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Autore: Lupoide    24/05/2020    7 recensioni
Cosa sarebbe successo se, poco prima della nascita di Harry Potter, Regulus Black fosse riuscito a sopravvivere in quell'incauta notte in cui scoprì dell'esistenza degli Horcrux? Come sarebbe andata la storia da lì in poi? Un bivio, un crocevia che porterà una famiglia a riunirsi? Tutto questo avrà risvolti sulla vita del prescelto?
Genere: Angst, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: I Malandrini, Regulus Black, Sirius Black
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza | Contesto: Più contesti
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Erano trascorse due settimane.

Quattordici lunghissimi e interminabili giorni di cattività.

Si era dovuto arrendere alla volontà di Silente, alla fine. Regulus era tornato a Grimmauld Place, nascondendosi alla vista degli altri maghi per poter evitare che Lord Voldemort potesse avere qualsivoglia tipo di sospetto. Ma il Signore Oscuro non dubitava mai di sé stesso e di sicuro non era in cerca di nessuno; in fondo, il ragazzo, era servito al suo scopo e non doveva svolgere altre mansioni. Almeno per il momento.

Non era che un pezzo sacrificabile su quell’oscura scacchiera. Niente di più.

E così i giorni nella vecchia casa trascorrevano in copia, divenendo l’uno il rotocalco dell’altro. La tensione era palpabile in lui, specialmente per via della presenza di Sirius in casa. Se Walburga l’avesse scoperto si sarebbe aperto l’inferno lì, così il ragazzo era costretto a passare la maggior parte del tempo in forma di cane, cercando di evitare la stanza in cui la madre passava la maggior parte del tempo. Il suo zampettio in giro per la vecchia casa rischiò più e più volte di farlo scoprire, ma i due fratelli avevano un insospettabile alleato: Kreacher. L’elfo domestico, difatti, cercava di celare la presenza di Sirius e copriva così ogni più piccola traccia che potesse tradirlo.

Insomma, se il tempo avesse potuto essere misurato con una clessidra, in quei giorni ogni granello di sabbia sarebbe apparso come un vero e proprio macigno. Isolati dal resto dell’Ordine, senza nessuna notizia riguardo il medaglione o altro, i loro animi si stavano tendendo come corde di violino.

Regulus passava le giornate con la testa negli antichi tomi di magia della famiglia, cercando d’apprendere quante più informazioni fosse in grado d’incamerare in quella condizione di confusione generale. Non c’era momento in cui non pensasse alle scelte che aveva fatto nella vita, comprese le ultime che l’avevano recentemente riportato in quella gabbia. Cresciuto all’ombra delle pressioni che la sua famiglia gli aveva sempre fatto, plasmato sulle loro aspettative e plagiato da quelli che erano i loro ideali. Eppure non si era mai sentito completamente parte di quell’esercito. Insomma, in pochi giorni gli aveva voltato le spalle, ritrovandosi un elfo domestico come amico. E ciò il Signore Oscuro non l’avrebbe mai tollerato, l’avrebbe presa senza dubbio come un inquinamento d’una razza superiore, quella dei maghi purosangue.

Era stato così istintivo, come atto, prendere le parti di Kreacher quando l’aveva visto tornare a casa in quelle condizioni. Ciò non aveva fatto altro che crepare il solido muro di convinzioni che Regulus aveva cercato di edificare in quegli anni, comprendendo quanto in realtà fosse fragile e come questo celasse le sue reali convinzioni. Ribadendo più e più volte, nei suoi pensieri, la parola “sue” perché la prima volta riusciva a sentirsi sé stesso.

Aveva aperto gli occhi.

E non voleva tornare a chiuderli.

Anzi, voleva guardarsi quanto più possibile dentro per scoprire ciò che aveva nascosto fino a quel momento.

Al tempo stesso, però, non faceva altro che incolparsi di tutti quegli anni passati all’ombra delle proiezioni della sua famiglia prima e dei suoi compagni Mangiamorte poi. E questo tarlo continuava a corroderlo da dentro. Persino i tempi della scuola ora gli apparivano diversi, quando aveva sempre guardato agli altri dall’alto verso il basso. Specialmente quel fratello maggiore che ora era costretto a badare a lui per ordine di Silente.

Lo stato d’animo del ragazzo era tormentato, in continua lotta su due fronti: ciò che era e ciò che era diventato.

