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Autore: Carme93    17/05/2020    4 recensioni
Questo calendario dell'avvento è un po' particolare, in quanto dietro ogni casellina si cela un personaggio di Harry Potter (elenco che aggiornerò man mano):
- 1 Dicembre. Oliver Baston.
- 2 Dicembre. Kingsley Shacklebolt [E' il 1985, la guerra contro Lord Voldermort è ormai un brutto ricordo; ma mentre la comunità magica si prepara a festeggiare il Natale, un giovane Auror è pronto per la sua prima missione. Kingsley Shacklebolt, giovane coraggioso e idealista, è entusiasta all'idea di mettersi finalmente alla prova e dimostrare il proprio valore. Questa storia si è classificata decima al contest "Il contest delle prime volte" indetto da inzaghina.EFP sul forum di EFP].
- 3 dicembre. Argus Gazza [Questa storia si è classificata quarta al contest "Sincero (non mi odi più) indetto da GiuniaPalma sul forum di EFP ed è vincitrice del premio speciale "Brutte intenzioni"].
- 4 dicembre
[Questa raccolta partecipa alla challenge "M(h)arry Christmas - Il calendario dell'Avvento" indetto da blackjessamine sul forum di EFP]
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Coppie: Hannah/Neville, Teddy/Victorie
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Più contesti
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[Questa storia si è classificata quarta al contest "Sincero (non mi odi più) indetto da GiuniaPalma sul forum di EFP ed è vincitrice del premio speciale "Brutte intenzioni"]










 
Argus Gazza, l’uomo dal cuore peloso
 
 
 
 

 
23 dicembre
 
 
 
 
Avanzò lentamente. Il corridoio era illuminato fiocamente, ma non ebbe difficoltà a orientarsi: conosceva il castello come le sue tasche. Appena superò l’angolo, un gruppo di ragazzi apparve davanti ai suoi occhi.
Gridò per richiamarli, oh, non l’avrebbero passata liscia per aver violato il coprifuoco. Il suo, però, fu un grido muto. Si portò le mani alla gola, meravigliato di aver perso improvvisamente la voce. Stranamente, però, i ragazzi lo sentirono, o forse percepirono la sua presenza, e si voltarono verso di lui.
Le loro scarpe erano sporche di fango, ma naturalmente non li interessava minimamente di sporcare il pavimento, anzi si misero a saltellare tutto intorno e risero ai suoi muti rimproveri. Si stavano prendendo gioco di lui!  
Allora si avvicinò e li minacciò a gesti, rammaricandosi di non riconoscerli e del fatto che loro divise non fossero altro che una lunga veste scura, senza alcun elemento distintivo, che gli permettesse di denunciarli almeno al Direttore della loro Casa!
A tratti il nero della divisa sembrava coprire anche i piedi e divenire un tutt’uno con il fango sul pavimento di pietra.
I ragazzi, anziché intimidirsi, si avvicinarono sempre di più e, man mano, i loro volti divenivano sempre più sfocati.
«Non ti piace il fango?» chiese uno di loro. La voce profonda e remota.
Cercò di allontanarsi, ma l’avevano già circondato.
«Hai paura?» chiese un altro estraendo la bacchetta.
Deglutì quando le bacchette si moltiplicarono.
«Ti ricopriremo di fango» minacciò un altro.
 
