Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Jace94    02/06/2020    0 recensioni
«Ragazzi, non vi ho chiesto una cosa».
Nessuno dei tre aprì bocca, ma guardarono Marius in attesa che continuasse a parlare.
«Harry Potter e i suoi due amici… a che casa appartenevano?».
«Grifondoro… casa dei coraggiosi», rispose Astrid.
Marius rifletté, cullato dal battello.
«Non so dove finirò, ma spero che ci siate anche voi», disse sereno.
«Oh beh, anche a me piacerebbe», concordò Noah.
«Non so se ti potrei sopportare a lungo, parli davvero un sacco», rifletté Ruben. «Ma potrei abituarmici», aggiunse in risposta al suo sguardo di rimprovero. «Forse», terminò, facendo ridacchiare i tre compagni.
«M-mi sono trovata bene con voi oggi… S-sarebbe bello, sì. E poi Wizzy non è male», affermò Astrid imbarazzata e pensierosa.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Nuova generazione di streghe e maghi, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione, Più contesti
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Wizarding World

The Hippogriff Club

-Primo Arco-
 

Capitolo 3

Un giorno da Corvonero


Al termine del lauto banchetto di inizio anno, tutti gli studenti ad eccezione dei primini tornarono nei propri dormitori. 
Il giorno dopo sarebbero cominciate le lezioni e affrontarle con poche ore di sonno alle spalle non era una buona idea. 
Ruben seguì con lo sguardo il suo Prefetto Olivia Stone fino al corpo insegnanti. 
Era una ragazza del quinto anno molto carina, con capelli scuri a caschetto che incorniciavano dei grandi occhi castani e un nasino alla francese. 
Ebbe un breve colloquio con il Professor Lux, direttore della casa Corvonero, e tornando alla tavolata li superò con passo deciso. 
«Seguitemi, forza!».
Anche il tono non lasciava segni di tentennamento, e tutti i primini scattarono in piedi affrettandosi dietro di lei.
«Mi ripresento: sono Olivia Stone, Prefetto di Corvonero. Mi congratulo nuovamente con voi per essere stati smistati nella casa migliore di Hogwarts, spero possiate dare lustro alla nostra gloriosa storia».
Svoltò imboccando un corridoio lungo e stretto. 
«Il nostro dormitorio è modestamente il migliore dei quattro. Si trova nella torre più alta, quindi godiamo di una vista meravigliosa, vedrete!».
Sorrise al gruppo, guidandoli su una lunga scalinata a chiocciola. 
«Dovete sapere che le altre case devono utilizzare una parola d'ordine per entrare nei propri dormitori. Ma noi non ne abbiamo bisogno», affermò elettrizzata. «E nessuno estraneo è mai riuscito ad entrare. Abbiamo un sistema di sicurezza parecchio… ingegnoso».
I bambini si guardarono incuriositi ed emozionati, ad eccezione di Ruben la cui attenzione era rivolta alle nobili dame e valorosi cavalieri ritratti nei dipinti appesi alle pareti. 
Si spostavano da una cornice all'altra chiacchierando del tempo nei loro quadri -come se potesse cambiare, pensò Ruben-, di come il Professor O'Byrne fosse ancora più fuori di melone dell'anno precedente e delle insistenti voci che vedevano la Professoressa Arrow impegnata nella preparazione di un potente filtro d'amore. 
Devo fermarmi a parlare con loro qualche volta, decise il corvino. 
«Ed eccoci arrivati». 
Si ritrovarono su un ampio piazzale della torre, gremito di Corvonero. 
Ruben si affacciò alla finestra, incantato dal panorama. 
La luna sembrava più vicina che mai ed era accompagnata da un luminoso manto stellato. 
Inspirò una fresca boccata d'aria al sapore umido del lago, e si appoggiò al davanzale per godersi il momento. 
Nel mentre gli altri primini si avvicinarono timorosi ai loro compagni più grandi. 
«Non siete ancora riusciti a risolvere l'indovinello?», chiese Olivia, stupita. «Che figura ci facciamo con i nostri nuovi compagni?».
Si rivolse ai bambini. «Come vi avevo accennato, l'aquila sulla porta pone ogni volta un indovinello diverso, e solo una mente brillante come le nostre può trovare la soluzione».
Era un grande batacchio di bronzo a forma di rapace, che smosse le ali come per sgranchirsi le ossa, osservando i nuovi arrivati. 
«Alla nascita sono di tutti, ma fino alla morte pochi mi tengono», gracchiò. 
«Abbiamo già provato con denti e lacrime, ma ce le dà sbagliate!», chiarì un ragazzo del quarto anno, rivolgendosi al suo Prefetto.
Olivia si appoggiò al muro, incrociando le braccia. «Mmm vediamo, vediamo…», sussurrò, pensando al rompicapo.
La mente di Ruben invece vagava oltre i confini britannici. 
Suo fratello Agostino era l'unico motivo per cui pregò sua madre di non mandarlo ad Hogwarts. Ora l'avrebbe rivisto soltanto nei mesi estivi e terminato gli studi, fra sette anni, li avrebbe incominciati lui. Insomma, per ben quattordici anni si sarebbero visti per due mesi all'anno. Che rapporto avrebbero mai potuto creare in queste condizioni? E l'idea di lasciarlo crescere con quell'uomo… 
Per il resto, stare lontano dal suo patrigno era l'evento più auspicabile che gli potesse capitare, anche se significava stare lontano dalla mamma e dal fratellino. 
La stanchezza del viaggio interruppe quei pensieri tormentati facendolo sbadigliare, perciò raggiunse i compagni che si scambiavano idee sulla possibile risposta. 
«L'innocenza», disse chiaro e forte al rapace. 
Questo sbatté le ali di bronzo, e complimentandosi con il bambino, aprì la porta in quercia. 
Tutti i primini rimasero sbigottiti, mentre gli studenti più grandi ne furono impressionati. Olivia seguì il ragazzo all'interno del dormitorio inarcando un sopracciglio, e fu seguita a sua volta da tutti gli altri.
La Sala Comune si mostrò a Ruben così spaziosa che serviva ben più di un'occhiata per coglierne tutti i dettagli. 
A saltare subito agli occhi fu una statua di marmo bianco scrupolosamente lavorata nei minimi dettagli. Rappresentava una donna dal piglio sicuro e con un elegante diadema tra i capelli. 
«Lei è Corinna Corvonero, la fondatrice della nostra casa. Si dice fosse la strega più intelligente della sua epoca», spiegò Olivia ai bambini, con tono vivace. «Dovete sapere che è stata lei a progettare le scale di Hogwarts. Oh, a proposito, a loro piace cambiare».
I bambini si guardarono interrogativi. Michael Garret, alto quanto un tredicenne e grosso quanto un barile, chiese con voce cicciona cosa intendesse dire. «Domani lo scoprirete-, rispose Olivia, tentando di destare la loro curiosità. «E sono sicura ne resterete affascinati. Io ho passato la prima settimana a studiare i loro movimenti finché non ho intuito lo schema», aggiunse. «Anche se ancora adesso ogni tanto mi stupiscono con qualche bizzarro cambio», soppesò. 
La lussuosa moquette blu trapuntata di stelle era replicata sull'alto soffitto della torre, da cui scendevano lampadari di cristalli azzurri e lucenti. 
Oltre alle stracolme librerie sistemate tra le grandi finestre ad arco, pile di libri erano stipati in ogni possibile anfratto. 
«Di qua si raggiunge il dormitorio maschile, da quest'altra parte quello femminile», spiegò Olivia indicando prima una porta nera a destra e poi quella a sinistra.
«Vi ricordo infine che domani mattina le lezioni cominciano alle otto, quindi ci si vede alle sette in Sala Grande per la colazione.
Sui vostri letti troverete l'orario delle lezioni e la lettera di Benvenuto scritta dal nostro miglior Prefetto degli ultimi anni. E adesso a nanna, su», terminò, congendandoli con un cenno della mano. 
Ruben seguì gli altri maschietti verso il proprio dormitorio, gettando un ultimo sguardo alla Sala Comune.
Lì trovò due occhi neri come la notte fissarlo intensamente. 
Appartenevano ad una minuta bambina dai capelli scurissimi e tratti orientali, la quale, senza smettere di fissarlo, gli sorrise.
Lui ricambiò con un cortese cenno della testa, ma distolse subito lo sguardo varcando l'ingresso del dormitorio. 
Felix Gunter, un ragazzino piuttosto alto, ma con grandi orecchie a sventola, sarebbe stato un suo compagno di stanza, mentre il terzo letto a baldacchino, quello più vicino alla finestra ad arco, era già stato conquistato da Garret.
Benché Ruben fosse più interessato a leggere il suo orario, lo coinvolsero nei loro commenti minuto per minuto della serata, da quando scesero dall'Espresso fino allo smistamento e alla cena. 
Le prime due ore aveva Erbologia, lesse Ruben, poi Difesa contro le Arti Oscure, Volo e infine Incantesimi. 
«Tu sei stato grande! Come ci sei arrivato ad "innocenza"?», gli chiese Garret. 
«Ho solo avuto un colpo di fortuna», rispose il corvino, mettendo a posto l'orario e infilandosi la maglia del pigiama. 
«Beh fortuna o no, dovevi vedere come rosicavano gli studenti più grandi!», concluse ammaliato Felix. 
«Spero di essere intelligente quanto te… onestamente non so se il Cappello Parlante mi ha messo nella casa giusta», aggiunse mesto. 
«Per forza! Lui non sbaglia mica», chiarì Garret buttandosi sul letto -che scricchiolò pericolosamente- dopo un vistoso sbadiglio. 
«Speriamo». 
Ruben nel frattempo aprì la lettera di benvenuto e la lesse. 
 

