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Autore: Marian Yagami    11/08/2009    1 recensioni
La migliore amica di Lou, Dalia, è scomparsa, e nessuno ha più sue notizie da diversi giorni. Solo Lou, però, conosceva il segreto di Dalia, un segreto legato alla sua scomparsa, che porterà la bambina a vivere una straordinaria, spaventosa, avventura. Terza classificata al contest "I Tre Oggetti" di niobe88
Genere: Fantasy, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1

 

- Non si hanno ancora notizie della bambina scomparsa, che manca dalla casa familiare già da tre giorni, ma la polizia pensa o ad un rapimento o ad una fuga. –

La voce della giornalista riempiva la cucina, quella mattina di inizio estate.

La colazione per due persone era disposta allegramente su piatti colorati, accompagnati da posate di plastica verdine.

- Non è scappata da casa. – disse Lou, secca, sedendosi al suo posto.

Lou era una bambina pratica. Aveva solo otto anni, ma certe volte si esprimeva con tale schiettezza da somigliare ad una donna adulta, soprattutto quando si trattavano cose serie.

Questa era una di quelle.

- Dalia non è scappata. –

- Tesoro, ma che dici? – esclamò la mamma, spegnendo il fornello. Si avvicinò alla bambina e le carezzò i capelli color miele con una mano.

- Te l’ho detto, non sarebbe potuta scappare. – mormorò Lou, addentando una frittella fumante.

- Oh, certo! Per via della vostra promessa, vero? –

Lou sospirò.

Non aveva mai dimenticato la promessa che lei e Dalia avevano stretto quando avevano quattro anni.

 

 

Sedute tra teneri steli d’erba, Lou e Dalia giocavano con le piccole tessere di legno di un domino, e le disponevano in modo da formare dei muri di una casa, dove facevano vivere le loro bambole.

- Lou... –

- Sì? – chiese la bambina, distraendosi dalla sua occupazione.

- Stanno arrivando, sai? –

- Chi sta arrivando, Dalia? –

- Le mie amiche, quelle di cui ti parlavo, tra poco verranno a farci compagnia. –

Lou annuì.

Lei non aveva mai visto queste “amiche” di cui parlava Dalia, ma aveva notato che molto spesso la bambina pareva giocare da sola o parlare apparentemente con nessuno.

- Eccole, eccole! – esclamò Dalia, ad un tratto, scattando in piedi. I suoi capelli rossi e ricci, che la facevano somigliare tanto ad un cespuglio, si agitarono al vento, mentre correva verso qualcosa.

Piccoli globi di luce colorata danzarono attorno alla bimba, solleticandole il viso e muovendo i lembi del suo abitino estivo.

Lou, naturalmente, non vedeva nulla.

- Oh, quanto vorrei che tu potessi vederle, Lou! Sono così brillanti! E sono simpatiche, sai? – disse Dalia.

Lou, sorrise mestamente.

- Aspetta... un modo c’è! – mormorò l’amica. – Vi prego, fatine... cogliete un mazzo di fiori freschi per la mia cara Lou. –

I piccoli globi di luce si mossero velocemente, come se la delicata danza si fosse trasformata in una vorticosa tempesta.

Perfino Lou, che non riusciva a vedere le fate, notò con stupore lo spostamento d’aria, che creava un vento innaturale, e sentì perfino un forte profumo, che si intensificava sempre più.

Poi, tra un turbine di foglie, a mezz’aria apparve un mazzolino di fiori di campo, legati insieme da un delicato nastro bianco.

Lou fissava la scena a bocca aperta, incredula.

- Non l’ho mai detto a nessuno, che potevo vederle. – mormorò Dalia, all’improvviso.

L’amica, che aveva preso i fiori in mano, la fissò, enigmatica.

- Penserebbero che io sia pazza, no? –

Lou annuì, un po’ perplessa.

Dalia fissò i fiori per un attimo, poi alzò lo sguardo verso l’amica.

- Prometti di non dirlo a nessuno? Specialmente ai miei genitori... – disse, all’improvviso.

- Certo, Dalia, lo prometto! – esclamò Lou, correndo verso di lei e le strinse forte le mani.

- E promettiamo anche che ci diremmo sempre tutti i nostri segreti. -

Le due si sedettero per terra nuovamente, e iniziarono a canticchiare la filastrocca che usavano sempre quando c’era un segreto da mantenere.

