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Autore: Ginevra89    12/05/2005    1 recensioni
Alla vigilia dell’anno 2100, il mondo cominciava a cambiare la sua fisionomia. Alla vigilia dell’anno 3000, quasi tutto il Mondo Abitabile era stato civilizzato in immense città. Alla vigilia dell’anno 3025, la Lotta era iniziata.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4- Lost in War

 

si voltò e fece uno scatto per cominciare a correre…doveva assolutamente avvertire la H.O.P.E.

Qualcosa la fermò.

La canna di un mitra MCZ345, per la precisione.

Sgranò gli occhi, atterrita.

Non ci credo…non voglio crederci…

“ Vai da qualche parte, dolcezza?”

 

“Sì, all’inferno, e temo che tu mi ci accompagnerai se non mi togli quell’affare dalla schiena…” rispose lei, cercando di restare indifferente.

E senti qua come mi trema la voce!!…

…sto diventando troppo sentimentale.

“Shhht….” Rispose la voce dietro di lei, aumentando la pressione del mitra contro la sua schiena.

“No, a dire il vero non avevo molta voglia di stare zitta…preferivo mettermi a gridare…chissà, qualcuno di qualche banda tua rivale potrebbe sentirmi, e allora ci divertiremmo un po’….”

Per tutta risposta, una mano le tappò la bocca talmente forte da toglierle il respiro. Letteralmente.

Si sentì trascinare all’indietro, ma non oppose resistenza.

Aveva appena scorto due idioti armati fino ai denti e probabilmente anche fatti duri, a giudicare dalla faccia. E venivano nella sua direzione.

Sembrava che il suo misterioso amico, volesse pararle i fondelli.

Beh, se mi porta al sicuro ok…se cerca di ammazzarmi, lo stendo…

Impugnò la sua arma senza quasi muovere un muscolo.

Soffoco!!!

Le stava venendo a mancare l’aria, con quel tipo che la stringeva troppo, troppo forte. Sgranò gli occhi. Ok venire ammazzata, ma morire soffocata per una mano che ti tappa la bocca, proprio no!! Sentiva il cuore pulsarle nelle orecchie. Resisto. Non è ancora arrivato il momento di fare un saluto al tipo dei piani bassi.

I due avanzavano. Improvvisamente, sentì un’ombra calare sopra di lei e si accorse di essere al riparo di una specie di portico, più precisamente dietro una vecchia, grande colonna.

“Ora taci” mormorò il trascinatore a mezza voce, liberandole la bocca.

Silenziosamente, prese il respiro più profondo della sua vita.

 

Per l’ennesima volta in quella giornata, Maeve si diede mentalmente dell’imbecille. Ok, aveva fatto l’eroina, aveva salvato Rachel, colto di sorpresa tutti e fatto la sua bella entrata ad effetto.

….E adesso? Non poteva nemmeno scappare, con la caviglia messa in quel modo. E aveva svuotato tutto il caricatore.

Non c’è che dire.

Sono un genio….

…Da baraccone.

Alzò lentamente lo sguardo, per incontrare due occhi verdissimi che la osservavano sarcastici.

Il tipo si chinò a meno di un metro da lei, giocherellando distrattamente con il mega-mitra.

“Povera piccola…ti sei fatta la bua?”

Maeve avrebbe volentieri mandato la sua educazione a farsi friggere pur di poter fare qualcosa del tipo sputargli in faccia. Purtroppo però era a corto di saliva. E in ogni caso non ci si vedeva, a sputare in faccia alla gente.

“Rispondi…” l’avvertì qualcuno dal mezzo del gruppo, di soli ragazzi.

Non poteva nemmeno contare su un po’ di solidarietà femminile, a quanto sembrava.

Resse lo sguardo del suo interlocutore.

“Esattamente.”

“Uhm…” fece l’altro “E fa tanto male se premo….qui?” chiese, spingendo con forza sulla ferita che stava diventando bluastra.

Maeve non riuscì a reprimere un gemito di dolore.

Il ragazzo si alzò, voltandosi verso il gruppo.

“Portatela dentro, e chiamate Grace.”

“Ma…” cominciò un tipo dalla cresta esagerata.

Un’occhiata di Mister Occhi Verdi troncò le sue proteste sul nascere.

