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Autore: lion_blackandwhite    30/05/2020    1 recensioni
Tanto tempo fa, la savana non era un posto sicuro.
Le Terre del Branco rappresentavano l'unico luogo dove la pace regnava in quella regione della savana. Gli animali, sotto la guida e protezione di un giovane leone buono e magnanimo che verrà ricordato dai suoi discendenti come 'La stella più luminosa', vivevano in armonia grazie al suo saggio operato.
Egli aveva però anche un fratello egoista e indisponente, il quale discuteva la sua volontà ad ogni occasione, cercando di sminuire la sua grandezza; malgrado il Re cercasse di comprendere le motivazioni nascoste dietro quell'astio, ogni tentativo di ragionare con lui non sortiva mai alcun effetto.
Un brutto giorno, alcuni membri del branco finirono uccisi durante un conflitto con altri leoni provenienti da terre confinanti: uno dei sopravvissuti giunse fino al suo cospetto, nella tana in cui viveva, avvertendoli che il capobranco aveva dichiarato loro guerra e che nulla poteva fermarlo fino al compimento del suo obiettivo.
Temendo quindi per la sorte dei sudditi e della sua famiglia, il Re fu costretto a mobilitare immediatamente il branco per fronteggiare quella minaccia incombente.
Non voleva combattere ma doveva farlo per sopravvivere. Chissà se il suo avversario la pensava come lui.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ahadi, Nuovo personaggio, Rafiki, Uru
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Il figlio di Mohatu si voltò di scatto e raggelò all’istante: un enorme coccodrillo riemerse dal fiume, schioccando furiosamente le proprie fauci.

«AHADI SCAPPA, VIENI QUI!» urlò Aheri all’amico, terrorizzato: il principe parve rinsavire e provò a fuggire, ma a causa della fretta scivolò malamente all’ultima piattaforma.

L’alligatore riemerse e si avvicinò con maniacale lentezza verso il gruppo di leoncini. Zozu stridette allarmato e si precipitò a terra.

«Andate alla Rupe, chiamate qualcuno!» gridò a Bure e Asali in tono autoritario: i due ebbero una piccola esitazione, ma poi corsero via verso il monolite visibile alle loro spalle.

«Fermati, per tutti gli spiriti!» disse poi rivolto al rettile gigante. «Cosa credi di fare?!» continuò perentorio, ma il suo interlocutore lo ignorò.

Ahadi sguainò gli artigli nel tentativo di aggrapparsi alla pietra, ma l’alligatore approfittò di quell’incertezza del cucciolo per spalancare le sue fauci nel tentativo evidente di divorarlo, ma il leoncino trovò appena in tempo la forza di risalire la piattaforma e saltò, nel tentativo disperato di sopravvivere.

«Signore, sta commettendo un gravissimo crimine, la avverto!» si sgolò il bucero piazzandosi davanti al leoncino nel tentativo di proteggerlo, ma l’alligatore parve ancora una volta sordo a quegli avvertimenti. «Principe, lo terrò a bada io, fugga oppure…!» fece il pennuto, ma prima che potesse concludere quella frase il coccodrillo emerse completamente fuori dall’acqua, mostrando completamente la propria enorme stazza: la coda gli si agitò nervosamente e il leoncino, intuendo il pericolo, afferrò il pennuto con le proprie fauci e lo lanciò lontano, mettendolo in salvo e riuscendo contemporaneamente a evitare la frustata che si abbatté sul masso in cui erano aggrappati.

Zozu ruzzolò via, atterrando malamente accanto ad Aheri e Uru: intontito, per qualche istante l’unica cosa che avvertì furono i ringhi sommessi dei leoncini e lo scialacquare dell’acqua provocato dal mostro marino. Quando rinvenne spalancò il becco con sgomento perché vide Ahadi in precario equilibro sopra il dorso viscido dell’alligatore, il quale aveva sbarrato la sponda del fiume nel modo di voltarsi: setacciò allora velocemente la superficie dell’acqua, accertandosi che nelle vicinanze non ci fossero altri compagni del mostro che stava attaccando il cucciolo con ferocia.

«Aiutatemi!» gridò il leoncino in preda al panico, la paura evidente nei suoi occhi verdi. Istintivamente Aheri si sporse sulla riva più che poteva, gridando «Salta sulla sua coda, Ahadi! Salta e ti prenderò io!», tendendo una zampa.