Si svegliò di soprassalto, la fronte imperlata di sudore e il cuore che batteva all’impazzata. Argus Gazza, custode della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, sbuffò e fissò il soffitto ansimando.
La stanza era semibuia, segno che presto avrebbe albeggiato.
Mrs Purr, la sua amata gatta, saltò sul letto e miagolò come a richiamarlo ai suoi doveri. Gazza si sollevò e l’accarezzò con delicatezza.
«Sì, lo so, era solo un incubo» borbottò.
Mrs Purr emise un acuto miagolio e balzò giù dal letto.
Era ora di iniziare la giornata e di occuparsi di quei perfidi e indisciplinati studenti che insozzavano il castello e violavano le regole.
«Se siamo fortunati, piccola mia, beccheremo qualche studente in flagrante» disse a Mrs Purr.
Come se non bastassero gli studenti di Hogwarts a far confusione e a sporcare dappertutto, adesso c’erano persino gli ospiti stranieri. Erano più educati, non c’erano dubbi, e per lo più vivevano fuori dal castello, ma erano anche molto più arroganti, con quella loro aria altera: le ragazzine di Beauxbatons erano fin troppo schizzinose - nonostante la Scuola brillasse, grazie al suo sudore e alla sua fatica, sembrava sempre che qualcosa non fosse alla loro altezza - e quelli di Durmstrang lo fissavano dall’alto in basso!
La giornata si sarebbe trascinata uguale a tutte le altre - ronde, pulizia dei corridoi che quei maleducati e ingrati non facevano che sporcare, tentativi di convincere Silente e gli altri insegnanti del bisogno d’imporre maggiore disciplina -, se non fosse stato per la presenza degli stranieri. Le ragazze, poi, sembravano seguire dappertutto Viktor Krum aumentando la confusione nei corridoi e persino in biblioteca.
C’era qualcosa, però, che rallegrava le giornate di Argus Gazza, o meglio qualcuno: Irma Pince, la bibliotecaria. Ogni tanto, durante il giorno - specialmente nelle ore di lezione, quando era difficile che vi fossero studenti n0elle vicinanze -, cercava una scusa per avventurarsi nel regno di Madama Pince e la osservava lavorare. Era così seria! Così colta!
Trovare una scusa non era un problema: controllare se fosse tutto pulito, aver visto uno studente che aveva saltato le lezioni, oppure seguire Mrs. Purr – lei sì che era la sua migliore alleata.
Quel pomeriggio, per nulla toccato dal clima natalizio, che si respirava per la Scuola, anzi stufo di tutte quelle decorazioni, azzardò una capatina in biblioteca.
Madama Pince sembrava parecchio arrabbiata e rimproverava veementemente uno studente, probabilmente del quarto anno. Gazza tese l’orecchio e comprese che la colpa del ragazzo fosse quella di essersi messo a mangiare, mentre studiava, e per poco non aver sporcato un antichissimo tomo.
Mrs Purr miagolò insistentemente e si fiondò all’interno della biblioteca. Gazza deglutì, comprendendo il suggerimento della gatta. Gonfiò il petto e la seguì: sarebbe corso in aiuto di madama Pince e l’avrebbe salvata dall’impudenza del ragazzino!
Il suo ingresso attirò immediatamente l’attenzione, ma non se ne preoccupò.
«Madama, questo ragazzo l’ha disturbata?» chiese con sussiego. La sua voce tremolò solo leggermente. Fu molto orgoglioso di sé stesso, Mrs Purr gli avrebbe fatto i complimenti!
«Oh, Gazza» lo accolse sorpresa la bibliotecaria. «Sì, l’ho colto in flagrante mentre mangiava dei zuccotti di zucca! E con quelle mani sudicie ha osato toccare un volume molto antico!».
«Se permette, me ne occupo io. Gli farò passare la voglia».
«Sì, grazie» rispose sempre più sorpresa Madama Pince.
«Sarà punito adeguatamente» promise Gazza, mentre lei si stava già allontanando per rimproverare un gruppetto di ragazze che ridacchiavano un po’ troppo forte indicando Viktor Krum.
La vista del giovane Campione rovinò a Gazza quel piccolo momento di gloria poiché gli rammentò che il Natale era ormai alle porte e così il celeberrimo Ballo del Ceppo. Naturalmente era solamente uno stupidissimo evento mondano, che per lo più lo stava costringendo a sgobbare più del solito: gli insegnanti sembravano voler far colpo sugli ospiti stranieri. Soltanto il giorno prima aveva trascorso ore a raccogliere tutti gli aghi di pino disseminati da Hagrid nella Sala d’Ingresso mentre portava i consueti dodici abeti in Sala Grande.
Si allontanò contrariato dalla biblioteca.
Il miagolio di Mrs Purr lo richiamò.  «Mmm» borbottò. «Non so come chiederglielo, è inutile che mi guardi in quel modo».
 



