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Autore: emmevic    01/06/2020    4 recensioni
Cit. Cas non è stato creato per avere paura, ma ha imparato lo stesso ad averla, perché quando il tuo centro è Dean Winchester, cacciatore professionista, Spada di Michele, Uomo Giusto e calamita di guai, alla fine ti ritrovi a convivere con un’ansia che un test online, fatto per scherzo in una notte annoiata, ti diagnostica come “cronica”.
⤷ Famiglia può essere un angelo che non è più un angelo, suo figlio adottivo (alias l’Anticristo) e l’uomo che ha “afferrato stretto e salvato dalla perdizione”. Raccolta di 4 capitoli ambientata dopo un’ipotetica ultima stagione, ma non considera né la 14esima né la 15esima. Quello che viene raccontato qui è un mondo fatto di quotidianità e di piccole crisi. Destiel.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Jack Kline, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Happily Ever After'
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I   C A N
S E E   C L E A R L Y
N O W


(sigaretta)


Il tempo che una sigaretta ci impiega per raggiungere terra, questo è quanto è servito a Castiel per capire che ama Dean.
Prima sapeva solo di volergli stare accanto e di volerlo aiutare, gli era sufficiente essere quella speranza che Dean aveva bisogno che fosse, non gli serviva altro, ma la rivelazione che quello fosse amore, come ora sa bene, è arrivata lo stesso: inaspettatamente e in punta di piedi. (Era anche un mercoledì.)
Si trovavano fuori da uno dei motel in cui i Winchester, quando ancora non erano in pensione e rincorrevano il sovrannaturale, erano abituati a fermarsi: una luna piena illuminava il parcheggio in cui Dean aveva appena posteggiato l’Impala, e l’Angelo (lo era ancora, allora) stava guardando il cielo pensieroso. C’era una figura che fumava a lato strada, proprio sotto uno dei lampioni, ma non era una minaccia, solo un uomo come tanti. Tutto era tranquillo. C’era pace, o sembrava ci fosse.
“Tutto bene?” gli aveva chiesto a un certo punto Dean, attirando la sua completa attenzione (improvvisamente non c’era più né la luna né l’uomo con la sigaretta, anche il parcheggio era sparito e tutto si era defocalizzato, ogni cosa tranne Dean), e in quell’esatto momento Castiel aveva capito che quello era amore. Sotto la luna e le stelle, in una notte che non era poi così diversa dalle altre, la voce di Dean l’aveva fatto sentire più che mai parte di qualcosa. Non era mai stato così vicino a qualcuno e allo stesso tempo così lontano da tutto il resto.
Non ti abbandonerò mai pensò in quell’epifania di un giorno qualunque.
Dean era (ed è) la sua ancora.