Uru afferrò le zampe posteriori dell’amico e le strinse con forza, permettendogli di allungarsi ulteriormente sopra la superficie, ma questi era ancora troppo lontano da Ahadi, non avrebbe mai potuto fare un salto tanto lungo; come se non bastasse, l’alligatore in quel momento avvertì distintamente il peso sopra la schiena muoversi appena e realizzò che la sua vittima stesse cercando di sfuggirgli. Con un movimento improvviso, manovrando la lunga coda colpì il principe e lo scaraventò in acqua.

«AHADI!» Urlò Uru con gli occhi rossi spalancati dal terrore, ben sapendo che il leoncino non sapesse ancora nuotare molto bene. Questi però riemerse tossendo con il ciuffo di criniera nero incollato sul muso, dopo aver ingollato una generosa quantità d’acqua.

«S-sto bene!» gridò di rimando per tranquillizzare l’amica, ma sapeva di non essere affatto al sicuro: subito dopo infatti avvertì uno strano movimento alle sue spalle, segno inequivocabile che il coccodrillo stava ritornando all’attacco; il leoncino tentò affannosamente di raggiungere l’ultimo masso per mettersi in salvo, ma il rettile riemerse in un vortice d’acqua sibilando bieco e con le fauci nuovamente spalancate, ricadendo su di lui prima che avesse raggiunto il punto di salvataggio.

Ahadi chiuse d’istinto gli occhi ormai paralizzato dal terrore, lottando contemporaneamente con il fiume per non affogare, ma proprio quando pensò che la sua vita era ormai finita, percepì un sibilo dolorante provenire da un punto non meglio precisato davanti a lui: i secondi passarono e il morso che attendeva non giunse, ma non osò aprire gli occhi finché una voce familiare non glieli fece spalancare, cogliendolo totalmente alla sprovvista.

«Non provare a mangiare il mio migliore amico, stupido rettile!» ringhiò quella voce.

Aprì gli occhi e con somma sorpresa trovò Aheri sopra la testa del suo aguzzino: il leoncino era saltato sulla bocca dell’alligatore, chiudendogli bruscamente le fauci per ostacolarlo dal suo intento omicida.

«Muoviti a salire lassù!» urlò risoluto e terrorizzato insieme, cercando di mantenere l’equilibrio in quel folle gioco per la sopravvivenza; Ahadi non se lo fece ripetere due volte e raggiunse finalmente la piattaforma con un grande sforzo, tremante per il freddo e l’angoscia, dopodiché saltò l’ultima pietra, con la salvezza ormai a un passo.

Voltandosi vide Aheri saltare sulla roccia dietro di lui, con l’alligatore ancora alle costole, infuriato e inesorabile: i due leoncini provarono a fuggire ma dall’acqua affiorarono ai loro lati altri due rettili, mettendoli in trappola.
«Che facciamo adesso?» sussurrò Aheri all’amico, in preda al panico. Ahadi non sapeva proprio cosa fare, paralizzato dal terrore e dal freddo.

«Adesso siete in trappola, piccoli impiastri insolenti» gracchiò il primo alligatore, mostrando i denti affilati in un macabro ghigno. «Imparerete a caro prezzo che la mia bocca non è un trampolino su cui potete giocare!» I due leoncini chiusero istintivamente gli occhi, sentendosi spacciati, ma all’improvviso dei ruggiti tonanti proruppero nell’aria, potenti e furiosi, sorprendendoli come un fulmine a ciel sereno.

Ahadi riconobbe il timbro di quei ruggiti e aprì gli occhi, sussultando di gioia: davanti a lui, un enorme leone dal pelo color grano e la criniera vermiglia aveva fatto la sua apparizione, furioso come non lo era mai stato prima d’ora. Una leonessa invece dal pelo chiaro e gli occhi smeraldini li afferrò prontamente per la coda, allontanandoli dalla fonte di pericolo.

«Come osate attaccare MIO figlio!?» ruggì collerico il maschio, sovrastando i tre rettili che nel frattempo erano arretrati.

