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Autore: Nao Yoshikawa    21/05/2020    8 recensioni
[Good Omens x Once upon a time]
Aziraphale ha il compito di eliminare l'oscurità da una cittadina del Maine, Storybrooke. Nonostante un'iniziale riluttanza, Crowley deciderà di seguirlo in questo viaggio, che spera duri pochi.
Una volta arrivati, però, i due si ritroveranno privi dei propri poteri, in una città abitata niente meno che dai personaggi delle fiabe.
DAL PRIMO CAPITOLO:
Henry Mills era molto giovane, ma sicuramente non si stupiva più tanto facilmente. Per questo se ne rimase tranquillo, quando vide quello strano tipo avvicinarsi.
«Ehi, ragazzino. Hai per caso visto o sentito qualcosa di strano?» gli domandò Crowley, sottovoce. «Qualcosa di oscuro e pericoloso?»
Henry parve pensarci un po’ su.
«Dipende cosa intendi. Qui c’è molto spesso qualcosa di oscuro o pericoloso.»
Crowley fu molto sorpreso da quella risposta, tanto che si voltò a guardare Aziraphale.
«Mi sta per caso prendendo in giro? Senti, siamo qui per risolvere un problema. Però… qual è il problema?!»
Genere: Fantasy, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Tremotino era rimasto ad osservare con astio le figure dei suoi genitori. Erano esattamente come li ricordava. Ah, loro erano stati la prima causa dei suoi mali, l’Inferno era esattamente il posto in cui meritavano di stare. Fiona sollevò lo sguardo, strabuzzando gli occhi incredula.
«Tremotino…? Sei mio figlio…?» domandò. I suoi polsi erano incatenati e la cella dove lei e il marito erano rinchiusi era buia e sporca.
«Alla fine ci siamo rivisti all’Inferno, madre», Tremotino la guardò, sorridendo in maniera amara. Suo padre invece lo guardava con una certa rabbia, disgusto e anche paura.
«Come puoi essere qui? Sei morto?» domandò diffidente, senza osare avvicinarsi, al contrario di Fiona, che invece si era alzata dal pavimento per farsi vicina al figlio.
«Mi sottovaluti padre, come sempre del resto. Non sono qui perché sono morto, ma perché sono un demone, adesso.»
Sua madre poggiò le mani le mani sulle sbarre gelide e vide i suoi occhi rossi.
«I tuoi occhi», sussurrò. Allungò una mano, accarezzandogli il viso. Tremotino in un primo momento si lasciò sfiorare, godendo di quel calore materno, ma poi l’allontanò bruscamente.
«Sono gli occhi di un essere potente, molto più di quanto non fossi prima», e dicendo ciò guardò Belzebù. «Mi permetti di entrare?»
Belzebù alzò gli occhi al cielo, avvicinandosi alla cella.
«Ma devo rimanere», lo avvertì. A Tremotino sarebbe andata bene qualsiasi condizione in realtà.
 
Dopo aver compiuto un respiro profondo,  Aziraphale iniziò ad incamminarsi. Sarebbe stato stupido sperare di non incontrare sul suo cammino nemmeno un demone. Quei tipi non erano molto gentili con gli angeli e sarebbero stati in numero maggiore.
«Come faccio a trovarlo in questo postaccio?» domandò. Lì c’era un cattivo odore, ed era tutto troppo sporco, stretto, quasi claustrofobico. Poiché era facilmente riconoscibile, i demoni si resero subito contro della presenza di un estraneo. Nessuno lo attaccò o lo disturbò, ma Aziraphale veniva guardato come se fosse stato un estraneo, cosa che di fatto era.
«Amh… s-scusate, io qui sono solo di passaggio, solo di passaggio», ripeté, intimidito. Poi ad un tratto si vide circondato. L’unico demone che non temeva era Crowley, ma con gli altri non riusciva proprio a farcela.
«Ehi, ma noi ti conosciamo. Tu non sei l’amichetto di Crowley?» domandò uno di loro, puntandogli il dito contro.
