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Autore: GiulsOakenshield    26/05/2020    1 recensioni
Salve a tutti! Per chi ha seguito e apprezzato la mia ultima long “Sound of silence” e per chi è semplicemente curioso, ho deciso di scrivere questa raccolta per introdurre il seguito delle avventure di Eruannie di Imladris. I capitoli sono stati ispirati dalla canzone “You are the reason” di Calum Scott e si collocano tra la morte di Thorin e il risveglio di Eruannie dopo i 75 anni trascorsi nel Sonno Eterno.
Si compone di 5 capitoli che affrontano i momenti principali della vita di Eruannie e di Legolas dopo il loro ultimo incontro per niente felice.
Spero vi piaccia!
Baci,
Giuls
Genere: Drammatico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elrond, Legolas, Nuovo personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le Cronache di Eruannie di Imladris'
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III

Scalerei ogni montagna

E attraverserei nuotando ogni oceano

Solamente per stare con te

Ed aggiustare ciò che ho rotto

 

 

Legolas cavalcava da mesi verso quella che il padre gli aveva indicato essere il nascondiglio di alcuni elfi Silvani. Si erano allontanati dai loro simili per vivere una modesta vita nel Bosco Selvaggio ad Est, in solitudine e senza interagire con le altre creature del mondo. Alcuni di loro erano stati sudditi di Oropher, padre di Thranduil, ma avevano scelto di ritirarsi dopo la sua morte nella Battaglia di Dagorlad. Thranduil non si era mai interessato di quei disertori, ma ora che Sauron si era rivelato avevano bisogno di quanto più aiuto possibile. Il Sovrano di Bosco Atro era più che propenso a lasciarsi quegli antichi dissapori alle spalle, pur di assicurare al suo popolo la sopravvivenza.

Finalmente, dopo numerose lune, era riuscito ad arrivare al limitare del Bosco Selvaggio ai piedi delle Montagne Rosse. Strane leggende venivano narrate su quei luoghi, si diceva che gli Uomini Selvaggi popolavano la Foresta e che uccidessero chiunque osasse varcarne i confini, per poi mangiarne le carni.

A Legolas erano sempre sembrate delle assurde convinzioni degli uomini di Gondor e Rohan, ma il silenzio innaturale di quel posto lo fece dubitare un poco. Incitò il suo fidato destriero a proseguire, nonostante anche l’animo dell’animale fosse leggermente turbato.

Mentre il cavallo procedeva nella boscaglia, l’elfo si guardava intorno nel tentativo di captare il minimo rumore ostile. Le sue orecchie erano tese e gli occhi saettavano da una parte all’altra della Foresta. Nonostante avesse i sensi più fini che un elfo potesse desiderare, non si accorse minimamente delle figure che lo stavano osservando. Il cavallo si bloccò non appena percepì la presenza di qualcuno sopra di loro.

Legolas si sporse verso l’animale, tranquillizzandolo con alcune parole, mentre faceva correre la mano ad afferrare una freccia nella faretra sulla sua schiena. Ma gli elfi di Bosco Selvaggio erano assai più rapidi e silenziosi del principe, il quale si ritrovò con una lama al collo. L’elfo si era calato silenzioso da un albero e si era depositato delicatamente sul dorso dell’animale, che quasi non aveva percepito la sua presenza.

<< I udùn cin?>> una voce vellutata ma imperativa giunse alle orecchie del principe, mentre con la coda dell’occhio cercava di cogliere quanto più possibile le fattezze del suo aggressore.

Legolas alzò le mani in alto in segno di resa, indicando con lo sguardo la lama dello sconosciuto, come a suggerirgli di abbassarla. Questi, quasi potesse leggere i suoi pensieri, fece ancora più pressione procurandogli un piccolo taglietto alla base del collo.

<< Legolas Thranduillion>> sputò fuori l’elfo, irritato dal trattamento che gli veniva riservato.

<< Ah, il figlio di Thranduil…e per quale stupido motivo ti sei inoltrato nel Bosco Selvaggio, se posso chiedere?>> l’elfo alle sue spalle allentò la presa e saltò giù dalla cavalcatura di Legolas, mantenendo la rozza lama della lancia puntata contro al principe.