 
24 dicembre
Notte
 




 
A tarda notte, dopo la consueta ronda, Gazza si ritirò nel suo ufficio e sedette alla scrivania: nonostante si fosse sforzato, non era riuscito a non pensare a Madama Pince e a quello stupido ballo. Con un gesto nervoso spostò i moduli per le punizioni e dispiegò una pergamena pulita. Mrs Purr saltò sulla scrivania in attesa.
Egregia Madama Pince, iniziò a scrivere ma cancellò immediatamente.
Egregia? Non suonava molto bene.
«Non comincia così una lettera d’amore, eh?» chiese a Mrs Purr, che si limitò a stendersi e soffiare sulla pergamena.
Inevitabilmente la memoria di Gazza vagò sul disordine causato dall’idea balzana avuta da Gilderoy Allock un paio di anni prima: il sedicente professore di Difesa contro le Arti Oscure aveva letteralmente messo a soqquadro la scuola con i suoi gnomi cupido. All’epoca lui si era infuriato non poco, ma adesso quelli gnomi gli sarebbero tornati comodi: per un attimo s’immaginò il piccolo Cupido improvvisato cantare dei dolci versi a Madama Pince, una donna della sua cultura avrebbe sicuramente apprezzato. Scacciò immediatamente quell’assurdo pensiero, perfettamente conscio che la bibliotecaria non avrebbe mai approvato: gli gnomi, pestiferi per natura, avrebbero potuto mettere sottosopra la biblioteca e rovinarne i preziosi libri che vi erano gelosamente custoditi.
«Che ne dici di ‘carissima’» borbottò Gazza scribacchiando. «No, no, troppa confidenza… Ma allora come?».
Mrs. Purr emise un basso miagolio.
«E se chiedessi aiuto?». Eh, bella idea ma a chi? Uno dei professori? Impensabile. «Avanti, Mrs Purr, suggeriscimi qualcosa».
In quel momento, però, la gatta rizzò il pelo e schizzò sul pavimento fiondandosi fuori dall’ufficio.
«Ah, ah, studenti fuori dal letto!» strillò Gazza infastidito. Mai che rispettassero le regole! Abbandonò pergamena e piuma e seguì Mrs Purr.
Vagò per il corridoio per diversi minuti, ma non trovò la sua gatta né alcuno studente. Cominciò a preoccuparsi. Quanto si era allontanata Mrs Purr? L’aveva seguita subito!
Impiegò almeno dieci minuti per trovarla: era vicino a un’armatura e girava su sé stessa, tirando fuori gli artigli e soffiando infastidita.
«Che ti hanno fatto?» strillò. «Oh, ma la pagheranno! Chi è stato Mrs Purr? Chi?».
«Signor Gazza, tutto bene?».
Una donna altera lo fissò attraverso i suoi occhialetti squadrati.
«Professoressa McGranitt! Guardi cos’hanno fatto a Mrs Purr!».
La gatta continuava a soffiare e girare intorno.
«Dobbiamo punire i colpevoli! L’hanno incantata!».
La donna scrutò la gatta con attenzione, poi mosse leggermente la bacchetta. Gazza la fissò in silenzio senza perdere nessuna delle sue mosse. La donna tirò sul con il naso e odorò intorno a sé. «Signor Gazza, Mrs Purr non è stata incantata».
«Non è stata incantata? Come no? Qui ci vuole una bella punizione!» strillò fuori di sé: la sua gatta non dovevano nemmeno sfiorarla! Ancora rabbrividiva al solo ricordo di Mrs Purr pietrificata.
«Signor Gazza, non è stata incantata» ribadì la professoressa McGranitt. «Le hanno spruzzato un forte profumo, il suo olfatto è disorientato e lei è naturalmente infastidita».
«Un profumo?».
«Esattamente».
«M-ma dobbiamo punire il colpevole! Ci sono studenti fuori dal letto!» sbottò Gazza, prendendo in braccio la sua povera gatta. «Sono sicuro che siano stati i gemelli Weasley!»
