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Autore: sihu    04/06/2020    1 recensioni
Rose è infuriata: se sono quel giorno le cose fossero andate diversamente, la sua famiglia adesso non sarebbe divisa. Anni dopo l'aggressione a di Jasper a Bella, i Cullen sono partiti e non sono mai tornati. Da allora, la famiglia è divisa e distrutta. Tuttavia, il destino vuole dare una seconda opportunità alla famiglia di vampiri. Ed anche a Bella. (what if/ con nuovi personaggi inventati dalla sottoscritta)
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clan Cullen, Emmett Cullen, Isabella Swan, Jasper Hale, Rosalie Hale | Coppie: Alice/Edward, Bella/Jasper, Carlisle/Esme, Emmett/Rosalie
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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CAPITOLO 1

GESTI SPIATI ED INCONTRI

Alice avrebbe potuto riconoscere Emmett ovunque, anche se erano passati dieci anni dall’ultima volta che lo aveva visto. Tuttavia, un centro commerciale in California era l’ultimo posto nel quale si era aspettato di trovarlo. Il suo aspetto era naturalmente immutato, e lo stesso i suoi modi di fare. Era lo stesso ragazzone enorme e sorridente di sempre, quasi fosse riuscito a lasciarsi alle spalle l’incidente che solo pochi anni prima aveva contribuito a disgregare la famiglia.

La piccola vampira lo guardò a lungo, cercando qualcosa da dire, tanto che Edward la trovò ancora così. Incantata a fissare il fratello curiosare tra alcuni vestiti da sera in un negozio di abiti alla moda. 

"Alice, sei tra noi?" Chiese Edward con tatto, incapace di decifrare i confusi pensieri della sorella. Pensava ad Emmett, alla famiglia ed al viso rassegnato di Jasper quando aveva deciso di chiudere per sempre con lui.

"Emmett."

Sussurrò il piccolo folletto, incapace di dire altro.

"Prego?"

Mormorò l’altro, guardando nella direzione nella quale era come bloccata la sua compagna di viaggio.

"Quello è Emmett."

Replicò Alice, senza staccare gli occhi dal vampiro. Edward alzò la testa e come un onda venne travolto dai pensieri del fratello. Stava cercando un vestito che andasse bene per una festa di compleanno. Un regalo per qualcuno di importante per il quale non poteva permettersi errori.

Edward esitò appena, scosso da quell’incontro casuale. Solo qualche giorno prima lui e Alice avevano parlato di cercare la loro famiglia per provare a spiegare loro cosa era davvero successo tanti anni prima. Entrambi sentivano che era giunto il momento. Eppure, trovarsi di fronte al proprio fratello per caso, in un centro commerciale di un’assolata città della California era lo stesso qualcosa di sorprendente. Difficile da definire persino per dei vampiri con doni speciali.

"Che ci fa in un negozio di vestiti, senza Rose?"

Chiese Edward, appigliandosi a quel dettaglio per dare un senso a quell’incontro. Una parte di lui voleva correre da Emmett. Abbracciarlo - oppure prendersi un pugno in faccia - e poi farsi raccontare cosa gli era capitato negli ultimi dieci anni. 

"Forse sta scegliendo qualcosa per lei."

Rispose Alice, risoluta. 

"Dovresti andare ad aiutarlo."

Disse l’altro, cercando di scacciare dalla mente l’espressione contrita e delusa del fratello quando aveva annunciato la sua prossima partenza. 

Emmett non aveva detto nulla, si era limitato a fissarlo. I suoi pensieri parlavano per lui, urlandogli contro tutto il suo disprezzo. Si sentiva tradito, lasciato indietro.

Sono troppo stupido e infantile per condividere i tuoi problemi ed esserti d’aiuto? Anche io volevo bene a Jasper. Ho perso un fratello, non voglio che succeda ancora..

Non c’era giorno che non risentisse quelle frasi nella sua mente e non si desse dello sciocco per non essersi aperto con lui, confessandogli i suoi timori e le sue paure.

Era stato un codardo, sia con Bella che non la sua famiglia.

"Andiamo Ed, non lo vediamo da dieci anni. Credi che possiamo cavarcela con un “Ciao Emmett, posso aiutarti a scegliere un vestito”?"

Esclamò Alice, incredula che il suo compagno di viaggio avesse davvero proposto una soluzione tanto stupida. Ed restò in silenzio, immobile.

"Perchè no, è un ottimo modo di iniziare."

Mormorò l’altro, prima di tornare al suo ostinato silenzio.