Complimenti! Sono il prefetto Robert Hilliard e ho il piacere di darti il benvenuto nella Casa di Corvonero. Il nostro simbolo è l'aquila che vola in alto dove altri non possono arrivare. I nostri colori sono il blu e il bronzo e la nostra sala comune si trova sulla sommità della Torre di Corvonero, dietro una porta con un batacchio incantato. Le finestre ad arco disposte lungo i muri della nostra sala comune di forma circolare dominano il comprensorio della scuola: la Foresta Proibita, il campo di Quidditch e i giardini di Erbologia. Nessun'altra Casa della scuola ha una vista così spettacolare.

Senza vantarsi troppo, questa è la Casa in cui vivono le streghe e i maghi più intelligenti. Il nostro fondatore, Corinna Corvonero, amava lo studio più di ogni altra cosa, ed è così anche per noi. Diversamente dalle altre Case, che hanno tutte ingressi segreti per raggiungere la propria sala comune, noi non ne abbiamo bisogno. La porta della nostra sala comune si trova in cima a un'alta scalinata a chiocciola. Non ha maniglia ma un batacchio di bronzo a forma di aquila. Quando bussi alla porta, il batacchio ti pone una domanda e, se sai rispondere in modo corretto, ti lascia entrare. Questa semplice barriera ha lasciato fuori tutti, tranne i Corvonero, per quasi un millennio.

Alcuni studenti del primo anno hanno paura al pensiero di dover rispondere alle domande dell'aquila, ma non preoccuparti. I Corvonero imparano in fretta, e presto apprezzerai le sfide che la porta ti porrà. Non è inconsueto vedere venti persone fuori dalla sala comune mentre cercano di trovare la risposta alla domanda del giorno. È un'ottima occasione per incontrare studenti di Corvonero di altri anni, e per imparare da loro; anche se è comunque una scocciatura quando ti dimentichi l'attrezzatura di Quidditch e devi uscire in fretta dalla sala. Per questo motivo, ti consiglio di controllare tre volte che nella tua borsa ci sia tutto quello di cui hai bisogno prima di lasciare la Torre di Corvonero.

Un'altra cosa interessante sui Corvonero è che i nostri membri sono i più originali, al punto che qualcuno potrebbe anche definirli eccentrici. Ma i geni sono spesso fuori dalla portata della gente comune, e differenza di altre Case che potremmo citare, pensiamo di avere il diritto di indossare quello che ci piace, credere in quello che vogliamo e in quello che pensiamo. Non ci facciamo fuorviare da gente che viaggia su frequenze diverse; al contrario, li teniamo in considerazione!