«Sì, è vero!» rispose l’altro. «Sei quello dell’Apocalisse. Com’è che ti chiamo? Zira-qualcosa.»
«Aziraphale!» disse lui, lisciandosi la giacca. «Amh… emh… salve, miei cari amici demoni. Ecco, sono venuto qui per recuperare… qualcuno.»
«Oh, ma che tenero. L’avete sentito? Ci ha chiamati miei cari amici», il primo che aveva parlato gli girava ora attorno con fare inquietante. «Sai, a noi gli angeli non piacciono e non è stato saggio venire qui da solo. Crowley ti ha lasciato andare?»
L’angelo chiuse gli occhi, sentendosi nervoso. Era per Crowley che era venuto fin lì, per cercare di sistemare le cose.
«Statemi bene a sentire, voialtri. Crowley ha un grosso problema ed io sono qui per aiutarlo. Non è che per caso è arrivato un nuovo demone di recente?»
All’improvviso i suoi nemici naturali sembrarono d’un tratto interessati alle sue parole.
«In realtà sì. Un tipo strano, non so da dove sia spuntato. Con gli occhi rossi. Non mi piace, troppo arrogante e presuntuoso perfino per un demone.»
«Tremotino», mormorò. «Non è che sapete dirmi dove si trova?»
I demoni si guardarono tra loro e poi il suo solito interlocutore gli si avvicinò con fare più amichevole, ma al contempo inquietante.
«Te lo diciamo a patto che lo riporti da chissà quale diavolo di posto viene. Lui non ci piace e non ci da una bella sensazione.»
Aziraphale indietreggiò appena, tuttavia non ebbe paura. I demoni non avevano torto, in fondo.
«Affare fatto.»
 
Belzebù era rimasta a guardare Tremotino con fare attonito e anche un po’ distratto. Quel nuovo demone nato da uno scambio con Crowley era estremamente potente e incattivito a giudicare dal modo in cui si poneva verso i suoi genitori. Non che provasse orrore o pietà, ma era chiaro che quel tipo avesse avuto una vita piena di oscurità e dolore. Ma stava di fatto che lui non avrebbe dovuto trovarsi lì e che quello stupido di Crowley aveva commesso un errore. Doveva ancora capire come comportarsi, era la prima volta che succedeva una cosa del genere. Tremotino era fiero, ed anche soddisfatto nell’avere istillato il terrore negli occhi dei suoi genitori. Fiona e Malcom erano adesso contro la parete della cella sporca a chiedere pietà. La violenza di Tremotino era più psicologica che fisica e ciò era anche peggio.
«Come vi sentite ad essere tormentati dal figlio che avete abbandonato? Piuttosto ironico, non è vero? Farete bene ad abituarvi, perché potrò andare avanti così per tutta l’eternità.»
«Tremotino… ti prego… fermo… perdonaci», sussurrò Fiona, spaventata e raggomitolata su se stessa.
«Val al diavolo», sibilò invece suo padre, facendolo sorridere.
«Troppo tardi per questo. Beh, adesso non ci sarà più nessuno che potrà abbandonarmi.»
Belzebù sbuffò, schioccando le dita.
«Va bene, adesso basta, ti avevo detto che non dovevi esagerare. Hai fatto uno scambio con quell’idiota di Crowley solo per questo?»
Tremotino guardò qualche istante le figure dei suoi genitori, senza provare il minimo rimorso o pietà e solo dopo si degnò di guardare il Principe Infernale.
«Non solo. Adesso che sono qui mi rendo conto che è questo il mio posto. Voglio essere potente.»
«La più potente, dopo Lucifero, qui sono io», lo interruppe subito Belzebù, che teneva alla sua posizione. «C’è una gerarchia e se proprio vuoi scalarla dovrai comportarti bene. Anzi, male.»
«Ah sì? E cosa bisogna fare?» domandò Tremotino interessato.
«Fare cose da demone. Tentare gli esseri umani, portare alla distruzione, questo. Ma ad ogni modo non so se puoi farlo. Non nasci come demone, ma come umano. Sarebbe meglio se tornassi a casa. Non hai una famiglia o una cosa del genere?» cercò di dissuaderlo.