Mentre i due discutevano Emmett si volto, cercando qualcuno con lo sguardo. Immediatamente una commessa volò in suo aiuto, con un sorriso stampato sulle labbra. I due scambiarono qualche battuta, poi il vampiro si avviò verso i camerini di prova con un vestito a balze di una tenue sfumatura di viola.

Il dettaglio non sfuggì ad Alice.

"Forse c’è anche Rose."

Ipotizzò la vampira, cercando la sorella con lo sguardo tra gli scaffali.

"No, non sento i suoi pensieri."

La rassicurò Edward dopo aver scandagliato le menti di tutti i presenti. 

"Meno male, non credo che Rose ci avrebbe accolti con un sorriso."

Sospirò Alice, sollevata. Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto affrontare anche la rabbia della sorella, ma preferiva rimandare quel momento parlando prima con Emmett, Esme e Carlisle.

"Se hai tutta questa paura, andiamocene. Emmett non ci ha visto."

Suggerì il secondo vampiro, alzando le spalle.

"Non possiamo andarcene così, è nostro fratello."

Esclamò Alice, sbuffando. 

"Alice proprio non ti capisco.."

Mormorò Edward, confuso.

"Edward abbiamo fatto molti errori, e dobbiamo rimediare. A partire dalla nostra famiglia e per finire con Bella, glielo dobbiamo."

Rispose Alice, con una punta di malinconia. Il fratello rimase in silenzio, cercando di trovare la forza per continuare quella discussione.

"Bella ormai sarà cresciuta, avrà una famiglia e si sarà dimenticata di noi."

Disse alla fine, cercando di non lasciare trasparire la gelosia nei confronti dell’uomo che era diventato suo marito e che ora poteva amarla senza metterla continuamente in pericolo.

"Le dobbiamo comunque delle spiegazioni, lo sai."

Sbuffò Alice, determinata a portare a termine l’obiettivo che si era prefissata. Avrebbero parlato con Emmett, gli avrebbero spiegato tutto e poi si sarebbero fatti accompagnare da quello che restava della loro famiglia. Tutto sarebbe tornato come prima, sarebbero stati ancora felici come lo erano stati prima che Bella giungesse a Fork.

Ancora una volta, i due si voltarono a fissare Emmett che stava aspettando paziente fuori da un camerino. Quando la tendina si aprì Edward non riuscì a trattenere un sussulto. Davanti a lui c’era una creatura stupenda. Lunghi capelli biondi le scendevano ondulati sulle spalle, incorniciando il pallido e delicato viso. Gli occhi, due zaffiri azzurri, le illuminavano il viso. Tutto in lei sembrava una contraddizione. La sua bellezza era tutto tranne che umana, eppure sentiva il suo cuore battere. La sua carnagione era di un pallore quasi scintillante, eppure poteva avvertire chiaramente il sangue che le scorreva nelle vene. Subito cercò la sua mente per comprendere i suoi pensieri, ma come era stato per Bella tanti anni prima, scoprì che gli erano preclusi.

"Carina, ma chi è?"

Chiese Alice, intuendo dove fosse finito lo sguardo del fratello. Restarono a lungo immobili, fissando la ragazza scambiare qualche parola con Emmett.

"Che ne pensi?"

Chiese lei, pensierosa. La sua voce suonava come una melodia tanto era gioiosa e raggiante. Emmett la squadrò a lungo, chiedendole anche di voltarsi per lasciarlo osservare meglio. 

"Mi piace, credo sia corto.. e anche scollato!"

Concluse alla fine, severo. La ragazza sbuffò, inclinando appena la testa.

"Credi?"

Chiese, puntando gli occhi azzurri in quelli dorati del vampiro. 

"Credo, prova questo."

Disse deciso lui, allungandole il vestito che aveva scelto per lei.

La ragazza scomparse nel camerino senza protestare, borbottando qualcosa che fece sorridere Emmett.

"Anche io ti adoro, piccola mia."

Mormorò il grosso vampiro, sbirciando curioso tra le pieghe della tendina che chiudeva il camerino. Il suo tono ed i suoi modi lasciavano trasparire quanto Emmett tenesse a quella ragazza.

"Terra chiama Edward, ci sei?"

Mormorò Alice, cercando di attirare l’attenzione di Edward, ancora incantato da quella visione tanto angelica.

"Chi credi che sia?"

Chiese Edward, voltandosi verso la sorella. Improvvisamente la domanda cruciale non era più se Emmett o il resto della loro famiglia li avesse o meno perdonati, ma solo chi fosse quella bella sconosciuta.

"Non ne ho idea. La domanda esatta è, che fine ha fatto Rose?"

Obiettò Alice, critica. Emmett e Rose erano sposati da tanti anni. Da quando li conosceva non aveva mai visto il loro amore vacillare, eppure ecco Emmett fare il gentiluomo con una  biondina davvero stupenda. 

