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Autore: Manu_00    23/05/2020    6 recensioni
Il mondo è un luogo molto grande, e in un luogo molto grande sono presenti tanti, tantissimi individui, alcuni comuni, alcuni singolari, e alcuni estremamente particolari.
E poi ci sono io, che non saprei dire con certezza in quale di queste categorie inserirmi.
Se me lo avessero chiesto all'inizio di questa storia, avrei risposto senza esitare di appartenere alla prima, ma il tempo ti cambia, e anche se adesso dubito di potermi definire una persona particolare, di certo, quel che è successo, la mia storia, di “particolare” ne ha da vendere, o almeno così mi piace pensare.
Forse la risposta è che sono una persona comune a cui sono successe cose particolari, ma lascerò a voi che leggete il compito di giudicare, io, d'altro canto, mi limiterò a raccontare.
[Storia presente anche su Wattpad: https://www.wattpad.com/590152446-jiid-story-of-a-thief-prologo]
Genere: Avventura, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Epilogo


Da quando quell'orribile giorno si era concluso, Nick Kinney passava di tanto in tanto vicino al confine della zona militarizzata, a cercare di catturare con lo sguardo qualche dettaglio sorprendente che poteva annidarsi fra le macerie di Beacon.
Per un bambino cresciuto a pane e leggende di grandi eroi, la vista di una delle quattro grandi accademie di tutta Remnant ridotta in macerie e poco più aveva un che di angosciante, come se a ogni sguardo verso la vecchia scuola, la sua infanzia venisse violentemente fustigata da una mazza di ferro.
Vedendo che la solita guardia stava per avvicinarsi e fargli cenno di andarsene, Nick la anticipò, dando le spalle a quella desolante visione dell'edificio che un tempo aveva accolto tanti aspiranti cacciatori, ora tornati alle rispettive abitazioni o rimasti a Vale per contribuire alla ricostruzione e alla difesa dei centri abitati.
Durante l'attacco di tante sere fa, il piccolo fauno si era convinto che il mondo fosse sull'orlo della fine, e non sapeva con quale inaspettata forza d'animo non si era messo a gridare quando qualcosa di incredibilmente grosso ed incredibilmente malvagio aveva tentato di sfondare la porta della casa della zia caricando come un ariete da guerra.
Anche se non era certo che fosse questo ad averli salvati, ma semmai il pronto intervento di qualche eroico combattente forse ancora a Vale, forse ormai lontano, o forse morto.
Se però la vista della rovinata Beacon poteva considerarsi di quanto più deprimente per la piccola mente di un ragazzino cresciuto a pane e leggende eroiche, se non altro i suoi giovani occhi potevano assistere anche a scenari decisamente più rassicuranti.
Che se ne dicesse, Vale non era rimasta a guardare, passata la crisi l'esercito aiutato da tutti i cacciatori presenti in zona più quelli richiamati dai territori limitrofi, o almeno da quelli che potevano essere lasciati a se stessi, era riuscito a ristabilire una parvenza di ordine in quelle ore terribili, o dopo una battaglia durata l'intera notte, la città ne era uscita ancora in piedi.
In seguito, si era reso necessario militarizzare tutta l'area dell'accademia, anche se Nick non era certo che per militarizzare si intendesse circondarla e non fare nulla per i grimm al suo interno.
Se infatti Vale avrebbe continuato ad esistere dopo quel fatidico giorno, lo stesso non si poteva dire per Beacon: distrutta e infestata da grimm che continuavano a manifestarsi per gli dei solo sanno quale motivo, non sarebbe potuta essere riconquistata e ricostruita per parecchio tempo, se non mai, e il massimo che i militari potevano fare era isolare la zona ed impedire le scorribande di quei mostri all'interno di Vale.
I giorni dopo l'attacco erano stati terribili, con continue sortite dai grimm in città sia dall'accademia che dalla foresta, cosa che aveva costretto militari e cacciatori a dividersi su due fronti, i primi isolando la vecchia accademia, e i secondi assieme a tutti gli altri reparti rimasti liberi intenti a vigilare i confini.
Questo era almeno quello che Nick aveva sentito e compreso, tutti i discorsi sulla politica, sulle lamentele per il razionamento, la difficoltà dei collegamenti eccetera non attiravano il suo interesse, e come avrebbero mai potuto farlo?
Se non altro, rifletté silenzioso il ragazzino che dentro un grimm ci era già stato e che quella notte non aveva avuto alcuna intenzione di ripetere l'esperienza, se Beacon poteva dirsi abbattuta, il suo spirito non era altrettanto fragile:
Nominata presidente dell'accademia ormai distrutta, la signora Goodwitch aveva preso in mano la situazione, e assieme agli studenti e al personale docente rimasto si stava prodigando per aiutare nella ricostruzione e nella difesa di Vale, se parecchi studenti erano andati via, per non dire fuggiti da Vale, altrettanti erano rimasti, sostituendo alle lezioni teoriche l'esperienza sul campo assieme a soldati e cacciatori professionisti.
L'apporto di quelle sparute centinaia di studenti in armi era stato vitale durante la battaglia di Vale e i giorni che seguirono, Beacon era stata l'epicentro dell'assalto e molti di loro avevano perso affetti e amici nello scontro, ciò nonostante avevano deciso di rimanere in città e fare del proprio meglio per aiutare militari e cittadini.
La vista di tutti quei giovani valorosi che davano a chiunque il proprio aiuto, sia che si trattasse di affrontare un grimm che di distribuire zuppa calda alle migliaia di senzatetto che quella notte terribile aveva generato si traduceva in un moto di speranza per l'ormai stremata cittadinanza di Vale.
Il loro eroico sacrificio, la loro risolutezza e grande abnegazione nel servire il prossimo li avevano praticamente resi il simbolo della città e un esempio per le future generazioni a quanto dicevano alcuni.
E con i suoi grandi occhi da bambino, Nick non poteva fare a meno che ammirarli, ammirarli e provare un pizzico di invidia nella consapevolezza di non aver partecipato all'evento più tragico ed eroico di quella fortunata (a suo modo di vedere le cose) generazione, evento che non smetteva di raffigurare più e più volte nei suoi disegni: se non fosse riuscito a diventare un eroe, almeno avrebbe ripiegato sul disegno.
Con la crescita forse si sarebbe accorto che sbagliava ad esaltarsi per un evento che molti avrebbero fatto volentieri a meno di vivere sulla propria pelle, cacciatori compresi.
Ma per adesso poteva aggrapparsi a quella flebile manifestazione di eroicità e, con qualche sforzo, pensare che il mondo era un posto migliore di quello che pensava.
E se un giorno anche i cacciatori lo avessero deluso, lei non lo avrebbe mai fatto.
<< Oh? >>
Il piccolo fauno abbassò lo sguardo sul suo piede, notando che un grosso rettile verdastro aveva deciso per chissà quale motivo che le sue scarpe gli piacevano, a giudicare da come la sua zampetta stava cercando di infiltrarsi fra la scarpa ed il piede.
<< Ehi, è mia quella! >>
Se l'animale poteva capirlo, e Nick era certo che ne fosse in grado, quella specie di rettile doveva averlo ritenuto davvero sgarbato: alzò la testa squamosa guardando negli occhi del fauno, gli sibilò contro come a dirgli “Tsk, che scortese!”, e prese presto a muovere le zampette, sparendo all'istante dalla sua vista.
<< Ehi! Torna qui iguana! >>
Purtroppo quello sfortunato rettile aveva stuzzicato la curiosità del bambino sbagliato, e Nick non esitò a corrergli dietro per farsi dare delle scuse su quel tentato furto di scarpe.
La cosa fu però del tutto vana, Nick ebbe appena in tempo di svoltare un edificio che il piccolo ladro si era già dileguato.