«Come osate attaccare dei cuccioli!?»  proseguì, fremendo. Il rettile più vicino scoprì i denti in aria di sfida, pronto ad aggredirlo, ma Mohatu reagì istantaneamente, sferrandogli una zampata micidiale: dal solco provocato sulla spessa pelle uno schizzo di sangue macchiò la superficie dell’acqua, intorpidendola. L’alligatore fu costretto ad indietreggiare di parecchi passi con aria dolorante. Il leone poi si voltò di scatto verso gli altri due in modo intimidatorio, mettendo bene in mostra gli artigli affilati e scoprendo i denti: tanto bastò per farne scappare uno a zampe levate, terrificato dal Re.

«Fuori dalle zampe se non vuoi fare la stessa fine, leone da strapazzo» ringhiò un altro coccodrillo particolarmente grande, affiancando il compagno ferito.

«COME OSATE?!» Zozu si alzò in volo con il volto deformato dall’ira. «Avete la più pallida idea di chi avete di fronte, rivoltanti bestie?». Uzuri affiancò il compagno, scrutando con un’espressione indecifrabile i due aggressori, ma Mohatu non fece nulla per nascondere il proprio stato d’animo. In un attimo gli alligatori parvero rendersi conto del loro errore, a giudicare da come le loro pupille si allargarono dalla paura.

«N-n-non s-s-sarà m-mica il…» balbettò il coccodrillo ferito, ora tremante. Mohatu ruggì talmente forte da far trasalire anche l’altro.

«Perdonateci, sire… Non sapevamo che fosse vostro figlio…» sussurrarono atterriti.

«Non importa se siamo i sovrani» rispose in tono freddo la regina, «nessuno deve osare attaccare dei cuccioli indifesi, indipendentemente dalla loro specie. Avreste infranto la legge attaccando chiunque altro».

Zozu stava per intervenire, ma il Re gli scoccò un’occhiata furibonda e non disse nulla, così il leone si rivolse nuovamente ai due coccodrilli.

«Io vi ho già visti» ringhiò. «Siete la stessa banda di seccatori che hanno creato scompiglio di recente nella zona del fiume che attraversa la Pozza Grande» constatò, gli occhi ridotti a fessure.

Gli alligatori si scambiarono un’occhiata e deglutirono, rendendosi solo in quel momento in che guaio si fossero cacciati.

«Questa sì che è sfortuna», commentò ironicamente Zozu, incapace di trattenersi. «Fare arrabbiare Re Mohatu due volte nello stesso giorno non è da tutti».

«Silenzio, Zozu» tagliò corto il leone con veemenza. «Non credo alle coincidenze. Avevate un motivo più che valido per organizzare una rappresaglia contro di me».

«Non avevamo idea che quella insolente palla di pelo fosse…» replicò l’alligatore ferito alzando la voce, ma Mohatu lo sovrastò nuovamente.

«SILENZIO!» ruggì con il volto deformato dall’ira. «Quella palla di pelo insolente, oltre ad essere un cucciolo, è MIO figlio ed il TUO futuro RE!».

Mohatu era irriconoscibile agli occhi del figlio in quel momento: Ahadi lo aveva sempre visto come un leone pacato e tranquillo, gli unici momenti in cui il Re mostrava una certa aggressività corrispondevano sempre ai momenti dei pasti, ma ciò era considerato piuttosto normale. Ora però aveva scoperto un altro lato della personalità del genitore, comprendendo davvero per la prima volta perché suo padre venisse così rispettato da tutti gli animali della savana.

«N-n-no, Sire, ecco… noi non intendevamo… Insomma, non…» balbettò l’alligatore, facendosi piccolo e continuando a indietreggiare. «Quello che il mio amico intende dire…» intervenne l’altro rettile in tono più fermo, intento a tamponare il graffio sanguinante con una delle zampe, «è che i vostri cuccioli di leone stavano passando per questa zona del fiume, disturbando le acque e il nostro sonno. Sapete benissimo, non acquatici, che noi alligatori detestiamo essere importunati durante le ore di riposo, adulti o cuccioli che siano…»

«Questo non giustifica un accanimento» ringhiò Mohatu, scoprendo i canini. «Zozu stava scortando i cuccioli alla Rupe, non avevano alcuna intenzione di disturbarvi. Non prendetemi in giro» continuò «ultima possibilità per dire la verità».