Ancora una volta la tendina del camerino si scostò, lasciando vedere di nuovo la ragazza. Con il vestito che Emmett aveva scelto per lei, sembrava una dea.

"Mi piace, ti sta d’incanto. Sei la creatura più bella che io abbia mai visto."

Esclamò il vampiro, incantato dalla visione. A quelle parole, la ragazza arrossì. Edward sentì il sangue colorarle le guance ed ebbe la certezza che non poteva essere un vampiro.

"Lo credi davvero?"

Chiese lei, intimidita dal complimento del suo accompagnatore.

"Non lo credo, è davvero così stellina."

La rassicurò Emmett, tirandola a sè con tutta la delicatezza della quale era capace. 

Grosso come era, Alice ebbe la sensazione che temesse di ferire la ragazza. Qualunque fosse il rapporto che li legava, era evidente che teneva a lei.

"Allora lo prendo."

Decise lei, tornando in camerino per togliersi il vestito.

"Vuoi vedere altro?"

Chiese Emmett, guardandosi intorno. Edward scandagliò velocemente la mente del fratello. Avrebbe comprato qualsiasi cosa per rendere felice la dolce creatura che lo accompagnava. Forse per la prima volta da che lo conosceva, era geloso di Emmett. Lui aveva già Rose, perchè poteva avere anche quel bellissimo angelo?

"No, qui abbiamo finito. Che dici di andare a vedere qualche gioiello?"

Propose la ragazza, comparendo dal camerino con il vestito sul braccio. Indossava semplici jeans, un paio di stivali ed una camicia dello stesso colore dei suoi occhi, eppure era splendida. 

"Ogni tuo desiderio è un ordine."

Rispose pronto Emmett, prendendole la mano e guidandola verso la cassa.

"Grazie mio cavaliere."

Replicò lei, perdendosi a guardare il vampiro. Alice notò che guardava Emmett con la stessa intensità ed ammirazione con la quale la guardava lui. Insieme oltre che bellissimi, sembravano davvero felici. 

I due uscirono dal negozio insieme. La ragazza saltellava tanto che era felice ed Emmett sembrava altrettanto lieto. Girarono l’angolo e la ragazza prese la mano del vampiro e la strinse forte. 

"Li hai sentiti, che ne hanno fatto di nostro fratello Emmett?"

Chiese Alice, incredula e forse anche un po’ invidiosa. Edward la fulminò con lo sguardo.

"Zitta, seguiamoli."

Replicò velocemente, deciso a non perdersi la strana coppia.

Emmett e la sua misteriosa e bellissima accompagnatrice si fermarono fuori davanti alle vetrine di una gioielleria. Lei gli indicò qualcosa, lui annuì, sorrise ed insieme entrarono. Nemmeno cinque minuti dopo uscirono con diversi pacchetti.

"Non c’è che dire, la sta proprio viziando."

Sbuffò Alice, cercando di avere una visione che gli permettesse di capirci qualcosa di più.

"Sto provando a sentire i loro pensieri, ma nulla. Con lei il mio potere non funziona, ascoltare Emmett è inutile. Pensa solo a come renderla felice."

Spiegò Edward, infastidito dal fatto che il suo potere non servisse davvero a nulla.

"Io invece non riesco ad avere visioni, qualcosa mi blocca."

Replicò Alice, altrettanto frustrata.

La conversazione tra i due vampiri divenne tanto fitta che nessuno dei due si occorse di quello che dicevano Emmett e la ragazza.

"Grazie per il ciondolo zio, non dovevi."

Mormorò la ragazza, stringendo più forte la mano dello zio. Emmett poteva sentire la presa della piccola, insieme decisa e delicata. Percepiva il suo calore, il suo battito e questo riusciva a farlo sentire incredibilmente vivo e felice. Sorrise tra sè, conscio del fatto che ai passanti doveva sembrare folle. 

"Invece si, ti starà d’incanto con il vestito viola. Sai quanto la zia Rose tenga al fatto che tutto sia perfetto e che tu sia la più bella della festa. Piuttosto, credi le piacerà il mio regalo?"

Rispose Emmett, preoccupato per la reazione di Rose davanti ad un regalo sbagliato.

"Lo adorerà, fidati."

Mormorò la ragazza, divertita all’idea di un vampiro grande e grosso spaventato dalla urla della moglie-vampiro. Emmett sorrise, ma la sua accompagnatrice riuscì lo stesso ad indovinare le sue vere emozioni.

"Che ti prende, sei preoccupato."

Disse la ragazza, sicura. Il suo potere non sbagliava, poteva leggere le emozioni di qualsiasi persona. 