<< Darby, eccoti! Potresti statene buono nella tua teca ed evitare di farmi preoccupare a morte? >>
Orion salutò affettuosamente il suo fedele animale, per poi afferrarlo e posizionarlo sulla teca dove era solito custodirlo ovunque si spostasse.
Con la distruzione di Beacon e tutti gli alberghi occupati non aveva un posto fisso dove dormire, ogni notte stava con altri cacciatori in delle tende messe a disposizione dall'esercito di Vale, dove però non si fidava troppo a lasciare il suo carissimo Darby.
Quindi, fino a quando non sarebbe riuscito ad ovviare alla mancanza di una sistemazione per il rettile, aveva deciso che se lo sarebbe portato dietro per tutti quei compiti di piccola entità, separandosene solo nel caso in cui fosse chiamato a combattere.
Tutto ciò non sarebbe stato affatto problematico, se non che quel maledetto squamoso stava prendendo l'abitudine di allontanarsi ad esplorare.
<< Dovresti essere meno dispotico con quella povera iguana, fagli respirare un po' di aria fresca. >>
Sospirando, Orion si voltò verso il suo migliore amico, sistemandosi gli occhiali e schiarendosi la voce dopo aver respirato chissà quante polveri nel mentre che sgomberava le macerie.
<< Punto primo: è un drago barbuto, non mi stancherò mai di dirlo, seconda cosa, se non voglio che si allontani è perché questo non è né l'ambiente adatto per lui, né è esente da altri pericoli: macerie, cani, gatti, grimm, malintenzionati, persone che guidano, di tutto, quindi scusa tanto se sono “dispotico”. >>
<< Ragazzi, potreste evitare di giocare alla famiglia mentre sgomberiamo le macerie? La cosa inizia a sembrare strana... >>
Accanto alla sorella, Amber annuì prima di riprendere con il suo carico di lavoro, malgrado il corpo minuto non era da meno di Giada nel sollevamento di detriti.
Anche se era certa che li avrebbe prima o poi tirati in testa a Max, ma questo era un altro discorso.
<< Cosa vuoi dire? >> chiese il leader nel mentre che sistemava Darby nella sua sicurissima teca.
<< Che ti comporti come una madre isterica, mentre io sono il padre simpatico che Darby adora. >>
Orion impiegò qualche secondo a metabolizzare il tutto.
<< Credo... credo che per una volta mi risparmierò dall'elencarti di quanto c'è di sbagliato in quello che hai detto. >>
Divertito, Max si rivolse alle due ragazze con la veemenza di un imputato costretto a difendersi davanti al giudice da delle pesantissime accuse.
<< Visto vostro onore?! Non si può parlare con lui! >>
L'intervento strappò una risata ai presenti, e Orion si ricordò del perché era felice che l'amico fosse rimasto ad aiutare, malgrado fosse uno spaccone con la testa calda e leggermente donnaiolo, nessuno come lui sapeva risollevare il morale dei presenti.
E risollevare il morale di quelle persone in quel momento era accettato come un miracolo degli dei.
<< Fai la vittima quanto vuoi, ma non otterrai la custodia e mi pagherai gli alimenti finché vivi. >>
Accettando lo scherzo, il leader del team OMGA riprese a lavorare fra le macerie, sollevando quella che doveva essere stata un tempo una stufa sotto lo sguardo falsamente sconvolto di Max.
<< Allora mi conviene darmi da fare, vipera che non sei altro... >>
Stiracchiando la schiena e flettendo i muscoli, Max tornò a lavoro, non prima di aver dato un ultimo sguardo alla teca dove mr Darby veniva sistemato quando era troppo stanco per starsene sulla spalla di Orion, il suo poggio preferito.
Ma con il caposquadra immerso nei suoi compiti, sentiva di dover dare un po' di respiro al suo amico assicurandosi che il suo prezioso drago barbuto non scappasse da un momento all'altro.
“Quindi non complicare le cose, iguana!”
Come se non lo avesse nemmeno sentito, Darby sgusciò fuori dalla teca e tornò ad arrampicarsi sulle spalle del suo amico umano, al che Max si dichiarò sconfitto dalla tenacia di quel maledetto rettile.
<< C'è molto lavoro da fare Max, vieni, se vuoi Orion ti farà fare da babysitter a Darby qualche altro giorno. >>
<< Avete vinto, e lavoro pesante sia... >>