Jack non è umano.
Cas gliel’ha ricordato in più occasioni e, anche se qualche volta Dean tende a dimenticarselo (ma non lo ammetterebbe mai), è comunque difficile fare pace con la nozione che a soli quattro anni il ragazzino possa andare in giro da solo. Ancora di più se questo implica permettergli di andare dall’altra parte del mondo in cambio della sola promessa di tornare e con nessun’altra certezza. “Non c’è niente che possa ucciderlo, Dean” l’ha tranquillizzato questa mattina Castiel e, sebbene abbia accettato di lasciarlo fare (almeno per questa volta), per l’ex-cacciatore è come muoversi contro ogni fibra del suo essere.
È nella sua natura preoccuparsi per gli altri. Se così non fosse, non ci sarebbero altri in primo luogo, visti i continui tentativi da parte delle influenze celesti di rendere la Terra una palla infuocata; peraltro puntualmente dirottati da nientemeno che i fratelli Winchester.
Con una mano sulla staccionata (che adesso, asciutta, è meno “bianco accecante” del giorno prima) Dean guarda quindi l’orizzonte (la casa dei vicini) e intanto ripensa a quello che da ieri continua a dirgli Castiel, ossia di stare calmo, di fidarsi, di lasciar crescere Jack e bla bla bla. Come se fossero una normale famiglia di periferia e loro figlio un adolescente standard. Come no. Che poi, se anche fosse un normale adolescente, Dean ha come il presentimento che le sue preoccupazioni continuerebbero a ronzargli in testa come mosche (anzi, magari sarebbero anche più di quante siano già ora, le sue apprensioni, ma questo è meglio non dirlo a Cas).
È dunque in piedi sul limitare del giardino, a rimuginare con la mano ancora sulla staccionata, quando un rumore di passi lo fa voltare. Jack. Per lo meno non si è teletrasportato in giardino come la settimana scorsa… i vicini li guardano straniti da quel giorno e davvero sarebbe meglio non ripetere l’esperienza.
“Mi spiace per ieri sera,” gli dice il ragazzo con un broncio dispiaciuto (qualche volta fa ancora fatica con le espressioni e in questo caso gli è uscita proprio male pensa Dean, mentre si incolla un sorriso tirato sulla faccia). “Non pensavo fosse così importante avvertirvi quando esco” pausa. Un’altra espressione poco convinta gli attraversa il volto e Dean cerca di trattenersi dal roteare gli occhi. “Anche se me lo dici sempre, in effetti” conclude infine Jack, guardandolo in volto.
A questo punto l’ex-cacciatore preferisce soprassedere e gli risponde in tono volutamente non accusatorio, sviando il discorso.
“Ieri sera ti ho cercato in hamburgheria, ma non c’eri” Dean informa il Nephilim, lasciando sottointesa la domanda dove diamine eri? (visto che alla fine, in effetti, si è presentato a casa con i panini di quella stessa hamburgheria); domanda a cui Jack prontamente risponde senza un filo di rimorso.
“Ah, è che sono volato fino a Vancouver, ho visto sul loro sito che lì c’era un altro locale della stessa catena” butta lì, come se non avesse appena ammesso di aver lasciato gli Stati Uniti ed essere andato in Canada per del fast food. A questo punto Dean si sente cogliere dal principio di un’emicrania quando Jack, con nonchalance, lo informa anche che: “In quello dietro casa c’era troppa fila”. Motivazione eccezionale.
“E quindi sei volato fino a Vancouver…” Dean ripete le sue esatte parole cercando di digerire l’informazione. “Ma ci hai messo un’oretta” aggiunge l’ex-cacciatore senza capire, il tono confuso. In teoria, se Jack è andato a Vancouver per evitarsi la coda (in effetti c’era molta gente dentro e fuori dal locale del loro quartiere, ricorda Dean), perché allora ci ha messo così tanto?
Il ragazzo si porta una mano dietro la testa, imbarazzato. “Per strada ho visto-” sta dicendo, ma Dean lo blocca con un cenno della mano in un va bene, non importa. Perché in fin dei conti non vuole saperlo, meglio non saperlo: non ha l’intenzione di rendere il principio di emicrania un’emicrania effettiva, quindi rivolge a Jack un sorriso di circostanza, sperando che l’altro non se ne accorga, e gli dà una pacca sulla spalla.
“Basta che la prossima volta ti ricordi quello che ti ha detto Cas, di avvertirci e tutto il resto” gli dice, e prima che possa buttare un braccio attorno al collo del Nephilim e rientrare in casa con lui, Jack sparisce in un puff che a quel punto gli fa davvero venire l’emicrania del mese.
(Jack, intanto, è ricomparso direttamente in casa sul divano e uno dei loro vicini boccheggia alla finestra.)





Tra Dean e Cas le cose, ben prima che divenissero “ufficiali” e tutto quanto, non sono mai andate tanto bene. Gli alti e i bassi erano (sono) la norma, ma il non dirsi mai veramente addio era ed è la loro costante. Si sono sempre orbitati attorno senza rendersene conto: se Dean è la Terra, Cas è la Luna, lontano ma allo stesso tempo vicino. Questo non significa che siano sempre stati compatibili. Quella strana cosa che è la compatibilità l’hanno acquisita con parecchia fatica dopo essere morti (o quasi) almeno un paio di volte ciascuno. Perché, sul serio, per rimettere le cose in sesto morire è forse la cosa che più di tutte riesce a riportarti a uno status quo. C’è stato lo scandalo del tradimento con Crowley, c’è stato il marchio di Caino, c’è stata tutta la questione del Purgatorio (e molto altro ancora), ma alla fine, in qualche modo, hanno superato tutto, lasciandosi ogni torto alle spalle.
Non si sono mai veramente salutati, hanno tenuto duro e hanno imparato a incastrarsi e anzi.  Anzi, quando le porte dell’Inferno e del Paradiso si sono finalmente chiuse e Castiel ha perso tutto ciò che lo definiva un Angelo, è a quel punto che le cose si sono davvero fatte interessanti.
Da Angelo Cas non avrebbe mai immaginato certe sensazioni puramente fisiche che solo gli esseri umani possono provare, e così la sua nuova quotidianità dopo l’exit di Angeli e Demoni è cominciata con un set di sensazioni che mai si sarebbe sognato. Quando infatti si è deciso a baciare Dean per poi spingerlo verso il letto con una determinazione che aveva lasciato l’ex-cacciatore boccheggiante (Dean non se l’era aspettato questo colpo di scena, ingenuo da parte sua), è stato allora che è avvenuta la magia.
Quello che ha provato (e che prova ogni volta) con Dean impallidisce a confronto di quello che aveva sentito con April, la mietitrice con cui mille vite fa aveva perso la sua verginità.
Con Dean, molto semplicemente, è il Paradiso.