“ E poi, riunitevi in mensa.”

Si voltò nuovamente verso di lei, accarezzandole una ciocca di capelli.

Maeve lo guardò male.

“Non ti preoccupare piccolina, che ora passa tutto…” non ebbe modo di notare il suo lieve cenno del capo verso un punto indefinito dietro di lei: qualcosa la colpì alla testa, forte, troppo forte.

Maeve svenne.

 

 

 

Zach alzò il bavero del giubbotto di pelle nera.

Dietro di lui, Owen, Christa e Simon costituivano il resto della Squadra Sette, mandata in perlustrazione a War. Lui avrebbe preferito essere da solo, ma sapeva di non potersela cavare in War.

Perciò aveva accettato. Quei tre sembravano abbastanza simpatici oltretutto, anche se non si era mai vista una squadra più squilibrata di quella.

Lui, un diciottenne ribelle e con un ciuffo tinto di rosso-arancione, dal fisico asciutto e non troppo alto.

Owen, un tipo mingherlino e piuttosto basso, con i capelli neri e gli occhi color acero, dalla provenienza non identificata. Aveva qualcosa di ambiguo quel ragazzo. Doveva sapere molte più cose di quante non facesse credere di sapere in realtà. Zach aveva il forte sospetto che avesse qualche parente in War. Ma era un ragazzo generalmente mite. Stranamente, era un allenatore di judo al quartier generale.

Christa, il tecnico di bordo, era intelligente e molto intuitiva…Una mezza indiana dall’aria eterea, che contrastava terribilmente con i suoi vestiti da vera neopunk. Aveva le gambe più belle che avesse mai visto, e gli occhi più azzurri che conoscesse. I capelli erano di un colore a metà tra il blu e il viola. Il tutto le dava un aspetto sicuramente inusuale. Ma era molto corteggiata, alla H.O.P.E.

Ed infine Simon, che il millennio precedente avrebbe fatto impazzire milioni di ragazze, col suo fisico da palestrato, i capelli biondi e gli occhi scuri. Paradossalmente, non faceva quasi mai sport. Era lo studioso migliore che conoscesse, e stava quasi tutto il giorno seduto su una sedia. Il suo fisico formidabile lo doveva ad un allenamento militare durissimo e a misteriose missioni su cui nessuno aveva mai voluto e potuto accertarsi.

Proprio una bella squadra.

Varcarono la soglia del bar.

Erano in War.

“Buona fortuna…” esclamò sarcasticamente.

Rachel è in debito con me di un bacio come minimo…

Naaa, facciamo un caffè. Ci tengo ai connotati, senza questo bel faccino non potrei più rimorchiare.

“Accidenti…” sentì Simon esclamare dietro di lui.

“Hanno fatto un bel casino qui…” aggiunse Christa.

“E penso anche di sapere chi è stato…” mormorò lui a mezza voce, rendendosi conto delle condizioni dell’ambiente attorno a lui. Solo Owen era stranamente silenzioso e si guardava intorno, sembrava quasi…preoccupato.

“Ehi, Owie, tutto ok?”

Il ragazzo parve riscuotersi.

“Uhm? Oh, sì, certo…” rispose con una tranquillità un po’ troppo ostentata per i suoi gusti.

Ciononostante, decise di lasciar perdere la questione per il momento.

Aveva decisamente cose molto più importanti a cui pensare.

 

I due idioti si erano fermati, sbirciando dietro alle colonne. Il tipo dietro di lei la spostò in modo che gli sguardi delle sentinelle non arrivassero a scorgerli. Ma evitò accuratamente di girarla verso di sé, come realizzò Rachel.

I due finalmente se ne andarono.

Sentì il tipo dietro di sé che si spostava leggermente per assicurarsi che le sentinelle se ne fossero realmente andate.

Eccolo.

Il momento che stava aspettando.

Il tipo lo percepì con un secondo di ritardo.

Con la rapidità di un’anaconda, si voltò puntandogli la pistola alla gola, e sparò senza troppe cerimonie.

Clic.

Ci fu un attimo di stupore assoluto, in cui si fissarono stravolti.

Scarica.

Oh merda, merda, merda, merda, merda….

