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Autore: Hi Ban    20/05/2020    4 recensioni
“Sentite qua: gira voce sia stato rapito dai servizi segreti babbani che si sono introdotti ad Hogwarts dopo aver scoperto che Fred e George sapevano qualcosa di troppo, se capite cosa intendo” seguirono esclamazioni ammirate, stupite e preoccupate. E no, nessuno aveva capito cosa intendesse.
Hermione voleva infilarsi la bacchetta nelle orecchie. O infilarla a loro nel naso per poter arrivare il più possibile vicino al cervello e rifilargli un Incantesimo Defibrillante che potesse tentare di riattivare le menti di quegli imbecilli. La ragazza si fermò e li guardò con sguardo di sfida, un po’ stanca e un po’ abbattuta.
“E sentiamo, come sarebbero entrati dentro Hogwarts questi servizi segreti babbani?” domandò con un cipiglio severo che ricordava molto quello della McGranitt. Se avessero superato quel piccolo test forse li avrebbe lasciati in pace e sarebbe passata oltre…
“Smaterializzandosi dentro il castello, no?”
Forse fu il tono tronfio, forse fu che l’esasperazione era una brutta bestia – ma proprio nessuno lì dentro voleva degnarsi di leggere Storia di Hogwarts?
Cucio!
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, Hermione Granger, Severus Piton | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Hermione passò l’intera giornata, quando non aveva delle lezioni, a girovagare per il castello nel tentativo di trovare Fred. Guardò dietro ogni arazzo, chiese ai fantasmi, si avventurò in tutte le aule e stanze inutilizzate che riuscì a trovare, ma quel posto era troppo grande da poter cercare da cima a fondo, specialmente se non si conoscevano tutti i luoghi nascosti. Inoltre, in Storia di Hogwarts c’era scritto che quasi nessuno conosceva alla perfezione tutta la scuola, fatta eccezione ovviamente per Silente e pochi altri. Aveva anche consultato la Mappa del Malandrino di Harry, senza tuttavia trovare quel che cercava. Non aveva detto ancora a nessuno di quel che era successo da Piton, anche Harry era all’oscuro di tutto. Quest’ultimo, anche se sospettava che ci fosse qualcosa sotto, non pressò l’amica per scoprire cosa fosse successo, era troppo felice per le sciagure che erano capitate al professore ed era dell’idea che a Ippogrifo donato non si guarda sotto alle ali.
Ron era ancora in infermeria e dormiva beatamente. Madama Chips, sotto la benedizione di Silente, gli aveva dato qualcosa di leggermente più potete di un Tonico Rilassanervi, dal momento che quest’ultimo glielo aveva somministrato già tre volte e, non appena l’effetto iniziava a sparire, il ragazzo ricominciava a rantolare fesserie, una peggiore dell’altra. Una bella tisana alla menta piperita, due cucchiai di miele di tiglio, un goccio del whisky casereccio di Hagrid e una spolverata di Polvere Nottinsonni e Ron era crollato. “Santa Morgana, ragazzo, tuo fratello è sparito dentro Hogwarts, come ti viene in mente che possa essere stato sbranato da un lepricano mannaro? Lo sanno tutti che di quelli non se ne avvistano più da secoli. Bah, i giovani d’oggi” avevano sentito l’infermiera borbottare esasperata.
Era ormai l’ora di cena e di Fred nemmeno l’ombra. La ragazza aveva provato a parlare con George, ma era stato praticamente impossibile avvicinarlo quando era da solo visto che si era creato una sua scorta personale. Probabilmente lo seguivano anche in bagno e Hermione era certa che ne approfittava per portare avanti il suo business illegale. Quando lo aveva trovato in mezzo ad un corridoio, il suo capannello di improvvisati giornalisti consisteva all’incirca in metà scuola. Sapeva che era inutile, ma gli aveva comunque chiesto di dirle cosa fosse successo. Lui aveva scosso la testa e si era rivolto in maniera teatralmente affranta ai presenti: “Non ho idea di dove sia finito. Magari è ancora qui con me e io non lo so. Forse… Fred? Fratellino, ci sei? Ehi, sei nato 8 minuti dopo di me, non rompere. Vedete? Sono così abituato ai nostri scambi di battute che mi sembra di sentirlo ancora!” Dopodiché aveva fatto l’occhiolino a Hermione che, non essendo fuori dal mondo come gli altri, aveva compreso che non era l’unica a vedere Fred. Si era sporta di qua e di là sopra la folla di fanatici, ma non era riuscita a trovarlo. Dopo di quel quasi incontro con l’altra stupida metà dei gemelli, non ebbe più notizie del Weasley svanito. Chiaramente, sua maestà si mostrava al resto del mondo solo quando voleva essere trovato.
Quella situazione era oltremodo irritante. Non era riuscita a concentrarsi tutto il giorno a lezione perché temeva che quell’idiota dai capelli rossi potesse ricomparire facendo un’altra strage, cosa che fortunatamente però non avvenne. Inoltre, ovunque andasse era costretta a sentire ridicole congetture spacciate per verità assolute. Quando aveva scioccamente pensato di poter trovare un po’ di pace in bagno, al quarto piano era incappata in un gruppetto di studenti del secondo anno seduti per terra, intenti a fare una seduta spiritica per richiamare Fred Weasley. Ignari tutti, lei compresa, che il ragazzo fosse in uno dei cubicoli più in là, intento a ridersela. Quando la ragazza se ne era andata era uscito per spegnere le candele dei ragazzini e sbattere due o tre porte, solo per spaventarli un po’.