Calò un lungo silenzio carico di tensione. Nessuno dei due parve tentato di confessare, così Mohatu sospirò. «Molto bene. Se è così, non mi lasciate scelta. Fuori dalle mie Terre e non fatevi mai più vedere» disse in tono efferato.
Entrambi gli alligatori non protestarono e si voltarono con aria succube, accennando un debole inchino al Re che li osservò allontanarsi, emettendo un basso ruggito percepibile a ogni respiro. I due aggressori così sparirono sotto la superficie del fiume, dileguandosi per l’ultima volta nell’oscurità delle acque profonde.

Con il sole ormai sparito dall’orizzonte, il Re si voltò verso il figlio con un’espressione ancora adirata: Ahadi ricambiò lo sguardo e scorgendo ancora la furia che tratteggiava il muso del genitore abbassò le orecchie, sconfortato e con gli occhi che gli si riempirono di lacrime, senza osar dire una parola.

«State bene?» Uzuri interruppe il silenzio, guardando con apprensione Uru, Ahadi e Aheri, ancora col pelo umido.

«S-sì…» balbettò la leoncina mentre il cucciolo annuì, scuotendo appena il ciuffo rossiccio, ma Ahadi rimase impietrito, senza accennare una reazione.

«Piccolo mio» sussurrò la leonessa avvicinandosi al figlio, ma questi si ritrasse, rivolgendole uno sguardo spaventato.

«Coraggio, torniamo a casa» li interruppe con voce roca il Re, facendo dietrofront, e con un cenno annuì alla compagna: aveva visto la reazione del figlio che intanto non riusciva a smettere di tremare. Ahadi sussultò istintivamente quando vide il padre avvicinarsi ma si fece comunque afferrare delicatamente per la collottola, senza opporre resistenza.

Uru seguì silenziosamente il leone, camminandogli il più vicino possibile e affiancata dal fratello Bure che le leccava il pelo per asciugarla, sentendosi ora al sicuro; Asali e Aheri invece seguirono Uzuri a pochi passi di distanza.
Nessuno osò fiatare durante la strada di ritorno: la stanchezza, ma soprattutto la paura provata poco prima, sembrava aver privato i cuccioli della loro consueta vitalità.

Quando giunsero ai piedi della Rupe Mohatu si arrestò, e così fecero gli altri cuccioli: Zozu li attendeva poco più avanti, essendo arrivato prima in volo, fissandoli con aria visibilmente agitata.

Mohatu poggiò a terra il proprio figlio con molta più calma di quanto desse a vedere e si sedette. La regina oltrepassò il compagno e il figlio, seguita dagli altri quattro leoncini e si incamminò in direzione della Rupe.

«Zozu, puoi andare a casa per oggi. Da qui in poi ci penso io» ordinò quietamente al maggiordomo, che annuì lentamente e dopo un breve inchino si alzò in volo, allontanandosi verso la Savana illuminata fiocamente dalla luna.

«Devo scambiare due parole con nostro figlio: vi raggiungeremo a breve, d’accordo Uzuri?» disse alla leonessa, che non si voltò indietro.

Ahadi fissò i propri amici e la madre sparire oltre il masso che conduceva alla piattaforma rocciosa della Rupe e abbassò il capo, incapace di voltarsi verso il padre: dopo averlo visto così infuriato con gli alligatori, temeva che quella stessa rabbia si sarebbe ora riversata su di lui; percepì il padre muovere un passo alle sue spalle, ma lui rimase immobile e continuò a tenere chino il capo senza dire una parola.

Mohatu si sedette compostamente davanti al cucciolo e poi parlò, scandendo bene le parole.

«Guardami, Ahadi, è con te che voglio parlare» intimò al figlio. Questi deglutì e alzò lo sguardo molto lentamente fino a focalizzarsi sull’espressione del padre che troneggiava davanti a lui, imponente come una montagna.

«Perché Uru e Aheri erano bagnati?» fu la prima domanda del leone. Il cucciolo esitò, ma si sentì appena più tranquillo.

«Uru è caduta in acqua mentre attraversavamo, l’ho aiutata» rispose con un sussurro. «Aheri invece mi ha salvato quando sono stato spinto in acqua, distraendo quel…quel…» si interruppe perché il Re lo scrutava con aria molto severa.

«Ho capito» tagliò corto e il cucciolo tacque, fissando sottecchi il genitore con aria spaventata.

Con enorme sorpresa però, Ahadi notò che il muso di Mohatu non era più attraversato dalla stessa collera di prima. Ora il suo sguardo celava una sincera preoccupazione.