Rachel si trovò davanti gli occhi più viola ma soprattutto più arrabbiati che avesse mai visto in tutti i suoi diciassette anni di vita.

“Mossa sbagliata, mocciosa” sibilò il ragazzo, e la stese.

 

Era tutto completamente nero. Buio. Poi cominciò ad intravedere una luce, e poi una sagoma. Era dunque giunto il momento della resa dei conti?

Sì, ma non nel senso che intendeva lei.

Aprì gli occhi di scatto, per trovarsene un paio viola che la fissavano, facendola leggermente rabbrividire.

Ma riprese il controllo di sé stessa con la stessa rapidità con cui l’aveva perduto. Non abbassò lo sguardo, anzi, rimase immobile come una statua di cera.

Si guardarono negli occhi per un tempo relativamente breve, ma a lei sembrarono secoli.

“Sei finita nella fossa dei leoni, dolcezza” enunciò infine il ragazzo dagli occhi viola. Poi si diresse alla porta, voltandosi un’ultima volta nero dagli occhi verdi “Non è molto gentile con gli estranei.”

E con un mezzo sorrisetto diabolico, se ne andò.

Rachel si voltò verso il felino, e rimasero qualche istante a fissarsi negli occhi. L’animale inclinò la testa da un lato, quasi a sfotterla.

“Al diavolo” biascicò Rachel, rivolta a nessuno in particolare.

 

 

Maeve si osservava la caviglia perfettamente medicata, con aria assente. L’avevano addormentata con un blando sedativo e poi curata. Ma perché? Non aveva senso spendere soldi nelle sue cure. Reclinò la testa sul cuscino, socchiudendo gli occhi. Se le fosse andata bene e fosse stata graziata, sarebbe rimasta comunque un ostaggio. E Maeve sapeva bene che le bande di War si divertivano a vedere i loro ostaggi soffrire. Rabbrividì. Dannazione a Rachel. Lo sapevo, non avrei dovuto darle retta. Se sopravvivo la ammazzo, parola mia. E pure io che mi metto in testa di fare l’eroina…che idiota!!

I suoi pensieri furono interrotti bruscamente dall’entrata di una ragazza. Era carina, piuttosto alta, longilinea. I corti capelli scuri le ricadevano morbidamente sul collo in tante ciocche scomposte, alcune trattenute da due mollettone gialle, sulla parte sinistra della nuca. La frangetta, asimmetrica, le copriva in parte gli occhi.

La si sarebbe potuta definire tranquillamente un tipo interessante. La ragazza si diresse verso di lei, le lanciò un mezzo sorriso e le controllò rapidamente la fasciatura e la ferita. Poi scrisse qualcosa su un taccuino e fece per andarsene. Maeve tirò su la testa, guardandola interrogativamente.

L’altra si fermò, guardandola sorpresa.

Poi sorrise: “Oh, pensavo dormissi!” fece con tono di scuse. Poi allungò una mano perfettamente curata nella sua direzione. “Dottoressa Springard.” Maeve gliela strinse, titubante. “Maeve. Non sapevo ci fossero dottori da queste parti. E tantomeno dottoresse.”

I medici erano merce rara, ormai. Per trovarne qualcuno dovevi recarti in uno degli ospedali migliori del quartiere, e si facevano pagare un sacco. Ma i medici davvero bravi stavano solo nei centri più belli e specializzati. Ce n’erano pochi e si trovavano tutti nei sobborghi ricchi: Golden e Kastel(la parte ovest). Quindi la sorpresa di Maeve era del tutto motivata.

L’altra sorrise nuovamente. “ Mi chiamo Graciel Amanda, ma visto che lo trovo un nome da corvo preferisco semplicemente Grace. E, in realtà, non sono una dottoressa, ma una biologa marina.”

Maeve sgranò gli occhi. “Davvero?”

La ragazza annuì. “Già. E’ davvero interessante, sai? E’ uno studio meticoloso ed utile. Oltretutto, con il Twilight così di recente formazione, così inesplorato…ci sarebbe una nuova storia da scrivere, capisci? Chissà. Pensa, sarebbe solo la prima tappa. Il mare verrebbe scansionato anche da studiosi, come gli archeologi. Pensa a cosa si potrebbe scoprire. Perché, effettivamente, cosa sappiamo noi della storia dell’ultimo millennio? Nulla. Insomma, siamo informate su rivolte varie, guerre e mutamento della superficie terrestre, ma lo siamo in maniera irrisoria. Ci sarebbero un sacco di altre vitali informazioni da scoprire, lo sento. Sarebbe mitico!!”