Avere la certezza che Jack ascolti Cas, ma non Dean, per l’ex-cacciatore non è proprio il massimo, ma non può fare nulla al riguardo, se non seguire le direttive di Castiel e sperare che vada tutto bene. L’ex-cacciatore oltretutto si sta effettivamente impegnando, così quando Jack, ancora sul divano mentre si gode un episodio di Scooby-Doo, lo guarda e gli chiede se può andare da Sam, Dean si scioglie dal momento che questo è a tutti gli effetti un bel passo avanti. Gliel’ha chiesto. Gli ha chiesto se può uscire. (E l’emicrania qui si allenta, perché non solo la scena di Jack che guarda Scooby-Doo è davvero troppo dolce, ma il fatto che il Nephilim abbia finalmente capito che chiedere di uscire e avvisarli non è un optional è indubbiamente un bel risultato: ciò che sperava di ottenere).
Castiel intanto, che è sulla poltrona di fianco al divano su cui Jack ha preso posto e tecnicamente starebbe leggendo un libro, alza gli occhi e, con un sorriso e un sopracciglio sollevato da te l’avevo detto (Dean già se lo immagina mentre gli fa notare che aveva ragione, che avrebbe dovuto gestire lui la situazione da subito), incrocia lo sguardo dell’ex-cacciatore.
Dean allora non si trattiene e rotea gli occhi di fronte alla reazione dell’ex-Angelo, prima di rispondere a Jack e dirgli che: “Certo, puoi anche fermarti a dormire da lui se vuoi. Entro domani a pranzo però ti vogliamo a casa”.
Il Nephilim annuisce e puff, è già sparito dal salotto, destinazione Sam.
Castiel a questo punto alza ancora di più il sopracciglio e il suo sguardo da te l’avevo detto diventa qualcosa più: il focus aumenta e fissa Dean come se fosse l’unica cosa che esista al mondo ed è così che l’ex-cacciatore improvvisamente realizza che, wow, hanno la casa tutta per loro.





È un attimo (il tempo che una sigaretta ci impiega per raggiungere terra) quanto è servito a Dean per lasciarsi andare quando Castiel l’ha baciato per la seconda volta. Al primo bacio ha boccheggiato, per l’appunto, ma al secondo ha risposto con l’entusiasmo che Cas si era augurato, poi hanno toccano il letto e sono stato scintille. Non letteralmente, perché Castiel non è più un Angelo e non è più in grado di mandare in corto circuito l’impianto di una casa (o di un bunker, visto che erano ancora lì quando tutto è successo), ma le scintille ci sono state lo stesso.
I due mondi si sono collisi e Castiel e Dean sono diventati un’unica cosa: si sono finalmente lasciati andare.





Jack è tornato a casa proprio quando doveva tornare: per pranzo. Ha rispettato perfettamente il coprifuoco che Dean gli ha imposto e anche questo l’ex-cacciatore può considerarlo un passo avanti, il che lo porta alla considerazione che magari Jack non è così ingenuo e inaffidabile come credeva. Bastava che fosse Cas a spiegargli la questione.
Ed è la mattina seguente che a Dean arriva l’ennesima conferma che le orecchie di Jack non siano lì per addobbo, ma per effettivo uso (nelle settimane precedenti un po’ aveva iniziato a preoccuparsi, era come se tutto gli entrasse da una parte e gli uscisse dall’altra). Perché, vittoria, Jack di nuovo gli chiede se può uscire. (“Vado a farmi un giro, ok?” le esatte parole, quindi era forse più una constatazione, ma è comunque una vittoria).
Quando poi gli ha chiesto dove andasse per sincera curiosità e non per paranoia, Dean ha sentito una vampa d’orgoglio per il proprio passo avanti: ha imparado a lasciarlo andare, forse. Inaspettato, come progresso, anche se sudato.
“In giro con Leslie” ha risposto Jack mentre un leggero rossore gli colorava le guance.
Quanto starai via? stava anche per chiedergli Dean per pura curiosità (o forse no, stavolta) quando Castiel, dall’altra parte della stanza, l’aveva anticipato con un “Ti aspettiamo per cena, Jack”.
Semplice e veloce.
E così la casa, adesso che Jack è in giro con Leslie, è di nuovo tutta per loro.



Questo terzo capitolo non mi convince, ma non riesco a scriverlo in un altro modo (purtroppo), quindi alla fine ho deciso di pubblicarlo ugualmente. Il prompt in questo caso è sigaretta (+ imparare).
   
 
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