«Non volevo spaventarti, figliolo. Mi sono lasciato un po’ andare» sussurrò il leone con un tono morbido. «Sono certo che dev’essere stata una brutta esperienza per voi. Non sono tanti i cuccioli di leone che possono dire di essere sopravvissuti a un attacco del genere».

Ahadi lo fissò a bocca aperta, preso totalmente alla sprovvista e mentre il padre gli sorrideva incoraggiante.

«N-non sei arrabbiato con me?» domandò con voce tremante. Il leone ricambiò il suo sguardo, stupito. «Con te? E perché dovrei, Ahadi?» provando una sensazione di sollievo e tristezza insieme, gli occhi del cucciolo si riempirono di lacrime, grato che non volesse urlargli contro.

Inevitabilmente proruppe in un pianto liberatorio, sfogando la tensione accumulata fino a quell’istante. «M-m-mi d-d-dispiace, papà…» balbettò, con le lacrime che sgorgavano copiose e bagnavano il terreno. «H-ho avuto t-t-tanta p-paura…» disse a fatica, disperandosi.

Mohatu sorrise comprensivo per la reazione del figlio e lo avvolse calorosamente con una zampa, in segno di affetto.

«Su, piccolo…» sussurrò, cercando di calmarlo, «è tutto finito adesso. Per fortuna io e tua madre siamo arrivati in tempo…» il leoncino strinse forte la sua zampa, sentendosi finalmente al sicuro: lentamente si quietò, e il suo respiro tornò ben presto calmo e regolare.

«Va meglio?» sussurrò il Re al figlio dopo un po’, e con una zampa asciugò una lacrima che gli solcava il musetto: quest’ultimo sorrise debolmente e annuì.

«Hm-hm» rispose timidamente.

«Bene così, questo è il mio Ahadi» replicò Mohatu, ora più tranquillo. «Adesso però ho bisogno che tu risponda ad alcune domande, figliolo. Dobbiamo scoprire esattamente cosa è successo e ho bisogno del tuo aiuto, te la senti?» chiese il leone cautamente.

Ahadi esitò, ma poi annuì sotto lo sguardo rassicurante del leone. «Ho bisogno che tu mi racconti cosa è successo nei minimi dettagli. Non tralasciare nulla, anche se ti sembra banale» disse al cucciolo.
 
«Noi… stavamo tornando a casa» cominciò Ahadi. «Eravamo al Sentiero dei Roditori, abbiamo giocato lì per tutto il tempo noi cuccioli. Poi Zozu è venuto a prenderci e abbiamo ripercorso la strada per tornare a casa… Ci siamo accorti che si stava facendo tardi… così Zozu ci ha suggerito di attraversare il fiume su quel viottolo… saltando sui massi».

Mohatu rimase in silenzio e fissò con intensità il figlio, il  quale si intimorì. «N… Non penserai che è colpa di Zozu, vero? Lui…» Il Re però scosse il capo, in segno di diniego. «Non vi avrebbe mai messo in pericolo di sua spontanea volontà, di questo ne sono certo. Ho affidato a Zozu la mia stessa vita in passato, e lo farei ancora senza esitare. Non temere per lui, figliolo» Ahadi aprì la bocca, ma non disse nulla.

Cercò di ricordare tutto quello che aveva vissuto, come gli aveva chiesto suo padre. «Sembrava tutto tranquillo… Aheri, Bure, Asali sono passati senza problemi… Poi appena Uru è caduta in acqua le cose sono cambiate» osservò, corrucciato. «Ho notato che l’acqua ha iniziato a vorticare sempre di più… poi tutto ha iniziato a muoversi… E dal nulla è sbucato uno di quei cosi… Mi ha trascinato in acqua… Aheri mi ha salvato ma ci hanno sbarrato la strada… Sono sbucati fuori altri due coccodrilli e… e… Infine tu e mamma siete arrivati» concluse il cucciolo, prendendo un lungo respiro affannato.

«Quindi vi hanno attaccato solo dopo che Uru è caduta nel fiume» ripeté il leone, pensieroso, mentre il cucciolo si limitò a stringere le spalle.

Padre e figlio rimasero immersi nel silenzio per alcuni minuti, finché Ahadi non riprese parola.

«Sai, papà» disse, titubante. «Hmm?» fece quest’ultimo.

