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Autore: McGonaogall_Sister    26/05/2020    1 recensioni
What IF/ seguito di "Pamela Radcliffe e il Professore di Pozioni"
La vita da Professore non è come ce la si immagina: tra le lezioni fuori dal comune e i pettegolezzi tra insegnanti, la vita dall'altra parte della barricata riesce, però, ad infondere in Pamela una serenità che non si era aspettata e a regalarle qualche avventura.
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"Le profezie, come sai, sono una materia complessa e delicata e per quanto non mi sia chiaro fino in fondo il significato di ciò che hai visto, è senza dubbio vero che alcune coincidenze meritano attenzione."
- Albus Dumbledore
"Siete pregata di non cercare di invadere il mio spazio mentale né da lontano né da vicino."
- Severus Snape
"Com’è la prima impressione dall’altra parte della barricata?"
- Filius Flitwick
"Oh, cara, da che mondo è mondo le situazioni complicate sono sempre le migliori! Un po’ di difficoltà mette pepe, come nel purè di patate voraci."
- Pomona Sprite
"Nella mia esperienza, chi è tanto caparbio e sciocco da rifiutare un amore disinteressato e tenace, presto o tardi se ne pente."
- Minerva McGonagall
Genere: Azione, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Hermione Granger, Minerva McGranitt, Pomona Sprite, Severus Piton | Coppie: Draco/Harry, Remus/Sirius
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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L'angolo dell'autrice

Ben tornati alla lettura!

Prima di tutto vorrei ringraziare tutt* voi che avete lasciato recensioni preziose per la storia :D è bello sapere che ci siete e cosa pensate della storia, mi aiuta moltissimo a capire come bilanciare la storia e a trovare sempre più stimolo per andare avanti! 

E poi vorrei di nuovo ringraziare la grandissima Nanna_Chan che mi sta facendo da spalla e da aiuto (non le piace che dica che in fondo sta diventando più una coautrice che una beta, ma sappiate che un po' è così). 

Insomma, mi piacciono le imprese collettive, se non si fosse capito XD e mi piace pensare che, in qualche modo, anche Hogwarts sia un'impresa collettiva: con tutte le loro tensioni, con gli attriti e le incomprensioni, immagino lo staff dare vita a qualcosa di unico e condiviso, per questo mi piacciono tanto le scene dove sbirciamo questo meccanismo :D

Un abbraccio a tutti e buona lettura!


 




“Mi sta dicendo che non dovremmo fare nulla?!”

 

“No, affatto. Sto dicendo che la cosa migliore che possiamo fare ora è aspettare.”

La voce di Dumbledore aveva la solita ferma calma.

 

“Preside, i ragazzi… non possiamo aspettare che qualcuno di loro venga attaccato! Ci sono decine, forse centinaia di loro nati da famiglie babbane o miste…”

 

“Mi rendo conto, Minerva. Mi rendo conto. Ma non vedo alcuna mossa che non metta ulteriormente a rischio le loro vite.”

 

“Se mi permette, Preside” ora era Snape a parlare, Pamela riconosceva la cadenza trattenuta della sua voce oltre la porta. “Se qualcuno tra gli studenti sta rivendicando il titolo dell’erede scatenando una creatura mostruosa nella scuola, forse sarebbe giustificato l’uso del Veritaserum sugli studenti e gli insegnanti.”

 

“Chiunque sia in grado di aprire la Camera dei Segreti, Severus, è di certo in grado di evitare gli effetti del Veritaserum. Vi ricordo che stiamo parlando di una magia così potente e oscura che in tanti anni nessuno di noi, nessun insegnante, è mai riuscito a trovare quella camera. Inoltre, non possiamo certo dare per scontato che ciò sia avvenuto realmente. No, la domanda è: com’è possibile che una così potente magia sia entrata nella scuola senza che ce ne accorgessimo? Troviamo una risposta a questa domanda e troveremo come fermarlo.” 

 

Restò un momento di silenzio e Pamela stava per approfittarne aprendo la porta quando il Preside riprese a parlare. 

“In ogni caso, vi pregherei di non coinvolgere nessun altro. Cerchiamo di mantenere la calma tra gli studenti, per nessun motivo, confermate l’esistenza della Camera. L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è che si ripeta quanto avvenuto l’anno scorso. A questo riguardo, pregherei entrambi di non coinvolgere nemmeno la signorina Radcliffe.”

