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Autore: Elbeth    30/05/2020    0 recensioni
Era un vecchio personaggio che avevo creato per un GDR, che non ho mai finito di approfondire. Una grifondoro, scozzese, purosangue. Sono una serie di "ricordi" legati alla sua storia in anni diversi della sua permanenza ad Hogwarts.
Edit: aggiunti come pg altri della serie post HP.
****************
Dal 4° capitolo
Sbadigliò ancora, mentre sentiva ridacchiare qualcuno al suo fianco. Elbeth si girò e gli lanciò un’occhiata curiosa, mentre lo squadrava. Era un serpeverde, o avrebbe dovuto dire il serpeverde. Il secondogenito di Harry Potter aveva fatto scalpore al suo arrivo ad Hogwarts e – come sempre – non era da solo. Scorpius Malfoy era immancabimente con lui.
“Non fare caso a loro…” le mormorò un’altra ragazzina passandole veloce accanto e notando il suo sgaurdo fisso sui due “Amano darsi delle arie!” affermò a voce più alta, in modo che sentissero anche loro.
Rose Weasley. Era sua la voce e ultimamente aveva iniziato a prenderla in simpatia, nonostante l’ormai nota ritrosia di Elbeth in dormitorio.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Severus Potter
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nuova generazione
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Di bacchette
(poco prima di iniziare il primo anno ad Hogwarts)

Elbeth teneva la mano ben salda in quella di Richard. Diagon Alley era sempre una scoperta per lei: da quando erano rientrati qualche mese fa in Gran Bretagna, o più precisamente in Scozia, il suo paese natale, era già la seconda volta che il vecchio maggiordomo di casa Queen la portava lì. Il mese prossimo avrebbe iniziato il suo percorso studentesco ad Hogwarts e oggi facevano l’acquisto più importante: la sua bacchetta magica!