Tremotino pensò a Belle. Le aveva promesso che sarebbe tornato. Ma in fondo quante promesse le aveva fatto, che non aveva mai mantenuto?
«La mia famiglia capirà. Allora, se il mio compito da demone è portare caos nel mondo e tentare gli esseri umani, posso benissimo farlo…» dopodiché sorrise in maniera gelida in direzione di Belzebù. «Sarà un immenso piacere lavorare con te.»
Belzebù non rispose al sorriso. Tremotino era un po’ diverso dagli altri, non solo perché effettivamente non nasceva come demone. La sua sete di potere era inquietante anche per una come lei. Doveva trovare il modo di mettersi in contatto con Crowley, solo lui poteva darle qualche spiegazione in più. E soprattutto, doveva tenere d’occhio lui.
«Prima di fare qualsiasi cosa, devi chiedere a me», puntualizzò Belzebù, infine.
 
Aziraphale doveva ricordarsi delle sue capacità di convincere i demoni, in futuro. Quest’ultimi non cercavano di bruciarlo con il fuoco infernale, anzi, in un certo senso sembravano ben felici di averlo lì, visto che era venuto per portare via con sé il nuovo arrivato, l’estraneo. Certo, l’angelo si sentiva sempre un po’ a disagio, voleva tornare sulla terra il più presto possibile, ma era già un grande passo in avanti. I demoni lo condussero nel lato dell’inferno dove Belzebù risedeva. Aziraphale era sempre stato abbastanza intimorito da lei, per tal motivo prese un respiro profondo, anche e soprattutto quando vide la sua sagoma seduta al buio.
«Ehi, capo, guarda un po’ chi è venuto a farci visita!» esclamò uno dei demoni che lo aveva condotto lì, dandogli una sonora pacca su una spalla. Aziraphale si lisciò per l’ennesima volta la giacca.
«Amh… s-salve, Belzebù»
Quest’ultima si sollevò, guardandolo. Non proprio la persona che si aspettava di vedere, ma poteva fare comunque al caso suo.
«Principato Aziraphale, un angelo non dovrebbe trovarsi in un posto come questo.»
Non era l’unico che non avrebbe dovuto trovarsi lì, si ritrovò a pensare.
Tossì appena.
«Credo tu sappia perché mi trovo qui. Si tratta del nuovo arrivato. Il demone Tremotino.»
Belzebù fu immediatamente più interessata.
«Giusto, mi ero quasi dimenticata. Tu e Crowley siete praticamente inseparabili, è chiaro che ne sai qualcosa»
Aziraphale sospirò stancamente. Era impossibile non sentirsi colpevole, in quel caso.
«Sicuramente lui ti avrà detto dello scambio fatto con Crowley. Tremotino è un demone e lui adesso è… il Signore Oscuro. Una specie… di stregone molto potente che usa la magia.»
Belzebù assunse un’espressione sorpresa. Di magia ne aveva sentito parlare, dopotutto era un demone e quelle cose rientravano un po’ nella sua sfera, ma in verità non ci aveva mai creduto, anche se poteva sembrare paradossale.
«Mi chiedo perché abbia fatto una cosa così stupida. Dovrei punirlo pesantemente, dare il suo potere di demone ad uno stregone, incredibile!»
«Ah, ti prego… non punirlo. Io… temo che in parte la colpa sia mia», mormorò. «Lui l’ha fatto per me. Credeva che diventando qualcun altro, sarebbe stato più facile stare con me visto che… le nostre nature così diverse, almeno in teoria, ci impediscono di stare insieme. Ma io adesso temo che questo possa avere qualche influenza negativa su di lui», come stava già accadendo tra l’altro. «E poi…. Non mi fiderei di Tremotino, se fossi in te.»
«Che vuoi dire?» domandò Belzebù, piccata ma anche curiosa.