Alla fine si era chiusa in biblioteca, unico posto al mondo in cui era possibile ottenere un po’ di tranquillità. Già non ci andava nessuno per studiare, figurarsi per passare il tempo. Madama Pince poteva passare per la sorella della McGranitt in quanto a flessibilità. Verso l’ora di cena erano rimaste solo lei e la bibliotecaria e l’unico rumore era il fruscio delle pagine che Hermione continuava a voltare con irritazione, senza riuscire ad imparare nulla di ciò che la McGranitt aveva detto di leggere. Tutta colpa del dannato Fr-
Non fece nemmeno in tempo a finire quel pensiero che, improvvisamente, la sua boccetta d’inchiostro iniziò a levitarle davanti. Si guardò intorno, per capire chi stesse facendo fluttuare l’oggetto, ma intorno a lei non c’era nessuno. La scrivania di Madama Pince era nascosta da due grandi scaffali alti fine al soffitto e ai tavoli vicino a lei non era seduto nessuno.
“Chi è? Harry?”
In risposta, anche la sua piuma iniziò a volteggiare. Tentò di prendere entrambi gli oggetti, ma questi si spostavano un po’ più lontano quando lei si avvicinava. Quella scena le suonò estremamente familiare. Chissà se presto le sarebbe caduta in testa la boccetta di inchiostro.
“Fred? Sei tu?” bisbigliò a bassa voce, facendo una smorfia imbarazzata quando si rese conto che suonava come i ragazzini del primo anno che tentavano di fare una seduta spiritica.
Sia la piuma che l’inchiostro tornarono sul tavolo di fronte a lei. Non successe nulla per una manciata di secondi, dopodiché Hermione vide con la coda dell’occhio una ciocca dei suoi capelli che saliva verso l’alto. Di scattò la afferrò e la riportò giù. Allora fu di nuovo il turno della piuma alzarsi, questa volta però la penna iniziò a darle leggeri colpetti sul naso.
“Smettila, cosa stai facen-” sibilò, esterrefatta. Ogni volta che cercava di afferrarla per fermarla questa si allontanava. Ora la piuma era ad un metro dalla sua faccia e Hermione aveva il respiro affannoso, il risultato dei tentativi che l’avevano vista sbracciarsi come una pazza. Perfino i capelli erano tutti in disordine. Finalmente riuscì ad afferrare la penna.
“Fred. Lo so che sei tu. Non capisco perché stamattina potessi vederti mentre ora no, ma ti avverto, se non-”
La parola d’ordine quel giorno doveva essere “interrompi Hermione mentre parla”, altrimenti non era possibile spiegare la quantità di frasi che era stata costretta a lasciare a metà.
La piuma le venne strappata di mano mentre anche la sua pergamena scivolava via, lontano da lei. Poi la penna si intinse nell’inchiostro e scrisse da sola sulla pergamena, prendendo quasi tutto lo spazio: ‘Ciao Grang!’
“Lo sapevo!”
Poi la piuma le arrivò di colpo ad un palmo dalla faccia e un secondo dopo la ragazza si stava di nuovo sbracciando per fermare l’assalto dell’oggetto, che questa volta aveva deciso di torturarla facendole il solletico sotto al naso, sul collo, sugli occhi, ovunque avesse accesso. Era talmente veloce che, presa dalla foga, Hermione non si era nemmeno resa conto di aver alzato la voce, invadendo la biblioteca con risolini isterici e strilletti involontari.
Ad un tratto, Madama Pince si affacciò oltre gli scaffali, già pronta ad ammonire con una certa ostilità gli studenti sconsiderati che stavano facendo così tanto baccano nella sua biblioteca. Rimase alquanto sorpresa quando di fronte a sé trovò soltanto la signorina Granger con i capelli scompigliati e le mani alte a proteggersi la faccia.
“M-mi scusi, c’era un, uhm, un insetto…” pigolò piano la ragazza, abbassando le braccia e lanciando un’occhiata alla piuma, ora senza vita di fronte a sé.
La donna si schiarì la voce, stranita. Ne aveva visti di studenti impazzire nel corso degli anni, purtroppo succedeva sempre ai migliori. La avvisò che ora si sarebbe recata in Sala Grande, ma avrebbe lasciato la biblioteca aperta e lei era libera di rimanere lì per continuare a studiare. O qualsiasi cosa stesse facendo, apparentemente.
Quando Hermione si fu accertata di essere rimasta sola in biblioteca, tornò al suo tavolo, afferrò tutta la sua roba e la mise nella sua borsa, che poi strinse a sé in modo da impedire che venisse rubata anche quella.
“Fred. Esci subito fuori. Ora.”
“Ok” rispose il ragazzo ed Hermione per poco non urlò come una pazza quando se lo vide letteralmente comparire di fronte. Fece letteralmente un salto indietro per lo spavento, la borsa le cadde per terra e sbatté anche la testa contro uno scaffale.
“Ahia!”
“Non sapevo di essere così spaventoso. La mamma mente quando dice che per lei tutti i suoi figli sono bellissimi. Avevo già avuto dei dubbi perché tra i suoi figli c’è anche Ron e Percy con quegli occhialetti di corno sembra un elfo domestico.”
Fred Weasley era davanti a lei in tutta la sua gloria, sorridente come prima di scomparire, ovvero il giorno precedente. Hermione dovette fare i conti con la strana sensazione che la coglieva ogni volta che si trovava in presenza del gemello. Era come se il suo cervello smettesse di funzionare in maniera lineare e senza intoppi e cominciasse a zoppicare. Si innervosiva e, dal momento che non le piaceva essere in balia di un’emozione scomoda, assumeva un atteggiamento più severo.