- Bianco sorriso

  dipinto sul viso,

  apri i tuoi occhi,

  sogna balocchi.

  Sogna magie e

  sogni d’amore,

  tieni il segreto

  nel fondo del cuore. –

 

 

Dopo la colazione, Lou uscì nel giardino di casa sua, e si arrampicò sulla staccionata, scrutando dentro il giardino dei vicini, dove fino a tre giorni prima la sua amica scorrazzava insieme a tutti i suoi animali: due cani, un gatto e una tartaruga.

Ora invece era così desolato e silenzioso... perfino gli animali non osavano uscire dalle loro cucce.

Dalle finestre della casa, si intravedevano le ombre dei genitori di Dalia, che si aggiravano per le stanze pieni di angoscia, in cerca, forse, di una risposta ai loro dubbi, o di una spiegazione alla scomparsa della loro bambina.

Lou sospirò, saltando giù dallo steccato.

“ Non può essere scappata. Se ci fossero stati problemi me ne avrebbe parlato. E comunque non sembravano esserci disaccordi in famiglia o cose simili...”

 

 

Tante piccoli globi di luce fluttuavano attorno a Lou.

La bambina era stupita, ma anche affascinata da quegli oggetti, che ad un’occhiata più accurata, risultavano essere creaturine magiche dotate di ali trasparenti.

Un forte sibilo si dipanò dalle creature, che ora avevano formato un cerchio che ruotava vorticosamente.

- Che cosa? – esclamò Lou.

- Cosa state cercando di dirmi? Non capisco! Parlate più forte! –

Il sibilo aumentò, fino a divenire un suono crivellante.

Lou si tappò le orecchie, non riuscendo più a sopportare quel rumore...

 

 

- Basta! – gridò Lou, aprendo gli occhi.

Si ritrovò seduta nel suo letto, con il leggero lenzuolo disteso sulle gambe.

“Era... un sogno?” si disse, strofinandosi gli occhi.

 

 

- Lou, vuoi venire con me a fare la spesa? – chiese la mamma, quella mattina.

La bambina annuì. Fare qualcosa l’avrebbe distratta dai pensieri che la tormentavano, e dai ricordi di quello strano sogno.

 

 

- Mamma! Compriamo il budino? – esclamò Lou, vedendo la bella confezione su uno scaffale del supermercato.

- Ma si, perché no? Quale vuoi, quello al cioccolato? O quello alla fragola? –

- Cioccolatooo! – fece la bimba, sorridendo soddisfatta.

Seguendo gli scaffali dei dolci, Lou cercò ancora qualcosa da poter mettere nel carrello, ma quando si voltò vide che il carrello e sua madre erano spariti.

“ Accidenti! Mi sono allontanata troppo.” pensò, e così si aggirò tra gli scaffali, tentando di scorgere la chioma castana della mamma.

- Piccolina! Ti sei persa? – esclamò una voce all’improvviso.

Lou alzò lo sguardo, e si ritrovò faccia a faccia con una giovane donna.

Era giovane e longilinea, con i capelli lunghi che le ricadevano sulle spalle, e una fascia colorata legata sulla testa.

La bambina notò che quel volto le era familiare, tuttavia c’era qualcosa nel suo sguardo... come una scintilla...

- Non mi sono persa, e non sono piccola. – disse, secca.

- Scusa, non volevo offenderti! – fece la donna, sorridendo.

“ Ecco che cos’è...” penso Lou. “ I suoi occhi... non riflettono il mondo... Normalmente gli occhi della gente sono come specchi. Se ci si concentra a scrutarne i riflessi, si può vedere tutto ciò che ci circonda, perfino noi stessi, ma... i suoi occhi sono diversi... sembrano liquidi, in un certo senso.”

- Pensavo... – disse la donna. – ...che avresti bisogno di un aiuto. Per ritrovare qualcuno, giusto? –

“Dalia!” si disse la bimba.

- Ritrovare qualcuno? –

- Beh, non stai cercando tua madre? –

Lou si ricordò solo in quel momento. – Ah... – mormorò, un po’ delusa.

- Comunque... – proseguì la donna. – Se non ti serve qualcosa, prova a guardare qua dentro. –

Così dicendo, porse alla bambina un sacco. Era di cuoio marrone, e aveva due piccole bretelle, proprio come uno zaino.