"Nulla Celeste, credo che qualcuno stia spiandoci da un po’ di tempo."

Spiegò Emmett, guardando velocemente intorno. 

"Lo sento anche io, sono due immortali."

Mormorò Celeste, stringendosi più forte contro lo zio. Aveva sentito alcune presenze nel negozio di vestiti ma aveva deciso di non dire nulla per non agitare Emmett. Andava sempre su tutte le furie quando credeva che lei fosse in pericolo.

"Seccature, sempre seccature. Possibile che io non possa mai passare del tempo con la mia nipotina in pace?"

Esclamò il vampiro, seccato ma allo stesso tempo deciso a proteggere la sua piccola.

"Vuoi andare via? Io ho finito gli acquisti.."

Chiese Celeste, voltandosi verso il parcheggio dove avevano lasciato la grossa e vistosa Jeep dello zio. Emmett scosse il capo, concentrato.

"Non prima di avere capito chi sono. Vieni, stammi vicino."

Replicò velocemente. 

Bastò poco perchè Emmett capisse chi li stava seguendo. Improvvisamente il suo fastidio si tramutò in un ghigno divertito.

"Alice, Edward. Invece di spiarmi alle spalle potevate salutare ed aiutarmi a scegliere un vestito per Celeste."

Esclamò Emmett, divertito dalle espressioni colpevoli dei due fratelli. Se Edward non sapeva cosa dire, Alice non sembrava avere perso la sua faccia tosta.

"Mi dispiace fratellone, arrossirei se potessi."

Esclamò Alice, con aria colpevole. Conosceva bene Emmett, era troppo buono per arrabbiarsi e fare una vera scenata. Come da copione, le sorrise. Ad Edward tuttavia non andò altrettanto bene. 

"Ciao Emmett."

Mormorò Edward a testa bassa.

"Ciao Emmett. Davvero è tutto quello che sapete dire dopo dieci anni che non date più vostre notizie. Rose, Esme e Charlise si tormentano da anni. Io stesso.."

Iniziò Emmett, deciso a dare sfogo a dieci anni di tormenti. Avevano contribuito allo sfascio della loro famiglia e avevano deciso di fuggire invece di restare per rimettere insieme i cocci. Dei drammi, delle sofferenze e delle conquiste degli ultimi dieci anni non sapevano nulla e non potevano cavarsela con un “ciao Emmett”.

"Dai calmati, a loro dispiace davvero. Avevano paura che tu reagissi come stai facendo."

Si intromise Celeste, prendendo le difese di quei due vampiri di cui aveva solo sentito parlare. Esme pensava spesso a loro, Rose invece no. Diceva che ogni dramma che li aveva perseguitati era colpa loro e che un giorno li avrebbe presi a calci per questo. 

Alle parole della ragazza, Emmett si calmò.

"Scusa tesoro, non volevo spaventarti."

Mormorò il grosso vampiro, con fare protettivo.

"Non mi fai paura, anche se sei enorme."

Mormorò Celeste, divertita. Emmett era sempre stato il suo compagno di giochi preferito. Quello con cui cacciare orsi, fare scherzi al resto della famiglia ed andare a fare shopping quando nessun altro era disponibile. 

"Emmett, hai ragione ad avercela con noi. Credo che ti dobbiamo delle spiegazioni."

Mormorò Edward, prendendo in mano la situazione. Doveva farsi coraggio, lui ed Alice ne avevano parlato a lungo.

"Non le dovete solo a me."

Replicò Emmett, sbuffando.

"Lo so, ma vorremmo iniziare con te se non ti spiace."

Mormorò Alice, avvicinandosi a lui per stringergli la mano. Vicina a quel gigante sembrava ancora più minuscola, una bambina.

"Non so, io.. Non sono solo adesso, come potete vedere."

Mormorò Emmett, voltandosi verso Celeste che si stava godendo tutta la scena. Voleva sentire ogni dettaglio di quella strana storia, eppure era anche abbastanza sveglia per capire che era ora di andarsene e lasciare i fratelli soli per un po’ di tempo, in modo che potessero chiarirsi.

"Dammi 10 dollari ed io sparisco a prendermi un gelato."

Chiese allora allo zio. Emmett parve pensarci.

"Andata, ma non stare via molto."

Mormorò, mettendo mano al portafoglio ed allungando alla piccola una banconota di grosso taglio. Lei sorrise e si allontanò saltellando verso la gelateria più vicina.

"Questo vuol dire che ci ascolterai?"

Chiese Alice, speranzosa. Emmett annuì.

"Avete un gelato di tempo!"

Rispose, perentorio.

  
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