Caspita che parlantina! Doveva però ammettere che era rimasta affascinata.

Una fitta di dolore alla gamba destra la riportò alla realtà.

Odiandosi per quello che stava dicendo, chiese: “Ma, senti…non per essere scortese, ma visto che sei una biologa marina e non una dottoressa…”

L’altra afferrò al volo, ma non sembrò offendersi, anzi stirò le labbra in un sorriso rilassato.

“ Se ti curerò bene? Tranquilla. Sono biologa, sì, ma ho fatto parecchi studi di medicina perché volevo essere pronta per qualsiasi evenienza, visto che avevo intenzione di fare parecchie spedizioni nel Twilight. Ma non me ne danno il permesso.” Il suo viso aveva assunto un’espressione triste.

“Mi dispiace. E come mai?”

L’altra rialzò lo sguardo, senza traccia apparente di sentimenti. Il suo viso aveva una sfumatura molto professionale. “Beh, passiamo alle cose serie, ora. Dunque, qui” e le mostrò il taccuino “Ho segnato tutte, e dico tutte, le cose che devi fare per poter guarire in fretta quella caviglia. Le medicine che ti ho dato devi prenderle per tre giorni, alle otto, alle dodici e alle sedici, d’accordo? Ma tanto che te lo dico a fare, io mi chiedo, te l’ho già scritto…Beh, te lo lascio.” E si voltò nuovamente in direzione della porta.

“Aspetta!” la bloccò di nuovo Maeve, lanciando uno sguardo veloce al foglietto “Dove la trovo, tutta questa roba?”

L’altra la guardò sorpresa. “Non dirmi che non hai mai acquistato delle medicine. Non sei mai stata malata?” fece con tono impaziente.

“Certo che sì” replicò Maeve “Ma la metà delle spese la pagava la mia assicurazione sanitaria, e l’altra metà me la compravo da sola, ma chissà perché, mi sembra che queste non siano esattamente il tipo di medicinali che vendono in una normale farmacia.”
L’altra fece una smorfia. “No, infatti sono ancora in via sperimentale. Avrebbero potuto diffonderle già da dieci anni, è scientificamente provato che curano meglio e più in fretta, ma purtroppo l’azienda contrapposta a quella che diffonde quel tipo di farmaci dispone di un capitale più alto. E, puoi starne certa, lo usa.”

La Rossa annuì comprensiva. “Capisco. E quindi devo comprarle in nero…”

“Esatto. Sai dov’è il mercanteggio dei farmaci, vero?”

Le bande delle estreme periferie di War avevano visto che rispetto a quelle della parte interna erano molto più deboli, meno forniti e quindi finivano inevitabilmente per soccombere. Ragion per cui avevano deciso di buttarsi nel contrabbando. Ogni banda spacciava qualcosa. I più importanti erano medicinali, armi, e informazioni. Potevi trovare davvero qualunque cosa. Nel settore informazioni, in particolare, un assassino acuto poteva comprare la vita della sua vittima a poco prezzo. Nessuno sfuggiva al settore informazioni.

Maeve non era mai stata in nessuno dei settori di contrabbando.

“ A dire il vero…no.”

L’altra la guardò con un’espressione mezza scioccata.

“Vuoi dire che non hai mai preso un pr…??”

Stavolta fu il turno della Rossa di svicolare la domanda.

“Potresti darmi indicazioni?”

“Certo…ti farò accompagnare” sorrise l’altra, poi se ne andò, lasciando Maeve con una domanda sulla punta della lingua: da chi?

La sua curiosità fu presto soddisfatta. In camera sua si presentò un tizio dai capelli incredibili. Onestamente, non avrebbe saputo dire di che colore fossero nemmeno dopo averli fissati dieci minuti. La prima parola che le venne in mente fu “arcobaleno”. Un arcobaleno che comprendeva tutti i colori esistenti sulla terra. Allucinogeno.

Il tipo le regalò un sorriso a 127 denti.