Ovviamente non ci aveva neanche pensato di provare ad analizzare quei sentimenti per comprendere cosa le succedesse in quei casi, una parte del suo cervello infatti sapeva qual era la risposta e lei non era certa di saper reggere la consapevolezza della verità.
Lei non lo sapeva, ma era fortunata perché c’era qualcuno capace di leggere oltre la facciata austera.
“Grang, sembra quasi tu abbia visto un fantasma. L’hai capita? Grang?” la richiamò, sventolandole una mano davanti. “Non lo sono comunque, ma se hai bisogno di conferme fisiche, sono a tua totale disposizione” aggiunse, allargando le braccia e invitandola caldamente ad ottenere la sua conferma.
Hermione gli lanciò un’occhiataccia. Incapace di trattenere il rossore che le colorò le guance, si impegnò ad assumere un’espressione impassibile in volto. Era in attesa che il suo cuore smettesse di battere furiosamente per lo spavento di poco prima, ma se lui faceva quelle battute non si sarebbe mai fermato. Stava anche tentando di prendere tempo per capire come affrontare la situazione. Era a conoscenza del suo carattere, a tratti impulsivo, perciò stava valutando soluzioni alternative al desiderio impellente di usare su di lui il cugino molto più proibito e letale di Cucio. O a quello di ottenere la conferma fisica, come l’aveva definita Fred.
Dopo un sospiro profondo, ripiegò su un meno illegale Incantesimo Pizzicante, che per qualche minuto delizia il mago che lo riceve con la sensazione di essere punto in più posti contemporaneamente, senza poter capire esattamente dove. Fred al momento si stava colpendo in svariati punti del corpo, saltellando da un piede all’altro. Dopo circa trenta secondi smise e tornò in piedi, come se nulla fosse.
Stava ancora sorridendo, forse anche più di prima: “Ho sempre adorato e temuto il tuo lato perfido.”
“Quando fai così sembri il gatto del Cheshire” lo informò, rivelando qualcosa che aveva sempre pensato. Specialmente quando vedeva i gemelli combinarne una delle loro per poi sorriderne soddisfatti.
“E che gatto sarebbe?”
“Quello di Alice nel Paese delle Meraviglie, quello che sorride in modo inquietante con tutti quei denti. Come stai sorridendo tu ora.”
“Ah! Roba babbana. Noi abbiamo Wilhelmina e la Passaporta Errante.”
“Anche lì c’è un gatto che sorride?”
“No, ma c’è la manticora della Brughiera. E non sorride.”
Hermione scosse la testa, quasi a volersi ricordare che non era andata alla ricerca di Fred per tutto il santo giorno, non riuscendo a seguire le lezioni come avrebbe dovuto una strega che quell’anno doveva preparare i G.U.F.O, per mettersi a parlare della letteratura magica. Ma si appuntò comunque mentalmente di leggere quel libro.
“Hai approssimativamente ventinove secondi per dirmi cosa sta succedendo, prima che ti trascini da Silente e metta fina a questa pagliacciata” lo avvisò, la sua irritazione alimentata dal ricordo delle pessime figure fatte nel sotterraneo di Piton.
“Non sai stare allo scherzo, Grang. Diciamo che io e George abbiamo fatto un piccolo esperimento e ha funzionato.”
“Smettila di essere vago!”
“Ok, ok” acconsentì lui, ma in realtà sembrava vagamente felice e fiero di poter spiegare nel dettaglio quella che secondo lui era l’ennesima genialata che la sua mente e quella del gemello erano riuscite a partorire. “Abbiamo creato un altro tipo di merendina con due lati diversi, sembra un buon metodo considerando che le Pasticche Vomitosi vendono così ben- ok, fai finta di non aver sentito l’ultima parte. Ahm, comunque: se mordi la metà azzurra diventi invisibile, se mangi quella gialla ritorni visibile, è da quest’estate che proviamo a metterle a punto, ma c’era sempre qualcosa che non quadrava. Finalmente, dopo mesi di indigestioni e altri spiacevoli effetti collaterali di cui non ti renderò partecipe perché sono un gentiluomo, ce l’abbiamo fatta!” Fred era troppo preso dall’emozione di poter condividere con il mondo quel significativo traguardo per rendersi conto che forse aveva scelto l’esponente sbagliato della comunità magica per annunciare il lieto evento. Hermione infatti era furibonda. In quel momento poteva comprendere il livello di rabbia espresso dal professore di Pozioni quel mattino. 
“Siete due… due…” cominciò, ma l’indignazione era tanta e parlare era difficile.
“Dai, spara. Vediamo se anche tu saprai ammaliarmi con le tue parole come ha fatto il caro Piton, stregando il mio cuore.”
Incoscienti, due incoscienti. Avete idea di quante cose possono andare storte ogni volta che fate una cosa del genere? E le vendete pure! Io non posso crederci. Dirò tutto a vostra madre, voi non capite il rischio a cui esponete gli altri con queste trovate. E se ti fosse successo qualcosa? Per quello che ne sai potrebbe rivelarsi tossica tra un paio di ore. Peggio, potrebbe succederti qualcosa mentre sei invisibile senza nessuno che possa vederti e aiutarti. O potresti rimanere bloccato così per sempre, a questo ci hai pensato?” gli chiese freneticamente, immaginando i peggiori scenari possibili.
“Ok, ora sembri Ron. Mi fa molto piacere vedere che sei preoccupata per me, ma non mi va di immaginarti con i capelli rossi.”