La Casa Corvonero vanta una storia illustre. La maggior parte dei maghi inventori e innovatori proviene da qui, compresa Perpetua Fancourt, che ha inventato il lunascopio, Laverne de Montomorency, grande pioniera delle pozioni d'amore, e Ignatia Wildsmith, che ha inventato la Polvere Volante. Tra i famosi Ministri della Magia di Corvonero si annovera Millicent Bagnold, che era in carica la notte in cui Harry Potter riuscì a sopravvivere all'anatema del Signore Oscuro e che difese i festeggiamenti dei maghi che si tennero in tutta la Gran Bretagna con le parole "Rivendico il nostro inalienabile diritto a festeggiare". E poi c'era anche il Ministro Lorcan McLaird, che era un mago piuttosto brillante, ma preferiva comunicare con nuvolette di fumo che faceva uscire dalla punta della sua bacchetta. Beh, te l'ho detto che abbiamo sfornato degli eccentrici. Infatti, siamo anche la Casa che ha dato i natali al mago Uric Testamatta, famoso perché indossava una medusa come cappello. I maghi amano raccontare molte barzellette su di lui. 
Per non parlare dell'ex nostro direttore e insegnante di Incantesimi Filius Vitious, senza ombra di dubbio uno dei migliori incantatori dell'ultimo secolo.

Per quanto riguarda i nostri rapporti con le altre case: bene, sicuramente avrai sentito parlare dei Serpeverde. Non sono proprio tutti cattivi, ma è meglio che tu stia attento fino a quando non li conosci bene. Hanno una lunga tradizione che li rende famosi per essere disposti a tutto pur di vincere; fai attenzione, quindi, specialmente durante le partite di Quidditch e gli esami.

I Grifondoro sono OK. Se devo proprio fare una critica, direi che i Grifondoro tendono ad essere esibizionisti. Inoltre sono anche molto meno tolleranti di quanto non lo siamo noi nei confronti di chi è diverso. Sono, infatti, famosi per raccontare barzellette sui Corvonero e il loro particolare interesse per la levitazione, per i possibili impieghi delle caccole di troll e per l'ovomanzia, che (come probabilmente sai) è un metodo di divinazione che utilizza le uova. I Grifondoro non hanno la nostra curiosità intellettuale. Al contrario, noi non ci facciamo nessun problema se vuoi trascorrere giorno e notte a rompere uova in un angolo della nostra sala comune scrivendo le tue predizioni in base a come cade il tuorlo. Anzi, forse troverai anche qualcuno disposto ad aiutarti.

Per quanto riguarda i Tassorosso, bene, nessuno può dire che non siano carini. Anzi, sono tra le persone più carine della scuola. Diciamo solo che non devi preoccuparti troppo di loro quando iniziano le competizioni durante gli esami.

Penso di averti detto quasi tutto. Ah sì, il fantasma della nostra Casa è la Dama Grigia. Il resto della scuola pensa che lei non parli mai, ma invece lo fa con noi Corvonero. È molto utile se ti perdi o hai smarrito qualcosa.

Sono sicuro che trascorrerai una buona nottata. I nostri dormitori sono distribuiti in torrette che si diramano dalla torre principale; i nostri letti a baldacchino sono coperti di trapunte in seta color blu notte e il rumore del vento che fischia attraverso le finestre è molto rilassante.

Ancora una volta: complimenti per essere diventato membro della Casa più intelligente, eccentrica e stimolante di Hogwarts.


Beh, a parte qualche informazione storica sui maghi e streghe famosi, Olivia gli aveva già spiegato tutto, pensò Ruben. 
Riposò la lettera sul comodino ed estrasse dal baule ai piedi del letto una specie di album con all'interno dei dischi argentati. 
Garret e Felix allungarono il collo per osservare meglio. 
«Cosa sono?», chiesero all'unisono. 
«Si chiamano CD. Servono ad ascoltare la musica».
I due corvonero si guardarono, inarcando le sopracciglia. 
«Forse non lo sai, ma è tecnologia babbana e non funziona qui. C'è troppa magia che crea interferenze».
«Ha ragione
», aggiunse Felix, «C'è scritto in storia di Hogwarts».
«Sì, l'ho letto anche io», lo interruppe Ruben. «Ma non è propriamente corretto. La magia viaggia su potenti onde che disturbano alcune delle frequenze di comunicazione tra dispositivi non magici. Per esempio è difficile comunicare con gli smartphone, e ancora di più collegarsi a reti WiFi, il che rende Internet impossibile da utilizzare, almeno qui ad Hogwarts che è un luogo impregnato di Magia. Lo stesso vale per ricetrasmittenti o tutti quei dispositivi che fanno uso del Bluetooth. 
Nonostante ciò, quasi tutto ciò che invece non comunica wireless, funziona. Per esempio potremmo utilizzare tranquillamente il vecchio telefono di casa, anche se ormai molti babbani non lo possiedono più, per loro è tecnologia obsoleta. 
E lo stesso vale per questo». Mostrò un vecchio e compatto lettore CD, con diversi graffi sulla superficie. «Non comunica in alcun modo con un altro apparecchio, quindi funziona benissimo».
I due lo fissavano a bocca socchiusa, e non risposero nemmeno quando terminò la spiegazione.  
«Beh è più semplice di quel che sembra», aggiunse in loro aiuto. 
«È che non conosciamo molto dei termini che hai usato, ma se quel… lettone DC  funziona, buon per te amico mio», rispose Garret. 
«Ma magari uno di questi giorni ci spieghi un po' la tecnologia che usate voi», propose sinceramente Felix. 
«Volentieri», concluse Ruben indossando le cuffie. 
Probabilmente stavano pensando che fosse un nato babbano, ma in verità entrambi i suoi genitori discendevano da una nobile stirpe di maghi italiani, una delle poche che poteva ancora vantare una purezza di sangue. 
Semplicemente suo padre gli aveva insegnato che i maghi sanno compiere magie straordinarie, ma la musica… beh, solo i babbani sapevano fare della vera buona musica. 
E sulle note di The House of the rising sun, si addormentò.