“Andiamo, dolcezza?”

Maeve sospirò. Sarebbe stato un lungo, lungo, lungo giorno.

 

La Rossa si era cambiata con dei vestiti che le aveva portato la dottoressa Grace Springard, dei semplici jeans azzurri e un maglioncino color miele, e aveva raccolto i capelli in una coda. Già questo aveva contribuito a farla sentire più ordinata, dopo l’attraversata di War, in cui piuttosto che i vestiti che indossava, le erano rimasti stracci.

Fece per avviarsi all’uscita. Vide il tipo Multicolore che la stava aspettando, ma di fianco a lui c’era un altro ragazzo, dagli occhi verdi. Il pupo che maneggiava il mitra come se fosse un giocattolo.

Maeve represse con forza una smorfia di disapprovazione. Odiava gli idioti. Le ricordavano un momento non troppo felice della sua vita.

Il suddetto ragazzo la squadrò per qualche attimo.

“Sembra che siamo di nuovo in forze, piccolina….dai, come on, che non ho molto tempo…”

Maeve si morse forte la lingua per non dirgli che di sicuro non era lei, che voleva rubargli il suo tempo prezioso.

Si avviarono per le vie di War, in silenzio.

Mentre passavano accanto alla piazza in cui Rachel e la Rossa avevano fatto saltare i bidoni di benzina, Occhi Verdi sbottò inaspettatamente: “Certo che ne avete fatto del casino, eh?”

Lei lo guardò freddamente. “Così pare…”

Oh, wow, sono una degna discepola di Rachele.

Eh, Rachele…se mi sente chiamarla così mi ammazza.

Chissà se è riuscita ad uscire e a trovare gli aiuti.

Guardò i due che la scortavano tenendola quasi per mano.

Speriamo di sì.                                                                 

Voleva solo andarsene di lì.

 

Arrivarono allo spaccio in meno di un’ora. Avevano camminato a ritmo serrato e Maeve cominciava a sentire di nuovo male alla caviglia.

Si guardò attorno. Si trovavano in un piazzale più o meno rettangolare. I pavimenti dovevano essere stati mosaici molto belli, tanto tempo prima. Adesso, rovinati e privi della maggior parte di piastrelle, incutevano una certa tristezza. Sembrava la prova vivente del mondo che si sgretolava.

Sto diventando melodrammatica.

…Lo sapevo. Mio padre mi ha fatto leggere troppo Shakespeare.

 

 

“Wow, che figata!!” esclamò Zach scorgendo un disegno gigantesco, che si estendeva per centinaia di metri.

“Ehi, ma non è un graffit?” chiese Christa, interessata “E’ la prima volta che ne vedo uno…dal vero, perlomeno…”

I graffit erano una sorta di enormi murales, che nel passato, a War, erano stati usati per delimitare gli spazi di confine tra un Distretto e l’altro.

Questo in particolare recava degli strani segni ornati da una moltitudine di foglie e fronzoli che facevano sembrare la scritta immersa in una foresta, una cosa veramente notevole.

“Chissà che c’è scritto…” mormorò la ragazza, osservando quello spettacolo inusuale.

“ E’ cirillico” rispose prontamente Simon significa “L’occhio che vede Benvenuti nella foresta”

Owen lo guardò storto. “ Bella traduzione, peccato che manchi di senso compiuto…”

Simon lo squadrò con aria di sufficienza. Odiava essere ripreso, specialmente da quel piccoletto, con cui non aveva mai avuto un buon rapporto.

“Peccato – e se avessi studiato cirillico lo sapresti- che su quel muro c’è scritto esattamente quello che ho detto.”

Owen si erse in tutto il suo metro e sessanta di altezza. “Scommettiamo che ti sbagli, secchione?”

“Scommettiamo che ti faccio a pezzi, scarafaggio?”

Zach stava per intervenire, ma inaspettatamente la quieta Christa lo battè sul tempo.

“Oh, finitela…ci sarà una traduzione da qualche parte, no??”
Simon si voltò verso di lei “Purtroppo no. Insomma, a nessuno è mai importato molto di quello che c’era scritto: si capiva benissimo in che Distretto si era capitati semplicemente guardando il disegno, questo per esempio è GreenHearth, e immagino l’abbiate capito anche voi.”

