suoi pensieri, della presunta malattia e di questa ossessione che non lo lasciava un attimo in pace. Rose lo aspettava in biblioteca, da dove avrebbero iniziato la ronda, loro abituale luogo di incontro. Si mordicchiava nervosa le dita ed evitò il suo sguardo quando la raggiunse. I capelli rossi erano legati in una coda alta e aveva ancora indosso gli occhiali che usava per studiare. Era bella Rose, ma la tristezza nei suoi occhi la imbruttiva.
– Sei pronta rosellina? –
– Smettila di chiamarmi in quel modo, ti sembro forse un delicato fiore? – e gli lanciò un’occhiataccia con il tentativo ironico di sembrare truce.
“In realtà sì, mi sembri particolarmente delicata e fragile ultimamente” pensò, ma evitò accuratamente di dirlo ad alta voce.
– Come sei con pozioni? Vuoi una mano nel tema sull’essenza di dittamo? La consegna è trovare tutte le pozioni da non usare insieme all’essenza. –
– Ci ho provato tutto il pomeriggio, non riesco a finirlo. –
– Se vuoi domani possiamo studiare insieme, ti aiuto. –
Rose in risposta sorrise grata, e si propose di aiutarlo in qualsiasi materia ne avesse bisogno.
– E comunque Malfoy, perché sei così gentile con me? Mi mancano i nostri duelli epici in mezzo al corridoio, facevano impallidire la preside. –
– Sei tu che mi hai dimenticato rosellina, e preferisci passare il tuo tempo altrove – e finse teatralmente di essere disperato mentre tese una mano verso di lei. Rose gli diede uno schiaffetto e continuò a ridacchiare, dandogli dello sciocco.
Controllarono tutti i corridoi, sgamando qualche primino in cerca di avventura e qualche coppia rintanata. Poi Scorpius, arrivati all’altezza della sala comune dei Tassorosso, venne colto da un lampo di genio.
– Rose, ho fame! – Piagnucolò il ragazzo – Siamo vicini alle cucine, mi accompagni? –
– Malfoy, da quando siamo passati ai nomi? – Scorpius incassò il primo colpo. Sempre ostinata quella Rose Weasley.
– Sì, come vuoi. Allora, mi accompagni? – Insistette.
– È contro le regole, e in più hai mangiato meno di tre ore fa. Hai uno stomaco o un pozzo senza fondo? –
– Weasley, tre ore sono tante! E poi siamo Caposcuola, noi facciamo rispettare le leggi quindi possiamo non seguirle. –
– Questo ragionamento non ha assolutamente senso – borbottò corrucciata Rose. Ma poi lo seguì, non seppe nemmeno lei il perché, dato che non aveva nessuna voglia di entrare nelle cucine dopo aver pregato tutti gli elfi domestici di aggiungere al menù carote e finocchi crudi, petti di pollo, minestrine e cose varie. Scorpius però era insistente e quella serata insieme a lui, se pur solo dovere, era stata piacevole. Perché troncarla così presto? Non avrebbe mangiato niente comunque.
Solleticato il quadro della pera ed entrati nelle cucine, rimasero, come d’altronde ogni volta che qualcuno entrava in quel posto, affascinati dalla devozione di quegli elfi per il loro lavoro. Ea rincredibile, potrebbero dormire e invece sono ancora tutti lì a pensare a cosa cucinare e come. Le cose erano di certo cambiate molto da quando la madre di Rose aveva lottato strenuamente all’interno del Ministero affinché ad ogni elfo domestico venissero riconosciuti i medesimi diritti di ogni altro membro della comunità magica. Ma ciò non aveva in alcun modo mutato la loro natura di grandi lavoratori.
– Signorina Weasley! Signor Malfoy! Che piacere... cosa vi porta qui? –
– Sì signori, come possiamo aiutarvi? Spuntino di mezzanotte? Richieste di aggiunte speciali? – Alle parole di uno di quei tanti cuochi Rose arrossì, ma sperando che Scorpius, girato dall’altra parte, non se ne accorgesse. Maledetta spontaneità, maledetta emotività!
Scorpius chiese, gentilmente, due cioccolate calde con panna e dei biscotti, perché aveva un certo languorino. Rose cambiò colorito di pelle nel giro di pochissimi secondi a causa della richiesta del biondo, perché non aveva la minima intenzione di mangiare quella roba.
Cerca un modo, una scusa per svignarsela, ma gli elfi imponevano loro di sedersi e di mettersi comodi, per poi iniziare a servirli felici di avere qualcosa di concreto da fare.