Hermione lo ignorò, scacciandolo via con la mano esattamente come si fa con una mosca. Iniziò a mordicchiarsi il labbro, già immersa nei suoi pensieri.
“A cosa stai pensando?”
“Sto valutando quali sezioni della biblioteca consultare per prima per trovare dei libri che possano essere utili nell’eventualità che tu possa rimanere bloccato in questo stato, cosa molto probabile perché se sei invisibile dalle cinque di questa mattina e non sei ancora ricomparso mi pare ovvio ci sia qualche falla nel vostro piano” snocciolò brevemente, come se quella deduzione non facesse una piega.
“Non c’è nessuna falla, parola di Weasley!” cercò di rassicurarla lui, ma coloro che conoscevano Hermione sapevano perfettamente che quando si metteva in testa qualcosa era difficile farle cambiare filo di pensieri. E ora era intenzionata a mettere sottosopra la biblioteca per trovare un libro per risolvere nemmeno lei sapeva ancora bene cosa, perciò ignorò il ragazzo dai capelli rossi e raggiunse lo scaffale alla sua sinistra. Iniziò a tirare fuori libri con fare sicuro.
“Davvero, Grang, non essere così malfidata nei confronti delle nostre invenzioni! Abbiamo un ottimo cervello, io e George. Se io e te dovessimo avere figli si diplomerebbero a Hogwarts a undici anni invece di entrarci e per i quindici sarebbero già citati nella nuova ristampa di Grandi Maghi e Grandi Streghe dell’Epoca Moderna.”
Hermione ignorò totalmente quel commento, che in condizioni normali l’avrebbe fatta arrossire, e invece gli passò i sei libri che aveva raccolto fino a quel momento, per poi spostarsi dall’altro lato della biblioteca. Il ragazzo sorrise – adorava quel suo lato agguerrito –,  abbandonò i sei libri su un tavolo nei paraggi e la seguì divertito. La osservò per un po’ in silenzio, mentre lei freneticamente scartava libri e ne prendeva altri. Non scherzava quando diceva che i loro figli avrebbero avuto un cervello non indifferente. Quando la vide tirare fuori un tomo che a occhio doveva avere tra le tremila e le quattromila e cinquecento pagine – ma probabilmente il doppio, grazie a qualche Incantesimo Sfoltifogli – decise che era il momento di fermarla.
“Grang. Ehi. Yoo-hoo. Granger. Hermione! Rilassati! Ho tutto sotto controllo, le merendine funzionano perfettamente, il loro effetto è temporaneo. Oggi sono stato quasi beccato due volte, una da Gazza e una dalla McGranitt – ero andato nel suo studio per controllare se fosse vero che ci sono dei croccantini per gatti. Al momento sono alla mia quarta merendina-attualmente-senza-nome perché io e George non ci abbiamo ancora pensato. Vuoi battezzarla tu?”
Fred si frugò nelle tasche per mettere di fronte ad Hermione quattro pezzi di carta stropicciata, dopodiché ne aprì uno per mostrarle la metà gialla di un dolcetto che sembrava uno dei brownie che sua madre faceva, ma con poco zucchero perché alla fine la famiglia Granger rimaneva una famiglia di dentisti.
La ragazza rimase con lo sguardo fermo sul dolcetto per un po’, richiudendo piano il pesante libro di cui stava consultando l’indice. Era ancora irritata per svariati motivi, alcuni di cui non era neanche pienamente consapevole, ma guardandolo negli occhi comprese che stava dicendo la verità, perciò era molto più tranquilla sapendo che non rischiava di restare invisibile per sempre.
“Per inciso, non c’erano.”
“Cosa?”
“I croccantini, ma ho trovato delle boccette di Pozione Espellipeli” le confidò con serietà prima di rimettere le merendine nelle tasche del mantello, come se quella fosse una questione di vitale importanza. Hermione strinse i pugni e grugnì con irritazione, prima di dargli uno spintone su una spalla.
“Perciò puoi tornare alla normalità?” gli chiese, cercando di suonare indifferente, anche se con l’isteria di prima era stata molto meno discreta. “Dimostramelo. Mangia una di queste cose e andiamo in Sala Grande a mangiare.”
Fred le regalò uno dei suoi sorrisi malandrini prima di scuotere la testa: “Mi dispiace, ma ho ancora tutta la notte per divertirmi un po’ e fidati, c’è tanto da fare quando nessuno ti vede e ti sente.”
Hermione alzò gli occhi al cielo. Quel ragazzo aveva davvero la testa troppo dura per il suo stesso bene.
“Quello che stai facendo è pericoloso, Fred. Molte cose potrebbero andare storte, non farmi ricominciare l’elenco” lo avvertì, mentre sentiva il panico farsi nuovamente strada nella sua testa.
Erano su due poli opposti, quei due: Hermione era eccessivamente cauta, mentre Fred sembrava agire senza tenere conto nemmeno delle conseguenze più gravi e più probabili.
“Sono lusingato da tutto questo interesse nei miei confronti” disse, portandosi una mano al cuore. Era chiaro che si stava prendendo gioco di lei, ma Hermione non era intenzionata a dargli corda.
“Non sono preoccupata per te, sono preoccupata in caso decidiate di vendere queste stupidaggini ad altri studenti sprovveduti” asserì, incrociando le braccia al petto.
Ah, lei e il suo orgoglio, pensò Fred sorridendo, non potendo negare che a lui le sfide piacevano.