«Ma vi rendete conto? La nostra prima lezione sarà con Neville Paciock!».
Garret saltò eccitato sulla panca, puntando con forza tre innocenti fette di bacon croccante. 
Non aveva parlato di altro da quando si era svegliato, quindi sì, ce ne rendiamo conto, pensò Ruben. 
Però doveva ammettere che anche lui era molto curioso di conoscerlo, in fondo era un eroe della Battaglia di Hogwarts. 
«Ciao! Tu sei Ruben Castelli, vero?».
La bambina intravista la sera prima comparve al suo fianco dove un istante prima non c'era, con un gran sorriso da guancia a guancia e facendogli andare di traverso l'idromele. 
«Ieri sera sei stato mitico con l'indovinello! Di sicuro se resto bloccata fuori dal dormitorio verrò a chiedere a te. Anzi facciamo che andiamo e torniamo da lezione insieme? Tanto siamo amici, no? Insomma lo so, ci siamo appena conosciuti, ma siamo entrambi Corvonero! Oh ma che scema, non mi sono presentata! Io sono Mei Blake. Il mio cognome non ti dirà nulla, ma perché mio padre non è un mago, si chiama Norman Blake e fa il banchiere. Mia mamma però è una strega davvero in gamba e pensa: era una Corvonero anche lei! Mi ha raccontato persino che da giovane ebbe un flirt con Harry Potter, il mago leggendario! Ma ci puoi credere? Tanto mio padre non né capisce molto di magia e pensa sia una famosa rock star o qualcosa del genere. Oh ma scusami, sto parlando solo io! Tu da dove vieni? Il tuo accento è strano. I tuoi sono maghi famosi? O sei un nato babbano anche tu? Statisticamente parlando ne stanno nascendo di più sai? Quindi si potrebbe dire quasi normale».
Ruben la fissò a bocca socchiusa per tutti i dodici secondi in cui Mei parlò, per poi alzarsi dalla tavolata e avviarsi verso i giardini di Erbologia senza aggiungere altro. 
La bambina però non si scompose: raccolse i suoi libri addentando una mela, e si affrettò a seguire il corvino. 
«Aspettami arrivoooo!».
Ruben alzò gli occhi al cielo, sospirando. Cosa aveva fatto di male? 
Si fermò ad attenderla.
«Sono italiano. Purosangue. I miei sono nobili e vivono di rendita. Mi piace ascoltare la musica e suonarla. Odio chi parla tanto».
E come si era fermato riprese a camminare, con Mei al suo fianco con passo cadenzato. 
«Dai, grande! E che musica ti piace? Io non ascolto tanta musica, anche se mia madre ha l'intera discografia delle Sorelle Stravagarie, un gruppo storico».
«State parlando di musica? Ruben ascolta dei DC… roba babbana. Sembra interessante però», si intromise Garret, salvando Ruben in calcio d'angolo. Almeno non le toccava rispondere per forza, e Mei poteva chiacchierare con lui. 
Passando dal parco del Castello si aggiunsero a loro anche gli studenti delle altre case, tra cui Astrid e altri tre Grifondoro di cui Ruben non ricordava il nome. 
Rallentò il passo facendosi superare da Mei e Michael, e attese che il gruppetto di Wizzy lo raggiungesse.
Li salutò con un cenno della testa, per poi affiancare la compagna. 
«Quindi sei una Grifondoro eh».
«Così pare… non ci credo nemmeno io, però».
«Effettivamente avrei detto Tassorosso».
«E tu? Ti ci ritrovi nei Corvonero?», gli chiese risentita dal suo commento. Lei stessa non si riteneva all'altezza della fama dei Grifondoro, ma non poteva non trovare doloroso che altri la pensassero allo stesso modo. 
«Sì, dai. Mi piace tenermi informato su questo o quello», le rispose vago. 
«Comunque dicono che il Cappello Parlante non sbaglia mai. Se ti ha messo in Grifondoro evidentemente puoi portarne il buon nome».
Astrid accennò un sorriso, guardando il profilo smosso dal vento della Foresta Proibita, dall'altro parte del parco. 
Era contenta che stesse ritrattando, ma non voleva dargli l'impressione di aver dimenticato il suo commento precedente. 
«E così stiamo per conoscere Neville Paciock», cambiò argomento Ruben. 
«Sì, non vedo l'ora!», gli rispose Wizzy con occhi brillanti e dimenticandosi completamente di dovergli tenere per un po' il broncio. «Chissà se possiamo chiedergli qualche storia della guerra magica oppure no. Sarà un tipo severo?».
Seguirono una stradella sterrata fino ad intravedere delle strutture in vetro. 
«Non saprei. Più che severo, forse sarà stufo di rispondere sempre alle stesse domande».
«Mmm… mi sa che hai ragione. Immagino che ogni anno tutti gli studenti nuovi siano impazienti di conoscerlo», convenne Astrid.
All'improvviso la brezza lì raggiunse, portando con sé un burroso odore di bruciato… come di biscotti appena sfornati. 
Tutti si guardarono intorno per capirne l'origine, e Ruben notò un colonna di fumo nero al limitare della foresta, oltre le serre che avevano ormai raggiunto.
«Beh, menomale che ci sono degli elfi a cucinare per noi», ironizzò il corvino indicandola a Wizzy, che sorrise.
Sette lunghe strutture in vetro tenute salde da uno scheletro in ferro, si estendevano per diverse decine di metri. 
Sui tetti si ergevano delle statue draconiche rivolte verso il castello in posizione guardinga. Erano realizzare così bene che nessuno si sarebbe stupito nel vederle alzarsi in volo e sputare fuoco. 
Un uomo alto e dall'arruffata chioma color mandorla uscì da vivaio più vicino. 
Benché la visiera ne nascondesse il volto, tutti gli studenti scattarono sull'attenti e l'aria si fece carica di tensione.
Una folata di vento alzò dalla lunga veste scura un nuvola di fuliggine, mentre sfilandosi i guanti di cuoio estrasse la bacchetta dalla cintura. 