 

Pamela tolse la mano dalla maniglia, tradita. Non restò nemmeno per sentire le risposte della McGonagall e di Snape. Girò sui tacchi e facendo meno rumore possibile si allontanò giù per la scala a chiocciola e poi nel corridoio. Stava tornando in camera sua quando ebbe la sensazione spiacevole di essere osservata. Si voltò, ma il corridoio alle sue spalle era vuoto quanto quello di fronte a lei, forse era solo suggestione. Aprendo appena la sua percezione era in grado di rendersi conto se un luogo era davvero vuoto (era così che spesso si accorgeva se Charm era fuori o si era solo andato a infilare nell’armadio) e si azzardò a farlo. Quello che sentì le fece gelare le ossa. C’era qualcosa, qualcosa nel muro, qualcosa di enorme e malvagio, qualcosa di antico e potente. Si allontanò d’istinto dalle pietre fissandole come se dovessero aprirsi da un momento all’altro mettendola di fronte alla propria morte. Aveva smesso di respirare, aveva smesso anche di pensare. Riusciva solo a sentire quella presenza terribile e a pregare di non essere vista. Goccioline di sudore freddo le imperlarono il viso. 

Poi il mostro si allontanò. 

Pamela si risvegliò di colpo e, tenendo aperta per un spiraglio la sua sensibilità, si mise a corrergli dietro. Non si muoveva veloce, ma sembrava non essere costretto a seguire i percorsi tracciati nel castello dai corridoi. Più di una volta ebbe l’impressione di averlo perso, per poi ritrovarlo dopo una svolta o una scala, come se avesse potuto attraversare il soffitto o il pavimento. Non sembrava avere una precisa direzione, sembrava stesse esplorando il territorio, girovagando casualmente, su e giù, avanti e indietro. Poi, all’improvviso, da dietro un angolo, sbam. La sua testa cozzò dolorosamente contro quella di Snape.

 

“Cosa diamine…cosa sta facendo?!”

 

Snape si teneva lo zigomo, l’espressione alterata dalla sorpresa e dal dolore per la botta improvvisa. 

 

“Il mostro! L’ho sentito… andava per di là” rispose indicando il corridoio davanti a lei e facendo per riprendere a correre.

 

“Non si azzardi nemmeno!” Snape l’aveva acchiappata per il polso e la teneva ferma. 

 

“Mi lasci! Non capisce?! Dobbiamo seguirlo, potrebbe attaccare, o potremmo scoprire da dove viene!” 

Snape era molto più forte di quanto avesse pensato Pamela, o forse lei lo era molto meno. Fatto sta che per quanto si dimenasse non riusciva a liberarsi dalla sua presa. 

 

“La smetta di comportarsi come una sciocca! Finirà per farsi ammazzare… si calmi! Cosa vorrebbe fare? Affrontare il mostro di Salazar Slytherin con le meditazioni?” 

 

Pamela si voltò a guardarlo offesa. 

“E lei vuole aspettare che ammazzi qualcuno?”

 

Per un momento restarono a guardarsi in silenzio e se avessero potuto darsi fuoco a vicenda lo avrebbero fatto. 


“No” rispose alla fine Severus con il gelo nella voce “ma non voglio nemmeno che sia lei a farsi ammazzare. L’anno scorso mi è stato sufficiente.”

 

Pamela si calmò almeno in parte. Snape non aveva tutti i torti e lei si sentiva ancora in colpa per quello che aveva combinato l’anno precedente.  

“D’accordo.” acconsentì facendo un respiro profondo e chiudendo gli occhi per recuperare la calma.

 

“D’accordo e basta?” 

Chiese sospettoso Severus. Si sarebbe aspettato almeno un tentativo in più di mercanteggiare.

 

“Sì, d’accordo e basta: ha ragione, l’anno scorso ho fatto una sciocchezza, ho rischiato troppo, e l’ho messa in una pessima situazione. Avrei dovuto dare ascolto a lei e al Preside.”

 

“Mi promette che non tenterà in alcun modo di rintracciare né quel mostro né l’erede?”

 

“Glielo prometto”

 

Snape le lasciò andare il braccio anche se continuava a non crederle. Per un attimo Pamela si chiese se le avrebbe chiesto un Voto Infrangibile, uno come lui ne sarebbe stato capace. 

 

“Andiamo, la riporto nella sua stanza.” disse invece facendole cenno di superarlo. 

 

Solo in quel momento Pamela fece caso a dove l’aveva portata il suo inseguimento, non erano affatto sulla strada tra l’ufficio del Preside e la camera di Snape.

 

“E lei cosa stava facendo?”

Domandò curiosa, senza ottenere risposta, se non quel modo rigido che aveva l’uomo di irrigidire il volto quando si irritava o imbarazzava. Ci pensò da sola. Non riuscì a trovare nessuna rotta che potesse giustificare la sua presenza in quel preciso punto del castello, a meno che non si fosse prima diretto verso la sua camera e poi a metà strada non avesse cambiato idea. 

“Stava venendo per caso a cercarmi?”

 

“Volevo solo informarla del fatto che il Preside ha dato preciso disposizioni di non intromettersi in questa faccenda con assurde trovate. Vedo che avevo ragione di farlo.” rispose rigido e impettito. 