Senza contare la costante presenza del fratello maggiore al suo fianco, che lo teneva d’occhio da vicino e s’assentava solo raramente per partecipare alle riunioni dell’Ordine e per ricevere le nuove direttive in merito alla loro condizione.

In questo perenne bilico scivolavano i giorni, mentre Regulus cercava d’affinare alcuni incantesimi che non avrebbe mai pensato di dover utilizzare. Ad esempio l’Incanto Patronum, dato che non aveva mai dovuto immaginare d’usarlo poiché i Dissennatori erano da sempre schierati con Lord Voldemort. Era persino riuscito a dargli una forma corporea a forza di tentare.

Ma quella condizionata prigionia continuava a innervosirlo, giorno dopo giorno di più. Così, al tramonto del quattordicesimo di questi, la sua tensione era arrivata a un tal punto in lui da poter essere contenuta solo grazie a innumerevoli sforzi.

Quando finalmente calò la sera, Walburga si chiuse in camera, lasciando a Sirius la possibilità di tornare alla sua forma umana così come faceva ogni notte da quando erano arrivati. Era evidente quanto anch’egli fosse provato da tutta quella faccenda, in subbuglio almeno quanto il fratello.

Fu proprio quella sera che Regulus prese la sua scopa e, portandola in spalla, tagliò il corridoio in direzione della porta d’ingresso.

- Dove pensi di andare? - fu la voce di Sirius e a fare da eco ai suoi passi.

- Sono stanco di star chiuso qui dentro, vado a farmi un volo qui attorno.

- Sai bene di non poterlo fare.

- E dovresti essere tu a impedirmelo?

S’avvicinò al fratello maggiore con fare di sfida, guardandolo direttamente negli occhi. Senza distogliere lo sguardo, il maggiore dei due annuì lentamente prima di rispondere:

- Certo, sono qui per questo.

- Allora credo che dovrai impegnarti, io me ne vado. Non sono il vostro prigioniero di guerra.

Le mani sui fianchi di Sirius lasciavano intuire quanto fosse contrariato in quel momento, calò lo sguardo solo per il tempo di scuotere la testa poi tornò a puntare i suoi occhi in quelli di Regulus.

Fu una frazione di secondo. Ringhiò praticamente al pare dell’animale di cui assumeva le sembianze e poi portò le mani intorno al collo del fratello minore, facendogli sbattere la schiena contro il muro che aveva alle sue spalle. Cominciò a sussurrargli, a meno d’una spanna di distanza dal volto:

- Ascoltami bene, sono qui per farti da balia da due settimane. Per colpa tua mi è stato tolto il mondo che mi ero creato finora, quei legami che tanto mi contraddistinguevano proprio da persone come te. - l’ultima frase sibilò più delle altre, frizionando l’aria – Non ho nessuno intenzione di lasciarti andare e rendere tutto ciò inutile.

Fu di nuovo un battito di ciglia, le mani di Regulus si strinsero intorno al collo di Sirius, specchiando la situazione perfettamente rispetto a pochi secondi prima. Stavolta fu il più giovane tra i due a parlare:

- Ora ascoltami tu perché non mi ripeterò. Non mi importa cosa tu stia facendo qui, chi ti abbia detto di farlo o cosa stai rischiando di perdere. Hai rischiato di perdere me così tante di quelle volte che ho perso il conto ormai e non ti è mai fregato nulla. Cos’è? Eri troppo impegnato a ribellarti per avvicinarti a tuo fratello? Troppo Grifondoro per quello sporco Serpeverde? Credi che io non ricordi come mi guardavi a scuola? Con sdegno, vergogna. Come se fossi quella cosa che volevi tenere nascosta a tutti i tuoi amichetti, eh? Non sono qui per farmi trattare in questo modo. Non ho fatto ciò che ho fatto per essere di nuovo trattato di merda.


Rise, Sirius. Continuando a sostenere lo sguardo del fratello che ora distava pochi centimetri dal suo viso. Scoppiò a ridergli in faccia. E questo non fece altro che fargli ribollire il sangue nelle vene.

Un pugno alla bocca dello stomaco mozzò la sua risata, lasciandolo senza fiato mentre si piegava su sé stesso. Ma fu solo per una manciata di secondi, poi riprese a ridere.

In quel momento d’euforia immotivata, il tempo parve dilatarsi. Quando Regulus vide avvicinarsi la mano di Sirius gli parve di vedere il tutto a rallentatore. Il pugno chiuso impattò con la sua mandibola, sbilanciandolo e facendolo cadere a terra. Il fratello più grande lo seguì immediatamente, a sua volta squilibrato dalla forza che aveva messo in quel colpo.