L'impressione generale fu di un uomo uscito da un campo di battaglia anziché da un orticello, e l'entusiasmo non poté che farsi elettrizzante.
«Benvenuti ad Hogwarts!», disse un po' affannato. Con un tocco di bacchetta gli strappi della veste si ricucirono e tornò linda e profumata come appena acquistata.
«Chiedo scusa per il mio abbigliamento, ma sono i rischi del mestiere: io sono il Professor Neville Paciock, direttore di Grifondoro e insegnante di Erbologia». 
Si tolse la visiera scoprendo gli occhi castani e la mano di un Serpeverde scattò immediatamente verso l'alto. 
«Sì, signor… ?».
«Auberon Lee. È vero che lei ha avuto il fegato di affrontare Voldemort faccia a faccia?-
Il Professor Paciock sorrise imbarazzato e Ruben notò il velo di esasperazione nei suoi occhi. 
«Ehm sì, ma sono stati molti gli atti di coraggio quel giorno, da parte di tutti».
Una seconda mano scattò verso l'alto, questa volta di un Grifondoro. 
«Sono Baston Robert. Ed è vero che volando in groppa ad un drago ha decapitato un gigante con la spada di Grifondoro?».
Questa volta il professore ridacchiò di gusto. 
«Oh, no no, il drago fu usato da Harry, e in un'altra occasione. Però quella creatura ora vive qui, tra i confini di Hogwarts. Quindi davvero: non andate nella Foresta Proibita».
Tutti gli studenti trattennero rumorosamente il fiato nello stesso istante.
«Avanti, potrete chiedermi altro mentre vi mostro le piante che andremo a studiare».
Fece segno di seguirlo nelle serre e tutti si affrettarono dietro di lui.
«E pensare che noi ci facevamo problemi a fargli una domanda», disse Ruben a Wizzy sottovoce.
Non appena aprì la porta in vetro furono accolti da un intenso odore di muschio selvatico, dal profumo afrodisiaco di fiori tropicali e da altri pungenti aromi.
«Vi ci abituerete, e con un po' di esperienza saprete anche riconoscere le piante dal loro profumo, competenza fondamentale per un buon mago che si rispetti. Immaginate di trovarvi davanti ad una strana pozione: se riusciste a riconoscere l'odore di una o più erbe usate come ingrediente, potreste intuire che tipo di pozione si tratti e la sua pericolosità».
Le travi di ferro erano ricoperte di edere e rampicanti, mentre le altre piante crescevano rigogliose in decine di vasi sparsi per tutto il locale, tanto che gli studenti dovevano fare attenzione a dove mettevano i piedi… e anche la testa, visto che alcuni vegetali erano appesi al soffitto come dei lucernari.
Superato il primo momento di meraviglia, Albert Petel di Tassorosso tornò all'attacco. 
«È vero quindi che lei ha guidato l'Esercito di Silente? E questo gruppo è ancora attivo?», gli chiese fantasticando su grandi avventure e lotte contro maghi oscuri.
«Non l'ho guidato da solo. Ogni membro dell'ES ha dato il suo contributo. E no, non siamo più operativi, ma ogni tanto una serata a La testa di Porco ce la facciamo ancora, in onore dei vecchi tempi», gli rispose allegramente.
Uscirono dalla prima serra ed entrarono nella seconda, dove le piante iniziavano a farsi più bizzarre. Tra queste una era alta più di un metro e aveva un grande bozzo sullo stelo che si gonfiava e sgonfiava come un polmone. 
Anche qui gli fecero domande sulla grande Battaglia di Hogwarts, e alcune virarono su Harry e gli altri protagonisti della battaglia, come l'ex ministro Kingsley Shacklebolt o l'ex preside di Hogwarts Minerva McGranitt. 
Tuttavia l'attenzione pian piano si stava spostando sulla variegata vegetazione. 
Ogni serra conteneva piante sempre più strane: alcune si "accendevano" di un verde fluorescente, due cactus si prendevano a pugni, un grande e bel fiore arancione aprì la corona e quasi non staccò un dito a Marisa Monclair di Grifondoro. 
Senza contare le radici che si divertivano ad intralciare il loro cammino facendo sgambetti.
E più le piante si facevano curiose, meno erano le domande che gli studenti gli ponevano sul suo conto, finché nell'ultima serra le uniche fatte riguardavano proprio quelle strane coltivazioni. 
Ben presto per Ruben fu chiaro che il giro delle serre era soltanto un modo per destare la loro curiosità e far sì che trovassero più interessante la materia, anziché il suo Professore.
Tuttavia anche lui aveva una domanda da porgli, quindi quando uscirono dalla settima serra e si affacciarono su dei campi coltivati all'aperto, alzò la mano. 
«Castelli Ruben. Le vorrei fare un'ultima domanda». Pose l'accento su "ultima" per far comprendere bene il messaggio ai suoi compagni e non vanificare gli sforzi del professore. 
«Dicono che in ogni guerra si lascia sempre qualcosa sul campo di battaglia. Lei… cosa ci ha lasciato?».
Sentì un frenetico mormorio alle sue spalle, e quasi sicuramente il ridacchiare dei Serpeverde. 
Wizzy teneva lo sguardo fisso su di lui, con espressione enigmatica, ma Ruben attese la risposta del Professore senza voltarsi verso i compagni. 
Non poteva saperlo, ma lo aveva preso in contropiede. Dal momento in cui varcò il castello di Hogwarts in qualità di insegnante, quella fu la prima volta che uno studente gli rivolse una domanda così profonda, seppur privata. 
Si guardò le punte degli stivali, cercando le parole più adatte, e quando fu pronto incontrò gli occhi color ghiaccio del Corvonero. 