«Tremotino è uno che vuole tutto e subito. Non si accontenta e adesso che è qui… non credo che gli basterà essere un semplice demone. Potrebbe anche tentare di prendere il tuo posto…»
Nel sentire quelle parole il demone gli fece segno di tacere. In effetti era un timore che aveva avuto anche lei, ma sentirselo dire era tutta un’altra cosa.
«Non dire una parola di più. Nessuno usurpa il mio posto e se quel tipo  è venuto qui con l’intento di scacciarmi, ha sbagliato grosso», poi lo guardò. «Crowley è un idiota. Tutto ciò solo perché si è innamorato, è così orribilmente umano.»
Aziraphale ripensò al suo Crowley, rimasto a Storybrooke. Sì, era così umano, lo erano entrambi in realtà.
«Ad ogni modo, adesso richiamo a me quell’impostore. Qualcuno mi porti il nuovo arrivato!» esclamò e la sua voce risuonò a causa dell’eco. Qualche stante dopo un demone si avvicinò, un po’ intimorito.
«Amh, my lord… il nuovo arrivato non è più qui. È andato sulla terra.»
«CHE COSA?!» esclamò. «Come ha osato disubbidire ai miei ordini?!»
Aziraphale avrebbe voluto dirle che era stata ingenua a credere che Tremotino le ubbidisse, ma evitò, visto che non voleva morire. Alla fine quello si era rivelato un viaggio a vuoto. Anzi, una cosa l’aveva ottenuta, e cioè l’alleanza del principe infernale.
«Forse devo tornare a Storybrooke», rifletté ad alta voce.
«Non da solo, angelo. Io vengo con te.»
 
 
Crowley si sentiva frustrato. Non poteva credere di non combinarne mai una giusta. Lui voleva soltanto essere diverso e poter stare con Aziraphale senza alcun problema, non voleva causare tutto quel casino. Non sarebbe mai dovuto venire lì, tanto per cominciare. Aveva lasciato la centrale di polizia, nonostante le raccomandazioni di Emma e Regina. Si sentiva troppo nervoso e sentiva anche che la magia sfuggiva al suo controllo. Per questo se n’era andato, non voleva fare male a nessuno. Voleva sparire di lì, ma non sarebbe andato da nessuna parte senza il suo angelo.
Belle aveva silenziosamente deciso di seguirlo. Rivedeva molto in lui di Tremotino, entrambi soffrivano, entrambi avevano l’indole da cattivo, ma la realtà era molto più complessa. Lo raggiunse nel bosco dove Crowley stava andando, senza alcuna paura, dopotutto era abituato a quello. L’ex demone si fermò, sentendo le mani formicolare. Tremotino lo aveva ingannato e lui era stato così stupido a lasciarsi raggirare, lo avrebbe ucciso quando sarebbe tornato.
«Crowley…» sussurrò Belle. Lui si volse  a guardarlo. Era quella donna, la moglie di Tremotino, quella donna che era così simile ad Aziraphale nelle sue passioni e nel suo modo di essere.
«Faresti meglio a tornare indietro… io sono pericoloso.»
«Ti ricordo che sono sposata al vero Signore Oscuro, so cosa rischio», e dicendo ciò compì un altro passo.
«Non importa. Dovresti odiarmi e basta, sono io che ho combinato tutto questo casino», sospirò, chiudendo gli occhi. Non voleva neanche guardarla, gli ricordava troppo lui, aveva lo stesso sguardo pieno di dolcezza per il prossimo. E come l’angelo, Belle era coraggiosa, troppo per non avvicinarsi a lui.
«Però il motivo che ti ha mosso a farlo era nobile. Ma sono sicura che Aziraphale non ti vuole diverso. Lui ti ama perché sei tu.»
«Io sono… ero un demone. Ma anche adesso, non ne faccio mai una giusta.»
Il respiro divenne affannoso, controllarsi era difficile. Quando era demone non aveva problemi a gestire la sua forza, perché adesso sembrava invece non avere alcuna volontà su se stesso? Essere il Signore Oscuro era diverso. Certo che era diverso, Crowley era stato uno stupido a credere il contrario. Belle percepì il suo sgomento, la sua angoscia e gli poggiò una mano su una spalla.