I suoi genitori erano fuori, in Perù, e come spesso accadeva, toccava a Richard occuparsi di lei. Ma in quel frangente il vecchio maggiordomo era stato particolarmente sollecito: voleva a tutti i costi accompagnarla a sceglierla. O meglio, a scoprire che bacchetta avrebbe scelto lei... perché misteriosamente le aveva confessato che era la bacchetta a scegliere il mago e non viceversa. Elbeth, con il suo carattere testardo ed impulsivo, lo aveva guardato un po’ scettica.
“Che fesseria è mai questa? Una bacchetta sceglie me?”
Non si capacitava di come fosse possibile, di come potesse accadere: eppure Richard era stato chiaro ed anche i suoi genitori glielo avevano confermato.
Ma la bimba era caparbia e voleva verificare.
Erano a questi pensieri che erano dovuti i suoi occhi brillanti e vivaci e… impazienti!
"Non mi tiri troppo, Miss! Le mie vecchie ossa non le stanno dietro."
Era la voce di Richard a lamentarsi. Elbeth arrossì e annuì.
"Scusa, Richard. E’ che sono impaziente…"
"Come sempre, Miss, come sempre…"
Rispose stancamente il vecchio.
Olivander! Il famoso negozio di bacchette, il più famoso negozio di bacchette era lì davanti a lei!! Gli occhi della bimba brillavano di felicità e le lacrime che aveva versato per l’ennesima delusione dei genitori, che non erano lì a sostenerla in quella scelta importante, erano solo un ricordo lontano. Si voltò raggiante verso Richard. Era felice che lui fosse lì a condividere quel momento.
"Ci siamo! Ma sei proprio sicuro che mi sceglierà lei? E se nessuna mi volesse?"
Lo disse a voce alta e timorosa, entrando nel negozio, mentre lo scampanellio della porta accompagnava il loro ingresso.
"E’ impossibile che nessuna nelle mie bacchette la scelga… Per quanto, in effetti, una volta è successo…"
L’anziano proprietario del negozio, che aveva udito il suo commento, la accolse con un tono non proprio amichevole, mentre un altro cliente, un ragazzo alto e riccioluto la fissò con un sorriso. Elbeth, di solito, vivace e loquace, abbassò lo sguardo a terra, improvvisamente intimorita dal tono asciutto di Olivander e dagli occhi scuri del giovane avventore che la fissavano. Richard, intuendo il suo disagio, intervenne.
"Non ha dormito tutta la notte. Era troppo eccitata all’idea di avere la sua bacchetta!"
"Il suo nome?" le chiese il negoziante.
"Elbeth Queen"
"Queen! Sì, ricordo! Suo padre era Grifondoro, ottima bacchetta, l’ha scheggiata al settimo anno, come oggi il ragazzo qui. Sempre impulsivi, voi Grifondoro: le bacchette vanno tenute con cura!" lo rimproverò il vecchio, gettando un'cchiataccia al ragazzino. 
Poi tornò a guardale la bimba. 
"Vieni qui piccola, lasciati guardare. Le dispiace?" si voltò a chiedere il permesso al giovane cliente.
"No, anzi, sono incuriosito!"
Il ragazzo le strizzò l’occhio e continuò a fissarla con dolcezza. Forse anche lui ricordava l’emozione dell’acquisto della sua prima bacchetta, mentre Olivander la osservava improvvisamente interessato. Richard era al suo fianco, mentre lei con un cipiglio spavaldo sotto tutti quegli sguardi puntati su di lei, si avvicinò al bancone.
"Mmmm.. sicura di sé per essere così piccola! Mmm… Forse, forse…"
Olivander sparì dietro gli scaffali immensi che arrivavano fino al soffitto. El tirò su lo sguardo e si perse nell’altezza dei soffitti che la sovrastava. Poi si sentì di nuovo osservata e quando riportò gli occhi ad altezza normale, incontrò ancora quelli scuri del ragazzo riccioluto, che si era comodamente spaparanzato sul  bancone e pareva godersi la scena. Aveva un viso simpatico e un bel sorriso, oltre a due occhi magnetici. Elbeth arrossì un poco, cercando sicurezza e conforto nello sguardo di Richard e distogliendo lo sguardo. Il vecchio maggiordomo le posò una mano sulla spalla e gliela strinse e lei si sentì subito rassicurata.
"Bene, mia cara ragazzina, prova questa! 11 pollici, nocciolo contorto e crine di unicorno! Sufficientemente flessibile… vediamo come và!"
Elbeth la prese in mano e un violento lampo verde uscì dalla bacchetta, che sfrigolò contro il legno del bancone bruciandolo. Ritrasse la mano, come colpita da una violenta scossa elettrica.
"Non mi piace!"
Fu il suo commento.
"Non è a lei che deve piacere, signorina! E’ alla bacchetta che deve piacere!" rispose piccato Olivander, mentre il ragazzo accanto a lei sghignazzava "Ma convengo che non è adatta. Lei, signorina Queen, è più irruente di quanto immaginavo. Troppo flessibile… veramente troppo flessibile per lei…"
E questa volta si inerpicò su un’immensa scala a raggiungere un cassettino in alto. Con molta lentezza tornò indietro.
"Ecco l’altra! 13 pollici, palissandro, cuore di scaglia di drago! Un po’ più dura come bacchetta, vediamo se riuscirà a domarla."
Elbeth la prese in mano e non accadde nulla. Assolutamente nulla. La bacchetta sembrava morta.
"Non mi vuole…"
Commentò sconsolata e ora legermente ansiosa.
"Sì, decisamente non la vuole! Troppo dura… mmm non fluisce… l’energia magica non fluisce…"
Mormorò, mentre fissava perplesso sul bancone, come a raccogliere il suo sapere e trovare la bacchetta adatta a lei. Lo sguardo di Olivander fu attratto da una bacchetta posata sul bancone: aveva una scalfittura, quasi invisibile, ed era poggiata di fronte all’alto ragazzo riccioluto. Fissò la bacchetta, fissò il ragazzo, fissò Elbeth. Se non avesse avuto quel cipiglio severo, la ragazzina avrebbe giurato di aver visto un sorriso spuntare sul suo viso. Ma l’espressione di Olivander rimaneva perplessa, come se ancora qualcosa gli sfuggisse.