«Molti uomini e donne hanno perso la vita quel giorno, quindi più che qualcosa, ho lasciato qualcuno. Come tutti del resto».
Ruben annuì mesto, sempre sotto lo sguardo attento di Astrid. 
«Ma è molto più complesso di così. Quel giorno combattemmo tutti insieme, come un'unica grande forza. Quel giorno abbiamo liberato il nostro mondo da un male radicato nel profondo e non mi riferisco a Voldemort». 
Il tono si fece più acceso, lo sguardo più intenso. 
«No, lui era soltanto un psicopatico con manie di grandezza. Mi riferisco alle leggi razziali nei confronti delle altre creature, ad obsolete tradizioni di sangue, all'ipocrisia del nostro mondo.
Quel giorno, subito dopo la sconfitta di Voldemort, ci sedemmo tutti in Sala Grande: grifondoro insieme a tassorosso e corvonero, elfi e studenti, centauri e maghi. Senza più distinzioni. E da quel giorno tutti cambiammo un pochino. E se cambiamo noi, cambia il mondo. 
Quindi sì, ho lasciato qualcuno in quella battaglia, ma ogni giorno, quando mi sveglio al mattino, preferisco ricordarmi cosa ha lasciato lei a me». 
Gli studenti rimasero in solenne silenzio. Per alcuni di rispetto, per altri di imbarazzo, mentre altri ancora riflettevano sulle sue parole.
Ruben ricambiò lo sguardo intenso, con il pensiero rivolto a sua madre e al fratellino.
Forse nemmeno lui doveva pensare a chi aveva lasciato in Italia, piuttosto cosa poteva trovare qui ad Hogwarts, e magari a quanto ne avrebbero guadagnato dalla sua assenza… 
Wizzy si poggiò piano al braccio del Corvonero, riportandolo al presente. 
Lui non cercò i suoi occhi, ma nemmeno si scostò dal tocco. Sapere di averla vicina gli dava coraggio.
«Bene, direi che possiamo iniziare ufficialmente la nostra prima lezione di Erbologia», disse il Professor Paciock guidandoli nuovamente verso la prima serra, luogo in cui si trovavano le piante che avrebbero studiato in quel primo anno di corso.
La lezione filò liscia e interessante: gli studenti non posero altre domande private al Professor Paciock e ognuno piantò un seme di Oddium Viandantis in un vaso di terracotta. Il compito era seguirne la crescita per tutto l'anno scolastico, e al termine di esso lo studente con le foglie più rigogliose avrebbe guadagnato ben trenta punti per la propria casa. 
Tornati nel castello, Ruben e Astrid dovettero separarsi. Mentre la seconda andava ad Incantesimi, il Corvonero aveva lezione a Difesa contro le arti oscure e per sua sfortuna anche Mei.
«Oh perfetto, andiamo! La lezione di Erbologia è stata fantastica vero? E anche il Professor Paciock, non c'è che dire! Io lo avevo già incontrato qualche anno fa ad un piccolo raduno dell'ES, ma ero troppo piccola per ricordare bene. Mi ci portò mia madre perché anche lei era un membro dell'Esercito di Silente! Te lo avevo mai raccontato? Ah, ma che stupida, certo che no. In fondo ci siamo appena conosciuti! Ma dopo le lezioni ti racconterò un po' delle storie di mia mamma, sono molto interessanti! Sempre se non ti annoiano le storie di guerre e duelli magici. Che ne dici?».
Ruben non sapeva dire se fosse una sua speciale abilità magica, ma fu così confuso dalla rapida lingua della compagna che il cervello gli andò in cortocircuito. Tuttavia il cuore desiderava ardentemente di chiuderle la bocca con una Languelingua. Sarebbe stato la prima maledizione che avrebbe imparato, si promise. 
«Ruben! Mei!». 
Si voltarono e videro Felix correre nella loro direzione. 
«Avete anche voi Difesa contro le arti oscure, vero?».
«Sì, vieni con noi?», chiese speranzoso Ruben, così da liberarsi nuovamente della bambina. 
«Sì, e magari tu riesci a districarti in questo labirinto», rispose tremendamente sconfortato. 
Si avviarono verso le scale. 
«Voi siete stati fortunati. Non solo avete conosciuto subito Neville Paciock, ma per arrivare ad Erbologia non servono scale».
Indicò il groviglio di rampe che si muovevano da un lato all'altro del castello. 
«Oh, me ne aveva parlato la mia mamma, ma non pensavo fossero così… così», concluse senza trovare altre parole per l’immensa gioia di Ruben. 
Il silenzio lo avrebbe aiutato a concentrarsi meglio mentre osservava ipnotizzato quel rompicapo.
Corinna Corvonero doveva essere veramente una donna geniale, pensò ammaliato. 
Si distrasse solo alla vista di Marius che, trascinando per il gomito un suo compagno, sbottava istericamente verso gli scalini. 
Rise, augurandosi di beccarlo a lezione. 
«Allora… Difesa è al terzo piano», lesse Felix dalla pergamena con l'orario. 
«Seguitemi», ordinò Ruben senza togliere lo sguardo dalle scale.
Anziché prendere la rampa subito vicino a loro e che portava direttamente al terzo piano, li guidò in un corridoio del pianterreno.
«Ma Ruben dove stiamo andando?».
«Fidati, credo di aver capito un po' i loro movimenti».
«Fidati, fidati. Lui è mitico», aggiunse Mei con voce adorante.
Ruben alzò gli occhi al cielo, esasperato, e si fermò dall'altro lato del groviglio. 
«Di qua». 
Salirono su una rampa che conduceva al secondo piano, ma a metà della scalinata la pietra sotto i loro piedi tremò, andando verso destra e alzandosi di un piano. Nel frattempo, la scala che ignorarono scese di uno. .
«Ma come hai fatto?», chiese Felix fissando a bocca aperta e con vivace invidia nello sguardo la porta dell’aula di Difesa contro le arti oscure.
«Te lo detto che è mitico», chiarì Mei entrando in classe.