<< Fottuto cemento, fottuto acciaio, fottuto vetro, fottuto legno, fo- >>
<< Ashes, ti prego, ti prenderai un infarto se continui ad arrabbiarti così. >>
<< FOTTUTO EDIFICIO. >>
In risposta alla sorella Ellen, il componente più nevrotico del team MEAB stava devastando a forza di calci la carcassa di quella che un tempo era stata un'officina del distretto industriale.
A parecchia distanza dal team OMGA, le quattro ragazze anziché essere spedite nei comodi quartieri residenziali, si erano ritrovare a lavorare nel distretto industriale, dove i grimm erano stati decisamente più impetuosi nella loro opera di distruzione.
Non badando alla discussione fra le sorelle od alla sua leader che si atteggiava ad ingegnere progettando come avrebbe ricostruito gli edifici abbattuti (e due terzi dei casi proponeva di rimpiazzarli con una casa per gatti o una gelateria), Brienne sollevava stoicamente una barra metallica lunga e spessa quanto tre lei messe assieme.
Senza mostrare la minima fatica, roteò la barra su se stessa, rischiando di colpire in faccia Marlee nel processo, e la sistemò insieme agli altri materiali di recupero che erano riusciti ad estrarre nelle rovine.
La ricostruzione di Vale avrebbe richiesto tempo, fatica, e sopratutto denaro, e con la difficoltà nel ristabilire i collegamenti con i centri minori, i villaggi e le varie attività minerarie sparse per il regno, la stessa acquisizione dei materiali si sarebbe rivelata un lavoro estremamente complesso, per cui le autorità erano state molto chiare sul recuperare qualsiasi materiale che potesse essere riciclato a scopo edile.
Per non parlare poi della necessità di ricostruire e migliorare le difese in vista di un nuovo e potenzialmente più devastante attacco dei grimm.
Ma su quel versante le cose parevano essersi calmate, e già da qualche giorno il team MEAB, con grande frustrazione delle sue componenti, era stato spostato dal perimetro difensivo per dare una mano nei lavori.
Riponendo la barra, Brienne passò lo sguardo sui materiali, sulle sue compagne e sui vari operai e volontari che aiutavano come meglio potevano, scavando fra le rovine e occupandosi del trasporto materiali in quei terreni accidentati dai detriti.
<< Uffa, buona parte di queste componenti metalliche sono deformate o ammaccate, non so quanto saranno utili. >>
Sospirando dalla noia, sebbene il motivo fosse tutt'altro dovuto alle barre, Marlee si accostò alla sua amica nel mentre che le due gemelle, e principalmente Ashes, iniziavano ad attirare l'attenzione dei vari operai presenti in zona.
Pulendosi il sudore dalla fronte, Brienne sospirò a sua volta.
<< Non hai tutti i torti, se solo Vos fosse ancora in circolazione... molti di quei problemi li potremmo risolvere con il suo tocco. >>
<< Hai ragione, chissà dov'è sparito, non mi sembra tipo da tornarsene a casa per qualche ferita... >>
Brienne trasalì, a differenza di Marlee lei era certa di questa cosa, aveva intravisto un ultima volta il coniglio nero durante quell'orribile notte, e non si era trattato di una visione piacevole.
Certo, poteva essersi ferito, od aver ferito qualcuno in maniera non propriamente pulita, ma qualcosa nel suo sguardo, nel suo modo di avanzare come se fosse ossessivamente a caccia di qualcosa, le aveva dato un senso di inquietudine come mai prima di allora.
Non era sicura di doverlo dire, ma forse non era necessariamente un male se Deryck non era lì al momento.
Ma comunque, attualmente non era lui il centro dei suoi pensieri.
Sì, attualmente la sua mente era da tutt'altra parte, e ora che ci pensava, stava andando troppo lentamente.
Senza nemmeno rispondere alla sua caposquadra, riprese a scavare con più vigore di prima, scostando un quintale di detriti come se fossero di paglia.
<< Brienne! Non è necessario ammazzarsi, la prigione non si sposterà... >>
Il fauno cercò di ignorare quella frase, certo, la prigione non si sarebbe spostata, ma da un giorno all'altro ne avrebbero interdetto l'accesso, e lei non aveva ancora trovato quello che cercava.
Preoccupata, Marlee le passò accanto, evitando a pelo un barattolo che un tempo doveva aver contenuto dei fagioli di pessima qualità che Brienne aveva fatto finire in aria con il suo scavare furioso.
<< Per favore, inizio a preoccuparmi. >>
<< Ho visto. >>
<< Non dovresti fare così. >>
<< Scusa. >>
<< Brienne! >>
<< Ho detto scusa!... Scusa, hai ragione. >>
Allontanando le mani ormai pregne di graffi e sporcizia, Brienne si lasciò cadere sul didietro sopra la pila di barre metalliche, la cosa più vicina ad una panchina nel raggio di chilometri.
<< È che nonostante sia passato tempo non ho trovato nessuno che potesse darmi informazioni, né fra le guardie o fra i detenuti... ma ora li stanno di nuovo radunando al carcere, quelli rimasti, forse avrò più fortuna se vado oggi. >>
Marlee sospirò, Brienne era passata tre volte in quel carcere a caccia di indizi, ma non aveva trovato molto.
<< Mettiamo che tu riesca a trovare qualcosa... cosa farai dopo? >>
<< Andrò a cercarlo, che domande. >>
<< Brienne. >>
Per una volta nella sua vita, Marlee raccolse tutta la serietà che aveva in corpo.
Ci siamo, pensò il fauno.
Un cazziatone da Marlee, evento più unico che raro.
Non credeva sarebbe vissuta abbastanza per assistervi, figuriamoci per essere lei a subirlo.
La ragazza sfregiata raccolse ossigeno, come se stesse per fare il discorso della sua vita.
Poi le poggiò le mani sulle spalle, seria come la morte.
<< Ascolta, come caposquadra e come amica.. >>
Ci siamo...
<< Devo assolutamente dirti... >>
Eccoci...
<< Che hai tutto il mio sostegno! Non ho fatto cambiare posto a tutte quelle persone per farvi mettere vicini e poi perdere così! >>
Gridando come una scema senza la minima pietà per le orecchie dell'amica, Marlee saltò all'indietro, ponendosi su una pila di mattoni rotti e bruciati ed altri detriti di varia natura.
<< Trova gli indizi e facciamo partire la missione di recupero, mi sono rotta, rotta, strarotta di starmene qui a sollevare pezzi di muro! >>
Se da un lato poteva dirsi delusa che la persona che in teoria avrebbe dovuto vigilare su di lei per evitare che facesse pazzie fosse in realtà la prima persona a spingerla verso quella direzione, dall'altro era contenta di avere il suo appoggio.
Mettersi a cercarlo chissà dove sarebbe stato avvilente.
<< Marlee, ti ringrazio molto... ma forse saremo solo noi due. >>
<< Scordatelo! >>
Quasi lanciando a terra la sorella, Ashes avanzò verso le due con la furia di una tempesta, per poi afferrare Marlee per il colletto e costringerla ad abbassarsi per guardarla negli occhi.
<< Non esiste che voi andate in giro per il mondo ad uccidere grimm mentre io resto qui a fare la bella muratrice: il lavoro è faticoso, noioso, e maleodorante come gli operai che abbiamo attorno, vengo con voi! >>
Lasciandosi scivolare sopra gli sguardi di buona parte dei presenti, Ashes sbriciolò un pezzo di muro con un calcio, a rimarcare la propria convinzione.
<< Ok, saremo in tre... >>
<< Certo che no, viene anche Ellen. >>
La gemella in bianco sospirò.
<< Non posso certo lasciare voi, e sopratutto mia sorella, da sole per il mondo... >>
<< Cosa vuoi dire?! >>
Marlee scoppiò come suo solito a ridere per il familiare teatrino fra gemelle, e Brienne si sentì abbastanza distesa da concedersi un mezzo sorriso, cosa che non succedeva da giorni.
Sopratutto da quando...
Scosse la testa.
<< Va bene, vi accetto tutte, ma se volete aiutarmi allora dobbiamo darci una mossa. >>
<< Presto detto care ragazze. >>
Le quattro si voltarono all'unanimità verso le due figure apparse all'ingresso della loro zona lavoro, Ilian se ne stava appoggiato su quello che un tempo era uno stipite, sebbene se ne staccò presto quando divenne chiaro che fosse sul punto di cedere, mentre Julia si era già fatta avanti per salutare le quattro ragazze.
<< Abbiamo controllato, e pare che presto il carcere tornerà operativo, per quanto possibile, se volete andare vi consiglio di fare presto... e ovviamente veniamo anche noi. >>
<< Davvero? >> chiese Brienne.
Julia sospirò sommessa.
<< Non so... e non sono ancora sicura se credere a quanto mi hai detto, ma se c'è una possibilità che il mio compagno di team non sia un criminale allora voglio crederci, è una questione di principio, quindi verrò anch'io. >>
<< Questo mi rende contenta... e tu? >>
Ilian sorrise.
<< Io seguirò il mio leader ovunque voglia portarmi, e poi Ion mi deve qualche centinaio di lien... e mi piacerebbe trovare Deryck strada facendo, ma credo che tornerà tra noi solo quando avrà chiuso le sue faccende. >>
La leader si girò verso di lui.
<< Per adesso facciamo la prigione, dopo vedremo se lo cercheremo anche noi, e se ci saranno le condizioni per farlo, non voglio che Vale vada in difficoltà per l'assenza di noi cacciatori... >>
Ashes la guardò storto.
<< Se ci impiegano come muratori direi che l'emergenza grimm è passata, vi prego, portatemi via da questo letamaio! >>
Marlee fu lesta a piantarsi in mezzo fra le due parti.
<< Queste sono informazioni molto interessanti, però facciamo che prima mettiamo in ordine questo posto, prima passiamo per la prigione e dopo si discute sul da farsi e su chi coinvolgere in questa follia, d'accordo? >>
Tutti i presenti assentirono, ma Julia fu decisamente meno convinta.
<< Siete crudeli ragazzi, non so come farò a convincere mia madre... ma contate su di me. >>
Mentre riprendeva a scavare fra le macerie, Brienne poteva dirsi sollevata.
Non sarebbe stata l'unica povera pazza a rischiare la vita per andare in cerca di una persona arrestata per aver accoltellato dei passanti.
<< Ovunque tu sia, per una buona volta... aspettami. >>