"Ho le ultime due alternative signorina."
Elbeth si allarmò: e se non avessero funzionato? Si mosse impercettibilmente e nervosamente, mentre il suo sguardo finora sicuro e spavaldo, si rabbuiò.
"E’ impossibile che non la trovi da me, signorina Queen. Quindi, si levi dal volto quello sguardo terrorizzato!"
E scomparve di nuovo tra gli scaffali. Elbeth sospirò, continuando a rimanere perplessa e a mordicchiarsi il labbro inferiore. Lo faceva sempre quando era nervosa.
"Rilassati. E’ un momento veramente magico. Pensa a quando la impugnerai per la prima volta. Sono certo che accadrà tra poco!"
Era la voce del ragazzo che le parlava, ora. Elbeth lo fissò, muta e sorpresa. Annuì con la testa. Era stata tremendamente seria finora, ma di fronte al sorriso incoraggiante del grifondoro non poté fare a meno di sorridere anche lei: era contagioso. 
"Bene, signorina Queen. Le ho trovate."
La sicurezza di Olivander e l’incoraggiamento del misterioso ragazzo le infusero fiducia e speranza. Le due bacchette erano ora posate davanti a lei.
"9 pollici, ebano e cuore di pelle di basilisco, semi rigida."
Sentì Richard ed il ragazzo accanto a lei irrigidirsi un po’. Lei la fissava rapita dalla bellezza e dalla strana ed affascinante energia che emanava. Se Olivander non avesse parlato, l’avrebbe immediatamente afferrata per provarla. Ma parlò ancora.
"12 pollici e 1/2, legno di rosa e cuore in essenza di cenere di fenice, semi rigida."
"Ma…?"
Il ragazzo accanto a lei era scattato su e si era decisamente agitato!
"Semplicemente, ragazzo, la tua non è l’unica! Ma ognuna a suo modo e’ unica e speciale. La bacchetta chiama il mago, ma l’uso che il mago ne fa può essere molto molto differente. Il cuore della bacchetta è sempre unico ed unito al tuo cuore fa la differenza." Poi rivolgendo lo sguardo su Elbeth aggiunse "Sono certo che andranno bene entrambe: segui il tuo cuore."
Elbeth le fissò alternativamente. *Seguire il cuore…* Si ripeteva le parole di Olivander. La bacchetta di legno di rosa profumava di buono e aveva una dolcezza che apparteneva alla parte più intima di lei, quella di ebano era forte e determinata, era come lei appariva al mondo.
Allungò la mano destra e con leggero attimo di esitazione impugnò quella di legno di rosa. Un brivido caldo le corse lungo il braccio.
"Wow!"
Mormorò. Il calore dal braccio si diffondeva in tutto il corpo arrivando a toccare il suo cuore e ad invadere la sua mente. Si sentiva forte e sensibile allo stesso tempo. Sentiva quel pezzettino di legno come un prolungamento di sé, come una carezza che le sfiorava la mano con una dolcezza infinita ma sicura! La agitò. I suoi gesti sembravano una danza,  in simbiosi con la bacchetta: era lei che la guidava e le chiedeva di non forzare, di muoverla con mano ferma, ma gentile!
"Ora l’altra!"
Olivander interruppe l’idillio. Elbeth la lasciò andare con riluttanza, quasi che separandosi da lei avrebbe perso un pezzo di sé e non l’avrebbe mai più ritrovata.
Fissò la scura bacchetta di ebano. Era inquietante, ma anche affascinante. Un seduzione completamente diversa dall’altra. Se la prima era una melodia dolce che la chiamava, quella era una melodia molto più incalzante e seduttiva. Fu più decisa nell’afferrarla, era la bacchetta a richiederlo: determinazione e forza.
*… e potenza!* pensò tra sè.
Appena la impugnò la sensazione fu molto più decisa e vigorosa. Una scossa elettrica di 3000 volt!!! Come lei! Fu più veloce e imprevedibile. Come lei! Fu suadente e affascinante e sentì di poter compiere qualsiasi cosa con quella bacchetta in mano. Era stata fabbricata per lei, era lei che cercava, che aveva sempre cercato!
"E’ lei! Mi vuole!"
Il volto deciso della ragazzina fissò Olivander. Richard sospirò pesantemente. Era preoccupato, lo sentiva muoversi dietro di lei, seppur in modo impercettibile. Anche il ragazzo al suo fianco sembrò irrigidirsi, sorpreso da quella strana determinazione.
"Ragazzina impulsiva."
Disse Olivander scuotendo la testa. Prese la bacchetta di ebano e la pose con cura dentro la sua custodia.
"E’ una bacchetta infida e mutevole. E’ il basilisco a renderla così. Segui il tuo cuore, ma se il tuo cuore dovesse cambiare, il legame con essa potrebbe non essere più lo stesso. 45 galeoni piccola! Ecco la tua bacchetta!"
Elbeth si voltò raggiante verso un Richard serio, che pagò sbrigativamente il commerciante. Sembrava accigliato. Prese il pacchetto tra le mani, poi si voltò per uscire ed esitò un attimo prima di girarsi nuovamente verso il bancone.
"Grazie!"
Sorrise al giovane ragazzo.
"In bocca al drago, piccola!"
"Bene, ora che abbiamo finito con i convenevoli, possiamo tornare a lei professor Meister!"
All’udire quel nome, mentre stavano uscendo dal negozio, Richard si voltò di scatto a fissare il giovanissimo professore, ormai impegnato con Olivander.
"Richard…?"
"Mi scusi, Miss… andiamo!"
 
Dieci anni dopo
 
"Amore, cosa hai da fissare la tua bacchetta? Per quanto sia magica, non penso ti rivolgerà mai la parola!"
Elbeth si voltò a fissarlo con uno sguardo ironico e trattenendo a stento il riso. Erano sul divano, la loro prima sera insieme. Era seduta con le gambe rannicchiate da un lato ed appoggiata al suo petto. Il braccio del giovane professore le circondava le spalle protettivo. Stavano sorseggiando dell’idromele invecchiato per festeggiare il suo trasferimento a casa sua.
"C’è qualcosa che non va" mormorò perplessa "da un po’ di tempo a questa parte. Devo portarla da Olivander, non funziona più come prima…"
  
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