Entrambi stesi su quel pavimento, l’uno al fianco dell’altro, dopo un breve momento di silenzio, non poterono far altro che scoppiare a ridere insieme.

- Sei cresciuto, fratello, e su una cosa devo darti ragione: io questo me lo sono perso. Però non è assolutamente vero tutto il resto di ciò che hai detto. Non ti ho mai guardato con vergogna, anzi. Sono sempre stato preoccupato dall’influenza che mamma e papà potevano avere su di te, eppure sei sempre stato uno degli allievi migliori di Hogwarts, un mago fantastico e persino un cacciatore talentuoso per la tua casata. Ti sbagli, non era vergogna nei tuoi confronti. Mi vergognavo di me perché, nonostante tutto, non potevo far altro che essere fiero di te. Ma da lontano, senza potermi avvicinare, altrimenti avrei rischiato che bruciassero anche te sull’arazzo di famiglia. E io questo non lo volevo.

Non riuscì a rispondere, Regulus. Il dolore che provava alla mandibola in quel momento non era nulla in confronto al fuoco che gli era divampato in petto. Lui che aveva aspettato per anni un cenno d’assenso del fratello, da cui s’era allontanato senza volerlo, ora si ritrovava a ridere con lui mentre questo gli confessava cose che mai avrebbe potuto pensare vere.

E sì che anche lui aveva sempre riposto stima in Sirius, proprio per via di quel coraggio che l’aveva assegnato alla casa di Grifondoro, quel coraggio che gli aveva permesso d’allontanarsi da tutte le influenze che erano sempre orbitate in casa, quel coraggio che gli aveva permesso d’andarsene quand’erano così piccoli da non capire neanche che si stavano perdendo.

E forse s’erano ritrovati.

A discapito del rivolo di sangue che ora gli insozzava il mento e della polvere che stavano prendendo stando lì in terra, Regulus Arcturus Black si sentì per la prima volta pulito. Puro.

- Sono contento che tu sia uscito da quel cono d’ombra – riprese Sirius – per quanto tu ed io possiamo rischiare, sono certo che ne varrà la pena se ciò ci riavvicinerà, fratellino.

Fu una stretta al cuore, non avrebbe mai pensato di sentire parole del genere pronunciate proprio lì, in quella casa da cui Sirius era fuggito senza mai guardarsi indietro.

Stettero così per un po’, in silenzio, a guardare le assi di legno del soffitto e a ripensare a ciò che era successo loro in quei pochi minuti.

- Ne sono certo anche io, fratello. - disse Regulus, poi s’alzò di scatto, portandosi subito sopra l’altro e tendendogli poi la mano per aiutarlo ad alzarsi. La stessa mano con cui l’aveva colpito pochi istanti prima.

Quando furono entrambi in piedi, ognuno di loro si mise all’opera per togliersi la polvere che aveva indosso dopo quella caduta, dopodiché, un po’ a mezza bocca, il più piccolo dei due disse:

- Toujour pur.

Sirius notò che in quella frase, per la prima volta, non v’era né odio verso il prossimo né arroganza, la vide esattamente per ciò che era, il vecchio motto d’una famiglia che finalmente s’apprestava a cambiare.

- Toujour pur. - rispose sorridendo e rifilando una sonora pacca alla spalla di Regulus. - Ora andiamo però, non credo che tu voglia più fare quel giro in scopa.

- Oh, giusto. Hai ragione, non ne ho più voglia. Anche perché con i pugni sono a posto così per stasera.



Intanto, ad Hogwarts, Silente era impegnato a svuotarsi la mente per l’ennesima volta durante quelle settimane. Il suo Pensatoio ormai brulicava di filamenti argentei, gli stessi che lui vi immergeva delicatamente all’interno con la punta della bacchetta.

Era notte fonda e ormai il castello era piombato in uno stato di silenzio quasi assoluto.

Quando la sua porta si spalancò con un sonoro schianto, egli arrestò il movimento placido in cui si stava producendo per far sì che il suo ricordo toccasse l’acqua.

- Si può sapere cosa diavolo hai in mente, eh? - la voce di Alastor Moody tuonò all’interno della stanza, rompendo quel silenzio che vi aleggiava.

- Buona sera a te, Alastor, mio vecchio amico.

- Buona sera un corno, Albus, spiegami cosa sta succedendo.