Scrutando il suo vago riflesso nell'acqua scura del mare, Deryck non poté trattenersi dal fissare lo sguardo sulle sue grandi orecchie da coniglio.
Sinceramente, non capiva come qualcuno potesse trovarle adorabili, e forse non lo avrebbe mai capito.
Capiva invece chi le avrebbe odiate a vista, ma per motivi totalmente diversi.
E parlando di odio, Deryck in quel momento ne provava parecchio.
Forse, non lo sapeva neanche lui, l'odio è un sentimento forte, dal significato però vago, e in tutti quegli anni non si era mai fermato a dare un nome al sentimento che provava, del resto non era importante.
Beh, poco che fosse al di fuori della sua guerra poteva ritenersi come importante, forse doveva rivalutare un po' le sue priorità, ridimensionare un po' le sue intenzioni.
Ma questi pensieri venivano presto annullati da quel sentimento raccapricciante, se così si poteva definire.
Vedendo il suo riflesso sparir tra i flutti del mare, Deryck alzò lo sguardo al cielo.
Erano passati giorni da quella notte, quella notte dove aveva versato molto più sangue che in interi mesi o anni della sua esistenza.
Certo, per loro, per il nemico, quella notte pur con tutte le perdite e le sofferenze del caso poteva considerarsi una vittoria, ciò avrebbe accresciuto le loro fila, e lui si sarebbe ritrovato con ancora più persone da uccidere.
Non che questo gli importava granché, non si era mai fermato a considerare cosa avrebbe fatto dopo la fine della sua guerra, se mai l'avrebbe vista, una fine.
Quello che gli importava, è che quella notte avrebbe potuto significare una svolta, il suo potere e le sue capacità erano cresciute di molto, e sopratutto, dopo tanto tempo, aveva una traccia.
Mistral, accademia Haven, su quel continente si trovava uno dei loro covi se non il principale, e sempre su quel continente si trovava il loro prossimo obbiettivo.
Due piccioni con una fava, una tentazione troppo grossa per rimanere a guardare.
Aveva estorto quelle informazioni ad un white fang morente (morente per merito suo, ovviamente), e si era guardato bene dal condividerle.
Prima, dubitava che qualcuno gli avrebbe mai creduto, secondo, se davvero fosse successo, la White Fang davanti a quella fuga di informazioni avrebbe potuto solamente rimandare l'attacco ed assumere un atteggiamento più prudente, e invece lui aveva bisogno che si esponessero, così facendo li avrebbe seguiti, stanati, ed uccisi.
Inizialmente non era sicuro di queste informazioni, ma dopo aver ricevuto la stessa risposta da ben quattro di loro, poteva dirsi certo di quello che stava facendo.
Allontanandosi dalla ringhiera del traghetto, il fauno vagò per qualche istante tra i ricordi di tempi remoti, dove le sue mani non erano ancora lorde di sangue e lui era ancora un tenero adorabile coniglietto.
Scacciò quei ricordi dalla mente, lasciando che i versi dei gabbiani scacciassero ciò che opprimeva la sua mente e che il sole gli ricordasse, con i suoi raggi, di essere ancora un corpo vivente.
Stringendo la presa sulla fidata alabarda, ora agganciata sulla sua schiena, il fauno già pregustava il momento dello scontro, non per il piacere di far cozzare acciaio contro acciaio, di quello gli era importato ben poco, né del piacere di affondare la lama nella carne calda, cosa che lo lasciava completamente indifferente.
Ma per qualcos'altro, la cupa soddisfazione di aver regolato i conti.
E proprio mentre la sua mente correva nel futuro, il suo pensiero passò ad una persona in particolare.
Maschera bianca sotto capelli rossi, corpo piccolo, grande lama cremisi.
Taurus.
Era questo il nome dell'ufficiale della white fang che aveva affrontato quella notte, non era stato necessario andarlo a chiedere ai suoi sottoposti prima di ucciderli, ma tutte le televisioni ne avevano parlato non appena era stato possibile mandare in onda le notizie sull'attacco.
Non che fosse stato temibile come avversario, ma per esperienza Deryck sapeva bene che quando lasci in vita un nemico, la volta dopo farai più fatica ad ucciderlo.
Eppure uccidere quel cane sarebbe stata una grande soddisfazione, privare i suoi nemici del loro idolo, incassare una bella taglia e spingere altri di quei maledetti ad andargli incontro per incontrare la morte.
Tutti ottimi motivi per prendersi la sua testa.
Certo, la priorità rimaneva farsi trovare ad Haven, pronto a far fallire l'attacco ed a massacrare nemici in gran numero, ma se il caso avesse voluto che fosse proprio lui a guidare l'attacco (o più che il caso, la semplice logica), ne avrebbe approfittato per conquistarsi un bel trofeo, una volta tanto.
Eppure, malgrado i pensieri di soldi e di vendetta, non un sorriso solcava il volto impassibile del coniglio nero, così che Deryck poté evitare di essere scambiato per una qualche specie di maniaco mentre se ne stava assiso sul ponte della nave.
Ma dopo l'ennesimo e stonato verso di gabbiano, si decise ad andarsene sotto coperta, del resto non aveva bisogno di specchiarsi nell'acqua per mettersi a riflettere, e tutto sommato, non aveva nemmeno chissà quale bisogno di riflettere.
Muovendosi a passi lenti, Deryck sparì dal ponte della nave, tirava una leggera brezza, e iniziava a fare freddo.
Scendendo sotto coperta, Deryck si augurò che il viaggio non durasse troppo, sarebbe stato un peccato arrivare ad Haven e trovare l'accademia già distrutta.