Rose, seduta davanti a Scorpius, cercò di evitare i suoi occhi il più possibile. Odiava come Malfoy fosse in grado di non battere ciglio, di scrutarla e reggere qualsiasi tipo di sguardo senza scappare. Lei, pur essendo una coraggiosa Grifondoro, non aveva la forza di farsi studiare così a lungo. Sapeva di essere un libro aperto e che proprio quegli occhi veicolavano tutte le emozioni che tentava così tanto di reprimere; Malfoy era l’unico che sembrava essersi accorto, ormai da molti mesi, che era sfuggente, ed era una sfortuna per lei che se ne fosse accorto, perché non accennava a voler smettere di cercare di entrarle dentro e scoprirla. L’unica soluzione, quindi, era fissare le proprie mani o far finta di star osservando gli elfi all’opera, pur di non incontrare il grigio freddo di quegli occhi.
Arrivato il cibo, Rose si sentì male. I dolci erano sempre stati il suo punto debole, ma ancora di più la cioccolata calda con panna. La nonna gliela preparava sempre… Cercò di resistere, ma guardava, come a rallentatore, Scorpius tuffarsi sulla tazza e sporcarsi le labbra di cioccolato e panna.
La sua mente lottò con sé stessa, da una parte la sua istintività avrebbe voluto concedersi quello sgarro, dicendosi che alla fine che cosa sarà mai? Ma dall’altra sentiva quella vocina sibilante, fredda, che la accusava, la pugnalava.
Vuoi essere debole? Allora mangia. Guarda Scorpius, ti sta mettendo alla prova, vuole vedere se cedi e mostri di essere patetica.
Le girò la testa per l’odore del cibo, che in quel momento le sembrava invitante quanto nauseabondo, e la situazione sembrò starla per schiacciare.
– Che succede signorina? Non gradisce quello che le abbiamo preparato? – La vocina acuta di un’elfa dagli occhioni grandi la fece sentire tremendamente in colpa. Si scusò e inizia a sorseggiare la cioccolata, e quando iniziò a mangiare non riuscì a smettere. Prese i biscotti e li intinse nella panna, si lasciò andare parlando con Scorpius.
Parlarono, parlarono tanto per tutta la sera e finché rimasero insieme Rose cercò di non pensare di aver commesso un errore madornale. Mentre Malfoy stava parlando di Quidditch, la voce dentro di sé sibilava “Tu non potrai più salire sul manico di scopa, lo spezzerai”, quando Rose cambiò argomento parlando dell’imminente festa di Halloween, la sua amata coscienza ribattè “Ma non ti starà nessun vestito”. Improvvisamente diventò tutto troppo pesante, assordante, confusionario. Ringraziò gli elfi e salutò Scorpius fin troppo frettolosamente, prima di scappare via nel bagno più vicino.
Chiuse la porta, si appoggiò sul water e dei singhiozzi le riempirono il petto e la voce. Il senso di colpa misto al senso di malessere non la fece ragionare, sentì un peso enorme nel petto e fece fatica a respirare. Non aveva bisogno di indursi il vomito per cercare di stare meglio, perché il suo corpo, non più abituato alle abbuffate, rigettò quello che aveva mangiato. Poi, per un periodo indeterminato, rimase lì ferma in quel bagno sudicio, il viso pallido stravolto dalle lacrime e le nocche insanguinate per i pugni che aveva tirato contro il muro completamente fuori di sé.
Dov’è il controllo, ora, Rosie?
 

 
 


 Nda:
Ciao a tutti! Eccoci qua con un altro capitolo, un po’ in ritardo rispetto al solito ma non mi sono messa una scadenza fissa. Questo capitolo è più lunghetto degli altri due, e questo grazie ai consigli di colei che è diventata la mia beta: Giulietta beccaccina.
Si è mostrata fin troppo paziente con me e ha corretto e dato la sua opinione riguardo a questo capitolo ostico, e ne sono molto grata!
Che dire… sto diventando sempre più diretta nel parlare di come sta Rose, e questo mi fa tanta paura perché mi rendo conto che è un argomento molto delicato!
Per questo, fatevi sentire e ditemi la vostra opinione, che non guasta mai (bella o brutta che sia).
Un bacio, e alla prossima!
VigilanzaCostante
   
 
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