«Che sia stato uno studente è altamente probabile, ma non accusi nessuno senza avere le prove» replicò la McGranitt con fermezza. «Non ci resta che controllare».
Gazza si mise subito a lavoro, ma non trovò nessuno. Alla fine, arrabbiato e stanco, si diresse a passi svelti verso il suo ufficio. Gliel’avrebbero pagata! Oh, sì. «Stai tranquilla, piccola! Ora ti sciacquo gli occhietti! Gliela faremo pagare cara!».
Imprecò sonoramente quando vide la porta del suo ufficio accostata. Eppure lui l’aveva chiusa! «Shhh piccola, li becchiamo questa volta!». Si avvicinò allo spiraglio, da cui appariva una striscia di luce, e sbirciò all’interno: c’erano dei ragazzini, dovevano essere dei primi anni, terzo o quarto al massimo. Oh, oh! Questa volta avrebbero passato un brutto guaio! Oh, sì. Entrare nel suo ufficio!
«Ma guardate qui» disse uno dei ragazzi. «“Mia cara…”, “…ti guardo ogni giorno” …».
«Ma fai sul serio?» chiese un altro.
«Giuro! Leggi».
«Oddio, Gazza scrive lettere d’amore!» sghignazzò il primo.
Gazza s’immobilizzò fuori dalla porta. Non era possibile che scoprissero il suo segreto! No! Che cosa doveva fare ora? L’istinto gli diceva di entrare e farli passare la voglia di ficcare il naso nelle cose altrui!
«Ma non è possibile! E io che credevo che fosse lui il protagonista della storia di Beda il Bardo».
«Quale storia?» chiese uno dei compagni fino a quel momento rimasto in silenzio.
«Oh, parlo de Lo stregone dal cuore peloso» rispose l’altro. «Praticamente la fiaba racconta di un mago che non voleva permettere ai sentimenti di renderlo vulnerabile, così ha fatto ricorso alla magia nera: si è staccato il cuore e l’ha conservato in uno scrigno. Quando l’ha mostrato alla ragazza che voleva conquistare, quella si è spaventata, ma lui l’ha fatta sua con la forza prima di ucciderla e, alla fine, si è suicidato».
«È una fiaba terribile» borbottò il ragazzo che aveva chiesto chiarimenti.
Gazza stava attaccato al muro ansimando: qualcosa lo bloccava, tanto che non riusciva quasi a respirare.
«Gazza è proprio come lo stregone della fiaba» affermò uno dei ragazzi.
«Oh, sì, un uomo dal cuore peloso».
«Un magonò dal cuore peloso» scoppiò a ridere uno coinvolgendo gli altri.
«Andiamo, va» disse quello che doveva essere il capo.
Gazza sospirò e si spostò dietro la porta per non farsi vedere e fece segno a Mrs Purr di non parlare. Lui un uomo dal cuore peloso! Vide scorrere i primi due mentre il sangue gli saliva alla testa! Avrebbero visto l’uomo peloso! «Fermo! Sei in guai seri!» strillò artigliando l’orecchio dell’ultimo ragazzino, che gridò a sua volta per lo spavento. Gli altri due corsero via, senza neanche voltarsi indietro probabilmente sperando di raggiungere il più velocemente possibile la sicurezza delle loro camere. «Oh, sì! Sei entrato nel mio ufficio di nascosto! Oh, sei nei guai! Andiamo dalla professoressa McGranitt, immediatamente!».
Il ragazzino si dimenò e si lamentò, ma Gazza non mollò la presa, anzi la rafforzò, e lo trascinò nell’ufficio di Minerva McGranitt che non fu per niente felice di riconoscere uno dei suoi Grifondoro.
La ramanzina che si beccò il ragazzino, però, non rincuorò Gazza come di consueto e nemmeno chiedere punizioni più severe. Aveva come un nodo alla gola.