<< Ore due! >>
Una spessa lama scattò in diagonale tagliando in due l'aria, l'aria e la testa di un ursa che aveva impudentemente caricato a testa bassa il leader di una compagnia mercenaria.
Leader che avanzava lentamente, gravato dalla fatica, dall'ostilità degli elementi, e da una cinquantina di chili avvinghiati sulle spalle e sul torace, composti in gran parte da carne di rettile.
<< Comunque l'avevo già visto. >>
Senza attendere una replica, la coda di Crox scattò all'indietro, frantumando la testa di un choker che aveva appena osato provare ad emergere dal suo reame putrido.
<< Cerco solo di esserti di aiuto. >>
<< Grazie, ma credo mi saresti più di aiuto se non mi usassi come mulo da soma... >>
Nissa sbuffò, pulendosi i capelli da una manciata di foglie dispettose che le erano cadute in testa durante la marcia fra i boschi.
<< Ne abbiamo parlato, preferisco aspettare almeno di uscire dalla palude, non per fare la snob, ma immergermi la coda nel fango non è proprio l'ideale per me, e nemmeno per te a giudicare come la stai tenendo... >>
In effetti, il capo (o sarebbe meglio dire “ex capo”) della Compagnia teneva la grande coda squamosa rivolta verso l'alto, nel disperato tentativo di tenerla il più lontano possibile da quell'acqua fredda e sporca che tanto la compagna temeva.
<< Ok, hai vinto questo round, ma mi aspetto che una volta raggiunta la foresta tu sia di parola, sono esausto. >>
L'esausto fece scattare il braccio verso destra, conficcando la grossa lama ricurva nel muso spalancato di un terzo grimm, per quanto fosse capace a difendersi, la loro lentezza nell'avanzare in quella fanghiglia gli stava attirando grimm addosso come mosche sullo sterco.
E sebbene non fossero gli unici presenti in zona, a quanto pare i grimm avevano ormai deciso di comune accordo di fare del fauno il proprio bersaglio.
<< E voi altri potreste essere più zelanti nel guardarci le spalle, sto facendo tutto il lavoro! >>
<< Scusa capo, ma pare vi abbiano preso in simpatia... >>
<< Cyr, ti strappo la faccia insieme a quel ghigno se non inizi a darti da fare. >>
Il moccioso annuì senza troppa convinzione, mentre una Nissa completamente disinteressata alle loro discussioni, lottava per mettersi comoda sulla schiena del compagno.
<< Sei troppo teso caro, non riuscirò mai a mettermi comoda così... >>
<< Se ti va possiamo fare a cambio. >>
<< Mhh no, direi che sto bene qua. >>
Rimasto solo con un piccolo manipolo di uomini, e Nissa, Coern era ben lungi dal rilassare i nervi, non dopo che la maggior parte dei suoi uomini, delle sue attrezzature e praticamente di qualsiasi cosa era andato a farsi benedire per colpa di quel drako.
Eppure eccolo qui, vivo, in mezzo alla palude, ancora armato e con Nissa al suo fianco (o alla sua schiena per essere pignoli) se non erano gli dei a proteggerlo allora non si spiegava come fosse possibile.
Certo, il quadro generale rimaneva disastroso, ma in quanti potevano vantarsi di aver visto da vicino un drako e di essere tornati per raccontarlo?
Di certo non la maggior parte dei suoi uomini: Bercen, Denys. Mibiercas, Florent, e quel Laszlo che non si era più fatto vedere dalla comparsa del drako (ergo dato per morto), tutti andati, e a lui erano rimasti la sua Nissa (e di questo era contento), Cyr (di questo era meno contento), Alix (è proprio vero che sono sempre i più simpatici a morire).
Decisamente non la miglior giornata di lavoro che avesse mai vissuto...
<< Quindi... quali sono i piani dopo che saremo usciti di qui? >>
Crox si fermò un attimo, lo fece talmente all'improvviso che per poco Nissa non rischiò ci cadere dalla sua schiena.
<< E attento! >>
<< Scusa... cosa faremo dite? Beh, ricostruiremo tutto tanto per cominciare, abbiamo degli ingaggi con cui rifarci, ma probabilmente prima dovremo andare da lei... >>
<< Lei? >>
<< Sì, senza Denys e Mibiercas ci servirà qualcun altro per i lupi, se e quando li riavremo perché se i nostri non sono morti, dubito avremo la fortuna di incrociarli per la foresta... per non parlare delle sue qualità da fabbro, sì, dobbiamo raggiungerla all'istante. >>
Nissa sospirò.
<< E riguardo al drako? >>
Un sorriso preoccupante prese forma sulle labbra del capo mercenario.
<< Che domande... avrò la sua testa appena avrò capito come avvicinarmi senza morire fulminato, ma per ora le priorità sono di altro tipo... >>
Alix si avvicinò alla coppia, le vesti sudicie di fango e la mano destra fasciata rozzamente dopo gli eventi della notte prima.
<< Capo, siamo in prossimità di un villaggio... >> << Perfetto, andiamocene prima di fare nuovi pessimi incontri. >>
Nessuno ebbe nulla da obbiettare, e la colonna di sopravvissuti riprese la marcia fuori da quella grande tomba che era diventato il bosco mistraliano.
Con un poco di seccatura, Crox si mise a pensare a come risollevare la situazione della Compagnia, e di certo la cosa avrebbe richiesto tempo, fatica, e sopratutto, denaro.