«So che hai perdonato Tremotino tante volte per averti mentito e tradito. Pensi che allora io sarò perdonabile?» domandò. Belle annuì.
«Lo sei. Ma devi liberarti di questo potere. Non ti appartiene.»
«Non so se posso riuscirci», sospirò lui. Si sentiva troppo debole. Anzi, probabilmente debole lo era sempre stato, semplicemente non se n’era mai reso conto fino a quel momento. Belle fece per dirgli, qualcosa, avrebbe voluto dirgli di non preoccuparsi, uscirsene con una delle sue solite frasi del tipo: l’amore vince sempre su tutto o cose così. Ma un groppo in gola le impedì di parlare e quando il sole fu coperto da una nuvola grigia che preannunciava pioggia fu scossa da un brivido. E Crowley, dal canto suo, aveva vissuto abbastanza a lungo da sapere che la pioggia arrivava sempre prima di qualche sventura.
«Ma che succede?» sussurrò Belle.
«È molto probabile che Tremotino sia tornato e che non abbia buone intenzioni.»
 
L’ex Signore Oscuro non era l’unico ad essere tornato a Storybrooke. Anche Aziraphale aveva potuto finalmente tirare un sospiro di sollievo adesso che si ritrovava circondato d’aria fresca e pulita. Accanto a lui, c’era anche il Principe infernale, che sembrava molto meno felice di trovarsi lì.
«Quindi quell’idiota di Gabriel ti ha mandato qui per eliminare l’oscurità, vero? Temo di sapere quale sia l’oscurità, ironico il fatto che voi abbiate peggiorato le cose. Dio ha sempre avuto uno strano senso dell’umorismo.»
Belzebù stava rigirando il coltello nella piaga, ma ciò che premeva ad Aziraphale era contattare Crowley. Prese quindi il pugnale che aveva accuratamente nascosto.
«E quello cos’è? C’è scritto il nome di Crowley», lesse Belzebù.
«So che non dovrei approfittarne, che Dio mi perdoni», sospirò l’angelo. «Signore Oscuro, io ti ordino di venire qui, adesso.»
Qualche istante dopo, Crowely si smaterializzò con violenza tale da quasi perderci l’equilibrio.
«Maledizione, angelo! C’era veramente bisogno di farlo? Sarei venuto da solo!»
Belzebù sgranò gli occhi, sorpresa.
«Caspita, dovrai prestarmelo prima o poi quell’affare.»
«Che cosa ci fa lei qui?» sospirò l’ex demone, ricomponendosi.
«Beh, la questione è molto semplice. Tremotino ha deciso di essere un demone a tutti gli effetti. Quindi siamo abbastanza certi che sia venuto qui a tentare gli esseri umani, a portare morte, dolore e distruzione, e… tutte quelle cose lì.»
Belzebù andò incontro al demone, furiosa.
«Già, e la colpa è solamente tua! Non ci bastava un traditore, ci voleva un traditore IDIOTA che dà il suo potere in mano a qualcuno. L’amore ti ha reso folle?»
Crowley distolse lo sguardo, arrossendo.
«Lo sanno proprio tutti, eh?»
Aziraphale decise allora di intervenire.
«Non abbiamo tempo per questo, dobbiamo andare a cercarlo!»
 
Regina guardava la sua tazza di caffè senza riuscire a berne un sorso. Avrebbe dovuto sapere che ci sarebbero stati dei guai, non aveva tenuto di conto che in mezzo ci sarebbe stato Tremotino. E aveva sbagliato, perché lui in un modo o nell’altro centrava sempre.
«Non c’è niente che possiamo fare?» domandò.
«Se davvero Tremotino è andato all’Inferno, siamo bloccati così. Non possiamo agire finché Aziraphale non torna con lui», Emma invece stava bevendo tranquillamente la sua cioccolata. «Non preoccuparti, Regina. Ce l’abbiamo sempre fatta e poi abbiamo Aziraphale e Crowley dalla nostra parte.»