«Pensavo… Non ti ho mai visto così arrabbiato con qualcuno» bofonchiò il leoncino. «Se devo essere sincero, anche tu mi hai fatto paura» aggiunse in tono mite.

Mohatu si voltò verso il cucciolo, sorpreso. «Ma è naturale, Ahadi: qualunque padre avrebbe reagito così se il proprio figlio fosse stato in pericolo di vita, e non oso pensare cosa sarebbe successo se fossi arrivato solo un istante dopo…»

Ahadi alzò il capo, incuriosito dal tono preoccupato del padre, che continuò «la paura può indurci a tirare fuori il meglio di noi per il bene degli altri, figlio mio, ma bada bene: anche il lato oscuro delle nostre emozioni può emergere. Cosa avrei fatto se fosse capitato qualcosa a te o ai tuoi amici?»

Ahadi abbassò nuovamente lo sguardo, pensieroso. «Allora hai avuto paura anche tu?» chiese, esterrefatto. Con sua sorpresa, Mohatu annuì.

«Ma… tu sei il Re, papà. Il Re non deve avere paura di niente, no?» replicò Ahadi, incapace di credere alle proprie orecchie.

Mohatu sorrise, ma il tono con cui rispose fu insolitamente serio. «Lascia che ti dica una cosa. Quando al mondo non hai nulla da perdere, essere coraggiosi è molto facile: si è più intraprendenti, spericolati e sprezzanti del pericolo. Ma quando ami immensamente qualcuno, anche più della tua stessa vita, e sei responsabile di altri individui, allora le cose cambiano» spiegò.

Ci fu una breve pausa silenziosa. «Forse hai ragione, Ahadi: il Re deve mostrarsi forte davanti ai suoi sudditi, coraggioso e senza paura per debellare i pericoli quotidiani e mantenere il regno prospero e in salute. Ciò non vuol dire tuttavia che tuo padre non abbia mai avuto paura… Questa sì che sarebbe una bugia bella grossa!» ridacchiò. «Essere Re non vuol dire soltanto fare ciò che si vuole, quando si vuole. Le mie decisioni e azioni hanno delle conseguenze su molti di noi. Posso nasconderlo, ma provo paura esattamente come qualunque altro animale, e ne hai avuto la prova quest’oggi. Mi sono infuriato con quegli alligatori perché temevo per la vostra vita, figlio mio» concluse.

Ahadi ripensò all’intervento di Mohatu e gli comparve un sorrisetto. «Sai una cosa? Quegli alligatori facevano tanto i grossi con noi e Zozu, ma appena hanno visto te e mamma sono scappati via a zampe levate!»
Mohatu sorrise con una punta di orgoglio. «Avrei proprio voluto vedere! Nessuno può permettersi di sfidare tuo padre, il Re delle Terre del Branco!» e anche lui si unì alle risate del figlio, finalmente entrambi rasserenati dopo le avventure di quella giornata. 


Angolo dell'autore:
"Ciao a tutti!
Ecco a voi il sesto capitolo. Per fortuna si è risolto tutto per il meglio, anche se ci è mancato davvero poco!
Temo di aver un po' esagerato con i riferimenti all'opera originale del Re Leone. Il mio obiettivo era una rivisitazione, ma in questo frangente ho calcato un po' troppo la mano e non era questa la mia intenzione, ma tant'è. Nei prossimi capitoli ci discosteremo parecchio, perciò cercherò di evitare che capiti ancora. Sentitevi liberi di lasciare una recensione, una critica o anche dei suggerimenti, sono sicuro che mi aiuteranno molto con il prosieguo della storia.
Numerosi feedback possono tornare molto utili!
Rimango inoltre a disposizione in caso di eventuali domande sui personaggi o su qualcosa che è risultato poco chiaro nella lettura. 
Al prossimo capitolo!

Un saluto da Lion"

P.S.: il prossimo capitolo verrà pubblicato sempre di sabato, ma tra due settimane.

P.P.S: a chiunque legga il capitolo anche senza commentare, ma possiede un account efp, rinnovo gentilmente la richiesta di accedere almeno per far aggiungere 'Mohatu' alla sezione dei personaggi, così da consentirmi il suo inserimento alla descrizione della storia. Servono 10 voti e ancora siamo a 3!
Grazie a chi lo farà!
   
 
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