 

“Oh, certo.” A Pamela scappava da ridere, ora. Era difficile non trovare divertente quel contegno, perfino in una simile situazione. Dover restare in disparte, ferma, mentre un mostro vagava per la scuola con la promessa di uccidere chiunque non avesse sangue puro, non sarebbe stata una prova facile per nessuno, ma aveva scelto di avere fede nelle parole di Sybill e doveva continuare con coerenza su quella strada. Camminando in silenzio, coi passi che rimbombavano per i corridoi, non potè fare a meno di chiedersi ancora una volta se non avesse frainteso tutto.

 

“Sotto la terra sta il corvo” aveva detto con quella voce d’altro mondo che non le aveva mai sentito prima “rosso di sangue avrà il becco, ma non credere, non credere! Dovrai insegnargli a volare, dovrai nutrirlo con pazienza, sarà lui tra coloro che sono sopravvissuti quando i teschi torneranno in cielo. Dovranno essere le sue lacrime… le sue lacrime”

 

C’erano ancora parecchie cose che Pamela non poteva capire, ma le era sembrato subito piuttosto chiaro di chi si stesse parlando e non c’erano molti fraintendimenti possibili su cosa dovesse fare lei: avere molta pazienza. Per questo aveva accettato di stare in disparte e per questo evitò di punzecchiarlo fino a che non l’ebbe scortata alla porta. A quel punto recitò la sua formula e fece per entrare in camera, ma poi si voltò. 

“Sa, non posso leggerle nella mente ma inizio a capirla lo stesso: lei ha paura per me e di me, non è vero? Ha paura perché sa che con me potrebbe anche perdere il controllo.”

 

“Non dica sciocchezze.”

Severus aveva un sesto senso per i pericoli, e quella era una situazione pericolosa, lo sentiva nelle gambe che gli suggerivano di darsi alla fuga in fretta.

 

“Allora entri a bere una tisana. Distende i nervi.”

 

“È tardi…” provò a protestare.


“Domani è domenica, non ci sono lezioni. Niente scuse.” 

 

Severus esitò ancora un momento. Aveva paura? Di che cosa avrebbe mai dovuto avere paura? Di una ragazzina? Entrò a testa alta. Col senno di poi, fu un errore.

Appena richiusa la porta, senza nessun riguardo al pudore o alla decenza, Pamela si sfilò l’abito blu scendendo dai sandali. 

 

“Con permesso, ma questo coso inizia a mettermi a disagio.” disse mentre rovistava sotto al cuscino del letto per prendere la camicia da notte.

 

“In… in effetti è… è poco adeguato alla situazione. Dovrebbe rendersi conto che la scuola è piena di ragazzi adolescenti e non è il caso…” si accorse di star balbettando e di essere finito schiacciato contro la scrivania, l’angolo più lontano della stanza rispetto al letto. Doveva restare calmo, molto calmo. Era solo una ragazzina, non poteva succedere niente senza il suo consenso.

 

“Crede che i ragazzi non notino i professori se si sotterrano sotto grandi tuniche nere? Non funziona, è il caso che lo sappia. La nudità ha poco a che fare con l’eros, è molto più quello che non si vede ad attrarre” 

 

Pamela si stava avvicinando, coperta solo da quella striminzita camicia da notte piena di pizzi. Severus cercò di restare molto calmo e di reprimere l’istinto di strisciare contro al muro per mantenere le distanza. Sarebbe stato ridicolo.

 

“La teiera” 

 

“Cosa?”

 

“Mi passa la teiera?” Pamela indicava qualcosa di fianco a lui. Si voltò, c’era una teiera. Gliela porse con il braccio teso. 

 

“Grazie.” la ragazza recuperò un barattolo pieno di erbe profumate, ne versò un po’ dentro e poi andò in bagno ad aggiungere l’acqua.

 

Severus prese un lungo respiro profondo. Era stato in apnea fino a quel momento e non se n’era nemmeno accorto. 

“Lei non ne sa molto di eros, vero? Mi dispiace, devo averla sconvolta parecchio l’altra sera. Ma un bacio non è una cosa tanto grave, anche i ragazzi si baciano nei corridoi, l’ha mai notato?”

 

“Trovo superficiale il modo in cui parla dell’ammissione di un’altra persona nella propria intimità fisica.” cercò una collocazione nella stanza che gli desse maggior dignità ma lo facesse allo stesso tempo sentire sicuro. Alla fine si mise vicino alla pianta di Dittamo accanto alla finestra.

 

“No, non è superficiale. Forse sono solo meno restia ad accettare gli altri. Mi piace condividere la mia intimità con belle persone, e perché non dovrei?” bastò un colpo di bacchetta per far fumare la tisana. “Lei perché se lo vieta?” Chiese versandone due tazze. Snape non rispose e non prese la tazza che gli tendeva.