<< Perché a me...? Ho fatto qualcosa di male? Ho risposto in maniera sgarbata a mia madre troppe volte? Ho bestemmiato più della media? Seriamente, qualcuno mi dica cosa ho fatto... >>
Steso all'interno di un cratere, con i vestiti sudici di fango e svariare bruciature sul viso e sulle braccia, Jack era impegnato a commiserare la propria esistenza.
Stravaccati accanto a loro in un'unica comune pozza di umiliazione e dolore, Ivan e Kojo stavano combattendo per rialzarsi dopo la terrificante batosta di ieri sera.
Un fulmine di quelli devastanti li aveva fatti volare giù dalla collina, a rotolarsi gli uni sugli altri, sulle rocce e sugli arbusti, fino ad atterrare nel bosco.
Lì, un cratere formato da un secondo fulmine li aveva accolti dopo la caduta, e se un terzo colpo di elettricità li aveva presi in pieno, non dovevano averlo sentito tanto erano esausti e doloranti.
E se per qualche fortuna sfacciata avevano passato la notte nel loro rifugio di fortuna senza essere divorati da qualche grimm di passaggio, ora la mattina stava presentando loro un conto salatissimo, rendendo la loro sveglia da quella serata infernale più simile ad un cammino di penitenza.
Ossa doloranti, carni doloranti, denti doloranti, dignità dolorante e occhi mezzi accecati dai violenti flash di quella notte, quindi doloranti, e con varie bruciature dovute all'elettricità, estremamente doloranti:
Se qualcuno avesse chiesto ai tre come si sentivano, la parola “agonizzanti” sarebbe stata la risposta unanime di quelle anime sfortunate.
Il povero Jack, il primo a svegliarsi, che già rischiava di vomitare per la nausea dovuta ad una pietrata nello stomaco, si arrese al vomito non appena si accorse di aver passato la nottata abbracciato a Kojo, imprecò a gran voce e si lanciò all'indietro contro il bordo del cratere, sbattendo la schiena contro una radice esposta e ripetendo l'imprecazione con maggior vigore.
Ciò bastò a svegliare i due compagni di sventura, con Ivan che si rialzava con lentezza monolitica, e con Kojo che cercava di indagare sulla provenienza della chiazza di vomito.
Non ci mise molto a capire la provenienza, e fece per muovere la coda e frustare il suo compare, se non fosse per l'assenza di qualcosa nella sua tasca destra.
Appena lo notò, abbandonò all'istante ogni intento omicida e prese a frugarsi freneticamente nei vestiti.
Jack lo osservò controllarsi nelle tasche e sotto ai vestiti, finché non notò una palletta di pelo che giaceva immobile a pochi passi da lui.
Appena Kojo la notò, ne afferrò la coda assai poco delicatamente e si accostò al bordo del meteorite, distendendo il ratto sulla schiena per affrettarsi a rianimarlo.
Il piromane smise di guardare quando, insoddisfatto dal massaggio cardiaco, il fauno si tolse la maschera per tentare la respirazione bocca a bocca.
Se non altro, poteva sperare che il fottuto ratto si fosse levato di mezzo.
Per Jack fu sufficiente, se non gli avesse vomitato addosso giusto un istante fa lo avrebbe fatto adesso.
La sua attenzione si spostò invece su un Ivan dolorante che tornava al mondo della veglia.
<< Jack... mi gira la testa... >>
Il grosso fauno si sedette sul bordo del cratere, massaggiandosi il corno spezzato.
<< Di nuovo sul corno... siamo vivi? >>
Jack ci pensò a lungo prima di rispondere a quella domanda, poi arrivò alla conclusione che se era in grado di provare disgusto, nausea, dolore e tante altre cose poco piacevoli, allora non poteva che essere ancora (suo malgrado) nel mondo dei vivi.
O in un terrificante aldilà, considerando la sveglia...
<< Credo di sì... ma dove sono tutti? >>
Curioso, Ivan si mise in piedi facendo sporgere la testa dal cratere, e dopo aver appurato che non si trovavano più sulla collina, tornò a sedersi al suo interno.
<< … Forse ci siamo allontanati. >>
<< Eh? Ma come? Ah giusto... il grimm gigante. >>
<< … >>
<< … IL GRIMM FOTTUTAMENTE GIGANTE! >>
<< NON VOGLIO MORIRE! >>
I due non persero tempo e uscirono dal cratere, inciampando penosamente sul fango e rotolandosi in mezzo alle radici nodose.
Giusto il tempo di ricordarsi che stavano troppo male per muoversi e si decisero a fermarsi, cosa che gli permise di ricordarsi che era giorno e che non c'era un drako gigante sulle loro tracce.
<< Ma è giorno... >>
La mente di quei due non doveva funzionare troppo bene.
<< Il mostro... >>
<< Non c'è... >>
Tirarono un sospiro di sollievo, mentre Kojo riemergeva dal cratere, e con lui anche il suo disgustoso ratto.
<< Peccato. >>
Si irrigidì non appena Kojo gli scoccò un'occhiataccia decisamente poco affettuosa.
Rimasero dieci minuti a guardarsi intontiti.
Intontiti e indecisi sul da farsi.
Almeno finché Ivan non trovò il coraggio di sollevare la questione.
<< Quindi... cosa facciamo? >>
Jack lo guardò in tralice.
<< Ed io che ne so?! >>