“Certo, certo, capisco, ovviamente sei preoccupata per gli altri, hai sempre avuto un cuore d’oro tu. Ma tranquilla, questo prodotto non abbiamo intenzione di venderlo a nessuno, abbiamo deciso di tenerlo per noi. Quando abbiamo visto che finalmente funzionava, io e George ce la siamo giocata per vedere chi avrebbe avuto l’onore di sparire per un’intera giornata dentro Hogwarts e poter girovagare senza essere visti da nessuno. Se fossimo spariti entrambi avremmo dato nell’occhio, ma sono sicuro che George me lo rinfaccerà per sempre. Non eravamo sicuri, ma siamo riusciti anche ad ingannare la Mappa del Malandrino. Non hai idea di quanti sassolini mi sono tolto! E poi essere invisibile mi ha permesso di seguire alcune persone, indisturbato” allora le fece un occhiolino, evidentemente trovando divertente metterla in imbarazzo.
In quel momento Hermione si ricordò di una cosa: “Se ti ho visto stamattina da Piton, perché non sono riuscito a vederti prima quando giocavi con la piuma e l’inchiostro?”
“Ah, quello. Beh, diciamo che quando abbiamo creato queste merendine abbiamo realizzato che poteva essere pericoloso sparire completamente senza lasciare qualche collegamento con il resto del mondo in caso qualcosa andasse storto, allora abbiamo creato un piccolo incantesimo per renderci visibili ad alcune persone. Però per attivarlo bisogna essere ad una certa distanza e cessa di fare effetto se ci si allontana troppo.”
“E perché avresti deciso di rendere proprio me partecipe di questa bravata?” chiese un po’ incerta, per poi aggiungere: “George mi ha fatto capire che anche lui poteva vederti, ma nessun altro ha detto di averti avvistato, eccetto per Giselle Rowfield che dice di avere l’occhio interiore e perciò ha giurato di aver tracciato la tua aura per tutto il giorno” Hermione sbuffò con irritazione, perché lei e la Divinazione non potevano stare nella stessa frase, stanza, pianeta senza che le cose finissero male.
“Con chi avrei dovuto giocare un po’? Con Lorcan Spruce? Madama Bumb? Oh, no, aspetta, sicuramente tra i miei pensieri non può che esserci Pansy Parkinson” commentò con sarcasmo lui, alzando entrambe le sopracciglia per veicolare bene l’assurdità della sua domanda.
Hermione sapeva che il territorio in cui si stava avventurando era pericoloso, perciò decise di fare la cosa più saggia: fuggire. Si schiarì la voce e ritornò in una parte della conversazione in cui non si sentiva con l’acqua alla gola.
“Spero tu non abbia combinato altri guai come hai fatto alla lezione di Piton.”
“No, no, certo.” Hermione tirò un mezzo sospiro di sollievo.
“Dopo quel piccolo incidente sono stato molto più discreto!” Hermione imprecò in modo molto poco elegante.
Per poco non si fece cadere su un piede il pesante tomo che aveva ancora tra le mani, ma fortunatamente Fred, anche da invisibile idiota, aveva dei buoni riflessi, poiché lo afferrò al volo evitandole un viaggio in infermeria.
“Spero ti vada il succo di zucca di traverso. Che diamine hai fatto stavolta?”
“Te l’ho detto, sono stato discreto! Con Piton non ho potuto resistere, sai, dopo anni di soprusi, ma con gli altri non ho fatto niente che non potesse essere attribuito a cause naturali.”
Seguì un minuto di silenzio, in cui Hermione alzò un sopracciglio, come a voler dire che non ci credeva nemmeno un po’ e che per il suo bene era meglio rivelasse veramente come stavano le cose. Il ragazzo dai capelli rossi si passò una mano tra i capelli, prima di mettersi a ridere.
“Mi conosci un po’ troppo bene. Ok, forse forse, ma dico forse, la pioggia di rane che ha investito i Serpeverde – uno in particolare solo perché non mi piacciono i capelli biondi, giuro – a tratti durante la giornata è difficile da spiegare, ma basta dare sempre la colpa a Pix e voilà. Però tutte le porte che Piton si è beccato in faccia sono assolutamente riconducibili alle folate di vento. Non secondo lui, ovvio, credo che si sia presentato da Silente già dieci volte di oggi, affermando che sono io che continuo a perseguitarlo” ammise con orgoglio e effettivamente se gli studenti di Hogwarts – eccetto i Serpeverde – avessero saputo che quelle gesta rispondevano al nome di Fred Weasley, entro una settimana il ragazzo si sarebbe trovato in ogni angolo del castello una statua commemorativa alta come gli alberi di Natale che Hagrid portava dalla foresta o, minimo, un arazzo per illustrare per sempre i suoi meriti.
“Ammettilo che anche tu l’hai trovato divertente! Quante altre volte potrai assistere a Piton così paranoico? Non può più neanche andare al bagno senza guardarsi le spalle. Certo, non mi sarei mai immaginato il crollo nervoso di Ronnie Wollie, è troppo suggestionabile” commentò con fare critico. Con se quello fosse stato il problema principale, poi.
La ragazza realizzò che quella situazione era surreale. Non poteva certo negare che vedere Piton in difficoltà era stato uno degli eventi più belli a cui avesse assistito ad Hogwarts, ma era anche vero che nel complesso quella era stata una giornata troppo pesante per potersela godere appieno.
“Ok, basta, non voglio sapere altro. L’importante è che per domani ogni cosa torni alla normalità o dirò davvero tutto a Silente. A costo di sembrare pazza, certo, perché nessuno può confermare la mia teoria.” Sarebbe stato anche plausibile dire che era tutta colpa di una – o quattro – delle nuove merendine dei gemelli, ma senza prove aveva più o meno la stessa credibilità di quelli che dicevano che Fred era stato rapito dai servizi segreti babbani.