- Che cosa... secondo te mia madre sarebbe li dentro? – esclamò Lou, cominciando ad innervosirsi.

- Non ho detto questo... – rise la donna, facendo l’occhiolino.

- A... ad ogni modo, io non accetto regali dagli sconosciuti! – fece la bimba, e corse via.

 

 

- Tesoro! Ma dove eri finita? – esclamò la mamma, preoccupata, caricando le buste della spesa in auto.

- Oh, da nessuna parte... Ti stavo cercando... – disse la bambina, semplicemente.

- Mh... La prossima volta non allontanarti così, ok? –

Lou annuì, sedendosi comodamente sul sedile posteriore.

Per tutto il viaggio di ritorno a casa, la bambina rimuginò sulle parole della donna sconosciuta.

 

 

Quella notte, come sempre, dopo il bacio della buonanotte, Lou si distese nel suo lettino e chiuse gli occhi, lasciandosi pervadere dall’aria fresca che entrava dalla finestra semiaperta.

I grilli frinivano dolcemente, e gli occhi nocciola della piccola si chiudevano poco a poco...

 

 

Si svegliò disturbata da un raggio di sole, che filtrava attraverso le tende verdi, e colpiva Lou in pieno volto.

Ancora mezzo addormentata, si alzò dal letto e si mise alla ricerca delle ciabattine, che erano sotto il letto.

In quel momento si riscosse improvvisamente dall’intorpidimento del sonno, e si rimise in piedi.

“ C’è qualcosa che non va.” si disse. “Non capisco cos’è, ma non è tutto come al solito.”

In effetti, guardando bene, Lou si accorse che l’atmosfera che la circondava era cambiata.

I colori della sua camera, rosa e verde, erano stranamente diventati più acidi, e quasi disturbavano la vista; inoltre, lo sprazzo di cielo che si poteva osservare dalla finestra era di un azzurro molto forte, troppo strano per quell’ora del mattino.

La bambina si vestì in tutta fretta e corse per le scale, fino a raggiungere la cucina.

Anche in quella stanza i colori erano di tonalità più acidula, quasi metallica.

Una donna dai lunghi capelli dorati, intenta a preparare la colazione, stava di spalle, trafficando con pentole e fornelli.

- E tu chi sei? – esclamò Lou, spaventata, arretrando di qualche passo.

La donna si voltò, sorridendo dolcemente.

Lou spalancò gli occhi, incredula.

- Ma... mamma? – mormorò.

- Tesoro, che c’è? Va tutto bene? –

La mamma bionda dispose la pancetta e la frittata nel piatto di plastica verde.

- Quando... quand’è che ti sei tinta i capelli? – chiese Lou, sedendosi a tavola.

- Tinta i capelli? – ripeté la mamma, non riuscendo a capire. – Io non mi sono mai tinta i capelli! –

Lou continuò a fissare la donna.

Quella era sua madre, eppure...

Improvvisamente si alzò dalla sedia, e corse alla porta.

“Se è vero quello che sto pensando...” pensò, girando la maniglia.

- Tesoro, ma dove vai? – fece la mamma, ma Lou non la sentì nemmeno, già corsa fuori in giardino.

 

 

Era come pensava lei.

Anche i colori di tutto ciò che si trovava all’esterno erano aciduli e metallici, e a volte davvero strampalati.

L’erba del giardino aveva una strana luminescenza viola, pur mantenendo un certo colore verde, e così anche nei giardini delle villette circostanti.

- Cosa sta succedendo? – mormorò Lou, arrovellandosi per capire.

Ma poi qualcosa attirò la sua attenzione.

Sul marciapiede, vicino alla cassetta delle lettere, c’era un sacco.

Un sacco di cuoio marrone con due bretelle.

 

 

 

 

 

 

Ambiguo come inizio, non trovate? In realtà è la prima storia horror che scrivo, e anche la prima con protagonisti dei bambini, quindi, diciamo, il risultato è stato un po’ una sorpresa...

Questa storia, per la verità, nasce da un sogno che ho fatto tempo fa ( a volte i miei sogni sono davvero assurdi!)!

Spero vi sia piaciuto questo primo (di tre) capitolo.

Alla prossima settimana, con il secondo! XDD

  
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