Una brezza leggera soffiava all'interno della piccola baia su cui si ergeva il villaggio balneare che, se non fosse stato per le piccole ma ben piazzate fortificazioni difensive d'emergenza sarebbe potuto apparire come una paradisiaca oasi di pace lontana da quell'orribile mondo infestato da grimm.
Seduta in veranda, una donna che se aveva sessanta anni ne mostrava però decisamente di meno, stava pacificamente sorseggiando il suo tè caldo mentre l'aria marina (considerata da lei come il segreto della sua resistenza alla vecchiaia) le soffiava fra i lunghi capelli grigiastri.
I suoi occhi celesti, protetti dai suoi occhiali da lettura, erano intenti a sondare fra le righe di un giornale ancora fresco di stampa, con la caduta della torre di Beacon il settore dei giornali cartacei stava avendo un boom che non si vedeva da anni.
<< È nuovo, mamma? >>
Riparata dai suoi vestiti il cui colore variava dal blu chiaro a quello scuro, e dal fidato cappello di paglia che la proteggeva dal sole e dal vento, la donna si girò lentamente sulla sedia per osservare l'interno dell'abitazione.
<< Intendo il quadro, l'ultima volta non c'era. >>
La donna assentì benevolmente.
<< Sono passati parecchi mesi dall'ultima volta, in teoria avrei dovuto disegnarne due... ma sono vecchia. >>
<< Non dire così, mostri venti anni di meno di quelli che hai. >>
Con il solito sorriso ad occupargli il volto, Caesar emerse dalla cucina adiacente all'ingresso, ricordandosi di come suo padre l'avesse fatta installare perché amava cenare sul mare anche quando era maltempo, o faceva troppo caldo per uscire sulla spiaggia.
Respirò a pieni polmoni l'aria marina di quella baia.
<< Tuo padre diceva trenta però... >>
La signora Gyts sorrise, e servì una seconda tazza al figlio.
<< Dovrei ripartire presto? >>
Il cacciatore assentì.
<< Temo di sì, con la recente emergenza stanno mobilitando cacciatori ovunque possono, pare ci sarà molto da fare. >>
<< Ma non è quello il motivo per cui parti, o sbaglio? >>
Caesar le sorrise con benevolenza.
<< Gli anni passano, ma rimane impossibile nasconderti nulla, è vero, ho anche parecchio lavoro di altro genere... >>
Si sedette accanto alla madre e prese a bere il tè con lei.
<< Ma ci metterò meno tempo a tornare, o almeno così mi auguro, sai, ho fatto arrabbiare un po' di persone quando sono partito. >>
<< Quando mai non fai arrabbiare delle persone? >>
Caesar rise.
<< Hai ragione, pare che non abbia perso l'abitudine di farmi dei nemici. >>
<< A proposito di quello, prima che rincasassi ho ricevuto una chiamata, ma era per te, dal fisso ovviamente. >>
Caesar chinò la testa pensieroso, anche se il suo perenne sorriso non sembrava intenzionato a venir meno per nulla al mondo.
<< Per caso è chi penso io, mamma? >>
<< Credo di sì, è... >>
<< Ho già capito, ahia, vorrà spiegazioni per suo figlio... prendiamoci il tè con calma allora, credo che una chiamata con il mio vecchio partner possa aspettare. >>
Uno squillo del telefono catturò l'attenzione di entrambi, che volsero lo sguardo verso l'interno dell'abitazione.
La casa rimase avvolta nel silenzio per almeno tre secondi netti, prima che un secondo squillo ricordasse ai due di avere una persona in attesa.
<< Non importa figliolo, ti riscaldo il tè. >>
<< Grazie, non ci metterò molto. >>
Senza abbandonare il suo sorriso smagliante, Caesar si alzò dal tavolo e si diresse verso l'interno.
Appena fuori dalla cucina vi era il salotto, ed al suo interno il vecchio comodino fabbricato da suo padre (cacciatore, pescatore, artigiano e fabbro).
Lo raggiunse e tirò su la cornetta del telefono che vi era stato installato sopra, un modello vecchio stile che suo padre aveva comprato al mercato delle pulci (si era ricordato di aggiungere antiquario all'elenco?).
<< Ciao Dominik, come te la passi? >>


Non ricordo per quanto tempo rimasi incosciente... né quanti giorni passarono prima che potessi alzarmi sulle mie gambe, quello che è certo è che non mi metterò adesso a ricordare il dopo.
Questi ricordi mio buon Deryck... sono stati decisamente estenuanti, davvero, come detto prima, non ho la forza, forse non la avrò mai.
Ovviamente sto esagerando, ma se non intendo continuare o se aspetterò di farlo è perché vi sono molteplici motivi:
Primo: Ho raggiunto il minimo richiesto dall'editore, se poi andrà bene vi cagherò fuori un secondo libro, cari lettori.
Secondo: Tutta questa carta da stampa e questo inchiostro richiedono fondi e spese che non intendo sostenere al momento, per non parlare della pubblicazione nel caso le vendite del libro non bastassero a coprirne le spese.
Terzo: Anche se questa storia ha un continuo, anche se la mia esistenza non si è bruscamente interrotta ai piedi di una fetida palude dopo l'attacco del drako e lo scontro con il choker, di certo l'inizio si conclude qui.
Sì, il grosso inizio della mia esistenza nella terribile e selvaggia Remnant, non più come parassita in grado di sopravvivere rubando ma come attore nel terribile scontro di forze di cui ignoravo l'esistenza ed a cui non volevo prendere parte.
Non che abbia mai fatto dei passi in tal senso, se pensate che lo Ion di quella notte riemergerà dalla palude con un'armatura splendente e il cuore gonfio di buone intenzioni, allora devo chiedermi se non ho toppato totalmente nella mia narrazione, o se più semplicemente siete voi a vivere su un altro pianeta.
Se invece pensate che lo Ion di quella notte uscirà fuori dalla palude come una persona distrutta e con parecchi disturbi mentali, beh, di certo la fantasia non è una delle vostre qualità, ma come posso darvi torto?
Ma tralasciando i miei monologhi, il motivo per cui mi interrompo qui è perché qui finiscono le mie origini, il mio background, la lore di Ion.
Quello che verrà dopo sarà ovviamente la mia storia, ma il tutto si è originato in queste pagine, nel mio furto andato male, nella mia esperienza a Beacon, nella mia maturazione personale (e, perché no, anche spirituale), nella mia lotta contro Drake, nel mio amore per Brienne, nella nascita del mio odio verso l'universo e nei vari traumi attraversati di pagina in pagina.
Per questo, credo sia il momento di fermarsi, sedersi sulla poltrona, e riposare un po'.
Del resto, la storia della tua vita non la si racconta tutta in una volta, no? Devi farti tante sedute su sedute e chiacchiere su chiacchiere per tirarla fuori pezzo per pezzo come un parassita rintanato nel tuo orecchio.
Ecco, questo è il mio caso, ma non siate troppo avidi... sì, permettetemi l'immodestia di credere che non vediate l'ora di proseguire, me la merito almeno un po'?
Il punto è che adesso sono stanco, fisicamente ed emotivamente, e forse dietro questa motivazione dell'origine c'è solo un mio bisogno di riprendere fiato dopo questo tuffo nei ricordi, questa odissea nel passato.
Forse quando mi sarò posato su questa poltrona deciderò che è troppo comoda perché io debba alzarmi, e che tutto sommato non ho bisogno di cagare fuori un secondo mattone di cinquanta capitoli.
Come sempre sono molto deciso su quello che faccio.
Ma vada come vada, vi ringrazio.
Sì, sembra assurdo, ma ho conservato un minimo di modestia su questo punto, quindi avete i miei ringraziamenti, voi che leggete.
Non so nemmeno io perché lo sto facendo, nel senso, se mi chiedessero di esprimere un pensiero profondo non ne sarei in grado, quindi facciamo che vi ringrazio per aver comprato il libro e aumentato i miei guadagni, un ringraziamento molto da Ion, per l'appunto.
Ah sì, ringrazio anche Deryck, che per quanto non sia proprio la persona più di compagnia di questo mondo mi ha aiutato non solo nel mettere su carta i miei deliri ma anche a togliermi qualche peso dallo stomaco.
E qui finisco, non è mia intenzione profondermi in ringraziamenti fino a quando avranno meno valore dei fogli che usiamo per scrivere, non è necessario.
Ma siccome non mi viene in mente una frase d'effetto per la chiusura, facciamo che ripeto le parole della prefazione e siamo tutti contenti:
Il mondo è un luogo molto grande, e in un luogo molto grande sono presenti tanti, tantissimi individui, alcuni comuni, alcuni singolari, e alcuni estremamente particolari.
E poi ci sono io, che non saprei dire con certezza in quale di queste categorie inserirmi
”.
Però aggiungiamo:
E probabilmente, non lo saprò mai”.