“Eccetto Piton” le fece eco.
“Sì, eccetto lui, ma non è un mio fan al momento, considerando quel che è successo stamattina, motivo in più per cui non apprezzo per nulla che tu mi abbia immischiata in tutto questo. Forse a te non importa, ma-”
Fred la interruppe, sgranando gli occhi, mostrandosi genuinamente sorpreso.
“Grang, pensi veramente che farei qualcosa per farti espellere? Ci rimetterei di più io di te se dovesse succederti qualcosa di brutto a causa mia.”
Hermione lo guardò scettica e incrociò le braccia al petto.
“Esattamente tu cosa ci perderesti se mi espellono?” gli chiese con fare di sfida.
“In casi estremi oserei dire anche la vita. Dai, nessuno sano di mente oserebbe mai mettersi contro Hermione Jean Granger, considerando che conosci incantesimi e pozioni di cui una strega della tua età non dovrebbe neanche conoscere l’esistenza, figurarsi sapere la quantità di riccioli oblunghi tritati che servono” commentò in tono sornione.
Hermione sgranò gli occhi, per un attimo presa in contropiede. “Non mi sembra che ci sia qualcosa di sbagliato nell’ampliare le proprie conoscenze.”
“La Fattura Riversaintestini non la insegnano esattamente al primo anno, no? Non credo che la insegnino proprio, sai, per tutta la storia dell’intestino sul pavimento” spiegò con fare fintamente contrito.
“Tu- io non- mai usata- ma come lo sai?”
La ragazza balbettò in maniera incomprensibile, presa dal panico. Com’era possibile che quel ragazzo riusciva sempre a dirle qualcosa di inaspettato che la lasciava senza parole? Era oltraggiata, nel panico e anche un po’ offesa. La sua espressione doveva essere in qualche modo divertente, perché il ragazzo si abbandonò ad una risata piuttosto sentita. Con un sospiro soddisfatto, incrociò le braccia al petto e si appoggiò con una spalla alla libreria di fianco a sé.
“Oh, suvvia, Grang, lo sai che ti tengo d’occhio da un po’. Cioè, perlomeno ora lo sai. Non si fa così con le cose che ci interessano? Mica le perdi di vista, finisce che le trova e se le prende qualcun altro. E tu mi interessi, motivo per cui mi tengo aggiornato sui tuoi hobby e sulle tue cosiddette letture leggere – cos’era quella roba che hai preso dalla biblioteca la settimana scorsa? Ah, sì, Guida completa all’Incantesimo Proibito: non abbastanza illegale da non essere nelle Sezioni Proibite, ma abbastanza pericoloso da mandare al San Mungo. Immagino che ogni tanto debba volare basso anche tu.”
Hermione era senza parole. Cercò di rimettere in sesto il suo atteggiamento rigoroso e severo, perché era chiaramente più facile mantenere una facciata dura che dover prendere atto dell’effetto che le sue parole avevano avuto su varie delle sue funzioni vitali, prime tra tutte il battito del suo cuore, la sua sudorazione e l’accelerazione del suo respiro. Certo, tutti e tre i cambiamenti potevano dipendere – e sicuramente in parte era così – dalla rabbia per aver scoperto di essere un libro aperto per qualcuno senza nemmeno essersene accorta, ma c’era dell’altro.
Fred era a modo suo soddisfatto: aver suscitato una risposta simile in Hermione significava che davvero aveva un certo effetto su di lei. La conosceva da anni ormai, sapeva che se non aveva interesse per qualcosa non si faceva problemi a scrollarselo di dosso, mentre quel suo silenzio stava a significare che l’aveva agitata e confusa. Erano reazioni che non avrebbe avuto se fosse stata sentimentalmente indifferente. Era abbastanza sicuro di sé da poter escludere che il sentimento coinvolto fosse l’odio e propendeva più per il suo opposto. Da un po’ di tempo aveva notato che l’atteggiamento di Hermione diveniva più difensivo quando anche lui era presente, scoperta che lo aveva incoraggiato non poco, ma aveva comunque bisogno di conferme. Ok, non era il tipo di persona che agiva dopo aver valutato e rivalutato tutte le possibili conseguenze settanta volte, ma non si muoveva neanche completamente alla cieca. Si era anche assicurato che non si comportasse allo stesso modo con George, ergo ci aveva pensato abbastanza.
Però non era neanche il tipo di persona che girava intorno alle cose, una volta appurato di non esserle indifferente perché continuare a rimanere nell’ombra?
“Non fare quella faccia. La differenza tra me e te è solo che io sono consapevole dell’averti tenuta d’occhio, mentre tu lo fai in modo inconsapevole, ma rientro comunque nel tuo radar. Ergo, tu mi piaci consapevolmente, mentre io ti piaccio inconsapevolmente perché beh, non sei sempre onesta con te stessa, Grang. Dovresti ammettere che ti piaccio, togli almeno questo peso al tuo cervello!”
Hermione sgranò gli occhi e fece anche un passo indietro, come a volersi allontanare fisicamente da quella situazione spinosa. Era certa di avere le guance in fiamme. “Che cosa? Tu non mi- Cioè, ti trovo una persona piacevole, un amico, ti conosco da tanto-” si stava arrampicando sugli specchi, lo sapeva pure lei ed era sempre più mortificata.