<< Non credo che parlerò di tali questioni con un semplice guardiano, portatemi dal vostro re>> rispose fermamente, facendo correre gli occhi sul suo interlocutore e analizzandolo rapidamente. Aveva la pelle di un verde brillante, mentre una scia nera gli contornava gli occhi come una benda, facendone risaltare il colore ambrato. I suoi lunghi capelli, anch’essi verdi, erano acconciati in numerose treccine.

I vestiti, se così potevano definirsi, erano delle foglie intrecciate tra loro e sostenute da alcune liane. Legolas arrossì leggermente notando di aver scambiato il suo interlocutore per un maschio, ma rendendosi presto conto che si trattava di una femmina. I seni erano ricoperti da una serie di foglie che si intrecciavano fino a scomparire dietro a una spalla, ma le loro forme erano ben visibili. Il principe distolse subito lo sguardo, concentrandosi sui piedi nudi dell’elfo femmina. Questa scoppiò in una risata cristallina e, dopo un cenno del capo, il cavallo di Legolas venne circondato da altri cinque della sua razza.

<< Noi non abbiamo un re, principino>> l’elfo spalancò gli occhi, come potevano vivere senza un sovrano che li guidasse? La risposta a quella domanda silenziosa non tardò ad arrivare.

<< Ognuno di noi vive nel rispetto della Foresta, prendiamo da essa solo ciò che ci serve e in cambio la difendiamo dagli invasori>> spiegò l’elfo femmina, mentre gli altri risposero con un semplice verso gutturale di affermazione.

<< Ti porteremo dinnanzi alla Madre di tutti noi, lei deciderà il tuo destino>> e, con un cenno del capo, qualcuno si affrettò a bendare l’elfo, impedendogli di vedere dove lo stessero portando. Rapidi e leggiadri, lo spogliarono delle armi, lasciandolo solo con il suo disappunto. Sentiva sotto di sé i passi incerti del cavallo e avvertì il suo malumore, che scemò man mano che percorrevano quel tragitto.

Udiva gli ordini impartiti dall’Elfa, la quale sembrava guidare quella colonna di elfi. Le ombre della foresta lasciarono presto posto a una grande luce che penetrò oltre il cappuccio che gli avevano calato sul volto.

Quando il cavallo arrestò il suo movimento, alcuni guardiani lo aiutarono a smontare e gli rimossero l’impedimento visivo. I suoi occhi si presero qualche secondo per riabituarsi alla luce, prima di rimanere colmi di sorpresa per ciò che si ritrovò davanti. Enormi cascate sgorgavano dalla roccia delle Montagne Rosse, creando una sorgente naturale dove alcune piccole creature verdi saltavano e ridevano contente. Tutto intorno a quel paradiso vi era una distesa di erba, caratterizzata da alcune modeste capanne sparse qua e là.

<< Benvenuto a Menel, Legolas Thranduillion>> l’elfo femmina sorrise notando l’espressione sbalordita del loro ospite. Lo condussero alla capanna più grande del villaggio, mentre i bambini e gli abitanti gli rivolgevano occhiate insicure. Qualcuno gli sorrise, altri digrignarono i denti alla sua vista, ma la cosa che lo lasciò a bocca aperta la ritrovò una volta entrato nella tenda. Essa era stata costruita partendo dalla parete della montagna, da cui scendeva la stoffa che ne componeva la struttura.

Al centro della roccia vi era un albero capovolto che affondava le sue radici nella pietra della montagna. Una luce abbagliante lo avvolgeva, attirando a sé l’attenzione di tutti i presenti. Legolas rimase senza fiato alla sua vista, ammirandone la bellezza.

<< Questa è la Madre di tutti noi, quella che dona la vita a chiunque>> gli spiegò l’elfo femmina, incoraggiandolo con uno sguardo ad avvicinarsi.

<< Essa è il cuore pulsante di tutta la Terra di Mezzo>> Legolas la osservò ammirato. Mai aveva visto tanta bellezza. Gli elfi alle loro spalle uscirono, lasciandoli soli.