“E allora, sottospecie di topo da biblioteca?”

“ E allora, sorcio, nessuno prestava attenzione alle scritte. E poi, ammettiamolo: se non foste abituati a decifrare file crittati, davvero avreste capito che si trattava di una scritta e non di un abbellimento della figura, notando anche come sono messe le lettere?”

“ Sì, io però non credo che nessuno l’abbia mai capito…almeno qualcuno deve averci provato, no?”

“Già, ma probabilmente hanno lasciato perdere, immagino. Anzi, aspetta…deve esserci stato un tipo che ha pubblicato un articolo proprio su questo, tempo fa…l’ho trovato perché cercavo notizie su questo posto per conto di Rachel e…non so chi altro…era un tale…Jon…Jan…come si chiamava? Ah, giusto: James Elvergard!!”

Christa era perplessa. “Ma non è quello che è sparito nel nulla?”
A Zach invece non tornava qualcosa. “Cercavi notizie su War per conto di Rachel???”

“ Sì, in effetti, era proprio lui…” Simon, fronte aggrottata, aveva la tipica espressione che assumeva mentre stava pensando intensamente.

“ Ti ricordi per caso la data dell’articolo, Simon?”

“A che servivano a Rachel delle notizie su War..?”

“ Certo. 24 dicembre 3004.”

“Esattamente una settimana prima che venisse pubblicato il famoso articolo dei test su cavie umane, quindi…”

“Insomma, lei odia questo posto..”

“ E’ corretto.”

“ Noi non sappiamo il giorno esatto in cui è sparito, giusto?”

“ E quindi non avrebbe motivo di interessarsene..”

“ Giusto. E’ apparso un articolo qualche mese dopo la sua sparizione, ma nessuno sa con esattezza quando ciò sia avvenuto.”

“ Queste scritte in cirillico ci sono anche sugli altri graffiti, che tu sappia, Simon?”

“ E’ bello sentirsi ascoltati..”

“ Non lo so. Penso di sì, a rigor di logica…ma dove diavolo vuoi arrivare, Christa?”

“ Al fatto che forse le cose non si sono svolte come tutti credono, Simon. E se la mia teoria è giusta, forse so cos’è successo a Rachel.”

 

*****************************************************

Ehilà belli!!! Come vi butta?

….

Mi sono immedesimata nello spirito di War, scusate :DDD

Tornando seri….buona Pasqua, tantissimi auguri, anche se in ritardo!!

Allora, cosa ne pensate di questo capitolo? Devo ammettere che io mi sono divertita troppo a scriverlo, soprattutto l’ultima parte!!! ^_____^

Passo ai ringraziamenti:

 

L_Fy: Eh, povero Zach…suo padre comunque si è offeso parecchio, ma dato che è un uomo di classe(così dice) si limiterà a scorticarti. Lascialo perdere ^-^

Rachel ricorda che essere chiamata Rachele le fa saltare fuori gli istinti omicidi nascosti, e che quindi è meglio essere prudenti, e per il fatto di Maeve, dice che sono cause di forza maggiore!!

Seth, dopo la tua domanda, ha chiamato un’avvocato e si è rinchiuso nello studio insieme a una quattro stagioni lunga tutto il tavolo…speriamo che non vada in overdose di pizza…

Beh, se vuoi andare a The Forgotten, posso farti un buon prezzo…o sennò ci vieni con me in vacanza-studio quest’estate :DD

Tu te pigli il tipo con gli occhi verdi e io quello con gli occhi viola, né?

Ok, la smetto ^__________^

A parte gli scherzi, grazie mille dei complimenti, continuerò il prima possibile!!

 

Mucchilla_Cinghillo: Ma ciao!! ^-^ Nessuno ha capito chi è? E io che credevo di essere stata scontata!! Beh, meglio ^_^

Aspetta e lo scoprirai!!

Detto fatto, il pattugliamento c’è…forse però non è esattamente come te lo aspettavi :D

Però mi fa troppo morire ‘sta squadra…prevedo scintille, come disse Nerone prima di incendiare Roma.

Spero che ti piaccia il nuovo capitolo!!

 

Fatemi sapere cosa ne pensate, mi raccomando!!

 

Un bacione

Ginevra

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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