Prima di allontanarsi dal bacile, Silente finì il viaggio che aveva interrotto poc’anzi, portando quel ricordo al sicuro nel Pensatoio.

- Dimmi, cosa vuoi sapere?

- Voglio sapere che diavolo stai architettando. Mi assento per una missione importantissima e, al mio rientro, trovo un Paciock diffidente che non sa se può rivelarmi informazioni che invece avrei dovuto sapere per primo. Che cos’è quel medaglione, eh Albus? Di che si tratta?

Il vecchio preside prese un profondo sospiro, muovendosi con passo leggero e cadenzato verso la propria scrivania, poi si sedette.

- Prego, accomodati vecchio amico mio, gradisci qualcosa da bere?

- No, ti ringrazio, gradirei sapere cos’abbiamo in mano.

Le punte delle dita delle mani di Silente si congiunsero, mentre egli bofonchiava messamente.

- Ancora nessuno di noi lo sa, Alastor, ma posso garantirti che ognuno di noi sta facendo il possibile per comprenderlo.

- E allora perché non mi hai mandato a chiamare prima, eh?

- Perché, come hai detto tu, eri irreperibile in quel momento. In realtà v’è anche un altro motivo ma per il momento non posso aggiungere altro, lasciamo che sia il tempo a giudicare se con ragione oppure no.

- Spiegami perché lo hai consegnato a Frank Paciock. Diavolo, Silente, sua moglie è incinta e tu decidi di esporlo così?

- Non c’è motivo di preoccuparsi, Alastor. Frank e sua moglie sono due Auror eccezionali, motivo per cui ho pensato che quell’oggetto fosse al sicuro nelle loro mani.

- Ma perché non portarlo qui e, soprattutto, perché non mi hai chiamato?

Un secondo sospiro.

- Ho pensato che Hogwarts sarebbe uno dei primi posti in cui il Signore Oscuro verrebbe a cercarlo. E poi, non trovandolo, sarebbe passato a farti visita.

- Quindi hai deciso di condannare a morte quella coppia?

- È evidente quanto tu tenda a sottovalutare due Auror così esperti. Proprio da te non me lo sarei aspettato, Alastor.

Con quell’ultima frase, Moody parve zittirsi, zoppicando fino alla scrivania di Silente prima di prendervi posto.

- Immagino che tu ti sia già fatto un’idea di cosa abbiamo per le mani, mi sbaglio? - domandò con una punta di curiosità in bocca.

- Effettivamente un’ipotesi è già stata formulata... per quanto io non voglia crederci, Qualora lo facessi vorrebbe dire che ci troveremmo di fronte a un qualcosa di unico e inimitabile. Un frammento dell’anima del Signore Oscuro.

- Un Horcrux?

- Esattamente.

- Motivo in più per non mettere in mezzo la famiglia Paciock, se questa è l’unica ipotesi in merito è terribile.

- A chi altri avrei dovuto consegnarlo? Forse a te?

- Beh, non avresti male.

- No, hai ragione. Però vedi, Alastor, probabilmente abbiamo tra le mani l’oggetto più prezioso dell’intera vita di Tom Riddle. Per un attimo cerca d’immaginare d’essere nei suoi panni, quale sarebbe il primo posto in cui verresti a cercarlo?

Moody zoppicò un po’ intorno alla stanza, rimuginando su quella domanda.

- Hogwarts, immagino.

- Perfetto. Ora, conoscendo i membri dell’Ordine della Fenice, se non fossi io a custodirlo, a chi penseresti?

- A me… - stavolta la risposta fu pressoché istantanea e non ebbe bisogno d’una riflessione precedente. Lo sguardo basso a evitare quello del preside.

- Precisamente. Converrai con me che il posto più sicuro, paradossalmente, è proprio quello dove ora si trova il medaglione. Di sicuro, come saprai, non è mia intenzione esporre Frank e Alice a futili pericoli, per questo l’intero Ordine è allerta e sorveglia un luogo speciale in cui li ho fatti scortare, di cui diverrai proprio tu unico Custode Segreto. Lì Alice potrà trascorrere le ultime settimane di gravidanza in pace, in buona compagnia e comunque sempre sotto gli occhi vigili di persone in cui ripongo la mia massima fiducia.

- Pare che, come al solito, tu abbia pensato a tutto.

- Soltanto a ciò che posso, mio caro amico, purtroppo a tutto non ci arriverò mai.

  
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