Il ragazzo proseguì, ignorando le sue vane giustificazioni: “Sia chiaro, sono sempre disponibile ad aiutarti nel momento del bisogno. Ad esempio, se ritieni sia utile sentirmi dire che mi piaci quindici volte al giorno per accettare che il sentimento è del tutto ricambiato, sono più che pronto a sacrificarmi.”
“Fred…”
“Mi piaci. Vedi? Mi. Piaci. Sono estremamente interessato, romanticamente parlando, a te, al tuo cervello, al tuo naso, ai tuoi occhi, ai pori della tua pelle, non suona molto bene se dico ai tuoi organi, ma sto cercando di convogliare la totalità del mio interesse nei tuoi confronti.”
Hermione stava per morire di arresto cardiaco.
“A quanti mi piace siamo? Continuo? Mi-”
Fred Weasley!
“Ok, ok, a piccole dosi, ho capito.” Fred non provò neanche a mentire a se stesso: stava apprezzando più di quanto fosse lecito l’espressione imbarazzata della giovane. Ogni loro interazione era destinata a diventare un battibecco perché lui non riusciva proprio a trattenersi dal generare in lei una qualsivoglia reazione. Sì, decisamente lui non ci aveva messo molto a rendersi conto che era più che interessato nell’impeccabile signorina Granger. Motivo per cui anche quel giorno non tentò minimamente di tenere a freno la lingua. Oltretutto la sua missione era rendere partecipe anche lei della loro futura relazione sentimentale, non poteva arrendersi.
“Dai, farti piacere me deve essere cento volte meno spiacevole della cotta che ti eri presa per Gilderoy Allock. No, piccola, innocente Grang, io non dimentico” quello fu l’unico momento della discussione in cui Hermione poté giurare di aver visto un lampo di irritazione passare nello sguardo del ragazzo. Cosa aveva da arrabbiarsi lui non lo sapeva, considerando che quella che aveva dovuto ricordarsi di quel periodo umiliante era stata lei.
“Cosa c’entra adesso Allock, che non mi piaceva neanche. Ammiravo le sue gesta, che è diverso.”
Fred le fece il verso, meritandosi uno spintone che lo colpì appena, considerata la distanza di sicurezza che Hermione si ostinava a tenere. Lui ne approfittò per afferrarle il polso e portarla più vicino a sé.
“Grang, sii onesta, su. Se non ti piacessi perché ti sei data tanta pena per capire cosa mi fosse successo stamattina? Ovviamente ero nei paraggi che ti tenevo d’occhio. Sembrava stessi per svenire. Ho anche fatto metà del tour del castello con te, ti parlavo ma ovviamente non potevi sentirmi. Sì, sì” la interruppe, anticipando cosa avrebbe detto se l’avesse lasciata parlare: “Ti sei preoccupata per me come ti saresti preoccupata per Harry o per Ronnie se fosse successo a loro, bla bla bla. Ma se siamo tutti sullo stesso piano, e onestamente, con mio grande dispiacere, passi più tempo con Ron che con me, perché non sei andata a controllare in infermeria per vedere quante altre scemenze ha partorito quella testa di Thestral invece di cercarmi? Invece sei rimasta in giro per Hogwarts a cercare me, hai anche provato ad andare dalla McGranitt.”
“Perché dovevo fartela pagare per stamattina, con Piton… e se eri scomparso qualcuno doveva pur trovarti, volevo essere d’aiuto visto Ron appunto è preoccupato, anche George, sicuramente la signora Weasley…” Nemmeno quando rispondeva alle domande più difficili della McGranitt suonava così insicura.
“Uno, Ron tende a essere melodrammatico, non so se lo hai notato. Due, George? Preoccupato? Lui mi ha visto per tutto il giorno, durante il test di Vitious ho spiato la risposte e gliele indicavo sul foglio, lui sicuro dorme sogni tranquilli. Tre, lo sappiamo tutti che sono scuse, non ti sei messa a cercarmi per fare un favore a nessun altro se non a te stessa e-”
Fu il turno di Hermione di interrompere Fred: “Hai fatto copiare George? Ma così non è valido!”
Fred scoppiò a ridere. “Lo sapevo che di tutto ciò che ho detto, il tuo cervello si sarebbe soffermato su quello. Era solo un test, mica erano i M.A.G.O, anche se ora che mi ci fai pensare potrebbe essere un buon modo per affrontarli…”
Fred Weasley, se tu azzardi-” sibilò inferocita lei, ma il ragazzo la fermò, mettendo le mani avanti.
“Wow, calma, calma Granger, non lo faremo. Ma ora basta cambiare discorso, non è questo il momento per fare le audizioni né per diventare Caposcuola, né per diventare Ministro della Magia. Devi ammettere che ti piaccio. Dai, sono due parole, quanto può essere difficile? Se riesci a leggere Il sortilegio della buonanotte: come far chiudere gli occhi a qualcuno, non necessariamente di sera e non necessariamente per otto ore dovresti riuscire a dire questa piccola cosa.”
“Ma tu sei sempre in biblioteca quando prendo qualche libro?”
“Grang! Non tergiversare!”
“Non sto tergiversando!”
“Sì invece! Altrimenti ammettilo, su.”
“No.”
“No cosa?”
“No, non lo ammetto.”
“Ah-ah, perciò ammetti che c’è qualcosa che non vuoi ammettere, ovvero che ti piaccio!”
“Non ho ammesso niente!”
“Ma se mi hai appena detto che ti piaccio!”
Cosa? Io non ho ancora detto niente!”
“Ah-ah! Parola chiave: ancora. Perciò pensavi di dirlo. E siamo già a due confessioni. Vacci piano, Grang, o il mio cuore potrebbe non reggere tutto questo affetto.”