“L’ho spaventata l’anno scorso, vero? Mi dispiace. È per questo che tiene le distanze, ha paura della perdita, lo capisco.” prese un sorso di tisana restando a guardarlo. Le piaceva quel modo risentito che aveva di fissarla quando lo pungeva nel vivo, le piaceva molto. “Adesso prometto di non fare nulla, voglio solo farle vedere un esercizio che faccio fare anche ai ragazzi a lezione. Niente di particolare: mi avvicino e la guardo negli occhi e lei guarda me. Il primo che distoglie lo sguarda ha perso. Ci sta?”

 

Severus sbuffò spazientito. “Poi me ne posso andare e la smetterà con queste… queste sciocchezze?”

 

“Non le rivolgerò più la parola se non interpellata.” promise Pamela poggiando la tazza e avvicinandosi abbastanza da prendergli le mani. Erano gelide e sudate. “Al mio tre, deve solo guardarmi, nient’altro.” Contò fino al tre, ma non ce ne sarebbe stato bisogno, la stava già fissando. 

 

Per chi non avesse mai provato un esercizio simile, va detto che è impegnativo. Pamela lo conosceva bene e sapeva i rischi a cui si esponeva chi avesse una combinazione letale di orgoglio, competitività e repressione. 

 

“Che idiozia…” borbottò Snape dopo qualche secondo, ma non tolse lo sguardo e Pamela non gli diede niente a cui aggrapparsi.

Iniziò a perdere il senso del tempo. Gli occhi della ragazza avevano qualcosa, qualcosa di difficile da contrastare. Provò a concentrarsi sul loro colore, ma non era abbastanza. Quel qualcosa sembrava filtrare dal suo sguardo e iniziò a sentire qualcosa nel petto, come una stretta nello sterno. Cercò di concentrarsi su respiri lenti e profondi, ma scoprì che non bastava. Sentiva le sue mani nelle sue, lo facevano sentire al sicuro, nonostante quella morsa crescesse, lo stava sommergendo. Chiuse gli occhi, ma non servì a fargli trattenere le lacrime.1

 

“Va bene.” Pamela parlava sottovoce, gli accarezzava piano il dorso di una mano e gli asciugava il volto. “Va bene, fa bene piangere…” crollavano tutti, prima o poi, con quell’esercizio, tutti, e quell’uomo era una specie di pentola a pressione emotiva da talmente tanto tempo… però il bacio Pamela non se l’era aspettato, non se l’era aspettato proprio. Era arrivato di colpo, lui aveva ancora gli occhi chiusi mentre premeva le labbra sulle sue. E poi un momento dopo l’aveva scansata sorpassandola per darle la schiena. Pamela aveva pensato che sarebbe scappato, invece no. Si era bloccato. 

 

Severus non riusciva a smettere di piangere, non riusciva a pensare, non era lucido, che cosa stava facendo?

Quando si sentì prendere per il braccio si voltò senza nemmeno provare a resistere. Lasciò che lo baciasse di nuovo, forse… forse fu lui a baciarla, non ne era sicuro. Sembrava che tutto stesse sfuggendo al suo controllo e non riusciva a smettere. Poi, poco alla volta, sembrò che tutto quel tumulto si calmasse da solo. 

 

“Ecco, visto? Va tutto bene.” Pamela fece un passo indietro e tornò alla sua tisana. 

 

Severus era confuso, molto confuso, ma in effetti stava bene. Stava meglio di… di sempre. 

“Questo non cambia in nessun modo la natura del nostro rapporto.” Ci tenne a precisare.

 

“In nessun modo.” confermò Pamela prima di prendere un altro sorso dalla tazza che nel frattempo si era freddata. “Ma quando vuole può passare per una tisana.”

 

“Grazie.” Non gli venne niente di meglio da dire. “Buonanotte.” aggiunse prima di uscire dalla camera.

 

Pamela sorrise tra sé lasciandolo andare. Doveva scrivere a Max, doveva raccontargli tutto, avrebbe apprezzato la storia.


1. Se volete farvi un’idea di quello che sta passando il povero Snape, qui c’è la registrazione della volta in cui Marina Abramovich propose qualcosa di analogo. https://www.youtube.com/watch?v=A-EdGNXi8Ko L'esercizio di Pamela è abbastanza un classico di molti percorsi di crescita personale, uno degli esercizi più sottovalutati da chiunque, in genere, ma che stana in modo quasi ineluttabile qualsiasi emozione si stia tentando di reprimere e Severus, beh, lo sappiamo, è più o meno un grumo compresso di emozioni represse tenute ferme da un filo di spago.
 
   
 
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