Ruben gli fece le spallucce in risposta, e sedendosi vicini, attesero l'ingresso dei loro compagni per cominciare la lezione. 
Sulle pareti erano affisse diverse fotografie d'epoca: uomini che brindavano allegramente al bancone di un bar, altri che salutavano agitando un manico di scopa, e altri ancora erano in una posa più formale. 
Tutte quante avevano in comune il mago al centro: un ragazzo dai capelli e occhi chiari, con un gran sorriso a trentadue denti e una bellezza invidiabile. 
Altri cornici invece esponevano articoli di giornali, da La Gazzetta del Profeta al famoso Wizard Times di New York, passando per il Fattucchiere della Sera italiano -suo padre lo leggeva sempre- e il Zauberer-Zeitung tedesco. 
Il titolo più vicino recitava "Straordinaria impresa dell'auror O'Byrne: sono sei i non-magici salvati dall'incendio doloso".
Nel frattempo la porta dell'aula si chiuse rumorosamente. 
«Caspita quanti siete! Vi moltiplicate a vista d'occhio voi giovani maghetti». 
Un signore dal volto decisamente centenario si avviò lento verso la cattedra, trascinando a peso morto la gamba destra.
Dei lunghi baffoni da tricheco bianchi come il cotone scendevano sul volto rotondo e rugoso del mago e il corpo assai robusto non doveva aiutarlo molto con quella gamba che si ritrovava.
Giunto alla cattedra, ci si sedette sopra respirando affannosamente, ma una volta comodo rivolse un bel sorriso paonazzo ai bambini. 
«Benvenuti ad Hogwarts! Io sono l'ex Capo Auror del Ministero della Magia, Ordine di Merlino prima classe, ex Ambasciatore Inglese nella comunità magia americana degli States presso il Macusa, plurionorificato», espose le medaglie appuntate sul petto con fare orgoglioso, «per il valore dimostrato in numerose battaglie a cui ho partecipato, e infine insegnante di Difesa contro le Arti Oscure nella Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, Inghilterra».
Ora Ruben iniziava vagamente a capire cosa intendessero dire i ritratti appesi alle pareti, ma ne ebbe l'assoluta certezza quando a metà lezione non aveva ancora fatto aprire Forze Oscure: Guida all'autoprotezione e reinterpretava, battuta per battuta, il duello contro il malefico Miloslav Ivanov, un mago oscuro che in Russia guidò una banda di stregoni a saccheggiare una serie di sperduti villaggi babbani, rapendo tra l'altro la mucca Geltrude, amata mascotte nelle feste di paese di una di queste comunità. 
Saltava da destra a sinistra e viceversa, recitando la sua parte e quella di Miloslav, con tanto di accento russo. 
«E così mi disse: Ti schianto in due, e mi lanciò uno stupeficium che diavolo se fece male! Mi sono portato un livido grande quanto un bolide sul petto per una settimana intera. Ma non potevo arrendermi». Saltò con magica disinvoltura a destra -forse si è dimenticato di avere una gamba fuori uso, pensò divertito Ruben- e continuò l'intenso racconto. 
Per lo meno gli studenti non si annoiarono nemmeno un momento, e raggiunsero la Sala Grande ridendo e commentando la lezione.
«Oh, si, O'Byrne è ogni anno più fuori di zucca di quello precedente», confermò divertita Olivia a pranzo, nella Sala Grande. 
«Fra un paio di lezioni gli aneddoti più interessanti saranno finiti e inizierà ad insegnare, seppur infilando storielle qua e là ogni tanto», li rassicurò, soffiando via il fumo dalla zuppa di piselli.
«Però ricordategli il vostro anno. Una volta stava per insegnare le maledizioni senza perdono a degli studenti del secondo anno», soppesò. «Gli fecero presente che non era oggetto di studio e allora si corresse, con buona pace dei Serpeverde che se ne stavano zitti zitti per poter imparare quelle maledizioni. Per chissà cosa farci poi…». 
Ruben guardò in direzione dei Serpeverde e vide Marius starsene zitto a mangiare, mentre i suoi compagna cianciavano allegramente.
«Ma perché non assumono qualcun'altro al posto di O'Byrne?». Tornò con lo sguardo sulla sua zuppa. 
«Beh, ho sentito dire che il Preside sta impazzendo per trovarne uno. Ogni anno cerca personalmente dei candidati che possano ricoprire il ruolo».
«E nessuno ne aveva le capacità?», chiese con scetticismo.
«Oh no, molti sarebbero stati degli ottimi insegnanti. Ma tempo fa, si parla degli anni 80 e 90, per un motivo o per l'altro l'insegnante della cattedra di difesa contro le arti oscure durava giusto un anno. Alcuni perché… sono morti», terminò abbassando il volume della voce. 
«Dopo la Battaglia di Hogwarts, O'Byrne è stato l'unico mago ad avere il fegato di farsi assumere per quella cattedra e da allora ha continuato ad insegnare qui, dimostrando come la storia della maledizione fosse solo una coincidenza bizzarra. 
Ora sono passati quasi trent'anni, ma noi maghi tendiamo ad essere superstiziosi e sospetti, quindi non ha ancora trovato qualcuno disposto ad accettare il rischio».
Beh, perlomeno le lezioni saranno divertenti, pensò Ruben mangiando la zuppa e cercando di estraniarsi dalla loquace parlantina di Mei. 
Stranamente gli venne incredibilmente facile, perché fu la stessa bambina a zittirsi a metà discorso. 
Alzò lo sguardo dal piatto decisamente stupito, e mentre tutti chiacchieravano allegramente, la scoprì fissare Garret al di sopra del cucchiaio che teneva in mano, finché non cominciò a pranzare sospirando pesantemente. 
Riprese a mangiare anche lui, ma gli venne naturale gettarle spesso un’occhiata.