Hermione era esasperata. Poteva anche vantarsi di essere una delle streghe più brillanti, di conoscere un sacco di cose e di avere una memoria impeccabile, ma non poteva niente contro Fred Weasley. Riusciva a trasformarle il cervello in porridge raffermo, totalmente incapace di formulare un pensiero lineare e di ribattere in maniera sensata. Non riusciva neanche a mantenere la sua posizione senza che le venisse metaforicamente levato il tappeto da sotto ai piedi, lasciandola con il sedere per terra e due apparenti confessioni fatte.
Come faceva a confessare qualcosa a lui quando non aveva ancora confessato niente a se stessa? C’era da dire che quella era stata un’interessante terapia shock.
“Sei impossibile” si arrese infine, guardandolo negli occhi e trovandoci tutta la soddisfazione di chi pensava di essere riuscito a superare la Linea dell’Età creata da Silente intorno al Calice di Fuoco. L’unica differenza era che quella volta non c’era riuscito, mentre quel giorno in biblioteca aveva distrutto tutte le barriere di Hermione. Non che fossero costruite bene dall’inizio.
Improvvisamente, sentirono delle voci provenire dall’ingresso della biblioteca. Era passato più tempo di quel che avessero pensato e ad un certo punto Hermione si era anche dimenticata mantenere bassa la voce.
“Forse è meglio che me ne vada, ho solo fino alle cinque e ho ancora un paio di cose da fare. Una delle più importanti l’ho fatta. Sai, estorcerti assolutamente spontanee confessioni d’amore” aggiunse soddisfatto.
“Ehi, devi giurare che domani mattina potranno vederti tutti!”
“Sissignora” concesse lui, con uno dei suoi soliti sorrisi che le ricordavano quanto quel ragazzo fosse imprevedibile.
“E non ti azzardare a vendere quella roba a qualcuno, perché se lo farai lo verrò a sapere.”
“Sì, sì, però tu domani, quando tornerò visibile, non dimenticarti l’interessante chiacchierata che abbiamo appena avuto e non ritrattare le ancora più interessanti confessioni che ti ho estorto” la avvertì con quel sorriso inquietante da gatto del Cheshire. “A domani, Grang!”
Detto ciò le scompigliò i capelli e prese ad allontanarsi velocemente.
“Fred! Fred torna qui! Devi giurarmelo! Fred!”
Lui si fermò di colpo, serio in volto. Hermione perse un battito. Poi lui sorrise e Hermione si sentì il cuore balzarle fuori dal petto perché Fred le faceva esattamente quell’effetto.
“Te l’ho già detto che mi piaci?”
E allora sparì davvero.
“Anche tu” sussurrò lei, ma solo quando fu certa di essere totalmente sola. Forse prima o poi glielo avrebbe detto anche al diretto interessato.
Madama Pince girò l’angolo solo per trovarsi davanti una Hermione Granger imbambolata a fissare il nulla. Le offrì uno sguardo stranito e un po’ inquietato. Fu anche abbastanza cauta da non chiedere con chi stesse parlando. Di nuovo.
“Forse è il caso che vada a mangiare qualcosa, la vedo un po’… agitata.”
Quella sera, quando iniziò a spargersi la voce che a Ron era apparso il fratello che gli aveva implorato di salvarlo da dove era bloccato e altre fandonie simili, Hermione fu la sola a non imputare quel fortuito incontro all’intruglio un po’ troppo potente di Madama Chips.
 
***
 
Il giorno dopo Fred ricomparve miracolosamente – senza ricordare assolutamente cosa e come fosse successo – per la gioia di alcuni e il malcontento di altri: tornando così in fretta aveva ricatapultato i poveri studenti nella noiosa routine quotidiana. Non c’erano più sedute spiritiche da fare, insegnanti aggrediti, interviste ai membri della famiglia Weasley da distorcere in modo tale da lasciare perfino Rita Skeeter colpita.
Ma quella calma era destinata a durare poco.
Infatti, ad una settimana di distanza da quei misteriosi avvenimenti, Hermione ebbe modo di assistere all’ennesima giornata strana in quel di Hogwarts. Tanto per cominciare, aveva fatto di nuovo tardi e quello continuava ad essere un mistero. Ma la parte peggiore la attendeva nella Sala Grande. Non aveva fatto in tempo neanche a mettervi dentro un piede che era stata accolta dall’ennesima pioggia di esagerazioni di una verità che non le era ben chiaro come fosse diventata di dominio pubblico.
“Fred Weasley e Hermione Granger si sono sposati!”
“Pare abbiano fatto un rito mistico nella Foresta Proibita.”
“Dicono che lei sia già incinta! Gemelli. Me lo ha detto Lorcan Spruce.”
“Si vocifera che la Granger stesse tentando di usare un filtro d’amore su George ma abbia beccato il gemello sbagliato.”
“Ron Weasley è già stato trascinato in infermeria. Non sanno se supererà la notte.”
“Ma è stata lei a farlo scomparire una settimana prima? Chissà cosa impara con tutte le cose che legge…”
“Io ho sentito che Fred è stato sfidato a duello da Viktor Krum, verrà qui a mezzanotte.”
Hermione inspirò, osservando il suo presunto marito che la salutava entusiasticamente dalla tavolata dei Grifondoro: “E come ci entrerebbe ad Hogwarts?”
Ti prego, ti prego non dire-
“Smaterializzandosi dentro il castello, no?”
Cucio!
 
***
 
[Seconda e ultima parte! Mi scuso per le eventuali sviste e ringrazio chiunque abbia letto <3]
  
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