Nota dell'Autore
Incredibile a dirsi ma dopo qualcosa come due anni questa storia volge al termine, ma malgrado ciò non pensiate che non sia stato un piacere per me scriverla, mi sento soddisfatto dei capitoli che ho fabbricato in questo lungo periodo e spero possa valere anche per voi.
Come avrete potuto intuire, ho optato per un finale abbastanza aperto, in modo sia da potermi mettere da parte una base di partenza per un futuro seguito, sia per chiudere degnamente la storia nel caso decida di non voler intraprendere la scrittura di una seconda storia.
Non che non manchino le idee su possibili seguiti od altre storie basate su questo universo narrativo, ma come per il nostro protagonista, la decisione di “cagare fuori un secondo mattone da cinquanta capitoli” non è una scelta che si prende a cuore leggero, specie adesso dove la trama principale di RWBY non potrà più farmi da guida come con questa storia.
Ma tralasciando le mie proverbiali indecisioni sul da farsi, ci tengo a ringraziare a modo tutte le persone che mi hanno aiutato con la storia o che nel corso di questi due anni sono state delle graditissime presenze nella sezione recensioni, in particolare ci tengo a ringraziare:


Thanos 05: Quasi un coautore per questa storia, creatore del team DIKJ, di Caesar e del misterioso Dominik correttore di fiducia nonché disegnatore che ha contribuito a dare forma ai grimm da noi creati, in particolare il choker, totalmente farina del suo sacco e a cui pertanto non potevo che dedicare l'ultima boss fight di questa avventura, a cui evito per decenza di fare l'ennesimo product placement per lo spin off.

Aladidragocchiodiluce: Creatrice del team OMGA (a cui farei un plauso solo per essere l'unica fra noi altre bestie ad essersi attenuta alla regola del dare un senso al nome del team), di Mr Darby e di Nissa, nonché prima persona ad aver messo a disposizione i suoi OC quando l'avventura di Ion era ancora un'idea allo stadio embrionale, grazie tantissimo.

White Pika girl: Creatrice di Brienne, Amanda, Nick e del restante team MEAB, senza la quale non esisterebbe il lato “romantico” (se così possiamo definirlo) di questa storia, a cui va il merito di aver dato a Ion una persona a cui sentirsi vicino ed empatico rispetto alle altre, rendendolo un tantino più umano di come poteva apparire inizialmente, e che sarebbe un'importante tematica da sviluppare per il possibile seguito.

Golden Fredbear: Mia prima conoscenza (e amicizia) su EFP, che a distanza di anni ha ancora la pazienza per recuperarsi i mattoni che sforno di tanto in tanto (ti voglio bene amico).

Tubo di Maschera: Le cui enormi recensioni hanno l'effetto di un trip di stimolanti per il sottoscritto, che in più di un'occasione si è ricordato grazie ad esse di avere una storia da mandare avanti e un oc da far soffrire.


fenris: Prima nuova conoscenza sul fandom di RWBY che non ha mai mancato di far notare errori o dare accorgimenti su come migliorare la storia strada facendo, e che spero possa dirsi soddisfatto del risultato complessivo di questa epopea.

Ovviamente si ringraziano anche tutte le persone che hanno messo la storia nelle preferite, delle seguite o su quelle da ricordare, e ovviamente a tutti i lettori che hanno voluto dedicare anche solo una mezz'ora del proprio tempo a leggere i capitoli di questa storia.
Ora con questo direi che posso fermarmi prima che questa nota si trasformi in un elenco di smielatezze non richieste, quindi concludo dicendo che è stato un piacere godere della vostra compagnia capitolo dopo capitolo.
E, nel caso dovessi fare la pazzia di intraprendere una nuova avventura con il nostro Ion (che mi auguro sia riuscito a farsi apprezzare ed a convincervi sia come personaggio da cui si sviluppa l'intera trama, sia come narratore della storia, e di cui a proposito ci terrei a sapere le vostre opinioni o intuizioni su come possa essere diventato o su quale sia la sua situazione al momento della scrittura della storia, insomma l'idea che vi siete fatti dello Ion narratore rispetto allo Ion protagonista, perché in tutta sincerità, non sono sicuro di saperlo nemmeno io), spero di poterne godere ancora per quell'occasione.
   
 
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