… 

Per le lezioni pomeridiane fu graziato. 
Non solo a Volo non ebbe Mei attorno che potesse disconcentrarlo dalla lezione, ma ebbe la stessa fortuna anche ad Incantesimi. 
Al suo posto ebbe come compagne corvonero Cinzia Palmer e Cassia Hant, con le quali parlò solo brevemente a pranzo dato che legarono subito tra loro -e non con Mei, anche se condividevano la stessa stanza del dormitorio- e non si aprirono molto con gli altri. 
Ovviamente non che gli desse fastidio, anzi.
Si scoprì particolarmente abile con il manico di scopa e fu l'unico della classe a fare un giro completo del parco a quasi cinque metri di altezza senza barcollare o perdere il controllo del mezzo.
Ad Incantesimi invece ebbe finalmente modo di conoscere meglio il direttore della sua casa, il Professor Icarus Lux, che li guidò nel corretto movimento della bacchetta da fare per il lancio della magia. 
Di per sé non lo trovò complesso, si trattava soltanto di provare e riprovare finché non veniva con naturalezza, e inoltre la comoda impugnatura della sua bacchetta di olmo lo aiutò molto. Tredici pollici e mezzo, inflessibile e come nucleo una rara piuma di Ippogrifo. Sinceramente non vedeva l'ora di praticare della vera magia e sentiva che anche la bacchetta fremeva dal mettersi in azione.
«Ruben! Ruben!», lo chiamò a gran voce Felix dal fondo del corridoio.
Le lezioni erano terminate quando fu bloccato dal compagno di dormitorio mentre stava tornando in Sala Comune.
«Ehi». Il bambino lo raggiunse correndo a perdifiato. 
«Micheal», rispose tenendosi il fianco. «Sì è fatto male a lezione di Volo e lo hanno portato in infermeria».
«Oddio ma è grave?», gli chiese allarmato. Poteva fare il duro quanto voleva, ma l'idea di un compagno ferito non poteva che preoccuparlo. 
«Non ne ho idea, la Professoressa Cloud l'ha portato subito via
».
«Dai, andiamo».
All'ingresso dell'infermeria, situata al primo piano del castello, videro il Professor Lux parlare con una donna dalla veste bianca e i capelli biondi raccolti in una lunga treccia.
Rallentarono il passo in loro prossimità.
«Professor Lux».
«Oh, Signor Castelli, Signor Gunter. Immagino siate qui per il vostro compagno. Non abbiate timore, la Signora Abbott mi stava giusto dicendo che non c'è nulla di cui preoccuparsi».
La donna rivolse ai bambini un dolce sorriso rassicurante. 
«Potete vederlo per qualche minuto se lo desiderate, ma mi raccomando, non fate rumore. Più tardi, quando lo avrò dimesso, avrete tutto il tempo di ascoltare la sua… rocambolesca avventura». Ridacchiò facendo loro l'occhiolino, e ritornò nel suo studio salutando il Professor Lux. 
I letti dell'infermeria saranno stati più di cinquanta, tutti vuoti, perciò la voce di Garret rimbombò per tutta la sala. 
«Felix, Ruben!». Non aveva l'aria di stare male, anzi saltò sul letto non appena li vide. 
Ci hai fatto prendere un colpo amico», gli disse Felix sedendosi sul letto più vicino. 
Ruben invece preferì restare in piedi. 
Oh, avanti tu c'eri! Hai visto quanto è stato figo!». Si rivolse al corvino con voce carica di adrenalina. 
«Saranno stati più di duecento metri a cinquanta all'ora, Ruben! Oh, ma che dico saranno stati almeno settanta!», si corresse esaltato. 
«Sì, per poi finire a gamba all'aria. Krum non avrebbe saputo fare di meglio», gli rispose il bambino ridacchiando. 
«Oh, non capisci nulla: l'importante è che sono riuscito ad andare così veloce. Ora devo solo allenarmi sulla frenata, e il prossimo anno entrerò nella squadra di Quidditch!».
Passò i restanti cinque minuti di visita a raccontare dettaglio per dettaglio come aveva fatto, e Ruben capì cosa intendeva dire la Signora Abbott: per il resto della giornata sarebbe stata una seconda Mei. 
Però fu contento di trovarlo bene, almeno non si era rotto la testa.
Lo salutarono come promesso, e mentre Felix andò in Biblioteca per fare i compiti, Ruben preferì il silenzio della Sala Comune nonostante l'invito del compagno di studiare insieme. 
Non appena il batacchio a forma di rapace lo fece entrare, vide Mei in piedi ed immobile davanti alla finestra. 
Rimase sulla porta, valutando se scappare in Biblioteca, ma d'altronde non poteva evitarla per sempre, quindi nel caso gli avrebbe detto di lasciarlo studiare in tranquillità. 
L'istinto lo spinse comunque a camminare a passo felpato fino ad un tavolo, e senza proferire parola aprì Erbologia. 
Molti minuti passarono veloci, il cielo si dipinse dei colori del tramonto, e benché fosse uno spettacolo mozzafiato dalla loro torre, Ruben iniziò a trovare alquanto bizzarro la presenza di Mei, sempre lì, ferma sul posto. 
Sospirò, sicuro di pentirsene. 
«Ehi Mei, tutto apposto?». 
Non ricevette risposta, perciò la richiamò alzando la voce, ma inutilmente. 
Perplesso si alzò dalla poltrona, raggiungendola. 
Gli occhi della bambina puntavano le chiome della Foresta Proibita, ma sembravano guardare ancora oltre, persi in chissà quale panorama. 
Incuriosito, le agitò la mano davanti al viso, in attesa di qualche reazione che non arrivò.
Una fitta di paura gli attraversò il petto. 
«Mei», sussurrò. «Sono io, Ruben». 
Con il cuore in gola le toccò la spalla e finalmente la bambina sussultò sul posto. 
«Oh, Ruben!». 
«Tutto apposto Mei? Stai bene? Sembravi… non lo so», ammise preoccupato e guardingo.
La bambina lo guardò per qualche istante con le guance in fiamme, poi si allontanò verso l'uscita. 
«Sisi, non ti preoccupare, mi ero solo incantata a guardare il tramonto. Ora scusami, devo andare in biblioteca a studiare. Ci vediamo a cena!». E così si congedò dal compagno. 
Ruben non aveva idea di cosa pensare, né cosa fosse successo, ma di sicuro non le avrebbe chiesto spiegazioni. Sembrava parecchio imbarazzata dall'accaduto e non aveva intenzione di mortificarla ulteriormente. 
Perciò tornò a studiare, benché gli fu difficile restare concentrato. L'afflusso di Corvonero che rientravano dalla Biblioteca per posare i libri, andare agli allenamenti di Quidditch e infine a cena, non aiutò. 
«Ruben andiamo? Sto morendo di fame», gli chiese Felix al ritorno dalla Biblioteca. 
«Ah, no io non ho molta fame. Preferisco restare qui a leggere ancora un po'».
«Sicuro?».
Il bambino annuì. «Però se mi porti una fetta di torta mi fai un grande favore».
«Non c'è problema. A dopo allora».
«Grazie, sei un grande». 
Finalmente solo, chiuse il libro e prese il lettore CD. Cuffie alle orecchie, poltrona vicino alla finestra, piedi sul davanzale, il cervello spento. 
La pace in terra. 

… 

Il mattino dopo a colazione Mei era tornata la solita, Garret raccontava a tutti come avesse capito gli errori commessi in volo e prometteva di diventare il primo studente del primo anno ad entrare nella squadra di Quidditch dopo il leggendario Harry Potter. 
Felix invece racconto a lui e Ruben come quell'Allen di Serpeverde si fosse seduto al tavolo dei Tassorosso. 
«Ruben dovevi esserci, ieri sera non si è parlato di altro. E dovevi sentire Olivia e gli altri: dicono che non era mai successo un fatto del genere».
Ruben iniziò a valutare se fosse giusto parlarne con Marius e Noah in giornata, per capire cosa stesse succedendo e magari aiutarli, ma nel mentre un barbagianni grigio planò sul tavolo, lasciandogli una lettera vicino al piatto di uova in camicia. 
Sulla busta c'era il nome della mamma e, stupito, l'aprì.
I suoi compagni continuavano a chiacchierare, perciò non si accorsero del viso sempre più scuro del corvino. 
Il respiro si fece più profondo, e al termine della lettura stropicciò il foglio nella mano, fissando il vuoto. 
Non seppe dire se i suoi compagni lo avessero chiamato mentre si alzava dalla tavolata. Il cervello era da tutt'altra parte e non vedeva né sentiva nulla. 
Le gambe lo portarono meccanicamente nei giardini interni del castello, dove poté sbollire un pochino all’aria aperta. 
L'ora di Pozione però stava per iniziare, perciò si affrettò in direzione dei sotterranei.
Per quanto fosse difficile, non doveva pensare alle lettera della mamma. 
Entrò in aula che quasi tutti gli studenti erano già seduti al loro posto, e con rabbia gettò i libri sul banco, per poi sedersi anche lui, sbuffando. 
Vide che anche Marius, Noah e Wizzy erano lì e si rincuorò al pensiero di poter scambiare due parole con loro. 
Ne aveva davvero bisogno, e non poteva immaginare che il destino oppure il caso gli stava per offrire una ghiotta occasione.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Jace94