«È Crowley a preoccuparmi. Lui non è abituato alla magia oscura, e ha un cuore troppo buono», Regina se ne sorprese. Un demone dal cuore buono? Un umano che poteva essere più cattivo di un demone? Nulla era mai come sembrava. «Temo che la cosa possa andargli contro.»
«Sei preoccupata per lui?» domandò sorpresa. Sapeva che Regina non aveva preso subito in simpatia Crowley per via del suo caratteraccio.
«Beh, un po’ mi ricorda me, devo ammetterlo. Ma lui è decisamente più sdolcinato», affermò, arrossendo. Il Granny’s era vuoto quel pomeriggio e fuori stava iniziando a piovere. Le due donne alzarono lo sguardo in contemporanea, quando poi sussultarono poiché Killian era entrato, fradicio d’acqua.
«Darling, credo che abbiamo un problema», ansimò. Emma e Regina si guardarono e poi uscirono in strada. Bastò loro poco per rendersi conto che il caos era dilaniato e che la tranquillità di Storybrooke era stata spezzata: ovunque si giravano, gli abitanti litigano tra loro, anche piuttosto violentemente, strepitavano ed erano violenti gli uni con gli altri.
«Ma cosa diamine è successo qui?! Sembra di essere all’inferno» si lamentò Regina. «Chi è stato?»
«Secondo te? Solo il diavolo in persona può portare a tutto questo», dichiarò Killian.
 
E il pirata infatti non aveva torto. Tremotino si era sempre divertito a portare malcontento, era soddisfacente. Ma adesso la sua essenza consisteva solo e soltanto in questo. Se per arrivare in alto doveva soltanto rendere infelici gli esseri umani, lo avrebbe fatto  senz’altro. Essere un demone, essere il re dell’Inferno era sicuramente meglio che essere solo il Signore Oscuro. Oh, Crowley era stato così sciocco a non aspirare così in alto, alla fine entrambi avevano avuto ciò che meritavano. Se ne stava soddisfatto e indisturbato sotto la pioggia a guardare gli umani che litigavano, che si insultavano  e si lasciavano dominare dall’ira. Forse avrebbe potuto portare anche a far scoppiare una guerra, sarebbe stato interessante. Non aveva conosciuto il vero potere fino  a quel momento, ma una domanda lo torturava da quando era andato all’Inferno: che cosa avrebbe pensato Belle? Questa volta l’avrebbe persa per sempre? Non avrebbe potuto biasimarla, aveva mentito e tradito un numero considerevole di volte e adesso aveva rinunciato anche all’ultimo briciolo di oscurità. Sollevò lo sguardo verso quella Storybrooke grigia, mossa da un vento gelido.
Gli altri avrebbero cercato di fermarlo, ma oramai non c’era più nessuno che poteva controllarlo. Il peso del pugnale era ora di Crowley, non lo riguardava più.
 
Belle era uscita dal bosco e aveva sgranato gli occhi quando si era ritrovata davanti a tutto quel caos. Non sembrava più Storybrooke! Si strinse nel suo cappotto, raggiungendo il municipio. La prima cosa che poté vedere fu Emma che cercava di fermare David e Mary Margaret che litigavano furiosamente. Proprio loro, ma com’era possibile?
«Cosa... ma che succede qui?!» esclamò la ragazza, ma la Salvatrice sembrava un po’occupata.
«Mamma, papà, trattenetevi, accidenti! È Tremotino che vi tenta, non potete litigare a causa sua!»
«E chi è che litiga? Noi stiamo solo discutendo!» esclamò Mery Margaret acida, della dolce e buona Biancaneve sembrava essere rimasto poco.
«Non è vero, stiamo litigando», aggiunse David, anche lui irriconoscibile. Regina sbottò presto, era quello l’Inferno per lei e quando vie Belle le si rivolse in maniera poco carina.
«Ringrazia tuo marito per tutto questo! Adesso è un vero e proprio demone!»