<< Lei ti giudicherà, ponendoti alcune domande. Qualunque sarà la sua decisione, il mio popolo la seguirà>> l’elfo avrebbe voluto guardare la sua interlocutrice, ma i suoi occhi erano solo per la Madre.

<< Vedo che vieni con una richiesta, Legolas Thranduillion>> una voce proruppe dall’albero, mentre la luce che lo avvolgeva traballò per qualche istante. L’elfo annuì e fece un passo nella sua direzione.

<< Mio padre mi manda a chiedere aiuto per la guerra che verrà>> spiegò il principe, avvertendo subito dopo l’irrefrenabile impulso di inginocchiarsi.

<< Il tuo cuore è puro come la tua richiesta, principe di Bosco Atro>> asserì l’albero, illuminandosi un poco di più.

<< Ma vedo che esso è tormentato da un grande malanimo>> la mente dell’elfo corse velocemente alla figura della guerriera che amava. I suoi sentimenti si riaccesero come il fuoco di una fornace.

<< Posso chiedere di chi si tratta?>> l’albero era riuscito non solo a leggere la sua mente, ma anche a controllarla e a metterla a nudo, esponendo tutto ciò che Legolas provava.

<< Lei è Eruannie di Imladris>> la voce sussultò di sorpresa a quella rivelazione, come se conoscesse l’Elfa.

<< La Guerriera, dunque>> l’elfo annuì, capendo che i poteri della Madre andavano ben oltre la sua comprensione.

<< Questo vostro amore vi porterà alla vittoria…o alla sconfitta>> proclamò l’albero, mentre la luce si affievoliva lentamente.

<< Non corriamo questo pericolo, il mio amore non è corrisposto>> Legolas scosse leggermente il capo, mentre una stilettata nel suo petto lo fece bruciare di dolore. La Madre esplose in una fragorosa risata, che l’elfo non comprese, si stava burlando di lui?

<< Come credi, principe. Puoi dire a tuo padre che il popolo di Menel verrà in soccorso della Terra di Mezzo qualora questa dovesse trovarsi in difficoltà>> l’albero brillò ancora, prima che l’elfo femmina accanto a Legolas lo invitasse a uscire dalla tenda.

<< La Madre ha espresso il suo pensiero, ora torna nel tuo regno>> Legolas, ancora leggermente intontito dalla conversazione con l’albero, dovette sbattere un paio di volte le palpebre prima di annuire.

<< Posso almeno sapere come vi chiamate?>> chiese con garbo all’elfo femmina che lo aveva portato in quel villaggio incantato. Lei, per tutta risposta, rise deliziata.

<< Il mio nome è Calen, figlia della Madre>> Legolas inarcò leggermente il capo, pensando che l’appellativo “figlia della madre” non era granché esplicativo.

Alcuni guardiani li raggiunsero portando con loro il cavallo dell’elfo, che sprizzava gioia da tutti i pori.

<< Ora va’, i nostri cammini si incroceranno di nuovo>> Calen si sporse verso l’elfo e depositò un fugace bacio sulle sue labbra, facendolo arrossire vistosamente per il gesto inaspettato.

<< Non illuderti, dalle nostre parti lo usiamo per dirci addio>> spiegò sapientemente l’elfo femmina, alzando gli occhi al cielo. Legolas, ancora leggermente scosso dal bacio di poco prima, si affrettò a montare a cavallo.

<< Vi ringrazio e vi dico addio nel mio di modo>> si portò una mano al cuore e con un gesto verso gli altri elfi si congedò, prima di ripartire al galoppo verso Bosco Atro.

 

I udùn cin? = chi diavolo sei?

 

 

 

Angolo autrice:

Buonasera a tutti, volevo semplicemente scusarmi con l’errore fatto nel primo capitolo. Legolas si dirige a Est, non ad Ovest…perdonatemi ma il sito non mi faceva modificare il capitolo, non so per quale arcano mistero.

Ad ogni modo, spero vi sia piaciuto e attendo di sentire un qualche ritorno da parte vostra!

Baci,

Giuls

   
 
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