Compì un ultimo giro del castello, nonostante fosse certo che non avrebbe più trovato i ragazzini che gli erano sfuggiti; ma, alla fine, stanco, chiuse la porta del suo ufficio con un sospiro: il suo piccolo mondo era stato profanato. Raccolse tutte le pergamene sparse sulla scrivania, le stracciò e le gettò nel cestino. Fortunatamente non aveva scritto il suo nome da nessuna parte. Era stato solo uno sciocco e si era messo in ridicolo davanti a quei mocciosi.

Chiuse gli occhi e un ricordo tornò alla mente prepotentemente senza che potesse impedirlo.
Era piccolo, aveva all’incirca undici anni, e si trovava a Diagon Alley. Sua madre stava chiacchierando con altre signore, seduta a un tavolino della Gelateria da Florian Fortebraccio, ed era una calda giornata estiva. Con le signore c’erano anche i figli, più o meno suoi coetanei.
Argus quel giorno era triste e di cattivo umore, ma si era seduto sul ciglio della strada a poca distanza in modo che la madre potesse vederlo - gli aveva raccomandato di comportarsi bene e non farle fare brutta figura davanti alle amiche.
Gli altri ragazzini avevano occupato un altro tavolino, ma ad Argus non piacevano perciò si era rifiutato di sedersi con loro: aveva promesso alla madre di comportarsi bene, ma non certo di essere socievole con quei ragazzini boriosi e stupidi. Spiluccò la brioche e mangiò il suo gelato lentamente, sperando che la madre si sbrigasse velocemente perché non vedeva l’ora di andare al Serraglio Stregato: i suoi genitori gli avevano promesso che per l’ammissione a Hogwarts gli avrebbero regalato un animale. La lettera non era ancora arrivata, ma la madre, quella mattina, gli aveva promesso che, se si fosse comportato bene, allora sarebbero potuti andare anche al negozio e vedere se c’era qualche creatura che lo attirasse particolarmente.
«Ehi».
Argus alzò il capo sui figli delle amiche della madre, l’avevano circondato e lo fissavano ghignando.
«Che volete?» chiese annoiato abbassando gli occhi sul gelato alla nocciola sciolto.
«Allora, sei un magonò» disse il più grande e forse più stupido. Argus non capiva se la stupidità forse proporzionale all’età. I suoi genitori non erano stupidi, quindi forse lo erano solo gli adolescenti.
«Sono un mago, naturalmente» sbottò. «La lettera arriverà nei prossimi giorni». Sua mamma gliel’aveva assicurato e Argus le credeva fermamente.
«Noi l’abbiamo già ricevuta» disse uno dei ragazzini della sua età.
«Tua mamma ti ha mentito» aggiunse un altro.
«Guardala, si vergogna troppo di aver un figlio magonò» continuò il più grande.
Argus tornò a guardare la madre e si accorse che aveva le lacrime agli occhi, tentava di asciugarsi con un fazzoletto e le sue amiche la consolavano.
«Sei un magonò» ripeté il più grande.
Argus si alzò di scatto, gli gettò il gelato rimasto in faccia e scappò via prima che la madre e le altre signore si potessero accorgere di quello che stava accadendo. Continuò a correre, in mente aveva solo quella parola: magonò.
 
Argus riaprì gli occhi e sorrise debolmente a Mrs Purr: lei non c’era o l’avrebbe difeso, come aveva fatto da quello stesso giorno quando sua madre gliel’aveva regalata. I ragazzini, quel giorno, erano stati a malapena rimproverati dalle loro madri, ma per Argus non era più un problema: da quando era diventato custode, era lui che comandava e con l’aiuto di Mrs Purr non gli sfuggiva nessuna violazione delle regole.
 


 
25 dicembre
Ballo del Ceppo
 



La musica delle Sorelle Stravagarie risuonava nella Sala Grande festante. Dal suo angolo Gazza aveva una visuale oscurata dai corpi dei ragazzi che ballavano come dei forsennati, ma non era importante: vedeva benissimo Madama Pince poco distante, che osservava a sua volta le danze e ogni tanto sussurrava qualcosa a qualche professoressa. Non aveva più neanche provato a chiederle di accompagnarlo al Ballo, sarebbe stato ridicolo. Una donna come lei, colta e intelligente, non avrebbe mai rivolto la sua attenzione a un magonò dal cuore peloso.
 
 

 
Eppure quel cuore batteva, come ogni altro.
   
 
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