Belle non riuscì nemmeno a rispondere. Cos’avrebbe dovuto dire? Era compito dei demoni tentare, portare distruzione… ed era quello che Tremotino stava facendo. Era furiosa con lui, ma doveva cercare di trovarlo, fermarlo, a qualsiasi costo.
«Aziraphale è tornato», annunciò Killian sollevando l’uncino in direzione dell’angelo. Quest’ultimo era in compagni di Crowley e di Belzebù.
«Amh… spero che non siamo arrivati tardi», sussurrò Aziraphale.
«Ha già combinato tutto questo casino? Tremotino ha talento, purtroppo lo devo ammettere», commentò lei guardandosi intorno. Regina lo raggiunse  a grandi falcare, agitata.
«Che cos’hai fatto? Dovevi riportarlo qui!»
«Mi dispiace, ma è stato più veloce di noi. Non preoccuparti, non siamo soli!» dicendo ciò le indicò Belzebù, la quale guardò Regina per la prima volta.
«E lei sarebbe?» chiese infatti la donna.
«Belzebù, Principe Infernale, il demone più potente dell’Inferno dopo Lucifero.»
«Ah. Ed io sono Regina Mills, anche detta Regina Cattiva»
«Mh. Lei mi sta simpatica», decise infine Belzebù.
«Va bene!» intervenne Emma. «Tutto ciò è molto affascinante, ma dovremmo trovare Tremotino e cercare di porre fine a questa cosa!»
Aveva ragione lei. Tremotino sapeva di sicuro che loro lo stavano cercando, quindi cercava di nascondersi.
«Andate un attimo avanti, ragazzi, vi raggiungo subito», sussurrò Aziraphale, guardando Crowley. I due avevano qualcosa da dirsi, era chiaro.
Quando rimasero soli, l’ex demone incrociò le braccia al petto, nervoso.
«Bene, hai fatto quello che dovevi. Sei soddisfatto, ora?»
«Soddisfatto? Crowley, noi eravamo venuti qui per combattere l’oscurità. Non avrei mai pensato che l’oscurità… la causassi tu», sussurrò abbassando lo sguardo. L’altro si sentì offeso da quelle parole.
«Evidentemente non avrei dovuto fare nulla, per noi. Beh, io non intendo rinunciare alla magia. Mi fa stare bene e almeno non sono più un demone.»
«Come sarebbe  dire che non vuoi? Non ci aiuterai?»
Crowley non rispose per qualche istante. Non voleva e non poteva. Più che forte, si sentiva debole dinnanzi quella magia così potente e diversa da ciò a cui era abituato.
«No. E adesso ridammi subito il pugnale, è mio.»
Aziraphale indietreggiò. Gli si spezzava il cuore a vederlo così. Quello non era Crowley, la magia oscura su di lui aveva un effetto strano. Prese il pugnale e nonostante si fosse ripromesso di non usarlo più, agi, di nuovo.
«Signore Oscuro, stammi lontano. Non… non toccarmi…» sussurrò, spaventato e addolorato. Crowley fu costretto a fermarsi e allora si lasciò andare ad una risatina ironica.
«Quindi è così? Mi temi e mi controlli con quel pugnale? Pensavo avessi detto di amarmi.»
«Infatti… è così. Ma questo non sei tu e se non vuoi aiutarmi, allora lo farò da solo. Ma sta lontano da me», ordinò infine. Era arrabbiato e ferito.
Aziraphale doveva riportarlo indietro, che lo volesse oppure no.
 

Nota dell'autrice
Bene, ora posso affermare che mancano ben due capitoli alla fine della storia. Penso sia abbastanza canon il fatto che Tremotino, giunto all'inferno, non si accontenti di essere un demone come un altro. Si sa, lui vuole sempre di più, questo Aziraphale l'ha capito e infatti si allea con Belzebù che poveretta voleva solo starsene tranquilla. Comunque mi son oappena nate le brotp Belzebù-Regina e Crowley-Belle, così a caso. Al prossimo capitolo ^^
   
 
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